26 febbraio 2013

Il Guastafeste






La maggior parte degli addetti ai lavori parla di una grande sorpresa, di fronte ai risultati della tornata elettorale che si è appena conclusa, e con tutta probabilità un poco sorpresi sono rimasti sicuramente tutti coloro che già nelle passate settimane avevano"venduto" alle bancheed ai mercati un nuovo governo di continuità conl'agenda Monti, disposto a servire in tavola il cibo dietetico dispensato dalla BCE.
Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo sbanca tutto ciò che era umanamente sbancabile, supera il 25% dei consensi e s'incorona primo partito italiano, mettendosi alle spalle sia il PD che il PDL ed apprestandosi a portare nelle stanze dei bottoni circa 160 fra deputati e senatori.
Bersani attraverso una campagna elettorale assai sbiadita, condotta sullo sfondo dello scandalo MPS e della corruzione dilagante nel partito, riesce a dissipare tutti i punti percentuali di vantaggio sul PDL attribuitigli nelle settimane scorse dai sondaggi e con tutta la coalizione non riesce a superare il 30%.
Berlusconi raccoglie una coalizione in fase di disfacimento, ma con una grinta da venditore porta a porta e qualche spot elettorale di sicuro effetto, la rianima come per magia, fino a portarla al pareggio con quella di centrosinistra.....


Il banchiere di Goldman Sachs Mario Monti, dopo avere governato indebitamente per 13 mesi, inabissando il paese nelle sabbie mobili della disperazione, raccoglie quanto seminato e nonostante il sostegno di Casini (che poteva contare nell'UDC su oltre il 5% dei voti) e di Fini (che fino ad un paio di anni fa presiedeva un partito forte dell'11%) non riesce a sfondare la soglia del 10%, attestandosi poco al di sotto e raccogliendo una sconfitta cocente.

Il giudice Antonio Ingroia, rientrato in Italia dal Guatemala per rivitalizzare la sinistra, di fatto ne pratica l'eutanasia, arrivando ad ottenere il 2,2% alla testa di una coalizione (IDV, Rifondazione comunista, Verdi, Comunisti italiani) che sulla carta portava in dote circa il 10% dei consensi. Sbagliando di fatto tutto quello che sarebbe stato possibile sbagliare e probabilmente anche qualcosa di più e restando con tutti i suoi compagni fuori dal parlamento.

Gli altri piccoli partiti, da quelli di estrema sinistra alla destra identitaria, raccolgono percentuali risibili ben al di sotto del punto percentuale, dimostrando una volta di più che la politica del "tutti contro tutti" non paga e risulta del tutto inadeguata ad esprimere un progetto incisivo per il paese.

Alla luce di questi risultati naufraga ancora prima di partire il progetto di coalizione fra PD e Monti, già venduto da Napolitano ad Obama e alla BCE, dal momento che mancano materialmente i numeri (in primo luogo al Senato) perché un'ammucchiata del genere possa governare. Così come mancano i numeri perché Berlusconi, sostituendosi a Bersani nell'abbracciare l'usuraio di Goldman Sachs, possa aspirare a proporre un governo alternativo.

In una situazione d'impasse che ricorda da vicino la Grecia, le soluzioni praticabili sembrano essere solamente due, entrambe in salita e foriere di molti rischi per chi intenda praticarle.
Un governo di grande coalizione fra PD - PDL e Monti, coadiuvato da una grande crisi delle borse e dei mercati, creata artificialmente alla bisogna con tanto d'impennata dello spread. Con il rischio che però l'elettorato di centrodestra e quello di centrosinistra non accettino di buon grado il sodalizio con il nemico di sempre e facciano mancare il loro sostegno in propensione futura.
Oppure un ritorno alle urne a breve termine (dopo avere varato una nuova legge elettorale ad hoc) con una coalizione di "salvezza nazionale" imposta dallo sfacelo delle borse, dei mercati e dello spread accorso in "aiuto", dove PD - PDL e Monti tentino di giocare la carta del sacrificio necessario. Ma il rischio in questo caso sarebbe anche più grosso, perché l'elettorato indisponibile ad abbracciare il nemico potrebbe debordare in massa verso Beppe Grillo, decretando di fatto la sparizione di tutta la classe politica tradizionale e aprendo orizzonti completamente inesplorati.

Riflettendo così a caldo, l'enorme vittoria del "gustafeste" Beppe Grillo e del suo Movimento 5 stelle non può che farci piacere. Non solo perché diventa primo partito in Italia un movimento dichiaratamente NO TAV, favorevole alla creazione di un reddito di cittadinanza e di un nuovo sistema lavoro, contrario all'incenerimento dei rifiuti, alla cementificazione selvaggia e alle missioni di guerra, vicino al pensiero della decrescita e alla creazione di un nuovo modello di sviluppo. Ma anche e soprattutto perché il trionfo di Grillo intralcia in qualche misura il progetto di Bersani, Monti e Napolitano, costringendoli ad acrobazie di varia natura il cui esito potrebbe non essere così scontato come sembrava alla vigilia delle elezioni.

di Marco Cedolin 

24 febbraio 2013

LaRouche: se impediscono la Glass-Steagall sarà il collasso



 - Il 16 febbraio Lyndon LaRouche ha ammonito che se verrà bloccata la reintroduzione del sistema di separazione bancaria detto "Glass-Steagall", "ciò causerà una crisi da collasso dell'intero sistema transatlantico". Il processo iperinflazionistico dovuto ai salvataggi bancari "è ora sfuggito completamente al controllo" perché non siamo più nella fase di incremento, ma ci avviciniamo a quella di "decollo".
In un recente articolo intitolato "Supernova del credito", Bill Gross, il manager di Pimco, il più grande fondo obbligazionistico del mondo, ha reso evidente uno dei sintomi dell'esplosione iperinflazionistica denunciata da LaRouche. "Negli anni 80", ha scritto Gross, "occorrevano 4 dollari di nuovo credito per generare 1 dollaro di crescita reale del PIL". Nell'ultimo decennio, ce ne volevano 10 e dal 2006 ce ne vogliono 20 per ottenere lo stesso risultato".
Gross descrive giustamente questo fenomeno come "un mostro che richiede un aumento sempre crescente di alimento, una stella supernova che si espande ma che nel processo di espansione comincia a consumare se stessa".
Lo stesso Gross ammette che ciò è solo la punta dell'iceberg, perché le cifre che ha usato "non includono il debito ombra". Quest’ultimo è la gigantesca bolla dei derivati che rappresenta gli aggregati finanziari, la terza nel grafico della triplice curva di LaRouche. Il rapporto tra gli aggregati finanziari e il debito USA è cresciuto più rapidamente del rapporto debito/Pil.
Per cui, per generare i 4 dollari di nuovo debito che generavano un dollaro di Pil nel 1985, occorrevano 10 dollari di aggregati finanziari. Nel 2012 il debito era cresciuto di cinque volte, e gli aggregati finanziari cinquanta volte, per cui oggi occorrono 500 dollari di aggregati finanziari per ogni dollaro di aumento di Pil!
Questi dati, per quanto parziali, definiscono "un processo iperinflazionistico in corso", e non più un semplice rischio, ha sottolineato LaRouche.
Quando decolla l'iperinflazione, come nel 1923 in Germania, "a quel punto i salvataggi sono cancellati. Si cancella il denaro e si introduce una piccola quantità di denaro nuovo, da distribuire a pochi privilegiati. Il resto può andare al diavolo", ha ammonito LaRouche. Questa è la politica dell'oligarchia, e significa che "faranno morire di fame un sacco di gente".
Questa, ha denunciato LaRouche, è anche "l'intenzione dietro la politica attuale del Presidente degli Stati Uniti. Ciò non significa che egli ne sia l'autore, ma il segnale è quello, perché non è possibile che riescano nell'intento dichiarato. Non esistono modi per salvare questo sistema, tranne che cancellandolo e adottandone uno interamente nuovo".
LaRouche ha chiosato: finché Obama sarà presidente, "gli Stati Uniti sono condannati". Egli deve essere rimosso dall'incarico, deve essere introdotta urgentemente una legge Glass-Steagall e deve essere creato un sistema di credito. Chi sostiene che una riforma del genere spazzerebbe via troppo denaro fittizio, deve capire che ciò avverrà comunque, per cui è meglio farlo in modo ordinato e controllato.

 by (MoviSol)

23 febbraio 2013

Sono arrivati alla frutta








Mentre Giorgio Napolitano vola negli USA, per rassicurare il presidente Obama, comegià fatto in precedenza con la UE e la BCE, sul fatto che l'esito delle elezioni è sotto controllo e dalle urne emergerà comunque vada solamente un governo di camerieri preposto a continuare sulla strada dell'annientamento del paese e della riduzione in miseria della popolazione, il circo equestre della campagna elettorale, ormai in completa confusione, inizia a sperimentare esperienze tragicomiche di un lirismo impressionante.
Beppe Grillo si appropria delle piazze d'Italia e riesce a riempirle ben oltre quanto potesse essere immaginabile, raccogliendo una marea di consensi, intorno a slogan (alcuni condivisibili altri meno) in fondo molto elementari ma sempre ben calati all'interno della realtà di un paese in via di disgregazione e vittima della disperazione diffusa che sta montando sempre più. E dovrebbe bastare un'occhiata a quelle piazze ed alla composizione dei cittadini che le riempono, per comprendere come il suo sarà probabilmente un successo che travalicherà anche le più ardite previsioni. Successo determinato dalle sue grandi capacità di comunicatore, dall'ottima struttura organizzativa messa in campo, dal malcontento generalizzato della popolazione, ma anche e soprattutto dall'assoluta mancanza di alternative credibili fra coloro (partiti che possano aspirare a superare il 4%) che si propongono alla guida del paese. Il nulla assoluto presente intorno a Grillo stupisce infatti innanzitutto per la totale mancanza di qualsiasi elemento di novità o interesse che prescinda dalla volontà di continuare sulla strada intrapresa, se è il caso fino alla morte, pronti a tutto per la UE e per l'euro, come a suo tempo ebbe modo di dire il leader maximo Mario Draghi.....


Legacoop Bersani si è ormai ridotto ad interpretare la macchietta di sè stesso e dopo avere girato il mondo in lungo e in largo dal giorno seguente all'investitura alle primarie, nel tentativo di vendere la pelle di un orso ancora vivo, si è ritrovato impantanato nello scandalo della banca di partito, nei rapporti promiscui con Vendola e Monti, impegnato giorno dopo giorno nel mendicare il ruolo di maitre, presso una BCE sempre più scettica nei suoi confronti. Nel goffo tentativo di esperire un qualche pensiero autonomo che potesse risultare accattivante per l'elettorato ormai fidelizzato (quello che non lo era l'ha lasciato da tempo) è arrivato perfino ad imbastire filippiche contro la corruzione, tanto più grottesche se pronunciate dal leader di un partito che della corruzione ha fatto la propria bandiera, come dimostra appieno proprio lo scandalo MPS, e da un uomo noto per essersi fatto "regalare" un centinaio di migliaia di euro proprio da quel Riva attualmente sotto accusa per avere sterminato le famiglie di Taranto attraverso l'inquinamento generato dall'azienda di famiglia.
Ma siccome sia il lato buonista, con tanto di parlata emiliana, sia quello "grintoso" preposto a sbranare gli avversari, sembrano continuare a sortire scarsi effetti in termini di popolarità, l'ultima carta giocata sul filo della disperazione è la riesumazione della salma politica di Romano Prodi, proposto sul palco a Milano e destinato a ritorcersi come un boomerang proprio sulle spalle di Bersani, se solo gli italiani si ricorderanno chi fu l'uomo che più di ogni altro si prodigò per trascinare l'Italia nell'incubo dell'euro e della UE.

Se il nulla abbacinante di Bersani è di quelli che danno fastidio agli occhi, certo non sta riuscendo a fare di meglio Berlusconi. Il salapuzio di Arcore, svestiti i panni del presidente dimissionario che per 13 mesi ha votato pedissequamente ogni legge lacrime e sangue di Mario Monti, ha indossato i panni del rivoluzionario, dividendosi fra una certosina opera di contestazione di tutti i provvedimenti da lui stesso votati ed il ruolo d'imbonitore da mercato rionale. Una vera parodia del voto di scambio ad personam: "Se mi voti ti rimborso l'IMU, ti abbasso l'Irpef, ti togo l'irap e per i primi 10mila offro anche un tablet in regalo o una termocoperta per chi si trova già ad albergare sotto i ponti". Un Ponte ai siciliani, un TAV ai piemontesi, un Mose ai veneziani, un rigassificatore ai livornesi e via così fino al termine delle scorte.
Dopo avere lodato Monti, fino al punto di proporlo al ruolo di leader della propria coalizione (facendo il paio con i tentativi di Bersani), nella veste di nemico del banchiere di Goldman Sachs Berlusconi appare davvero scarsamente credibile e pure un poco grottesco. Le promesse, i regali ed i contratti appaiono sempre più come merce stantia, garantiranno forse il recupero di qualche punto percentuale, ma la mancanza d'aria si percspisce chiaramente.

Il banchiere golpista di Goldman Sachs Mario Monti, che ancora governa il paese dopo essere riuscito a mandarlo a picco in soli 13 mesi non sta certo meglio. La sua discesa in politica, fra un salottino TV, un cane in affitto ed i comizi tenuti dentro a bugigattoli riservati a pochi intimi, tratteggia la figura patetica di un personaggio che se solo si affacciasse su una piazza riceverebbe in dono quintali di pomodori ed arance, oltre ad epiteti impronunciabili.
Il suo compito non è certamente quello di raccogliere un esteso consenso popolare, ma semplicemente quello di marcare il territorio, consapevole del fatto che chiunque vorrà proprorsi per governare dovrà passare da lui per chiedere il permesso della UE, della BCE, dell'FMI, di Obama e del resto del mondo.
La campagna elettorale, se possibile, patetica lo è ancora di più, fra la promessa di diminuzione delle tasse (da lui stesso varate) portata con la mano destra, mentre quella sinistra (ancora al governo) continua a metterne sempre di nuove. E la pretesa di avere salvato un paese dove dopo il salvataggio solo più una persona su due ha ancora un lavoro, il pil è in caduta libera (ma non si tratta di decrescita, bensì di recessione) le imprese chiudono a ritmo forsennato e sta sparendo perfino la speranza.

A fare da corollario a questo campionario di miserie umane non poteva mancare il giudice Antonio Ingroia, vero e proprio re della questua, che da quando è entrato in politica ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare e forse anche qualcosa di più. Ha mendicato i voti dei movimenti che si battono sui territori e dopo avere ricevuto un netto rifiuto ha cercato di appropiarsene lo stesso maldestramente. Ha mendicato l'appoggio del PD ma gli hanno chiuso la porta in faccia senza neppure premurarsi di spingerlo fuori. Ha mendicato l'appoggio di Grillo provocando più di una risata. Ha mendicato il sostegno di Nichi Vendola che ormai alberga in casa PD e certo non ha intenzione di camminare fuori, dove fa freddo e per andare in parlamento occorre il 4%.
Poi dopo avere collezionato un serie di brutte figure da fare impallidire perfino i politici consumati ed essersi proclamato mentore di una società civile che alberga solamente nel suo immaginario, con tanti compagni di viaggio come Ferrero, Diliberto e Bonelli che preferiscono restare nell'ombra nella speranza che la gente si scordi chi sono e un nutrito manipolo di poliziotti, giudici ed avvocati che non guastano mai, ha fatto pure la pessima scelta di andare a parlare in TV. Dove il telespettatore ha compreso fin da subito che la sua "rivoluzione" è un po' troppo vicina a Befera e ad Equitalia per rivestire un qualche carattere popolare, così come il suo concetto di "evasore" molto omnicomprensivo, fino a comprendere nella massa dei cittadini da perseguitare anche i pensionati ed i disoccupati che non arrivano a fine mese.
Già un partito i cui voti sono quotidianamente in vendita al borsino del miglior offerente non rappresentava qualcosa di molto accattivante, ma la sensazione inizia a diventare quella che se Ingroia continuerà a parlare, perfino il 4% inizierà a diventare un miraggio quasi come l'alleanza con il PD.

Insomma Napolitano, imitando Bersani, ha già venduto la pelle dell'orso ai propri padroni, ma potrebbe anche non riuscire a prenderlo e vedersi costretto a riportare gli italiani alle urne una seconda volta, magari in primavera, nella speranza che in quell'occasione abbiano capito bene quali sono gli ordini e cosa devono fare.

di Marco Cedolin 

26 febbraio 2013

Il Guastafeste






La maggior parte degli addetti ai lavori parla di una grande sorpresa, di fronte ai risultati della tornata elettorale che si è appena conclusa, e con tutta probabilità un poco sorpresi sono rimasti sicuramente tutti coloro che già nelle passate settimane avevano"venduto" alle bancheed ai mercati un nuovo governo di continuità conl'agenda Monti, disposto a servire in tavola il cibo dietetico dispensato dalla BCE.
Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo sbanca tutto ciò che era umanamente sbancabile, supera il 25% dei consensi e s'incorona primo partito italiano, mettendosi alle spalle sia il PD che il PDL ed apprestandosi a portare nelle stanze dei bottoni circa 160 fra deputati e senatori.
Bersani attraverso una campagna elettorale assai sbiadita, condotta sullo sfondo dello scandalo MPS e della corruzione dilagante nel partito, riesce a dissipare tutti i punti percentuali di vantaggio sul PDL attribuitigli nelle settimane scorse dai sondaggi e con tutta la coalizione non riesce a superare il 30%.
Berlusconi raccoglie una coalizione in fase di disfacimento, ma con una grinta da venditore porta a porta e qualche spot elettorale di sicuro effetto, la rianima come per magia, fino a portarla al pareggio con quella di centrosinistra.....


Il banchiere di Goldman Sachs Mario Monti, dopo avere governato indebitamente per 13 mesi, inabissando il paese nelle sabbie mobili della disperazione, raccoglie quanto seminato e nonostante il sostegno di Casini (che poteva contare nell'UDC su oltre il 5% dei voti) e di Fini (che fino ad un paio di anni fa presiedeva un partito forte dell'11%) non riesce a sfondare la soglia del 10%, attestandosi poco al di sotto e raccogliendo una sconfitta cocente.

Il giudice Antonio Ingroia, rientrato in Italia dal Guatemala per rivitalizzare la sinistra, di fatto ne pratica l'eutanasia, arrivando ad ottenere il 2,2% alla testa di una coalizione (IDV, Rifondazione comunista, Verdi, Comunisti italiani) che sulla carta portava in dote circa il 10% dei consensi. Sbagliando di fatto tutto quello che sarebbe stato possibile sbagliare e probabilmente anche qualcosa di più e restando con tutti i suoi compagni fuori dal parlamento.

Gli altri piccoli partiti, da quelli di estrema sinistra alla destra identitaria, raccolgono percentuali risibili ben al di sotto del punto percentuale, dimostrando una volta di più che la politica del "tutti contro tutti" non paga e risulta del tutto inadeguata ad esprimere un progetto incisivo per il paese.

Alla luce di questi risultati naufraga ancora prima di partire il progetto di coalizione fra PD e Monti, già venduto da Napolitano ad Obama e alla BCE, dal momento che mancano materialmente i numeri (in primo luogo al Senato) perché un'ammucchiata del genere possa governare. Così come mancano i numeri perché Berlusconi, sostituendosi a Bersani nell'abbracciare l'usuraio di Goldman Sachs, possa aspirare a proporre un governo alternativo.

In una situazione d'impasse che ricorda da vicino la Grecia, le soluzioni praticabili sembrano essere solamente due, entrambe in salita e foriere di molti rischi per chi intenda praticarle.
Un governo di grande coalizione fra PD - PDL e Monti, coadiuvato da una grande crisi delle borse e dei mercati, creata artificialmente alla bisogna con tanto d'impennata dello spread. Con il rischio che però l'elettorato di centrodestra e quello di centrosinistra non accettino di buon grado il sodalizio con il nemico di sempre e facciano mancare il loro sostegno in propensione futura.
Oppure un ritorno alle urne a breve termine (dopo avere varato una nuova legge elettorale ad hoc) con una coalizione di "salvezza nazionale" imposta dallo sfacelo delle borse, dei mercati e dello spread accorso in "aiuto", dove PD - PDL e Monti tentino di giocare la carta del sacrificio necessario. Ma il rischio in questo caso sarebbe anche più grosso, perché l'elettorato indisponibile ad abbracciare il nemico potrebbe debordare in massa verso Beppe Grillo, decretando di fatto la sparizione di tutta la classe politica tradizionale e aprendo orizzonti completamente inesplorati.

Riflettendo così a caldo, l'enorme vittoria del "gustafeste" Beppe Grillo e del suo Movimento 5 stelle non può che farci piacere. Non solo perché diventa primo partito in Italia un movimento dichiaratamente NO TAV, favorevole alla creazione di un reddito di cittadinanza e di un nuovo sistema lavoro, contrario all'incenerimento dei rifiuti, alla cementificazione selvaggia e alle missioni di guerra, vicino al pensiero della decrescita e alla creazione di un nuovo modello di sviluppo. Ma anche e soprattutto perché il trionfo di Grillo intralcia in qualche misura il progetto di Bersani, Monti e Napolitano, costringendoli ad acrobazie di varia natura il cui esito potrebbe non essere così scontato come sembrava alla vigilia delle elezioni.

di Marco Cedolin 

24 febbraio 2013

LaRouche: se impediscono la Glass-Steagall sarà il collasso



 - Il 16 febbraio Lyndon LaRouche ha ammonito che se verrà bloccata la reintroduzione del sistema di separazione bancaria detto "Glass-Steagall", "ciò causerà una crisi da collasso dell'intero sistema transatlantico". Il processo iperinflazionistico dovuto ai salvataggi bancari "è ora sfuggito completamente al controllo" perché non siamo più nella fase di incremento, ma ci avviciniamo a quella di "decollo".
In un recente articolo intitolato "Supernova del credito", Bill Gross, il manager di Pimco, il più grande fondo obbligazionistico del mondo, ha reso evidente uno dei sintomi dell'esplosione iperinflazionistica denunciata da LaRouche. "Negli anni 80", ha scritto Gross, "occorrevano 4 dollari di nuovo credito per generare 1 dollaro di crescita reale del PIL". Nell'ultimo decennio, ce ne volevano 10 e dal 2006 ce ne vogliono 20 per ottenere lo stesso risultato".
Gross descrive giustamente questo fenomeno come "un mostro che richiede un aumento sempre crescente di alimento, una stella supernova che si espande ma che nel processo di espansione comincia a consumare se stessa".
Lo stesso Gross ammette che ciò è solo la punta dell'iceberg, perché le cifre che ha usato "non includono il debito ombra". Quest’ultimo è la gigantesca bolla dei derivati che rappresenta gli aggregati finanziari, la terza nel grafico della triplice curva di LaRouche. Il rapporto tra gli aggregati finanziari e il debito USA è cresciuto più rapidamente del rapporto debito/Pil.
Per cui, per generare i 4 dollari di nuovo debito che generavano un dollaro di Pil nel 1985, occorrevano 10 dollari di aggregati finanziari. Nel 2012 il debito era cresciuto di cinque volte, e gli aggregati finanziari cinquanta volte, per cui oggi occorrono 500 dollari di aggregati finanziari per ogni dollaro di aumento di Pil!
Questi dati, per quanto parziali, definiscono "un processo iperinflazionistico in corso", e non più un semplice rischio, ha sottolineato LaRouche.
Quando decolla l'iperinflazione, come nel 1923 in Germania, "a quel punto i salvataggi sono cancellati. Si cancella il denaro e si introduce una piccola quantità di denaro nuovo, da distribuire a pochi privilegiati. Il resto può andare al diavolo", ha ammonito LaRouche. Questa è la politica dell'oligarchia, e significa che "faranno morire di fame un sacco di gente".
Questa, ha denunciato LaRouche, è anche "l'intenzione dietro la politica attuale del Presidente degli Stati Uniti. Ciò non significa che egli ne sia l'autore, ma il segnale è quello, perché non è possibile che riescano nell'intento dichiarato. Non esistono modi per salvare questo sistema, tranne che cancellandolo e adottandone uno interamente nuovo".
LaRouche ha chiosato: finché Obama sarà presidente, "gli Stati Uniti sono condannati". Egli deve essere rimosso dall'incarico, deve essere introdotta urgentemente una legge Glass-Steagall e deve essere creato un sistema di credito. Chi sostiene che una riforma del genere spazzerebbe via troppo denaro fittizio, deve capire che ciò avverrà comunque, per cui è meglio farlo in modo ordinato e controllato.

 by (MoviSol)

23 febbraio 2013

Sono arrivati alla frutta








Mentre Giorgio Napolitano vola negli USA, per rassicurare il presidente Obama, comegià fatto in precedenza con la UE e la BCE, sul fatto che l'esito delle elezioni è sotto controllo e dalle urne emergerà comunque vada solamente un governo di camerieri preposto a continuare sulla strada dell'annientamento del paese e della riduzione in miseria della popolazione, il circo equestre della campagna elettorale, ormai in completa confusione, inizia a sperimentare esperienze tragicomiche di un lirismo impressionante.
Beppe Grillo si appropria delle piazze d'Italia e riesce a riempirle ben oltre quanto potesse essere immaginabile, raccogliendo una marea di consensi, intorno a slogan (alcuni condivisibili altri meno) in fondo molto elementari ma sempre ben calati all'interno della realtà di un paese in via di disgregazione e vittima della disperazione diffusa che sta montando sempre più. E dovrebbe bastare un'occhiata a quelle piazze ed alla composizione dei cittadini che le riempono, per comprendere come il suo sarà probabilmente un successo che travalicherà anche le più ardite previsioni. Successo determinato dalle sue grandi capacità di comunicatore, dall'ottima struttura organizzativa messa in campo, dal malcontento generalizzato della popolazione, ma anche e soprattutto dall'assoluta mancanza di alternative credibili fra coloro (partiti che possano aspirare a superare il 4%) che si propongono alla guida del paese. Il nulla assoluto presente intorno a Grillo stupisce infatti innanzitutto per la totale mancanza di qualsiasi elemento di novità o interesse che prescinda dalla volontà di continuare sulla strada intrapresa, se è il caso fino alla morte, pronti a tutto per la UE e per l'euro, come a suo tempo ebbe modo di dire il leader maximo Mario Draghi.....


Legacoop Bersani si è ormai ridotto ad interpretare la macchietta di sè stesso e dopo avere girato il mondo in lungo e in largo dal giorno seguente all'investitura alle primarie, nel tentativo di vendere la pelle di un orso ancora vivo, si è ritrovato impantanato nello scandalo della banca di partito, nei rapporti promiscui con Vendola e Monti, impegnato giorno dopo giorno nel mendicare il ruolo di maitre, presso una BCE sempre più scettica nei suoi confronti. Nel goffo tentativo di esperire un qualche pensiero autonomo che potesse risultare accattivante per l'elettorato ormai fidelizzato (quello che non lo era l'ha lasciato da tempo) è arrivato perfino ad imbastire filippiche contro la corruzione, tanto più grottesche se pronunciate dal leader di un partito che della corruzione ha fatto la propria bandiera, come dimostra appieno proprio lo scandalo MPS, e da un uomo noto per essersi fatto "regalare" un centinaio di migliaia di euro proprio da quel Riva attualmente sotto accusa per avere sterminato le famiglie di Taranto attraverso l'inquinamento generato dall'azienda di famiglia.
Ma siccome sia il lato buonista, con tanto di parlata emiliana, sia quello "grintoso" preposto a sbranare gli avversari, sembrano continuare a sortire scarsi effetti in termini di popolarità, l'ultima carta giocata sul filo della disperazione è la riesumazione della salma politica di Romano Prodi, proposto sul palco a Milano e destinato a ritorcersi come un boomerang proprio sulle spalle di Bersani, se solo gli italiani si ricorderanno chi fu l'uomo che più di ogni altro si prodigò per trascinare l'Italia nell'incubo dell'euro e della UE.

Se il nulla abbacinante di Bersani è di quelli che danno fastidio agli occhi, certo non sta riuscendo a fare di meglio Berlusconi. Il salapuzio di Arcore, svestiti i panni del presidente dimissionario che per 13 mesi ha votato pedissequamente ogni legge lacrime e sangue di Mario Monti, ha indossato i panni del rivoluzionario, dividendosi fra una certosina opera di contestazione di tutti i provvedimenti da lui stesso votati ed il ruolo d'imbonitore da mercato rionale. Una vera parodia del voto di scambio ad personam: "Se mi voti ti rimborso l'IMU, ti abbasso l'Irpef, ti togo l'irap e per i primi 10mila offro anche un tablet in regalo o una termocoperta per chi si trova già ad albergare sotto i ponti". Un Ponte ai siciliani, un TAV ai piemontesi, un Mose ai veneziani, un rigassificatore ai livornesi e via così fino al termine delle scorte.
Dopo avere lodato Monti, fino al punto di proporlo al ruolo di leader della propria coalizione (facendo il paio con i tentativi di Bersani), nella veste di nemico del banchiere di Goldman Sachs Berlusconi appare davvero scarsamente credibile e pure un poco grottesco. Le promesse, i regali ed i contratti appaiono sempre più come merce stantia, garantiranno forse il recupero di qualche punto percentuale, ma la mancanza d'aria si percspisce chiaramente.

Il banchiere golpista di Goldman Sachs Mario Monti, che ancora governa il paese dopo essere riuscito a mandarlo a picco in soli 13 mesi non sta certo meglio. La sua discesa in politica, fra un salottino TV, un cane in affitto ed i comizi tenuti dentro a bugigattoli riservati a pochi intimi, tratteggia la figura patetica di un personaggio che se solo si affacciasse su una piazza riceverebbe in dono quintali di pomodori ed arance, oltre ad epiteti impronunciabili.
Il suo compito non è certamente quello di raccogliere un esteso consenso popolare, ma semplicemente quello di marcare il territorio, consapevole del fatto che chiunque vorrà proprorsi per governare dovrà passare da lui per chiedere il permesso della UE, della BCE, dell'FMI, di Obama e del resto del mondo.
La campagna elettorale, se possibile, patetica lo è ancora di più, fra la promessa di diminuzione delle tasse (da lui stesso varate) portata con la mano destra, mentre quella sinistra (ancora al governo) continua a metterne sempre di nuove. E la pretesa di avere salvato un paese dove dopo il salvataggio solo più una persona su due ha ancora un lavoro, il pil è in caduta libera (ma non si tratta di decrescita, bensì di recessione) le imprese chiudono a ritmo forsennato e sta sparendo perfino la speranza.

A fare da corollario a questo campionario di miserie umane non poteva mancare il giudice Antonio Ingroia, vero e proprio re della questua, che da quando è entrato in politica ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare e forse anche qualcosa di più. Ha mendicato i voti dei movimenti che si battono sui territori e dopo avere ricevuto un netto rifiuto ha cercato di appropiarsene lo stesso maldestramente. Ha mendicato l'appoggio del PD ma gli hanno chiuso la porta in faccia senza neppure premurarsi di spingerlo fuori. Ha mendicato l'appoggio di Grillo provocando più di una risata. Ha mendicato il sostegno di Nichi Vendola che ormai alberga in casa PD e certo non ha intenzione di camminare fuori, dove fa freddo e per andare in parlamento occorre il 4%.
Poi dopo avere collezionato un serie di brutte figure da fare impallidire perfino i politici consumati ed essersi proclamato mentore di una società civile che alberga solamente nel suo immaginario, con tanti compagni di viaggio come Ferrero, Diliberto e Bonelli che preferiscono restare nell'ombra nella speranza che la gente si scordi chi sono e un nutrito manipolo di poliziotti, giudici ed avvocati che non guastano mai, ha fatto pure la pessima scelta di andare a parlare in TV. Dove il telespettatore ha compreso fin da subito che la sua "rivoluzione" è un po' troppo vicina a Befera e ad Equitalia per rivestire un qualche carattere popolare, così come il suo concetto di "evasore" molto omnicomprensivo, fino a comprendere nella massa dei cittadini da perseguitare anche i pensionati ed i disoccupati che non arrivano a fine mese.
Già un partito i cui voti sono quotidianamente in vendita al borsino del miglior offerente non rappresentava qualcosa di molto accattivante, ma la sensazione inizia a diventare quella che se Ingroia continuerà a parlare, perfino il 4% inizierà a diventare un miraggio quasi come l'alleanza con il PD.

Insomma Napolitano, imitando Bersani, ha già venduto la pelle dell'orso ai propri padroni, ma potrebbe anche non riuscire a prenderlo e vedersi costretto a riportare gli italiani alle urne una seconda volta, magari in primavera, nella speranza che in quell'occasione abbiano capito bene quali sono gli ordini e cosa devono fare.

di Marco Cedolin