20 aprile 2011

Nucleare? No, grazie, avevamo scherzato


Dopo avere passato oltre un mese ad arrampicarsi sulle superfici di specchi troppo lisci, dopo avere mandato allo sbaraglio in Tv e sui giornali improbabili rappresentanti del mondo scientifico pervasi di cocente imbarazzo, dopo avere tentato di tergiversare laddove non esistevano spazi né margini, anche il governo italiano si è visto costretto a prendere atto del fatto che la catastrofe di Fukushima ha messo una definitiva pietra tombale sulla fallimentare esperienza della produzione energetica per mezzo del nucleare.
Pietra tombale la cui posa metterà in gravissima difficoltà tutti quegli stati che avevano sposato il nucleare e nei prossimi anni si ritroveranno costretti a smantellare decine e decine di centrali, senza avere il denaro per poterlo fare, dal momento che l'energia atomica è stata per decenni venduta a "basso costo" evitando di contabilizzare l'altissimo impegno finanziario derivante dallo smantellamento degli impianti, i cui costi erano stati demandati a "babbo morto".
Ora che il "babbo" è morto, l'Italia, grazie ai tanti "sovversivi e scellerati" che andarono a votare NO nel 1987, si ritrova in una posizione di assoluto privilegio, non vedendosi costretta nell'immediato futuro ad appesantire il proprio debito pubblico con i cospicui finanziamenti bancari ai quali dovranno giocoforza ricorrere tutti coloro che possiedono centrali nucleari da smantellare, ma non dispongono del denaro per poterlo fare.
Se la pretesa che gli antinuclearisti vengano pubblicamente ringraziati dai fan dell'atomo sulla via del pentimento....

suonerebbe eccessiva e un poco irriverente, appare al contrario indispensabile una politica energetica imperniata sulle fonti rinnovabili che miri a sfruttare la posizione di forza nella quale verremo a trovarci negli gli anni a venire.

Il ministro dell'Economia Tremonti, dopo i deliri in tema di occupazione esperiti qualche giorno fa, sembra esprimere qualche apertura in questa direzione, ventilando cospicui investimenti futuri nelle fonti rinnovabili, dopo essere stato tardivamente fulminato sulla via di Damasco, ma è ancora presto per valutare quanto possa esserci di vero e quanto di propagandistico in queste dichiarazioni.

Per il resto non ci resta che gioire moderatamente per la resa ampiamente prevedibile di un governo che aveva imboccato una strada dissennata e foriera di "cattivi presagi" per quanto concerne le elezioni imminenti.

Gioire moderatamente, perchè quello della politica è un viscido acquitrino, e occorrerà comprendere quanto questa decisione sia "sincera" e definitiva.
Nel frattempo tutto il carrozzone della politica è in grande fermento ed assume un atteggiamento interlocutorio nel reagire al dietrofront.

Il centrodestra tira un sospiro di sollievo, poichè la scelta, che pur brucia ai molti fan del nucleare, salverà con tutta probabilità la compagine di governo da una debacle elettorale cui avrebbe fatto seguito una ben più dura debacle referendaria, nella quale sarebbe stato messo a repentaglio anche il provvedimento sul legittimo impedimento.

Il centrosinistra che nella follia nucleare del governo aveva trovato linfa per sopperire alla propria inanità, si ritrova spiazzato, mentre già assaporava il gusto della vittoria e si vedrà costretto a produrre proposte politiche che non ha, se intende scendere nell'agone elettorale con qualche chanche di successo.

Antonio Di Pietro vede ridimensionarsi il suo ruolo di morigeratore della politica, agganciato per forze di cose alla grandissima visibilità che gli avrebbe portato in dono il referendum sul nucleare.

Una vittoria senza combattere lascia sempre il gusto di una vittoria a metà, soprattutto quando è forte la sensazione che in fondo possa trattarsi di un cavallo di Troia. Ciò nonostante tutti coloro che non difendono interessi politici di bottega non potranno che rallegrarsi per la decisione, pur con la prudenza e la moderazione che in questo caso s'impongono.
di Marco Cedolin

La forza delle cose e la debolezza dell'Europa

Foto di Giliola Chistè, www.giliolachiste.com


Qui, davvero, bisogna distinguere tra chi ha capito qualcosa della millenaria lezione della storia e chi non ne ha capito un accidente. Si obietterà che qui la storia non serve, che queste sono questioni pratiche, problemi seri: ma appunto questo è il punto. La storia è una disciplina serissima, che non è per nulla magistra vitae ma che tuttavia è essenziale e preziosa per comprendere il mondo nel quale ci stiamo movendo e le forze che vi si agitano.

La storia del pastore nomade Abele e del contadino stanziale Caino somiglia come una goccia d’acqua a quella dell’empio nomade Remo che non rispetta i limiti e i segni tracciati sul terreno e del saggio agricoltore e costruttore di citta Romolo che difende il solco tracciato con tutto il civile egoismo del quale la sua spada fratricida e capace. Pensateci. Perche dite quel che volete e pensate quel che vi pare, ma se ci dimentichiamo anche di Caino e Abele, anche di Romolo e Remo, allora sul serio non siamo piu nessuno. Per questo, non e il piccolo e tronfio signor Castelli, impettito e ben pettinato col suo panciotto, a sputazzare l’infamia tipo “Ai migranti per il momento non possiamo ancora sparare” (sottintendendo che sarebbe bello farlo, e che prima o poi lo faremo). Chi parla non è io ridicolo signor Castelli; come a pronunziare verità filosofiche dei profondita degne del Bar dello Sport del tipo “fuori da i’ ball”, non e l’allevatore di trote Bossi. No: chi parla è sempre l’eterna clava di Caino, è sempre l’empia spada di Romolo. E noi sappiamo che proprio perché il momento è difficile l’umanità e la ragione stanno da un’altra parte. E’ proprio nei momenti difficili che si deve restar fedeli all’umanità e alla ragione.

Sbarcano con tutti i mezzi, ormai. Carrette del mare, ex pescherecci che tengono il mare per miracolo (e per ottenere un posto in piedi sui quali si paga quanto su un transatlantico di lusso), gommoni: su di essi, poveracci stivati, carne umana che ricorda quella degli schiavi i quali, nelle stive dei bastimenti fino a un paio di secoli fa, con le loro povere vite hanno reso ricco l’Occidente. Ci sono delle donne anche incinte, donne che partoriscono; ci sono bambini che muoiono sul bagnasciuga o che aprono gli occhi fra quattro stracci, mentre qualcuno pietoso li lava con l’acqua contenuta in una tanica da benzina. Intanto, è fresca di giornata la notizia che le acciaierie Marcegaglia sbarcano in Cina: non vi dice nulla questo interessantissimo scambio di migranti? E’ di ieri la notizia che l’Europa non riesce a trovare una politica comune efficace per accogliere alcune migliaia di disperati e che tutti si preoccupano delle “nuove invasioni barbariche”, intanto pero i listini di stamattina parlavano dell’euro che vola e delle quotazioni delle imprese europee in borsa che s’impennano. Com’e che i ruoli al mondo sono cosi mai distribuiti? Che c’è chi rischia la pelle per passare il mare, poi e costretto perfino a cercar di evadere da campi di lavoro predisposti per lui, mentre nei paesi che “ospitano” (un verbo che fa quasi ridere…) questi disgraziati c’è, evidentemente, chi si dispera e protesta, e minaccia di sparare, e intanto esporta lavoro e tira su dei bei soldi?

Cacciatevi tre cose in testa, cristianucci europei. Primo: al mondo siamo sei miliardi, e stiamo tutti sulla stessa barca che si chiama terra, e qualcuno può anche aggrapparsi al bordo e rischiar di affogare mentre qualcun altro lo guarda con disprezzo dall’alto, sedendo al bar della prima Classe e sorseggiando un drink, ma alla fine o ci salviamo tutti o naufraghiamo insieme. Secondo: a parte i disagi di certe zone come Lampedusa (che è sacrosanto fare l’impossibile per aiutare: e lorsignori di Parigi e di Berlino debbono fare la loro parte, non fingere che si sia davanti a un’invasione di cavallette che riguarda quei terroni degli euromediterranei…), l’Europa è perfettamente in grado di ospitare alcune decine di migliaia di profughi: se ne arrivassero cinque milioni, sarebbero ancora l’1% della popolazione del continente, quindi ripartiamo spese e carichi e piantiamola di fare storie. Terzo: la ricreazione è finita, siamo alla vigilia delle vacche magre, qualcuno sta preparandoci i conti da pagare e la prosperità che abbiamo conosciuto noi occidentali non ci riguarderà piu nei prossimi decenni, mentre chi non l’ha mai conosciuta continuerà a non conoscerla mai (o pensate che di qui a trent’anni sarà immaginabile un mondo nel quale un miliardo e passa di cinesi possa consumare come hanno consumato europei occidentali e nordamericani, più o meno ottocento milioni di persone, nel secolo scorso?).

Quindi, siete avvisati. Rimboccarsi le maniche, e aggiungere parecchi posti a tavola perché, volenti o nolenti, c’è un sacco di amici in più. O spartiamo il companatico, o saranno dolori. Uscite una buona volta dai centri commerciali, cristianucci ben nutriti e calzati adidas. E rientrate nella storia. Quella d’oggi. Questa.

di Franco Cardini

19 aprile 2011

Cibo spazzatura: in Italia e nel mondo





bimbingozz

Ritengo che il Cibo Spazzatura sia l'estrema degenerazione dell'unione fra agricoltura e produzione industriale di cibo con il modello consumista e lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali. Il termine cibo spazzatura (junk food o trashfood), comunemente riferito a qualsiasi alimento o bevanda ad alto contenuto calorico ma di scarso valore nutrizionale (calorie vuote), fu coniato nel 1972 da Michael Jacobson, direttore del Center for Science in the Public Interest di Washington.

In questo tipo di alimentazione c'è una mancanza assoluta dei fattori di prevenzione, come afferma il Prof. Umberto Veronesi (putroppo sostenitore anche del nucleare e degli OGM!), che non si stanca mai di richiamare il nesso tra tumori e cibo, spiegando che "i carnivori si ammalano di più e spesso muoiono a causa del loro tipo di alimentazione" (la Repubblica, 28 gennaio 2011) e che "in futuro la ricerca dovrà cercare i principi preventivi del cancro nei cibi, perché molti principi naturali protettivi sono contenuti nei vegetali e nella frutta (la Repubblica, 8 dicembre 2010).
E se l'Università di Oxford ci dice che prendere un'Aspirina al giorno per 5 anni riduce l'incidenza dei tumori del 20%, il professor Berrino, illustre epidemiologo, osserva che non è necessario prendere l'Aspirina, che può provocare emorragie, perché il metabolita dell'Acido Salicilico è presente in molti cibi vegetali, basta consumarli regolarmente.

Come ci ha ricordato il dott. Michele Riefoli, nutrizionista: " Noi siamo anatomicamente e fisiologicamente strutturati come animali che metabolizzano meglio e più produttivamente cibi vegetali, naturali ed integrali.
Il nostro apparato digerente è ottimizzato per digerire e assimilare cibi ricchi di enzimi, vitamine e minerali oltre che di fibre e macronutrienti (carboidrati, grassi e proteine) di provenienza vegetale.
Siamo una macchina biologica che va a carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto provenienti da fonti prevalentemente vegetali; utilizzare carburanti diversi o sbagliati non faranno altro che rovinare nel medio e lungo termine la macchina stessa (infarti, ictus, ipertensione, tumori all'intestino, al seno alla prostata, allo stomaco, malattie degenerative del sistema nervoso come Parkinson, Alzheimer, ecc.. , ma anche allergie, asma, malattie della pelle, alterazioni ormonali...). Si consideri che l'80% dei tumori all'intestino è stato messo in relazioni con l'abuso di carne e salumi, una eventualità piuttosto diffusa come testimoniato dal continuo aumento dei casi di questa malattia."

Il consumo eccessivo di Merendine, patatine, snack, panini, bibite gassate è la prima causa di sovrappeso e obesità (secondo l'indagine "Okkio alla Salute" del Ministero della Salute, più di un bambino su tre di età compresa tra i 6 e gli 11 anni pesa troppo).
Molte popolazioni sono sopravvissute per secoli mangiando per tutta la vita solo due/tre pietanze e non conoscevano Colesterolo, obesità, diabete. Nel 1960 un italiano mangiava 18 kg. di carne l'anno, oggi ne mangiamo 90 kg (negli USA 120!). Questo aumento non fa bene alla salute ed è del tutto insostenibile per l'ambiente.

Il fenomeno obesità, che è una malattia in sé, è più marcato in Nord America e in Europa: negli Stati Uniti il 65% della popolazione è soprappeso, e la percentuale di obesi raggiunge il 32%.
Per questo il termine cibo spazzatura è nato lì, purtroppo è poco conosciuto in Italia, dove è soprappeso solo (!) il 34% della popolazione adulta, di cui il 9% obesa. Nel Vecchio Mondo i sovrappeso sono 400 milioni, 130 milioni gli obesi.

In Europa sono permessi più di 300 additivi , dai coloranti, anche artificiali fino agli esaltatori di sapidità, come il glutammato e l'aspartame, eccitotossine presenti in moltissimi alimenti.
A proposito di Cibo Spazzatura ricordiamo anche l'Acrilamide, scoperta nel 2002 da alcuni ricercatori svedesi e cancerogena ad alti dosaggi, che è stata trovata in gran quantità nella carne del fast food; essa si sviluppa quando si gira l'alimento su entrambi i lati per raggiungere l'effetto "crosticina croccante": più è alta la temperatura, più l'alimento diventa croccante e più acrilamide si sviluppa.

Cibo spazzatura: il marketing dell'industria alimentare

Aumento dell'obesità infantile e marketing del "cibo spazzatura" sono legati a filo doppio. L' Institute of Medicine statunitense afferma che, a partire dai 2 anni di età i bambini americani ricordano il nome dei prodotti, preferiscono gli spot del junk food, e consumano junk food in proporzione all'intensità della pubblicità.
E i genitori sanno che nei supermercati il junk food è sistemato alla portata dei bambini o vicino alle casse!

La televisione, soprattutto le reti commerciali, sono un forte veicolo di induzione al consumo di junk food, ma ci sono altre forme di pubblicità che stanno prendendo sempre più piede: sulla stampa, a scuola, nello sport, su internet, nascosta nei video giochi, giocattoli, canzoni, cartoni animati, film e materiale educativo.

Oltre i 12 anni, le strategie pubblicitarie tendono a legare gli adolescenti al "brand", attraverso la promozione di stili di vita, mostrando personaggi famosi che usano quella marca, con gli sms, o attraverso gruppi di coetanei pagati dalle aziende per diffondere informazioni sui prodotti senza che si capisca che si tratta di pubblicità (il "marketing virale").

Vi sono state invece diminuzioni del consumo di junk food nei Paesi, tra quella cinquantina dove si è legiferato in materia, con norme più rigorose: in Australia (proibita la pubblicità di alimenti per i minori di 14 anni), Olanda (bandita la pubblicità dei dolci per i minori di 12), Svezia (non è permesso usare personaggi dei cartoni animati per la pubblicità) e Norvegia (proibita qualsiasi forma di pubblicità rivolta ai bambini).

Queste limitazioni non decollano nei paesi emergenti, alcuni dei quali (Cina, India, Brasile, ecc.) non solo rappresentano il far west per le multinazionali del junk food e del marketing, ma presentano anche le più alte velocità di crescita dell'epidemia di obesità.

I prezzi stracciati
Nei Paesi in via di sviluppo l'innalzamento del reddito e la migrazione massiccia verso le città permettono a persone fino a ieri vissute di agricoltura nel proprio villaggio di acquistare grandi quantità di cibo, scadente e a buon mercato, nei supermercati delle metropoli. Si pensi al Messico, all'Argentina, al Brasile, alla Cina e all'India.

La grande distribuzione attua una politica di prezzi estremamente aggressiva, con l'abbattimento dei costi tramite salari bassissimi ai lavoratori e margini altrettanto miseri per i produttori.

L'aumento dell'obesità, con percentuali elevatissime prossime a quelle degli USA, si sta registrando proprio nei Paesi con un basso livello di istruzione e nelle fasce sociali basse.
La vendita di prodotti trasformati (pietanze già pronte, bibite gassate, hamburger, dessert preconfezionati) nei paesi a reddito medio-basso aumenta del 30% ogni anno. I grassi saziano lo stomaco a basso prezzo.

Anche le mense, sia quelle scolastiche che quelle aziendali, l'imperativo per vincere gli appalti è abbattere i costi. Dunque sovrabbondanza di oli, burro e altri grassi per mascherare cibi e verdure senza sapore, uova, formaggi e carni provenienti da allevamenti intensivi, disumani in molte realtà del mondo.

Il palato si fa dunque ingannare, il portafoglio pure, soddisfatto dal risparmio spesso sorprendente: pacchi di biscotti e merendine a 1 euro, polli a 2 euro, uova e carne sempre più a buon mercato.

di Antonio Lupo

Antonio Lupo è medico, Comitato Amig@s Sem Terra Italia

20 aprile 2011

Nucleare? No, grazie, avevamo scherzato


Dopo avere passato oltre un mese ad arrampicarsi sulle superfici di specchi troppo lisci, dopo avere mandato allo sbaraglio in Tv e sui giornali improbabili rappresentanti del mondo scientifico pervasi di cocente imbarazzo, dopo avere tentato di tergiversare laddove non esistevano spazi né margini, anche il governo italiano si è visto costretto a prendere atto del fatto che la catastrofe di Fukushima ha messo una definitiva pietra tombale sulla fallimentare esperienza della produzione energetica per mezzo del nucleare.
Pietra tombale la cui posa metterà in gravissima difficoltà tutti quegli stati che avevano sposato il nucleare e nei prossimi anni si ritroveranno costretti a smantellare decine e decine di centrali, senza avere il denaro per poterlo fare, dal momento che l'energia atomica è stata per decenni venduta a "basso costo" evitando di contabilizzare l'altissimo impegno finanziario derivante dallo smantellamento degli impianti, i cui costi erano stati demandati a "babbo morto".
Ora che il "babbo" è morto, l'Italia, grazie ai tanti "sovversivi e scellerati" che andarono a votare NO nel 1987, si ritrova in una posizione di assoluto privilegio, non vedendosi costretta nell'immediato futuro ad appesantire il proprio debito pubblico con i cospicui finanziamenti bancari ai quali dovranno giocoforza ricorrere tutti coloro che possiedono centrali nucleari da smantellare, ma non dispongono del denaro per poterlo fare.
Se la pretesa che gli antinuclearisti vengano pubblicamente ringraziati dai fan dell'atomo sulla via del pentimento....

suonerebbe eccessiva e un poco irriverente, appare al contrario indispensabile una politica energetica imperniata sulle fonti rinnovabili che miri a sfruttare la posizione di forza nella quale verremo a trovarci negli gli anni a venire.

Il ministro dell'Economia Tremonti, dopo i deliri in tema di occupazione esperiti qualche giorno fa, sembra esprimere qualche apertura in questa direzione, ventilando cospicui investimenti futuri nelle fonti rinnovabili, dopo essere stato tardivamente fulminato sulla via di Damasco, ma è ancora presto per valutare quanto possa esserci di vero e quanto di propagandistico in queste dichiarazioni.

Per il resto non ci resta che gioire moderatamente per la resa ampiamente prevedibile di un governo che aveva imboccato una strada dissennata e foriera di "cattivi presagi" per quanto concerne le elezioni imminenti.

Gioire moderatamente, perchè quello della politica è un viscido acquitrino, e occorrerà comprendere quanto questa decisione sia "sincera" e definitiva.
Nel frattempo tutto il carrozzone della politica è in grande fermento ed assume un atteggiamento interlocutorio nel reagire al dietrofront.

Il centrodestra tira un sospiro di sollievo, poichè la scelta, che pur brucia ai molti fan del nucleare, salverà con tutta probabilità la compagine di governo da una debacle elettorale cui avrebbe fatto seguito una ben più dura debacle referendaria, nella quale sarebbe stato messo a repentaglio anche il provvedimento sul legittimo impedimento.

Il centrosinistra che nella follia nucleare del governo aveva trovato linfa per sopperire alla propria inanità, si ritrova spiazzato, mentre già assaporava il gusto della vittoria e si vedrà costretto a produrre proposte politiche che non ha, se intende scendere nell'agone elettorale con qualche chanche di successo.

Antonio Di Pietro vede ridimensionarsi il suo ruolo di morigeratore della politica, agganciato per forze di cose alla grandissima visibilità che gli avrebbe portato in dono il referendum sul nucleare.

Una vittoria senza combattere lascia sempre il gusto di una vittoria a metà, soprattutto quando è forte la sensazione che in fondo possa trattarsi di un cavallo di Troia. Ciò nonostante tutti coloro che non difendono interessi politici di bottega non potranno che rallegrarsi per la decisione, pur con la prudenza e la moderazione che in questo caso s'impongono.
di Marco Cedolin

La forza delle cose e la debolezza dell'Europa

Foto di Giliola Chistè, www.giliolachiste.com


Qui, davvero, bisogna distinguere tra chi ha capito qualcosa della millenaria lezione della storia e chi non ne ha capito un accidente. Si obietterà che qui la storia non serve, che queste sono questioni pratiche, problemi seri: ma appunto questo è il punto. La storia è una disciplina serissima, che non è per nulla magistra vitae ma che tuttavia è essenziale e preziosa per comprendere il mondo nel quale ci stiamo movendo e le forze che vi si agitano.

La storia del pastore nomade Abele e del contadino stanziale Caino somiglia come una goccia d’acqua a quella dell’empio nomade Remo che non rispetta i limiti e i segni tracciati sul terreno e del saggio agricoltore e costruttore di citta Romolo che difende il solco tracciato con tutto il civile egoismo del quale la sua spada fratricida e capace. Pensateci. Perche dite quel che volete e pensate quel che vi pare, ma se ci dimentichiamo anche di Caino e Abele, anche di Romolo e Remo, allora sul serio non siamo piu nessuno. Per questo, non e il piccolo e tronfio signor Castelli, impettito e ben pettinato col suo panciotto, a sputazzare l’infamia tipo “Ai migranti per il momento non possiamo ancora sparare” (sottintendendo che sarebbe bello farlo, e che prima o poi lo faremo). Chi parla non è io ridicolo signor Castelli; come a pronunziare verità filosofiche dei profondita degne del Bar dello Sport del tipo “fuori da i’ ball”, non e l’allevatore di trote Bossi. No: chi parla è sempre l’eterna clava di Caino, è sempre l’empia spada di Romolo. E noi sappiamo che proprio perché il momento è difficile l’umanità e la ragione stanno da un’altra parte. E’ proprio nei momenti difficili che si deve restar fedeli all’umanità e alla ragione.

Sbarcano con tutti i mezzi, ormai. Carrette del mare, ex pescherecci che tengono il mare per miracolo (e per ottenere un posto in piedi sui quali si paga quanto su un transatlantico di lusso), gommoni: su di essi, poveracci stivati, carne umana che ricorda quella degli schiavi i quali, nelle stive dei bastimenti fino a un paio di secoli fa, con le loro povere vite hanno reso ricco l’Occidente. Ci sono delle donne anche incinte, donne che partoriscono; ci sono bambini che muoiono sul bagnasciuga o che aprono gli occhi fra quattro stracci, mentre qualcuno pietoso li lava con l’acqua contenuta in una tanica da benzina. Intanto, è fresca di giornata la notizia che le acciaierie Marcegaglia sbarcano in Cina: non vi dice nulla questo interessantissimo scambio di migranti? E’ di ieri la notizia che l’Europa non riesce a trovare una politica comune efficace per accogliere alcune migliaia di disperati e che tutti si preoccupano delle “nuove invasioni barbariche”, intanto pero i listini di stamattina parlavano dell’euro che vola e delle quotazioni delle imprese europee in borsa che s’impennano. Com’e che i ruoli al mondo sono cosi mai distribuiti? Che c’è chi rischia la pelle per passare il mare, poi e costretto perfino a cercar di evadere da campi di lavoro predisposti per lui, mentre nei paesi che “ospitano” (un verbo che fa quasi ridere…) questi disgraziati c’è, evidentemente, chi si dispera e protesta, e minaccia di sparare, e intanto esporta lavoro e tira su dei bei soldi?

Cacciatevi tre cose in testa, cristianucci europei. Primo: al mondo siamo sei miliardi, e stiamo tutti sulla stessa barca che si chiama terra, e qualcuno può anche aggrapparsi al bordo e rischiar di affogare mentre qualcun altro lo guarda con disprezzo dall’alto, sedendo al bar della prima Classe e sorseggiando un drink, ma alla fine o ci salviamo tutti o naufraghiamo insieme. Secondo: a parte i disagi di certe zone come Lampedusa (che è sacrosanto fare l’impossibile per aiutare: e lorsignori di Parigi e di Berlino debbono fare la loro parte, non fingere che si sia davanti a un’invasione di cavallette che riguarda quei terroni degli euromediterranei…), l’Europa è perfettamente in grado di ospitare alcune decine di migliaia di profughi: se ne arrivassero cinque milioni, sarebbero ancora l’1% della popolazione del continente, quindi ripartiamo spese e carichi e piantiamola di fare storie. Terzo: la ricreazione è finita, siamo alla vigilia delle vacche magre, qualcuno sta preparandoci i conti da pagare e la prosperità che abbiamo conosciuto noi occidentali non ci riguarderà piu nei prossimi decenni, mentre chi non l’ha mai conosciuta continuerà a non conoscerla mai (o pensate che di qui a trent’anni sarà immaginabile un mondo nel quale un miliardo e passa di cinesi possa consumare come hanno consumato europei occidentali e nordamericani, più o meno ottocento milioni di persone, nel secolo scorso?).

Quindi, siete avvisati. Rimboccarsi le maniche, e aggiungere parecchi posti a tavola perché, volenti o nolenti, c’è un sacco di amici in più. O spartiamo il companatico, o saranno dolori. Uscite una buona volta dai centri commerciali, cristianucci ben nutriti e calzati adidas. E rientrate nella storia. Quella d’oggi. Questa.

di Franco Cardini

19 aprile 2011

Cibo spazzatura: in Italia e nel mondo





bimbingozz

Ritengo che il Cibo Spazzatura sia l'estrema degenerazione dell'unione fra agricoltura e produzione industriale di cibo con il modello consumista e lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali. Il termine cibo spazzatura (junk food o trashfood), comunemente riferito a qualsiasi alimento o bevanda ad alto contenuto calorico ma di scarso valore nutrizionale (calorie vuote), fu coniato nel 1972 da Michael Jacobson, direttore del Center for Science in the Public Interest di Washington.

In questo tipo di alimentazione c'è una mancanza assoluta dei fattori di prevenzione, come afferma il Prof. Umberto Veronesi (putroppo sostenitore anche del nucleare e degli OGM!), che non si stanca mai di richiamare il nesso tra tumori e cibo, spiegando che "i carnivori si ammalano di più e spesso muoiono a causa del loro tipo di alimentazione" (la Repubblica, 28 gennaio 2011) e che "in futuro la ricerca dovrà cercare i principi preventivi del cancro nei cibi, perché molti principi naturali protettivi sono contenuti nei vegetali e nella frutta (la Repubblica, 8 dicembre 2010).
E se l'Università di Oxford ci dice che prendere un'Aspirina al giorno per 5 anni riduce l'incidenza dei tumori del 20%, il professor Berrino, illustre epidemiologo, osserva che non è necessario prendere l'Aspirina, che può provocare emorragie, perché il metabolita dell'Acido Salicilico è presente in molti cibi vegetali, basta consumarli regolarmente.

Come ci ha ricordato il dott. Michele Riefoli, nutrizionista: " Noi siamo anatomicamente e fisiologicamente strutturati come animali che metabolizzano meglio e più produttivamente cibi vegetali, naturali ed integrali.
Il nostro apparato digerente è ottimizzato per digerire e assimilare cibi ricchi di enzimi, vitamine e minerali oltre che di fibre e macronutrienti (carboidrati, grassi e proteine) di provenienza vegetale.
Siamo una macchina biologica che va a carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto provenienti da fonti prevalentemente vegetali; utilizzare carburanti diversi o sbagliati non faranno altro che rovinare nel medio e lungo termine la macchina stessa (infarti, ictus, ipertensione, tumori all'intestino, al seno alla prostata, allo stomaco, malattie degenerative del sistema nervoso come Parkinson, Alzheimer, ecc.. , ma anche allergie, asma, malattie della pelle, alterazioni ormonali...). Si consideri che l'80% dei tumori all'intestino è stato messo in relazioni con l'abuso di carne e salumi, una eventualità piuttosto diffusa come testimoniato dal continuo aumento dei casi di questa malattia."

Il consumo eccessivo di Merendine, patatine, snack, panini, bibite gassate è la prima causa di sovrappeso e obesità (secondo l'indagine "Okkio alla Salute" del Ministero della Salute, più di un bambino su tre di età compresa tra i 6 e gli 11 anni pesa troppo).
Molte popolazioni sono sopravvissute per secoli mangiando per tutta la vita solo due/tre pietanze e non conoscevano Colesterolo, obesità, diabete. Nel 1960 un italiano mangiava 18 kg. di carne l'anno, oggi ne mangiamo 90 kg (negli USA 120!). Questo aumento non fa bene alla salute ed è del tutto insostenibile per l'ambiente.

Il fenomeno obesità, che è una malattia in sé, è più marcato in Nord America e in Europa: negli Stati Uniti il 65% della popolazione è soprappeso, e la percentuale di obesi raggiunge il 32%.
Per questo il termine cibo spazzatura è nato lì, purtroppo è poco conosciuto in Italia, dove è soprappeso solo (!) il 34% della popolazione adulta, di cui il 9% obesa. Nel Vecchio Mondo i sovrappeso sono 400 milioni, 130 milioni gli obesi.

In Europa sono permessi più di 300 additivi , dai coloranti, anche artificiali fino agli esaltatori di sapidità, come il glutammato e l'aspartame, eccitotossine presenti in moltissimi alimenti.
A proposito di Cibo Spazzatura ricordiamo anche l'Acrilamide, scoperta nel 2002 da alcuni ricercatori svedesi e cancerogena ad alti dosaggi, che è stata trovata in gran quantità nella carne del fast food; essa si sviluppa quando si gira l'alimento su entrambi i lati per raggiungere l'effetto "crosticina croccante": più è alta la temperatura, più l'alimento diventa croccante e più acrilamide si sviluppa.

Cibo spazzatura: il marketing dell'industria alimentare

Aumento dell'obesità infantile e marketing del "cibo spazzatura" sono legati a filo doppio. L' Institute of Medicine statunitense afferma che, a partire dai 2 anni di età i bambini americani ricordano il nome dei prodotti, preferiscono gli spot del junk food, e consumano junk food in proporzione all'intensità della pubblicità.
E i genitori sanno che nei supermercati il junk food è sistemato alla portata dei bambini o vicino alle casse!

La televisione, soprattutto le reti commerciali, sono un forte veicolo di induzione al consumo di junk food, ma ci sono altre forme di pubblicità che stanno prendendo sempre più piede: sulla stampa, a scuola, nello sport, su internet, nascosta nei video giochi, giocattoli, canzoni, cartoni animati, film e materiale educativo.

Oltre i 12 anni, le strategie pubblicitarie tendono a legare gli adolescenti al "brand", attraverso la promozione di stili di vita, mostrando personaggi famosi che usano quella marca, con gli sms, o attraverso gruppi di coetanei pagati dalle aziende per diffondere informazioni sui prodotti senza che si capisca che si tratta di pubblicità (il "marketing virale").

Vi sono state invece diminuzioni del consumo di junk food nei Paesi, tra quella cinquantina dove si è legiferato in materia, con norme più rigorose: in Australia (proibita la pubblicità di alimenti per i minori di 14 anni), Olanda (bandita la pubblicità dei dolci per i minori di 12), Svezia (non è permesso usare personaggi dei cartoni animati per la pubblicità) e Norvegia (proibita qualsiasi forma di pubblicità rivolta ai bambini).

Queste limitazioni non decollano nei paesi emergenti, alcuni dei quali (Cina, India, Brasile, ecc.) non solo rappresentano il far west per le multinazionali del junk food e del marketing, ma presentano anche le più alte velocità di crescita dell'epidemia di obesità.

I prezzi stracciati
Nei Paesi in via di sviluppo l'innalzamento del reddito e la migrazione massiccia verso le città permettono a persone fino a ieri vissute di agricoltura nel proprio villaggio di acquistare grandi quantità di cibo, scadente e a buon mercato, nei supermercati delle metropoli. Si pensi al Messico, all'Argentina, al Brasile, alla Cina e all'India.

La grande distribuzione attua una politica di prezzi estremamente aggressiva, con l'abbattimento dei costi tramite salari bassissimi ai lavoratori e margini altrettanto miseri per i produttori.

L'aumento dell'obesità, con percentuali elevatissime prossime a quelle degli USA, si sta registrando proprio nei Paesi con un basso livello di istruzione e nelle fasce sociali basse.
La vendita di prodotti trasformati (pietanze già pronte, bibite gassate, hamburger, dessert preconfezionati) nei paesi a reddito medio-basso aumenta del 30% ogni anno. I grassi saziano lo stomaco a basso prezzo.

Anche le mense, sia quelle scolastiche che quelle aziendali, l'imperativo per vincere gli appalti è abbattere i costi. Dunque sovrabbondanza di oli, burro e altri grassi per mascherare cibi e verdure senza sapore, uova, formaggi e carni provenienti da allevamenti intensivi, disumani in molte realtà del mondo.

Il palato si fa dunque ingannare, il portafoglio pure, soddisfatto dal risparmio spesso sorprendente: pacchi di biscotti e merendine a 1 euro, polli a 2 euro, uova e carne sempre più a buon mercato.

di Antonio Lupo

Antonio Lupo è medico, Comitato Amig@s Sem Terra Italia