03 aprile 2012
La teoria: «La crisi europea non esiste, è una truffa»
Sono due gli ingredienti alla base della crisi economica europea: la mancanza di sovranità monetaria dei Paesi europei (e la conseguente adesione all’euro) e le leggi economiche neoliberiste.
Ne è convinto l’economista italo-danese Bruno Amoroso, allievo prediletto di Federico Caffè che martedì 27 marzo alle ore 17.30 presenterà al museo Vittoria Colonna di Pescara il suo libro “Euro in bilico”. L’adesione all’euro, sostiene l’autore, «è il maggiore impedimento per uscire dal baratro della crisi economica». Ed il tentativo di introdurre in Costituzione il pareggio di bilancio è una forzatura che peggiorerà le cose.
LA TRUFFA
Il libro cerca di dare una chiave di lettura anti convenzionale sulla crisi economica che ha investito l’Europa. L’euro così com’è non regge e va riformato, secondo Amoroso ed è inutile sperare in un’unione monetaria e fiscale ancora più stretta perché le economie di Grecia e Italia sono molto diverse da quelle di Germania e Olanda e hanno bisogno di regole diverse. Il professore perciò propone come soluzione lo sdoppiamento dell’euro in uno di serie A e uno di serie B, i cui parametri si adattino meglio alle necessità dei rispettivi Stati membri.
Ma se si è arrivati a questo punto -sostiene sempre l'autore- la colpa è anche delle cinque grandi banche d’affari Goldman Sachs in testa, e delle tre agenzie di rating americane, che hanno lanciato una vera e propria offensiva «per riprendere il controllo del sistema economico e politico mondiale perso dagli Usa» nell’ultima decade.
«La politica economica europea è oggi nelle mani dei grandi gruppi finanziari», ha detto Amoroso, «che vogliono imporre i loro principi neoliberisti ai governi europei». Un esempio lampante è la richiesta d’inserimento del vincolo del pareggio di bilancio nella Costituzione. «Un’economia deve avere la libertà di non avere il bilancio pubblico in pareggio. Ciò che conta è l’equilibrio contabile nazionale». Secondo il professore il termine più giusto per descrivere la crisi è truffa finanziaria.
L’INGANNO… IN ORIGINE
Le radici della crisi dell’eurozona affondano nel passato, nei principi economici neoliberisti americani.
Tra le regole imposte dall’economia -dice Amoroso- c’è anche il passaggio dalla moneta sovrana degli Stati (in Europa ogni Paese aveva la sua: la lira italiana, il marco tedesco) alla moneta unica. Questo cambiamento ha però comportato diversi problemi. Mentre prima gli Stati avevano autonomia di autoregolarsi (decidevano di immettere in economia quanti soldi servivano per far fronte ai problemi senza vincoli di emissione), oggi, con la moneta unica devono rendere conto alla Bce che decide il quanto, il come, il se.
Molti Paesi dunque non riescono a rispettare i parametri imposti dall’alto (vuoi per problemi interni, vuoi per altre ragioni) e si trovano in difficoltà. Con l’introduzione dell’obbligo di pareggio di bilancio si capisce che la situazione andrà ad aggravarsi perché per legge gli Stati non potranno sforare ma rigare dritto ed attenersi ad una norma costituzionale.
«Questa è una trappola per i cittadini», si legge nel primo capitolo del libro di Amoroso, «ed un ricatto verso i governi messi in atto coscientemente da un gruppo ristretto della finanza internazionale, con l’appoggio benevolo ma interessato dei loro rappresentanti diretti e indiretti nei Paesi europei. Questa camicia di forza, della quale oggi paghiamo tutti le conseguenze per gli effetti paralizzanti che produce oltre che sulla politica e sull’economia, sul nostro modo di pensare è stata imposta prima con il pensiero è stata imposta prima con il pensiero unico e oggi con il potere unico».
Il pareggio di bilancio secondo Amoroso che si vuole inserire nella carta è stato costituzionalizzato solo in Germania nel dopoguerra per l’ossessione tutta tedesca per l’inflazione, ma di recente è stato imposto in Grecia e, oggi, si tenta di farlo anche in Italia.
«E questo è oggi possibile », ha dichiarato, «perché il pensiero unico e il potere unico vanno a braccetto, e il primo ha dissodato il terreno al secondo gettando ogni opposizione nella più totale confusione mentale».
Amoroso è docente di Economia Internazionale presso l’Università Roskilde in Danimarca, coordina programmi di ricerca e cooperazione con i Paesi dell’Asia e del Mediterraneo e presiede il Centro Studi Federico Caffè.
Tra gli incarichi ricoperti anche quello di presidente del Centro studi Federico Caffè dell'Università di Roskilde e di co-direttore della rivista italo-canadese Interculture.
Marirosa Barbieri
02 aprile 2012
La Germania Prepara le (sue) Banche alla Bancarotta dei Paesi Perifrici
Forse non capisco, ma questa notizia prepara la fine dell’euro – e speriamo – di Draghi, di Monti e di Bruxelles.
Da Bloomberg:
«La Bundesbank è la prima delle 17 Banche Centrali dell’area euro a rifiutare di accettare come collaterale i titoli di banche garantiti da Stati membri che ricevono aiuto dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale». (European Bailout Stigma Shifts From Banks To Sovereigns As Bundesbank Refuses PIG Collateral)
Ricordiamo in breve cosa sono i «collaterali»: quando chiedete un mutuo, offrite alla banca la casa, su cui la banca accende un’ipoteca e che si prenderà se voi non pagate il debito. La casa data in garanzia è un collaterale. Altri collaterali possono essere azioni, obbligazioni, titoli pubblici, BOT, eccetera.
Se non intendo male, la notizia significa che la Banca Centrale Tedesca non dà più soldi in prestito alle banche che offrono in garanzia i titoli di debito di Spagna, Italia, Portogallo. O detto altrimenti: niente alle banche che hanno chiesto e ricevuto il miliardone di denaro all’1% creato dal nulla dalla BCE di Mario Draghi, o almeno – sottolineo – non a quelle banche insediate in Stati in difficoltà: Spagna, Italia, Portogallo….
I «collaterali» di quegli Stati non valgono un piffero come garanzia per aver denaro in prestito, ergo i collaterali delle banche di quegli Stati valgono ancor meno.
Questa mossa della Bundesbank è un colpo di artiglieria contro la BCE, e un atto di sabotaggio contro Mario Draghi specificamente.
Per spargere il miliardone all’1% (LTRO, Long Term Refinancing Operation), Draghi ha accettato dalle banche bisognose «collaterali» più che dubbi, fuffa, spazzatura, crediti poco o nulla esigibili. È noto che i tedeschi nella BCE non hanno apprezzato. Ora, stanno dicendo che chi ha preso quei soldi è marchiato d’infamia («stigma» in inglese), essendosi confessato insolvente – cosa che Draghi aveva esplicitamente negato a febbraio.
(…)
Ed ora?, si domanda l’ottimo sito Zero Hedge: «Siccome è inevitabile che Spagna e Italia siano le prossime a salire sul carro dei salvataggi (avranno bisogno dei prestiti del Fondo Monetario e del «Firewall» da un miliardo messo su malamente dalla UE, e già ritenuto insufficiente), cosa accade quando 2 trilioni di titoli diventano inadatti come collaterali per l’unica Banca Centrale solvibile del mondo?».
Che cosa accade alle centinaia di miliardi di titoli di debito italico-ispanico da rinnovare nell’anno?
«Dove va la Buba, tutti gli altri seguiranno», dice Zero Hedge: ossia anche gli altri finanzieri e speculatori negheranno il credito.
A meno che non mi sbagli, questo è il crollo. È anche un atto di sabotaggio deliberato della Bundesbank contro la BCE, anzi contro l’Eurozona.
Berlino vuole scardinare la moneta unica, senza dirlo?
Fino ad oggi, il piano tedesco era di legare la sua partecipazione ai salvataggi dei PIIG a condizioni così dure, austerità, tagli, recessione imposte ai debitori, da rendere «missione impossibile» il risanamento di quei Paesi (…)
Zero Hedge insinua che Berlino ha imposto così dure condizioni, e continua a fare affermazioni di insopportabile arroganza, nella speranza che la Grecia – e poi Spagna e Italia – escano dall’euro, anziché subire diktat così inaccettabili sul piano sociale, politico, della dignità nazionale. Invece quelli – fra cui noi, con Monti – continuano a stare aggrappati alla greppia, accettano l’inaccettabile, impegnano i loro cittadini e contribuenti per i secoli a venire con aggravii schiaccianti, pur di non uscire dal sistema.
Per una volta non sono d’accordo con l’interpretazione data da Maurizio Blondet e da ZeroHedge. Troppo complicato il complotto tedesco per costringere i paesi periferici ad uscire dall’euro. Se la Germania e gli altri paesi virtuosi (e dunque pagatori degli aiuti) davvero lo volessero, uscirebbero dall’euro. Senza tanti sofismi all’italiana (o alla greca).
Credo che la realtà sia assai più semplice e come spesso accade banale (eh si la realtà spesso è di una banalità sconcertante).
Torniamo alla notizia data da Bloomberg (e ben tradotta e riassunta da Blondet, qui in originale).
«La Bundesbank è la prima delle 17 Banche Centrali dell’area euro a rifiutare di accettare come collaterale i titoli di banche garantiti da Stati membri che ricevono aiuto dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale».
Come ormai saprete per accedere ai finanziamenti della BCE all’1% alle banche fu richiesto di presentare un collaterale di scarsa o scarsissima qualità MA dotato di garanzia statale. In altre parole in caso di insolvenza della banca e di insufficienza della garanzia escussa dalla BCE i soldi ce li devono mettere gli stati (si proprio noi, magari con una maggiorazione sul bollettino dell’IMU….oooh non lo sapevate? Strano di solito i Media Sussidiati sono così precisi.)
E’ ovvio che se uno stato va in bancarotta trascina con se un certo numero di banche che operano sul suo territorio. Se facciamo il caso che un paese europeo (metti il Portogallo) dichiari lo stato di insolvenza e che come logica conseguenza una banca con un 30 miliardi di prestiti LTRO di quel paese (metti Il Banco di Madeira) dichiari bancarotta e che si scopra che le garanzie date dalla banca alla BCE siano fuffa come da regolamento della stessa BCE, è OVVIO che quel tipo di credito sia cartastraccia.
Se al contrario il collaterale-fuffa fosse stato garantito da uno stato ancora solvibile (metti l’Olanda) il problema sarebbe meno grave e alla fine il credito esigibile.
Dunque la BUBA ha preso una decisione di normale buon senso (ah questi tedeschi il viziaccio del buon senso proprio non riescono a toglierselo).
Ci sono due significati da dare a questa decisione:
Quello Principale
(Noi Bundesbank) Crediamo che sia molto probabile il fallimento di Stati e Banche europei con i conti non a posto. Dunque non accettiamo più titoli strutturati con questo tipo di garanzia.
Quello Secondario
Care banche tedesche fareste bene a NON accettare come collaterale i titoli bancari garantiti da stati che ricevono aiuti dall’UE e dall’FMI. Sappiate che la Bundesbank stima altamente probabile il fallimento di uno o più di questi stati (banche incluse).
Tradotto dal Tedesco: liberativi il più presto possibile dai Bond Portoghesi, Irlandesi, Greci
Interpretato da un banchiere tedesco: dobbiamo vendere i titoli bancari e i titoli di stato di ogni paese a rischio default. Non solo quelli che hanno GIA’ ricevuto aiuti.
….il primo che urla al complotto teutonico lo banno per manifesta imbecillita.
di Maurizio Blondet
27 marzo 2012
Economista giapponese accusa l'establishment anglo-americano di aver provocato la Nuova Grande Depressione
Daisuke Kotegawa
(Canon Institute for Global Studies)
24 marzo 2012 (MoviSol) – Daisuke Kotegawa, ex funzionario ad alto livello del Ministero delle Finanze giapponese e rappresentante nipponico presso il FMI, ha descritto l'abrogazione della legge Glass-Steagall come "la principale causa strutturale della bolla finanziaria negli Stati Uniti e in Europa, dal 2002 al 2007". Scrivendo per il Canon Institute for Global Studies, di cui è ora il direttore della ricerca, Kotegawa ha anche attaccato la risposta fallimentare del gruppo costituito da Paulson, Geithner e Darling a Londra e a New York quando si verificò il collasso finanziario del 2008, una decisione a suo avviso responsabile dell'aggravamento della crisi globale. Ha paragonato la scelta di quel gruppo a come egli personalmente gestì un'analoga crisi del suo Paese, quella del 1999 (allora era direttore del dipartimento titoli del Ministero delle Finanze), in primo luogo imponendo il disbrigo delle transazioni estere delle società fallite, quindi consentendo al Giappone di assorbire i costi della liquidazione, piuttosto che costringere il resto del mondo a pagare per la crisi nipponica, e parallelamente incarcerando numerosi banchieri, azione da lui ripetutamente suggerita agli Stati Uniti e al Regno Unito, i quali hanno finora fatto orecchie da mercante.
Riportiamo alcuni estratti delle sue dichiarazioni, con enfasi aggiunta dalla nostra redazione:
«Perché la crisi economica mondiale si è avuta dopo il caso sconcertante della banca Lehman Brothers? Si è discusso pochissimo a tal proposito, con la giusta profondità, probabilmente come riflesso del vizio che affligge i media occidentali, quando si occupano di Wall Street. La totale abrogazione del Glass-Steagall Act nel febbraio 1999 fu la principale causa strutturale della bolla finanziaria negli Stati Uniti e in Europa, dal 2002 al 2007. Fu abrogata sotto l’influsso del ministro del Tesoro Lawrence Summers, durante il processo di liberalizzazione dei mercati finanziari della fine del XX secolo. La legge era stata posta in vigore nel 1933, al fine di separare le banche d’affari dalle banche commerciali, alla luce delle tragiche esperienze della Grande Depressione. La liquidità in surplus creata in un lungo periodo di lassa politica monetaria, durante il primo decennio del XXI secolo, sotto gli auspici del presidente della Federal Reserve di Alan Greenspan, ha alimentato il cosiddetto gioco monetario delle banche d'affari, che è stato inconsistente con le leggi della vera domanda. Una tale politica e un tale amministrazione della Riserva Federale e del Tesoro sono state le cause principali della bolla.»
Parlando della sua gestione del collasso finanziario di Yamaichi Securities, ecc. nel 1997:
«Lehman Brothers andò in bancarotta, il lunedì 15 settembre 2008, senza sbrigare il suo enorme volume di transazioni transfrontaliere. Ciò ebbe uno stupefacente effetto contagioso sul sistema finanziario mondiale, a cominciare dalla branca londinese di AIG, e scatenò una depressione mondiale paragonabile alla Grande Depressione precedente la Seconda Guerra Mondiale...
Liquidare la Lehman Brothers solo dopo il disbrigo delle sue transazioni con l'estero avrebbe impedito la crisi mondiale. In modo sufficientemente comprensibile, se Lehman Brothers fosse stata liquidata solo dopo il disbrigo, il governo degli Stati Uniti avrebbe dovuto impiegare una grande quantità di denaro dei contribuenti per quel salvataggio, per proteggere il sistema finanziario americano, e porre un freno a qualunque effetto contagioso di altri istituti finanziari. Se questo fosse accaduto, il governo avrebbe avuto bisogno di offrire una spiegazione plausibile ai contribuenti dell'uso di una così grande quantità di denaro pubblico. Ciò, molto probabilmente, avrebbe implicato una inchiesta sulle responsabilità della dirigenza e delle autorità di controllo.»
«Una simile inchiesta non è mai stata condotta negli Stati Uniti e nel Regno Unito, nei tre anni e mezzo dalla caduta di Lehman Brothers. Al contrario, dieci anni fa in Giappone, la responsabilità dei dirigenti esecutivi degli istituti finanziari falliti, come Yamaichi, LTCB e NCB, furono indagate approfonditamente, mentre la maggioranza degli stessi fu arrestata e perseguita. Da lungo tempo abbiamo indicato alle nostre controparti nei governi degli Stati Uniti e del Regno Unito la necessità di tali inchieste, ma la nostra voce è rimasta inascoltata».
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03 aprile 2012
La teoria: «La crisi europea non esiste, è una truffa»
Sono due gli ingredienti alla base della crisi economica europea: la mancanza di sovranità monetaria dei Paesi europei (e la conseguente adesione all’euro) e le leggi economiche neoliberiste.
Ne è convinto l’economista italo-danese Bruno Amoroso, allievo prediletto di Federico Caffè che martedì 27 marzo alle ore 17.30 presenterà al museo Vittoria Colonna di Pescara il suo libro “Euro in bilico”. L’adesione all’euro, sostiene l’autore, «è il maggiore impedimento per uscire dal baratro della crisi economica». Ed il tentativo di introdurre in Costituzione il pareggio di bilancio è una forzatura che peggiorerà le cose.
LA TRUFFA
Il libro cerca di dare una chiave di lettura anti convenzionale sulla crisi economica che ha investito l’Europa. L’euro così com’è non regge e va riformato, secondo Amoroso ed è inutile sperare in un’unione monetaria e fiscale ancora più stretta perché le economie di Grecia e Italia sono molto diverse da quelle di Germania e Olanda e hanno bisogno di regole diverse. Il professore perciò propone come soluzione lo sdoppiamento dell’euro in uno di serie A e uno di serie B, i cui parametri si adattino meglio alle necessità dei rispettivi Stati membri.
Ma se si è arrivati a questo punto -sostiene sempre l'autore- la colpa è anche delle cinque grandi banche d’affari Goldman Sachs in testa, e delle tre agenzie di rating americane, che hanno lanciato una vera e propria offensiva «per riprendere il controllo del sistema economico e politico mondiale perso dagli Usa» nell’ultima decade.
«La politica economica europea è oggi nelle mani dei grandi gruppi finanziari», ha detto Amoroso, «che vogliono imporre i loro principi neoliberisti ai governi europei». Un esempio lampante è la richiesta d’inserimento del vincolo del pareggio di bilancio nella Costituzione. «Un’economia deve avere la libertà di non avere il bilancio pubblico in pareggio. Ciò che conta è l’equilibrio contabile nazionale». Secondo il professore il termine più giusto per descrivere la crisi è truffa finanziaria.
L’INGANNO… IN ORIGINE
Le radici della crisi dell’eurozona affondano nel passato, nei principi economici neoliberisti americani.
Tra le regole imposte dall’economia -dice Amoroso- c’è anche il passaggio dalla moneta sovrana degli Stati (in Europa ogni Paese aveva la sua: la lira italiana, il marco tedesco) alla moneta unica. Questo cambiamento ha però comportato diversi problemi. Mentre prima gli Stati avevano autonomia di autoregolarsi (decidevano di immettere in economia quanti soldi servivano per far fronte ai problemi senza vincoli di emissione), oggi, con la moneta unica devono rendere conto alla Bce che decide il quanto, il come, il se.
Molti Paesi dunque non riescono a rispettare i parametri imposti dall’alto (vuoi per problemi interni, vuoi per altre ragioni) e si trovano in difficoltà. Con l’introduzione dell’obbligo di pareggio di bilancio si capisce che la situazione andrà ad aggravarsi perché per legge gli Stati non potranno sforare ma rigare dritto ed attenersi ad una norma costituzionale.
«Questa è una trappola per i cittadini», si legge nel primo capitolo del libro di Amoroso, «ed un ricatto verso i governi messi in atto coscientemente da un gruppo ristretto della finanza internazionale, con l’appoggio benevolo ma interessato dei loro rappresentanti diretti e indiretti nei Paesi europei. Questa camicia di forza, della quale oggi paghiamo tutti le conseguenze per gli effetti paralizzanti che produce oltre che sulla politica e sull’economia, sul nostro modo di pensare è stata imposta prima con il pensiero è stata imposta prima con il pensiero unico e oggi con il potere unico».
Il pareggio di bilancio secondo Amoroso che si vuole inserire nella carta è stato costituzionalizzato solo in Germania nel dopoguerra per l’ossessione tutta tedesca per l’inflazione, ma di recente è stato imposto in Grecia e, oggi, si tenta di farlo anche in Italia.
«E questo è oggi possibile », ha dichiarato, «perché il pensiero unico e il potere unico vanno a braccetto, e il primo ha dissodato il terreno al secondo gettando ogni opposizione nella più totale confusione mentale».
Amoroso è docente di Economia Internazionale presso l’Università Roskilde in Danimarca, coordina programmi di ricerca e cooperazione con i Paesi dell’Asia e del Mediterraneo e presiede il Centro Studi Federico Caffè.
Tra gli incarichi ricoperti anche quello di presidente del Centro studi Federico Caffè dell'Università di Roskilde e di co-direttore della rivista italo-canadese Interculture.
Marirosa Barbieri
02 aprile 2012
La Germania Prepara le (sue) Banche alla Bancarotta dei Paesi Perifrici
Forse non capisco, ma questa notizia prepara la fine dell’euro – e speriamo – di Draghi, di Monti e di Bruxelles.
Da Bloomberg:
«La Bundesbank è la prima delle 17 Banche Centrali dell’area euro a rifiutare di accettare come collaterale i titoli di banche garantiti da Stati membri che ricevono aiuto dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale». (European Bailout Stigma Shifts From Banks To Sovereigns As Bundesbank Refuses PIG Collateral)
Ricordiamo in breve cosa sono i «collaterali»: quando chiedete un mutuo, offrite alla banca la casa, su cui la banca accende un’ipoteca e che si prenderà se voi non pagate il debito. La casa data in garanzia è un collaterale. Altri collaterali possono essere azioni, obbligazioni, titoli pubblici, BOT, eccetera.
Se non intendo male, la notizia significa che la Banca Centrale Tedesca non dà più soldi in prestito alle banche che offrono in garanzia i titoli di debito di Spagna, Italia, Portogallo. O detto altrimenti: niente alle banche che hanno chiesto e ricevuto il miliardone di denaro all’1% creato dal nulla dalla BCE di Mario Draghi, o almeno – sottolineo – non a quelle banche insediate in Stati in difficoltà: Spagna, Italia, Portogallo….
I «collaterali» di quegli Stati non valgono un piffero come garanzia per aver denaro in prestito, ergo i collaterali delle banche di quegli Stati valgono ancor meno.
Questa mossa della Bundesbank è un colpo di artiglieria contro la BCE, e un atto di sabotaggio contro Mario Draghi specificamente.
Per spargere il miliardone all’1% (LTRO, Long Term Refinancing Operation), Draghi ha accettato dalle banche bisognose «collaterali» più che dubbi, fuffa, spazzatura, crediti poco o nulla esigibili. È noto che i tedeschi nella BCE non hanno apprezzato. Ora, stanno dicendo che chi ha preso quei soldi è marchiato d’infamia («stigma» in inglese), essendosi confessato insolvente – cosa che Draghi aveva esplicitamente negato a febbraio.
(…)
Ed ora?, si domanda l’ottimo sito Zero Hedge: «Siccome è inevitabile che Spagna e Italia siano le prossime a salire sul carro dei salvataggi (avranno bisogno dei prestiti del Fondo Monetario e del «Firewall» da un miliardo messo su malamente dalla UE, e già ritenuto insufficiente), cosa accade quando 2 trilioni di titoli diventano inadatti come collaterali per l’unica Banca Centrale solvibile del mondo?».
Che cosa accade alle centinaia di miliardi di titoli di debito italico-ispanico da rinnovare nell’anno?
«Dove va la Buba, tutti gli altri seguiranno», dice Zero Hedge: ossia anche gli altri finanzieri e speculatori negheranno il credito.
A meno che non mi sbagli, questo è il crollo. È anche un atto di sabotaggio deliberato della Bundesbank contro la BCE, anzi contro l’Eurozona.
Berlino vuole scardinare la moneta unica, senza dirlo?
Fino ad oggi, il piano tedesco era di legare la sua partecipazione ai salvataggi dei PIIG a condizioni così dure, austerità, tagli, recessione imposte ai debitori, da rendere «missione impossibile» il risanamento di quei Paesi (…)
Zero Hedge insinua che Berlino ha imposto così dure condizioni, e continua a fare affermazioni di insopportabile arroganza, nella speranza che la Grecia – e poi Spagna e Italia – escano dall’euro, anziché subire diktat così inaccettabili sul piano sociale, politico, della dignità nazionale. Invece quelli – fra cui noi, con Monti – continuano a stare aggrappati alla greppia, accettano l’inaccettabile, impegnano i loro cittadini e contribuenti per i secoli a venire con aggravii schiaccianti, pur di non uscire dal sistema.
Per una volta non sono d’accordo con l’interpretazione data da Maurizio Blondet e da ZeroHedge. Troppo complicato il complotto tedesco per costringere i paesi periferici ad uscire dall’euro. Se la Germania e gli altri paesi virtuosi (e dunque pagatori degli aiuti) davvero lo volessero, uscirebbero dall’euro. Senza tanti sofismi all’italiana (o alla greca).
Credo che la realtà sia assai più semplice e come spesso accade banale (eh si la realtà spesso è di una banalità sconcertante).
Torniamo alla notizia data da Bloomberg (e ben tradotta e riassunta da Blondet, qui in originale).
«La Bundesbank è la prima delle 17 Banche Centrali dell’area euro a rifiutare di accettare come collaterale i titoli di banche garantiti da Stati membri che ricevono aiuto dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale».
Come ormai saprete per accedere ai finanziamenti della BCE all’1% alle banche fu richiesto di presentare un collaterale di scarsa o scarsissima qualità MA dotato di garanzia statale. In altre parole in caso di insolvenza della banca e di insufficienza della garanzia escussa dalla BCE i soldi ce li devono mettere gli stati (si proprio noi, magari con una maggiorazione sul bollettino dell’IMU….oooh non lo sapevate? Strano di solito i Media Sussidiati sono così precisi.)
E’ ovvio che se uno stato va in bancarotta trascina con se un certo numero di banche che operano sul suo territorio. Se facciamo il caso che un paese europeo (metti il Portogallo) dichiari lo stato di insolvenza e che come logica conseguenza una banca con un 30 miliardi di prestiti LTRO di quel paese (metti Il Banco di Madeira) dichiari bancarotta e che si scopra che le garanzie date dalla banca alla BCE siano fuffa come da regolamento della stessa BCE, è OVVIO che quel tipo di credito sia cartastraccia.
Se al contrario il collaterale-fuffa fosse stato garantito da uno stato ancora solvibile (metti l’Olanda) il problema sarebbe meno grave e alla fine il credito esigibile.
Dunque la BUBA ha preso una decisione di normale buon senso (ah questi tedeschi il viziaccio del buon senso proprio non riescono a toglierselo).
Ci sono due significati da dare a questa decisione:
Quello Principale
(Noi Bundesbank) Crediamo che sia molto probabile il fallimento di Stati e Banche europei con i conti non a posto. Dunque non accettiamo più titoli strutturati con questo tipo di garanzia.
Quello Secondario
Care banche tedesche fareste bene a NON accettare come collaterale i titoli bancari garantiti da stati che ricevono aiuti dall’UE e dall’FMI. Sappiate che la Bundesbank stima altamente probabile il fallimento di uno o più di questi stati (banche incluse).
Tradotto dal Tedesco: liberativi il più presto possibile dai Bond Portoghesi, Irlandesi, Greci
Interpretato da un banchiere tedesco: dobbiamo vendere i titoli bancari e i titoli di stato di ogni paese a rischio default. Non solo quelli che hanno GIA’ ricevuto aiuti.
….il primo che urla al complotto teutonico lo banno per manifesta imbecillita.
di Maurizio Blondet
27 marzo 2012
Economista giapponese accusa l'establishment anglo-americano di aver provocato la Nuova Grande Depressione
Daisuke Kotegawa
(Canon Institute for Global Studies)
24 marzo 2012 (MoviSol) – Daisuke Kotegawa, ex funzionario ad alto livello del Ministero delle Finanze giapponese e rappresentante nipponico presso il FMI, ha descritto l'abrogazione della legge Glass-Steagall come "la principale causa strutturale della bolla finanziaria negli Stati Uniti e in Europa, dal 2002 al 2007". Scrivendo per il Canon Institute for Global Studies, di cui è ora il direttore della ricerca, Kotegawa ha anche attaccato la risposta fallimentare del gruppo costituito da Paulson, Geithner e Darling a Londra e a New York quando si verificò il collasso finanziario del 2008, una decisione a suo avviso responsabile dell'aggravamento della crisi globale. Ha paragonato la scelta di quel gruppo a come egli personalmente gestì un'analoga crisi del suo Paese, quella del 1999 (allora era direttore del dipartimento titoli del Ministero delle Finanze), in primo luogo imponendo il disbrigo delle transazioni estere delle società fallite, quindi consentendo al Giappone di assorbire i costi della liquidazione, piuttosto che costringere il resto del mondo a pagare per la crisi nipponica, e parallelamente incarcerando numerosi banchieri, azione da lui ripetutamente suggerita agli Stati Uniti e al Regno Unito, i quali hanno finora fatto orecchie da mercante.
Riportiamo alcuni estratti delle sue dichiarazioni, con enfasi aggiunta dalla nostra redazione:
«Perché la crisi economica mondiale si è avuta dopo il caso sconcertante della banca Lehman Brothers? Si è discusso pochissimo a tal proposito, con la giusta profondità, probabilmente come riflesso del vizio che affligge i media occidentali, quando si occupano di Wall Street. La totale abrogazione del Glass-Steagall Act nel febbraio 1999 fu la principale causa strutturale della bolla finanziaria negli Stati Uniti e in Europa, dal 2002 al 2007. Fu abrogata sotto l’influsso del ministro del Tesoro Lawrence Summers, durante il processo di liberalizzazione dei mercati finanziari della fine del XX secolo. La legge era stata posta in vigore nel 1933, al fine di separare le banche d’affari dalle banche commerciali, alla luce delle tragiche esperienze della Grande Depressione. La liquidità in surplus creata in un lungo periodo di lassa politica monetaria, durante il primo decennio del XXI secolo, sotto gli auspici del presidente della Federal Reserve di Alan Greenspan, ha alimentato il cosiddetto gioco monetario delle banche d'affari, che è stato inconsistente con le leggi della vera domanda. Una tale politica e un tale amministrazione della Riserva Federale e del Tesoro sono state le cause principali della bolla.»
Parlando della sua gestione del collasso finanziario di Yamaichi Securities, ecc. nel 1997:
«Lehman Brothers andò in bancarotta, il lunedì 15 settembre 2008, senza sbrigare il suo enorme volume di transazioni transfrontaliere. Ciò ebbe uno stupefacente effetto contagioso sul sistema finanziario mondiale, a cominciare dalla branca londinese di AIG, e scatenò una depressione mondiale paragonabile alla Grande Depressione precedente la Seconda Guerra Mondiale...
Liquidare la Lehman Brothers solo dopo il disbrigo delle sue transazioni con l'estero avrebbe impedito la crisi mondiale. In modo sufficientemente comprensibile, se Lehman Brothers fosse stata liquidata solo dopo il disbrigo, il governo degli Stati Uniti avrebbe dovuto impiegare una grande quantità di denaro dei contribuenti per quel salvataggio, per proteggere il sistema finanziario americano, e porre un freno a qualunque effetto contagioso di altri istituti finanziari. Se questo fosse accaduto, il governo avrebbe avuto bisogno di offrire una spiegazione plausibile ai contribuenti dell'uso di una così grande quantità di denaro pubblico. Ciò, molto probabilmente, avrebbe implicato una inchiesta sulle responsabilità della dirigenza e delle autorità di controllo.»
«Una simile inchiesta non è mai stata condotta negli Stati Uniti e nel Regno Unito, nei tre anni e mezzo dalla caduta di Lehman Brothers. Al contrario, dieci anni fa in Giappone, la responsabilità dei dirigenti esecutivi degli istituti finanziari falliti, come Yamaichi, LTCB e NCB, furono indagate approfonditamente, mentre la maggioranza degli stessi fu arrestata e perseguita. Da lungo tempo abbiamo indicato alle nostre controparti nei governi degli Stati Uniti e del Regno Unito la necessità di tali inchieste, ma la nostra voce è rimasta inascoltata».
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