25 gennaio 2013

L'IMU era per Monte dei Paschi di Siena

Riassumendo MontePaschi a dicembre scorso ha ricevuto 23 miliardi dalla BCE con l'LTRO all'1%, con cui ha comprato BTP che in media le pagano un 5% e su cui guadagna quindi un miliardo circa come differenziale di interesse. Nonostante questo regalo ora riceve dallo stato altri 3.9 miliardi, ma su questi pagherà un 10% circa, quindi 10 volte di più di quello che potrebbe pagare se emettesse debito a breve che oggi per le banche italiane è sotto 1%. Mps: Viola, 'cedola annua Monti bond al 9%, +0,5% ogni due anni' (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 23 gen - "La banca sui Monti bond paga un interesse annuo del 9% che si incrementa dello 0,5% ogni due anni". Lo ha detto l'amministratore delegato di Banca Mps, Fabrizio Viola, intervistato da Sky Tg24, spiegando che "la banca e' impegnata al rimborso fino all'ultimo euro di questo prestito su un orizzonte temporale a medio termine. Per lo Stato si tratta di un investimento finanziario e non di una spesa, un investimento finanziario che ha un buon rendimento, superiore a quello che e' il costo medio che lo Stato paga per il suo debito pubblico". (1) non è un errore di stampa o di agenzia... se pagano un 9-10% su 3.9 miliardi di Monti Bond come razzo fanno a chiudere un bilancio non in perdita nei prossimi anni ? Ovvio che vanno sotto e infatti "si ragiona su un aumento di capitale da 1 miliardo (2) , che finirà per ridurre definitivamente al ruolo di comprimario la Fondazione Mps, oggi ancora azionista di riferimento con il 36 per cento. Viola ha anche chiarito l'utilizzo dei cosiddetti Monti-bond: "Sono delle obbligazioni emesse dalla banca - ha spiegato - e sottoscritte dallo Stato, che per le loro caratteristiche sono equiparati al capitale...". Sicuro, non esiste oggi un solo bonds nemmeno nell'Africa nera che paghi un 9%, questo è un altro aumento di capitale mascherato che però costerà così caro da necessitare un aumento di capitale a scapito degli azionisti A proposito Monti questi 3.9 miliardi da dare a MontePaschi li ha presi con l'IMU, in pratica. In TV Monti ha dichiarato che "l'IMU è necessaria ...perchè le case consumano risorse pubbliche" tipo illuminazione pubblica, asfaltare strade...cioè se tu ti compri una casa costi allo stato (anche se paghi già tasse per acqua, luce, gas, spazzatura...). Balle ovviamente, gli servivano alcuni miliardi per evitare di nazionalizzare MontePaschi. Ma gli italiani sono dei masochisti e tra un mese rimandano Monti al governo "Mps: Viola (Ad), Consob e Bankitalia non informate su derivati" (3) cioè hanno falsificato i conti per nasconderli alle autorità. Peccato che il magistrato Ingroia sia ora impegnato con le elezioni, se era ancora in magistratura poteva incriminare tutti al MPS a partire dall'avvocato calabrese Mussari (perchè dicono sempre che MPS è un istituzione "tutta senese" ? la comandava un calabrese che rispondeva al pugliese D'Alema e all'emiliano Bersani) Leggi anche il pezzo di Fabio Bolognini qui su MPS (4) che illustra le sfacciate balle raccontate per due anni dai suoi capi. di Giovanni Zibordi NOTE: 1) http://finanza-mercati.ilsole24ore.com/azioni/pagine/dettaglioazioninotiziepull/dettaglioazioninotiziepull.php?QUOTE=%21BMPS.MI&PNAC=nRC_23.01.2013_18.53_487 2) http://www.lorenzonipartners.com/index.php/138-l-europa-da-l-ok-ai-monti-bond-e-mette-sotto-esame-il-piano-mps 3) http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201301231937-ipp-rt10378-mps_viola_ad_consob_e_bankitalia_non_informate_su_derivati 4) http://www.linkerblog.biz/2013/01/23/monte-paschi-bugie-con-le-gambe-corte/

24 gennaio 2013

La vera evasione fiscale è... multinazionale

Non tutti in Italia sanno dell’esistenza di un numero telefonico anti-evasione, il 117. Eppure, recenti inchieste giornalistiche hanno rivelato che molti nostri connazionali lo conoscono e come, giacché lo compongono spesso. Contestualmente all’attuazione di una massiccia campagna governativa di lotta all’evasione fiscale, infatti, le chiamate effettuate a questo centralino gestito dalla Guardia di Finanza sono lievitate in modo esponenziale. Nel 2012 l’incremento, con quasi 24mila chiamate, è stato del 228%. La nuova psicosi degli italiani: la lotta all’evasione Ma che tipo di denunce passano attraverso questa sorta di “spy-line” tutta italiana? Per esempio questa: il vicino di casa che, pur con un lavoro a basso reddito, si crogiola in qualche lusso. Oppure quest’altra: il barista che non rilascia lo scontrino per l’acquisto di cornetto e latte macchiato. I media che riportano la notizia non hanno dubbi: l’aumento di segnalazioni al 117 racconta di un senso civico finalmente manifestatosi in seno allo storicamente negligente popolo italiano. Ecco la dimostrazione di quanto efficace sia stato instillare – attraverso sinistri spot televisivi e terroristiche dichiarazioni dei tecnocrati – il seme dell’odio anti-evasori. Evade più il barista o la multinazionale? Lo sdegno verso il barista e il vicino di casa, tuttavia, rappresenta il lato più meschino della lotta all’evasione. Del resto, il denaro contante, quello che passa per le mani del piccolo commerciante, è solo una parte infinitesimale rispetto a quello virtuale. È dunque logico pensare che le maggiori falle d’evasione si concentrino laddove circola quest’ultimo. Ovvero, nei paraggi delle industrie multinazionali. Esperte in trucchi contabili atti ad eludere gli ispettori fiscali dei vari Paesi in cui esse operano. Uno degli espedienti più usati a tal fine dalle multinazionali è quello di creare anzitutto una complicata rete di società affiliate, consociate e reti di vendita a livello internazionale. La seconda fase consiste poi nello spostamento dei costi nei Paesi dove la tassazione è maggiore – dunque imprese in rosso che in un determinato Paese non pagheranno tasse – portando invece gli utili in tutti quei Paesi dove il regime di tassazione è vicino, se non prossimo, allo zero. Se si pensa che il 60% del commercio mondiale passa ormai per questi monopolisti internazionali (dato dell’Osce, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico), si può immaginare il volume di evasione fiscale che le grandi aziende causano ai danni delle casse degli Stati. L’Osce e le misure contro i grandi evasori Mentre gli italiani si preoccupano della furbizia del barista o delle ricchezze sospette del vicino, altrove, finalmente, sembra che qualcuno si stia accorgendo del reale problema. Il quotidiano francese Le Figaro annuncia che la stessa Osce è intenzionata a promuovere iniziative tese a smantellare questa complessa rete anti-fisco messa a punto dalle lobby multinazionali. Il 15-16 febbraio prossimo, a Mosca, durante la riunione del G20, l’Organizzazione presenterà un piano che prevede la cooperazione di diversi Stati per trovare il modo di bloccare gli enormi meccanismi di elusione di questo tipo. E il governo italiano aiuta banche e multinazionali Un segnale positivo. O, se non altro, più rassicurante di quanto sta avvenendo in Italia, dove raffiche di imposte vengono gettate sui contribuenti e le grinfie di una mai così solerte Guardia di Finanza puntano i piccoli esercizi commerciali. La nascita del Redditometro, poi, fa già avvertire ai cittadini nuove gelide folate del fiato di Equitalia sul collo. Questa spietata operazione anti-evasori ordita dal governo Monti, tuttavia, è come una piccola rete che impiglia i pesci piccoli e lascia sfuggire gli squali della finanza. Basti pensare che la regolamentazione dell’elusione fiscale (tecnicamente chiamata anche “abuso di diritto“), introdotta dal governo nel Disegno di legge di delega fiscale, contiene alcune misure che in molti non hanno esitato a definire “un regalo a banche e multinazionali che evadono”. Oltre all’esistenza di una sorta di “condono” delle operazioni finanziarie sospette poste in essere finora, si esclude espressamente la rilevanza penale nei confronti di comportamenti ascrivibili in fattispecie abusive. L’articolo 6 del Ddl in sostanza introduce ai fini penali un discrimine tra i grandi contribuenti e tutti gli altri. La “mela morsicata” elude il Fisco La lista delle multinazionali, o delle grandi banche, che traggono beneficio da questa depenalizzazione nei confronti del loro truffaldino modus operandi è troppo lunga. Almeno un’azienda val la pena citarla però: la Apple, che, secondo gli esperti fiscali internazionali, nel 2011 ha pagato la miseria – si fa per dire – di 130milioni di dollari rispetto ai 13miliardi dichiarati. Forse, quei 24mila italiani delatori, prima di compilare il numero 117, se proprio avessero voluto individuare la sorgente prima e preminente dell’evasione, avrebbero dovuto rivolgere uno sguardo non ai tasti, ma alla mela morsicata che campeggia sul loro telefonino. di Federico Cenci

23 gennaio 2013

Se Berlusconi restasse senza platea

LA COSA sorprendente di questa campagna elettorale è che l'ex primo ministro, lo stesso che ha avuto a disposizione decenni di comunicazione televisiva e giornalistica, oggi torna a pretendere e ottenere un pulpito. E da esso conquisti anche larga audience. Accade poi che, grazie a quel pulpito, sembra guadagnare come decorazioni al merito, un'immagine nuova, diversa, svecchiata. Quella che doveva apparire come la più logora e stantia delle proposte politiche, d'improvviso sembra diventare, per un trucco mediatico, il nuovo che attrae. Lo si segue in televisione, si cliccano i video delle sue interviste, si resta lì, incollati allo schermo, ipnotizzati, invece di cambiare canale, per decenza. Ci dovrebbe essere un unanime "ancora lui, basta" e invece no. E ciò che tutti un anno fa credevamo sarebbe stata l'unica reazione possibile alla incredibile ricomparsa sulla scena politica di Silvio Berlusconi non si sta verificando. Una certa indignazione - naturalmente - talvolta una presa di distanza, ma non rifiuto, non rigetto. Quando Berlusconi va in tv sa esattamente cosa fare: la verità è l'ultimo dei suoi problemi, il giudizio sui suoi governi, il disastro economico, le leggi ad personam, i fatti - insomma - possono essere tranquillamente aggirati anche grazie all'inconsapevolezza dei suoi interlocutori. Il Cavaliere mette su sipari, sceneggiate, battutine. È smaliziato, non ha paura di dire fesserie, non ha paura di essere insultato, di cadere in luoghi comuni, di ripetere storielle false sulle quali è già stato smascherato. Occupa la scena. E c'è chi cade nel tranello: questo trucco da prim'attore, incredibilmente, ancora una volta crea una sorta di strana empatia, di immedesimazione. C'è chi dice: sarà anche un buffone, ma meglio lui dei sedicenti buoni. E allora sedie spolverate, segni delle manette, lavagnette in testa. Torna lui, lui che ci ha ridotti sul lastrico, lui che ha candidato chiunque, lui che ha detto tutto e il contrario di tutto ed è stato smentito mille volte. Eppure quei pulpiti diventano per lui nuove possibilità di partenza: chi vuole ostacolare questo processo già visto e già vissuto dovrebbe evitare di fare il suo gioco, di prestarsi al ruolo di spalla - come al teatro - dovrebbe impedirgli di montare e smontare sipari. Più Berlusconi va in tv, più dileggia chi gli sta di fronte, più piace. Perché sa disinnescare chi lo intervista. Non ha paura, anzi sembra divertito dalla paura degli altri. Sente l'odore del sangue dei suoi avversari e attacca. In una competizione in genere vince chi non ha nulla da perdere e lui, screditato sul piano nazionale, internazionale, politico e personale; con processi pendenti che riguardano le sue aziende e le sue abitudini privatissime; con l'impero economico che cola a picco, è l'unico vero soggetto che da questa situazione non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare. E se la sta giocando fino in fondo. Appunto, giocando. È divertito, esaltato. Berlusconi non può più essere considerato un interlocutore, chi lo fa gli dà la possibilità di mentire laddove i fatti lo hanno già condannato. Fatti politici, ancor prima che giudiziari. Più lo si fa parlare, più lo si aiuta, più si asseconda la sua pretesa alla presenza perenne, all'onnipresenza televisiva come fosse un diritto da garantire a un candidato, cosa che non è. E tutto come se prima di questo momento non avesse mai avuto la possibilità di farci conoscere le sue idee e i suoi programmi. Come se non avesse avuto modo di esprimersi, da primo ministro, sui temi che oggi sta affrontando spacciandosi da outsider, da nuovo che avanza, da nuovo che sgomita e lotta per riconquistare lo spazio che gli è dovuto. Ha avuto una maggioranza che gli avrebbe consentito di poter modificare le leve e cambiare tutto. E non lo ha fatto. Ha solo legittimato quel "liberi tutti" fatto di evasione e deresponsabilizzazione che ha reso il nostro paese un paese povero. Povero di infrastrutture, povero di risorse, povero di speranza e invivibile per la maggior parte degli italiani. Anche per chi Berlusconi lo ha votato, anche per chi in lui si è riconosciuto. E allora smettiamola di prenderlo sul serio, smettiamola di ridere alle sue battute per tremare poi all'idea che possa riconquistare terreno. Trattiamolo piuttosto per quello che è: un bambino di settantasei anni. Quando i bambini esagerano con le parolacce, con i capricci, i genitori li ignorano, fingono di non aver sentito. È l'unico modo perché il bambino perda il gusto della provocazione. La stessa cosa dovremmo fare con lui: farlo parlare, ma senza prestargli attenzione. Evitiamo i sorrisi alle sue battute stantie, perché non possa più ostentare sicurezza davanti ai suoi, perché non possa più spacciare la falsa tesi secondo cui i politici sono tutti uguali. Non sarò mai per la censura: Berlusconi ovviamente deve parlare in tv - certo dovrebbe farlo nelle regole sempre infrante della par condicio - come tutti i leader delle coalizioni. Siamo noi che dobbiamo smetterla di giocare con lui. Lasciamolo senza platea. di ROBERTO SAVIANO

25 gennaio 2013

L'IMU era per Monte dei Paschi di Siena

Riassumendo MontePaschi a dicembre scorso ha ricevuto 23 miliardi dalla BCE con l'LTRO all'1%, con cui ha comprato BTP che in media le pagano un 5% e su cui guadagna quindi un miliardo circa come differenziale di interesse. Nonostante questo regalo ora riceve dallo stato altri 3.9 miliardi, ma su questi pagherà un 10% circa, quindi 10 volte di più di quello che potrebbe pagare se emettesse debito a breve che oggi per le banche italiane è sotto 1%. Mps: Viola, 'cedola annua Monti bond al 9%, +0,5% ogni due anni' (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 23 gen - "La banca sui Monti bond paga un interesse annuo del 9% che si incrementa dello 0,5% ogni due anni". Lo ha detto l'amministratore delegato di Banca Mps, Fabrizio Viola, intervistato da Sky Tg24, spiegando che "la banca e' impegnata al rimborso fino all'ultimo euro di questo prestito su un orizzonte temporale a medio termine. Per lo Stato si tratta di un investimento finanziario e non di una spesa, un investimento finanziario che ha un buon rendimento, superiore a quello che e' il costo medio che lo Stato paga per il suo debito pubblico". (1) non è un errore di stampa o di agenzia... se pagano un 9-10% su 3.9 miliardi di Monti Bond come razzo fanno a chiudere un bilancio non in perdita nei prossimi anni ? Ovvio che vanno sotto e infatti "si ragiona su un aumento di capitale da 1 miliardo (2) , che finirà per ridurre definitivamente al ruolo di comprimario la Fondazione Mps, oggi ancora azionista di riferimento con il 36 per cento. Viola ha anche chiarito l'utilizzo dei cosiddetti Monti-bond: "Sono delle obbligazioni emesse dalla banca - ha spiegato - e sottoscritte dallo Stato, che per le loro caratteristiche sono equiparati al capitale...". Sicuro, non esiste oggi un solo bonds nemmeno nell'Africa nera che paghi un 9%, questo è un altro aumento di capitale mascherato che però costerà così caro da necessitare un aumento di capitale a scapito degli azionisti A proposito Monti questi 3.9 miliardi da dare a MontePaschi li ha presi con l'IMU, in pratica. In TV Monti ha dichiarato che "l'IMU è necessaria ...perchè le case consumano risorse pubbliche" tipo illuminazione pubblica, asfaltare strade...cioè se tu ti compri una casa costi allo stato (anche se paghi già tasse per acqua, luce, gas, spazzatura...). Balle ovviamente, gli servivano alcuni miliardi per evitare di nazionalizzare MontePaschi. Ma gli italiani sono dei masochisti e tra un mese rimandano Monti al governo "Mps: Viola (Ad), Consob e Bankitalia non informate su derivati" (3) cioè hanno falsificato i conti per nasconderli alle autorità. Peccato che il magistrato Ingroia sia ora impegnato con le elezioni, se era ancora in magistratura poteva incriminare tutti al MPS a partire dall'avvocato calabrese Mussari (perchè dicono sempre che MPS è un istituzione "tutta senese" ? la comandava un calabrese che rispondeva al pugliese D'Alema e all'emiliano Bersani) Leggi anche il pezzo di Fabio Bolognini qui su MPS (4) che illustra le sfacciate balle raccontate per due anni dai suoi capi. di Giovanni Zibordi NOTE: 1) http://finanza-mercati.ilsole24ore.com/azioni/pagine/dettaglioazioninotiziepull/dettaglioazioninotiziepull.php?QUOTE=%21BMPS.MI&PNAC=nRC_23.01.2013_18.53_487 2) http://www.lorenzonipartners.com/index.php/138-l-europa-da-l-ok-ai-monti-bond-e-mette-sotto-esame-il-piano-mps 3) http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201301231937-ipp-rt10378-mps_viola_ad_consob_e_bankitalia_non_informate_su_derivati 4) http://www.linkerblog.biz/2013/01/23/monte-paschi-bugie-con-le-gambe-corte/

24 gennaio 2013

La vera evasione fiscale è... multinazionale

Non tutti in Italia sanno dell’esistenza di un numero telefonico anti-evasione, il 117. Eppure, recenti inchieste giornalistiche hanno rivelato che molti nostri connazionali lo conoscono e come, giacché lo compongono spesso. Contestualmente all’attuazione di una massiccia campagna governativa di lotta all’evasione fiscale, infatti, le chiamate effettuate a questo centralino gestito dalla Guardia di Finanza sono lievitate in modo esponenziale. Nel 2012 l’incremento, con quasi 24mila chiamate, è stato del 228%. La nuova psicosi degli italiani: la lotta all’evasione Ma che tipo di denunce passano attraverso questa sorta di “spy-line” tutta italiana? Per esempio questa: il vicino di casa che, pur con un lavoro a basso reddito, si crogiola in qualche lusso. Oppure quest’altra: il barista che non rilascia lo scontrino per l’acquisto di cornetto e latte macchiato. I media che riportano la notizia non hanno dubbi: l’aumento di segnalazioni al 117 racconta di un senso civico finalmente manifestatosi in seno allo storicamente negligente popolo italiano. Ecco la dimostrazione di quanto efficace sia stato instillare – attraverso sinistri spot televisivi e terroristiche dichiarazioni dei tecnocrati – il seme dell’odio anti-evasori. Evade più il barista o la multinazionale? Lo sdegno verso il barista e il vicino di casa, tuttavia, rappresenta il lato più meschino della lotta all’evasione. Del resto, il denaro contante, quello che passa per le mani del piccolo commerciante, è solo una parte infinitesimale rispetto a quello virtuale. È dunque logico pensare che le maggiori falle d’evasione si concentrino laddove circola quest’ultimo. Ovvero, nei paraggi delle industrie multinazionali. Esperte in trucchi contabili atti ad eludere gli ispettori fiscali dei vari Paesi in cui esse operano. Uno degli espedienti più usati a tal fine dalle multinazionali è quello di creare anzitutto una complicata rete di società affiliate, consociate e reti di vendita a livello internazionale. La seconda fase consiste poi nello spostamento dei costi nei Paesi dove la tassazione è maggiore – dunque imprese in rosso che in un determinato Paese non pagheranno tasse – portando invece gli utili in tutti quei Paesi dove il regime di tassazione è vicino, se non prossimo, allo zero. Se si pensa che il 60% del commercio mondiale passa ormai per questi monopolisti internazionali (dato dell’Osce, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico), si può immaginare il volume di evasione fiscale che le grandi aziende causano ai danni delle casse degli Stati. L’Osce e le misure contro i grandi evasori Mentre gli italiani si preoccupano della furbizia del barista o delle ricchezze sospette del vicino, altrove, finalmente, sembra che qualcuno si stia accorgendo del reale problema. Il quotidiano francese Le Figaro annuncia che la stessa Osce è intenzionata a promuovere iniziative tese a smantellare questa complessa rete anti-fisco messa a punto dalle lobby multinazionali. Il 15-16 febbraio prossimo, a Mosca, durante la riunione del G20, l’Organizzazione presenterà un piano che prevede la cooperazione di diversi Stati per trovare il modo di bloccare gli enormi meccanismi di elusione di questo tipo. E il governo italiano aiuta banche e multinazionali Un segnale positivo. O, se non altro, più rassicurante di quanto sta avvenendo in Italia, dove raffiche di imposte vengono gettate sui contribuenti e le grinfie di una mai così solerte Guardia di Finanza puntano i piccoli esercizi commerciali. La nascita del Redditometro, poi, fa già avvertire ai cittadini nuove gelide folate del fiato di Equitalia sul collo. Questa spietata operazione anti-evasori ordita dal governo Monti, tuttavia, è come una piccola rete che impiglia i pesci piccoli e lascia sfuggire gli squali della finanza. Basti pensare che la regolamentazione dell’elusione fiscale (tecnicamente chiamata anche “abuso di diritto“), introdotta dal governo nel Disegno di legge di delega fiscale, contiene alcune misure che in molti non hanno esitato a definire “un regalo a banche e multinazionali che evadono”. Oltre all’esistenza di una sorta di “condono” delle operazioni finanziarie sospette poste in essere finora, si esclude espressamente la rilevanza penale nei confronti di comportamenti ascrivibili in fattispecie abusive. L’articolo 6 del Ddl in sostanza introduce ai fini penali un discrimine tra i grandi contribuenti e tutti gli altri. La “mela morsicata” elude il Fisco La lista delle multinazionali, o delle grandi banche, che traggono beneficio da questa depenalizzazione nei confronti del loro truffaldino modus operandi è troppo lunga. Almeno un’azienda val la pena citarla però: la Apple, che, secondo gli esperti fiscali internazionali, nel 2011 ha pagato la miseria – si fa per dire – di 130milioni di dollari rispetto ai 13miliardi dichiarati. Forse, quei 24mila italiani delatori, prima di compilare il numero 117, se proprio avessero voluto individuare la sorgente prima e preminente dell’evasione, avrebbero dovuto rivolgere uno sguardo non ai tasti, ma alla mela morsicata che campeggia sul loro telefonino. di Federico Cenci

23 gennaio 2013

Se Berlusconi restasse senza platea

LA COSA sorprendente di questa campagna elettorale è che l'ex primo ministro, lo stesso che ha avuto a disposizione decenni di comunicazione televisiva e giornalistica, oggi torna a pretendere e ottenere un pulpito. E da esso conquisti anche larga audience. Accade poi che, grazie a quel pulpito, sembra guadagnare come decorazioni al merito, un'immagine nuova, diversa, svecchiata. Quella che doveva apparire come la più logora e stantia delle proposte politiche, d'improvviso sembra diventare, per un trucco mediatico, il nuovo che attrae. Lo si segue in televisione, si cliccano i video delle sue interviste, si resta lì, incollati allo schermo, ipnotizzati, invece di cambiare canale, per decenza. Ci dovrebbe essere un unanime "ancora lui, basta" e invece no. E ciò che tutti un anno fa credevamo sarebbe stata l'unica reazione possibile alla incredibile ricomparsa sulla scena politica di Silvio Berlusconi non si sta verificando. Una certa indignazione - naturalmente - talvolta una presa di distanza, ma non rifiuto, non rigetto. Quando Berlusconi va in tv sa esattamente cosa fare: la verità è l'ultimo dei suoi problemi, il giudizio sui suoi governi, il disastro economico, le leggi ad personam, i fatti - insomma - possono essere tranquillamente aggirati anche grazie all'inconsapevolezza dei suoi interlocutori. Il Cavaliere mette su sipari, sceneggiate, battutine. È smaliziato, non ha paura di dire fesserie, non ha paura di essere insultato, di cadere in luoghi comuni, di ripetere storielle false sulle quali è già stato smascherato. Occupa la scena. E c'è chi cade nel tranello: questo trucco da prim'attore, incredibilmente, ancora una volta crea una sorta di strana empatia, di immedesimazione. C'è chi dice: sarà anche un buffone, ma meglio lui dei sedicenti buoni. E allora sedie spolverate, segni delle manette, lavagnette in testa. Torna lui, lui che ci ha ridotti sul lastrico, lui che ha candidato chiunque, lui che ha detto tutto e il contrario di tutto ed è stato smentito mille volte. Eppure quei pulpiti diventano per lui nuove possibilità di partenza: chi vuole ostacolare questo processo già visto e già vissuto dovrebbe evitare di fare il suo gioco, di prestarsi al ruolo di spalla - come al teatro - dovrebbe impedirgli di montare e smontare sipari. Più Berlusconi va in tv, più dileggia chi gli sta di fronte, più piace. Perché sa disinnescare chi lo intervista. Non ha paura, anzi sembra divertito dalla paura degli altri. Sente l'odore del sangue dei suoi avversari e attacca. In una competizione in genere vince chi non ha nulla da perdere e lui, screditato sul piano nazionale, internazionale, politico e personale; con processi pendenti che riguardano le sue aziende e le sue abitudini privatissime; con l'impero economico che cola a picco, è l'unico vero soggetto che da questa situazione non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare. E se la sta giocando fino in fondo. Appunto, giocando. È divertito, esaltato. Berlusconi non può più essere considerato un interlocutore, chi lo fa gli dà la possibilità di mentire laddove i fatti lo hanno già condannato. Fatti politici, ancor prima che giudiziari. Più lo si fa parlare, più lo si aiuta, più si asseconda la sua pretesa alla presenza perenne, all'onnipresenza televisiva come fosse un diritto da garantire a un candidato, cosa che non è. E tutto come se prima di questo momento non avesse mai avuto la possibilità di farci conoscere le sue idee e i suoi programmi. Come se non avesse avuto modo di esprimersi, da primo ministro, sui temi che oggi sta affrontando spacciandosi da outsider, da nuovo che avanza, da nuovo che sgomita e lotta per riconquistare lo spazio che gli è dovuto. Ha avuto una maggioranza che gli avrebbe consentito di poter modificare le leve e cambiare tutto. E non lo ha fatto. Ha solo legittimato quel "liberi tutti" fatto di evasione e deresponsabilizzazione che ha reso il nostro paese un paese povero. Povero di infrastrutture, povero di risorse, povero di speranza e invivibile per la maggior parte degli italiani. Anche per chi Berlusconi lo ha votato, anche per chi in lui si è riconosciuto. E allora smettiamola di prenderlo sul serio, smettiamola di ridere alle sue battute per tremare poi all'idea che possa riconquistare terreno. Trattiamolo piuttosto per quello che è: un bambino di settantasei anni. Quando i bambini esagerano con le parolacce, con i capricci, i genitori li ignorano, fingono di non aver sentito. È l'unico modo perché il bambino perda il gusto della provocazione. La stessa cosa dovremmo fare con lui: farlo parlare, ma senza prestargli attenzione. Evitiamo i sorrisi alle sue battute stantie, perché non possa più ostentare sicurezza davanti ai suoi, perché non possa più spacciare la falsa tesi secondo cui i politici sono tutti uguali. Non sarò mai per la censura: Berlusconi ovviamente deve parlare in tv - certo dovrebbe farlo nelle regole sempre infrante della par condicio - come tutti i leader delle coalizioni. Siamo noi che dobbiamo smetterla di giocare con lui. Lasciamolo senza platea. di ROBERTO SAVIANO