18 aprile 2012
Lo Stato totalitario fiscale
«Questa la racconta un amico commercialista: Un mio cliente possiede una Maserati. Negli ultimi mesi, è stato fermato dalla Guardia di Finanza cinque volte; tutte, il suo stato di contribuente è stato esaminato da cima a fondo, e tutte le volte trovato‘congruo’ al possesso della Maserati. Alla fine, per non essere più fermato e perdere tempo (e denaro), il mio cliente ha chiesto ai finanzieri un lasciapassare. E l’ha ottenuto, firmato e bollato. Adesso, appena lo fermano,esibisce il suo ‘certificato di congruità’, e così può proseguire senza intoppi.Ma dov’è finita la libertà?Dov’è finito il diritto alla proprietà privata?»
Sì, caro amico. Il governo dei tecnici – che in teoria sono tutti sostenitori del liberismo (molti di loro lo insegnano, alla Bocconi) – sta creando uno Stato poliziesco di stampo leninista. Basato sul sospetto sistematico sui cittadini, il controllo totale e minuzioso su ciò che spendiamo, sulla punizione fiscale della proprietà immobiliare a scopi distruttivi della stessa proprietà. Molto presto infatti, Equitalia s’impadronirà di migliaia di case ed edifici sequestrati a proprietari che non sono in grado di pagare l’IMU. Sarà un passo decisivo verso la statalizzazione della proprietà un tempo privata, come ai tempi di Lenin.
E in un tale sistema, non può mancare la denuncia del «nemico interno», del «sabotatore economico», sotto specie di Evasore Fiscale. Un mostro senza volto che nasconde da qualche parte (ci dicono) «200 miliardi», e che se solo Equitalia ci mettesse sopra le mani, tutti i nostri problemi sarebbero risolti. Perchè, come dice lo slogan ideologico della campagna di Stato contro l’Evasore, «quando tutti pagano, i servizi diventano davvero più efficienti».
Tipica menzogna di regime: da decenni paghiamo sempre di più, e i servizi diventano sempre meno. Menzogna che tutti riconoscono come menzogna ma – come avveniva ai tempi di Stalin – tutti devono fingere di credere vera. Basta citare le direttive che il governo ha dato all’agenzia pubblicitaria Saatchi & Saatchi per capire che viviamo sotto un regime totalitario: « Pagare le tasse dovrebbe essere sinonimo di orgoglio, appartenenza alla patria, libertà. Volontà di fare sistema, di sentirsi parte della medesima società. Di meritocrazia».
Puro Orwell: la schiavitù fiscale viene definita «libertà», e non manca l’appello al patriottismo, ultima risorsa dei tiranni criminali, oltrechè dei mascalzoni imboscati.
Il ministro Piero Giarda, professore e tecnico, ha già detto che non si taglierà la spesa pubblica, ed ha sfidato: chi invoca i tagli pubblici «dica quali servizi pubblici vorrebbe smontare e trasferire al mercato».
A parte che è strano questo disprezzo del «mercato» per un governante che è stato messo lì per placare e servire i «mercati finanziari», questa è la solita menzogna del potere statalista. Sindaci, governanti di Regioni, presidenti di provincie, appena si accenna a tagliare le loro spese, strillano: «Dovremo dare meno servizi pubblici», meno autobus, meno scuole, meno sanità.
È proprio della Casta totalitaria, appena si parla di «tagli pubblici», pensare a tagliare i servizi pubblici anzichè i « loro emolumenti» e colossali introiti. Anche la casta sovietica che aveva i suoi negozi riservati, le sue case e dacie di lusso gratis (per lo più espropriate ai vecchi nobili) non ha mai pensato che doveva ridurre le proprie spese mentre la gente moriva di fame per la caotica gestione economica del «comunismo» (ma veniva data la colpa ai «sabotatori della produzione» e ai kulaki «che nascondono il grano allo Stato»).
Al professor Giarda sarebbe fin troppo facile, oggi, indicare «quali servizi pubblici smantellare»: i fondi ai partiti sono lì da vedere, grazie agli scandali. La Lega, nonostante tutte le spesucce del Trota e di mammà (11 appartamenti, un milione per la scuola Bosina-padana), ha in banca 30 milioni – soldi di noi contribuenti. La Margherita ne ha oltre 23, prima dei prelievi di Lusi. Alleanza Nazionale, partito non più esistente, ne ha in banca 55 milioni. Gran parte a disposizione privata di «Caghetta» Fini. Se li hanno in banca, è perchè non sanno cosa farsene. I «rimborsi» ai partiti sono costati dal ‘94 ad oggi, 2,2 miliardi di euro. Una cifra che potrebbe risolvere molti problemi. Le autoblù costano 4 miliardi l’anno: se ne potrebbero privare la metà dei nostri governanti, senza prima tagliare gli autobus. E quanto ci costa il partito di Mastella, da tanto tempo defunto? Scommetto che riceve i rimborsi elettorali anche lui (1).
Tagliare quel «servizio pubblico», professore: non ne abbiamo bisogno (2). È un servizio pubblico che non ci serve a nulla, tanto più che il 90% delle norme varate dal costosissimo parlamento sono in realtà ratifiche di normative europee. Si può sostituire Camera e Senato con centraliniste che ricevano gli ordini da Bruxelles, come si può sostituire Bankitalia con un centralino collegato a Francoforte.
Pare così evidente! Invece, sotto i nostri occhi, i tre partiti maggiori (un tempo divisi in «maggioranza e opposizione», oggi unitissimi), stanno cercando di varare in fretta una «riforma» a loro esclusivo beneficio: che comporta più «trasparenza» nelle spese dei partiti – sappiamo cosa vale la trasparenza – ma nessun taglio. Nemmeno un euro in meno. Stanno per arrivare infatti 100 milioni di pseudo-rimborsi, di grasso che cola – estratto da una società che viene impoverita, tartassata, impedita persino di guadagnare – e non li vogliono perdere. Piuttosto, «meno servizi pubblici», meno autobus, meno ospedali.
Sicchè dopotutto è inutile prendersela col governo «tecnico». Sì, il governo Monti è il risultato di un putsch bianco, ma è appoggiato dai partiti maggiori, oggi non più «maggioranza-opposizione» ma unitissimi, proprio perchè assicura che i loro indebiti introiti non saranno toccati. È vero che nell’instaurare l’idrovora fiscale più vorace della storia, Monti sta mutando la nostra società in uno Stato poliziesco sovietizzante, dove chi possiede una Maserati è sospetto, i conti correnti sono aperti allo sguardo dei Befera, aurto, case e macchinari sono sequestrati per ritardi nel pagamento delle imposte, si invita alla delazione del vicino, e si strangola l’economia reale, il tutto fra grandi colpi di grancassa propagandistica contro il «Nemico Interno». Tutto vero. Ma è vero che la democrazia non esisteva più anche prima. Da quando i partiti si sono scremati dalla spesa pubblica quegli enormi tesori in segreto, il gioco della democrazia non finge più nemmeno di funzionare: sempre le stesse persone da trent’anni, le elezioni non hanno più senso. Sempre gli stessi nominati da eleggere in liste bloccate.
Anche sotto Stalin avvenivano elezioni: a liste bloccate, si era liberi di scegliere i nomi messi in lista dal Partito.
di Maurizio Blondet
NOTE:
1) Sarebbe utile calcolare anche i costi indiretti; i figli di Mastella sembrano tutti ben impiegati in aziende pubbliche e parapubbliche. L’ultima che ho appreso: esiste un figlio di Mastella, 38 anni, sposato a una coordinatrice provinciale ligure del Pdl, che è stato fatto – in gran segreto – dirigente di Ansaldo Energia. Non c’è solo Trota.
2) Nel 1970, 22 lavoratori dipendenti nel settore privato dovevano mantenere un lavoratore pubblico. Oggi, sono solo 13 a doverlo mantenere. Anche questo a proposito dei «servizi pubblici da smantellare».
17 aprile 2012
Gli affari del Pdl e del Pdmenoelle
"E' arrivata talmente a un punto forte e profondo questa compenetrazione tra centro-destra e centro-sinistra che non è più soltanto politica, non è più soltanto di affari, è antropologica e culturale. I berlusconiani di centro-destra assomigliano sempre più ai berlusconiani di centro-sinistra, questo è il frutto del berlusconismo. Ci siamo tenuti Berlusconi per tanti anni proprio per questo, perché quelli di sinistra, di centro-sinistra avevano fatto spesso cose simili, se non uguali, a quelli della maggioranza e non potevano scagliare la prima pietra perché avevano molte colpe." Ferruccio Sansa
Il Passaparola di Ferruccio Sansa, giornalista e scrittore
Cortocircuito totale(espandi | comprimi)
Un saluto per prima cosa agli amici del blog di Beppe Grillo, tanti li ho visti, li ho conosciuti quando ci siamo incontrati a Cesena e adesso mi colpisce il fatto in qualche modo di ritrovarli anche se attraverso il computer. Io sono Ferruccio Sansa, un inviato del giornale Il fatto quotidiano.Con il mio collega Claudio Gatti ho scritto “Il sottobosco”. Un libro che ci porterà soprattutto delle grandissime rogne, però noi ci tenevamo moltissimo a farlo perché credo che affronti una delle questioni essenziali, uno dei mali essenziali dell’Italia di questi anni, cioè il rapporto malato tra la politica e l’economia, tra la politica e l’impresa, tra la politica e la finanza.
Sono anni che parliamo della Casta. La Casta è la classe dirigente che sta ai livelli più alti, responsabile delle grandi decisioni politiche prese a Palazzo Chigi, a Montecitorio, ma le decisioni che cambiano veramente la nostra vita vengono prese altrove. L’appalto che va a un imprenditore amico degli amici invece che a voi che avete un’impresa sana, il posto all’università che va a una persona raccomandata piuttosto che a voi che avreste i titoli, il posto in ospedale che va all’amico del direttore sanitario che ha le maniche nel partito. Tutte queste cose non dipendono tanto dalla Casta, dipendono dal sottobosco. Il sottobosco è appunto quello che si nutre dell’ombra dei grandi alberi. Il sottobosco è il luogo dove la politica si incontra con gli affari. Il punto centrale del nostro discorso è questo. Prendete il Pd, prendete il Pdl, l’Udc. Sotto i riflettori nei programmi televisivi da Bruno Vespa si scambieranno anche degli attacchi diciamo così formali, ma poi quando si scende sotto la superficie dell’acqua, quando ci si allontana dai riflettori in realtà spesso fanno affari insieme.
Noi non ci siamo avventurati in questioni astratte. Abbiamo preso casi concreti basati spesso su intercettazioni telefoniche, su un lavoro lunghissimo, abbiamo fatto visure camerali, raccolto testimonianze. Abbiamo parlato della Livorno – Civitavecchia, una delle autostrade più criticate in Italia. La Livorno – Civitavecchia è un’opera da manuale, perché voluta insieme dal centro-destra e dal centro-sinistra. Nel centro-destra ci sono i soliti Matteoli, i soliti Verdini che voi conoscete bene che sono a favore di quest’opera, e diciamo che il loro curriculum forse indurrebbe a qualche cautela, i soliti Lunardi che sono favorevoli a questa opera, e dall’altra parte ci sono i soliti esponenti del centro-sinistra, soprattutto della corrente dalemiana, per esempio Conti. Conti è un ex assessore della Regione Toscana che due settimane dopo che ha smesso di fare l’assessore alle infrastrutture è entrato, nominato dal Monte dei Paschi di Siena (la banca rossa), nel consiglio di amministrazione di un fondo pubblico, credo ci siano anche dei soci privati, comunque un fondo che doveva realizzare le stesse infrastrutture di cui lui si era occupato come assessore. Questo è cortocircuito, questo passare frequentissimo nel sottobosco dal pubblico all’impresa. Ed ecco che questo gruppo di persone comincia a cercare di realizzare il suo grande amore, l’infrastruttura, che sono i nuovi aeroporti di Firenze, l’aeroporto di Siena, per il quale c’è una grossa inchiesta in cui sono stati indagati anche i vertici del Monte dei Paschi di Siena, e soprattutto la Livorno – Civitavecchia, autostrada cosiddetta ambientalizzata. Ambientalizzata un accidente perché poi è un’autostrada che corre nelle zone della Maremma, le più belle d’Italia. Autostrada che vede come Presidente della società Antonio Bargone. Chi è Antonio Bargone? Un dalemiano di ferro, sottosegretario nel governo D’Alema alle infrastrutture e alle opere pubbliche. Smessa la carriera politica, in cui si occupava di infrastrutture, diventa il Presidente della società che deve realizzare le infrastrutture, cioè l’autostrada Livorno – Civitavecchia. Un cortocircuito totale. Il governo Berlusconi lo sceglie come commissario per sorvegliare che l’opera sia realizzata al meglio e qui siamo al cortocircuito triplo, perché Bargone è nominato dal governo per sorvegliare su come la società di cui Bargone è Presidente realizzerà l’opera. Questi passaggi continui dalla politica all’impresa e queste alleanze dimostrano come il Pd e il Pdl siano spesso la stessa cosa, ma non solo Pd e Pdl, vediamo anche l’Udc spesso, per esempio nella grandissima autostrada Mestre – Civitavecchia. Mestre – Civitavecchia, opera voluta da Napolitano, voluta da Bersani che, era il Presidente dell’associazione che la promuoveva, dovrebbe essere realizzata da chi? Da Vito Bonsignore parlamentare europeo dell’Udc e poi del Pdl.
Chi scaglierà la pietra per primo?(espandi | comprimi)
Questa è l’alleanza vera in Italia, non vi fidate di quello che c’è scritto nelle liste elettorali perché poi gli affari li fanno tutti insieme. Parliamo, per esempio, di bingo. Il bingo varato dai governi di centro-sinistra degli anni 96 – 2000. La grande furbata, quella del gioco d’azzardo legale, fregandosene delle conseguenze sociali che può avere, parte e diventa una delle grandi forme per cercare di rimettere in sesto le casse dei partiti. Ci si imbarcano immediatamente i soliti, i Ds allora e cioè il Pd, e la Lega. Volevano puntare sulle scommesse dei poveracci che avrebbero giocato tutti i loro risparmi nel bingo per cercare di riempire le casse dei partiti, è andata diversamente perché sono quasi tutti finite ingloriosamente queste imprese. Però sono indicative. Il Presidente della società vicina ai Ds del bingo era Vincenzo Scotti, poi sottosegretario del governo Berlusconi, un democristianone di centro-destra che presiede una società in cui ci sono tante persone vicine a D’Alema. Dall’altra parte c’è la Lega che fa un’altra società per il bingo, vi rendete conto! A questo punto siccome tutti sono coinvolti in questo tipo di affari come troveremo quello che scaglia per primo la pietra? È impossibile, perché se la maggioranza fa le stesse cose che fa l’opposizione, questa cosa può dire? Niente! E allora rimarremo sempre allo stesso punto senza nessuna possibilità di cambiamento. Grandi opere, bingo, i porticcioli. I porticcioli che sono raddoppiati. In alcune regioni come il Molise sono aumentati del 600 per cento in 15 anni, come mai? È la legge che li ha voluti, questa abnorme proliferazione dei porticcioli che hanno distrutto le nostre coste è del dalemiano Burlando, poi hanno cominciato a realizzarli per esempio Caltagirone e Bellavista a Imperia, voluti e sponsorizzati in tutti i modi da Scajola. Ci sono società pubbliche come “Italia Navigando” che si sono interessate alla realizzazione di queste opere e sono presiedute da altri dalemiani.
Vi racconto ancora questo caso e poi arrivo alla conclusione. Pensate al caso delle escort di Tarantini malamente definito di destra, perché non è così. Perché questo caso ha colpito insieme anche il centro-sinistra, perché Tarantini procurava le escort, chiamiamole escort, a Berlusconi e in cambio chiedeva a Berlusconi se poteva interessarsi per degli affari di imprenditori amici di Tarantini di provenienza di centro-sinistra, persone che erano tra i finanziatori della fondazione di D’Alema. È questo il grande “apparente” paradosso, perché scrivendo “Il sottobosco” ci siamo resi conti che non è un paradosso, alla fine è la norma che il centro-destra faccia affari con il centro-sinistra. E quindi non possiamo assolutamente sperare che questi cambino, si rinnovino, preparino delle regole per poter preparare un’alternanza. Non sarà così perché sono la stessa cosa.
Concludo dicendo questo: è arrivata talmente a un punto forte e profondo questa compenetrazione tra centro-destra e centro-sinistra che non è più soltanto politica, non è più soltanto di affari ,è antropologica e culturale. I berlusconiani di centro-destra assomigliano sempre più ai berlusconiani di centro-sinistra, questo è il frutto del berlusconismo. Ci siamo tenuti Berlusconi per tanti anni proprio per questo, perché quelli di sinistra, di centro-sinistra avevano fatto spesso cose simili, se non uguali, a quelli della maggioranza e non potevano scagliare la prima pietra perché avevano molte colpe. In un momento di crisi come questa le grandi questioni della legalità, della trasparenza, vengono messe in secondo piano, anzi vi diranno probabilmente “Guardate che l’importante è cercare di non finire come la Grecia”, ma l’unico modo per non finire come la Grecia è rispettare la legalità che vuole dire efficienza negli appalti, vuole dire anche e soprattutto cambiare di chi governa, cambiare le persone che fanno politica, che dicono di fare politica, ma bisogna soprattutto che noi siamo consapevoli dell’importanza del nostro ruolo di cittadini. Passaparola!
di Ferruccio Sansa
16 aprile 2012
Un Paese di cattivi esempi
Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera in margine al workshop Ambrosetti di Cernobbio ha afferma- to che occorrerebbe una «sanzione sociale» nei confronti degli evasori fiscali. Parole sacrosante. Bisognerebbe alzare degli steccati che facciano sentire isolati coloro che violano le regole. È l’unica difesa che rimane a chi, con sacrificio e fatica, le regole le rispetta. Ma la «sanzione sociale» dovrebbe operare ben al di là dei reati fiscali. Invece in Italia avviene l’esatto contrario. Adriano Sofri, condannato a 22 anni per l’omicidio del commissario Calabresi, è diventato, per meriti penali, editorialista principe del più importante quotidiano di sinistra, La Repubblica, e del più diffuso settimanale della destra «Panorama». Le rare volte che mi chiamano a tenere lezioni (inutili) di giornalismo in qualche università o liceo alla fine ai ragazzi che si affollano intorno a me per sapere come si fa a entrare nel nostro mestiere, dico: «Ammazzate un commissario di polizia o, se proprio non avete questo stomaco, rubate al popolo italiano». E mi riferisco ai tangentocrati che hanno ottenuto, senza avere alcuna preparazione specifica, il ruolo di editorialisti in questo o quel giornale o di conduttori televisivi.
Luigi Bisignani, adepto della P2 di Licio Gelli, fu condannato nei pri- mianni’90a dueanni e seimesi di reclusione per finanziamento illecito. Si pensava che un tipo con quei precedenti non potesse nemmeno affacciarsi a un ufficio della Pubblica Amministrazione. E invece lo ritrovia- mo qualche anno dopo, all’epoca della «Tangentopoli Due», ascoltatissimo consigliere dell’Amministratore delegato del- le Ferrovie dello Stato Lorenzo Necci. Basta? Non basta. Rispunta di nuovo nella cosiddetta «P4» imputato di reati contro la Pubblica amministrazione, ma indispensabile «consigliori» dell’Ad dell’Eni Paolo Scaroni che ha bisogno del suo aiuto per concludere contratti petroliferi con la Libia di Gheddafi.
Il ministro Claudio Scajola si fece pagare metà di una lussuosa abitazione dall’imprenditore Anemone imputato di una serie di reati legati alla ricostruzione dell’Aquila e non solo. Uno così, se esistesse una «sanzione sociale», avrebbe dovuto scomparire dalla vita politica. E invece è tornato quasi subito all’onor del mondo e sarebbe ancora lì ad impartire lezioni «urbi et orbi» se non fosse arrivato il governo Monti.
Fabrizio Corona, arrestato per lo scandalo di «Vallettopoli» è diventato una star, un divo, un mito. Dopo il «boom economico» gli italiani hanno avuto una mutazione antropologica. Negli anni ’50 l’onestà era un valore vent’anni non ha certo aiutato la costante, capillare, violentissima e devastante campagna di delegittimazione della magistratura italiana condotta da Silvio Berlusconi, dai suoi giornali, dai suoi parlamentari. Se si mette in dubbio la sanzione penale come si può sperare che ci sia una «sanzione sociale»?
In ogni caso la questione è culturale e quindi di difficilissima soluzione. Come ha scritto il bravissimo cronista del «Corriere» Luigi Ferrarella lo spread fra noi e la Germania non è solo economico, è etico: «Il presidente della Repubblica tedesco ci ha messo sette minuti per dimettersi, da noi il Parlamento ha votato che una marocchina era egiziana». Ed è detto tutto.
di Massimo Fini
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18 aprile 2012
Lo Stato totalitario fiscale
«Questa la racconta un amico commercialista: Un mio cliente possiede una Maserati. Negli ultimi mesi, è stato fermato dalla Guardia di Finanza cinque volte; tutte, il suo stato di contribuente è stato esaminato da cima a fondo, e tutte le volte trovato‘congruo’ al possesso della Maserati. Alla fine, per non essere più fermato e perdere tempo (e denaro), il mio cliente ha chiesto ai finanzieri un lasciapassare. E l’ha ottenuto, firmato e bollato. Adesso, appena lo fermano,esibisce il suo ‘certificato di congruità’, e così può proseguire senza intoppi.Ma dov’è finita la libertà?Dov’è finito il diritto alla proprietà privata?»
Sì, caro amico. Il governo dei tecnici – che in teoria sono tutti sostenitori del liberismo (molti di loro lo insegnano, alla Bocconi) – sta creando uno Stato poliziesco di stampo leninista. Basato sul sospetto sistematico sui cittadini, il controllo totale e minuzioso su ciò che spendiamo, sulla punizione fiscale della proprietà immobiliare a scopi distruttivi della stessa proprietà. Molto presto infatti, Equitalia s’impadronirà di migliaia di case ed edifici sequestrati a proprietari che non sono in grado di pagare l’IMU. Sarà un passo decisivo verso la statalizzazione della proprietà un tempo privata, come ai tempi di Lenin.
E in un tale sistema, non può mancare la denuncia del «nemico interno», del «sabotatore economico», sotto specie di Evasore Fiscale. Un mostro senza volto che nasconde da qualche parte (ci dicono) «200 miliardi», e che se solo Equitalia ci mettesse sopra le mani, tutti i nostri problemi sarebbero risolti. Perchè, come dice lo slogan ideologico della campagna di Stato contro l’Evasore, «quando tutti pagano, i servizi diventano davvero più efficienti».
Tipica menzogna di regime: da decenni paghiamo sempre di più, e i servizi diventano sempre meno. Menzogna che tutti riconoscono come menzogna ma – come avveniva ai tempi di Stalin – tutti devono fingere di credere vera. Basta citare le direttive che il governo ha dato all’agenzia pubblicitaria Saatchi & Saatchi per capire che viviamo sotto un regime totalitario: « Pagare le tasse dovrebbe essere sinonimo di orgoglio, appartenenza alla patria, libertà. Volontà di fare sistema, di sentirsi parte della medesima società. Di meritocrazia».
Puro Orwell: la schiavitù fiscale viene definita «libertà», e non manca l’appello al patriottismo, ultima risorsa dei tiranni criminali, oltrechè dei mascalzoni imboscati.
Il ministro Piero Giarda, professore e tecnico, ha già detto che non si taglierà la spesa pubblica, ed ha sfidato: chi invoca i tagli pubblici «dica quali servizi pubblici vorrebbe smontare e trasferire al mercato».
A parte che è strano questo disprezzo del «mercato» per un governante che è stato messo lì per placare e servire i «mercati finanziari», questa è la solita menzogna del potere statalista. Sindaci, governanti di Regioni, presidenti di provincie, appena si accenna a tagliare le loro spese, strillano: «Dovremo dare meno servizi pubblici», meno autobus, meno scuole, meno sanità.
È proprio della Casta totalitaria, appena si parla di «tagli pubblici», pensare a tagliare i servizi pubblici anzichè i « loro emolumenti» e colossali introiti. Anche la casta sovietica che aveva i suoi negozi riservati, le sue case e dacie di lusso gratis (per lo più espropriate ai vecchi nobili) non ha mai pensato che doveva ridurre le proprie spese mentre la gente moriva di fame per la caotica gestione economica del «comunismo» (ma veniva data la colpa ai «sabotatori della produzione» e ai kulaki «che nascondono il grano allo Stato»).
Al professor Giarda sarebbe fin troppo facile, oggi, indicare «quali servizi pubblici smantellare»: i fondi ai partiti sono lì da vedere, grazie agli scandali. La Lega, nonostante tutte le spesucce del Trota e di mammà (11 appartamenti, un milione per la scuola Bosina-padana), ha in banca 30 milioni – soldi di noi contribuenti. La Margherita ne ha oltre 23, prima dei prelievi di Lusi. Alleanza Nazionale, partito non più esistente, ne ha in banca 55 milioni. Gran parte a disposizione privata di «Caghetta» Fini. Se li hanno in banca, è perchè non sanno cosa farsene. I «rimborsi» ai partiti sono costati dal ‘94 ad oggi, 2,2 miliardi di euro. Una cifra che potrebbe risolvere molti problemi. Le autoblù costano 4 miliardi l’anno: se ne potrebbero privare la metà dei nostri governanti, senza prima tagliare gli autobus. E quanto ci costa il partito di Mastella, da tanto tempo defunto? Scommetto che riceve i rimborsi elettorali anche lui (1).
Tagliare quel «servizio pubblico», professore: non ne abbiamo bisogno (2). È un servizio pubblico che non ci serve a nulla, tanto più che il 90% delle norme varate dal costosissimo parlamento sono in realtà ratifiche di normative europee. Si può sostituire Camera e Senato con centraliniste che ricevano gli ordini da Bruxelles, come si può sostituire Bankitalia con un centralino collegato a Francoforte.
Pare così evidente! Invece, sotto i nostri occhi, i tre partiti maggiori (un tempo divisi in «maggioranza e opposizione», oggi unitissimi), stanno cercando di varare in fretta una «riforma» a loro esclusivo beneficio: che comporta più «trasparenza» nelle spese dei partiti – sappiamo cosa vale la trasparenza – ma nessun taglio. Nemmeno un euro in meno. Stanno per arrivare infatti 100 milioni di pseudo-rimborsi, di grasso che cola – estratto da una società che viene impoverita, tartassata, impedita persino di guadagnare – e non li vogliono perdere. Piuttosto, «meno servizi pubblici», meno autobus, meno ospedali.
Sicchè dopotutto è inutile prendersela col governo «tecnico». Sì, il governo Monti è il risultato di un putsch bianco, ma è appoggiato dai partiti maggiori, oggi non più «maggioranza-opposizione» ma unitissimi, proprio perchè assicura che i loro indebiti introiti non saranno toccati. È vero che nell’instaurare l’idrovora fiscale più vorace della storia, Monti sta mutando la nostra società in uno Stato poliziesco sovietizzante, dove chi possiede una Maserati è sospetto, i conti correnti sono aperti allo sguardo dei Befera, aurto, case e macchinari sono sequestrati per ritardi nel pagamento delle imposte, si invita alla delazione del vicino, e si strangola l’economia reale, il tutto fra grandi colpi di grancassa propagandistica contro il «Nemico Interno». Tutto vero. Ma è vero che la democrazia non esisteva più anche prima. Da quando i partiti si sono scremati dalla spesa pubblica quegli enormi tesori in segreto, il gioco della democrazia non finge più nemmeno di funzionare: sempre le stesse persone da trent’anni, le elezioni non hanno più senso. Sempre gli stessi nominati da eleggere in liste bloccate.
Anche sotto Stalin avvenivano elezioni: a liste bloccate, si era liberi di scegliere i nomi messi in lista dal Partito.
di Maurizio Blondet
NOTE:
1) Sarebbe utile calcolare anche i costi indiretti; i figli di Mastella sembrano tutti ben impiegati in aziende pubbliche e parapubbliche. L’ultima che ho appreso: esiste un figlio di Mastella, 38 anni, sposato a una coordinatrice provinciale ligure del Pdl, che è stato fatto – in gran segreto – dirigente di Ansaldo Energia. Non c’è solo Trota.
2) Nel 1970, 22 lavoratori dipendenti nel settore privato dovevano mantenere un lavoratore pubblico. Oggi, sono solo 13 a doverlo mantenere. Anche questo a proposito dei «servizi pubblici da smantellare».
17 aprile 2012
Gli affari del Pdl e del Pdmenoelle
"E' arrivata talmente a un punto forte e profondo questa compenetrazione tra centro-destra e centro-sinistra che non è più soltanto politica, non è più soltanto di affari, è antropologica e culturale. I berlusconiani di centro-destra assomigliano sempre più ai berlusconiani di centro-sinistra, questo è il frutto del berlusconismo. Ci siamo tenuti Berlusconi per tanti anni proprio per questo, perché quelli di sinistra, di centro-sinistra avevano fatto spesso cose simili, se non uguali, a quelli della maggioranza e non potevano scagliare la prima pietra perché avevano molte colpe." Ferruccio Sansa
Il Passaparola di Ferruccio Sansa, giornalista e scrittore
Cortocircuito totale(espandi | comprimi)
Un saluto per prima cosa agli amici del blog di Beppe Grillo, tanti li ho visti, li ho conosciuti quando ci siamo incontrati a Cesena e adesso mi colpisce il fatto in qualche modo di ritrovarli anche se attraverso il computer. Io sono Ferruccio Sansa, un inviato del giornale Il fatto quotidiano.Con il mio collega Claudio Gatti ho scritto “Il sottobosco”. Un libro che ci porterà soprattutto delle grandissime rogne, però noi ci tenevamo moltissimo a farlo perché credo che affronti una delle questioni essenziali, uno dei mali essenziali dell’Italia di questi anni, cioè il rapporto malato tra la politica e l’economia, tra la politica e l’impresa, tra la politica e la finanza.
Sono anni che parliamo della Casta. La Casta è la classe dirigente che sta ai livelli più alti, responsabile delle grandi decisioni politiche prese a Palazzo Chigi, a Montecitorio, ma le decisioni che cambiano veramente la nostra vita vengono prese altrove. L’appalto che va a un imprenditore amico degli amici invece che a voi che avete un’impresa sana, il posto all’università che va a una persona raccomandata piuttosto che a voi che avreste i titoli, il posto in ospedale che va all’amico del direttore sanitario che ha le maniche nel partito. Tutte queste cose non dipendono tanto dalla Casta, dipendono dal sottobosco. Il sottobosco è appunto quello che si nutre dell’ombra dei grandi alberi. Il sottobosco è il luogo dove la politica si incontra con gli affari. Il punto centrale del nostro discorso è questo. Prendete il Pd, prendete il Pdl, l’Udc. Sotto i riflettori nei programmi televisivi da Bruno Vespa si scambieranno anche degli attacchi diciamo così formali, ma poi quando si scende sotto la superficie dell’acqua, quando ci si allontana dai riflettori in realtà spesso fanno affari insieme.
Noi non ci siamo avventurati in questioni astratte. Abbiamo preso casi concreti basati spesso su intercettazioni telefoniche, su un lavoro lunghissimo, abbiamo fatto visure camerali, raccolto testimonianze. Abbiamo parlato della Livorno – Civitavecchia, una delle autostrade più criticate in Italia. La Livorno – Civitavecchia è un’opera da manuale, perché voluta insieme dal centro-destra e dal centro-sinistra. Nel centro-destra ci sono i soliti Matteoli, i soliti Verdini che voi conoscete bene che sono a favore di quest’opera, e diciamo che il loro curriculum forse indurrebbe a qualche cautela, i soliti Lunardi che sono favorevoli a questa opera, e dall’altra parte ci sono i soliti esponenti del centro-sinistra, soprattutto della corrente dalemiana, per esempio Conti. Conti è un ex assessore della Regione Toscana che due settimane dopo che ha smesso di fare l’assessore alle infrastrutture è entrato, nominato dal Monte dei Paschi di Siena (la banca rossa), nel consiglio di amministrazione di un fondo pubblico, credo ci siano anche dei soci privati, comunque un fondo che doveva realizzare le stesse infrastrutture di cui lui si era occupato come assessore. Questo è cortocircuito, questo passare frequentissimo nel sottobosco dal pubblico all’impresa. Ed ecco che questo gruppo di persone comincia a cercare di realizzare il suo grande amore, l’infrastruttura, che sono i nuovi aeroporti di Firenze, l’aeroporto di Siena, per il quale c’è una grossa inchiesta in cui sono stati indagati anche i vertici del Monte dei Paschi di Siena, e soprattutto la Livorno – Civitavecchia, autostrada cosiddetta ambientalizzata. Ambientalizzata un accidente perché poi è un’autostrada che corre nelle zone della Maremma, le più belle d’Italia. Autostrada che vede come Presidente della società Antonio Bargone. Chi è Antonio Bargone? Un dalemiano di ferro, sottosegretario nel governo D’Alema alle infrastrutture e alle opere pubbliche. Smessa la carriera politica, in cui si occupava di infrastrutture, diventa il Presidente della società che deve realizzare le infrastrutture, cioè l’autostrada Livorno – Civitavecchia. Un cortocircuito totale. Il governo Berlusconi lo sceglie come commissario per sorvegliare che l’opera sia realizzata al meglio e qui siamo al cortocircuito triplo, perché Bargone è nominato dal governo per sorvegliare su come la società di cui Bargone è Presidente realizzerà l’opera. Questi passaggi continui dalla politica all’impresa e queste alleanze dimostrano come il Pd e il Pdl siano spesso la stessa cosa, ma non solo Pd e Pdl, vediamo anche l’Udc spesso, per esempio nella grandissima autostrada Mestre – Civitavecchia. Mestre – Civitavecchia, opera voluta da Napolitano, voluta da Bersani che, era il Presidente dell’associazione che la promuoveva, dovrebbe essere realizzata da chi? Da Vito Bonsignore parlamentare europeo dell’Udc e poi del Pdl.
Chi scaglierà la pietra per primo?(espandi | comprimi)
Questa è l’alleanza vera in Italia, non vi fidate di quello che c’è scritto nelle liste elettorali perché poi gli affari li fanno tutti insieme. Parliamo, per esempio, di bingo. Il bingo varato dai governi di centro-sinistra degli anni 96 – 2000. La grande furbata, quella del gioco d’azzardo legale, fregandosene delle conseguenze sociali che può avere, parte e diventa una delle grandi forme per cercare di rimettere in sesto le casse dei partiti. Ci si imbarcano immediatamente i soliti, i Ds allora e cioè il Pd, e la Lega. Volevano puntare sulle scommesse dei poveracci che avrebbero giocato tutti i loro risparmi nel bingo per cercare di riempire le casse dei partiti, è andata diversamente perché sono quasi tutti finite ingloriosamente queste imprese. Però sono indicative. Il Presidente della società vicina ai Ds del bingo era Vincenzo Scotti, poi sottosegretario del governo Berlusconi, un democristianone di centro-destra che presiede una società in cui ci sono tante persone vicine a D’Alema. Dall’altra parte c’è la Lega che fa un’altra società per il bingo, vi rendete conto! A questo punto siccome tutti sono coinvolti in questo tipo di affari come troveremo quello che scaglia per primo la pietra? È impossibile, perché se la maggioranza fa le stesse cose che fa l’opposizione, questa cosa può dire? Niente! E allora rimarremo sempre allo stesso punto senza nessuna possibilità di cambiamento. Grandi opere, bingo, i porticcioli. I porticcioli che sono raddoppiati. In alcune regioni come il Molise sono aumentati del 600 per cento in 15 anni, come mai? È la legge che li ha voluti, questa abnorme proliferazione dei porticcioli che hanno distrutto le nostre coste è del dalemiano Burlando, poi hanno cominciato a realizzarli per esempio Caltagirone e Bellavista a Imperia, voluti e sponsorizzati in tutti i modi da Scajola. Ci sono società pubbliche come “Italia Navigando” che si sono interessate alla realizzazione di queste opere e sono presiedute da altri dalemiani.
Vi racconto ancora questo caso e poi arrivo alla conclusione. Pensate al caso delle escort di Tarantini malamente definito di destra, perché non è così. Perché questo caso ha colpito insieme anche il centro-sinistra, perché Tarantini procurava le escort, chiamiamole escort, a Berlusconi e in cambio chiedeva a Berlusconi se poteva interessarsi per degli affari di imprenditori amici di Tarantini di provenienza di centro-sinistra, persone che erano tra i finanziatori della fondazione di D’Alema. È questo il grande “apparente” paradosso, perché scrivendo “Il sottobosco” ci siamo resi conti che non è un paradosso, alla fine è la norma che il centro-destra faccia affari con il centro-sinistra. E quindi non possiamo assolutamente sperare che questi cambino, si rinnovino, preparino delle regole per poter preparare un’alternanza. Non sarà così perché sono la stessa cosa.
Concludo dicendo questo: è arrivata talmente a un punto forte e profondo questa compenetrazione tra centro-destra e centro-sinistra che non è più soltanto politica, non è più soltanto di affari ,è antropologica e culturale. I berlusconiani di centro-destra assomigliano sempre più ai berlusconiani di centro-sinistra, questo è il frutto del berlusconismo. Ci siamo tenuti Berlusconi per tanti anni proprio per questo, perché quelli di sinistra, di centro-sinistra avevano fatto spesso cose simili, se non uguali, a quelli della maggioranza e non potevano scagliare la prima pietra perché avevano molte colpe. In un momento di crisi come questa le grandi questioni della legalità, della trasparenza, vengono messe in secondo piano, anzi vi diranno probabilmente “Guardate che l’importante è cercare di non finire come la Grecia”, ma l’unico modo per non finire come la Grecia è rispettare la legalità che vuole dire efficienza negli appalti, vuole dire anche e soprattutto cambiare di chi governa, cambiare le persone che fanno politica, che dicono di fare politica, ma bisogna soprattutto che noi siamo consapevoli dell’importanza del nostro ruolo di cittadini. Passaparola!
di Ferruccio Sansa
16 aprile 2012
Un Paese di cattivi esempi
Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera in margine al workshop Ambrosetti di Cernobbio ha afferma- to che occorrerebbe una «sanzione sociale» nei confronti degli evasori fiscali. Parole sacrosante. Bisognerebbe alzare degli steccati che facciano sentire isolati coloro che violano le regole. È l’unica difesa che rimane a chi, con sacrificio e fatica, le regole le rispetta. Ma la «sanzione sociale» dovrebbe operare ben al di là dei reati fiscali. Invece in Italia avviene l’esatto contrario. Adriano Sofri, condannato a 22 anni per l’omicidio del commissario Calabresi, è diventato, per meriti penali, editorialista principe del più importante quotidiano di sinistra, La Repubblica, e del più diffuso settimanale della destra «Panorama». Le rare volte che mi chiamano a tenere lezioni (inutili) di giornalismo in qualche università o liceo alla fine ai ragazzi che si affollano intorno a me per sapere come si fa a entrare nel nostro mestiere, dico: «Ammazzate un commissario di polizia o, se proprio non avete questo stomaco, rubate al popolo italiano». E mi riferisco ai tangentocrati che hanno ottenuto, senza avere alcuna preparazione specifica, il ruolo di editorialisti in questo o quel giornale o di conduttori televisivi.
Luigi Bisignani, adepto della P2 di Licio Gelli, fu condannato nei pri- mianni’90a dueanni e seimesi di reclusione per finanziamento illecito. Si pensava che un tipo con quei precedenti non potesse nemmeno affacciarsi a un ufficio della Pubblica Amministrazione. E invece lo ritrovia- mo qualche anno dopo, all’epoca della «Tangentopoli Due», ascoltatissimo consigliere dell’Amministratore delegato del- le Ferrovie dello Stato Lorenzo Necci. Basta? Non basta. Rispunta di nuovo nella cosiddetta «P4» imputato di reati contro la Pubblica amministrazione, ma indispensabile «consigliori» dell’Ad dell’Eni Paolo Scaroni che ha bisogno del suo aiuto per concludere contratti petroliferi con la Libia di Gheddafi.
Il ministro Claudio Scajola si fece pagare metà di una lussuosa abitazione dall’imprenditore Anemone imputato di una serie di reati legati alla ricostruzione dell’Aquila e non solo. Uno così, se esistesse una «sanzione sociale», avrebbe dovuto scomparire dalla vita politica. E invece è tornato quasi subito all’onor del mondo e sarebbe ancora lì ad impartire lezioni «urbi et orbi» se non fosse arrivato il governo Monti.
Fabrizio Corona, arrestato per lo scandalo di «Vallettopoli» è diventato una star, un divo, un mito. Dopo il «boom economico» gli italiani hanno avuto una mutazione antropologica. Negli anni ’50 l’onestà era un valore vent’anni non ha certo aiutato la costante, capillare, violentissima e devastante campagna di delegittimazione della magistratura italiana condotta da Silvio Berlusconi, dai suoi giornali, dai suoi parlamentari. Se si mette in dubbio la sanzione penale come si può sperare che ci sia una «sanzione sociale»?
In ogni caso la questione è culturale e quindi di difficilissima soluzione. Come ha scritto il bravissimo cronista del «Corriere» Luigi Ferrarella lo spread fra noi e la Germania non è solo economico, è etico: «Il presidente della Repubblica tedesco ci ha messo sette minuti per dimettersi, da noi il Parlamento ha votato che una marocchina era egiziana». Ed è detto tutto.
di Massimo Fini
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