14 giugno 2011

Fukushima, la Tepco e i pescatori













La Tepco non perde occasione per fare brutta figura. L'ultima mirabolante impresa del colosso nipponico che gestisce la disastrata centrale nucleare di Fukushima ha a che fare con oltre 3.000 tonnellate di acqua radioattiva. Vorrebbero scaricarle nel Pacifico senza starci a pensare troppo. Poco importa che si fossero impegnati a ripulire i liquidi dalla contaminazione pesante per riportarli a livelli vicini alla normalità.

"Non c'è tempo", dicono, e in effetti hanno le loro ragioni. Tutti quegli ettolitri finiti nell'impianto numero due provengono direttamente dallo tsunami dello scorso 11 marzo. Quindi si tratta di acqua salata, che rischia di corrodere apparecchi e strutture. Sono a rischio la turbina del reattore e altre parti della centrale che potrebbero contenere piccole quantità di elementi dannosi come il cobalto.

E' anche vero però che non stiamo parlando di Fukushima Daiichi, lo stabilimento semidistrutto dal disastro naturale, ma di Fukushima Daini, una centrale che si trova a circa dieci chilometri dalla sua sorella maggiore e che terremoto e tsunami hanno danneggiato in modo molto meno grave.

Già ad aprile la Tepco ha rilasciato oltre 10mila tonnellate di acqua contaminata nell'oceano, ma in quel caso lo scolo mortifero proveniva dal primo impianto, il più pericoloso. Una giustificazione che comunque non era servita ad evitare che contro la società si scatenasse l'ira funesta di Corea del Sud e Cina.

Tornando ad oggi, spiega Hidehiko Nishiyama, vicedirettore generale dell'Agenzia per la sicurezza industriale e nucleare (Nisa), che supervisiona le attività della Tepco, "l'acqua contaminata presente nell'impianto di Fukushima Daini contiene elementi radioattivi come il manganese e il cobalto, che solitamente derivano dalla corrosione del metallo, ma elementi come lo iodio e il cesio, che derivano da combustibile nucleare danneggiato, non sono stati rintracciati". Insomma, liberarsi di quell'acqua non è esattamente in cima alla lista delle cose più urgenti da fare.

La Tepco però sembra avere una fretta indiavolata, non si capisce bene perché. Ma a questo punto gli sbrigativi propositi della compagnia incontrano un nemico inaspettato: l'Agenzia nipponica della Pesca. E' inutile perdere troppo tempo a riflettere sul potenziale danno all'ambiente, andiamo al sodo: con l'acqua contaminata non si vende più il pesce.

Sembra la vecchia storia della tragedia che scivola verso la farsa, ma in questo caso l'elemento grottesco è servito almeno ad evitare che si combinasse un secondo disastro per risolvere il primo.

Eppure gli scienziati le provano tutte: come ultima risorsa propongono perfino di utilizzare un minerale speciale (lo zeolite) per eliminare la radioattività. Niente. L'Agenzia della Pesca non ne vuole sapere. E così la Tepco deve fare un passo indietro. A pensarci bene, anche se il problema è serio, non occorre essere degli ingegneri, né dei pescatori, per capire che non lo si può risolvere tirando la catena.

Acqua a parte, con il passare dei giorni (e dei mesi) la situazione di Fukushima non migliora. Solo ieri nei primi due reattori di Daiichi è saltata un paio di volte la corrente elettrica. Miracolosamente la Tepco è riuscita a non interrompere il processo di raffreddamento. Nelle stesse ore il Giappone raddoppiava le stime sulle radiazioni fuoriuscite dall'impianto nella settimana successiva al cataclisma. La Nisa sostiene che in quei giorni furono dispersi nell'atmosfera circa 770mila terabecquerel (unità di misura delle radiazioni). La stima precedente era di 370mila.

Questi dati sono stati pubblicati poco prima che a Tokyo partissero i lavori della commissione di inchiesta indipendente sulla crisi nucleare. Il suo compito sarà di valutare se nelle prime fasi dell'emergenza le istituzioni e la Tepco abbiano messo in pratica tutte le misure di sicurezza più adeguate.

Alla guida della commissione c'è Yotaro Hatamura, professore all'università di Tokyo ed esperto nell'analisi degli errori umani. Nel corso della prima riunione, il professore ha espresso un concetto molto semplice. Anche stavolta, non serviva essere ingegneri per capire quale fosse il punto: "L'energia nucleare è pericolosa ed è stato un errore considerarla sicura".
di Carlo Musilli

13 giugno 2011

Possiamo staccare la spina agli americani?

La saga ininterrotta di bin Laden

“Matrix è un sistema, Neo. E quel sistema è nostro nemico. Ma quando ci sei dentro ti guardi intorno e cosa vedi? Uomini d'affari, insegnanti, avvocati, falegnami... le proiezioni mentali della gente che vogliamo salvare. Ma finché non le avremo salvate, queste persone faranno parte di quel sistema, e questo le rende nostre nemiche. Devi capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere scollegata. Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo.” – Matrix (1999)

La mutevole storia di bin Laden, i cui contenuti sono in continua espansione, sta diventando sempre più incredibile. Il vigliacco bin Laden è ora l’inutile bin Lade, il signore del terrore che non ha niente da fare se non stare seduto a guardare dei video che lo ritraggono.

Washington ha pubblicato un video in cui compare un presunto bin Laden intento ad ammirare se stesso. Il video tuttavia è senza audio. Perché? Perché questo video è stato fatto senza audio? E’ stata Washington a cancellarlo? Il video sembra mostrare un sedicente bin Laden mentre conversa con qualcuno nella stanza. Forse la voce non è quella di bin Laden? O forse il personaggio si riferisce all’immagine sullo schermo in terza persona, come se non fosse lui? Perché mai bin Laden dovrebbe avere un video che lo ritrae mentre guarda un video di se stesso? Come mai un video di bin Laden che guarda bin Laden è finito sulle prime pagine dei giornali? Ha forse lo scopo di fungere da sostituto di un cadavere che non c’è?

Come ha detto un lettore, ‘Il governo sta giocando con noi, provando a vedere se c’è qualche frottola a cui non siamo disposti a credere’.

La storia continua a cambiare anche per quanto riguarda la questione dei collegamenti della residenza di bin Laden (che non è più una tenuta di lusso da un milione di dollari) con il mondo esterno: c’era un accesso internet o si serviva di una rete di corrieri? Le ultime notizie dicono che bin Laden fosse online. Washington dice che grazie al raid effettuato è entrata in possesso delle mail e del diario di bin Laden, documenti che, sostiene sempre Washington, mostrano un bin Laden attivamente coinvolto nella direzione del suo network del terrore con lo scopo di creare nuovi stratagemmi. Ma se bin Laden operava tramite internet, perché Obama l’ha trovato tracciandolo tramite un corriere?

In qualche modo i SEAL* sono entrati in possesso dei diari e della corrispondenza e-mail ma hanno tralasciato qualunque tipo di diversa documentazione che, pare, sarebbe finita in mani pakistane. Questi documenti dimenticati servono ora come pretesto per ulteriori contrasti con il Pakistan e come nuova scusa per ignorare le proteste pakistane per le operazioni militari compiute dagli americani in Pakistan, in violazione della sovranità territoriale del paese.

Perché i SEAL avrebbero tralasciato quei preziosi documenti? Prima uccidono senza motivo quello che era il cervello del sistema e che avrebbe potuto rappresentare un’essenziale finestra su quel mondo di terrore; poi se ne vanno, dimenticandosi di prendere i registri del terrore. Qualcuno direbbe che questo è un tipico esempio dell’incompetenza del governo USA. E quindi come ha fatto un governo così incompetente a trovare bin Laden?

I diari di bin Laden sono per caso stati esaminati da qualche parte terza a conferma del fatto che la scrittura fosse effettivamente quella di bin Laden? Queste sono le domande che i media, quando esistevano, avrebbero posto.

La favola di bin Laden è ora un racconto con così tante parti contraddittorie, che la gente può sceglierne una da adattare al racconto. Al Time piace tutta la storia, tranne la parte dove viene descritto un bin Laden ancora investito di tutti i poteri, che rifiuta una proposta essenziale quale quella di “adattare un trattore con lame rotanti da usare per ‘’falciare i nemici di Allah’”. Il Time preferisce un bin Laden preoccupato per essersi reso conto di aver perso il suo ‘significato storico’ prima ancora di aver perso la sua vita per colpa dei SEAL.

Ma se bin Laden ha perso il suo significato, perché la posizione di Obama nei sondaggi elettorali è salita così tanto quando ha dichiarato di aver trovato e ucciso bin Laden?

L’Impero Americano non può stare senza bin Laden. Il prossimo tassello della storia sarà la fuga di bin Laden, che si è lasciato dietro un doppione, che si trova all’estero impegnato a gestire nuovi intrighi del terrore.

Mentre la storia va avanti, provare a recuperare dal vuoto di memoria il fatto che ci è stata presentata una morte senza un cadavere e che Washinton non ha una spiegazione sul perché un uomo disarmato, fragile, senza difese, che rappresentava una fonte di informazioni sul terrorismo, è stato ucciso e non catturato.

*I SEAL sono le forze speciali d’élite della Marina americana, impiegate in missioni di particolare rilevanza strategica (fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Navy_SEAL). NdT

Titolo originale: "Can Americans Be Unplugged?"
di Paul Craig Roberts

12 giugno 2011

Bilderberg, finanzieri e industriali a convegno in Svizzera


Molti dei principali esponenti dell’Alta Finanza e della Grande Industria europee e nordamericane si riuniranno da oggi fino a domenica a St. Moritz in Svizzera nel consueto e annuale vertice dei Bilderberg per discutere dei problemi del mondo, trovare e “suggerire” ai loro vassalli politici le soluzioni da adottare le quali saranno, sempre e comunque, funzionali alla difesa dei propri interessi. Molti politici saranno al vertice per annusare che aria tira e capire quello che ci si aspetta da loro.
Politici soprattutto pronti a ribadire la propria totale fede nei valori e negli interessi del Libero Mercato. Termine che, nell’accezione che ne danno gli usurai di professione, padroni di casa, significa che gli Stati rappresentano un ostacolo che deve essere messo da parte e che i governi dovrebbero cercare di caratterizzarsi soprattutto per la propria assenza. Basta quindi con lo Stato sociale, basta quindi con lo Stato imprenditore e con la sovranità nazionale. I governi devono vendere ai privati le aziende pubbliche, in particolare quelle operanti nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni, e lasciare che la “mano invisibile” del Mercato faccia il resto.
La riunione dei Bilderberg, alla quale ovviamente si può partecipare soltanto su invito e per cooptazione, si svolge dal 1954 ed è nata su iniziativa del principe Bernardo d’Olanda, curiosamente, ma poi nemmeno tanto, proprio nella fase storica in cui la politica “ufficiale” si muoveva per fare nascere la Comunità economica europea (con Germania, Francia, Italia, Lussemburgo, Belgio e appunto Olanda). Come se il potere “reale” europeo, in un gioco di sponda con quello statunitense, volesse ribadire chi fosse in grado di dettare veramente le regole della danza. E’appena il caso di ricordare che la famiglia regnante olandese possiede un patrimonio personale immenso come del resto quella inglese e che entrambe vantano consistenti partecipazioni azionarie incrociate in società di peso, come la compagnia petrolifera Shell, una delle ex Sette Sorelle.
Al Bilderberg non si spreca il tempo in chiacchiere ma si va subito al cuore dei problemi. Il principale di questi sarà sicuramente il come sfruttare la crisi del debito pubblico nei Paesi dell’euro in maniera tale da arricchirsi ogni oltre misura. Ai banditi presenti in Svizzera importa poco che Portogallo, Irlanda, Grecia (e forse in futuro la Spagna) possano finire in bancarotta e non essere più in grado di restituire i prestiti ricevuti dal Fmi e dalla Unione europea, rimborsare il capitale dei titoli di Stato e pagare gli interessi. Quello che conta è che una eventualità del genere si trasformi in una occasione di guadagno, attraverso l’acquisizione della proprietà delle aziende pubbliche di quei Paesi. Per chi ama la dietrologia, che in certi casi purtroppo risulta essere una scienza esatta, si può ricordare che le precedenti riunioni del Bilderberg si sono svolte in Grecia e in Spagna. Fossimo al posto degli svizzeri di certo incominceremmo a grattarci…
Al vertice si farà sentire l’assenza di Dominique Strauss Kahn, inciampato sull’economia reale, anche se i presenti non mancheranno di rivolgergli un simbolico saluto per ringraziarlo dell’attività di usuraio da lui portata avanti che si è svolta secondo il copione che gli era stato sottoposto. I cittadini portoghesi, irlandesi e greci la vedranno in maniera diametralmente opposta ma questo non preoccuperà i partecipanti al vertice che anzi daranno il benestare alla nomina del suo successore alla guida del Fondo monetario internazionale, e cioè il ministro francese delle Finanze, Christine Lagarde, che ha già assicurato la condivisione della filosofia di fondo del Bilderberg, facendo una comparsata ad uno dei vertici precedenti.
Come succede a margine delle riunioni della Cupola di Cosa Nostra, anche al vertice del Bilderberg sarà nutrita la presenza di guardie del corpo, alle quali si aggiungerà un impressionante apparato di sicurezza, fatto di agenti di polizia e di tiratori scelti pronti ad intervenire, ognuno secondo le proprie attitudini, per rintuzzare contestazioni e assalti all’albergo che ospita il vertice. Non c’è infatti nessuno migliore di un bandito di professione, come può essere un banchiere, nel prevedere cosa potrebbero cercare di fargli le sue vittime, nel caso specifico giustamente infuriate per essere state rapinate e per lo più da criminali che portavano i guanti bianchi. E di vittime, solo per restare in Europa, ce ne sono a milioni.
La Svizzera verde famosa per il cioccolato e il segreto bancario ha assicurato che tutto verrà tenuto sotto controllo. Compresi i socialisti locali già pronti a manifestare con lo slogan: “L'essere umano viene prima del mercato”. In tal modo alcuni dei banditi presenti, tipo David Rockefeller (nella foto) della Jp Morgan Chase, potranno dormire sonni tranquilli. Ci saranno comunque George Bush e Henry Kissinger.
In passato vennero invitate al vertice personalità italiane di spicco come Mario Draghi (Goldman Sachs e Banca d’Italia), Romano Prodi (Goldman Sachs e governo), Mario Monti (Goldman Sachs e Università Bocconi), Paolo Scaroni (Eni), John Elkann (Exor e Fiat), Franco Bernabè (Telecom), Gianfelice Rocca (siderurgia) e il non compianto Tommaso Padoa Schioppa (Goldman Sachs). Di tutti costoro si ignora però come l’avvenimento fu vissuto.
Duro il giudizio del deputato svizzero Dominique Baettig che, pur essendo famoso o famigerato per la sua xenofobia, ha perfettamente centrato il problema quando ha sostenuto che il Bilderberg promuove un modello sociale ultraliberista con una moneta unica mondiale e con l'Fmi come tesoriere. Esso, ha aggiunto, gioca con le paure della globalizzazione e manipola i mass media controllati, per imporre terapie d'urto dagli effetti sociali devastanti che favoriscono l'indebitamento degli Stati nei confronti delle banche. Quelli del Bilderberg, ha insistito, stanno privatizzando eserciti e polizie, pianificano azioni militari contro gli Stati sovrani e programmano la fine della democrazia, attraverso il trasferimento del potere dagli Stati a istituzioni sovranazionali non elette. Tipo appunto la Bce e la Commissione europea.
di Filippo Ghira

Charlie Skelton si è svegliato per trovare un cordone di sicurezza che impedisce la vista della sede dell’evento, e ci porta nuove dal Bilderbus

Edizione straordinaria. C’è stata una bomba. Scusate, una "bomba". Un "ordigno tubolare" è stato “rinvenuto” dalla polizia, due persone sono state ammanettate e trascinate via, e la security si è intensificata velocemente. L’affare della bomba è solo uscito nelle ultime ore, ma una foto dell’arresto sta volando giù dalla montagna per trovare la strada che porta verso di me. La posterò quando arriverà.

E quindi, sembra che abbia parlato troppo presto di un Bilderberg svizzero festaiolo. La lieta prossimità delle telecamere e della conferenza è già stata interrotta, nel corso della notte, da un lungo cordone di sicurezza, che ha bloccato la vista del luogo dove si svolge l’evento. Nessuno sembra sapere chi l’abbia innalzato, ma l’odore dei soldi ci dice che è stato piantato alle 3 di mattina da Jorma Ollila, il presidente di Royal Dutch Shell, mentre Peter Voser, il CEO di Royal Dutch Shell, teneva i chiodi.

Naturalmente, quando descrivo quello che è successo come un "cordone di sicurezza", quello che intendo dire è che si parla di un "cordone per la privacy". È come una tela da doccia, non un anello d’acciaio. E ovviamente, per "privacy" voglio intendere "vergogna". È un recinto della vergogna. Un esteso recinto bianco d’imbarazzo. La privacy è quello che i delegati avranno quando si chiuderà la porta della sala riunioni. La privacy è un accordo stipulato dalla Chatham House per non discutere in pubblico quello che è stato dibattuto nelle varie presentazioni e seminari del Bilderberg.

Ma non si tratta di privacy. È un nascondersi. È come un bambino che si nasconde dietro le tende per non farsi vedere dal mostro, e lo trovo molto infantile. Stranamente poco sicuro di sé. Gli adulti, felici di quello che fanno, non si abbassano sui sedili della propria auto e non si precipitano verso le porte di servizio. Ci sono le persone più potenti al mondo che si aggirano furtivamente come delle piccole pesti. Piccole pesti con gli agenti della sicurezza sui tetti dell’albergo, e uomini armati in moto che affiancano le loro limousine.

C’è qualcosa del Bilderberg che proprio non riesco a capire. È un vecchio cruccio, ma diamoci un’altra botta in testa. Diciamo, per chiarire le cose, che il Bilderberg fa del bene a tutti. I cittadini del mondo saranno resi più sicuri, o più felici, o più in salute o più ricchi grazie ai risultati di questa riunione. Ammettiamo che il direttore di Deutsche Bank voglia trascorrere quattro giorni con il capo di BP per migliorare le nostre esistenze.

Supponiamo che i piacevoli ospiti – David Rockefeller, Henry Kissinger e la Regina d’Olanda – abbiano l’interesse del grande pubblico scritto a caratteri cubitali in cima all’ordine del giorno della conferenza.

Supponiamo tutto questo. E perché il recinto? Perché i delegati si scagliano nei sedili posteriori delle loro limousine invece di farsi vedere all’opera in questo compito caritatevole? Perché i vetri oscurati e i giornali tenuti davanti al volto? E perché il grande recinto bianco? Non capisco.

Perché Josef Ackermann, il CEO of Deutsche Bank, non saluta con benevolenza la folla? Perché questi eccitati partecipanti non si fermano alle porte dell’albergo per parlare con la stampa accreditata? "Sì, vi ringraziamo. Speriamo proprio di risolvere la crisi finanziaria europea di questo anno, e allora incrociamo le dita!" Perché i poliziotti tedeschi, con le uniformi stirate, pedinano persone del pubblico per le strade svizzere...?

Charlie Skelton

14 giugno 2011

Fukushima, la Tepco e i pescatori













La Tepco non perde occasione per fare brutta figura. L'ultima mirabolante impresa del colosso nipponico che gestisce la disastrata centrale nucleare di Fukushima ha a che fare con oltre 3.000 tonnellate di acqua radioattiva. Vorrebbero scaricarle nel Pacifico senza starci a pensare troppo. Poco importa che si fossero impegnati a ripulire i liquidi dalla contaminazione pesante per riportarli a livelli vicini alla normalità.

"Non c'è tempo", dicono, e in effetti hanno le loro ragioni. Tutti quegli ettolitri finiti nell'impianto numero due provengono direttamente dallo tsunami dello scorso 11 marzo. Quindi si tratta di acqua salata, che rischia di corrodere apparecchi e strutture. Sono a rischio la turbina del reattore e altre parti della centrale che potrebbero contenere piccole quantità di elementi dannosi come il cobalto.

E' anche vero però che non stiamo parlando di Fukushima Daiichi, lo stabilimento semidistrutto dal disastro naturale, ma di Fukushima Daini, una centrale che si trova a circa dieci chilometri dalla sua sorella maggiore e che terremoto e tsunami hanno danneggiato in modo molto meno grave.

Già ad aprile la Tepco ha rilasciato oltre 10mila tonnellate di acqua contaminata nell'oceano, ma in quel caso lo scolo mortifero proveniva dal primo impianto, il più pericoloso. Una giustificazione che comunque non era servita ad evitare che contro la società si scatenasse l'ira funesta di Corea del Sud e Cina.

Tornando ad oggi, spiega Hidehiko Nishiyama, vicedirettore generale dell'Agenzia per la sicurezza industriale e nucleare (Nisa), che supervisiona le attività della Tepco, "l'acqua contaminata presente nell'impianto di Fukushima Daini contiene elementi radioattivi come il manganese e il cobalto, che solitamente derivano dalla corrosione del metallo, ma elementi come lo iodio e il cesio, che derivano da combustibile nucleare danneggiato, non sono stati rintracciati". Insomma, liberarsi di quell'acqua non è esattamente in cima alla lista delle cose più urgenti da fare.

La Tepco però sembra avere una fretta indiavolata, non si capisce bene perché. Ma a questo punto gli sbrigativi propositi della compagnia incontrano un nemico inaspettato: l'Agenzia nipponica della Pesca. E' inutile perdere troppo tempo a riflettere sul potenziale danno all'ambiente, andiamo al sodo: con l'acqua contaminata non si vende più il pesce.

Sembra la vecchia storia della tragedia che scivola verso la farsa, ma in questo caso l'elemento grottesco è servito almeno ad evitare che si combinasse un secondo disastro per risolvere il primo.

Eppure gli scienziati le provano tutte: come ultima risorsa propongono perfino di utilizzare un minerale speciale (lo zeolite) per eliminare la radioattività. Niente. L'Agenzia della Pesca non ne vuole sapere. E così la Tepco deve fare un passo indietro. A pensarci bene, anche se il problema è serio, non occorre essere degli ingegneri, né dei pescatori, per capire che non lo si può risolvere tirando la catena.

Acqua a parte, con il passare dei giorni (e dei mesi) la situazione di Fukushima non migliora. Solo ieri nei primi due reattori di Daiichi è saltata un paio di volte la corrente elettrica. Miracolosamente la Tepco è riuscita a non interrompere il processo di raffreddamento. Nelle stesse ore il Giappone raddoppiava le stime sulle radiazioni fuoriuscite dall'impianto nella settimana successiva al cataclisma. La Nisa sostiene che in quei giorni furono dispersi nell'atmosfera circa 770mila terabecquerel (unità di misura delle radiazioni). La stima precedente era di 370mila.

Questi dati sono stati pubblicati poco prima che a Tokyo partissero i lavori della commissione di inchiesta indipendente sulla crisi nucleare. Il suo compito sarà di valutare se nelle prime fasi dell'emergenza le istituzioni e la Tepco abbiano messo in pratica tutte le misure di sicurezza più adeguate.

Alla guida della commissione c'è Yotaro Hatamura, professore all'università di Tokyo ed esperto nell'analisi degli errori umani. Nel corso della prima riunione, il professore ha espresso un concetto molto semplice. Anche stavolta, non serviva essere ingegneri per capire quale fosse il punto: "L'energia nucleare è pericolosa ed è stato un errore considerarla sicura".
di Carlo Musilli

13 giugno 2011

Possiamo staccare la spina agli americani?

La saga ininterrotta di bin Laden

“Matrix è un sistema, Neo. E quel sistema è nostro nemico. Ma quando ci sei dentro ti guardi intorno e cosa vedi? Uomini d'affari, insegnanti, avvocati, falegnami... le proiezioni mentali della gente che vogliamo salvare. Ma finché non le avremo salvate, queste persone faranno parte di quel sistema, e questo le rende nostre nemiche. Devi capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere scollegata. Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo.” – Matrix (1999)

La mutevole storia di bin Laden, i cui contenuti sono in continua espansione, sta diventando sempre più incredibile. Il vigliacco bin Laden è ora l’inutile bin Lade, il signore del terrore che non ha niente da fare se non stare seduto a guardare dei video che lo ritraggono.

Washington ha pubblicato un video in cui compare un presunto bin Laden intento ad ammirare se stesso. Il video tuttavia è senza audio. Perché? Perché questo video è stato fatto senza audio? E’ stata Washington a cancellarlo? Il video sembra mostrare un sedicente bin Laden mentre conversa con qualcuno nella stanza. Forse la voce non è quella di bin Laden? O forse il personaggio si riferisce all’immagine sullo schermo in terza persona, come se non fosse lui? Perché mai bin Laden dovrebbe avere un video che lo ritrae mentre guarda un video di se stesso? Come mai un video di bin Laden che guarda bin Laden è finito sulle prime pagine dei giornali? Ha forse lo scopo di fungere da sostituto di un cadavere che non c’è?

Come ha detto un lettore, ‘Il governo sta giocando con noi, provando a vedere se c’è qualche frottola a cui non siamo disposti a credere’.

La storia continua a cambiare anche per quanto riguarda la questione dei collegamenti della residenza di bin Laden (che non è più una tenuta di lusso da un milione di dollari) con il mondo esterno: c’era un accesso internet o si serviva di una rete di corrieri? Le ultime notizie dicono che bin Laden fosse online. Washington dice che grazie al raid effettuato è entrata in possesso delle mail e del diario di bin Laden, documenti che, sostiene sempre Washington, mostrano un bin Laden attivamente coinvolto nella direzione del suo network del terrore con lo scopo di creare nuovi stratagemmi. Ma se bin Laden operava tramite internet, perché Obama l’ha trovato tracciandolo tramite un corriere?

In qualche modo i SEAL* sono entrati in possesso dei diari e della corrispondenza e-mail ma hanno tralasciato qualunque tipo di diversa documentazione che, pare, sarebbe finita in mani pakistane. Questi documenti dimenticati servono ora come pretesto per ulteriori contrasti con il Pakistan e come nuova scusa per ignorare le proteste pakistane per le operazioni militari compiute dagli americani in Pakistan, in violazione della sovranità territoriale del paese.

Perché i SEAL avrebbero tralasciato quei preziosi documenti? Prima uccidono senza motivo quello che era il cervello del sistema e che avrebbe potuto rappresentare un’essenziale finestra su quel mondo di terrore; poi se ne vanno, dimenticandosi di prendere i registri del terrore. Qualcuno direbbe che questo è un tipico esempio dell’incompetenza del governo USA. E quindi come ha fatto un governo così incompetente a trovare bin Laden?

I diari di bin Laden sono per caso stati esaminati da qualche parte terza a conferma del fatto che la scrittura fosse effettivamente quella di bin Laden? Queste sono le domande che i media, quando esistevano, avrebbero posto.

La favola di bin Laden è ora un racconto con così tante parti contraddittorie, che la gente può sceglierne una da adattare al racconto. Al Time piace tutta la storia, tranne la parte dove viene descritto un bin Laden ancora investito di tutti i poteri, che rifiuta una proposta essenziale quale quella di “adattare un trattore con lame rotanti da usare per ‘’falciare i nemici di Allah’”. Il Time preferisce un bin Laden preoccupato per essersi reso conto di aver perso il suo ‘significato storico’ prima ancora di aver perso la sua vita per colpa dei SEAL.

Ma se bin Laden ha perso il suo significato, perché la posizione di Obama nei sondaggi elettorali è salita così tanto quando ha dichiarato di aver trovato e ucciso bin Laden?

L’Impero Americano non può stare senza bin Laden. Il prossimo tassello della storia sarà la fuga di bin Laden, che si è lasciato dietro un doppione, che si trova all’estero impegnato a gestire nuovi intrighi del terrore.

Mentre la storia va avanti, provare a recuperare dal vuoto di memoria il fatto che ci è stata presentata una morte senza un cadavere e che Washinton non ha una spiegazione sul perché un uomo disarmato, fragile, senza difese, che rappresentava una fonte di informazioni sul terrorismo, è stato ucciso e non catturato.

*I SEAL sono le forze speciali d’élite della Marina americana, impiegate in missioni di particolare rilevanza strategica (fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Navy_SEAL). NdT

Titolo originale: "Can Americans Be Unplugged?"
di Paul Craig Roberts

12 giugno 2011

Bilderberg, finanzieri e industriali a convegno in Svizzera


Molti dei principali esponenti dell’Alta Finanza e della Grande Industria europee e nordamericane si riuniranno da oggi fino a domenica a St. Moritz in Svizzera nel consueto e annuale vertice dei Bilderberg per discutere dei problemi del mondo, trovare e “suggerire” ai loro vassalli politici le soluzioni da adottare le quali saranno, sempre e comunque, funzionali alla difesa dei propri interessi. Molti politici saranno al vertice per annusare che aria tira e capire quello che ci si aspetta da loro.
Politici soprattutto pronti a ribadire la propria totale fede nei valori e negli interessi del Libero Mercato. Termine che, nell’accezione che ne danno gli usurai di professione, padroni di casa, significa che gli Stati rappresentano un ostacolo che deve essere messo da parte e che i governi dovrebbero cercare di caratterizzarsi soprattutto per la propria assenza. Basta quindi con lo Stato sociale, basta quindi con lo Stato imprenditore e con la sovranità nazionale. I governi devono vendere ai privati le aziende pubbliche, in particolare quelle operanti nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni, e lasciare che la “mano invisibile” del Mercato faccia il resto.
La riunione dei Bilderberg, alla quale ovviamente si può partecipare soltanto su invito e per cooptazione, si svolge dal 1954 ed è nata su iniziativa del principe Bernardo d’Olanda, curiosamente, ma poi nemmeno tanto, proprio nella fase storica in cui la politica “ufficiale” si muoveva per fare nascere la Comunità economica europea (con Germania, Francia, Italia, Lussemburgo, Belgio e appunto Olanda). Come se il potere “reale” europeo, in un gioco di sponda con quello statunitense, volesse ribadire chi fosse in grado di dettare veramente le regole della danza. E’appena il caso di ricordare che la famiglia regnante olandese possiede un patrimonio personale immenso come del resto quella inglese e che entrambe vantano consistenti partecipazioni azionarie incrociate in società di peso, come la compagnia petrolifera Shell, una delle ex Sette Sorelle.
Al Bilderberg non si spreca il tempo in chiacchiere ma si va subito al cuore dei problemi. Il principale di questi sarà sicuramente il come sfruttare la crisi del debito pubblico nei Paesi dell’euro in maniera tale da arricchirsi ogni oltre misura. Ai banditi presenti in Svizzera importa poco che Portogallo, Irlanda, Grecia (e forse in futuro la Spagna) possano finire in bancarotta e non essere più in grado di restituire i prestiti ricevuti dal Fmi e dalla Unione europea, rimborsare il capitale dei titoli di Stato e pagare gli interessi. Quello che conta è che una eventualità del genere si trasformi in una occasione di guadagno, attraverso l’acquisizione della proprietà delle aziende pubbliche di quei Paesi. Per chi ama la dietrologia, che in certi casi purtroppo risulta essere una scienza esatta, si può ricordare che le precedenti riunioni del Bilderberg si sono svolte in Grecia e in Spagna. Fossimo al posto degli svizzeri di certo incominceremmo a grattarci…
Al vertice si farà sentire l’assenza di Dominique Strauss Kahn, inciampato sull’economia reale, anche se i presenti non mancheranno di rivolgergli un simbolico saluto per ringraziarlo dell’attività di usuraio da lui portata avanti che si è svolta secondo il copione che gli era stato sottoposto. I cittadini portoghesi, irlandesi e greci la vedranno in maniera diametralmente opposta ma questo non preoccuperà i partecipanti al vertice che anzi daranno il benestare alla nomina del suo successore alla guida del Fondo monetario internazionale, e cioè il ministro francese delle Finanze, Christine Lagarde, che ha già assicurato la condivisione della filosofia di fondo del Bilderberg, facendo una comparsata ad uno dei vertici precedenti.
Come succede a margine delle riunioni della Cupola di Cosa Nostra, anche al vertice del Bilderberg sarà nutrita la presenza di guardie del corpo, alle quali si aggiungerà un impressionante apparato di sicurezza, fatto di agenti di polizia e di tiratori scelti pronti ad intervenire, ognuno secondo le proprie attitudini, per rintuzzare contestazioni e assalti all’albergo che ospita il vertice. Non c’è infatti nessuno migliore di un bandito di professione, come può essere un banchiere, nel prevedere cosa potrebbero cercare di fargli le sue vittime, nel caso specifico giustamente infuriate per essere state rapinate e per lo più da criminali che portavano i guanti bianchi. E di vittime, solo per restare in Europa, ce ne sono a milioni.
La Svizzera verde famosa per il cioccolato e il segreto bancario ha assicurato che tutto verrà tenuto sotto controllo. Compresi i socialisti locali già pronti a manifestare con lo slogan: “L'essere umano viene prima del mercato”. In tal modo alcuni dei banditi presenti, tipo David Rockefeller (nella foto) della Jp Morgan Chase, potranno dormire sonni tranquilli. Ci saranno comunque George Bush e Henry Kissinger.
In passato vennero invitate al vertice personalità italiane di spicco come Mario Draghi (Goldman Sachs e Banca d’Italia), Romano Prodi (Goldman Sachs e governo), Mario Monti (Goldman Sachs e Università Bocconi), Paolo Scaroni (Eni), John Elkann (Exor e Fiat), Franco Bernabè (Telecom), Gianfelice Rocca (siderurgia) e il non compianto Tommaso Padoa Schioppa (Goldman Sachs). Di tutti costoro si ignora però come l’avvenimento fu vissuto.
Duro il giudizio del deputato svizzero Dominique Baettig che, pur essendo famoso o famigerato per la sua xenofobia, ha perfettamente centrato il problema quando ha sostenuto che il Bilderberg promuove un modello sociale ultraliberista con una moneta unica mondiale e con l'Fmi come tesoriere. Esso, ha aggiunto, gioca con le paure della globalizzazione e manipola i mass media controllati, per imporre terapie d'urto dagli effetti sociali devastanti che favoriscono l'indebitamento degli Stati nei confronti delle banche. Quelli del Bilderberg, ha insistito, stanno privatizzando eserciti e polizie, pianificano azioni militari contro gli Stati sovrani e programmano la fine della democrazia, attraverso il trasferimento del potere dagli Stati a istituzioni sovranazionali non elette. Tipo appunto la Bce e la Commissione europea.
di Filippo Ghira

Charlie Skelton si è svegliato per trovare un cordone di sicurezza che impedisce la vista della sede dell’evento, e ci porta nuove dal Bilderbus

Edizione straordinaria. C’è stata una bomba. Scusate, una "bomba". Un "ordigno tubolare" è stato “rinvenuto” dalla polizia, due persone sono state ammanettate e trascinate via, e la security si è intensificata velocemente. L’affare della bomba è solo uscito nelle ultime ore, ma una foto dell’arresto sta volando giù dalla montagna per trovare la strada che porta verso di me. La posterò quando arriverà.

E quindi, sembra che abbia parlato troppo presto di un Bilderberg svizzero festaiolo. La lieta prossimità delle telecamere e della conferenza è già stata interrotta, nel corso della notte, da un lungo cordone di sicurezza, che ha bloccato la vista del luogo dove si svolge l’evento. Nessuno sembra sapere chi l’abbia innalzato, ma l’odore dei soldi ci dice che è stato piantato alle 3 di mattina da Jorma Ollila, il presidente di Royal Dutch Shell, mentre Peter Voser, il CEO di Royal Dutch Shell, teneva i chiodi.

Naturalmente, quando descrivo quello che è successo come un "cordone di sicurezza", quello che intendo dire è che si parla di un "cordone per la privacy". È come una tela da doccia, non un anello d’acciaio. E ovviamente, per "privacy" voglio intendere "vergogna". È un recinto della vergogna. Un esteso recinto bianco d’imbarazzo. La privacy è quello che i delegati avranno quando si chiuderà la porta della sala riunioni. La privacy è un accordo stipulato dalla Chatham House per non discutere in pubblico quello che è stato dibattuto nelle varie presentazioni e seminari del Bilderberg.

Ma non si tratta di privacy. È un nascondersi. È come un bambino che si nasconde dietro le tende per non farsi vedere dal mostro, e lo trovo molto infantile. Stranamente poco sicuro di sé. Gli adulti, felici di quello che fanno, non si abbassano sui sedili della propria auto e non si precipitano verso le porte di servizio. Ci sono le persone più potenti al mondo che si aggirano furtivamente come delle piccole pesti. Piccole pesti con gli agenti della sicurezza sui tetti dell’albergo, e uomini armati in moto che affiancano le loro limousine.

C’è qualcosa del Bilderberg che proprio non riesco a capire. È un vecchio cruccio, ma diamoci un’altra botta in testa. Diciamo, per chiarire le cose, che il Bilderberg fa del bene a tutti. I cittadini del mondo saranno resi più sicuri, o più felici, o più in salute o più ricchi grazie ai risultati di questa riunione. Ammettiamo che il direttore di Deutsche Bank voglia trascorrere quattro giorni con il capo di BP per migliorare le nostre esistenze.

Supponiamo che i piacevoli ospiti – David Rockefeller, Henry Kissinger e la Regina d’Olanda – abbiano l’interesse del grande pubblico scritto a caratteri cubitali in cima all’ordine del giorno della conferenza.

Supponiamo tutto questo. E perché il recinto? Perché i delegati si scagliano nei sedili posteriori delle loro limousine invece di farsi vedere all’opera in questo compito caritatevole? Perché i vetri oscurati e i giornali tenuti davanti al volto? E perché il grande recinto bianco? Non capisco.

Perché Josef Ackermann, il CEO of Deutsche Bank, non saluta con benevolenza la folla? Perché questi eccitati partecipanti non si fermano alle porte dell’albergo per parlare con la stampa accreditata? "Sì, vi ringraziamo. Speriamo proprio di risolvere la crisi finanziaria europea di questo anno, e allora incrociamo le dita!" Perché i poliziotti tedeschi, con le uniformi stirate, pedinano persone del pubblico per le strade svizzere...?

Charlie Skelton