16 giugno 2012

Autorità sovranazionali e fine degli Stati

Meno di tre mesi per salvare l’euro. Da quando è approdata alla direzione del Fondo monetario internazionale, dopo aver lasciato il ministero delle Finanze francese, Christine Lagarde è entrata così dentro il suo ruolo di banchiere da assumere i tipici vezzi e i modi di ragionare della tecnocrazia internazionale. Il primo dei quali è di pensare che la soluzione di tutti gli sconquassi dei mercati finanziari non si trovi, come sarebbe logico, nell’incominciare a stroncare la speculazione ma che possa invece essere trovato nella creazione di un governo mondiale o di una grande autorità sovranazionale, tipo appunto il Fmi, che con le buone o con le cattive, riesca a convincere gli Stati a cedergli progressivamente la loro sovranità e nell’adottare una unica moneta di riferimento. Nessuno, e meno che mai la Lagarde, si preoccupa di ricordare che un’autorità del genere finirebbe per avere ai posti di comando esponenti di punta di quel mondo bancario e finanziario anglo-americano che da un decennio tiene sotto tiro i Paesi europei per colpire l’euro e tutelare il ruolo svolto dal dollaro e dalla sterlina. Tre mesi, lo stesso periodo di tempo che un altro bandito di professione come George Soros, ha assegnato all’Unione europea “per correggere i propri errori e invertire l'attuale inerzia”. Un’affermazione che per il criminale di Wall Street significa che i Paesi europei dovrebbero fare di più per la crescita economica ricorrendo ad un maggiore indebitamento pubblico anche se questo significasse l’abbandono della linea del rigore dei conti imposta dalla Merkel, dalla Commissione europea e dalla Bce ai Paesi dell’euro per salvare la moneta unica ma che ha innescato l’attuale recessione. Per la Lagarde, i tre mesi non significano però che entro tale termine la situazione dovrebbe risolversi al meglio ma che si dovranno adottare le prime misure di una strategia sul lungo periodo che dovrebbe rendere l’euro praticamente inattaccabile. La creazione dell'Eurozona, ha ricordato, ha richiesto tempo. Si tratta di un che dovrà essere migliorato, modificato e rafforzato. Varie questioni vanno risolte, come quella della Grecia. La Lagarde non sa dire se Atene uscirà dall’euro ma in ogni caso, al di là della colorazione e dalle decisioni del nuovo governo che nascerà dalle prossime elezioni, il primo punto sul quale si deve intervenire con decisione è l’evasione fiscale che ha raggiunto livelli intollerabili. Sulla stessa linea, il vice direttore del Fmi, David Lipton, anche lui contrassegnato da un curriculum degno di un usuraio istituzionalizzato. Dopo essere stato direttore generale di Citi Group Bank, Lipton ha infatti fatto parte del National Economic Council e del National Security Council alla Casa Bianca durante l’amministrazione Clinton. A suo avviso i 100 miliardi che i fondi salva Stati dell’Unione europea verseranno per salvare le banche spagnole e ricapitalizzarle, rappresentano un importante passo ed eliminano dubbi e incertezze. Ma, in linea più generale, per l'Europa sono necessari altri passi da parte dei Paesi membri in funzione del consolidamento fiscale, che significa pareggio di cassa nel rapporto tra entrate (tasse) ed uscite finanziarie (spesa pubblica). Scontate le soluzioni prospettate dalla Commissione europea che con il suo presidente, Josè Barroso, ha auspicato la nascita di una nuova struttura burocratica. Un supervisore sovranazionale per le grandi banche dei 27 Paesi dell'Unione in funzione della nascita, entro il 2013, di una Unione Bancaria. Per il tecnocrate portoghese, il piano potrebbe essere realizzato senza metter mano agli attuali trattati europei. Esso dovrebbe comprendere uno schema per la garanzia dei depositi e un fondo di salvataggio pagato dalle istituzioni finanziarie. Oggi vi sarebbe una più chiara consapevolezza fra gli Stati membri europei sulla necessità di andare avanti nel processo di integrazione, specie nell'area dell'euro. Questa, ha insistito, è una delle lezioni da trarre dalla crisi. A Berlino, Londra e Parigi, ha concluso, i leader politici hanno cominciato a capire che l'eurozona potrà sopravvivere solo attraverso soluzioni europee comuni e una maggiore integrazione. Il fatto che Barroso abbia citato Londra, la Borsa di un Paese che non fa parte dell’euro, la dice lunga sul modo di ragionare del tecnocrate portoghese che come molti suoi colleghi non vuole ammettere quale sia oggi la posta in gioco e come la Gran Bretagna sia oggi, con gli Stati Uniti, il primo nemico operativo dell’euro. Se Barroso vuole l’Unione Bancaria, il Governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, vuole l’Unione Finanziaria europea. Una necessità che si sarebbe resa chiara con la crisi finanziaria e con i suoi effetti. L’Unione Monetaria, ha ammonito, ha bisogno di essere sostenuta da entrambe. L’Unione Finanziaria comporterà la nascita di una autorità unificata di supervisione per seguire e controllare quelle società finanziarie che abbiano una presenza e una attività significative al di la dei confini nazionali ed europei. di Filippo Ghira

15 giugno 2012

Prima o poi un crollo della finanza busserà alla porta

Fin dall'inizio della crisi finanziaria e della contrazione dei consumi, la domanda che ci siamo posti è stata: “Come può la Federal Reserve mantenere a zero i tassi di interesse per le banche e applicare tassi reali negativi per i risparmiatori e gli obbligazionisti mentre il debito pubblico degli Stati Uniti aumenta di 1.500 miliardi dollari ogni anno per il suo deficit di bilancio?” Non molto tempo fa la Fed ha annunciato che avrebbe continuato questa politica per altri due o tre anni. Ma la Fed è vincolata alla politica e se non tenesse artificiosamente bassi i tassi di interesse, il costo degli interessi sul debito pubblico sarebbe così alto che ci si dovrebbe fare domande sul rating di credito che gode il Tesoro degli Stati Uniti e sulla vitalità del dollaro. Allora si che verrebbero a galla tutti i problemi sulle migliaia di miliardi di dollari di interest rate swap e di tutti i derivati. In altre parole, la deregolamentazione finanziaria ha permesso a Wall Street di giocare d'azzardo. La decisione del governo degli Stati Uniti di salvare le banche per farle sopravvivere e la Federal Reserve con la sua politica di zero tassi di interesse ha messo il futuro economico degli Stati Uniti, e la sua moneta, in una posizione insostenibile e pericolosa. Non sarà possibile continuare a inondare i mercati obbligazionari con 1.500 miliardi dollari in nuove emissioni ogni anno se il tasso di interesse sulle obbligazioni sarà inferiore al tasso dell’inflazione. Chiunque acquistasse un Treasury Bond comprerebbe un bene che si deprezza. Per di più è un rischio molto alto investire in titoli del Tesoro. Un tasso di interesse basso significa che il prezzo pagato per una obbligazione è molto alto. Un aumento dei tassi di interesse, che deve venire prima o poi, farà crollare il prezzo delle obbligazioni e infliggerà perdite in conto capitale a tutti i detentori di obbligazioni, sia nazionali che estere. La domanda è: Prima o poi? Lo scopo di questo articolo è quello di esaminare questo problema. Cominciamo col rispondere alla domanda: come ha fatto a reggere tanto a lungo una politica così insostenibile? Una serie di fattori stanno contribuendo alla stabilità del dollaro e del mercato obbligazionario. Un fattore molto importante è la situazione in Europa. Ci sono problemi reali anche lì, e la stampa finanziaria continua a parlare di Grecia, Europa e di euro. La Grecia uscirà dall’Unione europea o sarà buttata fuori? Il problema del debito sovrano si fermerà a Spagna e Italia o si estenderà ovunque, eccetto che alla Germania e ai Paesi Bassi? Sarà la fine della UE e dell'euro? Queste sono tutte domande molto drammatiche che continuano a tenere lontana l’attenzione dalla situazione americana, che, probabilmente, è anche peggiore. Il mercato delle obbligazioni del Tesoro è sostenuto dalla paura che i singoli investitori hanno del mercato azionario, che è stato trasformato in un casinò dagli speculatori che comprano e vendono in continuazione. Il Trading ad alta frequenza è un commercio elettronico basato su modelli matematici che prendono le decisioni. Le imprese di investimento competono sulla base della velocità, acchiappando le plusvalenze da una frazione di secondo, e forse mantenendo il titolo solo per pochi secondi. Non si tratta di investitori a lungo termine. Soddisfatti dei loro tantissimi, piccoli guadagni giornalieri, alla fine di ogni giornata hanno già rivenduto tutto. Questo lavoro ormai rappresenta il 70-80% di tutti gli scambi azionari. Il risultato è un forte bruciore di stomaco per tutti gli investitori tradizionali, che stanno abbandonando il mercato azionario. Finiscono per comprare Titoli del Tesoro, anche se non sono sicuri della solvibilità delle banche che non pagano quasi niente per i depositi, mentre per i Buoni del Tesoro a 10 anni pagano circa il 2% nominale, il che significa che, considerando l'indice ufficiale dei prezzi al consumo, stanno perdendo l’ 1 % del loro capitale ogni anno. Se prendiamo l’indice di calcolo dell’inflazione di John Williams (www.shadowstats.com) stanno perdendo molto di più. La perdita è di circa 2 punti percentuali rispetto a lasciare i soldi fermi in banca, ma a differenza delle banche, il Tesoro può chiedere alla Federal Reserve di stampare i soldi per pagare le sue obbligazioni. Pertanto, l'investimento obbligazionario restituisce il suo valore nominale, anche se il suo valore reale è molto più basso. ( http://en.wikipedia.org/wiki/High_frequency_trading). Studi finanziari ci dicono che la fuga dal debito sovrano europeo, dagli euro “condannati”, e dal progressivo disastro immobiliare verso i titoli del Tesoro USA provocano a Washington un deficit annuo di 1,5 trilioni di dollari. Un'altra spiegazione per giustificare la stabilità di questa politica insostenibile è la collusione della Fed con Washington e con Wall Street. Staremo a vedere come andrà a finire. A differenza del Giappone, che ha il debito nazionale più grande di tutti, gli americani non possiedono il proprio debito pubblico. Gran parte del debito americano è detenuto all'estero, in particolare da Cina, Giappone e dall’OPEC, i paesi esportatori di petrolio. Questo ha messo l'economia statunitense in mani straniere. Se la Cina, per esempio, dovesse trovarsi indebitamente provocata da Washington, potrebbe scaricare fino a 2 trilioni di dollari americani sui mercati mondiali, dominati dallo stesso dollaro. Il prezzo di qualsiasi bene crollerebbe, e la Fed dovrebbe correre a creare denaro per ricomprare tutti i titoli finanziari emessi in dollari. I dollari stampati per comprare i titoli oggetto del dumping cinese su tutte le attività in dollari aumenterebbero l'offerta di dollari sui mercati valutari e farebbero scendere il tasso di cambio del dollaro. La Fed, in mancanza di valute estere con cui comprare i dollari dovrebbe fare un appello per recuperare la sua parte del debito sovrano Europeo per avere gli euro, della Russia, che è circondata dai missili americani per avere i rubli e del Giappone, paese sotto il suo controllo, per avere yen, con cui comprare titoli in euro, rubli, e yen. In altre parole, anche se il governo degli Stati Uniti può far pressione sui suoi alleati e vassalli per scambiare le loro valute più pregiate con una valuta americana deprezzata, questo comportamento non potrebbe durare a lungo. Chi lavora con il dollaro americano non vuole più il dollaro, come già fanno i paesi del BRICS. Comunque se la Cina, per esempio, volesse liberarsi di tutte le sue riserve in dollari, allo stesso momento, le costerebbe caro, perché il valore dei titoli in dollari diminuirebbero a causa del dumping. A meno che la Cina non si trovi a dover affrontare un attacco militare degli Stati Uniti e, per questo, avesse bisogno di tagliare le unghie all'aggressore, la Cina da gestore economico razionale preferirà uscire lentamente dai suoi investimenti in dollari USA. Né Giappone, né Europa, né l'OPEC vogliono distruggere la propria ricchezza accumulata nel deficit americano vendendo dollari in dumping. Ma i sintomi dicono che tutti vogliono liberarsi dalle riserve in dollari. A differenza della stampa finanziaria americana, gli stranieri titolari di conti in dollari guardano al bilancio degli Stati Uniti e al suo deficit commerciale, guardano all'economia che affonda negli Stati Uniti, guardano le speculazioni aperte di Wall Street, guardano i piani di guerra di un paese egemone e delirante e concludono: "Devo stare attento ma devo uscirne." Le banche americane hanno anche un forte interesse a mantenere lo status quo. Sono titolari dei titoli di stato americani e potenzialmente anche di titoli più grandi. Le banche possono prendere in prestito dalla Federal Reserve a tasso di interesse zero e acquistare titoli del Tesoro a 10 anni al 2%, per guadagnare così un utile nominale del 2% e compensare le perdite dei derivati. Le banche possono prendere in prestito dollari dalla Fed gratuitamente e investirli in lucrose operazioni sui derivati. Come dice Nomi Prins, le banche americane non vogliono fare affari contro se stesse o contro la loro fonte gratuita di finanziamento, vendendo i loro titoli obbligazionari. Inoltre, se dall’estero ci si liberasse del dollaro, la Fed potrebbe aumentare la domanda estera di dollari richiedendo alle banche straniere che vogliono operare negli Stati Uniti di aumentare le loro riserve in dollari. Potrei continuare, ma credo che questo sia già sufficiente a dimostrare che anche le parti del processo che potrebbero chiuderlo hanno un grande interesse personale nel non smuovere le acque e preferiscono strisciare silenziosamente e lentamente fuori dal dollaro prima che arrivi la crisi. Questo non durerà molto a lungo, perché altrimenti il processo di ritiro progressivo dal dollaro si tradurrebbe in un continuo piccolo declino del valore del dollaro che si trasformerebbe in una corsa per uscire, ma gli americani non sono gli unici popoli che delirano. Il processo stesso di uscire lentamente può spingere in basso la casa americana. Il BRICS - Brasile, la più grande economia del Sud America, la Russia, in possesso di armi nucleari e con un'economia energetica autosufficiente e da cui l'Europa occidentale (i paesi burattini della NATO di Washington) è dipendente per l'energia, l'India, uno dei due giganti asiatici emergenti dotato di armi nucleari, la Cina, il più grande creditore di Washington (ad eccezione della Fed) e anch’essa dotata di armi nucleari e fornitore di prodotti di tecnologia avanzata, è anche il nuovo spauracchio della sicurezza militare e strizza l’occhio ai profitti che verranno da una nuova guerra fredda e poi il Sud Africa, la più grande economia africana : insieme stanno creando una nuova banca. La nuova banca consentirà alle cinque grandi economie di fare affari senza ricorrere all'uso del dollaro americano. Inoltre, il Giappone, stato soggetto agli USA dalla Seconda Guerra Mondiale, sta per fare un accordo con la Cina in cui lo yen giapponese e lo yuan cinese potranno essere scambiati direttamente. Il commercio tra i due paesi asiatici sarà condotto nelle loro valute senza l'uso del dollaro. Questo ridurrà il costo del commercio estero tra i due paesi, eliminando le commissioni sul cambio per la conversione da yen e yuan in dollari e per la riconversione in yen e yuan. Inoltre, questa spiegazione ufficiale per il nuovo rapporto diretto, evitando il dollaro come mezzo di scambio è, semplicemente, diplomazia. per smettere di dover accumulare dollari e dover parcheggiare i loro surplus commerciali in titoli di stato statunitensi. Il Giappone, governo fantoccio degli Stati Uniti, spera che l'egemone Washington non richieda di rinunciare all'accordo con la Cina. Ora siamo arrivati ai soldi sonanti. La piccola percentuale di americani che sono consapevoli e informati è perplessa perché i banchieri sono scappati dopo aver commesso i loro crimini finanziari senza essere stati puniti. Il motivo potrebbe essere che le banche "too big to fail- troppo grandi per fallire” sono un accessorio di Washington e della Federal Reserve usate per mantenere la stabilità del dollaro e dei mercati obbligazionari del Tesoro malgrado una politica insostenibile della Fed. Ma prima diamo un'occhiata a come le grandi banche possono mantenere bassi i tassi di interesse sui buoni del tesoro, sotto il tasso di inflazione, nonostante il costante aumento del debito degli Stati Uniti sulla percentuale del PIL -consentendo così al Tesoro di pagare gli interessi sul debito. Le banche in pericolo, troppo grandi per fallire, hanno un vantaggio enorme a mantenere bassi i tassi di interesse e al successo della politica della Fed. Tutte le grandi banche vogliono che la politica della Fed abbia successo. JPMorganChase e altre mega-banche possono indirizzare i tassi di interesse del Tesoro e, quindi, far aumentare i prezzi delle obbligazioni, guadagnandoci, con la differenza dell’Interest Rate Swap (IRSwaps). Una società finanziaria che vende IRSwaps sta vendendo un accordo per pagare tassi di interesse variabili sui tassi di interesse fissi. Il compratore sta acquistando un accordo che gli richiede di pagare un tasso di interesse fisso comprando titoli che hanno un tasso variabile. Il motivo che ha un venditore di rischiare su un investimento a breve di IRSwap, cioè, di pagare un tasso variabile per un tasso fisso, è la sua convinzione che i tassi stanno per cadere. Uno Short-selling può spingere i tassi a scendere, e quindi i prezzi della Tesoreria a salire. Quando questo accade, come mostrano i grafici su http://www.marketoracle.co.uk/Article34819.html il mercato obbligazionario del Tesoro impazzisce e tutti corrono a comprare. E' "una fuga verso il porto sicuro dei Titoli obbligazioni e del tesoro in dollari degli Stati Uniti." In effetti, la prova (vedi le tabelle nel link sopra) è che gli swap sono venduti da Wall Street quando la Federal Reserve ha bisogno di evitare un aumento dei tassi di interesse per proteggere la propria politica che, altrimenti, diventerebbe insostenibile. Le vendite di swap danno l'impressione che il dollaro prenda quota, ma è solo un’illusione. Quindi, visto che gli IRSwaps non si basano su nessun capitale reale ma sono solo una scommessa sui movimenti dei tassi d'interesse: Non c'è limite al volume di IRSwaps. Questa apparente collusione fa pensare ad alcuni osservatori che la ragione per cui i banchieri di Wall Street non sono stati perseguiti per i loro crimini è che sono essi stessi una parte essenziale della politica della Federal Reserve per mantenere il dollaro come valuta mondiale. Forse la collusione tra la Federal Reserve e le banche è voluta, ma non dovrebbe essere così. Le banche sono le vere beneficiarie della politica di tasso zero della FED. È interesse delle banche sostenerla. Non è necessario organizzare la collusione (è spontanea). Passiamo ora ai lingotti d'oro e d'argento. Gerald Celente e altri veggenti avevano previsto che il prezzo dell'oro sarebbe arrivato a $ 2.000 l’oncia entro la fine dello scorso anno. Oro e argento in lingotti hanno continuato nel 2011 la loro decennale corsa al rialzo, ma nel 2012 i prezzi di oro e argento sono crollati, l'oro ha perso ben $ 350 l’oncia dal suo massimo di $ 1900. Alla luce delle analisi che ho presentato, qual è la spiegazione per questa inversione nel prezzo dell'oro? La risposta ancora una volta è un corto circuito. Alcuni esperti finanziari credono che la Federal Reserve (e forse anche la Banca Centrale Europea) faccia vendite allo scoperto di lingotti attraverso banche di investimento, garantendole da eventuali perdite premendo un tasto del computer e facendo creare alle banche centrali nuovo denaro dal niente. Ho saputo che una piccolissima percentuale degli acquisti a breve in realtà devono essere garantiti da lingotti d'oro o argento, e sono soddisfatti del loro valore perché, non c'è limite alle vendite allo scoperto di oro e argento. La vendita allo scoperto può effettivamente superare la quantità esistente (usata come garanzia) di oro e argento. Alcuni di coloro che hanno osservato il processo per anni credono che il governo abbia guidato le vendite allo scoperto per molto tempo. Anche senza la partecipazione del governo, le banche possono controllare il volume degli scambi cartacei d’oro e il profitto che si ricava dai suoi scambi. Recentemente la vendita allo scoperto è così aggressiva che non solo rallenta l'aumento dei prezzi dell'oro, ma spinge il prezzo verso il basso. Questa aggressività è segno che questo sistema truccato non reggerà ancora per molto? In altre parole, "il nostro governo", che presumibilmente rappresenta noi, piuttosto che i potenti interessi privati che eleggono "il nostro governo" (con i loro contributi alle campagne multi-milionarie, ora legittimate dalla Corte Suprema repubblicana) : Sta facendo del suo meglio per evitare di portare via a semplici cittadini, a schiavi, a servi a contratto, e a "estremisti domestici" la facoltà di proteggere la propria ricchezza rimasta dopo gli effetti della dissolutezza della politica monetaria della Federal Reserve? Una nuda vendita a breve impedisce alla crescente domanda di veri lingotti d’oro di far alzare il prezzo dell'oro. Jeff Nielson spiega in un altro modo che le banche possono vendere i lingotti a breve, anche quando non hanno lingotti. ( http://www.gold-eagle.com/editorials_08/nielson102411.html) Nielson dice che JP Morgan, ad esempio, custodisce il più grande fondo in argento, essendo il più grande venditore di argento-a- breve. Ogni volta che entrano nuovi lingotti nel fondo d'argento, JP Morgan aumenta le vendite a breve per un pari importo. La nuova vendita allo scoperto ferma l’aumento di prezzo che deriverebbe dall’aumento della domanda di argento fisico. Nielson spiega anche che il prezzo dell'oro o dell’argento non è rilevante se aumentano i requisiti di margine per chi compra lingotti pagandoli con un “effetto leva”. La conclusione è che il mercato dell'oro può essere manipolato come lo è il mercato delle obbligazioni del Tesoro e i tassi di interesse. Quanto tempo possono continuare queste manipolazioni? Per quanto tirerà ancora il vento? Se sapessimo con precisione la data, saremmo i prossimi mega-miliardari. Ecco qualche motivo per cui potrebbe prendere fuoco il mercato delle obbligazioni del Tesoro e il dollaro americano: La guerra, richiesta dal governo israeliano, con l'Iran, a cominciare con la Siria, che interrompe il flusso di petrolio e quindi la stabilità delle economie occidentali e trascina gli Stati Uniti e le sue marionette deboli della NATO in un conflitto armato contro Russia e Cina. Il problema petrolifero causerebbe un ulteriore degrado per gli Stati Uniti e per le economie dell'UE, ma Wall Street farebbe comunque continuerebbe a fare soldi. La pubblicazione di una statistica economica che faccia conoscere agli investitori lo stato reale dell'economia degli Stati Uniti, una statistica che non sia intercettata dalla stampa ufficiale e che non sia manipolata. Un affronto alla Cina, il cui governo decida che gli Stati Uniti hanno esagerato e che valga la pena buttare un trilione di dollari, per sbattere gli USA tra le economie del terzo mondo. Altri errori sui derivati, come, ad esempio, l’ultimo di JPMorganChase, che ha fatto barcollare ancora una volta il sistema finanziario che, comunque non ha fatto cambiare nulla. La lista è lunga. C'è un limite al numero di errori stupidi e alle politiche finanziarie corrotte che il resto del mondo è disposto ad accettare ancora dagli Stati Uniti. Quando questo limite sarà colmato, tutto sarà finito per "l'unica superpotenza del mondo" e per quelli a cui restano in mano solo armi chiamate “dollaro”. La deregolamentazione finanziaria ha trasformato il sistema finanziario, che un tempo accoglieva imprese e consumatori, in un gioco da casinò in cui le scommesse non sono coperte. Queste scommesse scoperte, insieme alla politica di zero tassi della FED, hanno portato il tenore di vita degli americani e la loro ricchezza verso un progressivo declino. I pensionati che vivono con i loro risparmi e i loro investimenti, non riescono a guadagnare più nulla sui loro risparmi e sono costretti a consumare il capitale, trasferendo meno ricchezza ai loro eredi. La ricchezza accumulata si sta consumando. Come risultato dell’esportazione del lavoro all'estero, gli Stati Uniti sono diventati un paese dipendente dalle importazioni, che dipende completamente dai prodotti stranieri come merci, vestiti e scarpe. Quando il tasso di cambio del dollaro scenderà, i prezzi interni degli Stati Uniti aumenteranno, e il consumo reale degli Stati Uniti farà un grande buco. Gli americani consumeranno meno, e il loro tenore di vita diminuirà drasticamente. Le gravi conseguenze degli enormi errori fatti dalle scelte finanziarie di Washington sono nascoste da un’insostenibile politica di tassi di interesse bassi e da una stampa finanziaria corrotta, mentre il debito continua a crescere velocemente. La Fed ha già vissuto questa esperienza una volta prima. Durante la seconda guerra mondiale la Federal Reserve ha mantenuto i tassi di interesse bassi per finanziare gli aiuti alle spese di guerra del Tesoro, minimizzando l'onere per gli interessi del debito di guerra. La Fed mantenne bassi i tassi di interesse, comprando il debito pubblico. L'inflazione del dopoguerra, che scaturì da questa politica, portò la Federal Reserve ad un accordo con il Tesoro nel 1951, che stabilì che la Federal Reserve avrebbe cessato di monetizzare il debito e i tassi di interesse ricominciarono a salire. Il Presidente della Fed Bernanke ha parlato di una "exit strategy" e ha detto che quando c’è una minaccia di inflazione, se ne può impedire l’inizio togliendo soldi al sistema bancario. Ma questo si può fare solo con la vendita di buoni del Tesoro, il che significa che i tassi d'interesse aumenterebbero. Un aumento dei tassi di interesse metterebbe a rischio tutti i derivati, causando perdite sui titoli, ed aumentando il costo degli interessi sul debito sia pubblico che privato. In altre parole, per evitare l'inflazione causata dalla monetizzazione del debito si creerebbero problemi più ingestibili dell’ inflazione stessa. Invece di far collassare tutto il sistema, non sarebbe meglio se la Fed sgonfiasse quegli enormi debiti? Alla fine, l’inflazione eroderà il potere d'acquisto del dollaro e il suo utilizzo come valuta di riserva, e insieme deperirà anche tutto il credito che ha il governo americano. Tuttavia, la Fed, i politici, ed i gangster finanziari preferirebbero che la crisi scoppiasse dopo piuttosto prima. E’ sempre preferibile far passare tempo prima che la nave affondi piuttosto che affondare insieme alla nave. Finché si potranno usare gli swap sui tassi di interesse per aumentare i prezzi delle obbligazioni del Tesoro, e finché basterà avere un titolo di possesso di lingotti per stabilire il prezzo di argento e oro, la falsa immagine degli Stati Uniti come di un rifugio sicuro per gli investitori potrà essere perpetuata. Tuttavia, i $ 230 mila miliardi in scommesse sui derivati che posseggono le banche americane potrebbero fare qualche sorpresa. JPMorganChase ha dovuto ammettere che la sua perdita, annunciata recentemente, di 2 miliardi di dollari sui derivati è decisamente più alta. Di quanto più alta resta ancora da vedere. Secondo l’ente di Controllo sulle valute le cinque maggiori banche americane detengono il 95,7% di tutti i derivati. Le cinque banche hanno in portafoglio 226 mila miliardi di dollari in derivati e queste sono tutte scommesse di giocatori d'azzardo che sono al top della finanza. Ad esempio, JPMorganChase ha un asset totale di 1.800 miliardi di dollari, ma vale 70.000 miliardi di dollari in scommesse sui derivati , un rapporto di 39 dollari di scommesse sui derivati per ogni dollaro di attivo. C'è ancora poco da sbagliare prima di andare falliti! Il patrimonio, naturalmente, non è un capitale soggetto a rischi. Secondo il rapporto del “Comptroller of the Currency”, al 31 dicembre 2011, JPMorganChase gestiva un pacchetto di 70.200 miliardi di dollari in derivati, e solo 136 miliardi dollari di capitale a copertura del rischio. In altre parole, le scommesse sui derivati della banca sono 516 volte maggiori del capitale che garantisce le scommesse. E' difficile immaginare una posizione più sconsiderata e instabile per una banca, ma Goldman Sachs è riuscita a fare ancora meglio. Questa banca ha 44.000 miliardi dollari in scommesse sui derivati è coperta da soli $ 19 miliardi di capitale: ne consegue che le scommesse sono 2.295 volte maggiori del capitale che le copre. Le scommesse sui tassi di interesse ammontano all'81% di tutti i derivati. Quindi sono i derivati che sostengono gli alti prezzi delle obbligazioni del Tesoro degli Stati Uniti, nonostante il massiccio incremento del debito degli Stati Uniti e la sua monetizzazione. Le scommesse sui derivati delle banche americane di $ 230 miliardi di dollari, concentrate in mano a cinque banche, equivalgono a 15,3 volte il valore del PIL statunitense. Un sistema politico fallito che consente a banche senza regole di fare scommesse scoperte 15 volte superiori al valore di tutta l'economia americana è un sistema che mostra solo la testa di un corpo malato molto gravemente. Appena si comincerà a parlare di questa incredibile mancanza di principi che gestisce la politica e la finanza americana, l’incombente catastrofe attesa diventerà una realtà. Tutti vogliono una soluzione, e allora eccone una: Il governo degli Stati Uniti dovrebbe semplicemente annullare i 230 mila miliardi di dollari in scommesse sui derivati, dichiarandoli nulli. In effetti se non è coinvolto nessun vero capitale, si tratta solo di gioco d'azzardo su valori astratti e l'unico effetto serio che produrrebbe la chiusura di tutte le swaps (per lo più contratti sottobanco tra le parti) sarebbe la sparizione di 230 mila miliardi di dollari di rischio manipolato dal sistema finanziario. I banditi finanziari che vogliono continuare a godere di guadagni sulle scommesse, mentre il pubblico assorbe le loro perdite potranno anche cominciare a urlare e gridare sulla bontà dei loro contratti. Tuttavia, un governo capace di uccidere i propri cittadini o buttarli nelle segrete senza un giusto processo, può sicuramente anche abolire tutti i contratti che vuole, in nome della sicurezza nazionale. E certamente, a differenza di una guerra del terrore, lo spurgo del sistema finanziario dai derivati di gioco d’azzardo renderebbe di gran lunga migliore la sicurezza nazionale. Il dr. Roberts è stato Assistente Segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Associate Editor del Wall Street Journal, editorialista di Business Week, e professore di economia. di Paul Craig Roberts Fonte : http://www.globalresearch.ca

14 giugno 2012

Le colpe ed il golpe

La tecnocrazia è l’ultimo buco dove si nascondono i partiti roditori e frodatori, nonché l’ennesimo paravento dietro il quale cantano stonando quei poteri marci e decadenti che qualcuno si ostina a definire forti, mentre si tratta soltanto di cerchie di vili e di corrotti preoccupate della propria misera sopravvivenza, per le quali anche dieci anni di resistenza possono equivalere ad un’intera esistenza. L’Italia è stata consegnata da tutti costoro ad un tribunale fallimentare di professori investito del compito di liquidare il patrimonio, chiudere i battenti di imprese strategiche e gioielli industriali d’avanguardia, svendere la polpa ai creditori internazionali, lasciando le ossa in bocca ai connazionali. Ormai nessuno dovrebbe avere più dubbi sul tema o sul dramma in corso, il Premier Monti, cattedratico e macellaio, finora questo ha fatto, ha preparato il controfiletto con la carne nazionale per i mercati voraci e i prepotenti mondiali veraci. La giunta di salvezza pubblica, calata dall’alto di un Colle decollato di ogni pudore, tra il capo e il collo di tutti noi, ci ha sobriamente infilato il coltello in gola facendo scorrere molto sangue e garantendoci immani sofferenze prima della morte. Basta dare uno sguardo agli ultimi rilevamenti Istat: il Pil in discesa libera (si parla di un -1,4% entro l’anno), gli investimenti impantanati, il deterioramento delle infrastrutture e dei servizi, i consumi delle famiglie a picco tanto che se un tempo si chiedevano mutui per comprare la casa adesso bisogna rivolgersi alle banche, che comunque non ci sentono, per non perderla tra Imu, bollette ed altri tartassamenti vari. In cambio di tutti questi sacrifici inutili e mortali abbiamo ottenuto quella credibilità che tanto veniva invocata allorché al governo c’era il satiro nano con il coso sempre in mano. Credibili e mazziati, verrebbe da dire, grazie ad un Presidente del Consiglio membro della commissione Trilaterale che ci garantisce centralità globale, almeno nel senso di essere diventati un bersaglio internazionale, ma tra una distesa di bare. In realtà, che questa emergenza fosse seria ma non così esasperata ce lo dimostrano quegli atti dell’esecutivo orientati ad intervenire in questioni tutt’altro che urgenti come la Rai, i vertici di alcune authorities, le nomine di commissari in organismi inessenziali, la riforma elettorale. Il mondo intorno crolla ed il Gabinetto degli illuminati pensa ad occupare ed amministrare le macerie fumanti. Da ultimo, circondati da queste devastazioni i partiti si concentrano sui sistemi di voto per riprendere al più presto in mano il timone di una nave che loro hanno mandato alla deriva e che adesso vorrebbero persino far ribaltare. Si disputa sul semi-presidenzialismo alla francese e il doppio turno alla pirlese con il Pd che nega il primo, proposto da Berlusconi, perché non ci sarebbero i tempi per un cambiamento della Costituzione ed Alfano che si oppone al secondo perché avvantaggerebbe solo Bersani e soci. Le solite discussioni tra furfanti che puntano a sottrarsi il bottino a vicenda. Eppure c’è stato un sovvertimento costituzionale che il Parlamento ha approvato quasi all’unanimità concretando un golpe silente ai danni dell’autonomia decisionale del Paese. Nessun paladino dell’intoccabile Costituzione si è alzato a difendere la stessa allorché con la Legge 1/2012 la nostra sovranità contabile è stata consegnata all’UE contro gli interessi dello Stato. Tale norma ha introdotto nella carta fondamentale il principio del pareggio di bilancio abdicando alla governance economica che viene trasferita a Bruxelles. Con questi atti di suicidio assistito da terzi forse un giorno riusciremo a rientrare dal debito pubblico uscendo definitivamente dalla Storia. Sono stati tutti d’accordo ad autorizzare questo esautoramento del popolo italiano in nome di un’artificiosa appartenenza ad una più vasta comunità continentale. Dove guardavano, mentre era in corso questa rapina costituzionale tutti quegli strenui difensori della Carta, i quali per anni ci hanno fracassato i timpani e ben altro con l’inviolabilità della stessa? Dov’erano i costituzionalisti integerrimi, i politologi mascherati da tali ed i loro associati fraterni della stampa, soprattutto di sinistra (da Zagrebelsky, a Sartori, a Pasquino, a Scalfari ed altri finti scienziati) nel momento in cui il “golpe legale” diventava arbitraria condanna alla pena capitale del futuro dello stivale? Coi feticci si difendono i pretesti nel mare magnum delle menzogne e dei tradimenti. Ne abbiamo avuto la prova ora che siamo con l’acqua alla gola. di Gianni Petrosillo

16 giugno 2012

Autorità sovranazionali e fine degli Stati

Meno di tre mesi per salvare l’euro. Da quando è approdata alla direzione del Fondo monetario internazionale, dopo aver lasciato il ministero delle Finanze francese, Christine Lagarde è entrata così dentro il suo ruolo di banchiere da assumere i tipici vezzi e i modi di ragionare della tecnocrazia internazionale. Il primo dei quali è di pensare che la soluzione di tutti gli sconquassi dei mercati finanziari non si trovi, come sarebbe logico, nell’incominciare a stroncare la speculazione ma che possa invece essere trovato nella creazione di un governo mondiale o di una grande autorità sovranazionale, tipo appunto il Fmi, che con le buone o con le cattive, riesca a convincere gli Stati a cedergli progressivamente la loro sovranità e nell’adottare una unica moneta di riferimento. Nessuno, e meno che mai la Lagarde, si preoccupa di ricordare che un’autorità del genere finirebbe per avere ai posti di comando esponenti di punta di quel mondo bancario e finanziario anglo-americano che da un decennio tiene sotto tiro i Paesi europei per colpire l’euro e tutelare il ruolo svolto dal dollaro e dalla sterlina. Tre mesi, lo stesso periodo di tempo che un altro bandito di professione come George Soros, ha assegnato all’Unione europea “per correggere i propri errori e invertire l'attuale inerzia”. Un’affermazione che per il criminale di Wall Street significa che i Paesi europei dovrebbero fare di più per la crescita economica ricorrendo ad un maggiore indebitamento pubblico anche se questo significasse l’abbandono della linea del rigore dei conti imposta dalla Merkel, dalla Commissione europea e dalla Bce ai Paesi dell’euro per salvare la moneta unica ma che ha innescato l’attuale recessione. Per la Lagarde, i tre mesi non significano però che entro tale termine la situazione dovrebbe risolversi al meglio ma che si dovranno adottare le prime misure di una strategia sul lungo periodo che dovrebbe rendere l’euro praticamente inattaccabile. La creazione dell'Eurozona, ha ricordato, ha richiesto tempo. Si tratta di un che dovrà essere migliorato, modificato e rafforzato. Varie questioni vanno risolte, come quella della Grecia. La Lagarde non sa dire se Atene uscirà dall’euro ma in ogni caso, al di là della colorazione e dalle decisioni del nuovo governo che nascerà dalle prossime elezioni, il primo punto sul quale si deve intervenire con decisione è l’evasione fiscale che ha raggiunto livelli intollerabili. Sulla stessa linea, il vice direttore del Fmi, David Lipton, anche lui contrassegnato da un curriculum degno di un usuraio istituzionalizzato. Dopo essere stato direttore generale di Citi Group Bank, Lipton ha infatti fatto parte del National Economic Council e del National Security Council alla Casa Bianca durante l’amministrazione Clinton. A suo avviso i 100 miliardi che i fondi salva Stati dell’Unione europea verseranno per salvare le banche spagnole e ricapitalizzarle, rappresentano un importante passo ed eliminano dubbi e incertezze. Ma, in linea più generale, per l'Europa sono necessari altri passi da parte dei Paesi membri in funzione del consolidamento fiscale, che significa pareggio di cassa nel rapporto tra entrate (tasse) ed uscite finanziarie (spesa pubblica). Scontate le soluzioni prospettate dalla Commissione europea che con il suo presidente, Josè Barroso, ha auspicato la nascita di una nuova struttura burocratica. Un supervisore sovranazionale per le grandi banche dei 27 Paesi dell'Unione in funzione della nascita, entro il 2013, di una Unione Bancaria. Per il tecnocrate portoghese, il piano potrebbe essere realizzato senza metter mano agli attuali trattati europei. Esso dovrebbe comprendere uno schema per la garanzia dei depositi e un fondo di salvataggio pagato dalle istituzioni finanziarie. Oggi vi sarebbe una più chiara consapevolezza fra gli Stati membri europei sulla necessità di andare avanti nel processo di integrazione, specie nell'area dell'euro. Questa, ha insistito, è una delle lezioni da trarre dalla crisi. A Berlino, Londra e Parigi, ha concluso, i leader politici hanno cominciato a capire che l'eurozona potrà sopravvivere solo attraverso soluzioni europee comuni e una maggiore integrazione. Il fatto che Barroso abbia citato Londra, la Borsa di un Paese che non fa parte dell’euro, la dice lunga sul modo di ragionare del tecnocrate portoghese che come molti suoi colleghi non vuole ammettere quale sia oggi la posta in gioco e come la Gran Bretagna sia oggi, con gli Stati Uniti, il primo nemico operativo dell’euro. Se Barroso vuole l’Unione Bancaria, il Governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, vuole l’Unione Finanziaria europea. Una necessità che si sarebbe resa chiara con la crisi finanziaria e con i suoi effetti. L’Unione Monetaria, ha ammonito, ha bisogno di essere sostenuta da entrambe. L’Unione Finanziaria comporterà la nascita di una autorità unificata di supervisione per seguire e controllare quelle società finanziarie che abbiano una presenza e una attività significative al di la dei confini nazionali ed europei. di Filippo Ghira

15 giugno 2012

Prima o poi un crollo della finanza busserà alla porta

Fin dall'inizio della crisi finanziaria e della contrazione dei consumi, la domanda che ci siamo posti è stata: “Come può la Federal Reserve mantenere a zero i tassi di interesse per le banche e applicare tassi reali negativi per i risparmiatori e gli obbligazionisti mentre il debito pubblico degli Stati Uniti aumenta di 1.500 miliardi dollari ogni anno per il suo deficit di bilancio?” Non molto tempo fa la Fed ha annunciato che avrebbe continuato questa politica per altri due o tre anni. Ma la Fed è vincolata alla politica e se non tenesse artificiosamente bassi i tassi di interesse, il costo degli interessi sul debito pubblico sarebbe così alto che ci si dovrebbe fare domande sul rating di credito che gode il Tesoro degli Stati Uniti e sulla vitalità del dollaro. Allora si che verrebbero a galla tutti i problemi sulle migliaia di miliardi di dollari di interest rate swap e di tutti i derivati. In altre parole, la deregolamentazione finanziaria ha permesso a Wall Street di giocare d'azzardo. La decisione del governo degli Stati Uniti di salvare le banche per farle sopravvivere e la Federal Reserve con la sua politica di zero tassi di interesse ha messo il futuro economico degli Stati Uniti, e la sua moneta, in una posizione insostenibile e pericolosa. Non sarà possibile continuare a inondare i mercati obbligazionari con 1.500 miliardi dollari in nuove emissioni ogni anno se il tasso di interesse sulle obbligazioni sarà inferiore al tasso dell’inflazione. Chiunque acquistasse un Treasury Bond comprerebbe un bene che si deprezza. Per di più è un rischio molto alto investire in titoli del Tesoro. Un tasso di interesse basso significa che il prezzo pagato per una obbligazione è molto alto. Un aumento dei tassi di interesse, che deve venire prima o poi, farà crollare il prezzo delle obbligazioni e infliggerà perdite in conto capitale a tutti i detentori di obbligazioni, sia nazionali che estere. La domanda è: Prima o poi? Lo scopo di questo articolo è quello di esaminare questo problema. Cominciamo col rispondere alla domanda: come ha fatto a reggere tanto a lungo una politica così insostenibile? Una serie di fattori stanno contribuendo alla stabilità del dollaro e del mercato obbligazionario. Un fattore molto importante è la situazione in Europa. Ci sono problemi reali anche lì, e la stampa finanziaria continua a parlare di Grecia, Europa e di euro. La Grecia uscirà dall’Unione europea o sarà buttata fuori? Il problema del debito sovrano si fermerà a Spagna e Italia o si estenderà ovunque, eccetto che alla Germania e ai Paesi Bassi? Sarà la fine della UE e dell'euro? Queste sono tutte domande molto drammatiche che continuano a tenere lontana l’attenzione dalla situazione americana, che, probabilmente, è anche peggiore. Il mercato delle obbligazioni del Tesoro è sostenuto dalla paura che i singoli investitori hanno del mercato azionario, che è stato trasformato in un casinò dagli speculatori che comprano e vendono in continuazione. Il Trading ad alta frequenza è un commercio elettronico basato su modelli matematici che prendono le decisioni. Le imprese di investimento competono sulla base della velocità, acchiappando le plusvalenze da una frazione di secondo, e forse mantenendo il titolo solo per pochi secondi. Non si tratta di investitori a lungo termine. Soddisfatti dei loro tantissimi, piccoli guadagni giornalieri, alla fine di ogni giornata hanno già rivenduto tutto. Questo lavoro ormai rappresenta il 70-80% di tutti gli scambi azionari. Il risultato è un forte bruciore di stomaco per tutti gli investitori tradizionali, che stanno abbandonando il mercato azionario. Finiscono per comprare Titoli del Tesoro, anche se non sono sicuri della solvibilità delle banche che non pagano quasi niente per i depositi, mentre per i Buoni del Tesoro a 10 anni pagano circa il 2% nominale, il che significa che, considerando l'indice ufficiale dei prezzi al consumo, stanno perdendo l’ 1 % del loro capitale ogni anno. Se prendiamo l’indice di calcolo dell’inflazione di John Williams (www.shadowstats.com) stanno perdendo molto di più. La perdita è di circa 2 punti percentuali rispetto a lasciare i soldi fermi in banca, ma a differenza delle banche, il Tesoro può chiedere alla Federal Reserve di stampare i soldi per pagare le sue obbligazioni. Pertanto, l'investimento obbligazionario restituisce il suo valore nominale, anche se il suo valore reale è molto più basso. ( http://en.wikipedia.org/wiki/High_frequency_trading). Studi finanziari ci dicono che la fuga dal debito sovrano europeo, dagli euro “condannati”, e dal progressivo disastro immobiliare verso i titoli del Tesoro USA provocano a Washington un deficit annuo di 1,5 trilioni di dollari. Un'altra spiegazione per giustificare la stabilità di questa politica insostenibile è la collusione della Fed con Washington e con Wall Street. Staremo a vedere come andrà a finire. A differenza del Giappone, che ha il debito nazionale più grande di tutti, gli americani non possiedono il proprio debito pubblico. Gran parte del debito americano è detenuto all'estero, in particolare da Cina, Giappone e dall’OPEC, i paesi esportatori di petrolio. Questo ha messo l'economia statunitense in mani straniere. Se la Cina, per esempio, dovesse trovarsi indebitamente provocata da Washington, potrebbe scaricare fino a 2 trilioni di dollari americani sui mercati mondiali, dominati dallo stesso dollaro. Il prezzo di qualsiasi bene crollerebbe, e la Fed dovrebbe correre a creare denaro per ricomprare tutti i titoli finanziari emessi in dollari. I dollari stampati per comprare i titoli oggetto del dumping cinese su tutte le attività in dollari aumenterebbero l'offerta di dollari sui mercati valutari e farebbero scendere il tasso di cambio del dollaro. La Fed, in mancanza di valute estere con cui comprare i dollari dovrebbe fare un appello per recuperare la sua parte del debito sovrano Europeo per avere gli euro, della Russia, che è circondata dai missili americani per avere i rubli e del Giappone, paese sotto il suo controllo, per avere yen, con cui comprare titoli in euro, rubli, e yen. In altre parole, anche se il governo degli Stati Uniti può far pressione sui suoi alleati e vassalli per scambiare le loro valute più pregiate con una valuta americana deprezzata, questo comportamento non potrebbe durare a lungo. Chi lavora con il dollaro americano non vuole più il dollaro, come già fanno i paesi del BRICS. Comunque se la Cina, per esempio, volesse liberarsi di tutte le sue riserve in dollari, allo stesso momento, le costerebbe caro, perché il valore dei titoli in dollari diminuirebbero a causa del dumping. A meno che la Cina non si trovi a dover affrontare un attacco militare degli Stati Uniti e, per questo, avesse bisogno di tagliare le unghie all'aggressore, la Cina da gestore economico razionale preferirà uscire lentamente dai suoi investimenti in dollari USA. Né Giappone, né Europa, né l'OPEC vogliono distruggere la propria ricchezza accumulata nel deficit americano vendendo dollari in dumping. Ma i sintomi dicono che tutti vogliono liberarsi dalle riserve in dollari. A differenza della stampa finanziaria americana, gli stranieri titolari di conti in dollari guardano al bilancio degli Stati Uniti e al suo deficit commerciale, guardano all'economia che affonda negli Stati Uniti, guardano le speculazioni aperte di Wall Street, guardano i piani di guerra di un paese egemone e delirante e concludono: "Devo stare attento ma devo uscirne." Le banche americane hanno anche un forte interesse a mantenere lo status quo. Sono titolari dei titoli di stato americani e potenzialmente anche di titoli più grandi. Le banche possono prendere in prestito dalla Federal Reserve a tasso di interesse zero e acquistare titoli del Tesoro a 10 anni al 2%, per guadagnare così un utile nominale del 2% e compensare le perdite dei derivati. Le banche possono prendere in prestito dollari dalla Fed gratuitamente e investirli in lucrose operazioni sui derivati. Come dice Nomi Prins, le banche americane non vogliono fare affari contro se stesse o contro la loro fonte gratuita di finanziamento, vendendo i loro titoli obbligazionari. Inoltre, se dall’estero ci si liberasse del dollaro, la Fed potrebbe aumentare la domanda estera di dollari richiedendo alle banche straniere che vogliono operare negli Stati Uniti di aumentare le loro riserve in dollari. Potrei continuare, ma credo che questo sia già sufficiente a dimostrare che anche le parti del processo che potrebbero chiuderlo hanno un grande interesse personale nel non smuovere le acque e preferiscono strisciare silenziosamente e lentamente fuori dal dollaro prima che arrivi la crisi. Questo non durerà molto a lungo, perché altrimenti il processo di ritiro progressivo dal dollaro si tradurrebbe in un continuo piccolo declino del valore del dollaro che si trasformerebbe in una corsa per uscire, ma gli americani non sono gli unici popoli che delirano. Il processo stesso di uscire lentamente può spingere in basso la casa americana. Il BRICS - Brasile, la più grande economia del Sud America, la Russia, in possesso di armi nucleari e con un'economia energetica autosufficiente e da cui l'Europa occidentale (i paesi burattini della NATO di Washington) è dipendente per l'energia, l'India, uno dei due giganti asiatici emergenti dotato di armi nucleari, la Cina, il più grande creditore di Washington (ad eccezione della Fed) e anch’essa dotata di armi nucleari e fornitore di prodotti di tecnologia avanzata, è anche il nuovo spauracchio della sicurezza militare e strizza l’occhio ai profitti che verranno da una nuova guerra fredda e poi il Sud Africa, la più grande economia africana : insieme stanno creando una nuova banca. La nuova banca consentirà alle cinque grandi economie di fare affari senza ricorrere all'uso del dollaro americano. Inoltre, il Giappone, stato soggetto agli USA dalla Seconda Guerra Mondiale, sta per fare un accordo con la Cina in cui lo yen giapponese e lo yuan cinese potranno essere scambiati direttamente. Il commercio tra i due paesi asiatici sarà condotto nelle loro valute senza l'uso del dollaro. Questo ridurrà il costo del commercio estero tra i due paesi, eliminando le commissioni sul cambio per la conversione da yen e yuan in dollari e per la riconversione in yen e yuan. Inoltre, questa spiegazione ufficiale per il nuovo rapporto diretto, evitando il dollaro come mezzo di scambio è, semplicemente, diplomazia. per smettere di dover accumulare dollari e dover parcheggiare i loro surplus commerciali in titoli di stato statunitensi. Il Giappone, governo fantoccio degli Stati Uniti, spera che l'egemone Washington non richieda di rinunciare all'accordo con la Cina. Ora siamo arrivati ai soldi sonanti. La piccola percentuale di americani che sono consapevoli e informati è perplessa perché i banchieri sono scappati dopo aver commesso i loro crimini finanziari senza essere stati puniti. Il motivo potrebbe essere che le banche "too big to fail- troppo grandi per fallire” sono un accessorio di Washington e della Federal Reserve usate per mantenere la stabilità del dollaro e dei mercati obbligazionari del Tesoro malgrado una politica insostenibile della Fed. Ma prima diamo un'occhiata a come le grandi banche possono mantenere bassi i tassi di interesse sui buoni del tesoro, sotto il tasso di inflazione, nonostante il costante aumento del debito degli Stati Uniti sulla percentuale del PIL -consentendo così al Tesoro di pagare gli interessi sul debito. Le banche in pericolo, troppo grandi per fallire, hanno un vantaggio enorme a mantenere bassi i tassi di interesse e al successo della politica della Fed. Tutte le grandi banche vogliono che la politica della Fed abbia successo. JPMorganChase e altre mega-banche possono indirizzare i tassi di interesse del Tesoro e, quindi, far aumentare i prezzi delle obbligazioni, guadagnandoci, con la differenza dell’Interest Rate Swap (IRSwaps). Una società finanziaria che vende IRSwaps sta vendendo un accordo per pagare tassi di interesse variabili sui tassi di interesse fissi. Il compratore sta acquistando un accordo che gli richiede di pagare un tasso di interesse fisso comprando titoli che hanno un tasso variabile. Il motivo che ha un venditore di rischiare su un investimento a breve di IRSwap, cioè, di pagare un tasso variabile per un tasso fisso, è la sua convinzione che i tassi stanno per cadere. Uno Short-selling può spingere i tassi a scendere, e quindi i prezzi della Tesoreria a salire. Quando questo accade, come mostrano i grafici su http://www.marketoracle.co.uk/Article34819.html il mercato obbligazionario del Tesoro impazzisce e tutti corrono a comprare. E' "una fuga verso il porto sicuro dei Titoli obbligazioni e del tesoro in dollari degli Stati Uniti." In effetti, la prova (vedi le tabelle nel link sopra) è che gli swap sono venduti da Wall Street quando la Federal Reserve ha bisogno di evitare un aumento dei tassi di interesse per proteggere la propria politica che, altrimenti, diventerebbe insostenibile. Le vendite di swap danno l'impressione che il dollaro prenda quota, ma è solo un’illusione. Quindi, visto che gli IRSwaps non si basano su nessun capitale reale ma sono solo una scommessa sui movimenti dei tassi d'interesse: Non c'è limite al volume di IRSwaps. Questa apparente collusione fa pensare ad alcuni osservatori che la ragione per cui i banchieri di Wall Street non sono stati perseguiti per i loro crimini è che sono essi stessi una parte essenziale della politica della Federal Reserve per mantenere il dollaro come valuta mondiale. Forse la collusione tra la Federal Reserve e le banche è voluta, ma non dovrebbe essere così. Le banche sono le vere beneficiarie della politica di tasso zero della FED. È interesse delle banche sostenerla. Non è necessario organizzare la collusione (è spontanea). Passiamo ora ai lingotti d'oro e d'argento. Gerald Celente e altri veggenti avevano previsto che il prezzo dell'oro sarebbe arrivato a $ 2.000 l’oncia entro la fine dello scorso anno. Oro e argento in lingotti hanno continuato nel 2011 la loro decennale corsa al rialzo, ma nel 2012 i prezzi di oro e argento sono crollati, l'oro ha perso ben $ 350 l’oncia dal suo massimo di $ 1900. Alla luce delle analisi che ho presentato, qual è la spiegazione per questa inversione nel prezzo dell'oro? La risposta ancora una volta è un corto circuito. Alcuni esperti finanziari credono che la Federal Reserve (e forse anche la Banca Centrale Europea) faccia vendite allo scoperto di lingotti attraverso banche di investimento, garantendole da eventuali perdite premendo un tasto del computer e facendo creare alle banche centrali nuovo denaro dal niente. Ho saputo che una piccolissima percentuale degli acquisti a breve in realtà devono essere garantiti da lingotti d'oro o argento, e sono soddisfatti del loro valore perché, non c'è limite alle vendite allo scoperto di oro e argento. La vendita allo scoperto può effettivamente superare la quantità esistente (usata come garanzia) di oro e argento. Alcuni di coloro che hanno osservato il processo per anni credono che il governo abbia guidato le vendite allo scoperto per molto tempo. Anche senza la partecipazione del governo, le banche possono controllare il volume degli scambi cartacei d’oro e il profitto che si ricava dai suoi scambi. Recentemente la vendita allo scoperto è così aggressiva che non solo rallenta l'aumento dei prezzi dell'oro, ma spinge il prezzo verso il basso. Questa aggressività è segno che questo sistema truccato non reggerà ancora per molto? In altre parole, "il nostro governo", che presumibilmente rappresenta noi, piuttosto che i potenti interessi privati che eleggono "il nostro governo" (con i loro contributi alle campagne multi-milionarie, ora legittimate dalla Corte Suprema repubblicana) : Sta facendo del suo meglio per evitare di portare via a semplici cittadini, a schiavi, a servi a contratto, e a "estremisti domestici" la facoltà di proteggere la propria ricchezza rimasta dopo gli effetti della dissolutezza della politica monetaria della Federal Reserve? Una nuda vendita a breve impedisce alla crescente domanda di veri lingotti d’oro di far alzare il prezzo dell'oro. Jeff Nielson spiega in un altro modo che le banche possono vendere i lingotti a breve, anche quando non hanno lingotti. ( http://www.gold-eagle.com/editorials_08/nielson102411.html) Nielson dice che JP Morgan, ad esempio, custodisce il più grande fondo in argento, essendo il più grande venditore di argento-a- breve. Ogni volta che entrano nuovi lingotti nel fondo d'argento, JP Morgan aumenta le vendite a breve per un pari importo. La nuova vendita allo scoperto ferma l’aumento di prezzo che deriverebbe dall’aumento della domanda di argento fisico. Nielson spiega anche che il prezzo dell'oro o dell’argento non è rilevante se aumentano i requisiti di margine per chi compra lingotti pagandoli con un “effetto leva”. La conclusione è che il mercato dell'oro può essere manipolato come lo è il mercato delle obbligazioni del Tesoro e i tassi di interesse. Quanto tempo possono continuare queste manipolazioni? Per quanto tirerà ancora il vento? Se sapessimo con precisione la data, saremmo i prossimi mega-miliardari. Ecco qualche motivo per cui potrebbe prendere fuoco il mercato delle obbligazioni del Tesoro e il dollaro americano: La guerra, richiesta dal governo israeliano, con l'Iran, a cominciare con la Siria, che interrompe il flusso di petrolio e quindi la stabilità delle economie occidentali e trascina gli Stati Uniti e le sue marionette deboli della NATO in un conflitto armato contro Russia e Cina. Il problema petrolifero causerebbe un ulteriore degrado per gli Stati Uniti e per le economie dell'UE, ma Wall Street farebbe comunque continuerebbe a fare soldi. La pubblicazione di una statistica economica che faccia conoscere agli investitori lo stato reale dell'economia degli Stati Uniti, una statistica che non sia intercettata dalla stampa ufficiale e che non sia manipolata. Un affronto alla Cina, il cui governo decida che gli Stati Uniti hanno esagerato e che valga la pena buttare un trilione di dollari, per sbattere gli USA tra le economie del terzo mondo. Altri errori sui derivati, come, ad esempio, l’ultimo di JPMorganChase, che ha fatto barcollare ancora una volta il sistema finanziario che, comunque non ha fatto cambiare nulla. La lista è lunga. C'è un limite al numero di errori stupidi e alle politiche finanziarie corrotte che il resto del mondo è disposto ad accettare ancora dagli Stati Uniti. Quando questo limite sarà colmato, tutto sarà finito per "l'unica superpotenza del mondo" e per quelli a cui restano in mano solo armi chiamate “dollaro”. La deregolamentazione finanziaria ha trasformato il sistema finanziario, che un tempo accoglieva imprese e consumatori, in un gioco da casinò in cui le scommesse non sono coperte. Queste scommesse scoperte, insieme alla politica di zero tassi della FED, hanno portato il tenore di vita degli americani e la loro ricchezza verso un progressivo declino. I pensionati che vivono con i loro risparmi e i loro investimenti, non riescono a guadagnare più nulla sui loro risparmi e sono costretti a consumare il capitale, trasferendo meno ricchezza ai loro eredi. La ricchezza accumulata si sta consumando. Come risultato dell’esportazione del lavoro all'estero, gli Stati Uniti sono diventati un paese dipendente dalle importazioni, che dipende completamente dai prodotti stranieri come merci, vestiti e scarpe. Quando il tasso di cambio del dollaro scenderà, i prezzi interni degli Stati Uniti aumenteranno, e il consumo reale degli Stati Uniti farà un grande buco. Gli americani consumeranno meno, e il loro tenore di vita diminuirà drasticamente. Le gravi conseguenze degli enormi errori fatti dalle scelte finanziarie di Washington sono nascoste da un’insostenibile politica di tassi di interesse bassi e da una stampa finanziaria corrotta, mentre il debito continua a crescere velocemente. La Fed ha già vissuto questa esperienza una volta prima. Durante la seconda guerra mondiale la Federal Reserve ha mantenuto i tassi di interesse bassi per finanziare gli aiuti alle spese di guerra del Tesoro, minimizzando l'onere per gli interessi del debito di guerra. La Fed mantenne bassi i tassi di interesse, comprando il debito pubblico. L'inflazione del dopoguerra, che scaturì da questa politica, portò la Federal Reserve ad un accordo con il Tesoro nel 1951, che stabilì che la Federal Reserve avrebbe cessato di monetizzare il debito e i tassi di interesse ricominciarono a salire. Il Presidente della Fed Bernanke ha parlato di una "exit strategy" e ha detto che quando c’è una minaccia di inflazione, se ne può impedire l’inizio togliendo soldi al sistema bancario. Ma questo si può fare solo con la vendita di buoni del Tesoro, il che significa che i tassi d'interesse aumenterebbero. Un aumento dei tassi di interesse metterebbe a rischio tutti i derivati, causando perdite sui titoli, ed aumentando il costo degli interessi sul debito sia pubblico che privato. In altre parole, per evitare l'inflazione causata dalla monetizzazione del debito si creerebbero problemi più ingestibili dell’ inflazione stessa. Invece di far collassare tutto il sistema, non sarebbe meglio se la Fed sgonfiasse quegli enormi debiti? Alla fine, l’inflazione eroderà il potere d'acquisto del dollaro e il suo utilizzo come valuta di riserva, e insieme deperirà anche tutto il credito che ha il governo americano. Tuttavia, la Fed, i politici, ed i gangster finanziari preferirebbero che la crisi scoppiasse dopo piuttosto prima. E’ sempre preferibile far passare tempo prima che la nave affondi piuttosto che affondare insieme alla nave. Finché si potranno usare gli swap sui tassi di interesse per aumentare i prezzi delle obbligazioni del Tesoro, e finché basterà avere un titolo di possesso di lingotti per stabilire il prezzo di argento e oro, la falsa immagine degli Stati Uniti come di un rifugio sicuro per gli investitori potrà essere perpetuata. Tuttavia, i $ 230 mila miliardi in scommesse sui derivati che posseggono le banche americane potrebbero fare qualche sorpresa. JPMorganChase ha dovuto ammettere che la sua perdita, annunciata recentemente, di 2 miliardi di dollari sui derivati è decisamente più alta. Di quanto più alta resta ancora da vedere. Secondo l’ente di Controllo sulle valute le cinque maggiori banche americane detengono il 95,7% di tutti i derivati. Le cinque banche hanno in portafoglio 226 mila miliardi di dollari in derivati e queste sono tutte scommesse di giocatori d'azzardo che sono al top della finanza. Ad esempio, JPMorganChase ha un asset totale di 1.800 miliardi di dollari, ma vale 70.000 miliardi di dollari in scommesse sui derivati , un rapporto di 39 dollari di scommesse sui derivati per ogni dollaro di attivo. C'è ancora poco da sbagliare prima di andare falliti! Il patrimonio, naturalmente, non è un capitale soggetto a rischi. Secondo il rapporto del “Comptroller of the Currency”, al 31 dicembre 2011, JPMorganChase gestiva un pacchetto di 70.200 miliardi di dollari in derivati, e solo 136 miliardi dollari di capitale a copertura del rischio. In altre parole, le scommesse sui derivati della banca sono 516 volte maggiori del capitale che garantisce le scommesse. E' difficile immaginare una posizione più sconsiderata e instabile per una banca, ma Goldman Sachs è riuscita a fare ancora meglio. Questa banca ha 44.000 miliardi dollari in scommesse sui derivati è coperta da soli $ 19 miliardi di capitale: ne consegue che le scommesse sono 2.295 volte maggiori del capitale che le copre. Le scommesse sui tassi di interesse ammontano all'81% di tutti i derivati. Quindi sono i derivati che sostengono gli alti prezzi delle obbligazioni del Tesoro degli Stati Uniti, nonostante il massiccio incremento del debito degli Stati Uniti e la sua monetizzazione. Le scommesse sui derivati delle banche americane di $ 230 miliardi di dollari, concentrate in mano a cinque banche, equivalgono a 15,3 volte il valore del PIL statunitense. Un sistema politico fallito che consente a banche senza regole di fare scommesse scoperte 15 volte superiori al valore di tutta l'economia americana è un sistema che mostra solo la testa di un corpo malato molto gravemente. Appena si comincerà a parlare di questa incredibile mancanza di principi che gestisce la politica e la finanza americana, l’incombente catastrofe attesa diventerà una realtà. Tutti vogliono una soluzione, e allora eccone una: Il governo degli Stati Uniti dovrebbe semplicemente annullare i 230 mila miliardi di dollari in scommesse sui derivati, dichiarandoli nulli. In effetti se non è coinvolto nessun vero capitale, si tratta solo di gioco d'azzardo su valori astratti e l'unico effetto serio che produrrebbe la chiusura di tutte le swaps (per lo più contratti sottobanco tra le parti) sarebbe la sparizione di 230 mila miliardi di dollari di rischio manipolato dal sistema finanziario. I banditi finanziari che vogliono continuare a godere di guadagni sulle scommesse, mentre il pubblico assorbe le loro perdite potranno anche cominciare a urlare e gridare sulla bontà dei loro contratti. Tuttavia, un governo capace di uccidere i propri cittadini o buttarli nelle segrete senza un giusto processo, può sicuramente anche abolire tutti i contratti che vuole, in nome della sicurezza nazionale. E certamente, a differenza di una guerra del terrore, lo spurgo del sistema finanziario dai derivati di gioco d’azzardo renderebbe di gran lunga migliore la sicurezza nazionale. Il dr. Roberts è stato Assistente Segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Associate Editor del Wall Street Journal, editorialista di Business Week, e professore di economia. di Paul Craig Roberts Fonte : http://www.globalresearch.ca

14 giugno 2012

Le colpe ed il golpe

La tecnocrazia è l’ultimo buco dove si nascondono i partiti roditori e frodatori, nonché l’ennesimo paravento dietro il quale cantano stonando quei poteri marci e decadenti che qualcuno si ostina a definire forti, mentre si tratta soltanto di cerchie di vili e di corrotti preoccupate della propria misera sopravvivenza, per le quali anche dieci anni di resistenza possono equivalere ad un’intera esistenza. L’Italia è stata consegnata da tutti costoro ad un tribunale fallimentare di professori investito del compito di liquidare il patrimonio, chiudere i battenti di imprese strategiche e gioielli industriali d’avanguardia, svendere la polpa ai creditori internazionali, lasciando le ossa in bocca ai connazionali. Ormai nessuno dovrebbe avere più dubbi sul tema o sul dramma in corso, il Premier Monti, cattedratico e macellaio, finora questo ha fatto, ha preparato il controfiletto con la carne nazionale per i mercati voraci e i prepotenti mondiali veraci. La giunta di salvezza pubblica, calata dall’alto di un Colle decollato di ogni pudore, tra il capo e il collo di tutti noi, ci ha sobriamente infilato il coltello in gola facendo scorrere molto sangue e garantendoci immani sofferenze prima della morte. Basta dare uno sguardo agli ultimi rilevamenti Istat: il Pil in discesa libera (si parla di un -1,4% entro l’anno), gli investimenti impantanati, il deterioramento delle infrastrutture e dei servizi, i consumi delle famiglie a picco tanto che se un tempo si chiedevano mutui per comprare la casa adesso bisogna rivolgersi alle banche, che comunque non ci sentono, per non perderla tra Imu, bollette ed altri tartassamenti vari. In cambio di tutti questi sacrifici inutili e mortali abbiamo ottenuto quella credibilità che tanto veniva invocata allorché al governo c’era il satiro nano con il coso sempre in mano. Credibili e mazziati, verrebbe da dire, grazie ad un Presidente del Consiglio membro della commissione Trilaterale che ci garantisce centralità globale, almeno nel senso di essere diventati un bersaglio internazionale, ma tra una distesa di bare. In realtà, che questa emergenza fosse seria ma non così esasperata ce lo dimostrano quegli atti dell’esecutivo orientati ad intervenire in questioni tutt’altro che urgenti come la Rai, i vertici di alcune authorities, le nomine di commissari in organismi inessenziali, la riforma elettorale. Il mondo intorno crolla ed il Gabinetto degli illuminati pensa ad occupare ed amministrare le macerie fumanti. Da ultimo, circondati da queste devastazioni i partiti si concentrano sui sistemi di voto per riprendere al più presto in mano il timone di una nave che loro hanno mandato alla deriva e che adesso vorrebbero persino far ribaltare. Si disputa sul semi-presidenzialismo alla francese e il doppio turno alla pirlese con il Pd che nega il primo, proposto da Berlusconi, perché non ci sarebbero i tempi per un cambiamento della Costituzione ed Alfano che si oppone al secondo perché avvantaggerebbe solo Bersani e soci. Le solite discussioni tra furfanti che puntano a sottrarsi il bottino a vicenda. Eppure c’è stato un sovvertimento costituzionale che il Parlamento ha approvato quasi all’unanimità concretando un golpe silente ai danni dell’autonomia decisionale del Paese. Nessun paladino dell’intoccabile Costituzione si è alzato a difendere la stessa allorché con la Legge 1/2012 la nostra sovranità contabile è stata consegnata all’UE contro gli interessi dello Stato. Tale norma ha introdotto nella carta fondamentale il principio del pareggio di bilancio abdicando alla governance economica che viene trasferita a Bruxelles. Con questi atti di suicidio assistito da terzi forse un giorno riusciremo a rientrare dal debito pubblico uscendo definitivamente dalla Storia. Sono stati tutti d’accordo ad autorizzare questo esautoramento del popolo italiano in nome di un’artificiosa appartenenza ad una più vasta comunità continentale. Dove guardavano, mentre era in corso questa rapina costituzionale tutti quegli strenui difensori della Carta, i quali per anni ci hanno fracassato i timpani e ben altro con l’inviolabilità della stessa? Dov’erano i costituzionalisti integerrimi, i politologi mascherati da tali ed i loro associati fraterni della stampa, soprattutto di sinistra (da Zagrebelsky, a Sartori, a Pasquino, a Scalfari ed altri finti scienziati) nel momento in cui il “golpe legale” diventava arbitraria condanna alla pena capitale del futuro dello stivale? Coi feticci si difendono i pretesti nel mare magnum delle menzogne e dei tradimenti. Ne abbiamo avuto la prova ora che siamo con l’acqua alla gola. di Gianni Petrosillo