06 aprile 2012

Mai così ricchi: la finanza scommette sulla nostra rovina

Quello che il mondo chiama “crisi”, per loro è il paradiso: “loro” sono quelli che moltiplicano favolosi profitti, proprio mentre noi stiamo affondando. Mai come oggi la casta finanziaria del pianeta ha realizzato guadagni stellari, puntualmente sorretta dalla Federal Reserve che negli Stati Uniti ha pompato dollari nei serbatoi di Wall Street salvando dalla bancarotta tecnica la contabilità speculativa delle super-lobby. Peggio ancora in Europa, dove i tecnocrati di Bruxelles – non eletti da nessuno e nominati di fatto dalle grandi corporation – impongono il rigore a tutto il continente, per proteggere i privilegi della finanza. Che intanto galoppa indisturbata tra oceani di miliardi di carta, frutto della speculazione: oggi l’economia virtuale delle banche d’affari vale 14 volte più dell’economia reale, quella che produce beni e servizi. Cifre da capogiro, ricordate in estrema sintesi da Paolo Pagliaro a “Otto e mezzo”, la trasmissione condotta su “La7” da Lilli Gruber. Nel mondo, tra il Warren Buffett2003 e il 2010, l’economia reale è cresciuta del 73% e ora vale circa 64.000 miliardi di dollari di prodotto interno lordo. Nello stesso periodo, l’economia finanziaria – la cosiddetta “economia di carta” – è cresciuta quasi del triplo: e oggi vale 860.000 miliardi di dollari. Numeri impressionanti: 14 volte il Pil del pianeta, cioè la somma delle merci comprate e vendute. «Il valore dell’import-export mondiale è di 15.000 miliardi di dollari l’anno – ricorda Pagliaro – mentre il solo commercio delle valute con finalità speculative movimenta la stessa quantità di denaro in quattro giorni». Incredibile, no? In meno di cento ore, i “trafficanti” di valuta spostano 15 trilioni di dollari, cioè il valore complessivo delle merci che tutti i paesi del mondo vendono e acquistano in un anno intero. «Nell’economia di carta – osserva Pagliaro – la parte del leone la fanno i “derivati”, che vengono scambiati per lo più su mercati non regolamentati». Tra gli strumenti a disposizione, aggiunge il collaboratore della Gruber, ce ne sono alcuni che permettono di guadagnare «scommettendo contro l’economia reale», cioè «speculando sui fallimenti di un paese o di un’azienda», e addirittura, in alcuni casi, «contribuendo a farli fallire». Il baratro in cui è stata precipitata la Grecia? Una tragedia per i greci, naturalmente – ma non per chi ha accumulato enormi fortune “scommettendo” sulla catastrofe. «Queste “scommesse del malaugurio” – precisa il giornalista – valgono da sole Mario Monti62.000 miliardi di dollari: quasi quanto il Pil mondiale». Non deve dunque stupire che, in piena crisi economica, a inizio 2009, la banca d’affari Goldman Sachs (per la quale Mario Monti è stato consigliere strategico per l’Europa) abbia prodotto utili «per quasi un miliardo e 800 milioni di dollari». La sproporzione tra l’economia che produce beni e servizi e quella che si affida agli algoritmi del trading finanziario, aggiunge Pagliaro, è ormai tale da risultare indigesta anche al capitalisti più accorti: il plurimiliardario Warren Buffett, uno che protesta perché si sente poco tassato, ha definito i “derivati” «armi finanziarie di distruzione di massa», ma se n’è accorto «solo dopo aver perso due miliardi in una speculazione rivelatasi maldestra». Ora, dice Paolo Pagliarocon ironia l’analista di “Otto e mezzo”, «si attendono pentimenti più sinceri, ma soprattutto regole e controlli più stringenti». Regole e controlli: da chi? In Italia ormai i banchieri sono direttamente al governo, con il placet del Quirinale: Corrado Passera fa il ministro, Mario Monti addirittura il premier. Suo figlio Giovanni ha lavorato alla Morgan Stanley, la super-banca americana a cui l’Italia regalò miliardi quando al Tesoro c’era Domenico Siniscalco, attuale dirigente italiano della Morgan, insieme a Mario Draghi, che oggi – attraverso la Bce – detta le nuove regole a un’Europa i cui membri non stampano più moneta ma sono costretti a farsi prestare l’euro a caro prezzo. Un sistema di potere oligarchico e neo-feudale, basato sui diktat della Commissione. Oscuri yes-men: di loro non sappiamo quasi niente, eppure sono onnipotenti. E non esitano a stracciare mezzo secolo di welfare, di pace e di diritti, pur di servire il loro padrone unico: il potere senza volto della finanza, pronto a speculare anche sulla nostra rovina. di Giorgio Cattaneo

05 aprile 2012

Quel che non sapete del Gruppo Bilderberg

Prima riunione del gruppo presso il Bilderberg Hotel (1954) Ogni anno, dal 1954, un centinaio delle personalità più eminenti di Europa occidentale e Nord America s’incontrano, a porte chiuse e sotto un’altissima protezione, in seno al Gruppo Bilderberg. Il loro seminario dura tre giorni e nulla traspare sulle loro discussioni. Dalla disgregazione dell’Unione Sovietica, i giornalisti sono interessati a questa organizzazione elitaria e segreta. Alcuni autori vi hanno visto un governo mondiale embrionale e gli attribuiscono le principali decisioni politiche, culturali, economiche e militari della seconda metà del ventesimo secolo. Una interpretazione sostenuta da Fidel Castro, ma nulla lo conferma né lo smentisce. Per sapere cosa è o non è il Gruppo Bilderberg, ho cercato documenti e testimoni. Ho avuto accesso a tutti i suoi dati del periodo 1954-1966 e a numerosi altri elementi, e ho potuto chiacchierare con uno dei suoi ex-ospiti, che conosco da molto tempo. Nessun giornalista, fino ad oggi, e certamente non gli autori di successo che ha reso popolari gli stereotipi presenti, hanno avuto accesso ai documenti interni del Bilderberg. Ecco cosa ho scoperto e capito. Il primo incontro 70 personalità provenienti da 12 paesi parteciparono alla prima riunione del Gruppo. Si trattava di un seminario di tre giorni, 29-31 maggio 1954, in prossimità di Arnhem (Olanda). Gli ospiti furono divisi in due alberghi nelle vicinanze, ma i dibattiti si tennero in quello principale, diede il nome al gruppo. Gli inviti, carta intestata del Palazzo Soestdijk, erano sibillini: "Apprezzerei sinceramente la vostra presenza alla conferenza internazionale, senza carattere ufficiale, che si terrà in Olanda a fine maggio. Questa conferenza vuole esplorare una serie di questioni di grande importanza per la civiltà occidentale, e si propone di stimolare la comprensione reciproca e la buona volontà attraverso un libero scambio di opinioni". Erano firmati dal principe consorte dei Paesi Bassi, Bernhard zur Lippe-Biesterfeld, e accompagnati da alcune pagine d’informazione amministrativa sul trasporto e l’alloggio. Al massimo, si apprende che i delegati arrivarono dagli Stati Uniti e da 11 paesi dell’Europa occidentale, e 6 sessioni di 3 ore ciascuna furono previste. Dato il passato nazista del principe Bernhard (che aveva servito nella cavalleria delle SS fino al suo matrimonio nel 1937, con la Principessa Juliana) e nel contesto del maccartismo, è chiaro che le "questioni di grande importanza per la civiltà occidentale" ruotavano intorno alla lotta contro il comunismo. Una volta lì, l’impressione degli ospiti fu temperata dai due presidenti: l’imprenditore statunitense John S. Coleman e l’uscente ministro belga degli affari esteri Paul van Zeeland. Il primo era un attivista del libero scambio, il secondo un sostenitore della Comunità europea di difesa (CED) [1]. Infine, si scorgeva all’estremità della tribuna Joseph Retinger, eminenza grigia degli inglesi. Tutto ciò suggerisce che le monarchie olandesi e britannica promossero questo incontro per sostenere la difesa europea e il modello economico capitalistico del libero mercato, contro l’anti-americanismo che i comunisti e i gollisti promuovevano. Tuttavia, le apparenze ingannano. Non si trattava do fare una campagna per la CED, ma di mobilitare le élite per la Guerra Fredda. SAR il Principe Bernhard fu scelto per convocare questa conferenza, perché il suo status di principe consorte gli dava un carattere ufficioso, senza essere ufficiale. Nascondeva lo sponsor: un’organizzazione intergovernativa che si propone di manipolare i governi di alcuni dei suoi Stati membri. John S. Coleman non era nemmeno il presidente della Camera di Commercio degli Stati Uniti, ma creò il comitato "Comitato cittadino per una politica nazionale del commercio” (Citizen’s Committee for a National Trade Policy - CCNTP). Secondo lui, il libero scambio assoluto, vale a dire, la rinuncia a tutti i dazi doganali, avrebbe consentito ai paesi alleati degli Stati Uniti di aumentare la loro ricchezza e finanziare la Comunità europea di difesa (vale a dire dire, riarmare la Germania e integrare il suo potente potenziale militare nella NATO) Tuttavia, i documenti in nostro possesso dimostrano che il CCNTP di cittadino aveva solo il nome. Questa in realtà era una iniziativa di Charles D. Jackson, il consigliere per la guerra psicologica della Casa Bianca. L’operazione era pilotata a monte da William J. Donovan, l’ex comandante dell’OSS (i servizi segreti degli Stati Uniti durante la guerra), ora responsabile della costruzione del ramo statunitense del nuovo servizio segreto della NATO, Gladio [2]. Paul van Zeeland non era solo il promotore della Comunità europea di difesa, ma anche un politico di grande esperienza. Alla Liberazione, ha presieduto la Lega indipendente per la cooperazione europea (LICE) il cui obiettivo era creare una unione doganale e monetaria. Questa organizzazione fu creata dal già citato Joseph Retinger. In particolare Retinger, che fungeva da segretario della conferenza Bilderberg, servì durante la guerra nel servizio segreto inglese (OES), del generale Colin Gubbins. Avventuriero polacco, Retinger si trovò consulente del governo di Sikorski in esilio nel Regno Unito. A Londra, ha ospitato il microcosmo dei governi in esilio, creando quindi il miglior indirizzario dell’Europa libera. Il suo amico Sir Gubbins aveva ufficialmente lasciato il servizio e il SOE era stato sciolto. ora dirigeva una piccola azienda di tappeti e tessili, che serviva da "copertura". Infatti, accanto al suo omologo Donovan, fu responsabile della creazione della filiale inglese di Gladio. Ha partecipato a tutte le riunioni preparatorie della Conferenza del Bilderberg e fu presente tra gli ospiti, seduto accanto a Charles D. Jackson. All’insaputa dei partecipanti, furono dunque i servizi segreti della NATO ad essere il potente ospite. Bernhard, Coleman e Van Zeeland furono dei paraventi. Non dispiaccia ai giornalisti fantasiosi che hanno creduto di discernere nel Bilderberg la volontà di creare un governo mondiale segreto, questo club è uno strumento della lobby influente della NATO che promuove i propri interessi. E’ molto più grave e pericoloso, perché è la NATO che mira ad essere un governo mondiale segreto, garantendosi la perennità dello status quo internazionale e dell’influenza degli Stati Uniti. D’altronde, la sicurezza di ciascuna riunione successiva non sarà fornita dalla polizia del paese ospitante, ma dai soldati dell’Alleanza. Tra i dieci relatori iscritti, vi furono due ex primi ministri (Guy Mollet, Francia, Alcide de Gasperi, Italia), tre funzionari del Piano Marshall, il falco della Guerra Fredda (Paul H. Nitze) e soprattutto un finanziere molto potente (David Rockefeller). Secondo i documenti preparatori, una ventina di partecipanti ne era già a conoscenza. Sapevano più o meno in dettaglio, chi sono i burattinai e hanno redatto in anticipare il loro intervento. I più piccoli dettagli furono adattati e non vi fu alcun elemento di improvvisazione. Invece, gli altri cinquanta partecipanti non sapevano nulla di ciò che stava accadendo. Furono scelti per influenzare i governi e l’opinione pubblica dei loro rispettivi paesi. Il seminario fu organizzato per convincerli e spingerli a impegnarsi a diffondere il messaggio che si voleva diffondere. Gli interventi non affrontavano i grandi problemi internazionali, ma analizzavano la strategia ideologica assunta dai sovietici e spiegavano come doveva essere contrastata nel "mondo libero". I primi interventi valutavano la minaccia comunista. I "comunisti coscienti" sono individui che intendono mettere le loro patria al servizio dell’Unione Sovietica per imporre un mondo collettivista. Dovevano essere combattuti. Ma questa lotta era difficile, perché questi "comunisti coscienti" in Europa erano incorporati nella massa degli elettori comunisti che non sapevano nulla circa i loro piani malvagi, e li seguono nella speranza di migliori condizioni sociali. Gradualmente, la retorica si induriva. Il "mondo libero" deve affrontare il "complotto comunista mondiale", non solo in generale, ma anche rispondendo alle domande specifiche sugli investimenti statunitensi in Europa o sulla decolonizzazione. Infine, gli oratori giunsero al problema principale -i sovietici, assicuravano, stanno sfruttando a loro profitto: per motivi culturali e storici, i leader politici del "mondo libero" che usavano argomenti diversi negli Stati Uniti e in Europa, argomenti che a volte si contraddicevano-. Il caso più emblematico era quello delle purghe organizzata dal senatore McCarthy negli Stati Uniti. Erano essenziali per salvare la democrazia, ma il metodo scelto era percepito in Europa come una forma di totalitarismo. Il messaggio finale era che nessuna trattativa diplomatica, nessun compromesso, era possibile con i "Rossi". Si doveva evitare ad ogni costo che i comunisti svolgessero un ruolo in Europa occidentale, ma ci voleva astuzia: se non si potevano arrestare e fucilare, bisognava neutralizzarli con discrezione, senza che i loro elettori se ne rendessero conto. In breve, l’ideologia che si sviluppò era quella della NATO e di Gladio. Non è mai stato detto che si sarebbero truccate le elezioni, ne che sarebbero stati uccisi i tiepidi, ma tutti i partecipanti convennero che per salvare il "mondo libero" si doveva mettere la libertà tra parentesi. Sebbene la proposta della Comunità europea di difesa (CED) fosse venuta meno dopo tre mesi, sotto i colpi dei deputati comunisti e degli "estremisti nazionalisti" (vale a dire, gollisti) del Parlamento francese, la conferenza fu considerata un successo. Nonostante le apparenze, non era destinato a sostenere la creazione della CED o qualsiasi altra misura politica specifica, ma a diffondere un’ideologia della classe dominante, e quindi attraverso di essa, nella società. Oggettivamente, gli europei occidentali erano sempre meno consapevoli della libertà di cui erano privati ed erano sempre più consapevoli delle libertà di cui erano stati privati i popoli dell’Est. Il Bilderberg diventa un’organizzazione Una seconda conferenza si svolse in Francia, il 18-20 marzo 1955. A Barbizon. A poco a poco l’idea che queste conferenze fossero annuale e che bisognassero di una segreteria permanente s’impose. Il principe Bernhard si ritira quando fu colto in flagrante per i suoi traffici d’influenza (scandalo Lockheed). Cedette la presidenza all’ex Primo Ministro britannico Alec Douglas Home (1977-1980), all’ex cancelliere tedesco e presidente Walter Scheel (1981-1985), all’ex governatore della Banca d’Inghilterra Eric Roll (1986-89), all’ex Segretario generale della NATO Peter Carrington (1990-1998), e infine, all’ex vice presidente della Commissione europea, Etienne Davignon (dal 1999). Per molti anni il presidente del gruppo Bilderberg era assistito da due segretari generali, uno per l’Europa e il Canada (Stati vassalli) e uno per gli Stati Uniti (il sovrano), tuttavia, non vi è un segretario generale dal 1999. Da un anno all’altro, i dibattiti furono altamente ridondanti, poiché gli ospiti cambiavano. C’era sempre un nucleo duro che preparava il seminario in anticipo e ai nuovi arrivati era inculcata la retorica atlantista del momento. Attualmente, i seminari annuali riuniscono oltre 120 partecipanti, di cui sempre un terzo costituisce ancora il nucleo duro. Sono stati selezionati dall’Alleanza in base all’importanza delle loro relazioni e alla loro capacità di influenzare, a prescindere dalle loro funzioni nella società. Pertanto, restano i membri del nucleo quando cambiano lavoro. Ecco l’elenco esatto di questo zoccolo duro, compresi i membri del Consiglio di Amministrazione, che servono da paraventi per gli ospiti, e dei soci meni visibili, per non spaventare i nuovi arrivati. Consiglio di Amministrazione Josef Ackermann banchiere svizzero, capo della Deutsche Bank, Vice-Presidente del Forum di Davos. Roger C. Altman banchiere statunitense, consulente della campagna elettorale di John Kerry e Hillary Clinton, direttore della banca di investimenti Evercore Partners Inc. Francisco Pinto Balsemão ex primo ministro socialista del Portogallo (1981-83), presidente e fondatore del più grande gruppo televisivo portoghese SIC. (T) Fran Bernabè banchiere italiano, l’attuale capo di Telecom Italia (T) Henri de Castries CEO dell’assicuratore francese AXA. Juan Luis Cebrián direttore del gruppo stampa e media spagnolo Prisa. W. Edmund Clark banchiere canadese, AD del Toronto-Dominion Bank Financial Group. Kenneth Clarke ex vice presidente del British American Tobacco (1998-2007), Guardasigilli e ministro della Giustizia britannico, vicepresidente del Movimento europeo del Regno Unito. George A. David amministratore delegato della Coca-Cola. Étienne Davignon uomo d’affari belga, ex vicepresidente della commissione europea (1981-1985), attuale vice-presidente di Suez-Tractebel. Anders Eldrup amministratore delegato della compagnia petrolifera e del gas danese DONG Energy. Thomas Enders direttore di Airbus. Victor Halberstadt professore di Economia presso l’Università olandese di Leida, è consigliere di diverse società come Goldman Sachs oDaimler-Chrysler. James A. Johnson finanziere degli Stati Uniti, è stato uno dei principali responsabili del Partito Democratico e uno degli architetti della nomina di Barack Obama. E’ il vice-presidente della banca di investimento Perseus. John Kerr of Kinlochard già ambasciatore britannico a Washington, è il vice presidente del Royal gruppo petrolifero olandese Royal Dutch Shell (T) Klaus Kleinfeld CEO tedesco del colosso statunitense dell’alluminio, Alcoa. Mustafa V. Koç amministratore delegato di Koç Holding, la prima azienda turca. Marie-Josée Drouin-Kravis editorialista economica della stampa e della radiotelevisione canadese. Ricercatrice guerrafondaia presso l’Hudson Institute. E’ la terza moglie di Henry Kravis. Jessica T. Mathews ex direttrice degli Affari Globali al Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti. Attuale direttrice della Fondazione Carnegie. Thierry de Montbrial economista, direttore e fondatore dell’Istituto Francese per le Relazioni Internazionali (IFRI) e della World Policy Conference. Mario Monti economista italiano, ex commissario europeo per la Concorrenza (1999-2005), co-fondatore del Gruppo Spinelli per il federalismo europeo. Egil Myklebust ex presidente del padronato norvegese direttore dellaScandinavian Airlines System (SAS). Matthias Nass vicedirettore del giornale tedesco Die Zeit. Jorma Ollila uomo d’affari finlandese, ex CEO di Nokia, presidente attuale del gruppo petrolifero Royal Dutch Shell. Richard N. Perle ex presidente del Consiglio consultivo della Difesa al Pentagono, è un leader chiave degli straussiani (discepoli di Leo Strauss) e come tale, una delle maggiori figure del neo-conservatorismo. Heather Reisman donna d’affari canadese, amministratrice delegata del Gruppo Editoriale Indigo-Chapters. Rudolf Scholten ex ministro delle Finanze austriaco, Governatore della Banca Centrale. . Peter D. Sutherland ex commissario europeo irlandese per la concorrenza, poi direttore generale dell’Organizazione Mondiale del Commercio. Ex direttore di BP. Attuale presidente diGoldman Sachs International. Ex presidente della sezione europea della Commissione Trilaterale, e Vice-Presidente della Tavola Rotonda Europea degli industriali, ora presidente onorario del Movimento europeo in Irlanda. J. Martin Taylor ex parlamentare britannico, amministratore delegato del gigante chimico e agroalimentare Syngenta. Peter A. Thiel imprenditore degli Stati Uniti, amministratore delegato diPayPal, presidente della Clarium Capital Management e a tal titolo, azionista di Facebook. Daniel L. Vasella CEO del gruppo farmaceutico svizzero Novartis. Jacob Wallenberg banchiere svedese, è amministratore di molte società transnazionali. Membri occulti del nucleo duro Carl Bildt ex primo ministro liberale della Svezia (1991-94), ex inviato speciale dell’Unione europea e dell’ONU nei Balcani (1995-97, 1999-2001), attuale ministro degli affari esteri svedese. (T) Oscar Bronner CEO del quotidiano austriaco Der Standard. Timothy C. Collins finanziere degli Stati Uniti, direttore del fondo di investimento Ripplewood. (T) John Elkann amministratore delegato del gruppo italiano Fiat Auto (il nonno Gianni Agnelli è stato per quarant’anni uno dei leader del Gruppo Bilderberg. Ha ereditato il patrimonio di famiglia dopo la morte per cancro del nonno Giovanni Agnelli e la prematura scomparsa dello zio Edoardo. Tuttavia, fonti della polizia sono convinte che Edoardo sia stato assassinato dopo essersi convertito all’Islam sciita, in modo che la ricchezza andasse al ramo ebraico della famiglia). Martin S. Feldstein ex consigliere economico di Ronald Reagan (1982-84), e attuale consigliere economico di Barack Obama. E’ stato anche consigliere di George W. Bush per l’intelligence estera. E’ docente ad Harvard. (T) Henry A. Kissinger ex consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di stato degli USA, figura centrale del complesso militare-industriale statunitense, attuale presidente della società di consulenzaKissinger Associates. Henry R. Kravis finanziere degli Stati Uniti che gestisce i fondi d’investimentoKKR. Si tratta di uno dei più importanti collettore di fondi per il partito repubblicano. Neelie Kroes ex ministro liberale dei Trasporti olandese, commissario europeo per la concorrenza e attuale commissario alla società digitale. Bernardino Léon Gross diplomatico spagnolo, Segretario Generale della Presidenza del governo socialista di Jose Luis Zapatero. Frank McKenna ex membro della Commissione di sorveglianza dei servizid’intelligence del Canada, ambasciatore del Canada a Washington (2005-06), Vice-Presidente della Toronto-Dominion Bank. Beatrice dei Paesi Bassi Regina d’Olanda. È la figlia del principe Bernhard. George Osborne ministro delle Finanze britannico. Questo neo-conservatore è visto come un euroscettico. Si deve capire che è contrario alla partecipazione del Regno Unito all’Unione europea, ma che è un sostenitore dell’organizzazione del continente in seno all’Unione. Robert S. Prichard economista canadese, direttore del gruppo stampa e audiovisivo Torstar. David Rockefeller il patriarca di una lunga serie di finanzieri. E’ il membro più anziano del nucleo duro dei Bilderbergers. E’ anche presidente della Commissione Trilaterale, un’organizzazione simile che incorpora dei partecipanti asiatici. James D. Wolfensohn finanziere australiano che ha preso la cittadinanza statunitense per diventare Presidente della Banca Mondiale (1995-2005), ora direttore della società di consulenzaWolfensohn & Co. Robert B. Zoellick diplomatico statunitense, ex delegato al commercio degli Stati Uniti(2001-05), attuale presidente della Banca Mondiale. I Bilderbergers non sono vincolanti alle aziende o alle istituzioni in cui lavorano. Tuttavia, è interessante osservare la diversità dei loro settori di attività. La lobby della più potente organizzazione militare del mondo Negli ultimi anni, il numero di argomenti discussi, in occasione di seminari annuali, è aumentato in base all’attualità internazionale. Ma questo non ci dice nulla, perché queste discussioni non hanno alcuno obiettivo in sè, sono solo scuse per inviare messaggi. Purtroppo, non abbiamo accesso ai documenti preparatori più recenti e possiamo solo fare congetture circa le parole d’ordine che la NATO cerca di diffondere attraverso questi opinion leader. La reputazione del Gruppo Bilderberg ha portato alcuni autori ad attribuirgli la capacità di fare nomine. E’ stupido ed oscura i veri burattinai che sono in seno all’Alleanza atlantica. Ad esempio, è stato riferito che durante le ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, Barack Obama e Hillary Clinton sono andati per un giorno, il 6 giugno 2008, a negoziare di nascosto la fine della loro rivalità. In realtà sono andati al seminario annuale del Gruppo Bilderberg, a Chantilly (Virginia, USA). Ma il giorno dopo, la signora Clinton ha annunciato il suo ritiro dalla corsa. Alcuni autori hanno concluso che la decisione fu presa durante la riunione del Bilderberg. Questo non è logico, dal momento che la decisione era certo da tre giorni, dato il numero di voti al senatore Obama nel Comitato delle nomination del Partito democratico. Secondo la nostra fonte, qualcos’altro è successo. Barack Obama e Hillary Clinton hanno concluso di nascosto un accordo finanziario e politico. Il senatore Obama ha salvato i fondi della sua rivale e gli ha offerto una posizione nella sua amministrazione (Clinton ha negato la vice-presidenza e ha scelto il Dipartimento di Stato), in cambio del suo sostegno attivo durante la campagna contro il candidato repubblicano. Poi, i due leader sono stati introdotti da James A. Johnson alla conferenza del Bilderberg, dove i partecipanti hanno assicurato che avrebbero lavorato insieme. Già da molto tempo, Barack Obama era il candidato della NATO. Obama e la sua famiglia hanno sempre lavorato per la CIA e il Pentagono [3]. Inoltre, il finanziamento iniziale della sua campagna fu forniti dalla Corona d’Inghilterra attraverso l’uomo d’affari Nadhmi Auchi. Nel presentare il senatore nero al Bilderberg, l’Alleanza atlantica organizzava a livello internazionale le pubbliche relazioni del futuro presidente degli Stati Uniti. Allo stesso modo, è stato segnalato che il Gruppo Bilderberg ha tenuto un pranzo improvvisato, al di fuori del seminario, il 14 novembre 2009 presso il Castello di Val Duchesse, di proprietà del re del Belgio. L’ex primo ministro del Belgio Herman Van Rompuy vi aveva pronunciato un discorso. E, cinque giorni dopo, fu eletto presidente del Consiglio europeo. Anche in questo caso, alcuni autori hanno torto nel concludere che il gruppo Bilderberg sia stato il "kingmaker". In realtà, il presidente dell’Unione europea non poteva essere scelto al di fuori degli ambienti NATO, come ricorderete, l’Unione europea è cresciuta dalle clausole segrete del Piano Marshall. E questa scelta dovrebbe essere approvata dagli Stati membri. Questo tipo di decisione richiede lunghi negoziati e non si prende in una cena tra amici. Sempre secondo la nostra fonte, il Presidente del Gruppo Bilderberg, Etienne Davignon, ha convocato questa cena speciale per presentare van Rompuy ai suoi agenti d’influenza. La cosa era tanto più necessaria, poiché era la prima personalità ad occupare la nuova carica di presidente dell’Unione ad essere totalmente sconosciuta al di fuori del proprio paese. Durante il pasto, il signor Van Rompuy hadelineato il suo programma per la creazione di una tassa europea per finanziare direttamente le istituzioni dell’Unione, senza passare per gli Stati membri. Non è rimasto ai Bilderbergers che proclamare ovunque potessero, che conoscono Herman von Rompuy e testimoniano le sue qualità di presiedere l’Unione. La realtà del gruppo Bilderberg è meno romantica di quanto alcuni autori di successo hanno immaginato. Lo spiegamento incredibile di forze militari per garantirne la sicurezza non è tanto destinata unicamente alla protezione, ma a impressionare coloro che vi partecipano. Non mostra il proprio potere, ma dimostra che l’unico potere reale in Occidente è la NATO. Liberi di sostenerla e d’essere sostenuti da essa, o combatterla ed essere schiacciati inesorabilmente. Inoltre, sebbene il Gruppo Bilderberg abbia sviluppato, al suo debutto, una retorica anti-comunista, non era rivolta contro l’URSS e che non è rivolta oggi contro la Russia. Ne consegue che la strategia della Alleanza non è un patto contro Mosca, ma la difesa -e forse l’estensione- della zona di influenza di Washington. Alla sua creazione, la NATO aveva sperato di integrare l’Unione Sovietica, che sarebbe equivalso a un impegno di Mosca a non contestare la divisione del mondo nelle Conferenze di Postdam e di Jalta. Recentemente l’Alleanza ha accolto il presidente Dmitrij Medvedev al vertice di Lisbona e ha proposto che la Russia vi aderisse. Non si tratterebbe di una sottomissione, ma del riconoscimento del Nuovo Ordine Mondiale, in cui tutta l’Europa centrale e orientale è caduta nell’orbita degli Stati Uniti. Un’adesione della Russia sarebbe, in qualche modo, un trattato di pace: Mosca ammetterebbe la sconfitta nella guerra fredda e la nuova divisione del mondo. In questo caso, il gruppo Bilderberg inviterebbe personalità russa nelle sue riunioni annuali. Non chiederebbe loro d’influenzare l’opinione pubblica in Russia per americanizzarla, ma per convincerla a rinunciare ai sogni di grandezza del passato. di Thierry Meyssan

04 aprile 2012

Ci stanno ammazzando?

Ieri un uomo si è dato fuoco nel parcheggio della Commissione tributaria, in via Paolo Nanni Costa, nella periferia ovest di Bologna. Era in debito con il fisco e voleva farla finita. A Giuseppe C., muratore di cinquantotto anni, erano stati contestati tributi non pagati e i suoi ricorsi alla commissione erano stati respinti, l’ultimo proprio di recente. L’uomo ha tentato di uccidersi incendiando la sua auto verso le otto di mattina. C’è restato finché ha resistito e poi è corso fuori; sembrava una torcia umana. Diversi sono stati i biglietti scritti a mano (trovati dai vigili del fuoco all’interno della sua macchina) per spiegare il suo gesto. “Ho sempre pagato le tasse, poco ma sempre. Quello che ho fatto l’ho fatto in buona fede. Lasciate in pace mia moglie, lei è una brava donna. Vi chiedo perdono anche a voi” ha scritto riferendosi alla Commissione tributaria. A Roma, un altro caso: un uomo di quarantanove anni si è gettato dal balcone della sua abitazione perché disoccupato. Questi tragici episodi sono in aumento e sono un sintomo evidente di come la crisi economica colpisce pesantemente la maggior parte delle famiglie e soprattutto le classi sociali più povere. Secondo le stime riportate dal Servizio Prevenzione del Suicidio dell’ospedale romano Sant’Andrea, il “fattore economico” ha pesato (sugli oltre 4000 suicidi complessivi in un anno) per oltre un terzo. Lo psichiatra Maurizio Pompili, che ha riportato queste stime, ha dichiarato: “Purtroppo questi dati non ci sorprendono, nella storia è un fenomeno già visto. Ci fu un boom di suicidi nel 1870, dopo una grande crisi e l’aumento del prezzo del pane”. Intanto mentre qui si muore perché si è stremati dai debiti, Mr. Monti riscuote successi all’estero con i media di massa italiani ed internazionali che continuano l’elogio del “quanto è bravo il premier” fino allo sfinimento. “I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. E poi, diciamolo, che monotonia. E’ bello cambiare e accettare delle sfide”, queste parole di Mr. Goldman Sachs & co., ancora rimbombano pesantemente sui giovani (e meno giovani) che ogni giorno devono combattere per mantenere un lavoro sempre più incerto e precario. Viviamo in un Paese sopraffatto dall’incertezza del futuro e chi prova a rialzarsi, viene represso a suon di bastonate democratiche. Proprio come è successo pochi giorni fa agli operai dell’Alcoa, manganellati mentre gridavano una sacrosanta verità: “un operaio, una famiglia”. Già, una famiglia, quell’angolo di mondo tranquillo (o turbolento) all’interno del quale ciascuno sa di “contare qualcosa” anche quando all’esterno è solamente una risorsa umana da spremere come un limone fintanto che ha qualcosa da dare, per poi diventare una buccia, un peso, un rifiuto organico da “smaltire” e nulla più. Quella “casa” sicura (o meno) dove l’uomo economico, atomizzato nel suo ruolo di competitor solitario, corridore del progresso, condannato ad arrivare “primo” in una corsa truccata dove tutti sono ultimi, può tornare la sera. Accovacciarsi in posizione fetale e tentare di suggere qualche goccia di umanità e carpire uno scampolo di sentimento, di emozione, di vita. I figli, il coniuge, i genitori, quelle poche briciole di mondo che ancora hanno un nome ed un valore che prescinda dalla loro produttività. I “tuoi cari”, la tua isola felice (o infelice) che sta sgretolandosi ogni giorno di più, fagocitata dal progresso che per te ha in serbo altri programmi, volti a renderti assai più efficiente e produttivo. L’ondata di suicidi del 1870 cui fa riferimento lo psichiatra Pompili, per giustificare il suo mancato stupore nei confronti di quelli di oggi, in realtà fu il risultato di quello stravolgimento economico e sociale meglio conosciuto come rivoluzione industriale e non solamente di un aumento incontrollato del prezzo del pane. La famiglia allargata che viveva in larga parte di autoproduzione e manteneva forti rapporti umani, all’interno di una comunità fortemente coesa, iniziò a morire, ammazzata dal lavoro salariato in fabbrica, dalle città maleodoranti, dall’incapacità dei suoi membri, diventati individui, di sopravvivere economicamente con lo “stipendio”, laddove fino a qualche anno prima vivevano con un certo agio all’interno di un sistema dove la presenza del denaro non era immanente e si rendeva necessaria solo in quegli ambiti dove l’autoproduzione, lo scambio ed il dono (e quanto altro garantito dallo spirito di comunità) non si manifestavano sufficienti. La famiglia, nella sua forma primigenia stava morendo e con lei si suicidarono molti dei suoi membri, riluttanti a diventare criceti, nella gabbia di un mondo che più non gli apparteneva. Come la mancanza di pane non fu l’unico elemento scatenante dell’ondata di suicidi della seconda metà dell’800, così la disoccupazione, l’usura di stato e il cinismo sprezzante di un governo di banchieri subumani non è l’unica causa dell’ondata odierna. Anche oggi, come allora, quel che resta della famiglia sta morendo, ammazzata dai sacerdoti della crescita e del progresso che vedono in essa un ostacolo all’atomizzazione dell’individuo merce, deputato a sostituire l’essere umano. La mancanza di lavoro, comunque temporaneo e mal retribuito, è il cavallo di Troia attraverso il quale praticare l’eutanasia di qualunque legame famigliare ed amicale possieda l’individuo, fino a renderlo solo, acquiescente, malleabile e funzionale agli interessi della macchina economica. Per inseguire il miraggio di un lavoro che non c’è, i coniugi si adeguano a turni massacranti che pur condividendo la stessa casa li costringono di fatto a non incontrarsi più fra loro e con i figli per intere settimane. Per inseguire la speranza di lavoro, sempre più persone cadono vittima di un pendolarismo massacrante che li rende veri e propri zombie in ambito famigliare. Mentre altri si trasferiscono a centinaia di km di distanza dalla propria famiglia, per mantenere un posto di lavoro che sta sfuggendo e comunque a breve sfuggirà. E quel che resta delle famiglie, diventa ogni giorno di più un luogo alieno, mero ricettacolo di frustrazioni personali, dove alcuni individui condividono spazi comuni, continuando a vivere la propria individualità, fatta di paura, sensazione di inadeguatezza e mancanza di qualsiasi prospettiva per il futuro. Su questo retroterra di pesante demolizione di ogni rapporto sociale che prescinda dall’economia, sta crescendo l’ondata di suicidi che abbiamo iniziato a sperimentare e con tutta probabilità si acuirà nel prossimo futuro, di pari passo con il sempre più accentuato ridimensionamento delle prospettive occupazionali e la progressiva eutanasia della famiglia, dello stato nazione e della comunità. Solamente un secolo fa la scala valoriale usata per misurare le persone era ancora incentrata sulle sue qualità morali. Il coraggioso e il vigliacco, il ladro e l’onesto, l’uomo d’onore e la spia, l’uomo “di cuore” ed il cinico e così via. Oggi l’unica scala valoriale universalmente accettata è quella economica. Il vincente ed il perdente, l’uomo (o la donna) di successo e quello che non ne ha mai avuto, l’uomo che può mantenere agiatamente la propria famiglia e quello che la campa a fatica, la persona che lavora e quella che è disoccupata. L’uomo che possiede beni economici che gli garantiscono di acquistare affetti e sentimenti e quello cui questi beni economici vengono meno e teme di perdere (se non li ha già persi) i sentimenti e gli affetti che possedeva e troppo spesso ritiene che una corda o una latta di benzina rappresentino l’unica soluzione. In fondo potrebbero anche esserlo, se destinati agli umanoidi che hanno creato questa situazione. di Marco Cedolin e Fabio Polese

06 aprile 2012

Mai così ricchi: la finanza scommette sulla nostra rovina

Quello che il mondo chiama “crisi”, per loro è il paradiso: “loro” sono quelli che moltiplicano favolosi profitti, proprio mentre noi stiamo affondando. Mai come oggi la casta finanziaria del pianeta ha realizzato guadagni stellari, puntualmente sorretta dalla Federal Reserve che negli Stati Uniti ha pompato dollari nei serbatoi di Wall Street salvando dalla bancarotta tecnica la contabilità speculativa delle super-lobby. Peggio ancora in Europa, dove i tecnocrati di Bruxelles – non eletti da nessuno e nominati di fatto dalle grandi corporation – impongono il rigore a tutto il continente, per proteggere i privilegi della finanza. Che intanto galoppa indisturbata tra oceani di miliardi di carta, frutto della speculazione: oggi l’economia virtuale delle banche d’affari vale 14 volte più dell’economia reale, quella che produce beni e servizi. Cifre da capogiro, ricordate in estrema sintesi da Paolo Pagliaro a “Otto e mezzo”, la trasmissione condotta su “La7” da Lilli Gruber. Nel mondo, tra il Warren Buffett2003 e il 2010, l’economia reale è cresciuta del 73% e ora vale circa 64.000 miliardi di dollari di prodotto interno lordo. Nello stesso periodo, l’economia finanziaria – la cosiddetta “economia di carta” – è cresciuta quasi del triplo: e oggi vale 860.000 miliardi di dollari. Numeri impressionanti: 14 volte il Pil del pianeta, cioè la somma delle merci comprate e vendute. «Il valore dell’import-export mondiale è di 15.000 miliardi di dollari l’anno – ricorda Pagliaro – mentre il solo commercio delle valute con finalità speculative movimenta la stessa quantità di denaro in quattro giorni». Incredibile, no? In meno di cento ore, i “trafficanti” di valuta spostano 15 trilioni di dollari, cioè il valore complessivo delle merci che tutti i paesi del mondo vendono e acquistano in un anno intero. «Nell’economia di carta – osserva Pagliaro – la parte del leone la fanno i “derivati”, che vengono scambiati per lo più su mercati non regolamentati». Tra gli strumenti a disposizione, aggiunge il collaboratore della Gruber, ce ne sono alcuni che permettono di guadagnare «scommettendo contro l’economia reale», cioè «speculando sui fallimenti di un paese o di un’azienda», e addirittura, in alcuni casi, «contribuendo a farli fallire». Il baratro in cui è stata precipitata la Grecia? Una tragedia per i greci, naturalmente – ma non per chi ha accumulato enormi fortune “scommettendo” sulla catastrofe. «Queste “scommesse del malaugurio” – precisa il giornalista – valgono da sole Mario Monti62.000 miliardi di dollari: quasi quanto il Pil mondiale». Non deve dunque stupire che, in piena crisi economica, a inizio 2009, la banca d’affari Goldman Sachs (per la quale Mario Monti è stato consigliere strategico per l’Europa) abbia prodotto utili «per quasi un miliardo e 800 milioni di dollari». La sproporzione tra l’economia che produce beni e servizi e quella che si affida agli algoritmi del trading finanziario, aggiunge Pagliaro, è ormai tale da risultare indigesta anche al capitalisti più accorti: il plurimiliardario Warren Buffett, uno che protesta perché si sente poco tassato, ha definito i “derivati” «armi finanziarie di distruzione di massa», ma se n’è accorto «solo dopo aver perso due miliardi in una speculazione rivelatasi maldestra». Ora, dice Paolo Pagliarocon ironia l’analista di “Otto e mezzo”, «si attendono pentimenti più sinceri, ma soprattutto regole e controlli più stringenti». Regole e controlli: da chi? In Italia ormai i banchieri sono direttamente al governo, con il placet del Quirinale: Corrado Passera fa il ministro, Mario Monti addirittura il premier. Suo figlio Giovanni ha lavorato alla Morgan Stanley, la super-banca americana a cui l’Italia regalò miliardi quando al Tesoro c’era Domenico Siniscalco, attuale dirigente italiano della Morgan, insieme a Mario Draghi, che oggi – attraverso la Bce – detta le nuove regole a un’Europa i cui membri non stampano più moneta ma sono costretti a farsi prestare l’euro a caro prezzo. Un sistema di potere oligarchico e neo-feudale, basato sui diktat della Commissione. Oscuri yes-men: di loro non sappiamo quasi niente, eppure sono onnipotenti. E non esitano a stracciare mezzo secolo di welfare, di pace e di diritti, pur di servire il loro padrone unico: il potere senza volto della finanza, pronto a speculare anche sulla nostra rovina. di Giorgio Cattaneo

05 aprile 2012

Quel che non sapete del Gruppo Bilderberg

Prima riunione del gruppo presso il Bilderberg Hotel (1954) Ogni anno, dal 1954, un centinaio delle personalità più eminenti di Europa occidentale e Nord America s’incontrano, a porte chiuse e sotto un’altissima protezione, in seno al Gruppo Bilderberg. Il loro seminario dura tre giorni e nulla traspare sulle loro discussioni. Dalla disgregazione dell’Unione Sovietica, i giornalisti sono interessati a questa organizzazione elitaria e segreta. Alcuni autori vi hanno visto un governo mondiale embrionale e gli attribuiscono le principali decisioni politiche, culturali, economiche e militari della seconda metà del ventesimo secolo. Una interpretazione sostenuta da Fidel Castro, ma nulla lo conferma né lo smentisce. Per sapere cosa è o non è il Gruppo Bilderberg, ho cercato documenti e testimoni. Ho avuto accesso a tutti i suoi dati del periodo 1954-1966 e a numerosi altri elementi, e ho potuto chiacchierare con uno dei suoi ex-ospiti, che conosco da molto tempo. Nessun giornalista, fino ad oggi, e certamente non gli autori di successo che ha reso popolari gli stereotipi presenti, hanno avuto accesso ai documenti interni del Bilderberg. Ecco cosa ho scoperto e capito. Il primo incontro 70 personalità provenienti da 12 paesi parteciparono alla prima riunione del Gruppo. Si trattava di un seminario di tre giorni, 29-31 maggio 1954, in prossimità di Arnhem (Olanda). Gli ospiti furono divisi in due alberghi nelle vicinanze, ma i dibattiti si tennero in quello principale, diede il nome al gruppo. Gli inviti, carta intestata del Palazzo Soestdijk, erano sibillini: "Apprezzerei sinceramente la vostra presenza alla conferenza internazionale, senza carattere ufficiale, che si terrà in Olanda a fine maggio. Questa conferenza vuole esplorare una serie di questioni di grande importanza per la civiltà occidentale, e si propone di stimolare la comprensione reciproca e la buona volontà attraverso un libero scambio di opinioni". Erano firmati dal principe consorte dei Paesi Bassi, Bernhard zur Lippe-Biesterfeld, e accompagnati da alcune pagine d’informazione amministrativa sul trasporto e l’alloggio. Al massimo, si apprende che i delegati arrivarono dagli Stati Uniti e da 11 paesi dell’Europa occidentale, e 6 sessioni di 3 ore ciascuna furono previste. Dato il passato nazista del principe Bernhard (che aveva servito nella cavalleria delle SS fino al suo matrimonio nel 1937, con la Principessa Juliana) e nel contesto del maccartismo, è chiaro che le "questioni di grande importanza per la civiltà occidentale" ruotavano intorno alla lotta contro il comunismo. Una volta lì, l’impressione degli ospiti fu temperata dai due presidenti: l’imprenditore statunitense John S. Coleman e l’uscente ministro belga degli affari esteri Paul van Zeeland. Il primo era un attivista del libero scambio, il secondo un sostenitore della Comunità europea di difesa (CED) [1]. Infine, si scorgeva all’estremità della tribuna Joseph Retinger, eminenza grigia degli inglesi. Tutto ciò suggerisce che le monarchie olandesi e britannica promossero questo incontro per sostenere la difesa europea e il modello economico capitalistico del libero mercato, contro l’anti-americanismo che i comunisti e i gollisti promuovevano. Tuttavia, le apparenze ingannano. Non si trattava do fare una campagna per la CED, ma di mobilitare le élite per la Guerra Fredda. SAR il Principe Bernhard fu scelto per convocare questa conferenza, perché il suo status di principe consorte gli dava un carattere ufficioso, senza essere ufficiale. Nascondeva lo sponsor: un’organizzazione intergovernativa che si propone di manipolare i governi di alcuni dei suoi Stati membri. John S. Coleman non era nemmeno il presidente della Camera di Commercio degli Stati Uniti, ma creò il comitato "Comitato cittadino per una politica nazionale del commercio” (Citizen’s Committee for a National Trade Policy - CCNTP). Secondo lui, il libero scambio assoluto, vale a dire, la rinuncia a tutti i dazi doganali, avrebbe consentito ai paesi alleati degli Stati Uniti di aumentare la loro ricchezza e finanziare la Comunità europea di difesa (vale a dire dire, riarmare la Germania e integrare il suo potente potenziale militare nella NATO) Tuttavia, i documenti in nostro possesso dimostrano che il CCNTP di cittadino aveva solo il nome. Questa in realtà era una iniziativa di Charles D. Jackson, il consigliere per la guerra psicologica della Casa Bianca. L’operazione era pilotata a monte da William J. Donovan, l’ex comandante dell’OSS (i servizi segreti degli Stati Uniti durante la guerra), ora responsabile della costruzione del ramo statunitense del nuovo servizio segreto della NATO, Gladio [2]. Paul van Zeeland non era solo il promotore della Comunità europea di difesa, ma anche un politico di grande esperienza. Alla Liberazione, ha presieduto la Lega indipendente per la cooperazione europea (LICE) il cui obiettivo era creare una unione doganale e monetaria. Questa organizzazione fu creata dal già citato Joseph Retinger. In particolare Retinger, che fungeva da segretario della conferenza Bilderberg, servì durante la guerra nel servizio segreto inglese (OES), del generale Colin Gubbins. Avventuriero polacco, Retinger si trovò consulente del governo di Sikorski in esilio nel Regno Unito. A Londra, ha ospitato il microcosmo dei governi in esilio, creando quindi il miglior indirizzario dell’Europa libera. Il suo amico Sir Gubbins aveva ufficialmente lasciato il servizio e il SOE era stato sciolto. ora dirigeva una piccola azienda di tappeti e tessili, che serviva da "copertura". Infatti, accanto al suo omologo Donovan, fu responsabile della creazione della filiale inglese di Gladio. Ha partecipato a tutte le riunioni preparatorie della Conferenza del Bilderberg e fu presente tra gli ospiti, seduto accanto a Charles D. Jackson. All’insaputa dei partecipanti, furono dunque i servizi segreti della NATO ad essere il potente ospite. Bernhard, Coleman e Van Zeeland furono dei paraventi. Non dispiaccia ai giornalisti fantasiosi che hanno creduto di discernere nel Bilderberg la volontà di creare un governo mondiale segreto, questo club è uno strumento della lobby influente della NATO che promuove i propri interessi. E’ molto più grave e pericoloso, perché è la NATO che mira ad essere un governo mondiale segreto, garantendosi la perennità dello status quo internazionale e dell’influenza degli Stati Uniti. D’altronde, la sicurezza di ciascuna riunione successiva non sarà fornita dalla polizia del paese ospitante, ma dai soldati dell’Alleanza. Tra i dieci relatori iscritti, vi furono due ex primi ministri (Guy Mollet, Francia, Alcide de Gasperi, Italia), tre funzionari del Piano Marshall, il falco della Guerra Fredda (Paul H. Nitze) e soprattutto un finanziere molto potente (David Rockefeller). Secondo i documenti preparatori, una ventina di partecipanti ne era già a conoscenza. Sapevano più o meno in dettaglio, chi sono i burattinai e hanno redatto in anticipare il loro intervento. I più piccoli dettagli furono adattati e non vi fu alcun elemento di improvvisazione. Invece, gli altri cinquanta partecipanti non sapevano nulla di ciò che stava accadendo. Furono scelti per influenzare i governi e l’opinione pubblica dei loro rispettivi paesi. Il seminario fu organizzato per convincerli e spingerli a impegnarsi a diffondere il messaggio che si voleva diffondere. Gli interventi non affrontavano i grandi problemi internazionali, ma analizzavano la strategia ideologica assunta dai sovietici e spiegavano come doveva essere contrastata nel "mondo libero". I primi interventi valutavano la minaccia comunista. I "comunisti coscienti" sono individui che intendono mettere le loro patria al servizio dell’Unione Sovietica per imporre un mondo collettivista. Dovevano essere combattuti. Ma questa lotta era difficile, perché questi "comunisti coscienti" in Europa erano incorporati nella massa degli elettori comunisti che non sapevano nulla circa i loro piani malvagi, e li seguono nella speranza di migliori condizioni sociali. Gradualmente, la retorica si induriva. Il "mondo libero" deve affrontare il "complotto comunista mondiale", non solo in generale, ma anche rispondendo alle domande specifiche sugli investimenti statunitensi in Europa o sulla decolonizzazione. Infine, gli oratori giunsero al problema principale -i sovietici, assicuravano, stanno sfruttando a loro profitto: per motivi culturali e storici, i leader politici del "mondo libero" che usavano argomenti diversi negli Stati Uniti e in Europa, argomenti che a volte si contraddicevano-. Il caso più emblematico era quello delle purghe organizzata dal senatore McCarthy negli Stati Uniti. Erano essenziali per salvare la democrazia, ma il metodo scelto era percepito in Europa come una forma di totalitarismo. Il messaggio finale era che nessuna trattativa diplomatica, nessun compromesso, era possibile con i "Rossi". Si doveva evitare ad ogni costo che i comunisti svolgessero un ruolo in Europa occidentale, ma ci voleva astuzia: se non si potevano arrestare e fucilare, bisognava neutralizzarli con discrezione, senza che i loro elettori se ne rendessero conto. In breve, l’ideologia che si sviluppò era quella della NATO e di Gladio. Non è mai stato detto che si sarebbero truccate le elezioni, ne che sarebbero stati uccisi i tiepidi, ma tutti i partecipanti convennero che per salvare il "mondo libero" si doveva mettere la libertà tra parentesi. Sebbene la proposta della Comunità europea di difesa (CED) fosse venuta meno dopo tre mesi, sotto i colpi dei deputati comunisti e degli "estremisti nazionalisti" (vale a dire, gollisti) del Parlamento francese, la conferenza fu considerata un successo. Nonostante le apparenze, non era destinato a sostenere la creazione della CED o qualsiasi altra misura politica specifica, ma a diffondere un’ideologia della classe dominante, e quindi attraverso di essa, nella società. Oggettivamente, gli europei occidentali erano sempre meno consapevoli della libertà di cui erano privati ed erano sempre più consapevoli delle libertà di cui erano stati privati i popoli dell’Est. Il Bilderberg diventa un’organizzazione Una seconda conferenza si svolse in Francia, il 18-20 marzo 1955. A Barbizon. A poco a poco l’idea che queste conferenze fossero annuale e che bisognassero di una segreteria permanente s’impose. Il principe Bernhard si ritira quando fu colto in flagrante per i suoi traffici d’influenza (scandalo Lockheed). Cedette la presidenza all’ex Primo Ministro britannico Alec Douglas Home (1977-1980), all’ex cancelliere tedesco e presidente Walter Scheel (1981-1985), all’ex governatore della Banca d’Inghilterra Eric Roll (1986-89), all’ex Segretario generale della NATO Peter Carrington (1990-1998), e infine, all’ex vice presidente della Commissione europea, Etienne Davignon (dal 1999). Per molti anni il presidente del gruppo Bilderberg era assistito da due segretari generali, uno per l’Europa e il Canada (Stati vassalli) e uno per gli Stati Uniti (il sovrano), tuttavia, non vi è un segretario generale dal 1999. Da un anno all’altro, i dibattiti furono altamente ridondanti, poiché gli ospiti cambiavano. C’era sempre un nucleo duro che preparava il seminario in anticipo e ai nuovi arrivati era inculcata la retorica atlantista del momento. Attualmente, i seminari annuali riuniscono oltre 120 partecipanti, di cui sempre un terzo costituisce ancora il nucleo duro. Sono stati selezionati dall’Alleanza in base all’importanza delle loro relazioni e alla loro capacità di influenzare, a prescindere dalle loro funzioni nella società. Pertanto, restano i membri del nucleo quando cambiano lavoro. Ecco l’elenco esatto di questo zoccolo duro, compresi i membri del Consiglio di Amministrazione, che servono da paraventi per gli ospiti, e dei soci meni visibili, per non spaventare i nuovi arrivati. Consiglio di Amministrazione Josef Ackermann banchiere svizzero, capo della Deutsche Bank, Vice-Presidente del Forum di Davos. Roger C. Altman banchiere statunitense, consulente della campagna elettorale di John Kerry e Hillary Clinton, direttore della banca di investimenti Evercore Partners Inc. Francisco Pinto Balsemão ex primo ministro socialista del Portogallo (1981-83), presidente e fondatore del più grande gruppo televisivo portoghese SIC. (T) Fran Bernabè banchiere italiano, l’attuale capo di Telecom Italia (T) Henri de Castries CEO dell’assicuratore francese AXA. Juan Luis Cebrián direttore del gruppo stampa e media spagnolo Prisa. W. Edmund Clark banchiere canadese, AD del Toronto-Dominion Bank Financial Group. Kenneth Clarke ex vice presidente del British American Tobacco (1998-2007), Guardasigilli e ministro della Giustizia britannico, vicepresidente del Movimento europeo del Regno Unito. George A. David amministratore delegato della Coca-Cola. Étienne Davignon uomo d’affari belga, ex vicepresidente della commissione europea (1981-1985), attuale vice-presidente di Suez-Tractebel. Anders Eldrup amministratore delegato della compagnia petrolifera e del gas danese DONG Energy. Thomas Enders direttore di Airbus. Victor Halberstadt professore di Economia presso l’Università olandese di Leida, è consigliere di diverse società come Goldman Sachs oDaimler-Chrysler. James A. Johnson finanziere degli Stati Uniti, è stato uno dei principali responsabili del Partito Democratico e uno degli architetti della nomina di Barack Obama. E’ il vice-presidente della banca di investimento Perseus. John Kerr of Kinlochard già ambasciatore britannico a Washington, è il vice presidente del Royal gruppo petrolifero olandese Royal Dutch Shell (T) Klaus Kleinfeld CEO tedesco del colosso statunitense dell’alluminio, Alcoa. Mustafa V. Koç amministratore delegato di Koç Holding, la prima azienda turca. Marie-Josée Drouin-Kravis editorialista economica della stampa e della radiotelevisione canadese. Ricercatrice guerrafondaia presso l’Hudson Institute. E’ la terza moglie di Henry Kravis. Jessica T. Mathews ex direttrice degli Affari Globali al Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti. Attuale direttrice della Fondazione Carnegie. Thierry de Montbrial economista, direttore e fondatore dell’Istituto Francese per le Relazioni Internazionali (IFRI) e della World Policy Conference. Mario Monti economista italiano, ex commissario europeo per la Concorrenza (1999-2005), co-fondatore del Gruppo Spinelli per il federalismo europeo. Egil Myklebust ex presidente del padronato norvegese direttore dellaScandinavian Airlines System (SAS). Matthias Nass vicedirettore del giornale tedesco Die Zeit. Jorma Ollila uomo d’affari finlandese, ex CEO di Nokia, presidente attuale del gruppo petrolifero Royal Dutch Shell. Richard N. Perle ex presidente del Consiglio consultivo della Difesa al Pentagono, è un leader chiave degli straussiani (discepoli di Leo Strauss) e come tale, una delle maggiori figure del neo-conservatorismo. Heather Reisman donna d’affari canadese, amministratrice delegata del Gruppo Editoriale Indigo-Chapters. Rudolf Scholten ex ministro delle Finanze austriaco, Governatore della Banca Centrale. . Peter D. Sutherland ex commissario europeo irlandese per la concorrenza, poi direttore generale dell’Organizazione Mondiale del Commercio. Ex direttore di BP. Attuale presidente diGoldman Sachs International. Ex presidente della sezione europea della Commissione Trilaterale, e Vice-Presidente della Tavola Rotonda Europea degli industriali, ora presidente onorario del Movimento europeo in Irlanda. J. Martin Taylor ex parlamentare britannico, amministratore delegato del gigante chimico e agroalimentare Syngenta. Peter A. Thiel imprenditore degli Stati Uniti, amministratore delegato diPayPal, presidente della Clarium Capital Management e a tal titolo, azionista di Facebook. Daniel L. Vasella CEO del gruppo farmaceutico svizzero Novartis. Jacob Wallenberg banchiere svedese, è amministratore di molte società transnazionali. Membri occulti del nucleo duro Carl Bildt ex primo ministro liberale della Svezia (1991-94), ex inviato speciale dell’Unione europea e dell’ONU nei Balcani (1995-97, 1999-2001), attuale ministro degli affari esteri svedese. (T) Oscar Bronner CEO del quotidiano austriaco Der Standard. Timothy C. Collins finanziere degli Stati Uniti, direttore del fondo di investimento Ripplewood. (T) John Elkann amministratore delegato del gruppo italiano Fiat Auto (il nonno Gianni Agnelli è stato per quarant’anni uno dei leader del Gruppo Bilderberg. Ha ereditato il patrimonio di famiglia dopo la morte per cancro del nonno Giovanni Agnelli e la prematura scomparsa dello zio Edoardo. Tuttavia, fonti della polizia sono convinte che Edoardo sia stato assassinato dopo essersi convertito all’Islam sciita, in modo che la ricchezza andasse al ramo ebraico della famiglia). Martin S. Feldstein ex consigliere economico di Ronald Reagan (1982-84), e attuale consigliere economico di Barack Obama. E’ stato anche consigliere di George W. Bush per l’intelligence estera. E’ docente ad Harvard. (T) Henry A. Kissinger ex consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di stato degli USA, figura centrale del complesso militare-industriale statunitense, attuale presidente della società di consulenzaKissinger Associates. Henry R. Kravis finanziere degli Stati Uniti che gestisce i fondi d’investimentoKKR. Si tratta di uno dei più importanti collettore di fondi per il partito repubblicano. Neelie Kroes ex ministro liberale dei Trasporti olandese, commissario europeo per la concorrenza e attuale commissario alla società digitale. Bernardino Léon Gross diplomatico spagnolo, Segretario Generale della Presidenza del governo socialista di Jose Luis Zapatero. Frank McKenna ex membro della Commissione di sorveglianza dei servizid’intelligence del Canada, ambasciatore del Canada a Washington (2005-06), Vice-Presidente della Toronto-Dominion Bank. Beatrice dei Paesi Bassi Regina d’Olanda. È la figlia del principe Bernhard. George Osborne ministro delle Finanze britannico. Questo neo-conservatore è visto come un euroscettico. Si deve capire che è contrario alla partecipazione del Regno Unito all’Unione europea, ma che è un sostenitore dell’organizzazione del continente in seno all’Unione. Robert S. Prichard economista canadese, direttore del gruppo stampa e audiovisivo Torstar. David Rockefeller il patriarca di una lunga serie di finanzieri. E’ il membro più anziano del nucleo duro dei Bilderbergers. E’ anche presidente della Commissione Trilaterale, un’organizzazione simile che incorpora dei partecipanti asiatici. James D. Wolfensohn finanziere australiano che ha preso la cittadinanza statunitense per diventare Presidente della Banca Mondiale (1995-2005), ora direttore della società di consulenzaWolfensohn & Co. Robert B. Zoellick diplomatico statunitense, ex delegato al commercio degli Stati Uniti(2001-05), attuale presidente della Banca Mondiale. I Bilderbergers non sono vincolanti alle aziende o alle istituzioni in cui lavorano. Tuttavia, è interessante osservare la diversità dei loro settori di attività. La lobby della più potente organizzazione militare del mondo Negli ultimi anni, il numero di argomenti discussi, in occasione di seminari annuali, è aumentato in base all’attualità internazionale. Ma questo non ci dice nulla, perché queste discussioni non hanno alcuno obiettivo in sè, sono solo scuse per inviare messaggi. Purtroppo, non abbiamo accesso ai documenti preparatori più recenti e possiamo solo fare congetture circa le parole d’ordine che la NATO cerca di diffondere attraverso questi opinion leader. La reputazione del Gruppo Bilderberg ha portato alcuni autori ad attribuirgli la capacità di fare nomine. E’ stupido ed oscura i veri burattinai che sono in seno all’Alleanza atlantica. Ad esempio, è stato riferito che durante le ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, Barack Obama e Hillary Clinton sono andati per un giorno, il 6 giugno 2008, a negoziare di nascosto la fine della loro rivalità. In realtà sono andati al seminario annuale del Gruppo Bilderberg, a Chantilly (Virginia, USA). Ma il giorno dopo, la signora Clinton ha annunciato il suo ritiro dalla corsa. Alcuni autori hanno concluso che la decisione fu presa durante la riunione del Bilderberg. Questo non è logico, dal momento che la decisione era certo da tre giorni, dato il numero di voti al senatore Obama nel Comitato delle nomination del Partito democratico. Secondo la nostra fonte, qualcos’altro è successo. Barack Obama e Hillary Clinton hanno concluso di nascosto un accordo finanziario e politico. Il senatore Obama ha salvato i fondi della sua rivale e gli ha offerto una posizione nella sua amministrazione (Clinton ha negato la vice-presidenza e ha scelto il Dipartimento di Stato), in cambio del suo sostegno attivo durante la campagna contro il candidato repubblicano. Poi, i due leader sono stati introdotti da James A. Johnson alla conferenza del Bilderberg, dove i partecipanti hanno assicurato che avrebbero lavorato insieme. Già da molto tempo, Barack Obama era il candidato della NATO. Obama e la sua famiglia hanno sempre lavorato per la CIA e il Pentagono [3]. Inoltre, il finanziamento iniziale della sua campagna fu forniti dalla Corona d’Inghilterra attraverso l’uomo d’affari Nadhmi Auchi. Nel presentare il senatore nero al Bilderberg, l’Alleanza atlantica organizzava a livello internazionale le pubbliche relazioni del futuro presidente degli Stati Uniti. Allo stesso modo, è stato segnalato che il Gruppo Bilderberg ha tenuto un pranzo improvvisato, al di fuori del seminario, il 14 novembre 2009 presso il Castello di Val Duchesse, di proprietà del re del Belgio. L’ex primo ministro del Belgio Herman Van Rompuy vi aveva pronunciato un discorso. E, cinque giorni dopo, fu eletto presidente del Consiglio europeo. Anche in questo caso, alcuni autori hanno torto nel concludere che il gruppo Bilderberg sia stato il "kingmaker". In realtà, il presidente dell’Unione europea non poteva essere scelto al di fuori degli ambienti NATO, come ricorderete, l’Unione europea è cresciuta dalle clausole segrete del Piano Marshall. E questa scelta dovrebbe essere approvata dagli Stati membri. Questo tipo di decisione richiede lunghi negoziati e non si prende in una cena tra amici. Sempre secondo la nostra fonte, il Presidente del Gruppo Bilderberg, Etienne Davignon, ha convocato questa cena speciale per presentare van Rompuy ai suoi agenti d’influenza. La cosa era tanto più necessaria, poiché era la prima personalità ad occupare la nuova carica di presidente dell’Unione ad essere totalmente sconosciuta al di fuori del proprio paese. Durante il pasto, il signor Van Rompuy hadelineato il suo programma per la creazione di una tassa europea per finanziare direttamente le istituzioni dell’Unione, senza passare per gli Stati membri. Non è rimasto ai Bilderbergers che proclamare ovunque potessero, che conoscono Herman von Rompuy e testimoniano le sue qualità di presiedere l’Unione. La realtà del gruppo Bilderberg è meno romantica di quanto alcuni autori di successo hanno immaginato. Lo spiegamento incredibile di forze militari per garantirne la sicurezza non è tanto destinata unicamente alla protezione, ma a impressionare coloro che vi partecipano. Non mostra il proprio potere, ma dimostra che l’unico potere reale in Occidente è la NATO. Liberi di sostenerla e d’essere sostenuti da essa, o combatterla ed essere schiacciati inesorabilmente. Inoltre, sebbene il Gruppo Bilderberg abbia sviluppato, al suo debutto, una retorica anti-comunista, non era rivolta contro l’URSS e che non è rivolta oggi contro la Russia. Ne consegue che la strategia della Alleanza non è un patto contro Mosca, ma la difesa -e forse l’estensione- della zona di influenza di Washington. Alla sua creazione, la NATO aveva sperato di integrare l’Unione Sovietica, che sarebbe equivalso a un impegno di Mosca a non contestare la divisione del mondo nelle Conferenze di Postdam e di Jalta. Recentemente l’Alleanza ha accolto il presidente Dmitrij Medvedev al vertice di Lisbona e ha proposto che la Russia vi aderisse. Non si tratterebbe di una sottomissione, ma del riconoscimento del Nuovo Ordine Mondiale, in cui tutta l’Europa centrale e orientale è caduta nell’orbita degli Stati Uniti. Un’adesione della Russia sarebbe, in qualche modo, un trattato di pace: Mosca ammetterebbe la sconfitta nella guerra fredda e la nuova divisione del mondo. In questo caso, il gruppo Bilderberg inviterebbe personalità russa nelle sue riunioni annuali. Non chiederebbe loro d’influenzare l’opinione pubblica in Russia per americanizzarla, ma per convincerla a rinunciare ai sogni di grandezza del passato. di Thierry Meyssan

04 aprile 2012

Ci stanno ammazzando?

Ieri un uomo si è dato fuoco nel parcheggio della Commissione tributaria, in via Paolo Nanni Costa, nella periferia ovest di Bologna. Era in debito con il fisco e voleva farla finita. A Giuseppe C., muratore di cinquantotto anni, erano stati contestati tributi non pagati e i suoi ricorsi alla commissione erano stati respinti, l’ultimo proprio di recente. L’uomo ha tentato di uccidersi incendiando la sua auto verso le otto di mattina. C’è restato finché ha resistito e poi è corso fuori; sembrava una torcia umana. Diversi sono stati i biglietti scritti a mano (trovati dai vigili del fuoco all’interno della sua macchina) per spiegare il suo gesto. “Ho sempre pagato le tasse, poco ma sempre. Quello che ho fatto l’ho fatto in buona fede. Lasciate in pace mia moglie, lei è una brava donna. Vi chiedo perdono anche a voi” ha scritto riferendosi alla Commissione tributaria. A Roma, un altro caso: un uomo di quarantanove anni si è gettato dal balcone della sua abitazione perché disoccupato. Questi tragici episodi sono in aumento e sono un sintomo evidente di come la crisi economica colpisce pesantemente la maggior parte delle famiglie e soprattutto le classi sociali più povere. Secondo le stime riportate dal Servizio Prevenzione del Suicidio dell’ospedale romano Sant’Andrea, il “fattore economico” ha pesato (sugli oltre 4000 suicidi complessivi in un anno) per oltre un terzo. Lo psichiatra Maurizio Pompili, che ha riportato queste stime, ha dichiarato: “Purtroppo questi dati non ci sorprendono, nella storia è un fenomeno già visto. Ci fu un boom di suicidi nel 1870, dopo una grande crisi e l’aumento del prezzo del pane”. Intanto mentre qui si muore perché si è stremati dai debiti, Mr. Monti riscuote successi all’estero con i media di massa italiani ed internazionali che continuano l’elogio del “quanto è bravo il premier” fino allo sfinimento. “I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. E poi, diciamolo, che monotonia. E’ bello cambiare e accettare delle sfide”, queste parole di Mr. Goldman Sachs & co., ancora rimbombano pesantemente sui giovani (e meno giovani) che ogni giorno devono combattere per mantenere un lavoro sempre più incerto e precario. Viviamo in un Paese sopraffatto dall’incertezza del futuro e chi prova a rialzarsi, viene represso a suon di bastonate democratiche. Proprio come è successo pochi giorni fa agli operai dell’Alcoa, manganellati mentre gridavano una sacrosanta verità: “un operaio, una famiglia”. Già, una famiglia, quell’angolo di mondo tranquillo (o turbolento) all’interno del quale ciascuno sa di “contare qualcosa” anche quando all’esterno è solamente una risorsa umana da spremere come un limone fintanto che ha qualcosa da dare, per poi diventare una buccia, un peso, un rifiuto organico da “smaltire” e nulla più. Quella “casa” sicura (o meno) dove l’uomo economico, atomizzato nel suo ruolo di competitor solitario, corridore del progresso, condannato ad arrivare “primo” in una corsa truccata dove tutti sono ultimi, può tornare la sera. Accovacciarsi in posizione fetale e tentare di suggere qualche goccia di umanità e carpire uno scampolo di sentimento, di emozione, di vita. I figli, il coniuge, i genitori, quelle poche briciole di mondo che ancora hanno un nome ed un valore che prescinda dalla loro produttività. I “tuoi cari”, la tua isola felice (o infelice) che sta sgretolandosi ogni giorno di più, fagocitata dal progresso che per te ha in serbo altri programmi, volti a renderti assai più efficiente e produttivo. L’ondata di suicidi del 1870 cui fa riferimento lo psichiatra Pompili, per giustificare il suo mancato stupore nei confronti di quelli di oggi, in realtà fu il risultato di quello stravolgimento economico e sociale meglio conosciuto come rivoluzione industriale e non solamente di un aumento incontrollato del prezzo del pane. La famiglia allargata che viveva in larga parte di autoproduzione e manteneva forti rapporti umani, all’interno di una comunità fortemente coesa, iniziò a morire, ammazzata dal lavoro salariato in fabbrica, dalle città maleodoranti, dall’incapacità dei suoi membri, diventati individui, di sopravvivere economicamente con lo “stipendio”, laddove fino a qualche anno prima vivevano con un certo agio all’interno di un sistema dove la presenza del denaro non era immanente e si rendeva necessaria solo in quegli ambiti dove l’autoproduzione, lo scambio ed il dono (e quanto altro garantito dallo spirito di comunità) non si manifestavano sufficienti. La famiglia, nella sua forma primigenia stava morendo e con lei si suicidarono molti dei suoi membri, riluttanti a diventare criceti, nella gabbia di un mondo che più non gli apparteneva. Come la mancanza di pane non fu l’unico elemento scatenante dell’ondata di suicidi della seconda metà dell’800, così la disoccupazione, l’usura di stato e il cinismo sprezzante di un governo di banchieri subumani non è l’unica causa dell’ondata odierna. Anche oggi, come allora, quel che resta della famiglia sta morendo, ammazzata dai sacerdoti della crescita e del progresso che vedono in essa un ostacolo all’atomizzazione dell’individuo merce, deputato a sostituire l’essere umano. La mancanza di lavoro, comunque temporaneo e mal retribuito, è il cavallo di Troia attraverso il quale praticare l’eutanasia di qualunque legame famigliare ed amicale possieda l’individuo, fino a renderlo solo, acquiescente, malleabile e funzionale agli interessi della macchina economica. Per inseguire il miraggio di un lavoro che non c’è, i coniugi si adeguano a turni massacranti che pur condividendo la stessa casa li costringono di fatto a non incontrarsi più fra loro e con i figli per intere settimane. Per inseguire la speranza di lavoro, sempre più persone cadono vittima di un pendolarismo massacrante che li rende veri e propri zombie in ambito famigliare. Mentre altri si trasferiscono a centinaia di km di distanza dalla propria famiglia, per mantenere un posto di lavoro che sta sfuggendo e comunque a breve sfuggirà. E quel che resta delle famiglie, diventa ogni giorno di più un luogo alieno, mero ricettacolo di frustrazioni personali, dove alcuni individui condividono spazi comuni, continuando a vivere la propria individualità, fatta di paura, sensazione di inadeguatezza e mancanza di qualsiasi prospettiva per il futuro. Su questo retroterra di pesante demolizione di ogni rapporto sociale che prescinda dall’economia, sta crescendo l’ondata di suicidi che abbiamo iniziato a sperimentare e con tutta probabilità si acuirà nel prossimo futuro, di pari passo con il sempre più accentuato ridimensionamento delle prospettive occupazionali e la progressiva eutanasia della famiglia, dello stato nazione e della comunità. Solamente un secolo fa la scala valoriale usata per misurare le persone era ancora incentrata sulle sue qualità morali. Il coraggioso e il vigliacco, il ladro e l’onesto, l’uomo d’onore e la spia, l’uomo “di cuore” ed il cinico e così via. Oggi l’unica scala valoriale universalmente accettata è quella economica. Il vincente ed il perdente, l’uomo (o la donna) di successo e quello che non ne ha mai avuto, l’uomo che può mantenere agiatamente la propria famiglia e quello che la campa a fatica, la persona che lavora e quella che è disoccupata. L’uomo che possiede beni economici che gli garantiscono di acquistare affetti e sentimenti e quello cui questi beni economici vengono meno e teme di perdere (se non li ha già persi) i sentimenti e gli affetti che possedeva e troppo spesso ritiene che una corda o una latta di benzina rappresentino l’unica soluzione. In fondo potrebbero anche esserlo, se destinati agli umanoidi che hanno creato questa situazione. di Marco Cedolin e Fabio Polese