21 giugno 2012
Governo mondiale? La SPECTRE del nostro tempo
Dovrebbe preoccuparci la sollecitudine con cui gli USA quasi ci comandano di salvare la Grecia, ben sapendo che questa nazione si preoccupa dei suoi interessi prima di tutto, e una crisi economica, finanziaria e monetaria europea potrebbe colpire il notevole interscambio commerciale tra le due sponde dell’Atlantico.
Una simile preoccupazione riguarda il governo cinese, che per sostenere gli indebitatissimi USA e i loro acquisti di merci cinesi, compra a tutto spiano buoni del tesoro americani.
Oggi nel mondo l’economia domina su tutto il resto, essa è profondamente globalizzata, al punto di esigere una specie di governo mondiale dell’economia. La politica è semplicemente subalterna a questo signoraggio delle banche e delle multinazionali, non può e non vuole incidere sul sistema economico generato dalla globalizzazione e dovrebbe essere chiaro che l’economia decide e la politica ratifica queste decisioni. Se ciò è vero la sovranità nazionale e la democrazia diventano scatole vuote e la vita materiale dei cittadini è in grave precarietà e pericolo, poiché questa globalizzazione ha già i suoi vincitori e i suoi vinti.
Infatti, solo le entità che possiedono sistemi di sfruttamento di centinaia di milioni di operai a basso costo, chi possiede multinazionali, chi domina il sistema finanziario (compreso il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale), chi controlla le materie prime attraverso un sistema militare con 900 basi nel mondo e con la complicità della Nato, hanno vinto la globalizzazione e hanno interesse a mantenerla, mentre le altre entità sono destinate al declino e a vedere un sostanziale peggioramento delle proprie condizioni di vita.
Naturalmente questo equilibrio genererà e già genera l’acquisizione da parte dei vincitori dei pezzi pregiati residui dei paesi in declino, compresi porti e infrastrutture funzionali alla strategia globale.
Secondo me è profondamente ottuso chi non vuole riconoscere questo stato dei fatti lasciandosi ingannare dall’uomo della finanza globale (Mario Monti) su una fantomatica “CRESCITA” da cui il nostro sistema-paese è già escluso.
Vi è un aspetto della globalizzazione che DIMOSTRA, senza ombra di dubbio, come funziona il sistema: nel campo della ricerca scientifica, della progettazione di nuovi materiali, delle energie rinnovabili, assistiamo già da tempo ad una fuga di cervelli, verso quei paesi che hanno strutture di ricerca e grossi finanziamenti collegati a multinazionali capaci di trasformare in nuovi prodotti il lavoro di questi cervelli.
Ebbene l’Italia non possiede nulla di tutto questo, addirittura i finanziamenti statali alla ricerca sono stati ridotti, i nostri cervelli vanno per lo più in America (in soccorso dei vincitori) e il nostro DECLINO è segnato.
Altro che crescita e ripartenza!
Chi sostiene che la globalizzazione è valida per noi italiani ci deve elencare quali vantaggi ne stiamo ricavando.
E’ un vantaggio essere stati nel 2008 destabilizzati da sporche speculazioni americane dei subprime, dei titoli tossici spacciati al nostro sistema bancario, a enti locali (derivati), ai cittadini? Non sono forse queste speculazioni all’origine di parte della nostra crisi?
Non è l’appartenenza alla Nato e in genere la nostra subordinazione agli USA a costringerci a enormi spese militari, a interventi armati anticostituzionali, fino all’acquisto di più di cento cacciabombardieri “made in USA”?
Quali vantaggi ricaviamo d queste politiche?
Avremmo un enorme vantaggio ad usare questo denaro per diminuire il nostro immane debito pubblico, che è la voce principale della nostra crisi, poiché destina agli interessi passivi ciò che potrebbe essere investito nella nostra economia.
Il capitalismo, il liberismo, le speculazioni finanziarie, i guerrafondai nostri cari alleati, il FMI la WTO, hanno determinato una crisi sistemica in cui molti paesi, tra cui l’Italia, sono senza futuro e le cose possono solo peggiorare se non capiamo che l’unica via d’uscita è uscire dal sistema, a cominciare dall’Euro, dalla WTO, dalle alleanze militari e dalle relative spese, e trattare la sospensione degli interessi alle banche (francesi, tedesche, italiane) che detengono la maggior parte del nostro debito.
Ricordo per inciso che le banche di mezzo mondo, pur identificate come responsabili di truffe e speculazioni, invece di essere fatte fallire sono state rifinanziate con soldi pubblici che peraltro non prestano a imprese e cittadini.
Mi piacerebbe che si parlasse di futuro in termini di scelte e di strategie capaci di portare il nostro paese per prima cosa verso l’autosufficienza energetica e quella agricola, in cui dipendiamo dall’estero rispettivamente dell’80% e del 60%.
Una rivoluzione tecnologica capace di diffondere l’energia solare su ogni tetto di struttura produttiva (dalle stalle ai capannoni industriali, fino alle case), uscendo dalla schiavitù del petrolio, portando questa rivoluzione nel campo dell’autotrazione, con sistemi elettrici combinati all’idrogeno.
Ci sarebbe da fare per molti, dai ricercatori alle imprese, agli operai, agli installatori, ma solo proteggendo questi settori dalla penetrazione di prodotti stranieri.
Ho l’impressione che oggi coloro che parlano genericamente di ripresa e crescita parlino del NULLA ASSOLUTO, guidino la nostra Italia verso la rassegnazione e il declino e portino alla vittoria il Governo mondiale, la Trilateral, il gruppo Bilderberg, il FMI, la NATO, le grandi BANCHE.
La SPECTRE per l’appunto.
di Paolo De Gregorio
20 giugno 2012
Giannuli: a casa Monti e il suo governo di tecnici cialtroni
Monti? No, grazie. L’economista Aldo Giannuli boccia senza appello il governo dei tecnocrati: «Rare volte, in politica, è stato possibile assistere ad un fallimento più pieno, palese e veloce di quello che sta accadendo al governo Monti». Doveva essere il governo dei tecnici puri, insensibili alle ragioni politiche e si è dimostrato «un governo di destra». Non solo in economia, anche in materie come la giustizia o i diritti civili. Doveva essere un governo dei “competenti”, la crema dell’intellighenzia manageriale, amministrativa, diplomatica, e «si sta dimostrando un governo di cialtroni incompetenti senza pari: pensate alla figuraccia della Fornero sugli esodati che, per di più, anziché prendere il primo aereo per il Tibet, dove ritirarsi in solitaria meditazione cercando di farsi dimenticare, si scaglia contro i dirigenti dell’Inps meditando di cacciarli perché hanno osato smentirla dati alla mano».
Soprattutto: l’esecutivo Monti, imposto da Napolitano e sostenuto da Pd e Pdl, doveva essere il governo del risanamento dell’economia. Risultato: «Lo Aldo Giannulispread è risalito poco sotto i 500 punti, la fracassata di tasse ha messo a terra famiglie e aziende inasprendo la recessione e, come beffa finale, l’aumento di 1 punto dell’Iva ha causato un introito complessivo di tasse inferiore di tre punti all’anno prossimo. Verrebbe da dire a Monti: ma dove hai studiato economia?». Vero, non è tutta colpa sua, aggiunge Giannuli, «ma lui ci mette del suo per peggiorare le cose, facendo l’esatto opposto di quanto andrebbe fatto». Zero in condotta: «Come tecnico è solo una mezza cartuccia, ma come politico è una vera bestia». Insieme a Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda, l’Italia resta il principale bersaglio della speculazione finanziaria: questo «avrebbe dovuto indurre il governo italiano a cercare una linea comune con questi paesi per pesare rispetto all’Europa», dialogando con gli Stati «a prescindere dai governi», senza consentire alla Germania di parlare di “elemosine”, ma offrendo «contropartite politiche ed economiche precise».
La Merkel? «Sappiamo che è una mediocrità collocata in un posto molto al di sopra delle sue capacità e della sua intelligenza, esattamente come accadeva a quel playboy da strapazzo di Sarkozy, ma qualche ragione ce l’ha pure lei, povera donna: fra poco più di sei mesi deve affrontare elezioni difficilissime», e i tedeschi non vogliono sentir parlare di aiuti agli europei del “Club Med”. «Dunque, prima ancora che alla Merkel – la cui limitata velocità di comprensione è nota – occorre parlare ai tedeschi», insiste Giannuli. Tedeschi, ai quali occorre spiegare che, sin qui, l’euro ha molto avvantaggiato le loro esportazioni: non si tratta di pietire “aiuti”, ma di impostare progetti e convenienze comuni, allargando l’area della manifattura tedesca verso produzioni complementari. E attenzione: il debito reale della Germania non è il celebrato 83% del Pil, ma il 105%: Berlino scoprirebbe di non essere lontana da Roma, se smettesse di “dimenticare” la Mario MontiCassa Depositi e Prestiti, «senza la quale anche noi saremmo sotto il 100%».
E se anche l’euro dovesse saltare, continua Giannuli, sarebbe conveniente anche per la Germania mantenere una politica di cooperazione europea per non essere spazzata via dalla crisi della globalizzazione: «Se l’euro andasse a carte quarantotto, gli altri si spezzerebbero le ossa, ma anche i tedeschi non se la caverebbero mica con tre graffi: il conto sarebbe salatissimo anche per loro». La prima azione congiunta su cui puntare? «La messa in comune di parte del debito», con garanzie per tutti. Monti, aggiunge Giannuli, dovrebbe sapere che, quando va ad un summit europeo, «se si presenta con il cappello in mano facendo la figura dello straccione non è che disponga bene gli altri», specie se poi non fa che obbedire all’euro-diktat sul rigore, senza un’idea su come sostenere davvero l’economia. «Come si fa ad affidarsi ad uno come Monti che ha la vis comunicativa e la simpatia umana di un merluzzo surgelato?».
Insomma, tempo scaduto: «Direi che ormai il fallimento dell’esperimento dei “tecnici” non potrebbe essere più completo e che è il momento di trarne le dovute conseguenze». Quali? Votare ad ottobre. «Mi direte: “Ma non è il momento, siamo in piena bufera finanziaria”. Verissimo – ammette Giannuli – ma cosa vi fa pensare che in marzo saremo in piena bonaccia?». Secondo l’economista, «qui rischiamo una campagna elettorale di otto mesi, con un governo di nessuna rappresentatività e credibilità, per poi andare comunque a votare (con il conseguente inevitabile vuoto di potere) in marzo, quando magari ci sarà una tempesta ancora peggiore. Non vi sembra il caso di darci un taglio?»
di Giorgio Cattaneo
18 giugno 2012
Iniziate a pregare
Ancora pochi giorni di attesa per conoscere il verdetto degli ellenici, euro si o euro no, che per noi significherà euro salvezza o euro disastro. A quel punto infatti se la Grecia esigerà per pretesa politica di voler abbandonare la moneta unica, accollandosi tutti i rischi che questo comporterà per la propria economia, si produrrà un pericoloso precedente, a cui nel breve futuro altri paesi vorranno fare riferimento. La maggior parte degli italiani, complice forse i campionati di calcio europei e gli scandali del campionato italiano, non ha minimamente idea dei rischi che potrebbe vivere se le autorità sovranazionali (BCE, FMI ed Eurogruppo) non si inventeranno velocemente una exit strategy credibile. Perchè è di questo che il mondo si interroga: l'immobilismo politico europeo, quasi a voler aspettare di vedere il crash per poi intervenire all'ultimo minuto. Questo inizio settimana si è parlato di un Big Plan per salvare l'Europa: Draghi & Company ci stanno lavorando. Dovremmo essere ottimisti per una volta tanto, tuttavia siamo arrivati a questo punto perchè sino ad oggi di decisioni forti e autoritarie non se ne sono mai viste.
Solo nella giornata di ieri ho ricevuto qualche centinaia di email di risparmiatori in preda ad una crisi di nervi dopo quanto è stato fatto trapelare sulle misure di possibile contenimento post elezioni greche: si va dal contigentamento dei conti correnti (come in Argentina nel 2001) sino al bando del trattato di Shenghen. Nonostante questo, ci sono ancora italiani che alle 18:30 corrono a casa per non perdersi l'Olanda che gioca con la Germania agli Europei. Mi viene da sorridere in questo momento perchè se la situazione sfuggisse di mano vedremo (forse) la finale di una competizione sportiva per l'assegnazione di un titolo europeo quando di Europa potrebbe veramente rimanere poca cosa (e questo nel giro di qualche settimana). Affannarsi adesso a cercare di aprire il conto in Svizzera o di investire sull'oro in pochi giorni non ha proprio senso: pensate che proprio il metallo giallo si sta muovendo in controtendenza con la percezione del rischio, in quanto si teme che possa essere espropriato o congelato quello detenuto dai privati per investimenti personali.
Come dice il titolo, iniziate a pregare. Pregate che i greci non siano così scellerati da segare le gambe della sedia in cui sono adesso seduti, pregate che i mercati azionari ai valori attuali stiano già scontando il worst case scenario, pregate che la Merkel rinsavisca nel sonno delle prossime notti, pregate che Draghi dimostri di essere a tutto il mondo veramente Super Mario, pregate che le banche italiane in caso di addio ellenico all'euro non siano commissariate, pregate che le autorità di controllo e vigilanza dei mercati impongano la chiusura delle negoziazioni per ragioni di sicurezza nazionale (come fecero gli USA con l'attacco del 9/11), pregate che il FMI presti a dismisura quello che serva per sostenere paesi deboli come Spagna e Italia, pregate che la Cina si faccia avanti per sorreggere le quotazioni dei titoli di stato europei, pregate che qualcuno non si inventi un prelievo straordinario sui depositi a vista per drenare risorse finanziarie da devolvere al sistema bancario europeo, infine pregate che la vostra vita non finisca come quella di J.J. Braddock come raccontata nella prima parte del film Cinderella Man.
Si parla tanto della fine del mondo nel 2012 causa simbiosi con il calendario maya, non so se ci sarà a fine anno la fine del genere umano, di certo se il clima in Europa non muta velocemente rischiamo di vedere la fine dell'Europa e dell'Euro. Cerchiamo di essere pragmatici: nessuno auspica la fine della moneta unica, non conviene a nessuno e pochissimi avrebbero da guadagnarci in misura sostanziale. Questo è l'unico dato di fatto a cui ci possiamo aggrappare come fosse un maniglione antipanico. Tuttavia dobbiamo anche notare come nessuno si stia autorevolmente impegnando per uscire da questa situazione paradossale di limbo finanziario in cui siamo catapultati. Forse nessuno si impegna a cercare una soluzione definitiva, perchè purtroppo non esiste la exit strategy o la medicina amara da prendere. Ci sono solo dei calmanti come gli stability bond o del cortisone come la politica di austerity. Sarà proprio per questo che dobbiamo effettivamente pregare.
di Eugenio Benetazzo
Iscriviti a:
Commenti (Atom)
21 giugno 2012
Governo mondiale? La SPECTRE del nostro tempo
Dovrebbe preoccuparci la sollecitudine con cui gli USA quasi ci comandano di salvare la Grecia, ben sapendo che questa nazione si preoccupa dei suoi interessi prima di tutto, e una crisi economica, finanziaria e monetaria europea potrebbe colpire il notevole interscambio commerciale tra le due sponde dell’Atlantico.
Una simile preoccupazione riguarda il governo cinese, che per sostenere gli indebitatissimi USA e i loro acquisti di merci cinesi, compra a tutto spiano buoni del tesoro americani.
Oggi nel mondo l’economia domina su tutto il resto, essa è profondamente globalizzata, al punto di esigere una specie di governo mondiale dell’economia. La politica è semplicemente subalterna a questo signoraggio delle banche e delle multinazionali, non può e non vuole incidere sul sistema economico generato dalla globalizzazione e dovrebbe essere chiaro che l’economia decide e la politica ratifica queste decisioni. Se ciò è vero la sovranità nazionale e la democrazia diventano scatole vuote e la vita materiale dei cittadini è in grave precarietà e pericolo, poiché questa globalizzazione ha già i suoi vincitori e i suoi vinti.
Infatti, solo le entità che possiedono sistemi di sfruttamento di centinaia di milioni di operai a basso costo, chi possiede multinazionali, chi domina il sistema finanziario (compreso il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale), chi controlla le materie prime attraverso un sistema militare con 900 basi nel mondo e con la complicità della Nato, hanno vinto la globalizzazione e hanno interesse a mantenerla, mentre le altre entità sono destinate al declino e a vedere un sostanziale peggioramento delle proprie condizioni di vita.
Naturalmente questo equilibrio genererà e già genera l’acquisizione da parte dei vincitori dei pezzi pregiati residui dei paesi in declino, compresi porti e infrastrutture funzionali alla strategia globale.
Secondo me è profondamente ottuso chi non vuole riconoscere questo stato dei fatti lasciandosi ingannare dall’uomo della finanza globale (Mario Monti) su una fantomatica “CRESCITA” da cui il nostro sistema-paese è già escluso.
Vi è un aspetto della globalizzazione che DIMOSTRA, senza ombra di dubbio, come funziona il sistema: nel campo della ricerca scientifica, della progettazione di nuovi materiali, delle energie rinnovabili, assistiamo già da tempo ad una fuga di cervelli, verso quei paesi che hanno strutture di ricerca e grossi finanziamenti collegati a multinazionali capaci di trasformare in nuovi prodotti il lavoro di questi cervelli.
Ebbene l’Italia non possiede nulla di tutto questo, addirittura i finanziamenti statali alla ricerca sono stati ridotti, i nostri cervelli vanno per lo più in America (in soccorso dei vincitori) e il nostro DECLINO è segnato.
Altro che crescita e ripartenza!
Chi sostiene che la globalizzazione è valida per noi italiani ci deve elencare quali vantaggi ne stiamo ricavando.
E’ un vantaggio essere stati nel 2008 destabilizzati da sporche speculazioni americane dei subprime, dei titoli tossici spacciati al nostro sistema bancario, a enti locali (derivati), ai cittadini? Non sono forse queste speculazioni all’origine di parte della nostra crisi?
Non è l’appartenenza alla Nato e in genere la nostra subordinazione agli USA a costringerci a enormi spese militari, a interventi armati anticostituzionali, fino all’acquisto di più di cento cacciabombardieri “made in USA”?
Quali vantaggi ricaviamo d queste politiche?
Avremmo un enorme vantaggio ad usare questo denaro per diminuire il nostro immane debito pubblico, che è la voce principale della nostra crisi, poiché destina agli interessi passivi ciò che potrebbe essere investito nella nostra economia.
Il capitalismo, il liberismo, le speculazioni finanziarie, i guerrafondai nostri cari alleati, il FMI la WTO, hanno determinato una crisi sistemica in cui molti paesi, tra cui l’Italia, sono senza futuro e le cose possono solo peggiorare se non capiamo che l’unica via d’uscita è uscire dal sistema, a cominciare dall’Euro, dalla WTO, dalle alleanze militari e dalle relative spese, e trattare la sospensione degli interessi alle banche (francesi, tedesche, italiane) che detengono la maggior parte del nostro debito.
Ricordo per inciso che le banche di mezzo mondo, pur identificate come responsabili di truffe e speculazioni, invece di essere fatte fallire sono state rifinanziate con soldi pubblici che peraltro non prestano a imprese e cittadini.
Mi piacerebbe che si parlasse di futuro in termini di scelte e di strategie capaci di portare il nostro paese per prima cosa verso l’autosufficienza energetica e quella agricola, in cui dipendiamo dall’estero rispettivamente dell’80% e del 60%.
Una rivoluzione tecnologica capace di diffondere l’energia solare su ogni tetto di struttura produttiva (dalle stalle ai capannoni industriali, fino alle case), uscendo dalla schiavitù del petrolio, portando questa rivoluzione nel campo dell’autotrazione, con sistemi elettrici combinati all’idrogeno.
Ci sarebbe da fare per molti, dai ricercatori alle imprese, agli operai, agli installatori, ma solo proteggendo questi settori dalla penetrazione di prodotti stranieri.
Ho l’impressione che oggi coloro che parlano genericamente di ripresa e crescita parlino del NULLA ASSOLUTO, guidino la nostra Italia verso la rassegnazione e il declino e portino alla vittoria il Governo mondiale, la Trilateral, il gruppo Bilderberg, il FMI, la NATO, le grandi BANCHE.
La SPECTRE per l’appunto.
di Paolo De Gregorio
20 giugno 2012
Giannuli: a casa Monti e il suo governo di tecnici cialtroni
Monti? No, grazie. L’economista Aldo Giannuli boccia senza appello il governo dei tecnocrati: «Rare volte, in politica, è stato possibile assistere ad un fallimento più pieno, palese e veloce di quello che sta accadendo al governo Monti». Doveva essere il governo dei tecnici puri, insensibili alle ragioni politiche e si è dimostrato «un governo di destra». Non solo in economia, anche in materie come la giustizia o i diritti civili. Doveva essere un governo dei “competenti”, la crema dell’intellighenzia manageriale, amministrativa, diplomatica, e «si sta dimostrando un governo di cialtroni incompetenti senza pari: pensate alla figuraccia della Fornero sugli esodati che, per di più, anziché prendere il primo aereo per il Tibet, dove ritirarsi in solitaria meditazione cercando di farsi dimenticare, si scaglia contro i dirigenti dell’Inps meditando di cacciarli perché hanno osato smentirla dati alla mano».
Soprattutto: l’esecutivo Monti, imposto da Napolitano e sostenuto da Pd e Pdl, doveva essere il governo del risanamento dell’economia. Risultato: «Lo Aldo Giannulispread è risalito poco sotto i 500 punti, la fracassata di tasse ha messo a terra famiglie e aziende inasprendo la recessione e, come beffa finale, l’aumento di 1 punto dell’Iva ha causato un introito complessivo di tasse inferiore di tre punti all’anno prossimo. Verrebbe da dire a Monti: ma dove hai studiato economia?». Vero, non è tutta colpa sua, aggiunge Giannuli, «ma lui ci mette del suo per peggiorare le cose, facendo l’esatto opposto di quanto andrebbe fatto». Zero in condotta: «Come tecnico è solo una mezza cartuccia, ma come politico è una vera bestia». Insieme a Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda, l’Italia resta il principale bersaglio della speculazione finanziaria: questo «avrebbe dovuto indurre il governo italiano a cercare una linea comune con questi paesi per pesare rispetto all’Europa», dialogando con gli Stati «a prescindere dai governi», senza consentire alla Germania di parlare di “elemosine”, ma offrendo «contropartite politiche ed economiche precise».
La Merkel? «Sappiamo che è una mediocrità collocata in un posto molto al di sopra delle sue capacità e della sua intelligenza, esattamente come accadeva a quel playboy da strapazzo di Sarkozy, ma qualche ragione ce l’ha pure lei, povera donna: fra poco più di sei mesi deve affrontare elezioni difficilissime», e i tedeschi non vogliono sentir parlare di aiuti agli europei del “Club Med”. «Dunque, prima ancora che alla Merkel – la cui limitata velocità di comprensione è nota – occorre parlare ai tedeschi», insiste Giannuli. Tedeschi, ai quali occorre spiegare che, sin qui, l’euro ha molto avvantaggiato le loro esportazioni: non si tratta di pietire “aiuti”, ma di impostare progetti e convenienze comuni, allargando l’area della manifattura tedesca verso produzioni complementari. E attenzione: il debito reale della Germania non è il celebrato 83% del Pil, ma il 105%: Berlino scoprirebbe di non essere lontana da Roma, se smettesse di “dimenticare” la Mario MontiCassa Depositi e Prestiti, «senza la quale anche noi saremmo sotto il 100%».
E se anche l’euro dovesse saltare, continua Giannuli, sarebbe conveniente anche per la Germania mantenere una politica di cooperazione europea per non essere spazzata via dalla crisi della globalizzazione: «Se l’euro andasse a carte quarantotto, gli altri si spezzerebbero le ossa, ma anche i tedeschi non se la caverebbero mica con tre graffi: il conto sarebbe salatissimo anche per loro». La prima azione congiunta su cui puntare? «La messa in comune di parte del debito», con garanzie per tutti. Monti, aggiunge Giannuli, dovrebbe sapere che, quando va ad un summit europeo, «se si presenta con il cappello in mano facendo la figura dello straccione non è che disponga bene gli altri», specie se poi non fa che obbedire all’euro-diktat sul rigore, senza un’idea su come sostenere davvero l’economia. «Come si fa ad affidarsi ad uno come Monti che ha la vis comunicativa e la simpatia umana di un merluzzo surgelato?».
Insomma, tempo scaduto: «Direi che ormai il fallimento dell’esperimento dei “tecnici” non potrebbe essere più completo e che è il momento di trarne le dovute conseguenze». Quali? Votare ad ottobre. «Mi direte: “Ma non è il momento, siamo in piena bufera finanziaria”. Verissimo – ammette Giannuli – ma cosa vi fa pensare che in marzo saremo in piena bonaccia?». Secondo l’economista, «qui rischiamo una campagna elettorale di otto mesi, con un governo di nessuna rappresentatività e credibilità, per poi andare comunque a votare (con il conseguente inevitabile vuoto di potere) in marzo, quando magari ci sarà una tempesta ancora peggiore. Non vi sembra il caso di darci un taglio?»
di Giorgio Cattaneo
18 giugno 2012
Iniziate a pregare
Ancora pochi giorni di attesa per conoscere il verdetto degli ellenici, euro si o euro no, che per noi significherà euro salvezza o euro disastro. A quel punto infatti se la Grecia esigerà per pretesa politica di voler abbandonare la moneta unica, accollandosi tutti i rischi che questo comporterà per la propria economia, si produrrà un pericoloso precedente, a cui nel breve futuro altri paesi vorranno fare riferimento. La maggior parte degli italiani, complice forse i campionati di calcio europei e gli scandali del campionato italiano, non ha minimamente idea dei rischi che potrebbe vivere se le autorità sovranazionali (BCE, FMI ed Eurogruppo) non si inventeranno velocemente una exit strategy credibile. Perchè è di questo che il mondo si interroga: l'immobilismo politico europeo, quasi a voler aspettare di vedere il crash per poi intervenire all'ultimo minuto. Questo inizio settimana si è parlato di un Big Plan per salvare l'Europa: Draghi & Company ci stanno lavorando. Dovremmo essere ottimisti per una volta tanto, tuttavia siamo arrivati a questo punto perchè sino ad oggi di decisioni forti e autoritarie non se ne sono mai viste.
Solo nella giornata di ieri ho ricevuto qualche centinaia di email di risparmiatori in preda ad una crisi di nervi dopo quanto è stato fatto trapelare sulle misure di possibile contenimento post elezioni greche: si va dal contigentamento dei conti correnti (come in Argentina nel 2001) sino al bando del trattato di Shenghen. Nonostante questo, ci sono ancora italiani che alle 18:30 corrono a casa per non perdersi l'Olanda che gioca con la Germania agli Europei. Mi viene da sorridere in questo momento perchè se la situazione sfuggisse di mano vedremo (forse) la finale di una competizione sportiva per l'assegnazione di un titolo europeo quando di Europa potrebbe veramente rimanere poca cosa (e questo nel giro di qualche settimana). Affannarsi adesso a cercare di aprire il conto in Svizzera o di investire sull'oro in pochi giorni non ha proprio senso: pensate che proprio il metallo giallo si sta muovendo in controtendenza con la percezione del rischio, in quanto si teme che possa essere espropriato o congelato quello detenuto dai privati per investimenti personali.
Come dice il titolo, iniziate a pregare. Pregate che i greci non siano così scellerati da segare le gambe della sedia in cui sono adesso seduti, pregate che i mercati azionari ai valori attuali stiano già scontando il worst case scenario, pregate che la Merkel rinsavisca nel sonno delle prossime notti, pregate che Draghi dimostri di essere a tutto il mondo veramente Super Mario, pregate che le banche italiane in caso di addio ellenico all'euro non siano commissariate, pregate che le autorità di controllo e vigilanza dei mercati impongano la chiusura delle negoziazioni per ragioni di sicurezza nazionale (come fecero gli USA con l'attacco del 9/11), pregate che il FMI presti a dismisura quello che serva per sostenere paesi deboli come Spagna e Italia, pregate che la Cina si faccia avanti per sorreggere le quotazioni dei titoli di stato europei, pregate che qualcuno non si inventi un prelievo straordinario sui depositi a vista per drenare risorse finanziarie da devolvere al sistema bancario europeo, infine pregate che la vostra vita non finisca come quella di J.J. Braddock come raccontata nella prima parte del film Cinderella Man.
Si parla tanto della fine del mondo nel 2012 causa simbiosi con il calendario maya, non so se ci sarà a fine anno la fine del genere umano, di certo se il clima in Europa non muta velocemente rischiamo di vedere la fine dell'Europa e dell'Euro. Cerchiamo di essere pragmatici: nessuno auspica la fine della moneta unica, non conviene a nessuno e pochissimi avrebbero da guadagnarci in misura sostanziale. Questo è l'unico dato di fatto a cui ci possiamo aggrappare come fosse un maniglione antipanico. Tuttavia dobbiamo anche notare come nessuno si stia autorevolmente impegnando per uscire da questa situazione paradossale di limbo finanziario in cui siamo catapultati. Forse nessuno si impegna a cercare una soluzione definitiva, perchè purtroppo non esiste la exit strategy o la medicina amara da prendere. Ci sono solo dei calmanti come gli stability bond o del cortisone come la politica di austerity. Sarà proprio per questo che dobbiamo effettivamente pregare.
di Eugenio Benetazzo
Iscriviti a:
Commenti (Atom)