29 giugno 2011

Che la banca sia con voi… Amen


Il presidente uscente della Bce, Jean-Claude Trichet (quello che gli subentrerà a novembre sarà il “nostro” Mario Draghi, il che non significa che sarà un vantaggio perché per i banchieri prima vengono le banche, poi, ma solo poi ed eventualmente, i popoli e gli stati): l’mmarcescibile Trichet – dicevo – prima di uscire di scena, ha deciso di rinverdire i fasti della sua miserabile ricetta: rialzare i tassi d’interesse per contenere l’inflazione e quindi i prezzi.

Abbiamo più volte ribadito e dimostrato qui, sul Fondo, che i prezzi dei beni al consumo NON salgono quando il tasso d‘interesse è basso e NON scendono quando il tasso d’interesse si alza. Da quando il tasso d’interesse dell’euro in seguito alla crisi della finanza globale del 2008 è stato abbattuto all’1% (in America addirittura allo zero per cento), dal 4,5% che era, l’inflazione non ha fatto registrare alcuna sensibile impennata: ancora oggi siamo fermi al 2,6% (in Italia), mentre nel 2008, prima della crisi, e con quel tasso d’interesse nettamente più elevato, si registrava un’inflazione pari al 3,5%.

La formula di Trichet, quindi, insieme alle motivazioni che propone è una bufala. La verità vera è che con il prossimo ri-aumento dei tassi, prima della sua uscita di scena, Trichet vuole premiare i suoi più affezionati estimatori: le banche. Le quali troveranno modo di moltiplicare per due o per tre al dettaglio del consumatore il maggior costo della merce che la Bce produce all’ingrosso, senza vincoli o controlli da parte degli stati: il denaro.

Non bastasse il preannunciato nuovo salasso nelle tasche degli europei (e degli italiani) per il pagamento maggiorato, ad esempio, dei mutui a tasso variabile già accesi, il nostro Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti c’ha messo il carico da undici. Il piano della nuova manovra economica da lui pensata prevede: l’aumento di un punto dell’Iva sulle aliquote più alte (10 e 20 per cento) compensato, però nelle sue pretese del Ministro, dalla riduzione del prelievo dell’Irpef, derivante dalla riduzione delle aliquote di prelievo fiscale.

Calcoli alla mano, i primi a stigmatizzare che fra il prendere e togliere a rimetterci saranno ancora una volta i redditi con perdita del potere d’acquisto è proprio la Confcommercio che fa notare: «Gli effetti negativi di una tale manovra sono dovuti al fatto che l’aumento dei prezzi dovuto al rialzo del’Iva neutralizza l’aumento di reddito monetario per il taglio dell’Irpef ma riduce il potere d’acquisto dello stock di ricchezza detenuto dalle famiglie».

Ciliegina marcia su una torta che già si preannuncia al veleno è la notizia, sempre di oggi, del nuovo record storico per il premio di rendimento pagato dai titoli decennali italiani rispetto al bund tedesco. Gioverà appena ricordare che il recente crack finanziario della vicina Grecia, praticamente ridotta alla fame, è stata determinata proprio da un eccessivo rialzo dei tassi pagati sui propri titoli di stato.

Tutto ciò avviene mentre il dibattito politico italiano concentra la sua attenzione sui No-Tav, i bunga-bunga presidenziali, i ministeri al nord, il ritiro del patrocinio della Regione Lombardia per una manifestazione il cui volantino di programmazione presenta la parola “porno”, giudicata inammissibile dal Presidente Formigoni, le camerille dei Bisignani e dei suoi interlocutori politici, e altre imprescindibili querelle degne di una sceneggiata napoletana.

Con tutto il rispetto per Napoli e i napoletani che in queste ore affondano letteralmente nell’immondizia, sotto l’impotente sguardo di San Gennaro De Magistris

di Miro Renzaglia

28 giugno 2011

Contro l'inflazione la borsa è come la roulette







Sempre pronto a dare consigli sbagliati, il Corriere della Sera apre la prima pagina del supplemento CorrierEconomia del 3 maggio 2011 col titolo L’inflazione fa paura? Azioni e bond per difendersi”. Il concetto è sviluppato a pagina 17 da un articolo che inizia così: “Contro il carovita ci pensa Piazza Affari”. L’autore è Adriano Barrì: una firma nuova per una vecchia bufala.


Non è vero che le azioni proteggano dall’inflazione, ovvero che di regola il valore dei propri risparmi venga preservato investendoli in Borsa. Basta un minimo di competenza per sapere che ciò è accaduto a volte sì e a volte no. Il Corriere della Sera poteva anche titolare: “L’inflazione fa paura? La roulette per difendersi”. Se, infatti, uno punta tutto sul rosso ed esce, ottiene una salvaguarda del potere d’acquisto dei suoi risparmi anche con un’inflazione del 100%.
Si veda nel
grafico cosa capitò a Piazza Affari dopo il 1973, ovvero durante l’ultima fiammata inflattiva in Italia. Nel giro di un paio d’anni era andato in fumo fra il 60%-70% delle somme investite. Bella difesa dall’inflazione!
I dati come al solito non provengono dal centro sociale Leoncavallo, bensì dall’
ufficio studi di Mediobanca, diretto non da Fausto Bertinotti, bensì da Fulvio Coltorti. Peraltro già nel 2009 uno studio del Fondo Monetario Internazionale giungeva a conclusioni ugualmente negative per l’investimento azionario: Inflation Hedging for Long-Term Investorsdi Alexander P. Attié e Shaun K. Roache.
Al Corriere della Sera sono così incompetenti da ignorare del tutto la materia su cui pontificano? Il fervore pro-azionario del quotidiano di via Solferino si spiega altrimenti, cioè coi suoi padroni. Che sono: Mediobanca, Fiat, Pesenti, Della Valle, Pirelli, Ligresti, Merloni, Generali, Banca Intesa ecc. A tutti costoro fa gioco che i risparmiatori italiani comprino loro azioni (di minoranza).
La conferma viene dal Sole 24 Ore, controllato dai soci di Confidustria e quindi da soggetti ugualmente interessati a trovare tapini disposti a prendersi sul groppone le azioni di minoranza delle loro società. Qui gli esempi si sprecano. Il 27 luglio 2008 Marco Liera scrive a pagina 25 che “le azioni storicamente sono uno dei migliori impieghi anti-inflazione” e cita “uno studio dell’investment bank Kleinwort Benson”, che non è propriamente la fonte più autorevole in materia.
Su Plus 24 del 25 aprile 2009, a cura dello stesso campione del giornalismo economico, leggiamo in prima pagina riguardo alla “quota da destinare alle azioni: si parte dal 10 fino a un massimo del 70%”. Il 14 maggio 2011 a pagina 17 il gestore invitato, quella settimana, a farsi bello sulle pagine di Plus 24 consiglia a un artigiano circa il 55% in azioni, in maniera diretta o indiretta. E addirittura il 34% a una coppia con un profilo conservativo! Nell’ultimo caso il responsabile dell’inserto era cambiato. Ma ciò non ha nessuna importanza. Seguo il foglio della Confindustria dalla fine degli anni ’70 e ho visto alternarsi più direttori, senza che si notassero differenze, salvo forse nella grafica dei supplementi.

di Beppe Scienza

27 giugno 2011

Dove vengono prese le decisioni internazionali determinanti?



Mentre l’élite occidentali si riunivano nella pittoresca St. Moritz per decidere sulla crisi mondiale, gli outsider si sono incontrati nelle steppe desolate dell’Asia Centrale.

La scorsa settimana il decimo summit della Shanghai Cooperation Organisation (SCO) nella capitale kazaka, Astana, ha evidenziato come i più grandi rivali dell’impero, guidati da Russia e Cina, stanno cercando di plasmare un’alternativa all’egemonia degli Stati Uniti.


La SCO è l’unica grande organizzazione internazionale che non ha tra i suoi membri gli USA o uno qualsiasi dei suoi stretti alleati, e la sua influenza è sempre più forte in tutta l’Eurasia. I leader degli stati membri, Russia, Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan e Uzbekistan si sono incontrati con i leader dei paesi osservatori, Iran, Pakistan, India, Afghanistan e Mongolia. La Bielorussia e lo Sri Lanka sono stati ammessi come partner al dialogo e prima del suo arrivo a Astana per frequentare la riunione, il Presidente cinese, Hu Jintao, ha visitato l’Ucraina.

Con un’ampollosità tipicamente cinese, la Dichiarazione di Astana ha sottolineato gli sforzi per combattere le "tre forze" del "terrorismo, dell’estremismo e del separatismo". Il summit si è dichiarato a favore di un Afghanistan "neutrale” (ossia, senza base permanenti USA), cosa sostenuta anche dal Presidente afgano Hamid Karzai, anche se gli Stati Uniti stanno proprio in questo momento discutendo con lui per un accordo di collaborazione strategica dopo il 2014. l’eventualità di basi militari permanenti in Afghanistan sta alla base delle odierne tensioni tra USA e Pakistan. L’India ha dichiarato la sua avversione alle tensioni di una "nuova guerra fredda" che sono comparse nella regione.

La Russia e la Cina temono che il progetto statunitense sia quello di installare basi permanenti in Afghanistan e di sviluppare i componenti del suo sistema di difesa missilistico. La riunione della SCO ha condiviso le critiche della Russia sul progetto dello scudo missilistico della NATO che si è già avviato in Europa. Questo progetto, voluto da "una nazione o di un piccolo gruppo di paesi che, unilateralmente e senza alcuna restrizione, per sviluppare un sistema antimissile, potrebbe minacciare la stabilità strategica e la sicurezza internazionale ".

Il summit ha anche richiesto ai vicini dell’Afghanistan di svolgere un ruolo primario nel migliorare la sicurezza e per aiutare a ricostruire l’Afghanistan, rifiutando così una soluzione esclusivamente militare. “È possibile che la SCO si assumerà la responsabilità per molti questioni in Afghanistan dopo il ritiro della coalizione delle forze nel 2014", ha detto il Presidente kazako, Nurusultan Nazarbayev, facendo eco alla richiesta del Presidente russo, Dmitri Medvedev, "per una più intensa e profonda cooperazione tra la SCO e l’Afghanistan".

Sia Pechino che Mosca stanno ripristinando la propria influenza nella zona,la Cina nel settore minerario e tutti e due i paesi nei progetti per le infrastrutture e per la cooperazione con le forze occidentali per combattere il traffico di droga. "L’Afghanistan è stata la ragione principale per cui fu creata dieci anni fa la SCO, ancor prima che l’11 settembre forzasse gli americani a comprenderne la minaccia", ha detto il delegato della Duma, Sergei Markov. "La minaccia di un islamismo radicale esportato nella nostra regione è qualcosa a cui siamo molto familiari. E un risorgere di quella minaccia deve essere una delle preoccupazioni più rilevanti."

Durante la conferenza, l’Ufficio della Nazioni Unite per la Droga e il Crimine (UNODC) ha firmato un accordo con la SCO per promuovere la cooperazione nel combattere il traffico degli stupefacenti, il crimine organizzato, il traffico degli umani e il terrorismo internazionale. Il direttore esecutivo dell’UNODC, Yury Fedotov, ha detto che "le nazioni come il Kazakistan sono sulla linea del fronte del flusso dell’eroina afgana che è diretta in occidente. Le operazioni per contrastare il crimine organizzato e il traffico della droga si stanno sempre più indirizzando verso un approccio cooperativo." L’argomento più urgente è il traffico dell’eroina dall’Afghanistan verso il Tajikistan che si è sviluppato con l’invasione degli Stati Uniti nel 2001.

Il rafforzamento della cooperazione e lo sviluppo economico sono state considerate le "due ruote" della SCO dal Segretario Generale, Zhang Deguang. Il Giornale del Popolo cinese ha evidenziato che "tra le altre mosse concrete da intraprendere c’è la costruzione di una ferrovia, di un’autostrada e di una rete di condotte che colleghino i paesi dell’Asia Centrale senza sbocco sul mare e le sue ricche risorse naturali all’economia globale." Al momento, è ancora in costruzione un sistema di condotte per il gas naturale che poi metterà in comunicazione Iran, Pakistan, India e Cina, aiutando a superare i contrasti tra India e Pakistan e a integrare tutta la regione sulle premesse di interessi condivisi, attentamente supervisionati dalla Cina.

L’Asia Centrale e l’Asia del Sud sono inseparabili e le proposte per l’adesione di India e Pakistan sono state a lungo discusse. Il Presidente del Pakistan, Ali Zardari, si è ripromesso di lavorare con i membri della SCO per raggiungere la pace regionale. Zardari ha affermato che il Pakistan fa parte della regione della SCO e che è intenzionato a cooperare con le altre nazioni per finanziare joint venture nel settore energetico, nelle infrastrutture, nell’educazione, nella scienza e la tecnologia. Ha fatto menzione della nuova apertura del porto a Gwadar, a cui la Cina ha destinato molti finanziamenti come di un utile centro di smistamento per tutta la regione.

La SCO ha rafforzato la cooperazione tra i suoi membri, con le esercitazioni di guerra tra Russia e Cina e, all’inizio di aprile di quest’anno, gli incontri dei capi militari dei paesi membri. Comunque, la SCO è ancora lontana dall’essere un’alleanza militarmente coesa come la NATO. L’ammissione del Pakistan e dell’India, nemici di lunga data, complicherà certamente la cooperazione militare, con il protettore dell’India, la Russia, opposto a quello del Pakistan, la Cina.

La Cina è chiaramente la forza che sta alle spalle della SCO, il polmone che nella regione è economicamente molto più importante di quanto non sia la Russia, ma la volontà comune di tenere lontani gli Stati Uniti è per tutti un sogno. Quale modo migliore per alleggerire le tensioni tra tutti questi rivali se non con le esercitazioni della SCO per rafforzare l’interazione tra le forze armate e i corpi legislativi? Secondo l’opinione di M.K. Bhadrakumar, renderà la "NATO (e la Pax Americana) semplicemente irrilevante per un’enorme estensione di territorio ".

I discorsi prolissi sulla pace, sulla sicurezza e la cooperazione regionale erano indirizzata alla stampa (e a Obama). A porte chiuse, i leader hanno espresso le loro preoccupazioni sull’impatto che la Primavera Araba può avere in tutta la regione, particolarmente negli stati più popolosi dell’Asia Centrale e nella dittatura più aspra, l’Uzbekistan. Il summit della SCO è uno dei pochi eventi internazionali dove il suo leader, Islam Karimov, è ancora un benvenuto.

Un altro argomento della riunione trattato riguarda il modo di unire gli sforzi nella direzione di una moneta unica mondiale, non creata dai banchieri mondiali agli incontri segreti del Bilderberg, ma in modo aperto dalle nazioni centri più popolose e più ricche di risorse che sono presenti nella SCO. Nazarbayev ha sottolineato il bisogno di una forte moneta sovranazionale e ha raccomandato un ritorno a una qualche forma di gold standard. "La SCO lo può fare. Le operazioni swap che abbiamo avviato sono il primo passo. Tutto ciò è necessario per una cooperazione egualitaria all’interno della SCO."

Il Presidente iraniano, Mahmoud Ahmedinejad, ha dato un po’ di colore al tono dimesso dell’incontro grazie al richiamo rivolto alla SCO di farsi maggiormente carico di un ruolo attivo per contrastare il sistema globale, guidato dagli USA, degli "schiavisti e dei colonizzatori" per poi sostituirlo con uno che sia più giusto. "Chi fra noi [ha avuto un ruolo] nell’età oscura della schiavitù o nella distruzione di centinaia di milioni di esseri umani? Io credo che insieme potremo riformare il modo in cui il mondo è gestito. Potremo restituire la tranquillità al mondo intero."

Il meeting della SCO è arrivato pochi giorni dopo la chiusura della riunione del Gruppo Bilderberg a St. Moritz in Svizzera, a cui quest’anno ha partecipato il Ministro per gli Affari Esteri, Fu Ying, un riconoscimento del fatto che senza l’approvazione della Cina niente è più possibile nel mondo della finanza. Come la SCO, la sua agenda si dice abbia analizzato quali azioni intraprendere in reazione alla Primavera Araba, ma anche, in modo più sinistro, progetti per censurare Internet, chi scegliere perché diventi il nuovo direttore del FMI, gli ulteriori salvataggi dell’euro e i prezzi in crescita del petrolio.

La Cina, la Russia, il Pakistan e l’India, per non far menzione dell’Iran: la SCO riunisce tutte le più serie minacce ai progetti dell’impero in un unico organismo. Ad eccezione forse della Cina, Bush non ha mai preso sul serio nessuno di questi paesi. Obama sì. Ma finora la SCO ha molto abbaiato, ma non ha di certo morso. Se, nel corso di quest’anno, anche l’India e il Pakistan verranno ammessi e se gli swaps denominati non in dollari raggiungeranno una massa critica, il Bilderberg farà bene a mettere la SCO e cosa farne in cima al prossimo ordine del giorno.

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Fonte: http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=25359

di Eric Walberg

29 giugno 2011

Che la banca sia con voi… Amen


Il presidente uscente della Bce, Jean-Claude Trichet (quello che gli subentrerà a novembre sarà il “nostro” Mario Draghi, il che non significa che sarà un vantaggio perché per i banchieri prima vengono le banche, poi, ma solo poi ed eventualmente, i popoli e gli stati): l’mmarcescibile Trichet – dicevo – prima di uscire di scena, ha deciso di rinverdire i fasti della sua miserabile ricetta: rialzare i tassi d’interesse per contenere l’inflazione e quindi i prezzi.

Abbiamo più volte ribadito e dimostrato qui, sul Fondo, che i prezzi dei beni al consumo NON salgono quando il tasso d‘interesse è basso e NON scendono quando il tasso d’interesse si alza. Da quando il tasso d’interesse dell’euro in seguito alla crisi della finanza globale del 2008 è stato abbattuto all’1% (in America addirittura allo zero per cento), dal 4,5% che era, l’inflazione non ha fatto registrare alcuna sensibile impennata: ancora oggi siamo fermi al 2,6% (in Italia), mentre nel 2008, prima della crisi, e con quel tasso d’interesse nettamente più elevato, si registrava un’inflazione pari al 3,5%.

La formula di Trichet, quindi, insieme alle motivazioni che propone è una bufala. La verità vera è che con il prossimo ri-aumento dei tassi, prima della sua uscita di scena, Trichet vuole premiare i suoi più affezionati estimatori: le banche. Le quali troveranno modo di moltiplicare per due o per tre al dettaglio del consumatore il maggior costo della merce che la Bce produce all’ingrosso, senza vincoli o controlli da parte degli stati: il denaro.

Non bastasse il preannunciato nuovo salasso nelle tasche degli europei (e degli italiani) per il pagamento maggiorato, ad esempio, dei mutui a tasso variabile già accesi, il nostro Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti c’ha messo il carico da undici. Il piano della nuova manovra economica da lui pensata prevede: l’aumento di un punto dell’Iva sulle aliquote più alte (10 e 20 per cento) compensato, però nelle sue pretese del Ministro, dalla riduzione del prelievo dell’Irpef, derivante dalla riduzione delle aliquote di prelievo fiscale.

Calcoli alla mano, i primi a stigmatizzare che fra il prendere e togliere a rimetterci saranno ancora una volta i redditi con perdita del potere d’acquisto è proprio la Confcommercio che fa notare: «Gli effetti negativi di una tale manovra sono dovuti al fatto che l’aumento dei prezzi dovuto al rialzo del’Iva neutralizza l’aumento di reddito monetario per il taglio dell’Irpef ma riduce il potere d’acquisto dello stock di ricchezza detenuto dalle famiglie».

Ciliegina marcia su una torta che già si preannuncia al veleno è la notizia, sempre di oggi, del nuovo record storico per il premio di rendimento pagato dai titoli decennali italiani rispetto al bund tedesco. Gioverà appena ricordare che il recente crack finanziario della vicina Grecia, praticamente ridotta alla fame, è stata determinata proprio da un eccessivo rialzo dei tassi pagati sui propri titoli di stato.

Tutto ciò avviene mentre il dibattito politico italiano concentra la sua attenzione sui No-Tav, i bunga-bunga presidenziali, i ministeri al nord, il ritiro del patrocinio della Regione Lombardia per una manifestazione il cui volantino di programmazione presenta la parola “porno”, giudicata inammissibile dal Presidente Formigoni, le camerille dei Bisignani e dei suoi interlocutori politici, e altre imprescindibili querelle degne di una sceneggiata napoletana.

Con tutto il rispetto per Napoli e i napoletani che in queste ore affondano letteralmente nell’immondizia, sotto l’impotente sguardo di San Gennaro De Magistris

di Miro Renzaglia

28 giugno 2011

Contro l'inflazione la borsa è come la roulette







Sempre pronto a dare consigli sbagliati, il Corriere della Sera apre la prima pagina del supplemento CorrierEconomia del 3 maggio 2011 col titolo L’inflazione fa paura? Azioni e bond per difendersi”. Il concetto è sviluppato a pagina 17 da un articolo che inizia così: “Contro il carovita ci pensa Piazza Affari”. L’autore è Adriano Barrì: una firma nuova per una vecchia bufala.


Non è vero che le azioni proteggano dall’inflazione, ovvero che di regola il valore dei propri risparmi venga preservato investendoli in Borsa. Basta un minimo di competenza per sapere che ciò è accaduto a volte sì e a volte no. Il Corriere della Sera poteva anche titolare: “L’inflazione fa paura? La roulette per difendersi”. Se, infatti, uno punta tutto sul rosso ed esce, ottiene una salvaguarda del potere d’acquisto dei suoi risparmi anche con un’inflazione del 100%.
Si veda nel
grafico cosa capitò a Piazza Affari dopo il 1973, ovvero durante l’ultima fiammata inflattiva in Italia. Nel giro di un paio d’anni era andato in fumo fra il 60%-70% delle somme investite. Bella difesa dall’inflazione!
I dati come al solito non provengono dal centro sociale Leoncavallo, bensì dall’
ufficio studi di Mediobanca, diretto non da Fausto Bertinotti, bensì da Fulvio Coltorti. Peraltro già nel 2009 uno studio del Fondo Monetario Internazionale giungeva a conclusioni ugualmente negative per l’investimento azionario: Inflation Hedging for Long-Term Investorsdi Alexander P. Attié e Shaun K. Roache.
Al Corriere della Sera sono così incompetenti da ignorare del tutto la materia su cui pontificano? Il fervore pro-azionario del quotidiano di via Solferino si spiega altrimenti, cioè coi suoi padroni. Che sono: Mediobanca, Fiat, Pesenti, Della Valle, Pirelli, Ligresti, Merloni, Generali, Banca Intesa ecc. A tutti costoro fa gioco che i risparmiatori italiani comprino loro azioni (di minoranza).
La conferma viene dal Sole 24 Ore, controllato dai soci di Confidustria e quindi da soggetti ugualmente interessati a trovare tapini disposti a prendersi sul groppone le azioni di minoranza delle loro società. Qui gli esempi si sprecano. Il 27 luglio 2008 Marco Liera scrive a pagina 25 che “le azioni storicamente sono uno dei migliori impieghi anti-inflazione” e cita “uno studio dell’investment bank Kleinwort Benson”, che non è propriamente la fonte più autorevole in materia.
Su Plus 24 del 25 aprile 2009, a cura dello stesso campione del giornalismo economico, leggiamo in prima pagina riguardo alla “quota da destinare alle azioni: si parte dal 10 fino a un massimo del 70%”. Il 14 maggio 2011 a pagina 17 il gestore invitato, quella settimana, a farsi bello sulle pagine di Plus 24 consiglia a un artigiano circa il 55% in azioni, in maniera diretta o indiretta. E addirittura il 34% a una coppia con un profilo conservativo! Nell’ultimo caso il responsabile dell’inserto era cambiato. Ma ciò non ha nessuna importanza. Seguo il foglio della Confindustria dalla fine degli anni ’70 e ho visto alternarsi più direttori, senza che si notassero differenze, salvo forse nella grafica dei supplementi.

di Beppe Scienza

27 giugno 2011

Dove vengono prese le decisioni internazionali determinanti?



Mentre l’élite occidentali si riunivano nella pittoresca St. Moritz per decidere sulla crisi mondiale, gli outsider si sono incontrati nelle steppe desolate dell’Asia Centrale.

La scorsa settimana il decimo summit della Shanghai Cooperation Organisation (SCO) nella capitale kazaka, Astana, ha evidenziato come i più grandi rivali dell’impero, guidati da Russia e Cina, stanno cercando di plasmare un’alternativa all’egemonia degli Stati Uniti.


La SCO è l’unica grande organizzazione internazionale che non ha tra i suoi membri gli USA o uno qualsiasi dei suoi stretti alleati, e la sua influenza è sempre più forte in tutta l’Eurasia. I leader degli stati membri, Russia, Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan e Uzbekistan si sono incontrati con i leader dei paesi osservatori, Iran, Pakistan, India, Afghanistan e Mongolia. La Bielorussia e lo Sri Lanka sono stati ammessi come partner al dialogo e prima del suo arrivo a Astana per frequentare la riunione, il Presidente cinese, Hu Jintao, ha visitato l’Ucraina.

Con un’ampollosità tipicamente cinese, la Dichiarazione di Astana ha sottolineato gli sforzi per combattere le "tre forze" del "terrorismo, dell’estremismo e del separatismo". Il summit si è dichiarato a favore di un Afghanistan "neutrale” (ossia, senza base permanenti USA), cosa sostenuta anche dal Presidente afgano Hamid Karzai, anche se gli Stati Uniti stanno proprio in questo momento discutendo con lui per un accordo di collaborazione strategica dopo il 2014. l’eventualità di basi militari permanenti in Afghanistan sta alla base delle odierne tensioni tra USA e Pakistan. L’India ha dichiarato la sua avversione alle tensioni di una "nuova guerra fredda" che sono comparse nella regione.

La Russia e la Cina temono che il progetto statunitense sia quello di installare basi permanenti in Afghanistan e di sviluppare i componenti del suo sistema di difesa missilistico. La riunione della SCO ha condiviso le critiche della Russia sul progetto dello scudo missilistico della NATO che si è già avviato in Europa. Questo progetto, voluto da "una nazione o di un piccolo gruppo di paesi che, unilateralmente e senza alcuna restrizione, per sviluppare un sistema antimissile, potrebbe minacciare la stabilità strategica e la sicurezza internazionale ".

Il summit ha anche richiesto ai vicini dell’Afghanistan di svolgere un ruolo primario nel migliorare la sicurezza e per aiutare a ricostruire l’Afghanistan, rifiutando così una soluzione esclusivamente militare. “È possibile che la SCO si assumerà la responsabilità per molti questioni in Afghanistan dopo il ritiro della coalizione delle forze nel 2014", ha detto il Presidente kazako, Nurusultan Nazarbayev, facendo eco alla richiesta del Presidente russo, Dmitri Medvedev, "per una più intensa e profonda cooperazione tra la SCO e l’Afghanistan".

Sia Pechino che Mosca stanno ripristinando la propria influenza nella zona,la Cina nel settore minerario e tutti e due i paesi nei progetti per le infrastrutture e per la cooperazione con le forze occidentali per combattere il traffico di droga. "L’Afghanistan è stata la ragione principale per cui fu creata dieci anni fa la SCO, ancor prima che l’11 settembre forzasse gli americani a comprenderne la minaccia", ha detto il delegato della Duma, Sergei Markov. "La minaccia di un islamismo radicale esportato nella nostra regione è qualcosa a cui siamo molto familiari. E un risorgere di quella minaccia deve essere una delle preoccupazioni più rilevanti."

Durante la conferenza, l’Ufficio della Nazioni Unite per la Droga e il Crimine (UNODC) ha firmato un accordo con la SCO per promuovere la cooperazione nel combattere il traffico degli stupefacenti, il crimine organizzato, il traffico degli umani e il terrorismo internazionale. Il direttore esecutivo dell’UNODC, Yury Fedotov, ha detto che "le nazioni come il Kazakistan sono sulla linea del fronte del flusso dell’eroina afgana che è diretta in occidente. Le operazioni per contrastare il crimine organizzato e il traffico della droga si stanno sempre più indirizzando verso un approccio cooperativo." L’argomento più urgente è il traffico dell’eroina dall’Afghanistan verso il Tajikistan che si è sviluppato con l’invasione degli Stati Uniti nel 2001.

Il rafforzamento della cooperazione e lo sviluppo economico sono state considerate le "due ruote" della SCO dal Segretario Generale, Zhang Deguang. Il Giornale del Popolo cinese ha evidenziato che "tra le altre mosse concrete da intraprendere c’è la costruzione di una ferrovia, di un’autostrada e di una rete di condotte che colleghino i paesi dell’Asia Centrale senza sbocco sul mare e le sue ricche risorse naturali all’economia globale." Al momento, è ancora in costruzione un sistema di condotte per il gas naturale che poi metterà in comunicazione Iran, Pakistan, India e Cina, aiutando a superare i contrasti tra India e Pakistan e a integrare tutta la regione sulle premesse di interessi condivisi, attentamente supervisionati dalla Cina.

L’Asia Centrale e l’Asia del Sud sono inseparabili e le proposte per l’adesione di India e Pakistan sono state a lungo discusse. Il Presidente del Pakistan, Ali Zardari, si è ripromesso di lavorare con i membri della SCO per raggiungere la pace regionale. Zardari ha affermato che il Pakistan fa parte della regione della SCO e che è intenzionato a cooperare con le altre nazioni per finanziare joint venture nel settore energetico, nelle infrastrutture, nell’educazione, nella scienza e la tecnologia. Ha fatto menzione della nuova apertura del porto a Gwadar, a cui la Cina ha destinato molti finanziamenti come di un utile centro di smistamento per tutta la regione.

La SCO ha rafforzato la cooperazione tra i suoi membri, con le esercitazioni di guerra tra Russia e Cina e, all’inizio di aprile di quest’anno, gli incontri dei capi militari dei paesi membri. Comunque, la SCO è ancora lontana dall’essere un’alleanza militarmente coesa come la NATO. L’ammissione del Pakistan e dell’India, nemici di lunga data, complicherà certamente la cooperazione militare, con il protettore dell’India, la Russia, opposto a quello del Pakistan, la Cina.

La Cina è chiaramente la forza che sta alle spalle della SCO, il polmone che nella regione è economicamente molto più importante di quanto non sia la Russia, ma la volontà comune di tenere lontani gli Stati Uniti è per tutti un sogno. Quale modo migliore per alleggerire le tensioni tra tutti questi rivali se non con le esercitazioni della SCO per rafforzare l’interazione tra le forze armate e i corpi legislativi? Secondo l’opinione di M.K. Bhadrakumar, renderà la "NATO (e la Pax Americana) semplicemente irrilevante per un’enorme estensione di territorio ".

I discorsi prolissi sulla pace, sulla sicurezza e la cooperazione regionale erano indirizzata alla stampa (e a Obama). A porte chiuse, i leader hanno espresso le loro preoccupazioni sull’impatto che la Primavera Araba può avere in tutta la regione, particolarmente negli stati più popolosi dell’Asia Centrale e nella dittatura più aspra, l’Uzbekistan. Il summit della SCO è uno dei pochi eventi internazionali dove il suo leader, Islam Karimov, è ancora un benvenuto.

Un altro argomento della riunione trattato riguarda il modo di unire gli sforzi nella direzione di una moneta unica mondiale, non creata dai banchieri mondiali agli incontri segreti del Bilderberg, ma in modo aperto dalle nazioni centri più popolose e più ricche di risorse che sono presenti nella SCO. Nazarbayev ha sottolineato il bisogno di una forte moneta sovranazionale e ha raccomandato un ritorno a una qualche forma di gold standard. "La SCO lo può fare. Le operazioni swap che abbiamo avviato sono il primo passo. Tutto ciò è necessario per una cooperazione egualitaria all’interno della SCO."

Il Presidente iraniano, Mahmoud Ahmedinejad, ha dato un po’ di colore al tono dimesso dell’incontro grazie al richiamo rivolto alla SCO di farsi maggiormente carico di un ruolo attivo per contrastare il sistema globale, guidato dagli USA, degli "schiavisti e dei colonizzatori" per poi sostituirlo con uno che sia più giusto. "Chi fra noi [ha avuto un ruolo] nell’età oscura della schiavitù o nella distruzione di centinaia di milioni di esseri umani? Io credo che insieme potremo riformare il modo in cui il mondo è gestito. Potremo restituire la tranquillità al mondo intero."

Il meeting della SCO è arrivato pochi giorni dopo la chiusura della riunione del Gruppo Bilderberg a St. Moritz in Svizzera, a cui quest’anno ha partecipato il Ministro per gli Affari Esteri, Fu Ying, un riconoscimento del fatto che senza l’approvazione della Cina niente è più possibile nel mondo della finanza. Come la SCO, la sua agenda si dice abbia analizzato quali azioni intraprendere in reazione alla Primavera Araba, ma anche, in modo più sinistro, progetti per censurare Internet, chi scegliere perché diventi il nuovo direttore del FMI, gli ulteriori salvataggi dell’euro e i prezzi in crescita del petrolio.

La Cina, la Russia, il Pakistan e l’India, per non far menzione dell’Iran: la SCO riunisce tutte le più serie minacce ai progetti dell’impero in un unico organismo. Ad eccezione forse della Cina, Bush non ha mai preso sul serio nessuno di questi paesi. Obama sì. Ma finora la SCO ha molto abbaiato, ma non ha di certo morso. Se, nel corso di quest’anno, anche l’India e il Pakistan verranno ammessi e se gli swaps denominati non in dollari raggiungeranno una massa critica, il Bilderberg farà bene a mettere la SCO e cosa farne in cima al prossimo ordine del giorno.

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Fonte: http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=25359

di Eric Walberg