25 gennaio 2013
Con i partiti "Cambiare (non) si può"
"A partiti e politici in disarmo non sembrava vero di aver trovato un bell’autobus che li riportasse nel loro nido naturale che è il parlamento, sede di ogni possibile parassitismo"
Si è concluso il circo delle candidature elettorali e se qualcuno aveva ancora qualche dubbio sul fatto che dai partiti ci si possa aspettare qualcosa di positivo, le vicende della corsa ai candidati hanno sgomberato il campo. Sembrava un incrocio fra le partite a figurine dei bambini e il mercato delle vacche dei grandi.
Fra le varie comiche, tutti a cercare di scimmiottare quello che dice Grillo rifacendosi impossibili verginità nelle liste elettorali mettendo da parte due o tre dei maggiori compromessi fra i vari impresentabili di cui sono assortiti i partiti. Uno spettacolo pietoso e indegno.
In questo quadro mi soffermo sul tentativo di “Cambiare si può” che è stato illustrato anche sulle pagine di questo giornale e sull’impossibile speranza che la società civile possa contare qualcosa attraverso i partiti. I partiti non fanno mai nulla per nulla e se sembra che diano qualcosa è solo perché sanno che in cambio avranno molto di più di quello che apparentemente danno. Possono anche perdere molto pelo ma di sicuro non il vizio.
Quei personaggi, soprattutto con un background di partito, che parlano di società civile, di 'nuovi soggetti politici' e così via, cercando di attirare a sé movimenti, comitati o simili, non fanno altro che cercare di avere il consenso per salire su qualche poltrona. Tutti i tentativi di unione di vari gruppi e istanze falliscono miseramente perché c’è una insanabile contraddizione di partenza nel fatto che chi parla di unione lo fa spesso pensando che il suo punto di vista sia poi l’unico da seguire.
Ridicoli ducetti malati di protagonismo adolescenziale cercano di attrarre a sé più persone possibili con ogni mezzo apparentemente onesto e condivisibile per poi improvvisamente giocare la carta del partito finalmente e veramente diverso, nuovo, indispensabile, mettendosi in questo modo al di sopra e in conflitto con tutti. Di fronte a mille di questi episodi e trasformismi non è un caso che le fortune di Grillo sono anche derivate da una presa di posizione netta contro i partiti e chi agisce con la loro logica.
In una situazione del genere credo che non si sia dato sufficientemente risalto alla grande rilevanza morale e significato della scelta di Carlo Petrini di Slow food di non candidarsi con nessuno, nonostante gli avrebbero fatto ponti d’oro. Di sicuro Petrini fa più così con la sua organizzazione che non ostaggio e trofeo da mostrare da parte di qualche partito.
Il progetto di Cambiare si può, come altri tentativi del genere fatti in passato e che verranno fatti in futuro, servono solo ai partiti per avere una possibilità, fornita più o meno inconsapevolmente da persone volenterose e in buona fede, di rientrare dalla finestra dopo che come nel caso attuale, erano usciti dalla porta del parlamento.
A partiti e politici in disarmo non sembrava vero di aver trovato un bell’autobus che li riportasse nel loro nido naturale che è il parlamento, sede di ogni possibile parassitismo.
Dopo discussioni di mesi, preparazioni, programmi, propositi, fiumi di parole, tempo, energia e soldi sprecati, piove dal cielo tale Ingroia che in base alla sua visibilità mediatica in pochissimo tempo si impadronisce di tutto il palcoscenico. Si accorda con partiti malconci e personalità decadute, piazza i suoi capetti a destra e sinistra con qualche condimento di un paio di rappresentanti della cosiddetta società civile e il giochetto è fatto con tanti saluti a chi ha creduto l’ennesima volta nella 'politica dal basso'.
Cosa altro c’è da capire, accertare, valutare? Ma non sarà che invece di seguire sterili programmi politici bisogna costruire solidi progetti? Ma non sarà che la vera unione da cercare è sul cambiamento concreto e non sulla mozione numero uno, due o tre su cui scannarsi? Quando intellettuali, politici, ex politici, teorici di ogni risma e così via si mettono a capo di qualcosa difficilmente se ne cava qualcosa di buono, se non fiumi di parole su cui si cavilla all’infinito inutilmente e si finisce per spararsi addosso fra galli che si massacrano per essere padroni del pollaio anche se si tratta di due galline.
Chissà se l’ennesimo e non ultimo fallimento di una utopica gestione dal basso della politica istituzionale possa insegnare che questa politica ha fatto il suo tempo, che è arrivato il momento di elaborare proposte di cambiamento su progettualità concrete ora e qui e non su pii desideri che si realizzeranno “quando avremo preso il potere”, cioè mai.
Il potere oggi è di chi con le sue scelte decide di cambiare. Il potere oggi è di chi boicotta, rifiuta, coltiva, scambia, agisce, cammina, autoproduce, riduce, impara, apprezza e soprattutto sa essere umile pur essendo fermo nelle sue scelte e nella sua voglia di cambiare. Il potere oggi è di chi non segue nessun gatto e volpe ma decide anche assieme ai suoi simili che ce la può fare e ce la farà.
di Paolo Ermani
L'IMU era per Monte dei Paschi di Siena
Riassumendo MontePaschi a dicembre scorso ha ricevuto 23 miliardi dalla BCE con l'LTRO all'1%, con cui ha comprato BTP che in media le pagano un 5% e su cui guadagna quindi un miliardo circa come differenziale di interesse. Nonostante questo regalo ora riceve dallo stato altri 3.9 miliardi, ma su questi pagherà un 10% circa, quindi 10 volte di più di quello che potrebbe pagare se emettesse debito a breve che oggi per le banche italiane è sotto 1%.
Mps: Viola, 'cedola annua Monti bond al 9%, +0,5% ogni due anni'
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 23 gen - "La banca sui Monti bond paga un interesse annuo del 9% che si incrementa dello 0,5% ogni due anni". Lo ha detto l'amministratore delegato di Banca Mps, Fabrizio Viola, intervistato da Sky Tg24, spiegando che "la banca e' impegnata al rimborso fino all'ultimo euro di questo prestito su un orizzonte temporale a medio termine. Per lo Stato si tratta di un investimento finanziario e non di una spesa, un investimento finanziario che ha un buon rendimento, superiore a quello che e' il costo medio che lo Stato paga per il suo debito pubblico". (1)
non è un errore di stampa o di agenzia... se pagano un 9-10% su 3.9 miliardi di Monti Bond come razzo fanno a chiudere un bilancio non in perdita nei prossimi anni ? Ovvio che vanno sotto e infatti "si ragiona su un aumento di capitale da 1 miliardo (2) , che finirà per ridurre definitivamente al ruolo di comprimario la Fondazione Mps, oggi ancora azionista di riferimento con il 36 per cento.
Viola ha anche chiarito l'utilizzo dei cosiddetti Monti-bond: "Sono delle obbligazioni emesse dalla banca - ha spiegato - e sottoscritte dallo Stato, che per le loro caratteristiche sono equiparati al capitale...". Sicuro, non esiste oggi un solo bonds nemmeno nell'Africa nera che paghi un 9%, questo è un altro aumento di capitale mascherato che però costerà così caro da necessitare un aumento di capitale a scapito degli azionisti
A proposito Monti questi 3.9 miliardi da dare a MontePaschi li ha presi con l'IMU, in pratica. In TV Monti ha dichiarato che "l'IMU è necessaria ...perchè le case consumano risorse pubbliche" tipo illuminazione pubblica, asfaltare strade...cioè se tu ti compri una casa costi allo stato (anche se paghi già tasse per acqua, luce, gas, spazzatura...). Balle ovviamente, gli servivano alcuni miliardi per evitare di nazionalizzare MontePaschi. Ma gli italiani sono dei masochisti e tra un mese rimandano Monti al governo
"Mps: Viola (Ad), Consob e Bankitalia non informate su derivati" (3) cioè hanno falsificato i conti per nasconderli alle autorità. Peccato che il magistrato Ingroia sia ora impegnato con le elezioni, se era ancora in magistratura poteva incriminare tutti al MPS a partire dall'avvocato calabrese Mussari (perchè dicono sempre che MPS è un istituzione "tutta senese" ? la comandava un calabrese che rispondeva al pugliese D'Alema e all'emiliano Bersani)
Leggi anche il pezzo di Fabio Bolognini qui su MPS (4) che illustra le sfacciate balle raccontate per due anni dai suoi capi.
di Giovanni Zibordi
NOTE:
1) http://finanza-mercati.ilsole24ore.com/azioni/pagine/dettaglioazioninotiziepull/dettaglioazioninotiziepull.php?QUOTE=%21BMPS.MI&PNAC=nRC_23.01.2013_18.53_487
2) http://www.lorenzonipartners.com/index.php/138-l-europa-da-l-ok-ai-monti-bond-e-mette-sotto-esame-il-piano-mps
3) http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201301231937-ipp-rt10378-mps_viola_ad_consob_e_bankitalia_non_informate_su_derivati
4) http://www.linkerblog.biz/2013/01/23/monte-paschi-bugie-con-le-gambe-corte/
24 gennaio 2013
La vera evasione fiscale è... multinazionale
Non tutti in Italia sanno dell’esistenza di un numero telefonico anti-evasione, il 117. Eppure, recenti inchieste giornalistiche hanno rivelato che molti nostri connazionali lo conoscono e come, giacché lo compongono spesso. Contestualmente all’attuazione di una massiccia campagna governativa di lotta all’evasione fiscale, infatti, le chiamate effettuate a questo centralino gestito dalla Guardia di Finanza sono lievitate in modo esponenziale. Nel 2012 l’incremento, con quasi 24mila chiamate, è stato del 228%.
La nuova psicosi degli italiani: la lotta all’evasione
Ma che tipo di denunce passano attraverso questa sorta di “spy-line” tutta italiana? Per esempio questa: il vicino di casa che, pur con un lavoro a basso reddito, si crogiola in qualche lusso. Oppure quest’altra: il barista che non rilascia lo scontrino per l’acquisto di cornetto e latte macchiato. I media che riportano la notizia non hanno dubbi: l’aumento di segnalazioni al 117 racconta di un senso civico finalmente manifestatosi in seno allo storicamente negligente popolo italiano. Ecco la dimostrazione di quanto efficace sia stato instillare – attraverso sinistri spot televisivi e terroristiche dichiarazioni dei tecnocrati – il seme dell’odio anti-evasori.
Evade più il barista o la multinazionale?
Lo sdegno verso il barista e il vicino di casa, tuttavia, rappresenta il lato più meschino della lotta all’evasione. Del resto, il denaro contante, quello che passa per le mani del piccolo commerciante, è solo una parte infinitesimale rispetto a quello virtuale. È dunque logico pensare che le maggiori falle d’evasione si concentrino laddove circola quest’ultimo. Ovvero, nei paraggi delle industrie multinazionali. Esperte in trucchi contabili atti ad eludere gli ispettori fiscali dei vari Paesi in cui esse operano.
Uno degli espedienti più usati a tal fine dalle multinazionali è quello di creare anzitutto una complicata rete di società affiliate, consociate e reti di vendita a livello internazionale. La seconda fase consiste poi nello spostamento dei costi nei Paesi dove la tassazione è maggiore – dunque imprese in rosso che in un determinato Paese non pagheranno tasse – portando invece gli utili in tutti quei Paesi dove il regime di tassazione è vicino, se non prossimo, allo zero. Se si pensa che il 60% del commercio mondiale passa ormai per questi monopolisti internazionali (dato dell’Osce, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico), si può immaginare il volume di evasione fiscale che le grandi aziende causano ai danni delle casse degli Stati.
L’Osce e le misure contro i grandi evasori
Mentre gli italiani si preoccupano della furbizia del barista o delle ricchezze sospette del vicino, altrove, finalmente, sembra che qualcuno si stia accorgendo del reale problema. Il quotidiano francese Le Figaro annuncia che la stessa Osce è intenzionata a promuovere iniziative tese a smantellare questa complessa rete anti-fisco messa a punto dalle lobby multinazionali. Il 15-16 febbraio prossimo, a Mosca, durante la riunione del G20, l’Organizzazione presenterà un piano che prevede la cooperazione di diversi Stati per trovare il modo di bloccare gli enormi meccanismi di elusione di questo tipo.
E il governo italiano aiuta banche e multinazionali
Un segnale positivo. O, se non altro, più rassicurante di quanto sta avvenendo in Italia, dove raffiche di imposte vengono gettate sui contribuenti e le grinfie di una mai così solerte Guardia di Finanza puntano i piccoli esercizi commerciali. La nascita del Redditometro, poi, fa già avvertire ai cittadini nuove gelide folate del fiato di Equitalia sul collo.
Questa spietata operazione anti-evasori ordita dal governo Monti, tuttavia, è come una piccola rete che impiglia i pesci piccoli e lascia sfuggire gli squali della finanza. Basti pensare che la regolamentazione dell’elusione fiscale (tecnicamente chiamata anche “abuso di diritto“), introdotta dal governo nel Disegno di legge di delega fiscale, contiene alcune misure che in molti non hanno esitato a definire “un regalo a banche e multinazionali che evadono”. Oltre all’esistenza di una sorta di “condono” delle operazioni finanziarie sospette poste in essere finora, si esclude espressamente la rilevanza penale nei confronti di comportamenti ascrivibili in fattispecie abusive. L’articolo 6 del Ddl in sostanza introduce ai fini penali un discrimine tra i grandi contribuenti e tutti gli altri.
La “mela morsicata” elude il Fisco
La lista delle multinazionali, o delle grandi banche, che traggono beneficio da questa depenalizzazione nei confronti del loro truffaldino modus operandi è troppo lunga. Almeno un’azienda val la pena citarla però: la Apple, che, secondo gli esperti fiscali internazionali, nel 2011 ha pagato la miseria – si fa per dire – di 130milioni di dollari rispetto ai 13miliardi dichiarati.
Forse, quei 24mila italiani delatori, prima di compilare il numero 117, se proprio avessero voluto individuare la sorgente prima e preminente dell’evasione, avrebbero dovuto rivolgere uno sguardo non ai tasti, ma alla mela morsicata che campeggia sul loro telefonino.
di Federico Cenci
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25 gennaio 2013
Con i partiti "Cambiare (non) si può"
"A partiti e politici in disarmo non sembrava vero di aver trovato un bell’autobus che li riportasse nel loro nido naturale che è il parlamento, sede di ogni possibile parassitismo"
Si è concluso il circo delle candidature elettorali e se qualcuno aveva ancora qualche dubbio sul fatto che dai partiti ci si possa aspettare qualcosa di positivo, le vicende della corsa ai candidati hanno sgomberato il campo. Sembrava un incrocio fra le partite a figurine dei bambini e il mercato delle vacche dei grandi.
Fra le varie comiche, tutti a cercare di scimmiottare quello che dice Grillo rifacendosi impossibili verginità nelle liste elettorali mettendo da parte due o tre dei maggiori compromessi fra i vari impresentabili di cui sono assortiti i partiti. Uno spettacolo pietoso e indegno.
In questo quadro mi soffermo sul tentativo di “Cambiare si può” che è stato illustrato anche sulle pagine di questo giornale e sull’impossibile speranza che la società civile possa contare qualcosa attraverso i partiti. I partiti non fanno mai nulla per nulla e se sembra che diano qualcosa è solo perché sanno che in cambio avranno molto di più di quello che apparentemente danno. Possono anche perdere molto pelo ma di sicuro non il vizio.
Quei personaggi, soprattutto con un background di partito, che parlano di società civile, di 'nuovi soggetti politici' e così via, cercando di attirare a sé movimenti, comitati o simili, non fanno altro che cercare di avere il consenso per salire su qualche poltrona. Tutti i tentativi di unione di vari gruppi e istanze falliscono miseramente perché c’è una insanabile contraddizione di partenza nel fatto che chi parla di unione lo fa spesso pensando che il suo punto di vista sia poi l’unico da seguire.
Ridicoli ducetti malati di protagonismo adolescenziale cercano di attrarre a sé più persone possibili con ogni mezzo apparentemente onesto e condivisibile per poi improvvisamente giocare la carta del partito finalmente e veramente diverso, nuovo, indispensabile, mettendosi in questo modo al di sopra e in conflitto con tutti. Di fronte a mille di questi episodi e trasformismi non è un caso che le fortune di Grillo sono anche derivate da una presa di posizione netta contro i partiti e chi agisce con la loro logica.
In una situazione del genere credo che non si sia dato sufficientemente risalto alla grande rilevanza morale e significato della scelta di Carlo Petrini di Slow food di non candidarsi con nessuno, nonostante gli avrebbero fatto ponti d’oro. Di sicuro Petrini fa più così con la sua organizzazione che non ostaggio e trofeo da mostrare da parte di qualche partito.
Il progetto di Cambiare si può, come altri tentativi del genere fatti in passato e che verranno fatti in futuro, servono solo ai partiti per avere una possibilità, fornita più o meno inconsapevolmente da persone volenterose e in buona fede, di rientrare dalla finestra dopo che come nel caso attuale, erano usciti dalla porta del parlamento.
A partiti e politici in disarmo non sembrava vero di aver trovato un bell’autobus che li riportasse nel loro nido naturale che è il parlamento, sede di ogni possibile parassitismo.
Dopo discussioni di mesi, preparazioni, programmi, propositi, fiumi di parole, tempo, energia e soldi sprecati, piove dal cielo tale Ingroia che in base alla sua visibilità mediatica in pochissimo tempo si impadronisce di tutto il palcoscenico. Si accorda con partiti malconci e personalità decadute, piazza i suoi capetti a destra e sinistra con qualche condimento di un paio di rappresentanti della cosiddetta società civile e il giochetto è fatto con tanti saluti a chi ha creduto l’ennesima volta nella 'politica dal basso'.
Cosa altro c’è da capire, accertare, valutare? Ma non sarà che invece di seguire sterili programmi politici bisogna costruire solidi progetti? Ma non sarà che la vera unione da cercare è sul cambiamento concreto e non sulla mozione numero uno, due o tre su cui scannarsi? Quando intellettuali, politici, ex politici, teorici di ogni risma e così via si mettono a capo di qualcosa difficilmente se ne cava qualcosa di buono, se non fiumi di parole su cui si cavilla all’infinito inutilmente e si finisce per spararsi addosso fra galli che si massacrano per essere padroni del pollaio anche se si tratta di due galline.
Chissà se l’ennesimo e non ultimo fallimento di una utopica gestione dal basso della politica istituzionale possa insegnare che questa politica ha fatto il suo tempo, che è arrivato il momento di elaborare proposte di cambiamento su progettualità concrete ora e qui e non su pii desideri che si realizzeranno “quando avremo preso il potere”, cioè mai.
Il potere oggi è di chi con le sue scelte decide di cambiare. Il potere oggi è di chi boicotta, rifiuta, coltiva, scambia, agisce, cammina, autoproduce, riduce, impara, apprezza e soprattutto sa essere umile pur essendo fermo nelle sue scelte e nella sua voglia di cambiare. Il potere oggi è di chi non segue nessun gatto e volpe ma decide anche assieme ai suoi simili che ce la può fare e ce la farà.
di Paolo Ermani
L'IMU era per Monte dei Paschi di Siena
Riassumendo MontePaschi a dicembre scorso ha ricevuto 23 miliardi dalla BCE con l'LTRO all'1%, con cui ha comprato BTP che in media le pagano un 5% e su cui guadagna quindi un miliardo circa come differenziale di interesse. Nonostante questo regalo ora riceve dallo stato altri 3.9 miliardi, ma su questi pagherà un 10% circa, quindi 10 volte di più di quello che potrebbe pagare se emettesse debito a breve che oggi per le banche italiane è sotto 1%.
Mps: Viola, 'cedola annua Monti bond al 9%, +0,5% ogni due anni'
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 23 gen - "La banca sui Monti bond paga un interesse annuo del 9% che si incrementa dello 0,5% ogni due anni". Lo ha detto l'amministratore delegato di Banca Mps, Fabrizio Viola, intervistato da Sky Tg24, spiegando che "la banca e' impegnata al rimborso fino all'ultimo euro di questo prestito su un orizzonte temporale a medio termine. Per lo Stato si tratta di un investimento finanziario e non di una spesa, un investimento finanziario che ha un buon rendimento, superiore a quello che e' il costo medio che lo Stato paga per il suo debito pubblico". (1)
non è un errore di stampa o di agenzia... se pagano un 9-10% su 3.9 miliardi di Monti Bond come razzo fanno a chiudere un bilancio non in perdita nei prossimi anni ? Ovvio che vanno sotto e infatti "si ragiona su un aumento di capitale da 1 miliardo (2) , che finirà per ridurre definitivamente al ruolo di comprimario la Fondazione Mps, oggi ancora azionista di riferimento con il 36 per cento.
Viola ha anche chiarito l'utilizzo dei cosiddetti Monti-bond: "Sono delle obbligazioni emesse dalla banca - ha spiegato - e sottoscritte dallo Stato, che per le loro caratteristiche sono equiparati al capitale...". Sicuro, non esiste oggi un solo bonds nemmeno nell'Africa nera che paghi un 9%, questo è un altro aumento di capitale mascherato che però costerà così caro da necessitare un aumento di capitale a scapito degli azionisti
A proposito Monti questi 3.9 miliardi da dare a MontePaschi li ha presi con l'IMU, in pratica. In TV Monti ha dichiarato che "l'IMU è necessaria ...perchè le case consumano risorse pubbliche" tipo illuminazione pubblica, asfaltare strade...cioè se tu ti compri una casa costi allo stato (anche se paghi già tasse per acqua, luce, gas, spazzatura...). Balle ovviamente, gli servivano alcuni miliardi per evitare di nazionalizzare MontePaschi. Ma gli italiani sono dei masochisti e tra un mese rimandano Monti al governo
"Mps: Viola (Ad), Consob e Bankitalia non informate su derivati" (3) cioè hanno falsificato i conti per nasconderli alle autorità. Peccato che il magistrato Ingroia sia ora impegnato con le elezioni, se era ancora in magistratura poteva incriminare tutti al MPS a partire dall'avvocato calabrese Mussari (perchè dicono sempre che MPS è un istituzione "tutta senese" ? la comandava un calabrese che rispondeva al pugliese D'Alema e all'emiliano Bersani)
Leggi anche il pezzo di Fabio Bolognini qui su MPS (4) che illustra le sfacciate balle raccontate per due anni dai suoi capi.
di Giovanni Zibordi
NOTE:
1) http://finanza-mercati.ilsole24ore.com/azioni/pagine/dettaglioazioninotiziepull/dettaglioazioninotiziepull.php?QUOTE=%21BMPS.MI&PNAC=nRC_23.01.2013_18.53_487
2) http://www.lorenzonipartners.com/index.php/138-l-europa-da-l-ok-ai-monti-bond-e-mette-sotto-esame-il-piano-mps
3) http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201301231937-ipp-rt10378-mps_viola_ad_consob_e_bankitalia_non_informate_su_derivati
4) http://www.linkerblog.biz/2013/01/23/monte-paschi-bugie-con-le-gambe-corte/
24 gennaio 2013
La vera evasione fiscale è... multinazionale
Non tutti in Italia sanno dell’esistenza di un numero telefonico anti-evasione, il 117. Eppure, recenti inchieste giornalistiche hanno rivelato che molti nostri connazionali lo conoscono e come, giacché lo compongono spesso. Contestualmente all’attuazione di una massiccia campagna governativa di lotta all’evasione fiscale, infatti, le chiamate effettuate a questo centralino gestito dalla Guardia di Finanza sono lievitate in modo esponenziale. Nel 2012 l’incremento, con quasi 24mila chiamate, è stato del 228%.
La nuova psicosi degli italiani: la lotta all’evasione
Ma che tipo di denunce passano attraverso questa sorta di “spy-line” tutta italiana? Per esempio questa: il vicino di casa che, pur con un lavoro a basso reddito, si crogiola in qualche lusso. Oppure quest’altra: il barista che non rilascia lo scontrino per l’acquisto di cornetto e latte macchiato. I media che riportano la notizia non hanno dubbi: l’aumento di segnalazioni al 117 racconta di un senso civico finalmente manifestatosi in seno allo storicamente negligente popolo italiano. Ecco la dimostrazione di quanto efficace sia stato instillare – attraverso sinistri spot televisivi e terroristiche dichiarazioni dei tecnocrati – il seme dell’odio anti-evasori.
Evade più il barista o la multinazionale?
Lo sdegno verso il barista e il vicino di casa, tuttavia, rappresenta il lato più meschino della lotta all’evasione. Del resto, il denaro contante, quello che passa per le mani del piccolo commerciante, è solo una parte infinitesimale rispetto a quello virtuale. È dunque logico pensare che le maggiori falle d’evasione si concentrino laddove circola quest’ultimo. Ovvero, nei paraggi delle industrie multinazionali. Esperte in trucchi contabili atti ad eludere gli ispettori fiscali dei vari Paesi in cui esse operano.
Uno degli espedienti più usati a tal fine dalle multinazionali è quello di creare anzitutto una complicata rete di società affiliate, consociate e reti di vendita a livello internazionale. La seconda fase consiste poi nello spostamento dei costi nei Paesi dove la tassazione è maggiore – dunque imprese in rosso che in un determinato Paese non pagheranno tasse – portando invece gli utili in tutti quei Paesi dove il regime di tassazione è vicino, se non prossimo, allo zero. Se si pensa che il 60% del commercio mondiale passa ormai per questi monopolisti internazionali (dato dell’Osce, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico), si può immaginare il volume di evasione fiscale che le grandi aziende causano ai danni delle casse degli Stati.
L’Osce e le misure contro i grandi evasori
Mentre gli italiani si preoccupano della furbizia del barista o delle ricchezze sospette del vicino, altrove, finalmente, sembra che qualcuno si stia accorgendo del reale problema. Il quotidiano francese Le Figaro annuncia che la stessa Osce è intenzionata a promuovere iniziative tese a smantellare questa complessa rete anti-fisco messa a punto dalle lobby multinazionali. Il 15-16 febbraio prossimo, a Mosca, durante la riunione del G20, l’Organizzazione presenterà un piano che prevede la cooperazione di diversi Stati per trovare il modo di bloccare gli enormi meccanismi di elusione di questo tipo.
E il governo italiano aiuta banche e multinazionali
Un segnale positivo. O, se non altro, più rassicurante di quanto sta avvenendo in Italia, dove raffiche di imposte vengono gettate sui contribuenti e le grinfie di una mai così solerte Guardia di Finanza puntano i piccoli esercizi commerciali. La nascita del Redditometro, poi, fa già avvertire ai cittadini nuove gelide folate del fiato di Equitalia sul collo.
Questa spietata operazione anti-evasori ordita dal governo Monti, tuttavia, è come una piccola rete che impiglia i pesci piccoli e lascia sfuggire gli squali della finanza. Basti pensare che la regolamentazione dell’elusione fiscale (tecnicamente chiamata anche “abuso di diritto“), introdotta dal governo nel Disegno di legge di delega fiscale, contiene alcune misure che in molti non hanno esitato a definire “un regalo a banche e multinazionali che evadono”. Oltre all’esistenza di una sorta di “condono” delle operazioni finanziarie sospette poste in essere finora, si esclude espressamente la rilevanza penale nei confronti di comportamenti ascrivibili in fattispecie abusive. L’articolo 6 del Ddl in sostanza introduce ai fini penali un discrimine tra i grandi contribuenti e tutti gli altri.
La “mela morsicata” elude il Fisco
La lista delle multinazionali, o delle grandi banche, che traggono beneficio da questa depenalizzazione nei confronti del loro truffaldino modus operandi è troppo lunga. Almeno un’azienda val la pena citarla però: la Apple, che, secondo gli esperti fiscali internazionali, nel 2011 ha pagato la miseria – si fa per dire – di 130milioni di dollari rispetto ai 13miliardi dichiarati.
Forse, quei 24mila italiani delatori, prima di compilare il numero 117, se proprio avessero voluto individuare la sorgente prima e preminente dell’evasione, avrebbero dovuto rivolgere uno sguardo non ai tasti, ma alla mela morsicata che campeggia sul loro telefonino.
di Federico Cenci
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