15 dicembre 2011

Restano solo le tasse






http://static.tuttogratis.it/628X0/attualita/tuttogratis/it/wp-content/uploads/2011/12/Finanziaria-Monti.jpg


Niente tagli alla casta, le Province e i tassisti resistono qualche sconto ai pensionati, gli evasori restano tranquilli


Più equa, non certo più leggera, probabilmente altrettanto inutile, visto che sono rimaste solo le tasse. Dopo una lunga giornata di emendamenti, parlamentari e governativi, di vertici e tensioni, la manovra del governo Monti assume quella che dovrebbe essere la sua forma definitiva. E il Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio ha deciso che, se necessario, il testo sarà blindato da un voto di fiducia.
Taxi no, farmacie sì
I mercati, che ieri hanno punito l’Italia spingendo ancora più su lo spread a quota 466, non avranno apprezzato le incertezze sulle poche misure per la crescita rimaste nella manovra. Prima un emendamento dei relatori, in commissione alla Camera, rinvia tutto al 2013. Poi in serata, su pressione del deputato di Fli Benedetto Della Vedova, il governo riporta la scadenza al 31 dicembre 2012: entro quella data devono esserci nuovi regolamenti che prevedano meno barriere di quelle attuali all’esercizio delle professioni, altrimenti cade ogni protezione. Si salvano solo i taxisti (solo per ora, promette il governo), e si infuria la lobby della NCC, il noleggio con conducente, che da anni aspetta che cadano le barriere sul lucroso settore del trasporto urbano in auto. Ma i più arrabbiati sono i farmacisti: “Le farmacie sono costrette a chiudere contro un governo capace solo di tagliare e smantellare i servizi che funzionano”, protesta Federfarma annunciando una “serrata” di protesta per lunedì. Il ministro della Salute Re-nato Balduzzi si è impuntato: i farmaci di fascia C, con obbligo di ricetta ma pagai per intero dal cliente, si potranno vendere nelle parafarmacie (tipo quelle dentro i super-mercati) nei Comuni sopra i 15 mila abitanti.
Pensionati a metà
Il Pd esulta perché anche le pensioni tra 1.000 e 1.400 euro saranno rivalutate per l’inflazione. Almeno nel 2012, per il 2013 la copertura al momento c’è solo per quelle fino a 1.000 euro. Come ci tiene a sottolineare Vieri Ceriani, sottosegretario all’Economia, c’è stato un intervento a favore dei redditi bassi anche per quanto riguarda i conti correnti: oggi tutti pagano un’imposta di bollo di 34,2 euro, nella nuova versione della manovra ne saranno esentati tutti quelli che in un anno tengono sul conto in media meno di 5 mila euro. E sono in tanti. Le imprese pagheranno 100 euro invece dei 73 attuali. E sempre il Pd ha incassato un minimo correttivo sullo “scalone” che alzava di botto l’età contributiva da 40 a 42 anni per gli assegni di anzianità (vedi pezzo qui sotto). La copertura per questi interventi a tutela dei più colpiti dalla riforma Fornero dovrebbe arrivare almeno in parte da un prelievo extra sulle pensioni più alte: all’aliquota extra del 10 per cento sugli assegni superiori ai 150 mila euro l’anno si aggiunge un ulteriore 15 per cento sulla parte che eccede i 200 mila. Le conquiste del centrosinistra si fermano qua, c’è un emendamento a cui i democratici tengono molto ma ha ancora un esito incerto: il tetto dei 290 mila euro all’anno agli stipendi dei super manager pubblici. Ci si prova da un decennio, senza risultati apprezzabili.
Cose di casta
Come prevedibile, gli interventi sulla casta passano nella versione più edulcorata. Il governo non potrà adottare un “provvedimento d’urgenza” (cioè un decreto) per imporre a deputati e senatori un taglio dei loro stipendi, ma i presidenti di Camera e Senato Gian-franco Fini e Renato Schifani assicurano che “entro gennaio studieremo un sistema di adeguamento delle indennità parlamentari”. Chissà se per allora la commissione guidata dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini avrà finito di calcolare qual è la media europea a cui uniformarsi. O se ci sarà modo di fare un altro rinvio come quello dell’abolizione delle province: mettere una data di scadenza entro cui far decadere gli organi giudicati inutili (come la giunta e i maxi-consigli) sembra proprio impossibile, quindi ora si parla di esaurimento “naturale”. Semplicemente non saranno rieletti, poi nella fase transitoria ci sarà un commissario. Si prevedono tempi lunghi quindi, gli enti simbolo dell’ipertrofia della politica sembrano averla sfangata anche stavolta.
Tasse, ma non per tutti
Il Pdl di Silvio Berlusconi aveva di fatto ottenuto che nella manovra non fossero violati i suoi tabù. E Monti non ha certo interesse a irritare il suo azionista di maggioranza: la tassa sui capitali scudati cambia, come chiedeva la gran parte dell’opinione pubblica, ma non di molto: chi ha rimpatriato dall’estero capitali sottratti al fisco invece di una tantum dell’1,5 per cento pagherà lo 0,4 nel 2011, l’1 nel 2012 e altrettanto nel 2013. L’Imu viene alleggerita, secondo la formula richiesta dal Terzo polo di Pier Ferdinando Casini: 50 euro in meno per ogni figlio. C’è una piccola patrimoniale sui capitali detenuti all’estero, ma è giusto per pareggiare i conti con il bollo titoli in Italia altrimenti si incentivava la fuga verso la Svizzera anche dei soldi puliti, oltre che di quelli in nero (1 per mille nel 2012 e 1,5 nel 2013).
L’unica novità sostanziosa riguarda gli incentivi per l’assunzione a tempo indeterminato di giovani e donne: nel testo della manovra erano 200 milioni nel 2012 e 300 all’anno dal 2013 in poi. Ora sono 200 nel 2012 e 300 per l’intero periodo 2013-2015. Una delle poche cose di cui Monti si era vantato a Porta a Porta viene parecchio ridimensionata. Nella notte sono proseguiti i lavori in commissione e oggi il decreto arriva in aula, alla Camera.

di Stefano Feltri

14 dicembre 2011

Usura bancaria: l’incubo del debito pubblico


Quello che sta accadendo in questi giorni ha del paradossale.
Partiamo da un dato di fatto: la libertà d’informazione e l’accesso dei cittadini alle notizie oggettive, è praticamente scomparsa. Il risultato è una popolazione addomesticata, rassegnata.
Le vittime, cioè i cittadini italiani da spolpare, si stanno convincendo di essere responsabili della “catastrofe”, i pensionati si svegliano la mattina con il complesso di colpa di aver derubato ai figli e ai nipoti, i lavoratori sono psicologicamente disposti ad accettare qualsiasi condizione contrattuale sotto il ricatto della disoccupazione, i disoccupati sono in depressione perché hanno perso ogni speranza di entrare nel mondo del lavoro e rinunciano a rivendicare ogni diritto di cittadinanza.
Tutti stanno vivendo nella paura del “peggio” che secondo il presidente della repubblica, sarebbe stato dietro l’angolo se non fosse arrivato il salvatore, Mario Monti, l’uomo delle banche d’affari, Goldman Sachs in testa. In tale contesto di sudditanza psicologica, potrebbero nascere comitati per proporre Mario Monti, santo subito.
Gli organi elettivi sono inerti, impotenti e vili, per cui le cosiddette “istituzioni democratiche” sono una illusione. L’incubo del “debito pubblico” ha un effetto paralizzante anche a livello cognitivo.
Nessuno si chiede cosa sia, nessuno si domanda come si forma, nessuno si interroga su chi siano i creditori. Il sonno degli italiani è turbato da fantasmi che assumono le forme dello “spread”, della speculazione, delle quotazioni di borsa, dei grafici sull’andamento dei mercati, degli euro bond, tutte diavolerie che ti afferrano alla gola e ti distruggono la vita.
Gli studi sugli effetti sedativi della psicologia politica sperimentale, trovano conferma nel fatto che la massa dei cittadini - per esempio - non si è resa conto che lo stato è ormai un feudo del sistema bancario sovranazionale, il quale è - di fatto - il vero ordinamento sovrano, anche se non appare.
Questa involuzione dei sistemi democratici si attua e si perpetua attraverso il meccanismo elettorale e proprio grazie al “voto” il popolo bue finisce per legittimare la sua condizione di schiavo, anche se inconsapevole.
Inconsapevole perché vittima delle tecniche di controllo sociale che inducono a modificazioni dei comportamenti collettivi sia a fini politici che commerciali. Anche l’informatica ha fortemente contribuito ad omologare i comportamenti delle masse, che adesso rispondono unitariamente agli stimoli controllati dal potere usuraio che ha messo in funzione un perfetto strumento di spionaggio, integrato con il sistema bancario e con le carte di credito, sempre più utilizzate come mezzo di pagamento.
Se poi esaminiamo l’estrema rapidità delle variazioni del “mercato”, significa che tutto viene ricevuto, processato e tradotto in una serie di transazioni finanziarie dalle reti cibernetiche programmate e abilitate a fare da sé, in automatico.
Solo così si giustificano le migliaia di operazioni finanziarie compiute in frazione di secondo, operazioni in grado di spostare enormi risorse per tutto il mondo e, quindi, di condizionare la vita economica delle nazioni sotto tiro speculativo.
Gli Stati che non battono moneta sono i più esposti alla speculazione e all’indebitamento.
L’euro è una moneta a debito ed è una vera e propria moneta di occupazione.
La Banca Centrale Europea, banca privata, presta allo stato italiano la moneta euro al valore facciale più gli interessi ( la banca ha solo il costo tipografico ! ), e a garanzia lo stato emette BOT e CCT, cioè titoli del Debito pubblico.
Lo stato a sua volta, per onorare il debito alla scadenza, dovrà aumentare le imposte e le tasse per i cittadini e le imprese e ridurre gli investimenti produttivi. Si crea così un corto circuito che fa aumentare il debito pubblico in maniera esponenziale perché chi emette la moneta guadagna il 100% più gli interessi e questo si chiama signoraggio.
Non si comprende perché lo Stato debba indebitarsi con una moneta a debito che non ha alcun controvalore, quando potrebbe, anzi, dovrebbe battere moneta direttamente.
La Banca Centrale Europea è un mostro giuridico esente da ogni controllo democratico creato dall’infame Trattato di Maastricht.
Per concludere, il debito pubblico con tutte le conseguenze e penalizzazioni che questo comporta per i cittadini italiani, ha come fine l’arricchimento degli azionisti delle Banche centrali private. Vogliamo continuare su questa strada, oppure ribellarci agli usurai e riconquistare la sovranità monetaria, come ha fatto recentemente il popolo Islandese? Dipende tutto da noi.

di Stelvio Dal Piaz

13 dicembre 2011

La superpotenza S&P punta i cannoni sull'Ue



Con un intervento a orologeria, l'agenzia di rating minaccia il downgrade per Germania e Francia a poche ore dal summit salva-euro

Anche a non voler seguire la linea complottista, qualche dubbio sulla tempistica con cui l'agenzia di rating Standard&Poor's interviene nella politica europea a gamba tesa, è legittimo. Angela Merkel e Nicolas Sarkozy avevano appena concluso il loro meeting a due per preparare una strategia comune in vista del summit salva-euro dell'8 e 9 dicembre: un fronte comune, costruito su rigide regole, per blindare - a tutti i costi - la moneta unica.

L'annuncio di S&P ha il sapore della minaccia: l'agenzia di rating ha messo sotto osservazione quindici paesi dell'area euro con la previsione di taglio della tripla A anche di Francia e Germania.

Fa impressione che due dei leader più influenti al mondo debbano saltare giù dal letto per fare un comunicato di risposta congiunto a S&P, come se quest'ultima fosse un soggetto politico. La zona nebulosa in cui si muovono le agenzie di rating (S&P, Moody's, Fitch) si è allargata a dismisura e implicitamente, piaccia o no, S&P ha assunto un ruolo politico, da super potenza più che da comprimario.

Forse a qualcuno non piace che si salvi l'euro (siamo di nuovo nel campo del complottismo), o forse - al contrario - si tratta di un semplice avvertimento sulle conseguenze di un summit infruottoso. Non c'è ombra di dubbio, però, che attaccare Francia e Germania a tre giorni dal summit più delicato della storia dell'euro vuol dire mettere in seria discussione la sopravvivenza della moneta unica. Il possibile downgrade di Berlino e Parigi avrebbe un effetto immediato sul fondo salva stati da 780 miliardi di euro, necessario per tenere in piedi Grecia, Portogallo, Irlanda (molto di più per Spagna e Italia); il solo cambiamento dell'outlook (delle previsioni) in negativo ha un effetto domino che si scatena dall'indebolimento del debito sovrano, alle banche e alle imprese con un contagio dell'economia reale.

Se Merkel e Sarkozy si limitano a prendere atto della nota di S&P, Jean Claude Juncker (presidente dell'Eurogruppo) è stato più duro giudicando l'intervento di S&P in un momento così delicato "è scriteriato e iniquo"; "un colpo da k.o.", la cui tempistica "non è una coincidenza".

Tutto questo accade mentre il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso getta la spugna sulla questione eurobond, allineandosi a Berlino e Parigi. La Germania invece pensa alla nazionalizzazione della seconda banca tedesca, la Commerzbank, in grande crisi di liquidità.


di Nicola Sessa

15 dicembre 2011

Restano solo le tasse






http://static.tuttogratis.it/628X0/attualita/tuttogratis/it/wp-content/uploads/2011/12/Finanziaria-Monti.jpg


Niente tagli alla casta, le Province e i tassisti resistono qualche sconto ai pensionati, gli evasori restano tranquilli


Più equa, non certo più leggera, probabilmente altrettanto inutile, visto che sono rimaste solo le tasse. Dopo una lunga giornata di emendamenti, parlamentari e governativi, di vertici e tensioni, la manovra del governo Monti assume quella che dovrebbe essere la sua forma definitiva. E il Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio ha deciso che, se necessario, il testo sarà blindato da un voto di fiducia.
Taxi no, farmacie sì
I mercati, che ieri hanno punito l’Italia spingendo ancora più su lo spread a quota 466, non avranno apprezzato le incertezze sulle poche misure per la crescita rimaste nella manovra. Prima un emendamento dei relatori, in commissione alla Camera, rinvia tutto al 2013. Poi in serata, su pressione del deputato di Fli Benedetto Della Vedova, il governo riporta la scadenza al 31 dicembre 2012: entro quella data devono esserci nuovi regolamenti che prevedano meno barriere di quelle attuali all’esercizio delle professioni, altrimenti cade ogni protezione. Si salvano solo i taxisti (solo per ora, promette il governo), e si infuria la lobby della NCC, il noleggio con conducente, che da anni aspetta che cadano le barriere sul lucroso settore del trasporto urbano in auto. Ma i più arrabbiati sono i farmacisti: “Le farmacie sono costrette a chiudere contro un governo capace solo di tagliare e smantellare i servizi che funzionano”, protesta Federfarma annunciando una “serrata” di protesta per lunedì. Il ministro della Salute Re-nato Balduzzi si è impuntato: i farmaci di fascia C, con obbligo di ricetta ma pagai per intero dal cliente, si potranno vendere nelle parafarmacie (tipo quelle dentro i super-mercati) nei Comuni sopra i 15 mila abitanti.
Pensionati a metà
Il Pd esulta perché anche le pensioni tra 1.000 e 1.400 euro saranno rivalutate per l’inflazione. Almeno nel 2012, per il 2013 la copertura al momento c’è solo per quelle fino a 1.000 euro. Come ci tiene a sottolineare Vieri Ceriani, sottosegretario all’Economia, c’è stato un intervento a favore dei redditi bassi anche per quanto riguarda i conti correnti: oggi tutti pagano un’imposta di bollo di 34,2 euro, nella nuova versione della manovra ne saranno esentati tutti quelli che in un anno tengono sul conto in media meno di 5 mila euro. E sono in tanti. Le imprese pagheranno 100 euro invece dei 73 attuali. E sempre il Pd ha incassato un minimo correttivo sullo “scalone” che alzava di botto l’età contributiva da 40 a 42 anni per gli assegni di anzianità (vedi pezzo qui sotto). La copertura per questi interventi a tutela dei più colpiti dalla riforma Fornero dovrebbe arrivare almeno in parte da un prelievo extra sulle pensioni più alte: all’aliquota extra del 10 per cento sugli assegni superiori ai 150 mila euro l’anno si aggiunge un ulteriore 15 per cento sulla parte che eccede i 200 mila. Le conquiste del centrosinistra si fermano qua, c’è un emendamento a cui i democratici tengono molto ma ha ancora un esito incerto: il tetto dei 290 mila euro all’anno agli stipendi dei super manager pubblici. Ci si prova da un decennio, senza risultati apprezzabili.
Cose di casta
Come prevedibile, gli interventi sulla casta passano nella versione più edulcorata. Il governo non potrà adottare un “provvedimento d’urgenza” (cioè un decreto) per imporre a deputati e senatori un taglio dei loro stipendi, ma i presidenti di Camera e Senato Gian-franco Fini e Renato Schifani assicurano che “entro gennaio studieremo un sistema di adeguamento delle indennità parlamentari”. Chissà se per allora la commissione guidata dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini avrà finito di calcolare qual è la media europea a cui uniformarsi. O se ci sarà modo di fare un altro rinvio come quello dell’abolizione delle province: mettere una data di scadenza entro cui far decadere gli organi giudicati inutili (come la giunta e i maxi-consigli) sembra proprio impossibile, quindi ora si parla di esaurimento “naturale”. Semplicemente non saranno rieletti, poi nella fase transitoria ci sarà un commissario. Si prevedono tempi lunghi quindi, gli enti simbolo dell’ipertrofia della politica sembrano averla sfangata anche stavolta.
Tasse, ma non per tutti
Il Pdl di Silvio Berlusconi aveva di fatto ottenuto che nella manovra non fossero violati i suoi tabù. E Monti non ha certo interesse a irritare il suo azionista di maggioranza: la tassa sui capitali scudati cambia, come chiedeva la gran parte dell’opinione pubblica, ma non di molto: chi ha rimpatriato dall’estero capitali sottratti al fisco invece di una tantum dell’1,5 per cento pagherà lo 0,4 nel 2011, l’1 nel 2012 e altrettanto nel 2013. L’Imu viene alleggerita, secondo la formula richiesta dal Terzo polo di Pier Ferdinando Casini: 50 euro in meno per ogni figlio. C’è una piccola patrimoniale sui capitali detenuti all’estero, ma è giusto per pareggiare i conti con il bollo titoli in Italia altrimenti si incentivava la fuga verso la Svizzera anche dei soldi puliti, oltre che di quelli in nero (1 per mille nel 2012 e 1,5 nel 2013).
L’unica novità sostanziosa riguarda gli incentivi per l’assunzione a tempo indeterminato di giovani e donne: nel testo della manovra erano 200 milioni nel 2012 e 300 all’anno dal 2013 in poi. Ora sono 200 nel 2012 e 300 per l’intero periodo 2013-2015. Una delle poche cose di cui Monti si era vantato a Porta a Porta viene parecchio ridimensionata. Nella notte sono proseguiti i lavori in commissione e oggi il decreto arriva in aula, alla Camera.

di Stefano Feltri

14 dicembre 2011

Usura bancaria: l’incubo del debito pubblico


Quello che sta accadendo in questi giorni ha del paradossale.
Partiamo da un dato di fatto: la libertà d’informazione e l’accesso dei cittadini alle notizie oggettive, è praticamente scomparsa. Il risultato è una popolazione addomesticata, rassegnata.
Le vittime, cioè i cittadini italiani da spolpare, si stanno convincendo di essere responsabili della “catastrofe”, i pensionati si svegliano la mattina con il complesso di colpa di aver derubato ai figli e ai nipoti, i lavoratori sono psicologicamente disposti ad accettare qualsiasi condizione contrattuale sotto il ricatto della disoccupazione, i disoccupati sono in depressione perché hanno perso ogni speranza di entrare nel mondo del lavoro e rinunciano a rivendicare ogni diritto di cittadinanza.
Tutti stanno vivendo nella paura del “peggio” che secondo il presidente della repubblica, sarebbe stato dietro l’angolo se non fosse arrivato il salvatore, Mario Monti, l’uomo delle banche d’affari, Goldman Sachs in testa. In tale contesto di sudditanza psicologica, potrebbero nascere comitati per proporre Mario Monti, santo subito.
Gli organi elettivi sono inerti, impotenti e vili, per cui le cosiddette “istituzioni democratiche” sono una illusione. L’incubo del “debito pubblico” ha un effetto paralizzante anche a livello cognitivo.
Nessuno si chiede cosa sia, nessuno si domanda come si forma, nessuno si interroga su chi siano i creditori. Il sonno degli italiani è turbato da fantasmi che assumono le forme dello “spread”, della speculazione, delle quotazioni di borsa, dei grafici sull’andamento dei mercati, degli euro bond, tutte diavolerie che ti afferrano alla gola e ti distruggono la vita.
Gli studi sugli effetti sedativi della psicologia politica sperimentale, trovano conferma nel fatto che la massa dei cittadini - per esempio - non si è resa conto che lo stato è ormai un feudo del sistema bancario sovranazionale, il quale è - di fatto - il vero ordinamento sovrano, anche se non appare.
Questa involuzione dei sistemi democratici si attua e si perpetua attraverso il meccanismo elettorale e proprio grazie al “voto” il popolo bue finisce per legittimare la sua condizione di schiavo, anche se inconsapevole.
Inconsapevole perché vittima delle tecniche di controllo sociale che inducono a modificazioni dei comportamenti collettivi sia a fini politici che commerciali. Anche l’informatica ha fortemente contribuito ad omologare i comportamenti delle masse, che adesso rispondono unitariamente agli stimoli controllati dal potere usuraio che ha messo in funzione un perfetto strumento di spionaggio, integrato con il sistema bancario e con le carte di credito, sempre più utilizzate come mezzo di pagamento.
Se poi esaminiamo l’estrema rapidità delle variazioni del “mercato”, significa che tutto viene ricevuto, processato e tradotto in una serie di transazioni finanziarie dalle reti cibernetiche programmate e abilitate a fare da sé, in automatico.
Solo così si giustificano le migliaia di operazioni finanziarie compiute in frazione di secondo, operazioni in grado di spostare enormi risorse per tutto il mondo e, quindi, di condizionare la vita economica delle nazioni sotto tiro speculativo.
Gli Stati che non battono moneta sono i più esposti alla speculazione e all’indebitamento.
L’euro è una moneta a debito ed è una vera e propria moneta di occupazione.
La Banca Centrale Europea, banca privata, presta allo stato italiano la moneta euro al valore facciale più gli interessi ( la banca ha solo il costo tipografico ! ), e a garanzia lo stato emette BOT e CCT, cioè titoli del Debito pubblico.
Lo stato a sua volta, per onorare il debito alla scadenza, dovrà aumentare le imposte e le tasse per i cittadini e le imprese e ridurre gli investimenti produttivi. Si crea così un corto circuito che fa aumentare il debito pubblico in maniera esponenziale perché chi emette la moneta guadagna il 100% più gli interessi e questo si chiama signoraggio.
Non si comprende perché lo Stato debba indebitarsi con una moneta a debito che non ha alcun controvalore, quando potrebbe, anzi, dovrebbe battere moneta direttamente.
La Banca Centrale Europea è un mostro giuridico esente da ogni controllo democratico creato dall’infame Trattato di Maastricht.
Per concludere, il debito pubblico con tutte le conseguenze e penalizzazioni che questo comporta per i cittadini italiani, ha come fine l’arricchimento degli azionisti delle Banche centrali private. Vogliamo continuare su questa strada, oppure ribellarci agli usurai e riconquistare la sovranità monetaria, come ha fatto recentemente il popolo Islandese? Dipende tutto da noi.

di Stelvio Dal Piaz

13 dicembre 2011

La superpotenza S&P punta i cannoni sull'Ue



Con un intervento a orologeria, l'agenzia di rating minaccia il downgrade per Germania e Francia a poche ore dal summit salva-euro

Anche a non voler seguire la linea complottista, qualche dubbio sulla tempistica con cui l'agenzia di rating Standard&Poor's interviene nella politica europea a gamba tesa, è legittimo. Angela Merkel e Nicolas Sarkozy avevano appena concluso il loro meeting a due per preparare una strategia comune in vista del summit salva-euro dell'8 e 9 dicembre: un fronte comune, costruito su rigide regole, per blindare - a tutti i costi - la moneta unica.

L'annuncio di S&P ha il sapore della minaccia: l'agenzia di rating ha messo sotto osservazione quindici paesi dell'area euro con la previsione di taglio della tripla A anche di Francia e Germania.

Fa impressione che due dei leader più influenti al mondo debbano saltare giù dal letto per fare un comunicato di risposta congiunto a S&P, come se quest'ultima fosse un soggetto politico. La zona nebulosa in cui si muovono le agenzie di rating (S&P, Moody's, Fitch) si è allargata a dismisura e implicitamente, piaccia o no, S&P ha assunto un ruolo politico, da super potenza più che da comprimario.

Forse a qualcuno non piace che si salvi l'euro (siamo di nuovo nel campo del complottismo), o forse - al contrario - si tratta di un semplice avvertimento sulle conseguenze di un summit infruottoso. Non c'è ombra di dubbio, però, che attaccare Francia e Germania a tre giorni dal summit più delicato della storia dell'euro vuol dire mettere in seria discussione la sopravvivenza della moneta unica. Il possibile downgrade di Berlino e Parigi avrebbe un effetto immediato sul fondo salva stati da 780 miliardi di euro, necessario per tenere in piedi Grecia, Portogallo, Irlanda (molto di più per Spagna e Italia); il solo cambiamento dell'outlook (delle previsioni) in negativo ha un effetto domino che si scatena dall'indebolimento del debito sovrano, alle banche e alle imprese con un contagio dell'economia reale.

Se Merkel e Sarkozy si limitano a prendere atto della nota di S&P, Jean Claude Juncker (presidente dell'Eurogruppo) è stato più duro giudicando l'intervento di S&P in un momento così delicato "è scriteriato e iniquo"; "un colpo da k.o.", la cui tempistica "non è una coincidenza".

Tutto questo accade mentre il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso getta la spugna sulla questione eurobond, allineandosi a Berlino e Parigi. La Germania invece pensa alla nazionalizzazione della seconda banca tedesca, la Commerzbank, in grande crisi di liquidità.


di Nicola Sessa