10 giugno 2012
La ripresa americana
Sino a poche settimane fa, a fronte della mediocre prestazione dell’economia europea, era sottolineata la pur contenuta ripresa americana, che lasciava presagire una crescita del Pil prossima al 3%. In questo quadro era sbandierato come un risultato eccezionale l’aumento di circa 800.000 posti di lavoro.
Poi è arrivata la “gelata” di fine maggio: l’indice si crescita si è abbassato e soprattutto, i 180.000 nuovi posti di lavoro attesi, si sono ridotti ad un dato molto più striminzito: 59.000.
Obama se l’è cavata dicendo che è tutta colpa dell’Europa (ma pensava “Germania”) che non sta dimostrando coraggio e con la sua “austerità” sta accentuando le tendenze recessive mondiali. Naturalmente nelle affermazioni del Presidente americano c’è del vero: la stupida fissazione dei tedeschi per il pareggio di bilancio è la più sonora sciocchezza che sia dato di vedere e questo incide sulla situazione economica mondiale, ma la spiegazione è troppo sbrigativa. Intanto siamo di fronte ad un rallentamento mondiale dell’economia (e di Cina, India e Russia torneremo a parlare), ed, in questo, gli Usa ci mettono del proprio.
Era vera ripresa quella a cui abbiamo assistito sinora?
In primo luogo, una ripresa intorno al 3% è un risultato meno che mediocre per gli Usa che, dopo le fasi recessive, hanno sempre avuto scatti in avanti del 5-6%. Peraltro questo risultato è avvenuto dopo un ennesimo quantitative easing della Fed che ha inondato il mondo di altri miliardi di dollari, cui si sono accompagnati progetti di stimolo alle imprese. Ciò considerato, non è davvero un gran risultato in sé.
Per di più, dopo i primi mesi, le aspettative sono scese sotto l’asticella del 2%, quel che ha gelato gli entusiasmi delle borse. Tutto sommato, a fine anno si faticherà a tenere il livello di +1,5%. Decisamente poco.
Una riflessione a parte meritano i quasi 800.000 posti di lavoro nuovi. Anche qui, non si tratta davvero di un risultato da favola: in proporzione sarebbero circa 130.000 posti di lavoro in Italia. Un risultato da non disprezzare, ma quando si hanno indici di disoccupazione all’8-9% della forza lavoro, è come dare mezzo bicchiere d’acqua ad uno che non beve da tre giorni.
Ma guardiamoci un po’ dentro.
In primo luogo non si tratta in assoluto di nuovi posti di lavoro, ma di posti in cui erano impiegati immigrati (prevalentemente chicanos) costretti a rimpatriare e dove sono stati piazzati cittadini americani. In effetti la disoccupazione scende un po’ ma dal punto di vista del Pil non si aggiunge uno spillo. In secondo luogo, ci sono stati contratti in scadenza nel 2012 che sono stati protratti un po’ artificiosamente nel 2012 e di altri contratti anticipati dal 2013. Questo vuol dire che si tratta di posti di lavoro che non troveremo il prossimo anno.
Insomma, la crescita effettiva sembra non raggiunga le 160.000 unità. Nulla di cui valga la pena di parlare se non come di un brillante spot elettorale in vista del voto di novembre.
Il guaio è che, nel frattempo, si sta profilando un nuovo crack bancario di vaste proporzioni e forse peggiore del precedente. E peggio ancora ove si consideri la debolezza del sistema bancario europeo: ogni banca ha obbligazioni delle altre in un intreccio inestricabile di crediti e debiti, cosi che il crollo di ciascuna pone le premesse per quello dell’altra in un inarrestabile effetto domino. Naturalmente è possibile calmierare un po’ le cose con nuovi gettiti di liquidità (l’unica cura che i governi occidentali conoscono, compresi i tedeschi, avarissimi con gli stati ma assai prodighi con le banche, perché anche loro hanno qualche gatta da penare con la Commerzbank). Ma su questo conviene essere chiari: questo genere di interventi servono solo a “comperare tempo”, buttando in avanti la palla, ma non possono andare avanti in eterno e, nell’attuale sistema finanziario, finiscono per porre le premesse per la successiva ondata di crisi: il denaro vuol essere costantemente remunerato e, se non finisce in attività produttive, ma in investimenti finanziari, chiede nuovi interessi, quindi produce debito allargato. La liquidità di oggi è solo la premessa per i nuovi debiti di domani.
Obama è stato bravo nel creare la sensazione di essere l’uomo del “secondo new deal” ma si è trattato solo di un abile giochetto ed il suo è stato solo un “keynesismo per banchieri”. La sua politica espansiva è servita essenzialmente a rifinanziare la forte massa di titoli ad alto rischio che vanno scadendo in questo anno, ma non ha prodotto un’unghia di crescita economica.
Le ragioni della crisi dell’Occidente non sono poi così misteriose: mancano investimenti nella produzione che rilancino la base occupazionale e risanino la bilancia commerciale, ma questo è reso impossibile dall’attuale modo di funzionare dell’economia che spinge verso un crescente impiego finanziario di ogni dollaro o euro che esca dalla Fed o dalla Bce. Per invertire la rotta occorrerebbe una drastica riforma punitiva nei confronti della finanza. Ma Obama non ha il coraggio necessario per tentarlo e la sua riforma è stato solo un macilento topolino partorito dalla montagna delle sue dichiarazioni iniziali.
In queste condizioni, è del tutto lecito attendersi che l’anno prossimo, dopo l’appuntamento elettorale di novembre, segnerà una nuova recessione degli Usa.
di Aldo Giannuli
09 giugno 2012
Poteri forti e governanti psicolabili
Nel suo discorso di sette mesi fa al Senato, catechizzando i parlamentari per prendere i voti necessari alla formazione del suo Governo, Mario Monti (per l’occasione ribattezzato Montini) negò categoricamente di essere espressione di alcun sistema ultraterreno delle multinazionali e dei poteri forti infernali. All’epoca, il bocconiano ironizzò anche molto su certi demoni complottisti e sulle loro farneticazioni “spectrali” che lo mettevano al centro di una sorta di massoneria globalista finanziaria intenzionata a sottomettere l’Italia agli dei oscuri del mercato e del denaro. E’ certo che una menzogna ripetuta cento volte diventa una verità ma ugualmente un fatto acclarato, gonfiato di paradossi e di accentuazioni, può facilmente sembrare una frottola. Monti è stato al servizio di organismi internazionali politici e bancari tutt’altro che innocenti (da G&S alla Trilaterale al Bilderberg) ma è riuscito a neutralizzare le critiche contro queste sue collaborazioni, che per qualcuno costituivano un conflitto d’interesse di immani proporzioni, semplicemente buttandola sul sarcasmo e sulla sbeffeggiatura. Ha sempre smentito sapendo di mentire. Poi ha continuato a pontificare invocando il senso di responsabilità statale e la “deontologia professorale” che gli imponevano di riformare e sacrificare dalle macerie di un altare patrimoniale. Ha abbondato con gli anestetici comunitari, prima del grande taglio fiscale, da far trangugiare al popolo in posizione fetale, complici partiti storditi e istituzionalizzati (in senso psichiatrico) nonché terrorizzati dai fantasmi dello spread e dagli indici puntati delle borse. Di sé Monti giunse a sostenere gesuiticamente di esser stato “un umile commissario europeo a Bruxelles”, un frate trappista della UE, senza trasformarsi mai però in “devoto e disciplinato servitore di qualsiasi multinazionale”. Non ci abbiamo mai creduto alle balle dei cattedratici perché i matti non siamo noi ma coloro che soggiornano in quella istituzione totale e totalmente autoreferenziale chiamata Parlamento che si è lasciato commissariare pensando di poterne approfittare in un secondo momento. Questa situazione non poteva durare benché la posologia del farmaco salvaitalia degli alchimisti illuminati escludeva, almeno a loro dire, qualsiasi controindicazione sul nostro tenore di vita e sulla sovranità nazionale, essendo le loro modeste storie personali specchiate e tutt’altro che legate a trame oscure internazionali. Si pretendeva di fare il bene dell’Italia mettendo una taglia su ogni cittadino, considerato un evasore ed uno sperperatore che per troppo tempo aveva vissuto al di sopra delle sue possibilità. Oggi l’architetto celestiale è attaccato dal Corsera, quotidiano dei poteri del vecchio vapore, e si lamenta perchè il suo governo ha “perso in questi ultimi tempi l’appoggio che gli osservatori ci attribuivano, spesso colpevolizzandoci, dei cosiddetti poteri forti perché non incontriamo favori in un grande quotidiano rappresentante e voce di potere forte e in Confindustria”. Capita questo quando si stringono patti col diavolo. Siamo perlopiù di fronte ad un caso conclamato di schizofrenia, Mario e Monti non sono la stessa persona, oppure la presa per i fondelli orchestrata dai partiti lacerati e dai finanzieri e dagli industriali indebitati sta giungendo a termine, forse per concretizzare un altro disegno ancor più devastante con gli stessi protagonisti di prima, i quali nel frattempo hanno cercato di ripulirsi senza esserci riusciti. Così allo sbando il Paese si avvicinerà ancora di più al caos che è il sistema di sgoverno dei profeti del tradimento e dei colonialisti dell’apocalisse.
di Gianni Petrosillo
08 giugno 2012
Bilderberg 2012: agli uomini veri non piacciono gli oligarchi
Il potere del Bilderberg può essere scalfito da questo fiume di testosterone, megafoni e mangiatori di bacche di goji?
Ho consegnato le bacche di goji al poliziotto. “Ha portato questo”. Il poliziotto mi ha ringraziato, ha gettato le bacche nel bagagliaio, e ha portato via il suo prigioniero in mezzo ad una folla rumorosa e oltraggiata.
Poco prima, l' uomo con le bacche aveva gridato alla folla: “Non possono arrestarci tutti! Rimaniamo uniti!”
Subito dopo, in maniera pignola, è stato afferrato e caricato in macchina dalla polizia.
È stato un arresto davvero ridicolo, non aveva fatto niente. Stava mangiando le sue bacche di goji sul ciglio della strada. Una dimostrazione di forza da parte della polizia della contea di Fairfax. Non credo che sia una buona difesa in tribunale, ma sono abbastanza sicuro che se stai mangiando un sacchetto di bacche di goji probabilmente non sei una grande minaccia per la società. Mentre la polizia lo allontanava, la sirena è partita e mi sono allontanato dal rumore.
Questo pomeriggio c' era troppo testosterone sul marciapiede – e troppi megafoni per i miei gusti. Ma hey, se vuoi gridare contro la tirannia di una oligarchia bancaria transnazionale vai pure, non sarò certo io a dirti di stare zitto. Ad ognuno il suo. Due anni fa, un gruppo di attivisti spagnoli stette seduto in silenzio sulla spiaggia e con i loro fiocchi bianchi hanno circondato la collina del Bilderberg ripulendola con energie positive. Qualunque sia stato il loro risultato.
Lasciata la scena del crimine ho incontrato un membro degli Oathkeeper che veniva dal suo gazebo per controllare l' arresto. “Cercheremo i video delle prove”, mi assicura sbuffando.
Gli Oathkeeper sono un gruppo di veterani militari e poliziotti in pensione, sono venuti a tenere sott' occhio le cose al Bilderberg 2012. Sono una presenza estremamente rassicurante; severi ma benevoli – maledizione, loro vogliono solo tenerti su, darti una stretta di mano e sentirsi dire: “Grazie di essere qui”.
Lo scopo degli Oathkeeper è quello di incoraggiare chiunque abbia giurato di difendere la costituzione – come militari, poliziotti e forze di primo intervento – per onorare il loro giuramento [oath]. Sono qui al Bilderberg per tenere d' occhio la faccenda con la loro esperienza.
“Proviamo a portare avanti una missione specifica”, dice John Oetken, un Oathkeeper di Orange County – nonostante al Bilderberg la loro missione si sia espansa un po', includendo alla sorveglianza della polizia, anche quella dei protestanti. “Siamo neutrali. Siamo qua per far sì che il processo si svolga pacificamente, e tenere in linea le teste calde, da entrambe le parti”.
Questa mattina ho fatto colazione con altri tre veterani – in congedo dalla marina – che hanno fatto un bel viaggio dalla Florida per venire qui al Bilderberg...
Il dr. Rick Davis è la persona più calma che abbia mai incontrato, ex medico dell' aviazione, ha passato 9 anni nell' esercito, può pilotare un F16 ed è stato in missione con i Navy Seals. Gli ho chiesto perché fosse qui. Lui ha preso il suo iPhone e mi ha mostrato una citazione dell' antropologa Margaret Mead:
“Non dubitate che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti possa cambiare il mondo. In realtà è l' unico modo in cui è sempre successo”.
Rick e i suoi compagni veterani, Wayne Fritzsche e Bob Romanko, sono lontani dalle pigre caricature degli “attivisti del Bilderberg” che possono esistere nella testa di un idiota. Wayne è presidente di un’azienda farmaceutica quotata in borsa. “So cosa vuol dire avere riunioni che durano giorni interi – e lasciatemelo dire, le persone che vanno al Bilderberg non fermano tutto per tre o quattro giorni solo per fare due chiacchiere. Non si prenderebbero tre o quattro giorni per visitare un paese. Un paio d' ore, una cena e via. Il Bilderberg è uno sforzo coordinato in grande scala”.
Ma uno sforzo per cosa? Rick mi risponde.
“Al Bilderberg c' è il vertice predatorio del crimine mondiale. Ora, io sono un medico e questa gente mostra tutti i classici sintomi della psicopatia. Loro esibiscono un' ossessiva compulsione attraverso l' esercizio del potere. É gente estremamente malata, hanno una cultura di negativismo e morte. Ed io sono qui per fermare il loro programma. È il loro programma che ci uccide.”
Il rischio è così grande? Rick annuisce. “Io sono traumatologo – una professione totalmente basata sulla valutazione dei rischi. Ho una notevole conoscenza sulla guerra nucleare, biologica e chimica. Sono amministratore delegato di una compagnia, e negli affari ci si chiede sempre: qual' è il rischio più immediato? La valutazione dei rischi è il mio lavoro. E qui, ora, corriamo il rischio più grande che l' umanità abbia mai affrontato”.
Questi uomini sentono il bisogno morale di alzarsi e schierarsi contro la minaccia. Come dice Bob: “Semplicemente non riesco a non fare niente”. Ex storico della marina, Bob lavora in una radio sportiva ed ha la voce adatta, ringhia la sua frustrazione per il fatto che suo figlio, un giornalista, non riesca a capire la gravità della crisi. “Si è sposato con un medico, vive in una città favolosa, sta vivendo il sogno americano. Però non vede che il sogno americano sta andando verso un dirupo.”
Ho chiesto a Rick perché pensasse che i 'primi a rispondere' alla minaccia, gli attivisti fuori dai cancelli dell' hotel, fossero prevalentemente maschi. Lui risponde: “Ho un' idea su questo. Gli uomini proteggono il clan. Abbiamo un senso innato per le minacce. Le donne hanno innata la tutela della famiglia e della casa. Gli uomini scrutano l' orizzonte: cos' è che viene dalla strada?”
Ad un miglio dal Bilderberg la folla è cresciuta fino a circa 500 persone (un nuovo record per il Bilderberg!) e direi che ben l' 80% sono uomini. Uno di loro è Matthew Medina di We Are Change San Antonio – Gli chiedo perché ci sono così poche donne attorno a lui. “Cavolo, amico, è una bella domanda”, mi dice, “è logorante protestare contro l' elite mondiale, in meeting segreti. Ma ascolta, le donne stanno aprendo la strada nelle proteste contro le leggi alimentari sugli OGM, additivi e fluoruro. Facciamo tutti la nostra parte”.
Ma il Bilderberg – è roba da uomini. “In un certo senso, forse, questo è il nostro sport. Questa è la nostra sfida – fare un po’ di casino e portare l' attenzione dei media su questo evento. È il nostro campo da football”. Fai qualche sport? “Faccio breakdance, facevo parte della scena underground – la mia crew era i Public Zoo, poco distante da Corpus Christi, Texas. È ancora attiva dopo 10 anni che ho cominciato. Io sono B-Boy Spaceboy. Faccio principalmente trick come il freeze. Vuoi vedere un freeze?”
Mantiene la posa e poi scatta di nuovo in piedi, ringraziando per gli incitamenti. Oh yeah, B-Boy Spaceboy ce la fa ancora, ma non gareggia più. “In questo periodo faccio l' elettricista, sono un colletto blu, lavoro 40 ore la settimana, ma loro che ne sanno?” ci dice mentre muove il pollice verso le barriere di sicurezza. “E che cosa gliene importa?” Si dirige verso i suoi amici di We Are Changer, che forzano questa confessione ad una limousine di passaggio: “Ehi ragazzi, siete globalisti? No? Oh... siete parrucchieri.”
Se il Bilderberg è il nostro campo da calcio, dove restano gli sport nella vita del maschio attivista?
Collin Abramowicz ha 22 anni e viene da un ambiente pregno di sport: “il mio patrigno segue il baseball, mio padre segue il football, tutti i miei fratelli sono fissati con lo sport. Io facevo wrestling a scuola, ma ora le mie priorità sono cambiate. Non ti puoi appassionare a qualcosa mentre vieni ingannato. Loro sono dei maghi – con una mano fanno una cosa mentre tu guardi l' altra. Lo sport è una distrazione”.
Da cosa? “Che ne dici del NDAA? O del HR658? Perché il governo vuole mettere 30000 droni a sorvegliare il cielo entro il 2020?”
“Guardate i giornali,” dice il suo amico Aaron Wolkind, “per metà sono solo sport. Miliardi di dollari vengono versati per questa roba, ficcandolo nella mente alle persone. Gli impulsi primari delle persone vengono focalizzati su una realtà falsa e superficiale come lo sport. Non riesco più a relazionarmi con i miei amici che seguono ancora lo sport. Incanalano tutta la loro passione ed energia in un qualcosa privo di senso. E ne sanno anche tanto: tutte le statistiche, chi sarà scelto o meno al prossimo draft. Avevo amici che letteralmente litigavano per lo sport. Io? Io sono appassionato dal mondo reale”.
Noam Chomsky fece esattamente la stessa osservazione in un' intervista del 1992 contenuta in La Fabbrica del Consenso. Chomsky descrive lo sport come:
… un altro cruciale esempio di sistema di indottrinamento, a mio parere... offre alla gente qualcosa a cui prestare attenzione ma che non ha nessuna importanza... E in effetti è impressionante vedere l' intelligenza usata dalla gente comune nelle discussioni sportive [al contrario delle questioni politiche e sociali]. Voglio dire, sentite le radio dove le persone possono chiamare – hanno le informazioni più particolari e capiscono ogni tipo di problema. E la stampa senza dubbio fa molto per questo.
Uno studio delle ricca (in tutti i sensi) storia del Bilderberg collima con una particolare brama maschile per i fatti sportivi. Daniel Kirby, 28 anni, studente di storia a Chester, è uno dei pochi inglesi qua. Daniel ha brama. “Se leggo qualcosa devo trovare la fonte, per poi risalire alle cose.” Come per il Bilderberg: “Questo vuol dire guardare agli intrecci dirigenziali dei delegati, leggere i documenti dei think tank. Hai letto 'Which Path to Persia?' del Brookings Institute?” Confesso che non l' ho letto. “È un argomento piuttosto complesso, ma in breve – la via per Tehran passa da Damasco.” Faccio notare che Bassma Kodmani, membro anziano del Consiglio Nazionale Siriano, è al Bilderberg quest' anno. Daniel tira fuori il suo notebook: “Verificherò”.
Questo è quello che amo del Bilderberg. Avere conversazioni che possono variare dal Brookings Institute, alla dialettica Hegeliana, a Daniel che mi chiede: “Sai che la torcia olimpica fu inventata dai nazisti?” Così nasce una breve chiacchierata su Goebbels, la propaganda e Edward Bernays. Una volta che parliamo dei nazisti facciamo un piccolo salto e torniamo al Bilderberg.
Io: “Così, tu lo sai che il Principe Bernhard lavorò per la IG Farben?”
Daniel: “NW-7, la loro unità di intelligence. E tu sai di Allen Dulles e del denaro nazista?“
Io: “O mio Dio – Harriman, e la famiglia Bush. È incredibile.”
Dio, mi mancherà questo posto. Mi fa un po’ paura, sono diventato un nerd del Bilderberg, ho letto le trascrizioni delle telefonate tra Henry Kissinger e David Rockefeller degli anni '70, e so chi del club Bilderberg siede nel consiglio di amministrazione dello Institute of International Finance – l' organismo che rappresenta gli investitori privati che detengono il debito greco. Ho iniziato a pianificare le mie vacanze attorno agli archivi di ricerca internazionali.
“C' è una sorta di aspetto nerd nella ricerca,” ammette B-Boy Spaceboy. “Io ho un passato da nerd – colleziono fumetti. Conosci Jason Bermas, quello dei documentari, lui è un grande fan dei Simpson. Io lo sono più di Spiderman. A entrambi ci piacciono quelli di A Big Bang Theory. Come molti nerd ho dovuto affrontare i bulli, ed è questo quello che facciamo qua.”
Nerd contro bulli. Questa è una descrizione del Bilderberg che ancora non avevo mai sentito, ma è buona. Nerd e veterani. La miglior speranza della libertà.
di Charlie Skelton
Fonte: www.guardian.co.uk
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10 giugno 2012
La ripresa americana
Sino a poche settimane fa, a fronte della mediocre prestazione dell’economia europea, era sottolineata la pur contenuta ripresa americana, che lasciava presagire una crescita del Pil prossima al 3%. In questo quadro era sbandierato come un risultato eccezionale l’aumento di circa 800.000 posti di lavoro.
Poi è arrivata la “gelata” di fine maggio: l’indice si crescita si è abbassato e soprattutto, i 180.000 nuovi posti di lavoro attesi, si sono ridotti ad un dato molto più striminzito: 59.000.
Obama se l’è cavata dicendo che è tutta colpa dell’Europa (ma pensava “Germania”) che non sta dimostrando coraggio e con la sua “austerità” sta accentuando le tendenze recessive mondiali. Naturalmente nelle affermazioni del Presidente americano c’è del vero: la stupida fissazione dei tedeschi per il pareggio di bilancio è la più sonora sciocchezza che sia dato di vedere e questo incide sulla situazione economica mondiale, ma la spiegazione è troppo sbrigativa. Intanto siamo di fronte ad un rallentamento mondiale dell’economia (e di Cina, India e Russia torneremo a parlare), ed, in questo, gli Usa ci mettono del proprio.
Era vera ripresa quella a cui abbiamo assistito sinora?
In primo luogo, una ripresa intorno al 3% è un risultato meno che mediocre per gli Usa che, dopo le fasi recessive, hanno sempre avuto scatti in avanti del 5-6%. Peraltro questo risultato è avvenuto dopo un ennesimo quantitative easing della Fed che ha inondato il mondo di altri miliardi di dollari, cui si sono accompagnati progetti di stimolo alle imprese. Ciò considerato, non è davvero un gran risultato in sé.
Per di più, dopo i primi mesi, le aspettative sono scese sotto l’asticella del 2%, quel che ha gelato gli entusiasmi delle borse. Tutto sommato, a fine anno si faticherà a tenere il livello di +1,5%. Decisamente poco.
Una riflessione a parte meritano i quasi 800.000 posti di lavoro nuovi. Anche qui, non si tratta davvero di un risultato da favola: in proporzione sarebbero circa 130.000 posti di lavoro in Italia. Un risultato da non disprezzare, ma quando si hanno indici di disoccupazione all’8-9% della forza lavoro, è come dare mezzo bicchiere d’acqua ad uno che non beve da tre giorni.
Ma guardiamoci un po’ dentro.
In primo luogo non si tratta in assoluto di nuovi posti di lavoro, ma di posti in cui erano impiegati immigrati (prevalentemente chicanos) costretti a rimpatriare e dove sono stati piazzati cittadini americani. In effetti la disoccupazione scende un po’ ma dal punto di vista del Pil non si aggiunge uno spillo. In secondo luogo, ci sono stati contratti in scadenza nel 2012 che sono stati protratti un po’ artificiosamente nel 2012 e di altri contratti anticipati dal 2013. Questo vuol dire che si tratta di posti di lavoro che non troveremo il prossimo anno.
Insomma, la crescita effettiva sembra non raggiunga le 160.000 unità. Nulla di cui valga la pena di parlare se non come di un brillante spot elettorale in vista del voto di novembre.
Il guaio è che, nel frattempo, si sta profilando un nuovo crack bancario di vaste proporzioni e forse peggiore del precedente. E peggio ancora ove si consideri la debolezza del sistema bancario europeo: ogni banca ha obbligazioni delle altre in un intreccio inestricabile di crediti e debiti, cosi che il crollo di ciascuna pone le premesse per quello dell’altra in un inarrestabile effetto domino. Naturalmente è possibile calmierare un po’ le cose con nuovi gettiti di liquidità (l’unica cura che i governi occidentali conoscono, compresi i tedeschi, avarissimi con gli stati ma assai prodighi con le banche, perché anche loro hanno qualche gatta da penare con la Commerzbank). Ma su questo conviene essere chiari: questo genere di interventi servono solo a “comperare tempo”, buttando in avanti la palla, ma non possono andare avanti in eterno e, nell’attuale sistema finanziario, finiscono per porre le premesse per la successiva ondata di crisi: il denaro vuol essere costantemente remunerato e, se non finisce in attività produttive, ma in investimenti finanziari, chiede nuovi interessi, quindi produce debito allargato. La liquidità di oggi è solo la premessa per i nuovi debiti di domani.
Obama è stato bravo nel creare la sensazione di essere l’uomo del “secondo new deal” ma si è trattato solo di un abile giochetto ed il suo è stato solo un “keynesismo per banchieri”. La sua politica espansiva è servita essenzialmente a rifinanziare la forte massa di titoli ad alto rischio che vanno scadendo in questo anno, ma non ha prodotto un’unghia di crescita economica.
Le ragioni della crisi dell’Occidente non sono poi così misteriose: mancano investimenti nella produzione che rilancino la base occupazionale e risanino la bilancia commerciale, ma questo è reso impossibile dall’attuale modo di funzionare dell’economia che spinge verso un crescente impiego finanziario di ogni dollaro o euro che esca dalla Fed o dalla Bce. Per invertire la rotta occorrerebbe una drastica riforma punitiva nei confronti della finanza. Ma Obama non ha il coraggio necessario per tentarlo e la sua riforma è stato solo un macilento topolino partorito dalla montagna delle sue dichiarazioni iniziali.
In queste condizioni, è del tutto lecito attendersi che l’anno prossimo, dopo l’appuntamento elettorale di novembre, segnerà una nuova recessione degli Usa.
di Aldo Giannuli
09 giugno 2012
Poteri forti e governanti psicolabili
Nel suo discorso di sette mesi fa al Senato, catechizzando i parlamentari per prendere i voti necessari alla formazione del suo Governo, Mario Monti (per l’occasione ribattezzato Montini) negò categoricamente di essere espressione di alcun sistema ultraterreno delle multinazionali e dei poteri forti infernali. All’epoca, il bocconiano ironizzò anche molto su certi demoni complottisti e sulle loro farneticazioni “spectrali” che lo mettevano al centro di una sorta di massoneria globalista finanziaria intenzionata a sottomettere l’Italia agli dei oscuri del mercato e del denaro. E’ certo che una menzogna ripetuta cento volte diventa una verità ma ugualmente un fatto acclarato, gonfiato di paradossi e di accentuazioni, può facilmente sembrare una frottola. Monti è stato al servizio di organismi internazionali politici e bancari tutt’altro che innocenti (da G&S alla Trilaterale al Bilderberg) ma è riuscito a neutralizzare le critiche contro queste sue collaborazioni, che per qualcuno costituivano un conflitto d’interesse di immani proporzioni, semplicemente buttandola sul sarcasmo e sulla sbeffeggiatura. Ha sempre smentito sapendo di mentire. Poi ha continuato a pontificare invocando il senso di responsabilità statale e la “deontologia professorale” che gli imponevano di riformare e sacrificare dalle macerie di un altare patrimoniale. Ha abbondato con gli anestetici comunitari, prima del grande taglio fiscale, da far trangugiare al popolo in posizione fetale, complici partiti storditi e istituzionalizzati (in senso psichiatrico) nonché terrorizzati dai fantasmi dello spread e dagli indici puntati delle borse. Di sé Monti giunse a sostenere gesuiticamente di esser stato “un umile commissario europeo a Bruxelles”, un frate trappista della UE, senza trasformarsi mai però in “devoto e disciplinato servitore di qualsiasi multinazionale”. Non ci abbiamo mai creduto alle balle dei cattedratici perché i matti non siamo noi ma coloro che soggiornano in quella istituzione totale e totalmente autoreferenziale chiamata Parlamento che si è lasciato commissariare pensando di poterne approfittare in un secondo momento. Questa situazione non poteva durare benché la posologia del farmaco salvaitalia degli alchimisti illuminati escludeva, almeno a loro dire, qualsiasi controindicazione sul nostro tenore di vita e sulla sovranità nazionale, essendo le loro modeste storie personali specchiate e tutt’altro che legate a trame oscure internazionali. Si pretendeva di fare il bene dell’Italia mettendo una taglia su ogni cittadino, considerato un evasore ed uno sperperatore che per troppo tempo aveva vissuto al di sopra delle sue possibilità. Oggi l’architetto celestiale è attaccato dal Corsera, quotidiano dei poteri del vecchio vapore, e si lamenta perchè il suo governo ha “perso in questi ultimi tempi l’appoggio che gli osservatori ci attribuivano, spesso colpevolizzandoci, dei cosiddetti poteri forti perché non incontriamo favori in un grande quotidiano rappresentante e voce di potere forte e in Confindustria”. Capita questo quando si stringono patti col diavolo. Siamo perlopiù di fronte ad un caso conclamato di schizofrenia, Mario e Monti non sono la stessa persona, oppure la presa per i fondelli orchestrata dai partiti lacerati e dai finanzieri e dagli industriali indebitati sta giungendo a termine, forse per concretizzare un altro disegno ancor più devastante con gli stessi protagonisti di prima, i quali nel frattempo hanno cercato di ripulirsi senza esserci riusciti. Così allo sbando il Paese si avvicinerà ancora di più al caos che è il sistema di sgoverno dei profeti del tradimento e dei colonialisti dell’apocalisse.
di Gianni Petrosillo
08 giugno 2012
Bilderberg 2012: agli uomini veri non piacciono gli oligarchi
Il potere del Bilderberg può essere scalfito da questo fiume di testosterone, megafoni e mangiatori di bacche di goji?
Ho consegnato le bacche di goji al poliziotto. “Ha portato questo”. Il poliziotto mi ha ringraziato, ha gettato le bacche nel bagagliaio, e ha portato via il suo prigioniero in mezzo ad una folla rumorosa e oltraggiata.
Poco prima, l' uomo con le bacche aveva gridato alla folla: “Non possono arrestarci tutti! Rimaniamo uniti!”
Subito dopo, in maniera pignola, è stato afferrato e caricato in macchina dalla polizia.
È stato un arresto davvero ridicolo, non aveva fatto niente. Stava mangiando le sue bacche di goji sul ciglio della strada. Una dimostrazione di forza da parte della polizia della contea di Fairfax. Non credo che sia una buona difesa in tribunale, ma sono abbastanza sicuro che se stai mangiando un sacchetto di bacche di goji probabilmente non sei una grande minaccia per la società. Mentre la polizia lo allontanava, la sirena è partita e mi sono allontanato dal rumore.
Questo pomeriggio c' era troppo testosterone sul marciapiede – e troppi megafoni per i miei gusti. Ma hey, se vuoi gridare contro la tirannia di una oligarchia bancaria transnazionale vai pure, non sarò certo io a dirti di stare zitto. Ad ognuno il suo. Due anni fa, un gruppo di attivisti spagnoli stette seduto in silenzio sulla spiaggia e con i loro fiocchi bianchi hanno circondato la collina del Bilderberg ripulendola con energie positive. Qualunque sia stato il loro risultato.
Lasciata la scena del crimine ho incontrato un membro degli Oathkeeper che veniva dal suo gazebo per controllare l' arresto. “Cercheremo i video delle prove”, mi assicura sbuffando.
Gli Oathkeeper sono un gruppo di veterani militari e poliziotti in pensione, sono venuti a tenere sott' occhio le cose al Bilderberg 2012. Sono una presenza estremamente rassicurante; severi ma benevoli – maledizione, loro vogliono solo tenerti su, darti una stretta di mano e sentirsi dire: “Grazie di essere qui”.
Lo scopo degli Oathkeeper è quello di incoraggiare chiunque abbia giurato di difendere la costituzione – come militari, poliziotti e forze di primo intervento – per onorare il loro giuramento [oath]. Sono qui al Bilderberg per tenere d' occhio la faccenda con la loro esperienza.
“Proviamo a portare avanti una missione specifica”, dice John Oetken, un Oathkeeper di Orange County – nonostante al Bilderberg la loro missione si sia espansa un po', includendo alla sorveglianza della polizia, anche quella dei protestanti. “Siamo neutrali. Siamo qua per far sì che il processo si svolga pacificamente, e tenere in linea le teste calde, da entrambe le parti”.
Questa mattina ho fatto colazione con altri tre veterani – in congedo dalla marina – che hanno fatto un bel viaggio dalla Florida per venire qui al Bilderberg...
Il dr. Rick Davis è la persona più calma che abbia mai incontrato, ex medico dell' aviazione, ha passato 9 anni nell' esercito, può pilotare un F16 ed è stato in missione con i Navy Seals. Gli ho chiesto perché fosse qui. Lui ha preso il suo iPhone e mi ha mostrato una citazione dell' antropologa Margaret Mead:
“Non dubitate che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti possa cambiare il mondo. In realtà è l' unico modo in cui è sempre successo”.
Rick e i suoi compagni veterani, Wayne Fritzsche e Bob Romanko, sono lontani dalle pigre caricature degli “attivisti del Bilderberg” che possono esistere nella testa di un idiota. Wayne è presidente di un’azienda farmaceutica quotata in borsa. “So cosa vuol dire avere riunioni che durano giorni interi – e lasciatemelo dire, le persone che vanno al Bilderberg non fermano tutto per tre o quattro giorni solo per fare due chiacchiere. Non si prenderebbero tre o quattro giorni per visitare un paese. Un paio d' ore, una cena e via. Il Bilderberg è uno sforzo coordinato in grande scala”.
Ma uno sforzo per cosa? Rick mi risponde.
“Al Bilderberg c' è il vertice predatorio del crimine mondiale. Ora, io sono un medico e questa gente mostra tutti i classici sintomi della psicopatia. Loro esibiscono un' ossessiva compulsione attraverso l' esercizio del potere. É gente estremamente malata, hanno una cultura di negativismo e morte. Ed io sono qui per fermare il loro programma. È il loro programma che ci uccide.”
Il rischio è così grande? Rick annuisce. “Io sono traumatologo – una professione totalmente basata sulla valutazione dei rischi. Ho una notevole conoscenza sulla guerra nucleare, biologica e chimica. Sono amministratore delegato di una compagnia, e negli affari ci si chiede sempre: qual' è il rischio più immediato? La valutazione dei rischi è il mio lavoro. E qui, ora, corriamo il rischio più grande che l' umanità abbia mai affrontato”.
Questi uomini sentono il bisogno morale di alzarsi e schierarsi contro la minaccia. Come dice Bob: “Semplicemente non riesco a non fare niente”. Ex storico della marina, Bob lavora in una radio sportiva ed ha la voce adatta, ringhia la sua frustrazione per il fatto che suo figlio, un giornalista, non riesca a capire la gravità della crisi. “Si è sposato con un medico, vive in una città favolosa, sta vivendo il sogno americano. Però non vede che il sogno americano sta andando verso un dirupo.”
Ho chiesto a Rick perché pensasse che i 'primi a rispondere' alla minaccia, gli attivisti fuori dai cancelli dell' hotel, fossero prevalentemente maschi. Lui risponde: “Ho un' idea su questo. Gli uomini proteggono il clan. Abbiamo un senso innato per le minacce. Le donne hanno innata la tutela della famiglia e della casa. Gli uomini scrutano l' orizzonte: cos' è che viene dalla strada?”
Ad un miglio dal Bilderberg la folla è cresciuta fino a circa 500 persone (un nuovo record per il Bilderberg!) e direi che ben l' 80% sono uomini. Uno di loro è Matthew Medina di We Are Change San Antonio – Gli chiedo perché ci sono così poche donne attorno a lui. “Cavolo, amico, è una bella domanda”, mi dice, “è logorante protestare contro l' elite mondiale, in meeting segreti. Ma ascolta, le donne stanno aprendo la strada nelle proteste contro le leggi alimentari sugli OGM, additivi e fluoruro. Facciamo tutti la nostra parte”.
Ma il Bilderberg – è roba da uomini. “In un certo senso, forse, questo è il nostro sport. Questa è la nostra sfida – fare un po’ di casino e portare l' attenzione dei media su questo evento. È il nostro campo da football”. Fai qualche sport? “Faccio breakdance, facevo parte della scena underground – la mia crew era i Public Zoo, poco distante da Corpus Christi, Texas. È ancora attiva dopo 10 anni che ho cominciato. Io sono B-Boy Spaceboy. Faccio principalmente trick come il freeze. Vuoi vedere un freeze?”
Mantiene la posa e poi scatta di nuovo in piedi, ringraziando per gli incitamenti. Oh yeah, B-Boy Spaceboy ce la fa ancora, ma non gareggia più. “In questo periodo faccio l' elettricista, sono un colletto blu, lavoro 40 ore la settimana, ma loro che ne sanno?” ci dice mentre muove il pollice verso le barriere di sicurezza. “E che cosa gliene importa?” Si dirige verso i suoi amici di We Are Changer, che forzano questa confessione ad una limousine di passaggio: “Ehi ragazzi, siete globalisti? No? Oh... siete parrucchieri.”
Se il Bilderberg è il nostro campo da calcio, dove restano gli sport nella vita del maschio attivista?
Collin Abramowicz ha 22 anni e viene da un ambiente pregno di sport: “il mio patrigno segue il baseball, mio padre segue il football, tutti i miei fratelli sono fissati con lo sport. Io facevo wrestling a scuola, ma ora le mie priorità sono cambiate. Non ti puoi appassionare a qualcosa mentre vieni ingannato. Loro sono dei maghi – con una mano fanno una cosa mentre tu guardi l' altra. Lo sport è una distrazione”.
Da cosa? “Che ne dici del NDAA? O del HR658? Perché il governo vuole mettere 30000 droni a sorvegliare il cielo entro il 2020?”
“Guardate i giornali,” dice il suo amico Aaron Wolkind, “per metà sono solo sport. Miliardi di dollari vengono versati per questa roba, ficcandolo nella mente alle persone. Gli impulsi primari delle persone vengono focalizzati su una realtà falsa e superficiale come lo sport. Non riesco più a relazionarmi con i miei amici che seguono ancora lo sport. Incanalano tutta la loro passione ed energia in un qualcosa privo di senso. E ne sanno anche tanto: tutte le statistiche, chi sarà scelto o meno al prossimo draft. Avevo amici che letteralmente litigavano per lo sport. Io? Io sono appassionato dal mondo reale”.
Noam Chomsky fece esattamente la stessa osservazione in un' intervista del 1992 contenuta in La Fabbrica del Consenso. Chomsky descrive lo sport come:
… un altro cruciale esempio di sistema di indottrinamento, a mio parere... offre alla gente qualcosa a cui prestare attenzione ma che non ha nessuna importanza... E in effetti è impressionante vedere l' intelligenza usata dalla gente comune nelle discussioni sportive [al contrario delle questioni politiche e sociali]. Voglio dire, sentite le radio dove le persone possono chiamare – hanno le informazioni più particolari e capiscono ogni tipo di problema. E la stampa senza dubbio fa molto per questo.
Uno studio delle ricca (in tutti i sensi) storia del Bilderberg collima con una particolare brama maschile per i fatti sportivi. Daniel Kirby, 28 anni, studente di storia a Chester, è uno dei pochi inglesi qua. Daniel ha brama. “Se leggo qualcosa devo trovare la fonte, per poi risalire alle cose.” Come per il Bilderberg: “Questo vuol dire guardare agli intrecci dirigenziali dei delegati, leggere i documenti dei think tank. Hai letto 'Which Path to Persia?' del Brookings Institute?” Confesso che non l' ho letto. “È un argomento piuttosto complesso, ma in breve – la via per Tehran passa da Damasco.” Faccio notare che Bassma Kodmani, membro anziano del Consiglio Nazionale Siriano, è al Bilderberg quest' anno. Daniel tira fuori il suo notebook: “Verificherò”.
Questo è quello che amo del Bilderberg. Avere conversazioni che possono variare dal Brookings Institute, alla dialettica Hegeliana, a Daniel che mi chiede: “Sai che la torcia olimpica fu inventata dai nazisti?” Così nasce una breve chiacchierata su Goebbels, la propaganda e Edward Bernays. Una volta che parliamo dei nazisti facciamo un piccolo salto e torniamo al Bilderberg.
Io: “Così, tu lo sai che il Principe Bernhard lavorò per la IG Farben?”
Daniel: “NW-7, la loro unità di intelligence. E tu sai di Allen Dulles e del denaro nazista?“
Io: “O mio Dio – Harriman, e la famiglia Bush. È incredibile.”
Dio, mi mancherà questo posto. Mi fa un po’ paura, sono diventato un nerd del Bilderberg, ho letto le trascrizioni delle telefonate tra Henry Kissinger e David Rockefeller degli anni '70, e so chi del club Bilderberg siede nel consiglio di amministrazione dello Institute of International Finance – l' organismo che rappresenta gli investitori privati che detengono il debito greco. Ho iniziato a pianificare le mie vacanze attorno agli archivi di ricerca internazionali.
“C' è una sorta di aspetto nerd nella ricerca,” ammette B-Boy Spaceboy. “Io ho un passato da nerd – colleziono fumetti. Conosci Jason Bermas, quello dei documentari, lui è un grande fan dei Simpson. Io lo sono più di Spiderman. A entrambi ci piacciono quelli di A Big Bang Theory. Come molti nerd ho dovuto affrontare i bulli, ed è questo quello che facciamo qua.”
Nerd contro bulli. Questa è una descrizione del Bilderberg che ancora non avevo mai sentito, ma è buona. Nerd e veterani. La miglior speranza della libertà.
di Charlie Skelton
Fonte: www.guardian.co.uk
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