29 aprile 2012

Se Berlusconi umiliava le donne, Monti le getta in mezzo ad una strada

Si potrebbero definire “borghesucce isteriche”, tanto care alla sinistra cresciuta a caviale e Manifesto (un giornale che è come l'erba maligna: non muore mai) e alla destra alla Fini, Polverini e Alemanno, sempre pronta perché prona a correre in soccorso al comune amico sionista a stelle e strisce. Queste serve isteriche, nonostante il loro pedigree da vermi, ottennero un notevole seguito di gente festosa, allegra e colorata (di solito preferendo il rosso e il viola ma non disdegnando l'arancione) per sentirle squittire contro un presidente del consiglio (ma sarebbe più opportuno scrivere “coniglio”) che le aveva offese come donne. Ora, che il mentecatto Berlusconi sia un povero idiota (per motivi che nulla hanno a che fare con le sue abitudini sessuali da miliardario) nessuno si sogna di metterlo in discussione, ma non ci sembra che ai tempi di Berlusconi gli operai e gli imprenditori si suicidassero. Monti, essendo un professore, secondo queste teste tanto raffinate quanto vuote, starebbe contribuendo a restituire l'onore delle verginelle piazzate dal paparino nelle redazioni della Rai e delle migliori testate (di cazzo) giornalistiche? Pensano veramente che l'onore femminile vituperato da Berlusconi sia stato finalmente lavato con il sangue dei tanti mariti che hanno scelto il suicidio? Adesso, che finalmente il sangue scorre davanti alle agenzie delle entrate, si sentono improvvisamente appagate come comari del cattivo augurio, da non sentire più il bisogno di esprimere il loro orgoglio femminile ferito? Le abbiamo viste ballare e cantare, sorridere e mostrare il lato più osceno di una donna: il cattivo gusto del perbenismo falso e ipocrita, neppure paragonabile con quello delle ragazze a contratto sessuale intorno a Berlusconi. Sono scomparse sotto l'onda anomala atlantica che, avendo finalmente travolto il Grande Puttaniere, poteva finalmente riversarsi sopra gli italiani senza nessun ritegno. Adesso, finalmente, per queste sgualdrine della carta stampata e televisiva, gli italiani hanno riacquistato il proprio onore essendo state ristabilite le garanzie costituzionali vituperate dal “dittatore” Berlusconi attraverso il colpo di stato tecnico di Napolitano, gettando per la strada intere famiglie, costringendo gli anziani a far la spesa nei secchioni della spazzatura. Secondo queste prezzolate paladine della sionistra colta e genuinamente antifascista siamo finalmente tornati ad essere un paese normale (secondo il loro cattivo gusto della genuflessione), sottomesso e spremuto come un pomodoro, dove la casa è diventata un privilegio che non tutti possono permettersi e, secondo le benpensanti semicolte, non devono evidentemente permettersi. Ai tempi di Monti, per le paladine dell'orgoglio femminile senza sé e senza ma, la donna ha finalmente ritrovato il proprio ruolo energico e dinamico, sottraendole dall'umiliante condizione di andare a lavorare e allo stesso tempo governare la casa con la geniale idea di fargli perdere il lavoro e pure la casa, restituendole alla loro vera natura creativa, colorata, festosa e gioiosa in quanto donne padrone solo di loro stesse. Bisognerebbe fargli capire la differenza tra un paese normale e un paese normalizzato ma sarebbe tempo sprecato verso chi, della propria indole sottomessa, ne ha fatto un vanto. di Stefano Moracchi

Monti? E' uno dei nostri

Vuol sapere un segreto?”, dice Carlo Secchi con la voce impastata durante un’ora di colloquio a murare domande e tramandare leggende. La Commissione Trilateral, origine americana e desideri di tecnocrazia, dollari e diplomazia, maneggia sapientemente i segreti. Secchi è il presidente italiano, nonché ex rettore all’Università Bocconi e consigliere d’amministrazione di sei società quotate in Borsa tra cui Italcementi, Mediaset e Pirelli: “Quando il nostro reggente europeo Mario Monti ha ricevuto l’incarico dal Quirinale, e stava per formare il governo, noi eravamo riuniti: curiosa coincidenza, non l’abbiamo scelto noi”. Questo è un tentativo di respingere i complotti che inseguono la Commissione. Monti premier, promosso o bocciato? La Trilateral guarda l’Italia con grande interesse. Tutti sono contenti e ammirati per il lavoro di Mario Monti. È inevitabile che ci sia un’ottima considerazione del premier, che è stato un apprezzato presidente del gruppo europeo. Prima osservava e giudicava, ora è osservato e viene giudicato. Ovviamente i princìpi di fondo – su economia, finanza, riforme, bilancio, sviluppo – sono ancora condivisi. Mario non li ha rinnegati: c’è continuità fra il Monti in Commissione Trilateral e il Monti a Palazzo Chigi. È un fatto positivo. Non è l’unico che passa per le nostre stanze: da Jimmy Carter a Bill Clinton, da Romano Prodi fino al greco Lucas Papademos. Cos’è la Trilateral? Una storia di quarant’anni, a breve onoreremo l’intuizione del banchiere David Rockefeller e le visioni di Henry Kissinger. Avevamo una struttura tripolare che rispettava i poteri di un secolo fa: americani, canadesi e messicani; l’Europa democratica, cioè occidentale; Giappone e Corea del Sud. Adesso ci spingiamo verso i paesi orientali, quelli più rampanti: India e Cina, Singapore e Indonesia. Siamo una specie di G-20 allargato. La Croazia è l’ultima ammessa. Che ruolo giocate? Favorire il dialogo su temi di carattere economico e geopolitico. Vogliamo coniugare l’interesse fra le istituzioni e gli affari. Bella definizione, teorica però. Chi seleziona i componenti? Siamo divisi in gruppi continentali e nazionali con un numero limitato. In Europa non possiamo superare i 200 membri, mentre in Italia siamo 18. Posso citare, per fare un esempio, Marco Tronchetti Provera (Pirelli), Enrico Tomaso Cucchiani (Intesa), John Elkann (Fiat). Io sono entrato come rettore della Bocconi. Chi si dimette fa un nome per la successione, ma si cercano figure simili. Soltanto un banchiere può sostituire un banchiere. Il nostro disegno è quello di contenere la società italiana: professori universitari, esperti militari, ambasciatori, imprenditori, politici, giornalisti. Ci vediamo due volte all’anno con vari argomenti da approfondire e cerchiamo di trovare una soluzione. Lanciamo idee. E chi le raccoglie? Ciascuno di noi ha un collegamento con le istituzioni. Il nostro presidente può chiedere un incontro con i commissari europei. Noi elaboriamo proposte, non facciamo pressioni. Non votiamo mai per un nostro piano, discutiamo, punto. Differenze con il Club Bilderberg? Le nostre porte sono più aperte, c’è un profondo ricambio generazionale. A volte si può assistere ai dibattiti, invitiamo personalità a noi vicine, ma con un divieto assoluto: non è permesso riportare dichiarazioni all’esterno. Questo serve a garantire la nostra libertà. C’è tanta massoneria fra di voi? Personalmente non me ne sono accorto, può darsi che qualcuno dei membri maschi sia massone. Non c’è nulla, però, che rimandi a una loggia. Più che i grembiulini, noi indossiamo una rete: è chiaro che, avendo numerosi contatti sparsi ovunque, ci si aiuti a vicenda. Come influenzate i governi? Soltanto in maniera indiretta, non abbiamo emissari, non siamo un sindacato né un partito. Non mi piace il verbo influenzare. Ma non posso negare che le nostre conoscenze siano ampie. Scommettete contro l’Euro morente? Non posso portare fuori il pensiero interno alla Trilateral. Posso raccontare spezzoni, elementi messi insieme durante l’ultima assemblea di Tokyo. Quando ragioniamo sull’euro ci rendiamo conto che siamo di fronte a una creatura incompiuta e quindi consigliamo un mercato europeo comune, non soltanto una moneta. Previsioni? La Cina è un chiodo fisso, a Tokyo è stata protagonista. Cina vuol dire crescita e integrazione, e il timore che quel mezzo potentissimo possa rallentare. Invece gli americani si sentono tranquilli, ma credono che l’Europa sia un po’ lenta a risolvere i suoi problemi e sono molto insoddisfatti di Bruxelles. Meglio i tecnici o i politici al governo? Ci sono tecnici ad Atene e Roma. Papademos e Monti, due ex illustri esponenti della Trilateral. Il prossimo modello, forse anche in Italia, sarà una coalizione trasversale come in Germania. Poi cambia poco se i ministri saranno o no dei partiti. Quali sono i vostri amici nel governo italiano? Oltre a Monti e al sottosegretario Marta Dassù (Esteri), per motivi professionali, dico i ministri Lorenzo Ornaghi (Cultura) e Corrado Passera (Sviluppo economico). La Trilateral è potente perché misteriosa? Siamo semplicemente una rete forte, la migliore al mondo. Non prendiamo direttamente decisioni importanti, ma ci siamo sempre nei momenti più delicati. Jimmy Carter non è diventato presidente perché era il capo americano: una volta alla Casa Bianca, però, sapeva di avere un gruppo di persone con cui consigliarsi. di Carlo Tecce

28 aprile 2012

In gran segreto Stati Uniti e Cina giocano a fare la guerra

Il Guardian è venuto a sapere che Stati Uniti e Cina in segreto sono stati impegnati in “giochi di guerra” mentre monta la rabbia di Washington per la portata e l’audacia degli attacchi informatici coordinati da Pechino contro governi e grandi imprese occidentali. Funzionari del Dipartimento di Stato e del Pentagono, insieme ai loro omologhi cinesi, lo scorso anno sono stati impegnati in due giochi di guerra ideati per favorire la prevenzione di un’improvvisa escalation militare tra le parti nel caso che una di esse dovesse sentirsi presa di mira. Un’altra sessione è prevista a maggio. Anche se le esercitazioni hanno offerto agli Stati Uniti l’opportunità di dare sfogo alla propria frustrazione per quello che sembra essere uno spionaggio finanziato dallo stato e una sottrazione su scala industriale, la Cina si è dimostrata bellicosa. “La Cina è giunta alla conclusione che è cambiato il rapporto di potere, in una maniera che la favorisce,” afferma Jim Lewis, importante insegnante nonché direttore del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali (CSIS), gruppo di esperti con sede a Washington. “Il PLA [Esercito Popolare di Liberazione] è assai ostile. Considera gli Stati Uniti un bersaglio. Sentono di avere una giustificazione per le loro azioni. Pensano che gli Stati Uniti siano in declino.” I giochi di guerra sono stati organizzati mediante il CSIS e un gruppo di esperti di Pechino, l’Istituto Cinese di Relazioni Internazionali Contemporanee (CICIR). Ciò ha consentito a funzionari del governo e dei servizi segreti USA di entrare in contatto in un ambito meno formale. Conosciuta come “Track 1.5 Diplomacy”(Percorso diplomatico 1.5, N.d.T.), è la serie di contatti più ravvicinata che gli stati possono avere nella gestione dei conflitti senza affrontare veri e propri negoziati. “Coordiniamo i giochi di guerra con il Dipartimento di Stato e quello della Difesa,” ha detto Lewis, il quale ha mediato gli incontri, tenutisi lo scorso giugno a Pechino e in dicembre a Washington. “I funzionari hanno esordito come osservatori, poi sono diventati partecipanti … in modo molto simile è stata la stessa cosa da parte cinese. Dal momento che è organizzato da due gruppi di esperti, essi possono parlare più liberamente.” Nel corso della prima esercitazione, entrambe le parti dovettero spiegare cosa avrebbero fatto se fossero state attaccate da un sofisticato virus informatico come Stuxnet, che ha messo fuori servizio le centrifughe del programma nucleare iraniano. Nella seconda dovevano spiegare la loro reazione nel caso si sapesse che l’attacco era stato intrapreso dalla controparte. “I due giochi di guerra sono stati piuttosto sorprendenti,” ha dichiarato Lewis. “Il primo è andato bene, il secondo non tanto.” “I cinesi sono molto astuti. Mandano persone competenti. Vogliamo trovare modi per modificare il loro comportamento … [ma] sanno di avere buone ragioni per quello che fanno. Il loro atteggiamento consiste nell’avere vissuto l’imperialismo e un secolo di umiliazioni.” Lewis ha detto che i cinesi hanno la “percezione di essere trattati ingiustamente.” “I cinesi hanno una profonda diffidenza verso gli Stati Uniti. Sono preoccupati del potenziale militare americano. Sono inclini a pensare che abbiamo un’ambiziosa strategia per conservare l’egemonia degli Stati Uniti e la considerano una sfida diretta. “Coloro [tra i funzionari cinesi] che sostengono la cooperazione non sono forti quanto quelli che appoggiano lo scontro.” La necessità di incontri è stata evidenziata negli ultimi mesi, con gli USA e il Regno Unito che hanno tentato di aumentare la pressione sulla Cina, considerata da loro la principale responsabile della sottrazione, per miliardi di dollari, di progetti e opere dell’ingegno di produttori della difesa, dipartimenti statali e società private al centro del sistema di infrastrutture americano. Gli analisti dicono che ciò equivale alla “preparazione del campo di battaglia” e sia gli Stati Uniti che il Regno Unito hanno avvertito Pechino di aspettarsi ritorsioni nel caso ciò continuasse. Negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno precisato di avere spostato l’attenzione militare dall’Europa al Pacifico, per proteggere gli interessi americani nell’area. “Tra i paesi attivamente impegnati nello spionaggio informatico, probabilmente la Cina è l’unico ad essere un concorrente militare degli Stati Uniti,” ha dichiarato Lewis. “Gli eserciti cinese e americano si trovano nelle immediate vicinanze e ci sono episodi ostili … Le probabilità di errori di valutazione sono molto alte, quindi stiamo tentando di avere una netta comprensione del punto di vista di ciascuna parte.” Lewis crede che gli Stati Uniti si stiano preparando a diventare più aggressivi nei confronti della Cina e dice che il presidente Barack Obama ha già incaricato gruppi operativi all’interno della Casa Bianca per studiare sanzioni più severe. Senza nominare la Cina, un alto dirigente dell’FBI ha detto al Guardian che le minacce portate dagli attacchi informatici sono state preoccupanti. “Sappiamo che le risorse degli stati stranieri sono notevoli, e conosciamo il tipo di informazioni che stanno prendendo di mira,” ha detto Shawn Henry, vice direttore esecutivo della sezione informatica dell’FBI. “Abbiamo trovato nemici passati inosservati nelle reti per molti mesi, o in alcuni casi per anni. In sostanza hanno avuto libero accesso a queste reti … Hanno la piena capacità di sconvolgere del tutto queste reti.” Frank Cilluffo, già collaboratore straordinario di George Bush per la sicurezza nazionale, disse che era giunto il momento per affrontare la Cina. “Dobbiamo parlare delle capacità d’attacco per scoraggiare i fuorilegge. Non possiamo pensare che le società si difendano dai servizi segreti stranieri. Ci sono determinate cose che dovremmo fare quando qualcuno sta facendo l’equivalente cibernetico della preparazione delle informazioni sul campo di battaglia della nostra infrastruttura energetica. “A mio parere è arrivato il momento. Occorre dare una risposta. Quale altro motivo potrebbe esserci per riordinare le nostre infrastrutture nel caso di una crisi? “Abbiamo un ruolo maggiore nei convenzionali mezzi militari e diplomatici . Dobbiamo mostrare loro le nostre carte. Tutte le ragioni sono sul tavolo. Penso che dobbiamo proprio iniziare a parlare di difesa attiva.” Egli disse che gli Stati Uniti dovevano essere preventivi, altrimenti col tempo la gente avrebbe iniziato a perdere la fiducia nell’integrità di internet e dei sistemi informatici. “Se non investo perché ho paura, se non impiego la rete perché ho paura, se si perde credibilità e fiducia in questi sistemi, allora hanno vinto i cattivi. Scacco matto.” Il Dipartimento di Stato ha rifiutato di parlare dei giochi di guerra e di dire quali funzionari vi hanno partecipato. Un portavoce ha affermato: “Gli Stati Uniti sono impegnati a coinvolgere gli altri paesi per la costruzione di un ambiente globale in cui ogni stato riconosca e rispetti soddisfacenti regole di comportamento nel cyberspazio. In linea generale siamo impegnati con il governo cinese su questioni informatiche, in modo da trovare punti in comune su questi argomenti di sempre maggiore importanza nelle nostre relazioni bilaterali.” Il Pentagono ha evitato di rilasciare dichiarazioni e di dire quali dei suoi funzionari hanno preso parte ai giochi di guerra. La Cina ha sempre negato di essere responsabile degli attacchi informatici contro gli Stati Uniti e altri paesi occidentali. Dice di essere anch’essa vittima di questo genere di spionaggio. Il ministro della Difesa cinese Liang Guanglie ha dichiarato che Pechino “si oppone fermamente ad ogni tipo di crimine informatico.” “È difficile stabilire la vera origine degli attacchi e abbiamo la necessità di lavorare insieme per fare in modo che la presente questione di sicurezza non diventi un problema,” ha detto. “In realtà anche in Cina abbiamo subito una gamma piuttosto vasta di frequenti attacchi informatici. Il governo cinese dà importanza anche alla sicurezza informatica e prende decisamente posizione contro ogni genere di crimine informatico. È importante per tutti osservare e seguire leggi e norme in materia di sicurezza informatica.” Il Quotidiano del Popolo, testata cinese che più delle altre rispecchia le opinioni del Partito Comunista al potere in Cina, lo scorso anno ha detto che è irresponsabile associare la Cina alle violazioni informatiche su internet. “Quest’anno, con il crescere degli attacchi di hacker a importanti imprese e organizzazioni internazionali, alcuni media occidentali hanno più volte raffigurato la Cina come il cattivo dietro le quinte.” di Edoardo Capuano Fonte: Nick Hopkins per The Guardian 16.04.2012 Traduzione di Gabriele Picelli per www.times.altervista.org

29 aprile 2012

Se Berlusconi umiliava le donne, Monti le getta in mezzo ad una strada

Si potrebbero definire “borghesucce isteriche”, tanto care alla sinistra cresciuta a caviale e Manifesto (un giornale che è come l'erba maligna: non muore mai) e alla destra alla Fini, Polverini e Alemanno, sempre pronta perché prona a correre in soccorso al comune amico sionista a stelle e strisce. Queste serve isteriche, nonostante il loro pedigree da vermi, ottennero un notevole seguito di gente festosa, allegra e colorata (di solito preferendo il rosso e il viola ma non disdegnando l'arancione) per sentirle squittire contro un presidente del consiglio (ma sarebbe più opportuno scrivere “coniglio”) che le aveva offese come donne. Ora, che il mentecatto Berlusconi sia un povero idiota (per motivi che nulla hanno a che fare con le sue abitudini sessuali da miliardario) nessuno si sogna di metterlo in discussione, ma non ci sembra che ai tempi di Berlusconi gli operai e gli imprenditori si suicidassero. Monti, essendo un professore, secondo queste teste tanto raffinate quanto vuote, starebbe contribuendo a restituire l'onore delle verginelle piazzate dal paparino nelle redazioni della Rai e delle migliori testate (di cazzo) giornalistiche? Pensano veramente che l'onore femminile vituperato da Berlusconi sia stato finalmente lavato con il sangue dei tanti mariti che hanno scelto il suicidio? Adesso, che finalmente il sangue scorre davanti alle agenzie delle entrate, si sentono improvvisamente appagate come comari del cattivo augurio, da non sentire più il bisogno di esprimere il loro orgoglio femminile ferito? Le abbiamo viste ballare e cantare, sorridere e mostrare il lato più osceno di una donna: il cattivo gusto del perbenismo falso e ipocrita, neppure paragonabile con quello delle ragazze a contratto sessuale intorno a Berlusconi. Sono scomparse sotto l'onda anomala atlantica che, avendo finalmente travolto il Grande Puttaniere, poteva finalmente riversarsi sopra gli italiani senza nessun ritegno. Adesso, finalmente, per queste sgualdrine della carta stampata e televisiva, gli italiani hanno riacquistato il proprio onore essendo state ristabilite le garanzie costituzionali vituperate dal “dittatore” Berlusconi attraverso il colpo di stato tecnico di Napolitano, gettando per la strada intere famiglie, costringendo gli anziani a far la spesa nei secchioni della spazzatura. Secondo queste prezzolate paladine della sionistra colta e genuinamente antifascista siamo finalmente tornati ad essere un paese normale (secondo il loro cattivo gusto della genuflessione), sottomesso e spremuto come un pomodoro, dove la casa è diventata un privilegio che non tutti possono permettersi e, secondo le benpensanti semicolte, non devono evidentemente permettersi. Ai tempi di Monti, per le paladine dell'orgoglio femminile senza sé e senza ma, la donna ha finalmente ritrovato il proprio ruolo energico e dinamico, sottraendole dall'umiliante condizione di andare a lavorare e allo stesso tempo governare la casa con la geniale idea di fargli perdere il lavoro e pure la casa, restituendole alla loro vera natura creativa, colorata, festosa e gioiosa in quanto donne padrone solo di loro stesse. Bisognerebbe fargli capire la differenza tra un paese normale e un paese normalizzato ma sarebbe tempo sprecato verso chi, della propria indole sottomessa, ne ha fatto un vanto. di Stefano Moracchi

Monti? E' uno dei nostri

Vuol sapere un segreto?”, dice Carlo Secchi con la voce impastata durante un’ora di colloquio a murare domande e tramandare leggende. La Commissione Trilateral, origine americana e desideri di tecnocrazia, dollari e diplomazia, maneggia sapientemente i segreti. Secchi è il presidente italiano, nonché ex rettore all’Università Bocconi e consigliere d’amministrazione di sei società quotate in Borsa tra cui Italcementi, Mediaset e Pirelli: “Quando il nostro reggente europeo Mario Monti ha ricevuto l’incarico dal Quirinale, e stava per formare il governo, noi eravamo riuniti: curiosa coincidenza, non l’abbiamo scelto noi”. Questo è un tentativo di respingere i complotti che inseguono la Commissione. Monti premier, promosso o bocciato? La Trilateral guarda l’Italia con grande interesse. Tutti sono contenti e ammirati per il lavoro di Mario Monti. È inevitabile che ci sia un’ottima considerazione del premier, che è stato un apprezzato presidente del gruppo europeo. Prima osservava e giudicava, ora è osservato e viene giudicato. Ovviamente i princìpi di fondo – su economia, finanza, riforme, bilancio, sviluppo – sono ancora condivisi. Mario non li ha rinnegati: c’è continuità fra il Monti in Commissione Trilateral e il Monti a Palazzo Chigi. È un fatto positivo. Non è l’unico che passa per le nostre stanze: da Jimmy Carter a Bill Clinton, da Romano Prodi fino al greco Lucas Papademos. Cos’è la Trilateral? Una storia di quarant’anni, a breve onoreremo l’intuizione del banchiere David Rockefeller e le visioni di Henry Kissinger. Avevamo una struttura tripolare che rispettava i poteri di un secolo fa: americani, canadesi e messicani; l’Europa democratica, cioè occidentale; Giappone e Corea del Sud. Adesso ci spingiamo verso i paesi orientali, quelli più rampanti: India e Cina, Singapore e Indonesia. Siamo una specie di G-20 allargato. La Croazia è l’ultima ammessa. Che ruolo giocate? Favorire il dialogo su temi di carattere economico e geopolitico. Vogliamo coniugare l’interesse fra le istituzioni e gli affari. Bella definizione, teorica però. Chi seleziona i componenti? Siamo divisi in gruppi continentali e nazionali con un numero limitato. In Europa non possiamo superare i 200 membri, mentre in Italia siamo 18. Posso citare, per fare un esempio, Marco Tronchetti Provera (Pirelli), Enrico Tomaso Cucchiani (Intesa), John Elkann (Fiat). Io sono entrato come rettore della Bocconi. Chi si dimette fa un nome per la successione, ma si cercano figure simili. Soltanto un banchiere può sostituire un banchiere. Il nostro disegno è quello di contenere la società italiana: professori universitari, esperti militari, ambasciatori, imprenditori, politici, giornalisti. Ci vediamo due volte all’anno con vari argomenti da approfondire e cerchiamo di trovare una soluzione. Lanciamo idee. E chi le raccoglie? Ciascuno di noi ha un collegamento con le istituzioni. Il nostro presidente può chiedere un incontro con i commissari europei. Noi elaboriamo proposte, non facciamo pressioni. Non votiamo mai per un nostro piano, discutiamo, punto. Differenze con il Club Bilderberg? Le nostre porte sono più aperte, c’è un profondo ricambio generazionale. A volte si può assistere ai dibattiti, invitiamo personalità a noi vicine, ma con un divieto assoluto: non è permesso riportare dichiarazioni all’esterno. Questo serve a garantire la nostra libertà. C’è tanta massoneria fra di voi? Personalmente non me ne sono accorto, può darsi che qualcuno dei membri maschi sia massone. Non c’è nulla, però, che rimandi a una loggia. Più che i grembiulini, noi indossiamo una rete: è chiaro che, avendo numerosi contatti sparsi ovunque, ci si aiuti a vicenda. Come influenzate i governi? Soltanto in maniera indiretta, non abbiamo emissari, non siamo un sindacato né un partito. Non mi piace il verbo influenzare. Ma non posso negare che le nostre conoscenze siano ampie. Scommettete contro l’Euro morente? Non posso portare fuori il pensiero interno alla Trilateral. Posso raccontare spezzoni, elementi messi insieme durante l’ultima assemblea di Tokyo. Quando ragioniamo sull’euro ci rendiamo conto che siamo di fronte a una creatura incompiuta e quindi consigliamo un mercato europeo comune, non soltanto una moneta. Previsioni? La Cina è un chiodo fisso, a Tokyo è stata protagonista. Cina vuol dire crescita e integrazione, e il timore che quel mezzo potentissimo possa rallentare. Invece gli americani si sentono tranquilli, ma credono che l’Europa sia un po’ lenta a risolvere i suoi problemi e sono molto insoddisfatti di Bruxelles. Meglio i tecnici o i politici al governo? Ci sono tecnici ad Atene e Roma. Papademos e Monti, due ex illustri esponenti della Trilateral. Il prossimo modello, forse anche in Italia, sarà una coalizione trasversale come in Germania. Poi cambia poco se i ministri saranno o no dei partiti. Quali sono i vostri amici nel governo italiano? Oltre a Monti e al sottosegretario Marta Dassù (Esteri), per motivi professionali, dico i ministri Lorenzo Ornaghi (Cultura) e Corrado Passera (Sviluppo economico). La Trilateral è potente perché misteriosa? Siamo semplicemente una rete forte, la migliore al mondo. Non prendiamo direttamente decisioni importanti, ma ci siamo sempre nei momenti più delicati. Jimmy Carter non è diventato presidente perché era il capo americano: una volta alla Casa Bianca, però, sapeva di avere un gruppo di persone con cui consigliarsi. di Carlo Tecce

28 aprile 2012

In gran segreto Stati Uniti e Cina giocano a fare la guerra

Il Guardian è venuto a sapere che Stati Uniti e Cina in segreto sono stati impegnati in “giochi di guerra” mentre monta la rabbia di Washington per la portata e l’audacia degli attacchi informatici coordinati da Pechino contro governi e grandi imprese occidentali. Funzionari del Dipartimento di Stato e del Pentagono, insieme ai loro omologhi cinesi, lo scorso anno sono stati impegnati in due giochi di guerra ideati per favorire la prevenzione di un’improvvisa escalation militare tra le parti nel caso che una di esse dovesse sentirsi presa di mira. Un’altra sessione è prevista a maggio. Anche se le esercitazioni hanno offerto agli Stati Uniti l’opportunità di dare sfogo alla propria frustrazione per quello che sembra essere uno spionaggio finanziato dallo stato e una sottrazione su scala industriale, la Cina si è dimostrata bellicosa. “La Cina è giunta alla conclusione che è cambiato il rapporto di potere, in una maniera che la favorisce,” afferma Jim Lewis, importante insegnante nonché direttore del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali (CSIS), gruppo di esperti con sede a Washington. “Il PLA [Esercito Popolare di Liberazione] è assai ostile. Considera gli Stati Uniti un bersaglio. Sentono di avere una giustificazione per le loro azioni. Pensano che gli Stati Uniti siano in declino.” I giochi di guerra sono stati organizzati mediante il CSIS e un gruppo di esperti di Pechino, l’Istituto Cinese di Relazioni Internazionali Contemporanee (CICIR). Ciò ha consentito a funzionari del governo e dei servizi segreti USA di entrare in contatto in un ambito meno formale. Conosciuta come “Track 1.5 Diplomacy”(Percorso diplomatico 1.5, N.d.T.), è la serie di contatti più ravvicinata che gli stati possono avere nella gestione dei conflitti senza affrontare veri e propri negoziati. “Coordiniamo i giochi di guerra con il Dipartimento di Stato e quello della Difesa,” ha detto Lewis, il quale ha mediato gli incontri, tenutisi lo scorso giugno a Pechino e in dicembre a Washington. “I funzionari hanno esordito come osservatori, poi sono diventati partecipanti … in modo molto simile è stata la stessa cosa da parte cinese. Dal momento che è organizzato da due gruppi di esperti, essi possono parlare più liberamente.” Nel corso della prima esercitazione, entrambe le parti dovettero spiegare cosa avrebbero fatto se fossero state attaccate da un sofisticato virus informatico come Stuxnet, che ha messo fuori servizio le centrifughe del programma nucleare iraniano. Nella seconda dovevano spiegare la loro reazione nel caso si sapesse che l’attacco era stato intrapreso dalla controparte. “I due giochi di guerra sono stati piuttosto sorprendenti,” ha dichiarato Lewis. “Il primo è andato bene, il secondo non tanto.” “I cinesi sono molto astuti. Mandano persone competenti. Vogliamo trovare modi per modificare il loro comportamento … [ma] sanno di avere buone ragioni per quello che fanno. Il loro atteggiamento consiste nell’avere vissuto l’imperialismo e un secolo di umiliazioni.” Lewis ha detto che i cinesi hanno la “percezione di essere trattati ingiustamente.” “I cinesi hanno una profonda diffidenza verso gli Stati Uniti. Sono preoccupati del potenziale militare americano. Sono inclini a pensare che abbiamo un’ambiziosa strategia per conservare l’egemonia degli Stati Uniti e la considerano una sfida diretta. “Coloro [tra i funzionari cinesi] che sostengono la cooperazione non sono forti quanto quelli che appoggiano lo scontro.” La necessità di incontri è stata evidenziata negli ultimi mesi, con gli USA e il Regno Unito che hanno tentato di aumentare la pressione sulla Cina, considerata da loro la principale responsabile della sottrazione, per miliardi di dollari, di progetti e opere dell’ingegno di produttori della difesa, dipartimenti statali e società private al centro del sistema di infrastrutture americano. Gli analisti dicono che ciò equivale alla “preparazione del campo di battaglia” e sia gli Stati Uniti che il Regno Unito hanno avvertito Pechino di aspettarsi ritorsioni nel caso ciò continuasse. Negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno precisato di avere spostato l’attenzione militare dall’Europa al Pacifico, per proteggere gli interessi americani nell’area. “Tra i paesi attivamente impegnati nello spionaggio informatico, probabilmente la Cina è l’unico ad essere un concorrente militare degli Stati Uniti,” ha dichiarato Lewis. “Gli eserciti cinese e americano si trovano nelle immediate vicinanze e ci sono episodi ostili … Le probabilità di errori di valutazione sono molto alte, quindi stiamo tentando di avere una netta comprensione del punto di vista di ciascuna parte.” Lewis crede che gli Stati Uniti si stiano preparando a diventare più aggressivi nei confronti della Cina e dice che il presidente Barack Obama ha già incaricato gruppi operativi all’interno della Casa Bianca per studiare sanzioni più severe. Senza nominare la Cina, un alto dirigente dell’FBI ha detto al Guardian che le minacce portate dagli attacchi informatici sono state preoccupanti. “Sappiamo che le risorse degli stati stranieri sono notevoli, e conosciamo il tipo di informazioni che stanno prendendo di mira,” ha detto Shawn Henry, vice direttore esecutivo della sezione informatica dell’FBI. “Abbiamo trovato nemici passati inosservati nelle reti per molti mesi, o in alcuni casi per anni. In sostanza hanno avuto libero accesso a queste reti … Hanno la piena capacità di sconvolgere del tutto queste reti.” Frank Cilluffo, già collaboratore straordinario di George Bush per la sicurezza nazionale, disse che era giunto il momento per affrontare la Cina. “Dobbiamo parlare delle capacità d’attacco per scoraggiare i fuorilegge. Non possiamo pensare che le società si difendano dai servizi segreti stranieri. Ci sono determinate cose che dovremmo fare quando qualcuno sta facendo l’equivalente cibernetico della preparazione delle informazioni sul campo di battaglia della nostra infrastruttura energetica. “A mio parere è arrivato il momento. Occorre dare una risposta. Quale altro motivo potrebbe esserci per riordinare le nostre infrastrutture nel caso di una crisi? “Abbiamo un ruolo maggiore nei convenzionali mezzi militari e diplomatici . Dobbiamo mostrare loro le nostre carte. Tutte le ragioni sono sul tavolo. Penso che dobbiamo proprio iniziare a parlare di difesa attiva.” Egli disse che gli Stati Uniti dovevano essere preventivi, altrimenti col tempo la gente avrebbe iniziato a perdere la fiducia nell’integrità di internet e dei sistemi informatici. “Se non investo perché ho paura, se non impiego la rete perché ho paura, se si perde credibilità e fiducia in questi sistemi, allora hanno vinto i cattivi. Scacco matto.” Il Dipartimento di Stato ha rifiutato di parlare dei giochi di guerra e di dire quali funzionari vi hanno partecipato. Un portavoce ha affermato: “Gli Stati Uniti sono impegnati a coinvolgere gli altri paesi per la costruzione di un ambiente globale in cui ogni stato riconosca e rispetti soddisfacenti regole di comportamento nel cyberspazio. In linea generale siamo impegnati con il governo cinese su questioni informatiche, in modo da trovare punti in comune su questi argomenti di sempre maggiore importanza nelle nostre relazioni bilaterali.” Il Pentagono ha evitato di rilasciare dichiarazioni e di dire quali dei suoi funzionari hanno preso parte ai giochi di guerra. La Cina ha sempre negato di essere responsabile degli attacchi informatici contro gli Stati Uniti e altri paesi occidentali. Dice di essere anch’essa vittima di questo genere di spionaggio. Il ministro della Difesa cinese Liang Guanglie ha dichiarato che Pechino “si oppone fermamente ad ogni tipo di crimine informatico.” “È difficile stabilire la vera origine degli attacchi e abbiamo la necessità di lavorare insieme per fare in modo che la presente questione di sicurezza non diventi un problema,” ha detto. “In realtà anche in Cina abbiamo subito una gamma piuttosto vasta di frequenti attacchi informatici. Il governo cinese dà importanza anche alla sicurezza informatica e prende decisamente posizione contro ogni genere di crimine informatico. È importante per tutti osservare e seguire leggi e norme in materia di sicurezza informatica.” Il Quotidiano del Popolo, testata cinese che più delle altre rispecchia le opinioni del Partito Comunista al potere in Cina, lo scorso anno ha detto che è irresponsabile associare la Cina alle violazioni informatiche su internet. “Quest’anno, con il crescere degli attacchi di hacker a importanti imprese e organizzazioni internazionali, alcuni media occidentali hanno più volte raffigurato la Cina come il cattivo dietro le quinte.” di Edoardo Capuano Fonte: Nick Hopkins per The Guardian 16.04.2012 Traduzione di Gabriele Picelli per www.times.altervista.org