24 febbraio 2012

Mobilitiamoci, il pericolo è estremo



Dopo matura riflessione, invito i lettori ad aderire all’appello riportato qui:

L’Italia non deve aderire all'ESM. Ecco la mozione.

Scrivete in massa ai politici, parlamentari, ministri, eurodeputati, giornali, opinion makers in genere: è l’ultima possibilità di impedire la perdita definitiva e permanente della sovranità, o di quel che ne resta. Cancellata quella, finisce anche la libertà, una conquista che è costata secoli di lotte e sangue, e che i nostri figli e nipoti dovranno riconquistare con altre lacrime e sangue.

La mozione da inviare ai politici è già nel sito palermitano (grazie per una volta, siciliani!), e basta scaricarlo. I dettagli del pericolo estremo li spiega molto bene la giovane economista Lidia Undiemi (che non conosco di persona) nel video; chi ha tempo, legga il materiale in pdf.

Mi limito ad un sunto: i poteri finanziari stanno creando una entità finanziaria sovrannazionale sovraordinata non solo agli Stati, ma persino all’Unione Europea e financo alla Banca Centrale (BCE), che diverrebbe un’ausiliaria di questo «super-governo» di una qualità inaudita. Si tratta di un «governo dei creditori» contro gli Stati debitori che imporrà «rigori e austerità» per assicurarci che continuiamo a servire il debito.

Nella neolingua anodina, questa entità è denominata «Meccanismo Europeo di Stabilità» (ESM), e nel linguaggio demagogico del professor Monti, «Fondo Salva-Stati» (1).

Il suo vero nome è «Fondo Ammazza-Stati». Come dice benissimo la Undiemi, a questa entità gli Stati (sono 17, fra cui l’Italia) parteciperanno non come sovrani, ma «in qualità di soci e debitori»; e in qualità di debitori Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda riceveranno istruzioni su quali tagli, austerità e rigori applicare ai loro cittadini (sudditi) «al fine di ottenere la liquidità necessaria per evitare il default» (un default che sarebbe saggio fare subito)...

Nell’ultimo «accordo», gli europei-creditori hanno imposto alla Grecia di inserire nella sua Costituzione una norma che dà assoluta priorità al pagamento del debito su ogni altro tipo di spesa pubblica: sanità, istruzione, pensioni comprese.

Il destino che hanno riservato alla Grecia, commissariata dalla Troika, diventerà il nostro. Lo ESM avrà il potere di svuotare le casse degli Stati senza che governi, parlamenti e cittadini possano opporsi. Per sostenere un euro agonizzante e un sistema bancario che merita di subire le conseguenze del crack mondiale che ha provocato, comincia il saccheggio senza limiti e senza controllo democratico.

Questo farà anche a noi lo ESM. Una dittatura dell’Usura sui popoli europei.

Una dittatura permanente. Perchè, contrariamente al Meccanismo Europeo di Stabilizzazione Finanziaria che già esiste, e spirerà nel 2013, questo ESM viene dotato di poteri vastissimi; che potrà esercitare per sempre.

Dotata della più totale impunità. Perché «nel trattato fondativo, si dichiara che lESM, il suo personale, i suoi dirigenti e i suoi beni, ‘godono dellimmunità da ogni forma di giurisdizione’», ossia nessuna magistratura potrà mai chiamarli in giudizio, qualunque magistratura europea. Anche la documentazione che l’ente produce durante le sue manipolazioni e i suoi affari, «non può essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca (...) derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative e normative». Il segreto più assoluto coprirà i suoi atti.

Un simile livello di immunità supra legem, erano un tempo prerogative dei sovrani per diritto divino. Un tempo che si credeva del tutto passato. Invece, adesso le oligarchie ci restituiscono un monarca, il Re Usura.

Anzi, è peggio. Perchè lo ESM non è una pubblica istituzione di qualche genere. È un ente privatistico che «opera come un qualsiasi istituto finanziario, eroga prestiti, si rivolge ai mercati finanziari» per raccolta di fondi, «ed ha come scopo il profitto». In pratica, funzionerà come una banca. Nonostante ciò, godrà di totale esenzione fiscale sui suoi profitti. Ed avrà poteri totali sugli Stati indebitati.

E perchè mai un ente a scopo di lucro dovrebbe essere così totalmente insindacabile e superiore alle leggi di ogni Stato? Fino al punto di godere di totale esenzione fiscale? Soprattutto, perchè vuol essere dichiarato immune da ogni indagine giudiziaria in via preliminare? Evidentemente, ha in progetto di commettere azioni, che secondo i diritti vigenti in Europa, sono criminali.

Probabilmente, ipotizza la Undiemi, si prepara così a svendere senza aste e concorsi i beni degli Stati e dei privati, con sequestri e pignoramenti e grandi «privatizzazioni», per darli agli amici suoi. Violerà i diritti di proprietà, o anche peggio..

Si sta realizzando quel mostro finanziario anticristico che potrà obbligare «tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. E nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia» secondo Apocalisse 13:16-18.

Solo un ultimo ostacolo trattiene ancora questa Bestia: il trattato ESM, per entrare in vigore, deve essere ratificato dai parlamenti nazionali. Quello italiano non lo ha ancora ratificato.

Non c’è dubbio che, se noi elettori non gli facciamo paura, ratificherà anche quest’ultimo tradimento. Il Parlamento attuale non ci ha risparmiato alcuno spettacolo della sua vergognosa bassezza, nessuno scandalo, nessuna esibizione di ladrocinio e di viziostà, di avidità e disonestà. È la propaggine residuale di una classe politica che ci ha portato a questa condizione di schiavi passo passo: aumentando il debito pubblico a livelli abnormi per ingrassare clientele; ratificando tutte le direttive eurocratiche che ci hanno privato della sovranità – la sovranità che gli avevamo delegato perchè la difendessero; abolendo anche da noi le norme che vietavano la commistione fra attività bancaria creditizia e speculativa; non opponendosi ad una globalizzazione che oggi mostra la sua faccoia devastatrice; è la classe che ci ha fatto entrare nell’euro al solo scopo di continuare ad indebitarsi, approfittando dei tassi d’interesse più miti. Tutte le volte avrebbe potuto dire un «no», opporsi, rallentare il processo; non l’ha mai fatto. Ed ora, dopo il disastro provocato, di fronte agli interessi aggravati (lo spread), questa classe politica ha auto-certificato la propria indegnità e incapacità, cedendo il governo a «tecnici», a cui per giunta presta la foglia di fico democratica, sostenendo questo governo nominato dalle oligarchie e dai tedeschi, con il voto parlamentare. Una maggioranza parlamentare mai vista, e concordemente bipartisan.

Questa classe politica si adatta benissimo la sua nuova, vergognosa condizione di traditrice della nazione; la perdita della sovranità non la angoscia; conta di sopravvivere coi suoi emolumenti e prebende appunto nella nuova veste di votatrice automatica dei salassi e dei saccheggi che Monti esegue su ordine del supergoverno anonimo e pignoratore che si chiamerà ESM.

Proprio in queste settimane, la cricca parlamentare sta accordandosi dietro le quinte per confezionare una legge elettorale proporzionale, il cui solo scopo è di garantire a se stessa di sopravvivere alla propria inutilità certificata, di continuare ad esistere e a ricevere le prebende a dispetto della fine della democrazia e della sovranità popolare.

Dovrà solo votare per qualcosa che si avrà cura di nascondere all’opinione pubblica sotto il gergo anodino della flaccida dittatura eurocratica: «Modifica dell’articolo 136 del Trattato sul Funzionamento della UE». E la Bestia si leverà torreggiante su di noi.

Bisogna far paura a questi servi. Avvertirli che nessuno di loro – nessuno di coloro che oggi occupano un seggio nelle due Camere – sarà mai più votato. Bisogna scrivere ai giornali, esigere che rompano il loro complice silenzio sulla reale natura dello ESM.

Naturalmente, tutti i complici e i disonesti saranno lì a giustificare la cessione di sovranità invocando la «situazione obbiettiva» di enormi debitori che devono elemosinare il denaro ai «mercati»; implicheranno che la sovranità è un lusso che non possiamo più permetterci – come il posto fisso, salari decenti e assistenza sanitaria. Invocheranno la «forza maggiore».

Tutte balle. Recentemente, in una conferenza a Roma, m’è capitato di rievocare un caso (l’unico) in cui la sovranità italiana fu vittoriosamente difesa a dispetto di una «situazione obbiettiva» infinitamente più tragica dell’attuale, una economia bombardata, una penuria di mezzi che riduceva le capacità di reazione quasi a nulla, e la pesante tutela di una potenza europea rigida e spietata che ci stava sul collo. È un esempio estremo, politicamente scorretto, impronunciabile: la Repubblica Sociale Italiana.

Certo non era facile affermare la sovranità diuna repubblica creata dal nulla dai tedeschi, bisognosa del loro appoggio, nella condizione della disfatta, in un piccolo territorio di un Paese già largamente occupato (liberato) dagli Alleati, e per di più travagliato dalla guerra civile. Che potevano fare i ministri di quella repubblica prossima a sparire nel sangue (durò infatti venti mesi), se non adeguarsi alla condizione di Stato-fantoccio del tedesco, e pensare intanto a salvare la pelle propria, il proprio futuro, a mettere in salvo le famiglie?

Ebbene, non andò così. Un mese dopo la sua nomina, il ministro delle Finanze di quello Stato evanescente come il fumo, Domenico Pellegrini Giampietro (un napoletano), ingiunse ai tedeschi di ritirare immediatamente dalla circolazione i «marchi d’occupazione» (Reichskreidit Kassenscheine) con cui le truppe germaniche, ogni volta che entravano in una bottega a comprare le poche merci esistenti, commettevano di fatto un esproprio senza indennizzo (nel Meridione liberato, gli americani continuarono per anni a inondare il Paese della loro moneta d’occupazione, le AM-lire).

Ma la RSI non era più territorio occupato, era un alleato: dunque le truppe germaniche favorissero adempiere ad ogni pagamento esclusivamente in lire italiane. E di cessare requisizioni e prelievi di fondi dalle nostre banche. Anzi, visto che c’erano lavoratori italiani nel Terzo Reich, Pellegrini Giampietro pretese ed ottenne il trasferimento in Italia dei loro risparmi. Frattanto, impedì il trasferimento del Poligrafico di Stato a Vienna; fece restituire buona parte dell’oro che la Wehrmacht aveva sottratto alla Banca d’Italia, e mise al sicuro le sue riserve d’oro e valute a Fortezza, dove gli americani le trovarono intatte nel ‘45 (2).

Nello stesso tempo – e nonostante la repubblica dovesse versare ai tedeschi ogni mese 7 miliardi di lire come «contributo per le spese militari, fortificazioni, riattazione delle vie di comunicazione» –, il ministro riuscì a mantenere il potere d’acquisto della lira, anche con un ferreo controllo sui prezzi. Chi ha vissuto quei tempi al Nord, li ha ricordati, non senza motivo, come tempi di paura e di tessere alimentari da fame: ma i dati dicono che al Nord, nel periodo, gli alimentari rincararono del 50%, mentre nel Meridione liberato, del 400%. E la repubblica di Salò riuscì ad aumentare la razione di pane nei mesi invernali. La stampa di carta moneta fu oculatamente controllata: dei 137,8 miliardi autorizzati, ne stampò 110,9. Il Nord dunque non conobbe l’inflazione galoppante del Sud, dove infuriava inoltre il colossale mercato nero (alimentato dai surplus americani), la prostituzione per scatolette, sigarette e calze di nylon, la criminalità impunita e la fame – talchè si può dire che il collasso morale di Napoli, divenuta capitale del malaffare, risalga a quella «liberazione».

Con un introito fiscale devastato dalle distruzioni e dalla povertà (ma nei primi mesi del ‘45 Pellegrini Giampietro era riuscito ad aumentare il gettito a 2 miliardi al mese), ebbe perfino la capacità di restituire il valore di parità ai titoli di Stato (che dopo l’8 settembre erano crollati al 30% del loro valore facciale). Come fece? Personalmente non so. Ma forse una cattedra alla Bocconi, tralasciando lo studio delle meraviglie speculative di Wall Street e della City, potrebbe dedicare un «master in political economy» per capire i segreti della finanza pubblica in condizioni finanziarie ed economiche disperate, la scienza in cui Pellegrini Giampietro si rivelò maestro.

Il materiale documentale c’è: il ministro repubblichino riuscì a pubblicare, per l’esercizio finanziario, 1944-45, regolari bilanci di previsione e consuntivi, regolarmente pubblicati dalla Gazzetta Ufficiale. Vi si può constatare che le entrate dello stato di Salò (386,8 miliardi) superarono le uscite (359,6), configurando dunque un attivo di bilancio di quasi 21 miliardi. Sarebbe istruttivo apprendere come ci riuscì.

La cosa stupì anche gli americani. Il senatore Victor Wickersham, venuto a visitare le macerie d’Europa, dichiarò nell’agosto del ‘45: «La situazione economica dellItalia settentrionale (quella su cui aveva governato la RSI) è molto migliore non solo rispetto alle altre regioni dellItalia meridionale e centrale (quella occupata da loro), ma anche in confronto ad altri Paesi europei in precedenza visitati dalla Commissione di controllo... Germania, Olanda, Norvegia, Belgio e certe zone della Francia». (Il Popolo, 25 agosto 1948) (3).

E non si creda che l’affermazione della sovranità in qualche modo venisse da sè, fosse accettata con legalistico scrupolo dai tedeschi. No, ogni vittoria fu strappata dal piccolo (di statura) Pellegrini Giampietro in aspri confronti con l’ambasciatore Rahn, che si sentiva ovviamente il governatore della colonia, e finì per aver quasi paura di quel «neapolitaner» che si opponeva punto per punto con incredibile competenza e oratoria, che per ogni «contributo» che gli dava, li obbligava a firmare protocolli in cui si riaffermava la sovranità monetaria dello Stato, che i tedeschi dovevano riconoscere, quindi, nero su bianco. I tedeschi provavano continuamente a smantellare le industrie esistenti e trasferirle in Germania, a mettere le mani sull’oro pubblico, i comandi della Wehrmacht facevano requisizioni, sentendosi in diritto dato il «tradimento» di questo popolo di traditori. Si doveva ad ogni istante, con tutte le forze ed anche senza aver forze reali, lottare contro il disprezzo che trasudava da ogni azione e parola dell’«alleato», ahimè giustificato. No, non fu certo facile. Pellegrini era in qualche modo un tecnico, ma lo sosteneva qualcosa d’altro: coraggio personale e amor di Patria (4), entrambi inflessibili.

Due cose che la Bocconi non insegna. Due cose che i politici non hanno mai considerato necessarie ai loro successi. Per gente così, esiste sempre la «forza maggiore».




1
) Occorre constatare che persino in demagogia il professor Monti supera di gran lunga il Berlusconi. Tronca le pensioni e aggrava le tasse, e chiama il decreto «Salva-Italia». Non fa nulla per stroncare i parassitismi, se non un tentativo di disciplinare i tassisti, e chiama questo nulla «liberalizzazioni», anzi «Cresci-Italia». Quando impapocchia le sue «riforme», e le sue «liberalizzazioni», Monti e il suo governo tecnico stanno attentissimi a non toccare, nemmeno sfiorare, i gangli maggiori dei parassiti pubblici, vera causa del debito. Per esempio, si veda la furbesca «lotta» ingaggiata coi sindacati per l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Ciò che rende illicenziabili i fannulloni, gli assenteisti cronici e i ladri in azienda, non è in sè l’articolo 18: è il modo in cui lo interpreta la magistratura del lavoro, che continua a fare la Rivoluzione e la Lotta di Classe dai palazzi di giustizia, imponendo il reintegro dei suddetti ladri, assenteisti e fancazzisti. È quella che andrebbe abolita. Monti lo sa benissimo.
2) Intanto il ministro dell’Economia Corporativa, Angelo Tarchi, sventava i ripetuti tentativi dei tedeschi di trasferire gli impianti industriali del Nord nel Reich, con la plausibile scusa che qui erano esposti ai bombardamenti. Già ANIC e Montecatini ed altre erano state trasferite. Il ministro Tarchi riuscì a far firmare ai tedeschi un accordo in cui questi garantivano la restituzione degli impianti il loro ripristino, la sostituzione (se necessario) con complessi di uguale potenzialità e caratteristiche nell’ipotesi di distruzione, con spese totali a carico del Reich, oltre alla restituzione di materie prime asportate, prodotti semilavorati e la fideiussione della Deutsche Bank secondo le norme previste dalle convenzioni (...). Sulla base di tale accordo, il governo della RSI emanava in data 31 maggio 1944 un documento (numero 340) che sanciva la competenza italiana in materia di politica industriale con valutazione degli impianti produttivi, per quanto atteneva alla loro capacità industriale, sulle materie prime, per la loro entità e quantità, sull’utilizzazione degli impianti in relazione alle commesse belliche, per le necessità civili, l’impiego della mano d’opera e le controversie relative in materia di tutela e decentramento degli impianti nel nord Italia (http://www.italia-rsi.org/uomini/giampietropellegrini.htm).
3) Dopo la «liberazione», il governo italiano antifascista (Bonomi) nviò nel Nord il ministro del Tesoro Marcello Soleri a constatare quel che aveva lasciato il collasso della Repubblica Sociale.
Soleri riconobbe: «L'importo della circolazione monetaria durante la RSI, è risultato notevolmente inferiore all’andamento previsto, poiché il governo repubblicano ha fatto più largo ricorso al debito fluttuante (...). Sono stati stampati e messi in circolazione soltanto lire 110.881.000.000 sul totale di lire 137.840.000.000 autorizzate. Tutto ciò è abbastanza confortante (...). Tali situazioni economiche-fìnanziarie, malgrado il protrarsi dell’occupazione tedesca, sono risultate meno disa-strose di quanto si temeva, cosicché gli oneri previsti per la ricostruzione, rimarranno limitati in misura inferiore a quanto previsto e la ripresa della produzione industriale dell’Alta Italia potrà essere rapida...» (confronta Il Globo numero 104 del 6 giugno 1945).
4) Il patriottismo di Pellegrini Giampietro fu riconosciuto da un testimone sorprendente: la Corte di Cassazione dell’Italia antifascista, che ovviamente processò il ministro di Salò con l’accusa di collaborazionismo. La Corte lo definì un «protagonista della difesa del tesoro nazionale», riconobbe che la sua opera aveva impedito che il Nord-Ialia «divenisse completa preda dei tedeschi», e concluse nella motivazione della sentenza di assoluzione: «La sua opera fu ispirata ad amor patrio, non già ad asservimento al nemico, tanto più meritevole in quanto svolta fra pericoli d’ogni genere». Nonostante l’assoluzione, Pellegrini Giampietro andò in esilio, prima in Brasile, poi in Argentina e Uruguay, dove fondò banche e diresse giornali, e dove la morte lo prese il 18 giugno 1970. Era nato nel 1899, adolescente aveva combattuto volontario nella Grande Guerra (era un «ragazzo del ‘99»), e poi nella guerra di Spagna.
di
Maurizio Blondet

23 febbraio 2012

Il Dollaro e gli Stati Uniti d’America sull’orlo del baratro

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Nell’ultima settimana o giù di lì, ho notato una insolita quantità di articoli molto ben scritti e densi di dettagli che mettono in guardia su una triste sorte e su un orrore finanziario incombente. Questi articoli non sono scritti da un branco di arrabbiati blogger ignoranti, ma da gestori di fondi, investitori ed editorialisti finanziari. Sono tutte persone che avevano visto giusto che stava maturando il crollo del 2008, e la mia scommessa è che lo sono di nuovo. Dopo il crollo del 2008, i media del sistema delle comunicazioni di massa (MSM) ci avevano raccontato: “Nessuno aveva previsto ciò che stava per arrivare”, che è una menzogna sfacciata che non funzionerà più.

Jim Quinn di “TheBurningPlatform.com” scriveva un profluvio di documenti su realtà preoccupanti, che non sentirete mai sul MSM.
Quinn espone la tesi di una rovina in arrivo con statistiche, grafici e logica tagliente come un rasoio in un post dal titolo “Illusion of Recovery–Feelings vs. Facts - Illusione di una ripresa – Emozioni vs fatti.”

Questa la sua sintesi:

Non c’è modo di evitare il collasso finale di un boom creato esclusivamente dall’espansione del credito. Coloro che sono al potere non potranno mai rinunciare volontariamente al loro grande gioco del saccheggio della ricchezza della nazione, e così il risultato finale sarà il collasso economico. Costoro continueranno ad utilizzare la propaganda, le rotative e le mezze verità per portare avanti i loro programmi. Ma chi esamina i fatti arriverà alla conclusione logica che ci stanno vendendo un grande menzogna.

(Qui si può leggere il documento di Jim Quinn, abbastanza lungo ma decisamente valido)

Altri titoli di testa recitano “Molti di noi non vedranno mai l’arrivo di giorni felici.”

Gli articoli riportano una molteplicità di dati statistici che dimostrano il fallimento degli Stati Uniti d’America. Lo sapevate che “il 49 per cento di tutti gli Statunitensi vive in una casa che ottiene dirette provvidenze monetarie da parte del governo federale”?

(Qui si legge su questo argomento)

Che ne dite di questo piccolo post intitolato “Perché, per la maggior parte degli investitori, i concetti di fallimento di sistema o andare a fondo stanno sullo stesso piano di elementi della fantasia come Piedone e gli Unicorni?”

Il gestore finanziario Graham Summers cita due fatti sgradevolmente mostruosi:

1) le banche commerciali statunitensi attualmente sono al vertice della classifica per la detenzione di derivati pari a 248 MILIARDI di dollari.

2) la Federal Reserve sta comprando il 91% di tutta la nuova emissione del debito a lungo termine degli Stati Uniti (allo stesso tempo la Cina e la Russia stanno liberandosi delle obbligazioni usamericane).

(Qui si legge per approfondimenti su questo argomento)

Esempi di altri titoli:

A Financial Crisis in 2012 is Inevitable! Here’s Why
(È inevitabile una crisi finanziaria nel 2012! Ecco qui il perché)

Government Is Dead Man Walking-The Fiscal Situation Is Much Worse Than Most People Realize
(Il governo è un uomo morto che cammina – La situazione finanziaria è peggiore di quello che la gente può immaginare)

The Financial Crisis Of 2008 Was Just A Warm Up Act For The Economic Horror Show That Is Coming
(La crisi finanziaria del 2008 è stata solo un’azione di riscaldamento per lo spettacolo dell’orrore economico che sta per cominciare)

Tutti questi articoli sono stati scritti nell’ultima settimana o giù di lì, e tutti danno corpo a valide analisi. Ce ne sono stati molti di più, che però ho escluso per ragioni di brevità. Tenete ben presente, questi documenti trattano solo di argomenti e dei fondamentali dell’economia. La guerra in Medio Oriente non è menzionata in nessun articolo.

Se andiamo a considerare le ostilità che coinvolgono la Siria, l’Iran, Israele, la Cina, la Russia e gli Stati Uniti, si inorridisce al solo pensiero!
La guerra porterebbe al collasso, al caos, e al disastro finanziario in tempo molto breve. Oh, sicuro, per buona misura mettiamo nella mistura anche la crisi del debito europeo!

L’esperto finanziario e operatore di borsa a Wall Street James Rickards pensa che lo scenario più probabile che andrà a presentarsi sarà il “caos” che deriverà dal crollo del dollaro USA. In un’intervista di questa settimana, Rickards ha dichiarato:

Siamo ancora in tempo per tirarci indietro dal baratro, ma questo richiede specifiche prese di posizioni politiche: smembrare le grandi banche, mettere al bando i derivati, alzare i tassi di interesse per rendere gli Stati Uniti un magnete per i capitali, tagliare la spesa pubblica, eliminare i guadagni in conto capitale (dovuti alla differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto di uno strumento finanziario, ad esempio azioni) e le tasse sui redditi da impresa, appiattire le imposte personali sui redditi, e ridurre la regolamentazione a carico delle imprese sulla creazione di posti di lavoro. Tuttavia, sembra remota la probabilità che queste politiche vengano messe in atto - così lo scenario del collasso del dollaro deve essere preso in considerazione.

Rickards pensa che le cose andranno così male che il governo degli Stati Uniti “ricorrerà a poteri straordinari in una fase di emergenza economica.” Che cosa vuol dire tutto questo? Rickards continua:

Pochi Statunitensi sono al corrente e sono consapevoli dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) ... una serie di norme che assegna poteri dittatoriali al presidente degli Stati Uniti, di congelare i conti correnti, il sequestro dei beni, di nazionalizzare le banche, e adottare altre misure radicali per combattere il collasso economico, in nome della sicurezza nazionale.
Alla luce di questi poteri, si potrebbe considerare una serie di azioni, tra cui il sequestro di 6.000 tonnellate di oro straniero conservate presso la Federal Reserve Bank di New York che, se combinate con il tesoro già depositato a Washington di 8.000 tonnellate, permetterebbe agli Stati Uniti di diventare una superpotenza aurea in grado di dettare la forma del sistema monetario internazionale per il futuro, come hanno fatto a Bretton Woods nel 1944.

(Qui si legge l'intervista completa di Richards)

Il crollo finanziario è già in corso, non importa che il sistema delle comunicazioni metta in giro buone novelle. I prezzi degli immobili continuano a scendere, nonostante che il tasso dei mutui trentennali sia pari o inferiore al 4%. Per altri milioni di case sarà precluso il riscatto nei prossimi anni.
Il tasso di disoccupazione reale e di sottoccupazione arriva al 22,5%, e ci sono poche speranze di trasformare le cose in fretta , con il sistema industriale manifatturiero statunitense smantellato e trasferito alla Cina.
Una cifra record di 46 milioni di persone utilizza buoni pasto. Almeno il 90% di tutte le ipoteche sono supplite dal governo.
La Federal Reserve sta mantenendo un tasso di interesse allo 0% fino al 2014, e sta dando inizio ad un nuovo ciclo di stampaggio di moneta. (QE) (1)

Sulla scia della crisi del 2008, la Federal Reserve ha immesso 16,100 trilioni di dollari per salvare banche e aziende in tutto il mondo. Non sono stati soldi sufficienti perché, oggi, ci troviamo ad affrontare un altro disastro finanziario ancora più grande.
Le vendite di veicoli sono state sostenute con un nuovo ciclo di finanziamenti subprime. (2)

Il debito degli Stati Uniti rispetto al PIL è pari al 100% o superiore, e un altro aumento del tetto massimo del debito sarà probabilmente inevitabile prima delle elezioni di novembre.
È permesso alle banche utilizzare le frodi contabili del governo, che le fanno sembrare solventi.
La maggior parte degli Stati usamericani non sono solo completamente al verde, ma affondano in debiti enormi. I banchieri che hanno creato questi pasticci per trilioni di dollari di imbrogli non vengono perseguiti per paura di accelerare il collasso in moto.
I prezzi dei carburanti e alimentari sono in aumento, e l’inflazione sta correndo all’11% (se venisse calcolata secondo le valutazioni del governo nel 1980).

Mentre il dollaro è deprezzato, l’inflazione lo inchioderà. Questi sono solo alcuni segnali di una tragedia in atto. Il problema più grande che gli Stati Uniti hanno è il loro schiacciante debito che non potranno mai ripagare. Sono stati stampati tanti dollari per darli in prestito a sostegno delle banche e dell’economia. Non si può combattere una crisi del debito con infiniti salvataggi e creazione di moneta. È come combattere il fuoco con la benzina.

Un cambiamento monumentale sta arrivando e, per la maggior parte degli Usamericani, sarà doloroso, soprattutto per gli impreparati!

N.d.T.:

(1) QE, Quantitative Easing, vale a dire un alleggerimento quantitativo, che indica una delle modalità con cui avviene la creazione di moneta da parte della Banca Centrale, e la sua iniezione nel sistema finanziario ed economico con operazioni di mercato aperto.
Nel caso di QE, la Federal Reserve acquista, per una predeterminata e annunciata quantità di denaro, attività finanziarie dalle banche (azioni o titoli anche tossici), con effetti positivi sulla struttura di bilancio di queste ultime. La Banca Centrale può ricorrere al quantitative easing per il salvataggio di un istituto di credito, per eliminare dal mercato e dai bilanci delle banche i titoli tossici con elevati gradi di rischio o con bassa remunerazione, per fornire liquidità al sistema, quando le banche non si prestano denaro e le famiglie e imprese subiscono una stretta creditizia. Fornire liquidità alle banche, non significa fornirla al sistema economico (imprese, famiglie, ecc...) in quanto le banche potrebbero non utilizzare la liquidità, ma depositarla presso la Banca centrale stessa, e avere un tasso di interesse molto poco remunerativo, ma privo di rischi.

(2) Nel contesto finanziario degli Stati Uniti, questi prestiti “subprime” vengono concessi a soggetti che non possono accedere ai tassi di interesse di mercato, in quanto hanno avuto problemi pregressi nella loro storia di debitori. Questi prestiti sono rischiosi sia per i creditori sia per i debitori, vista la pericolosa combinazione di alti tassi di interesse, cattiva storia creditizia del debitore e situazioni finanziarie poco chiare, o difficilmente documentabili, associate a coloro che hanno accesso a questo tipo di credito. Una qualsiasi attività subprime (finanziamento, mutuo, carta di credito, ecc.) si qualifica prevalentemente per lo stato della parte debitrice. Un mutuo subprime è, per definizione, un mutuo concesso ad un soggetto che non poteva avere accesso ad un tasso più favorevole nel mercato del credito. I debitori subprime hanno vissuto storie creditizie fatte di inadempienze, pignoramenti, fallimenti e ritardi di pagamento. Poiché i debitori subprime vengono considerati ad alto rischio di insolvenza, i prestiti subprime hanno tipicamente condizioni meno favorevoli delle altre tipologie di credito. Queste condizioni includono tassi di interesse, parcelle e premi più elevati.

Traduzione di Curzio Bettio per www.tlaxcala-int.org.

Fonte: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=6852

22 febbraio 2012

Mosca e la formazione del Nuovo Sistema Mondiale





Imad Fawzi Shueibi esamina le ragioni e le conseguenze della recente posizione presa dalla Russia al Consiglio di Sicurezza. L’appoggio di Mosca alla Siria non è una posa ma il risultato di un’analisi approfondita dei mutevoli equilibri dei potere globali. La crisi in corso darà vita ad una nuova configurazione mondiale che dal modello unipolare, ereditato dopo il crollo dell’URSS, si evolverà gradualmente verso un sistema multipolare. Inevitabilmente, questa transizione coinvolgerà il mondo in un periodo di turbolenza geopolitica le cui ripercussioni vengono vagliate dall’autore.

1-3321-c1232Alcuni scommettono che, come d’abitudine, avverrà un cambiamento nella posizione russa verso la regione araba, simile a quello che avvenne nel caso iracheno e in quello libico. Tuttavia, quest’ipotesi può essere esclusa da una profonda analisi della posizione russa, per le considerazioni che seguono. Sembra che la regressione russa non sia possibile nel mondo d’oggi, dato che Mosca vede negli attuali eventi, e nel confronto con l’Occidente, ossia con gli europei e gli statunitensi, un’opportunità per formare un nuovo ordine mondiale, che superi quello che ha prevalso nel periodo post-Guerra Fredda e dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Quest’ultimo, rappresentato dall’unipolarismo, ha si è spostato verso il non-polarismo dopo la guerra in Libano del 2006.

Vladimir Putin ha espresso quest’idea in un messaggio del 14 gennaio 2012, nel quale ha annunciato che stiamo assistendo alla formazione d’un nuovo ordine, diverso dall’unipolarismo. Ciò significa che Mosca andrà fino in fondo negli sforzi per impedire che tale processo sia scavalcato: anche fino ad un conflitto. La dichiarazione del Ministero degli Esteri russo, secondo cui l’Occidente commetterebbe un grave errore se attaccasse l’Iran (seguita da quella di Putin per cui, se l’Occidente tentasse azioni unilaterali, la Russia non rimarrebbe inerte ma reagirebbe con forza), non è altro che un ultimatum. Mosca, infatti, non accetterà nessun accordo, tipo quelli presi a proposito dell’Iraq o della Libia. Oggi tutto tende a un nuovo ordine mondiale, che accompagna il ritiro strategico americano dall’Iraq: il presidente Barack Obama ha annunciato la diminuzione delle forze statunitense da 750.000 a 490.000 unità e la riduzione del bilancio per la difesa a 450 miliardi di dollari.

Ciò comporterà l’incapacità di lanciare due operazioni militari nello stesso tempo, ma avvia il confronto con la Cina nel Sudest asiatico, che si sta lavorando ad armare. Il 7 gennaio 2012 Pechino ha risposto dichiarando che “Washington non è più in grado d’impedire al Sole cinese di sorgere”. Washington sta ricommettendo la follia d’affrontare la Cina, avendo perso la battaglia con Mosca su molti fronti, sia nel gioco del gas in Turkmenistan ed Iran, sia sulla costa orientale del Mediterraneo (con l’annuncio della nuova strategia Washington si ritira dalla regione, pur impegnandosi a garantire la stabilità e sicurezza del Medio Oriente affermando che rimarrà vigile).

Putin, per quanto riguarda la sua strategia che va al di là dei propositi elettorali, ha scritto quanto segue: “Il mondo è sulla soglia di una fase di disordine che sarà lunga e dolorosa”. Quindi, Putin afferma decisamente che la Russia non inseguirà le illusioni del sistema unipolare che sta crollando, e che non potrà garantire la stabilità mondiale in un momento in cui gli altri centri d’influenza non sono ancora pronti per assumersi quest’onere. In altre parole, siamo di fronte ad un lungo periodo di confronto con il sistema unipolare, destinato a durare fin quando le altre potenze influenti non cementeranno un Nuovo Ordine Mondiale.

Di solito, gli Statunitensi si ritirano quando le loro prospettive di successo non sono né rapide né certe. Sanno molto bene quanto la loro economia stia deteriorandosi e quanto ininfluente stia diventando la loro forza militare, soprattutto dopo aver perso prestigio ricorrendo troppo allo strumento bellico. Putin, pur realizzando che il tempo non sta scorrendo all’indietro, invita i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, del G8 e del G20 a fermare qualsiasi possibilità d’emergere di tensioni etniche e sociali o di forze distruttive che pongano una minaccia alla sicurezza mondiale. Questa è una chiara indicazione del rifiuto della presenza di tendenze religiose nelle posizioni decisionali e dei gruppi armati non statali. Questi gruppi Putin li indica chiaramente come alleati degli Stati che stanno esportando la democrazia militarmente e tramite coercizione. Mosca, quindi, non si risparmierà nel fronteggiare tali tendenze politiche e questi gruppi armati. Il Primo ministro russo conclude affermando che la violazione del diritto internazionale non è più giustificabile, anche se dietro ci fossero buone intenzioni. Ciò significa che i russi non accetteranno nessun tentativo da parte della Francia, della Gran Bretagna e degli Stati Uniti di sostituire il principio di sovranità con quello d’intervento umanitario.

In realtà, gli USA non si possono completamente ritirare dal Medio Oriente. Stanno semplicemente disponendo l’area per una “guerra per procura”. Ciò accade in un momento in cui Putin ammette che le potenze emergenti non sono ancora pronte a prendere la loro posizione nel nuovo mondo non unipolare. Tali potenze emergenti sono la Cina, l’India, ed in generale gli stati dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Questo implica quanto segue:

  • Il mondo di oggi sarà più non-polarizzato di quanto lo è stato durante il periodo 2006-2011.
  • I conflitti saranno caratterizzati dall’essere globali, ma ci sarà un linguaggio che si intensificherà fino ad arrivare sull’orlo del baratro; avvisando dunque che tutto il mondo sarà a rischio di scivolarvi dentro.
  • La regola secondo cui le super potenze non muoiono nel letto, è una regola che richiama alla cautela a causa dei rischi di fughe in avanti; soprattutto quando una super potenza si trova al di fuori del sistema principale a cui era stata abituata fin dalla Seconda Guerra Mondiale, e le sue opzioni si troveranno dunque ad oscillare tra il fare la guerra e l’innalzare la tensione nelle aree d’influenza altrui. Finché la guerra tra super potenze è resa difficile, se non impossibile, dagli armamenti nucleari, l’aumento delle tensioni o l’avvio di guerre per procura diventano alternative per i conflitti per (auto)fortificarsi sul piano internazionale. C’è anche l’opzione di una ridistribuzione soddisfacente delle zone d’influenza secondo una nuova Jalta. Oggi è fuori discussione, ma in futuro chissà: nulla può essere escluso per sempre nell’azione politica. Esiste una regola secondo cui è possibile sconfiggere una superpotenza, ma è preferibile non farlo. Meglio piuttosto permetterle di salvarsi la faccia e far coabitare le nuove e le vecchie superpotenze. Ciò è avvenuto con Francia e Gran Bratagna dopo la Seconda Guerra Mondiale.
  • La massima preoccupazione è per la continuità dello status quo che tracima la ferocia della Guerra Fredda, differenziandosi però per gli strumenti utilizzati finché gli Stati del Patto di Shanghai non saranno in grado di prendere le loro posizioni. Ciò significa che le zone di conflitto (Corea, Iran e Siria) saranno oggetto di un logoramento a lungo termine, che nel linguaggio della politica contemporanea può essere letto come “apertura” sull’effetto domino; cioè apertura all’incalcolabile e senza precedenti, e passaggio da lotte limitate a conflitti più azzardati. É certo che i paesi coinvolti nella scontro saranno quelli coinvolti nella spartizione, e che la ripartizione internazionale non dovrà necessariamente avvenire a loro spese, in quanto fanno parte della lotta. Tutti gli altri paesi staranno ai margini dello scontro oppure diventeranno strumenti di tale scontro, oggetti della spartizione. Viste le regole della lotta internazionale (tra cui quella per cui il coinvolgimento è parte della spartizione), tali paesi non perdono l’iniziativa né la libertà di decisione ed azione; essi devono seguire il principio della fermezza, una regola basilare nella gestione delle crisi.
  • La realtà è che la gestione delle crisi sarà la regola che informerà la fase in arrivo, che potrebbe durare per anni. Tuttavia, il rischio è che si gestiscano le crisi con altre crisi, focalizzandosi su regioni instabili come il Mediterraneo Orientale e l’Asia Sudorientale.

di Imad Fawzi Shueibi
Traduzione di Serena Bonato - Imad Fawzi Shueibi è presidente del Centro di Studi Strategici di Damasco.

24 febbraio 2012

Mobilitiamoci, il pericolo è estremo



Dopo matura riflessione, invito i lettori ad aderire all’appello riportato qui:

L’Italia non deve aderire all'ESM. Ecco la mozione.

Scrivete in massa ai politici, parlamentari, ministri, eurodeputati, giornali, opinion makers in genere: è l’ultima possibilità di impedire la perdita definitiva e permanente della sovranità, o di quel che ne resta. Cancellata quella, finisce anche la libertà, una conquista che è costata secoli di lotte e sangue, e che i nostri figli e nipoti dovranno riconquistare con altre lacrime e sangue.

La mozione da inviare ai politici è già nel sito palermitano (grazie per una volta, siciliani!), e basta scaricarlo. I dettagli del pericolo estremo li spiega molto bene la giovane economista Lidia Undiemi (che non conosco di persona) nel video; chi ha tempo, legga il materiale in pdf.

Mi limito ad un sunto: i poteri finanziari stanno creando una entità finanziaria sovrannazionale sovraordinata non solo agli Stati, ma persino all’Unione Europea e financo alla Banca Centrale (BCE), che diverrebbe un’ausiliaria di questo «super-governo» di una qualità inaudita. Si tratta di un «governo dei creditori» contro gli Stati debitori che imporrà «rigori e austerità» per assicurarci che continuiamo a servire il debito.

Nella neolingua anodina, questa entità è denominata «Meccanismo Europeo di Stabilità» (ESM), e nel linguaggio demagogico del professor Monti, «Fondo Salva-Stati» (1).

Il suo vero nome è «Fondo Ammazza-Stati». Come dice benissimo la Undiemi, a questa entità gli Stati (sono 17, fra cui l’Italia) parteciperanno non come sovrani, ma «in qualità di soci e debitori»; e in qualità di debitori Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda riceveranno istruzioni su quali tagli, austerità e rigori applicare ai loro cittadini (sudditi) «al fine di ottenere la liquidità necessaria per evitare il default» (un default che sarebbe saggio fare subito)...

Nell’ultimo «accordo», gli europei-creditori hanno imposto alla Grecia di inserire nella sua Costituzione una norma che dà assoluta priorità al pagamento del debito su ogni altro tipo di spesa pubblica: sanità, istruzione, pensioni comprese.

Il destino che hanno riservato alla Grecia, commissariata dalla Troika, diventerà il nostro. Lo ESM avrà il potere di svuotare le casse degli Stati senza che governi, parlamenti e cittadini possano opporsi. Per sostenere un euro agonizzante e un sistema bancario che merita di subire le conseguenze del crack mondiale che ha provocato, comincia il saccheggio senza limiti e senza controllo democratico.

Questo farà anche a noi lo ESM. Una dittatura dell’Usura sui popoli europei.

Una dittatura permanente. Perchè, contrariamente al Meccanismo Europeo di Stabilizzazione Finanziaria che già esiste, e spirerà nel 2013, questo ESM viene dotato di poteri vastissimi; che potrà esercitare per sempre.

Dotata della più totale impunità. Perché «nel trattato fondativo, si dichiara che lESM, il suo personale, i suoi dirigenti e i suoi beni, ‘godono dellimmunità da ogni forma di giurisdizione’», ossia nessuna magistratura potrà mai chiamarli in giudizio, qualunque magistratura europea. Anche la documentazione che l’ente produce durante le sue manipolazioni e i suoi affari, «non può essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca (...) derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative e normative». Il segreto più assoluto coprirà i suoi atti.

Un simile livello di immunità supra legem, erano un tempo prerogative dei sovrani per diritto divino. Un tempo che si credeva del tutto passato. Invece, adesso le oligarchie ci restituiscono un monarca, il Re Usura.

Anzi, è peggio. Perchè lo ESM non è una pubblica istituzione di qualche genere. È un ente privatistico che «opera come un qualsiasi istituto finanziario, eroga prestiti, si rivolge ai mercati finanziari» per raccolta di fondi, «ed ha come scopo il profitto». In pratica, funzionerà come una banca. Nonostante ciò, godrà di totale esenzione fiscale sui suoi profitti. Ed avrà poteri totali sugli Stati indebitati.

E perchè mai un ente a scopo di lucro dovrebbe essere così totalmente insindacabile e superiore alle leggi di ogni Stato? Fino al punto di godere di totale esenzione fiscale? Soprattutto, perchè vuol essere dichiarato immune da ogni indagine giudiziaria in via preliminare? Evidentemente, ha in progetto di commettere azioni, che secondo i diritti vigenti in Europa, sono criminali.

Probabilmente, ipotizza la Undiemi, si prepara così a svendere senza aste e concorsi i beni degli Stati e dei privati, con sequestri e pignoramenti e grandi «privatizzazioni», per darli agli amici suoi. Violerà i diritti di proprietà, o anche peggio..

Si sta realizzando quel mostro finanziario anticristico che potrà obbligare «tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. E nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia» secondo Apocalisse 13:16-18.

Solo un ultimo ostacolo trattiene ancora questa Bestia: il trattato ESM, per entrare in vigore, deve essere ratificato dai parlamenti nazionali. Quello italiano non lo ha ancora ratificato.

Non c’è dubbio che, se noi elettori non gli facciamo paura, ratificherà anche quest’ultimo tradimento. Il Parlamento attuale non ci ha risparmiato alcuno spettacolo della sua vergognosa bassezza, nessuno scandalo, nessuna esibizione di ladrocinio e di viziostà, di avidità e disonestà. È la propaggine residuale di una classe politica che ci ha portato a questa condizione di schiavi passo passo: aumentando il debito pubblico a livelli abnormi per ingrassare clientele; ratificando tutte le direttive eurocratiche che ci hanno privato della sovranità – la sovranità che gli avevamo delegato perchè la difendessero; abolendo anche da noi le norme che vietavano la commistione fra attività bancaria creditizia e speculativa; non opponendosi ad una globalizzazione che oggi mostra la sua faccoia devastatrice; è la classe che ci ha fatto entrare nell’euro al solo scopo di continuare ad indebitarsi, approfittando dei tassi d’interesse più miti. Tutte le volte avrebbe potuto dire un «no», opporsi, rallentare il processo; non l’ha mai fatto. Ed ora, dopo il disastro provocato, di fronte agli interessi aggravati (lo spread), questa classe politica ha auto-certificato la propria indegnità e incapacità, cedendo il governo a «tecnici», a cui per giunta presta la foglia di fico democratica, sostenendo questo governo nominato dalle oligarchie e dai tedeschi, con il voto parlamentare. Una maggioranza parlamentare mai vista, e concordemente bipartisan.

Questa classe politica si adatta benissimo la sua nuova, vergognosa condizione di traditrice della nazione; la perdita della sovranità non la angoscia; conta di sopravvivere coi suoi emolumenti e prebende appunto nella nuova veste di votatrice automatica dei salassi e dei saccheggi che Monti esegue su ordine del supergoverno anonimo e pignoratore che si chiamerà ESM.

Proprio in queste settimane, la cricca parlamentare sta accordandosi dietro le quinte per confezionare una legge elettorale proporzionale, il cui solo scopo è di garantire a se stessa di sopravvivere alla propria inutilità certificata, di continuare ad esistere e a ricevere le prebende a dispetto della fine della democrazia e della sovranità popolare.

Dovrà solo votare per qualcosa che si avrà cura di nascondere all’opinione pubblica sotto il gergo anodino della flaccida dittatura eurocratica: «Modifica dell’articolo 136 del Trattato sul Funzionamento della UE». E la Bestia si leverà torreggiante su di noi.

Bisogna far paura a questi servi. Avvertirli che nessuno di loro – nessuno di coloro che oggi occupano un seggio nelle due Camere – sarà mai più votato. Bisogna scrivere ai giornali, esigere che rompano il loro complice silenzio sulla reale natura dello ESM.

Naturalmente, tutti i complici e i disonesti saranno lì a giustificare la cessione di sovranità invocando la «situazione obbiettiva» di enormi debitori che devono elemosinare il denaro ai «mercati»; implicheranno che la sovranità è un lusso che non possiamo più permetterci – come il posto fisso, salari decenti e assistenza sanitaria. Invocheranno la «forza maggiore».

Tutte balle. Recentemente, in una conferenza a Roma, m’è capitato di rievocare un caso (l’unico) in cui la sovranità italiana fu vittoriosamente difesa a dispetto di una «situazione obbiettiva» infinitamente più tragica dell’attuale, una economia bombardata, una penuria di mezzi che riduceva le capacità di reazione quasi a nulla, e la pesante tutela di una potenza europea rigida e spietata che ci stava sul collo. È un esempio estremo, politicamente scorretto, impronunciabile: la Repubblica Sociale Italiana.

Certo non era facile affermare la sovranità diuna repubblica creata dal nulla dai tedeschi, bisognosa del loro appoggio, nella condizione della disfatta, in un piccolo territorio di un Paese già largamente occupato (liberato) dagli Alleati, e per di più travagliato dalla guerra civile. Che potevano fare i ministri di quella repubblica prossima a sparire nel sangue (durò infatti venti mesi), se non adeguarsi alla condizione di Stato-fantoccio del tedesco, e pensare intanto a salvare la pelle propria, il proprio futuro, a mettere in salvo le famiglie?

Ebbene, non andò così. Un mese dopo la sua nomina, il ministro delle Finanze di quello Stato evanescente come il fumo, Domenico Pellegrini Giampietro (un napoletano), ingiunse ai tedeschi di ritirare immediatamente dalla circolazione i «marchi d’occupazione» (Reichskreidit Kassenscheine) con cui le truppe germaniche, ogni volta che entravano in una bottega a comprare le poche merci esistenti, commettevano di fatto un esproprio senza indennizzo (nel Meridione liberato, gli americani continuarono per anni a inondare il Paese della loro moneta d’occupazione, le AM-lire).

Ma la RSI non era più territorio occupato, era un alleato: dunque le truppe germaniche favorissero adempiere ad ogni pagamento esclusivamente in lire italiane. E di cessare requisizioni e prelievi di fondi dalle nostre banche. Anzi, visto che c’erano lavoratori italiani nel Terzo Reich, Pellegrini Giampietro pretese ed ottenne il trasferimento in Italia dei loro risparmi. Frattanto, impedì il trasferimento del Poligrafico di Stato a Vienna; fece restituire buona parte dell’oro che la Wehrmacht aveva sottratto alla Banca d’Italia, e mise al sicuro le sue riserve d’oro e valute a Fortezza, dove gli americani le trovarono intatte nel ‘45 (2).

Nello stesso tempo – e nonostante la repubblica dovesse versare ai tedeschi ogni mese 7 miliardi di lire come «contributo per le spese militari, fortificazioni, riattazione delle vie di comunicazione» –, il ministro riuscì a mantenere il potere d’acquisto della lira, anche con un ferreo controllo sui prezzi. Chi ha vissuto quei tempi al Nord, li ha ricordati, non senza motivo, come tempi di paura e di tessere alimentari da fame: ma i dati dicono che al Nord, nel periodo, gli alimentari rincararono del 50%, mentre nel Meridione liberato, del 400%. E la repubblica di Salò riuscì ad aumentare la razione di pane nei mesi invernali. La stampa di carta moneta fu oculatamente controllata: dei 137,8 miliardi autorizzati, ne stampò 110,9. Il Nord dunque non conobbe l’inflazione galoppante del Sud, dove infuriava inoltre il colossale mercato nero (alimentato dai surplus americani), la prostituzione per scatolette, sigarette e calze di nylon, la criminalità impunita e la fame – talchè si può dire che il collasso morale di Napoli, divenuta capitale del malaffare, risalga a quella «liberazione».

Con un introito fiscale devastato dalle distruzioni e dalla povertà (ma nei primi mesi del ‘45 Pellegrini Giampietro era riuscito ad aumentare il gettito a 2 miliardi al mese), ebbe perfino la capacità di restituire il valore di parità ai titoli di Stato (che dopo l’8 settembre erano crollati al 30% del loro valore facciale). Come fece? Personalmente non so. Ma forse una cattedra alla Bocconi, tralasciando lo studio delle meraviglie speculative di Wall Street e della City, potrebbe dedicare un «master in political economy» per capire i segreti della finanza pubblica in condizioni finanziarie ed economiche disperate, la scienza in cui Pellegrini Giampietro si rivelò maestro.

Il materiale documentale c’è: il ministro repubblichino riuscì a pubblicare, per l’esercizio finanziario, 1944-45, regolari bilanci di previsione e consuntivi, regolarmente pubblicati dalla Gazzetta Ufficiale. Vi si può constatare che le entrate dello stato di Salò (386,8 miliardi) superarono le uscite (359,6), configurando dunque un attivo di bilancio di quasi 21 miliardi. Sarebbe istruttivo apprendere come ci riuscì.

La cosa stupì anche gli americani. Il senatore Victor Wickersham, venuto a visitare le macerie d’Europa, dichiarò nell’agosto del ‘45: «La situazione economica dellItalia settentrionale (quella su cui aveva governato la RSI) è molto migliore non solo rispetto alle altre regioni dellItalia meridionale e centrale (quella occupata da loro), ma anche in confronto ad altri Paesi europei in precedenza visitati dalla Commissione di controllo... Germania, Olanda, Norvegia, Belgio e certe zone della Francia». (Il Popolo, 25 agosto 1948) (3).

E non si creda che l’affermazione della sovranità in qualche modo venisse da sè, fosse accettata con legalistico scrupolo dai tedeschi. No, ogni vittoria fu strappata dal piccolo (di statura) Pellegrini Giampietro in aspri confronti con l’ambasciatore Rahn, che si sentiva ovviamente il governatore della colonia, e finì per aver quasi paura di quel «neapolitaner» che si opponeva punto per punto con incredibile competenza e oratoria, che per ogni «contributo» che gli dava, li obbligava a firmare protocolli in cui si riaffermava la sovranità monetaria dello Stato, che i tedeschi dovevano riconoscere, quindi, nero su bianco. I tedeschi provavano continuamente a smantellare le industrie esistenti e trasferirle in Germania, a mettere le mani sull’oro pubblico, i comandi della Wehrmacht facevano requisizioni, sentendosi in diritto dato il «tradimento» di questo popolo di traditori. Si doveva ad ogni istante, con tutte le forze ed anche senza aver forze reali, lottare contro il disprezzo che trasudava da ogni azione e parola dell’«alleato», ahimè giustificato. No, non fu certo facile. Pellegrini era in qualche modo un tecnico, ma lo sosteneva qualcosa d’altro: coraggio personale e amor di Patria (4), entrambi inflessibili.

Due cose che la Bocconi non insegna. Due cose che i politici non hanno mai considerato necessarie ai loro successi. Per gente così, esiste sempre la «forza maggiore».




1
) Occorre constatare che persino in demagogia il professor Monti supera di gran lunga il Berlusconi. Tronca le pensioni e aggrava le tasse, e chiama il decreto «Salva-Italia». Non fa nulla per stroncare i parassitismi, se non un tentativo di disciplinare i tassisti, e chiama questo nulla «liberalizzazioni», anzi «Cresci-Italia». Quando impapocchia le sue «riforme», e le sue «liberalizzazioni», Monti e il suo governo tecnico stanno attentissimi a non toccare, nemmeno sfiorare, i gangli maggiori dei parassiti pubblici, vera causa del debito. Per esempio, si veda la furbesca «lotta» ingaggiata coi sindacati per l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Ciò che rende illicenziabili i fannulloni, gli assenteisti cronici e i ladri in azienda, non è in sè l’articolo 18: è il modo in cui lo interpreta la magistratura del lavoro, che continua a fare la Rivoluzione e la Lotta di Classe dai palazzi di giustizia, imponendo il reintegro dei suddetti ladri, assenteisti e fancazzisti. È quella che andrebbe abolita. Monti lo sa benissimo.
2) Intanto il ministro dell’Economia Corporativa, Angelo Tarchi, sventava i ripetuti tentativi dei tedeschi di trasferire gli impianti industriali del Nord nel Reich, con la plausibile scusa che qui erano esposti ai bombardamenti. Già ANIC e Montecatini ed altre erano state trasferite. Il ministro Tarchi riuscì a far firmare ai tedeschi un accordo in cui questi garantivano la restituzione degli impianti il loro ripristino, la sostituzione (se necessario) con complessi di uguale potenzialità e caratteristiche nell’ipotesi di distruzione, con spese totali a carico del Reich, oltre alla restituzione di materie prime asportate, prodotti semilavorati e la fideiussione della Deutsche Bank secondo le norme previste dalle convenzioni (...). Sulla base di tale accordo, il governo della RSI emanava in data 31 maggio 1944 un documento (numero 340) che sanciva la competenza italiana in materia di politica industriale con valutazione degli impianti produttivi, per quanto atteneva alla loro capacità industriale, sulle materie prime, per la loro entità e quantità, sull’utilizzazione degli impianti in relazione alle commesse belliche, per le necessità civili, l’impiego della mano d’opera e le controversie relative in materia di tutela e decentramento degli impianti nel nord Italia (http://www.italia-rsi.org/uomini/giampietropellegrini.htm).
3) Dopo la «liberazione», il governo italiano antifascista (Bonomi) nviò nel Nord il ministro del Tesoro Marcello Soleri a constatare quel che aveva lasciato il collasso della Repubblica Sociale.
Soleri riconobbe: «L'importo della circolazione monetaria durante la RSI, è risultato notevolmente inferiore all’andamento previsto, poiché il governo repubblicano ha fatto più largo ricorso al debito fluttuante (...). Sono stati stampati e messi in circolazione soltanto lire 110.881.000.000 sul totale di lire 137.840.000.000 autorizzate. Tutto ciò è abbastanza confortante (...). Tali situazioni economiche-fìnanziarie, malgrado il protrarsi dell’occupazione tedesca, sono risultate meno disa-strose di quanto si temeva, cosicché gli oneri previsti per la ricostruzione, rimarranno limitati in misura inferiore a quanto previsto e la ripresa della produzione industriale dell’Alta Italia potrà essere rapida...» (confronta Il Globo numero 104 del 6 giugno 1945).
4) Il patriottismo di Pellegrini Giampietro fu riconosciuto da un testimone sorprendente: la Corte di Cassazione dell’Italia antifascista, che ovviamente processò il ministro di Salò con l’accusa di collaborazionismo. La Corte lo definì un «protagonista della difesa del tesoro nazionale», riconobbe che la sua opera aveva impedito che il Nord-Ialia «divenisse completa preda dei tedeschi», e concluse nella motivazione della sentenza di assoluzione: «La sua opera fu ispirata ad amor patrio, non già ad asservimento al nemico, tanto più meritevole in quanto svolta fra pericoli d’ogni genere». Nonostante l’assoluzione, Pellegrini Giampietro andò in esilio, prima in Brasile, poi in Argentina e Uruguay, dove fondò banche e diresse giornali, e dove la morte lo prese il 18 giugno 1970. Era nato nel 1899, adolescente aveva combattuto volontario nella Grande Guerra (era un «ragazzo del ‘99»), e poi nella guerra di Spagna.
di
Maurizio Blondet

23 febbraio 2012

Il Dollaro e gli Stati Uniti d’America sull’orlo del baratro

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Nell’ultima settimana o giù di lì, ho notato una insolita quantità di articoli molto ben scritti e densi di dettagli che mettono in guardia su una triste sorte e su un orrore finanziario incombente. Questi articoli non sono scritti da un branco di arrabbiati blogger ignoranti, ma da gestori di fondi, investitori ed editorialisti finanziari. Sono tutte persone che avevano visto giusto che stava maturando il crollo del 2008, e la mia scommessa è che lo sono di nuovo. Dopo il crollo del 2008, i media del sistema delle comunicazioni di massa (MSM) ci avevano raccontato: “Nessuno aveva previsto ciò che stava per arrivare”, che è una menzogna sfacciata che non funzionerà più.

Jim Quinn di “TheBurningPlatform.com” scriveva un profluvio di documenti su realtà preoccupanti, che non sentirete mai sul MSM.
Quinn espone la tesi di una rovina in arrivo con statistiche, grafici e logica tagliente come un rasoio in un post dal titolo “Illusion of Recovery–Feelings vs. Facts - Illusione di una ripresa – Emozioni vs fatti.”

Questa la sua sintesi:

Non c’è modo di evitare il collasso finale di un boom creato esclusivamente dall’espansione del credito. Coloro che sono al potere non potranno mai rinunciare volontariamente al loro grande gioco del saccheggio della ricchezza della nazione, e così il risultato finale sarà il collasso economico. Costoro continueranno ad utilizzare la propaganda, le rotative e le mezze verità per portare avanti i loro programmi. Ma chi esamina i fatti arriverà alla conclusione logica che ci stanno vendendo un grande menzogna.

(Qui si può leggere il documento di Jim Quinn, abbastanza lungo ma decisamente valido)

Altri titoli di testa recitano “Molti di noi non vedranno mai l’arrivo di giorni felici.”

Gli articoli riportano una molteplicità di dati statistici che dimostrano il fallimento degli Stati Uniti d’America. Lo sapevate che “il 49 per cento di tutti gli Statunitensi vive in una casa che ottiene dirette provvidenze monetarie da parte del governo federale”?

(Qui si legge su questo argomento)

Che ne dite di questo piccolo post intitolato “Perché, per la maggior parte degli investitori, i concetti di fallimento di sistema o andare a fondo stanno sullo stesso piano di elementi della fantasia come Piedone e gli Unicorni?”

Il gestore finanziario Graham Summers cita due fatti sgradevolmente mostruosi:

1) le banche commerciali statunitensi attualmente sono al vertice della classifica per la detenzione di derivati pari a 248 MILIARDI di dollari.

2) la Federal Reserve sta comprando il 91% di tutta la nuova emissione del debito a lungo termine degli Stati Uniti (allo stesso tempo la Cina e la Russia stanno liberandosi delle obbligazioni usamericane).

(Qui si legge per approfondimenti su questo argomento)

Esempi di altri titoli:

A Financial Crisis in 2012 is Inevitable! Here’s Why
(È inevitabile una crisi finanziaria nel 2012! Ecco qui il perché)

Government Is Dead Man Walking-The Fiscal Situation Is Much Worse Than Most People Realize
(Il governo è un uomo morto che cammina – La situazione finanziaria è peggiore di quello che la gente può immaginare)

The Financial Crisis Of 2008 Was Just A Warm Up Act For The Economic Horror Show That Is Coming
(La crisi finanziaria del 2008 è stata solo un’azione di riscaldamento per lo spettacolo dell’orrore economico che sta per cominciare)

Tutti questi articoli sono stati scritti nell’ultima settimana o giù di lì, e tutti danno corpo a valide analisi. Ce ne sono stati molti di più, che però ho escluso per ragioni di brevità. Tenete ben presente, questi documenti trattano solo di argomenti e dei fondamentali dell’economia. La guerra in Medio Oriente non è menzionata in nessun articolo.

Se andiamo a considerare le ostilità che coinvolgono la Siria, l’Iran, Israele, la Cina, la Russia e gli Stati Uniti, si inorridisce al solo pensiero!
La guerra porterebbe al collasso, al caos, e al disastro finanziario in tempo molto breve. Oh, sicuro, per buona misura mettiamo nella mistura anche la crisi del debito europeo!

L’esperto finanziario e operatore di borsa a Wall Street James Rickards pensa che lo scenario più probabile che andrà a presentarsi sarà il “caos” che deriverà dal crollo del dollaro USA. In un’intervista di questa settimana, Rickards ha dichiarato:

Siamo ancora in tempo per tirarci indietro dal baratro, ma questo richiede specifiche prese di posizioni politiche: smembrare le grandi banche, mettere al bando i derivati, alzare i tassi di interesse per rendere gli Stati Uniti un magnete per i capitali, tagliare la spesa pubblica, eliminare i guadagni in conto capitale (dovuti alla differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto di uno strumento finanziario, ad esempio azioni) e le tasse sui redditi da impresa, appiattire le imposte personali sui redditi, e ridurre la regolamentazione a carico delle imprese sulla creazione di posti di lavoro. Tuttavia, sembra remota la probabilità che queste politiche vengano messe in atto - così lo scenario del collasso del dollaro deve essere preso in considerazione.

Rickards pensa che le cose andranno così male che il governo degli Stati Uniti “ricorrerà a poteri straordinari in una fase di emergenza economica.” Che cosa vuol dire tutto questo? Rickards continua:

Pochi Statunitensi sono al corrente e sono consapevoli dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) ... una serie di norme che assegna poteri dittatoriali al presidente degli Stati Uniti, di congelare i conti correnti, il sequestro dei beni, di nazionalizzare le banche, e adottare altre misure radicali per combattere il collasso economico, in nome della sicurezza nazionale.
Alla luce di questi poteri, si potrebbe considerare una serie di azioni, tra cui il sequestro di 6.000 tonnellate di oro straniero conservate presso la Federal Reserve Bank di New York che, se combinate con il tesoro già depositato a Washington di 8.000 tonnellate, permetterebbe agli Stati Uniti di diventare una superpotenza aurea in grado di dettare la forma del sistema monetario internazionale per il futuro, come hanno fatto a Bretton Woods nel 1944.

(Qui si legge l'intervista completa di Richards)

Il crollo finanziario è già in corso, non importa che il sistema delle comunicazioni metta in giro buone novelle. I prezzi degli immobili continuano a scendere, nonostante che il tasso dei mutui trentennali sia pari o inferiore al 4%. Per altri milioni di case sarà precluso il riscatto nei prossimi anni.
Il tasso di disoccupazione reale e di sottoccupazione arriva al 22,5%, e ci sono poche speranze di trasformare le cose in fretta , con il sistema industriale manifatturiero statunitense smantellato e trasferito alla Cina.
Una cifra record di 46 milioni di persone utilizza buoni pasto. Almeno il 90% di tutte le ipoteche sono supplite dal governo.
La Federal Reserve sta mantenendo un tasso di interesse allo 0% fino al 2014, e sta dando inizio ad un nuovo ciclo di stampaggio di moneta. (QE) (1)

Sulla scia della crisi del 2008, la Federal Reserve ha immesso 16,100 trilioni di dollari per salvare banche e aziende in tutto il mondo. Non sono stati soldi sufficienti perché, oggi, ci troviamo ad affrontare un altro disastro finanziario ancora più grande.
Le vendite di veicoli sono state sostenute con un nuovo ciclo di finanziamenti subprime. (2)

Il debito degli Stati Uniti rispetto al PIL è pari al 100% o superiore, e un altro aumento del tetto massimo del debito sarà probabilmente inevitabile prima delle elezioni di novembre.
È permesso alle banche utilizzare le frodi contabili del governo, che le fanno sembrare solventi.
La maggior parte degli Stati usamericani non sono solo completamente al verde, ma affondano in debiti enormi. I banchieri che hanno creato questi pasticci per trilioni di dollari di imbrogli non vengono perseguiti per paura di accelerare il collasso in moto.
I prezzi dei carburanti e alimentari sono in aumento, e l’inflazione sta correndo all’11% (se venisse calcolata secondo le valutazioni del governo nel 1980).

Mentre il dollaro è deprezzato, l’inflazione lo inchioderà. Questi sono solo alcuni segnali di una tragedia in atto. Il problema più grande che gli Stati Uniti hanno è il loro schiacciante debito che non potranno mai ripagare. Sono stati stampati tanti dollari per darli in prestito a sostegno delle banche e dell’economia. Non si può combattere una crisi del debito con infiniti salvataggi e creazione di moneta. È come combattere il fuoco con la benzina.

Un cambiamento monumentale sta arrivando e, per la maggior parte degli Usamericani, sarà doloroso, soprattutto per gli impreparati!

N.d.T.:

(1) QE, Quantitative Easing, vale a dire un alleggerimento quantitativo, che indica una delle modalità con cui avviene la creazione di moneta da parte della Banca Centrale, e la sua iniezione nel sistema finanziario ed economico con operazioni di mercato aperto.
Nel caso di QE, la Federal Reserve acquista, per una predeterminata e annunciata quantità di denaro, attività finanziarie dalle banche (azioni o titoli anche tossici), con effetti positivi sulla struttura di bilancio di queste ultime. La Banca Centrale può ricorrere al quantitative easing per il salvataggio di un istituto di credito, per eliminare dal mercato e dai bilanci delle banche i titoli tossici con elevati gradi di rischio o con bassa remunerazione, per fornire liquidità al sistema, quando le banche non si prestano denaro e le famiglie e imprese subiscono una stretta creditizia. Fornire liquidità alle banche, non significa fornirla al sistema economico (imprese, famiglie, ecc...) in quanto le banche potrebbero non utilizzare la liquidità, ma depositarla presso la Banca centrale stessa, e avere un tasso di interesse molto poco remunerativo, ma privo di rischi.

(2) Nel contesto finanziario degli Stati Uniti, questi prestiti “subprime” vengono concessi a soggetti che non possono accedere ai tassi di interesse di mercato, in quanto hanno avuto problemi pregressi nella loro storia di debitori. Questi prestiti sono rischiosi sia per i creditori sia per i debitori, vista la pericolosa combinazione di alti tassi di interesse, cattiva storia creditizia del debitore e situazioni finanziarie poco chiare, o difficilmente documentabili, associate a coloro che hanno accesso a questo tipo di credito. Una qualsiasi attività subprime (finanziamento, mutuo, carta di credito, ecc.) si qualifica prevalentemente per lo stato della parte debitrice. Un mutuo subprime è, per definizione, un mutuo concesso ad un soggetto che non poteva avere accesso ad un tasso più favorevole nel mercato del credito. I debitori subprime hanno vissuto storie creditizie fatte di inadempienze, pignoramenti, fallimenti e ritardi di pagamento. Poiché i debitori subprime vengono considerati ad alto rischio di insolvenza, i prestiti subprime hanno tipicamente condizioni meno favorevoli delle altre tipologie di credito. Queste condizioni includono tassi di interesse, parcelle e premi più elevati.

Traduzione di Curzio Bettio per www.tlaxcala-int.org.

Fonte: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=6852

22 febbraio 2012

Mosca e la formazione del Nuovo Sistema Mondiale





Imad Fawzi Shueibi esamina le ragioni e le conseguenze della recente posizione presa dalla Russia al Consiglio di Sicurezza. L’appoggio di Mosca alla Siria non è una posa ma il risultato di un’analisi approfondita dei mutevoli equilibri dei potere globali. La crisi in corso darà vita ad una nuova configurazione mondiale che dal modello unipolare, ereditato dopo il crollo dell’URSS, si evolverà gradualmente verso un sistema multipolare. Inevitabilmente, questa transizione coinvolgerà il mondo in un periodo di turbolenza geopolitica le cui ripercussioni vengono vagliate dall’autore.

1-3321-c1232Alcuni scommettono che, come d’abitudine, avverrà un cambiamento nella posizione russa verso la regione araba, simile a quello che avvenne nel caso iracheno e in quello libico. Tuttavia, quest’ipotesi può essere esclusa da una profonda analisi della posizione russa, per le considerazioni che seguono. Sembra che la regressione russa non sia possibile nel mondo d’oggi, dato che Mosca vede negli attuali eventi, e nel confronto con l’Occidente, ossia con gli europei e gli statunitensi, un’opportunità per formare un nuovo ordine mondiale, che superi quello che ha prevalso nel periodo post-Guerra Fredda e dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Quest’ultimo, rappresentato dall’unipolarismo, ha si è spostato verso il non-polarismo dopo la guerra in Libano del 2006.

Vladimir Putin ha espresso quest’idea in un messaggio del 14 gennaio 2012, nel quale ha annunciato che stiamo assistendo alla formazione d’un nuovo ordine, diverso dall’unipolarismo. Ciò significa che Mosca andrà fino in fondo negli sforzi per impedire che tale processo sia scavalcato: anche fino ad un conflitto. La dichiarazione del Ministero degli Esteri russo, secondo cui l’Occidente commetterebbe un grave errore se attaccasse l’Iran (seguita da quella di Putin per cui, se l’Occidente tentasse azioni unilaterali, la Russia non rimarrebbe inerte ma reagirebbe con forza), non è altro che un ultimatum. Mosca, infatti, non accetterà nessun accordo, tipo quelli presi a proposito dell’Iraq o della Libia. Oggi tutto tende a un nuovo ordine mondiale, che accompagna il ritiro strategico americano dall’Iraq: il presidente Barack Obama ha annunciato la diminuzione delle forze statunitense da 750.000 a 490.000 unità e la riduzione del bilancio per la difesa a 450 miliardi di dollari.

Ciò comporterà l’incapacità di lanciare due operazioni militari nello stesso tempo, ma avvia il confronto con la Cina nel Sudest asiatico, che si sta lavorando ad armare. Il 7 gennaio 2012 Pechino ha risposto dichiarando che “Washington non è più in grado d’impedire al Sole cinese di sorgere”. Washington sta ricommettendo la follia d’affrontare la Cina, avendo perso la battaglia con Mosca su molti fronti, sia nel gioco del gas in Turkmenistan ed Iran, sia sulla costa orientale del Mediterraneo (con l’annuncio della nuova strategia Washington si ritira dalla regione, pur impegnandosi a garantire la stabilità e sicurezza del Medio Oriente affermando che rimarrà vigile).

Putin, per quanto riguarda la sua strategia che va al di là dei propositi elettorali, ha scritto quanto segue: “Il mondo è sulla soglia di una fase di disordine che sarà lunga e dolorosa”. Quindi, Putin afferma decisamente che la Russia non inseguirà le illusioni del sistema unipolare che sta crollando, e che non potrà garantire la stabilità mondiale in un momento in cui gli altri centri d’influenza non sono ancora pronti per assumersi quest’onere. In altre parole, siamo di fronte ad un lungo periodo di confronto con il sistema unipolare, destinato a durare fin quando le altre potenze influenti non cementeranno un Nuovo Ordine Mondiale.

Di solito, gli Statunitensi si ritirano quando le loro prospettive di successo non sono né rapide né certe. Sanno molto bene quanto la loro economia stia deteriorandosi e quanto ininfluente stia diventando la loro forza militare, soprattutto dopo aver perso prestigio ricorrendo troppo allo strumento bellico. Putin, pur realizzando che il tempo non sta scorrendo all’indietro, invita i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, del G8 e del G20 a fermare qualsiasi possibilità d’emergere di tensioni etniche e sociali o di forze distruttive che pongano una minaccia alla sicurezza mondiale. Questa è una chiara indicazione del rifiuto della presenza di tendenze religiose nelle posizioni decisionali e dei gruppi armati non statali. Questi gruppi Putin li indica chiaramente come alleati degli Stati che stanno esportando la democrazia militarmente e tramite coercizione. Mosca, quindi, non si risparmierà nel fronteggiare tali tendenze politiche e questi gruppi armati. Il Primo ministro russo conclude affermando che la violazione del diritto internazionale non è più giustificabile, anche se dietro ci fossero buone intenzioni. Ciò significa che i russi non accetteranno nessun tentativo da parte della Francia, della Gran Bretagna e degli Stati Uniti di sostituire il principio di sovranità con quello d’intervento umanitario.

In realtà, gli USA non si possono completamente ritirare dal Medio Oriente. Stanno semplicemente disponendo l’area per una “guerra per procura”. Ciò accade in un momento in cui Putin ammette che le potenze emergenti non sono ancora pronte a prendere la loro posizione nel nuovo mondo non unipolare. Tali potenze emergenti sono la Cina, l’India, ed in generale gli stati dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Questo implica quanto segue:

  • Il mondo di oggi sarà più non-polarizzato di quanto lo è stato durante il periodo 2006-2011.
  • I conflitti saranno caratterizzati dall’essere globali, ma ci sarà un linguaggio che si intensificherà fino ad arrivare sull’orlo del baratro; avvisando dunque che tutto il mondo sarà a rischio di scivolarvi dentro.
  • La regola secondo cui le super potenze non muoiono nel letto, è una regola che richiama alla cautela a causa dei rischi di fughe in avanti; soprattutto quando una super potenza si trova al di fuori del sistema principale a cui era stata abituata fin dalla Seconda Guerra Mondiale, e le sue opzioni si troveranno dunque ad oscillare tra il fare la guerra e l’innalzare la tensione nelle aree d’influenza altrui. Finché la guerra tra super potenze è resa difficile, se non impossibile, dagli armamenti nucleari, l’aumento delle tensioni o l’avvio di guerre per procura diventano alternative per i conflitti per (auto)fortificarsi sul piano internazionale. C’è anche l’opzione di una ridistribuzione soddisfacente delle zone d’influenza secondo una nuova Jalta. Oggi è fuori discussione, ma in futuro chissà: nulla può essere escluso per sempre nell’azione politica. Esiste una regola secondo cui è possibile sconfiggere una superpotenza, ma è preferibile non farlo. Meglio piuttosto permetterle di salvarsi la faccia e far coabitare le nuove e le vecchie superpotenze. Ciò è avvenuto con Francia e Gran Bratagna dopo la Seconda Guerra Mondiale.
  • La massima preoccupazione è per la continuità dello status quo che tracima la ferocia della Guerra Fredda, differenziandosi però per gli strumenti utilizzati finché gli Stati del Patto di Shanghai non saranno in grado di prendere le loro posizioni. Ciò significa che le zone di conflitto (Corea, Iran e Siria) saranno oggetto di un logoramento a lungo termine, che nel linguaggio della politica contemporanea può essere letto come “apertura” sull’effetto domino; cioè apertura all’incalcolabile e senza precedenti, e passaggio da lotte limitate a conflitti più azzardati. É certo che i paesi coinvolti nella scontro saranno quelli coinvolti nella spartizione, e che la ripartizione internazionale non dovrà necessariamente avvenire a loro spese, in quanto fanno parte della lotta. Tutti gli altri paesi staranno ai margini dello scontro oppure diventeranno strumenti di tale scontro, oggetti della spartizione. Viste le regole della lotta internazionale (tra cui quella per cui il coinvolgimento è parte della spartizione), tali paesi non perdono l’iniziativa né la libertà di decisione ed azione; essi devono seguire il principio della fermezza, una regola basilare nella gestione delle crisi.
  • La realtà è che la gestione delle crisi sarà la regola che informerà la fase in arrivo, che potrebbe durare per anni. Tuttavia, il rischio è che si gestiscano le crisi con altre crisi, focalizzandosi su regioni instabili come il Mediterraneo Orientale e l’Asia Sudorientale.

di Imad Fawzi Shueibi
Traduzione di Serena Bonato - Imad Fawzi Shueibi è presidente del Centro di Studi Strategici di Damasco.