05 marzo 2013

Dal boom di Grillo il "calcio d'inizio" di un nuovo sistema







Rimini, piazza Cavour: comizio elettorale di Peppe Grillo

I nostri uomini politici e i loro consiglieri, spesso mascherati da giornalisti, sembrano tante Alici nel Paese delle Meraviglie. Per mesi non si sono accorti del fenomeno Grillo, saltabeccando da una TV all'altra non ne parlavano mai se non per accenni generici al 'populismo' o all' 'antipolitica'. Solo negli ultimi giorni della campagna elettorale è affiorata qualche preoccupazione. Eppure bastava uscire dagli studi televisivi e dai teatrini compiacenti, uscire in strada, entrare nei bar, salire su un autobus per capire che aria tirava. Se chiedevi ad un adulto ti rispondeva: «Questa volta non voto, sono stufo di farmi prendere in giro, oppure lo do' a Grillo». I ragazzi, ma a proporzioni invertite, si dichiaravano 'grillini' oppure 'apo'.
Adesso i partiti sono colpiti da choc anafilattico. La scoppola che han preso è addirittura superiore a quella che appare. In percentuale registrano ancora risultati apparentemente rilevanti (intorno al 30%), ma su un parterre dimezzato. In realtà Berlusconi, che si considera un mezzo vincitore, ha perso rispetto al 2008 più di sei milioni di voti e il Pd, fino a ieri inscalfibile partito monolitico con i suoi grandi apparati, quattro milioni. Il 25% delle astensioni più il 25 e passa andato a Grillo significano, puramente e semplicemente, che un italiano su due non crede più al sistema dei partiti. E non è finita.
Ora Bersani, cui formalmente tocca il tentativo di formare un nuovo governo, colto dal panico, dopo avergli dato dell'«indegno», di «uno che porta la gente fuori dalla democrazia» e appioppato altre consimili gentilezze, corteggia Grillo e gli propone 'un'appoggio esterno' al suo futuribile Esecutivo, la presidenza della Camera, un posto di ministro. Ma se conosco l'uomo e i suoi progetti, e un po' gli conosco, non è con questi mezzucci che lo si prende. Non credo nemmeno che Grillo, nonostante si sia espresso in senso contrario, accetterà di votare singoli provvedimenti che rientrano nel suo programma (dimezzamento dei parlamentari, decurtazione dei loro stipendi, abolizione dei vitalizi, eccetera) su cui i partiti, fino a ieri inerti, hanno promesso, solo per paura, di impegnarsi. Perchè non gli conviene. Non gli conviene insozzarsi in alcun modo, in nome di una sbandierata stabilità, con una classe dirigente che ha dichiarato di voler spazzar via, tutta. Gli conviene attendere. Quello del 26 febbraio non è che il primo colpo. L'unica possibilità di formare un governo è una 'Grosse Koalizion' fra Pd e Pdl. Ma in questo caso i due ex maggiori partiti, dopo gli insulti che si sono lanciati in campagna elettorale, perderebbero ulteriormente la faccia, e per le sue insanabili contraddizioni interne un governo del genere cadrebbe nel giro di pochi mesi. Oppure si va ad elezioni subito, naturalmente dopo aver cambiato, in questa occasione si' anche con il voto dei grillini, la legge elettorale. In un caso o nell'altro 5Stelle non conquisterebbe il 25,6 dei consensi, ma il 40 o il 50. E l'avremmo fatta finita, una volta per tutte, con una classe dirigente degenerata.
Dice: è un salto nel buio. Grillo e Casaleggio (anch'egli ora rivalutato nella corsa a compiacere i nuovi vincitori) non vogliono semplicemente abbattere una classe dirigente, intendono rivedere da cima a fondo un modello di sviluppo, quello occidentale, che ci sta portando al tracollo economico dopo aver realizzato quello sociale, etico, umano. Per chi non l'avesse ancora capito Grillo e Casaleggio sono dei tradizionalisti che utilizzano abilmente mezzi modernissimi, il web, contro la Modernità. E' una partita difficilissima e dagli esiti incerti che impegnerà le generazioni a venire. Ma almeno il 26 febbraio è stato dato, in Italia, paese storicamente laboratorio, il calcio d'inizio.
di Massimo Fini 

04 marzo 2013

Il futuro a 5 stelle






 
Parecchi mesi fa chiedevo a Grillo di puntare a quel 57% del popolo italiano, riflessivo e positivo, che per interessi materiali e principi etici si era manifestato nel voto referendario per l’acqua pubblica, contro il nucleare, contro il legittimo impedimento del vero cancro della nostra democrazia Silvio B.
La vittoria ci fu, malgrado PDL e PD puntassero apertamente alla mancanza  del “quorum” perché la politica è meglio che non esca dai palazzi del potere, visto mai che i cittadini prendano gusto alla democrazia diretta. Fu quello il primo segnale che qualche cosa stava cambiando nella testa degli italiani.
Oggi, ad elezioni avvenute, con la dimostrazione matematica che si può fare politica anche senza soldi, rileggendo i primi 20 punti del programma del Movimento, una vera lama di luce verso una autentica democrazia attenta agli ultimi ma anche alla piccola e media impresa, bisogna concludere che il 25% dei voti, con la maglia rosa di primo partito, è molto poco, specialmente se ci confrontiamo con il NULLA proposto dagli altri partiti.
Nel rifiutare ogni alleanza con PD o PDL non bisogna perdere l’occasione di ribadire che la crisi economica è in gran parte frutto di una situazione politiche che da almeno 20 anni è di tipo consociativo, spartitorio (vedi RAI, BANCHE), in cui non esistono più né destra né sinistra, non vi è stato un vero ruolo di opposizione e di controllo, fino allo scandalo conclamato del governo Monti, sostenuto da PDL e PD.
Il teatrino della politica ci vuol far credere che B. e Bersani sono avversari, uno di destra, l’altro di sinistra, ma in realtà sono due partiti di CENTRO, in perenne lotta tra loro per spartirsi potere, affari, mantenimento dei privilegi di CASTA, diretti e pieni responsabili di una crisi che non hanno saputo né individuare, né governare.
A fronte di questi “esperti della politica”, professionisti da decenni, in realtà cialtroni e incapaci, con un’Italia ormai fallita e commissariata dall’Europa e dalle banche, gli italiani perbene dovrebbero premiare più pesantemente una organizzazione di incensurati, che promettono di andarsene dopo due legislature, che si autoriducono lo stipendio, che propongono un reddito di cittadinanza a tutti i disoccupati, da pagare con i soldi che dovremmo buttare per i bombardieri F35, che propongono di abolire le Province, di rientrare da tutte le avventure militari, che propongono l’abolizione del finanziamento ai partiti e all’editoria, e con questi risparmi finanziare massicciamente piccole e medie imprese, industriali, artigiane, agricole, che sono la spina dorsale della nostra economia.
E’ urgente che quel 57% di materializzi di nuovo alle prossime elezioni, poiché dai D’Alema, Bersani, Berlusconi verranno solo guai, paralisi, disoccupazione, precarietà, inganni, e anche se si metteranno d’accordo per un nuovo governo, non hanno la più pallida idea di come uscire dalla crisi, se non continuando
Oggi già si vede la linea contro il M5S da cui il PD“pretende” la fiducia, mentre sottobanco cerca di comprarsi qualche senatore, come ha fatto B. con Sergio De Gregorio dell’IDV, cercando di appiccicare al Movimento l’etichetta di irresponsabilità per il governo del paese.
Con Pd e PDL non c’è da prendere nemmeno un caffè. Loro hanno creato la crisi, devono riconoscere questa evidente verità e provare a tirarcene fuori. Se non sono in grado di farlo, gli elettori lo capiranno e daranno al M5S la maggioranza assoluta per governare senza limiti e ricatti.
di Paolo De Gregorio 

03 marzo 2013


http://www.wlaciccia.it/famosi/images/grillo.jpgScommetto sull'onestà di Beppe Grillo. Lo faccio perché scommetto sull'entusiasmo dei suoi sostenitori. Capisco che avranno, lui e loro, molti problemi difficili da risolvere, ed è ovvio quindi che faranno degli errori. Ma non credo che faranno dei crimini. È molto facile precipitare dagli altari nei quali si trovano, irti di spine, nella polvere, e quindi non credo che sarà così. Leggo sui giornali dei commenti di molti che si aspettano che molti di loro saranno comprati. Forse, qualcuno. Ma io penso che coloro che scrivono queste cose sui giornali e le dicono in televisione misurano la realtà con il loro metro da schiavi.
E per fortuna la realtà non è tutta composta di schiavi o di servi, come il voto ha dimostrato. E però certo si può star sicuri che per ognuno degli oltre centosessanta deputati e senatori dell'opposizione si stanno già compilando i dossier.
I servizi segreti sono lì per quello, non penseremo mica che se ne staranno con le mani in mano. Si scava e si scaverà nelle loro vite, si cercheranno le loro magagne, per poi "spenderle" prima o dopo nella melma degli intrighi di Palazzo. La nostra fortuna è che saranno dei dossier poveri e "giovani" e quindi conteranno poco, perché questo non è un personale ricattabile.
I problemi saranno più grandi e difficili. Si dovranno prendere decisioni di portata nazionale, europea, internazionale. E lo si dovrà fare stando sotto la mira di cecchini impietosi e feroci, i cosiddetti "Mercati", cioè i grandi banchieri del Superclan mafioso-massonico europeo e mondiale. Non sarà facile anche per questo.
E dunque io penso che senza una squadra Grillo non potrà reggere a lungo. Si pone il problema di una squadra che lo protegga, e che protegga questi centosessanta parlamentari. Perché un esercito che rimane a lungo senza ordini chiari e senza una guida non può che disperdersi. I vecchi marpioni del Palazzo già cominciano con le loro lusinghe, e tutti i giornali titolano "Bersani apre a Grillo", "Bersani sfida Grillo". O... "Bersani si inginocchia davanti a Grillo", "Bersani chiede a Grillo".
Fino all'altro ieri non se n'erano accorti, adesso capiscono che non possono evitare, e ci provano.
E io so che non serviranno a catturare né Grillo né i suoi. Lo so, perché Grillo ha costruito una macchina che non lo consente. E coloro che gli fanno delle proposte più o meno sconce continuano a ragionare come se non ci fosse Grillo, ma Grillo c'è, e il Movimento Cinque Stelle c'è.
Purtroppo non ci sono soltanto le lusinghe, che si possono respingere.
Ci sono invece questioni che non si possono aggirare: le grandi questioni sociali, come quella del lavoro; e c'è un paese in ginocchio che implora, che esige una tregua dopo questa rapina che ha subito con il consenso di tutti quelli che sono stati battuti, non per caso, in queste elezioni.
Bisogna stare attenti, perché sarà facile per il Palazzo, in nome della ingovernabilità del Paese, rovesciare sul Movimento Cinque Stelle responsabilità che non sono sue.
Dunque occorre prepararsi.
Per questo credo che Grillo e il M5S abbiano bisogno di un forte sostegno nel Paese, molto più ampio di quel 25 per cento straordinario che è stato raggiunto. Serve una forte e organizzata opposizione sociale che muova dalle aziende, dalle fabbriche, dalla scuola, dall'università, dalle categorie colpite, dalla società civile. Questa deve essere ancora costruita.
Il 25 per cento è opera di Beppe Grillo. Il resto sarà opera di tutti noi, insieme al Movimento Cinque Stelle.
È inutile dunque che io ripeta che la situazione è difficile e piena di trabocchetti, ma la spallata è stata forte e possente.
Il Partito Democratico esce clamorosamente sconfitto, e adesso implora.
E la destra? Due parole sulla destra bisogna dirle: la destra festeggia non si sa perché, forse festeggia soltanto lo scampato pericolo della sua sparizione, ma le cifre lo dicono: dai 17 milioni di voti che aveva nel 2008, è scesa a 8 milioni. Meno della metà. Un tracollo: sono stati dimezzati. Questo ci dice una cosa importante: che la narrazione di questa Italia berlusconiana è inesistente. Non è più così. Hanno perduto 8 milioni e mezzo di voti. L'Italia è cambiata, e non solo perché Beppe Grillo ha vinto. È cambiata perché è cambiato l'intero panorama. Quindi la destra ha poco da festeggiare.
Della sinistra, quella che già una volta ho definito "falcemartellata e girotondina", è meglio non parlare: addio! Addio per sempre! La riscossa è venuta da un'altra parte. Ed è giusto che sia così, perché la Storia non fa sconti a nessuno. E buona fortuna a tutti.
Fonte: http://www.megachip.info/rubriche/34-giulietto-chiesa-cronache-marxziane/9868-giulietto-chiesa-qmi-fido-dellonesta-di-grillo.html

05 marzo 2013

Dal boom di Grillo il "calcio d'inizio" di un nuovo sistema







Rimini, piazza Cavour: comizio elettorale di Peppe Grillo

I nostri uomini politici e i loro consiglieri, spesso mascherati da giornalisti, sembrano tante Alici nel Paese delle Meraviglie. Per mesi non si sono accorti del fenomeno Grillo, saltabeccando da una TV all'altra non ne parlavano mai se non per accenni generici al 'populismo' o all' 'antipolitica'. Solo negli ultimi giorni della campagna elettorale è affiorata qualche preoccupazione. Eppure bastava uscire dagli studi televisivi e dai teatrini compiacenti, uscire in strada, entrare nei bar, salire su un autobus per capire che aria tirava. Se chiedevi ad un adulto ti rispondeva: «Questa volta non voto, sono stufo di farmi prendere in giro, oppure lo do' a Grillo». I ragazzi, ma a proporzioni invertite, si dichiaravano 'grillini' oppure 'apo'.
Adesso i partiti sono colpiti da choc anafilattico. La scoppola che han preso è addirittura superiore a quella che appare. In percentuale registrano ancora risultati apparentemente rilevanti (intorno al 30%), ma su un parterre dimezzato. In realtà Berlusconi, che si considera un mezzo vincitore, ha perso rispetto al 2008 più di sei milioni di voti e il Pd, fino a ieri inscalfibile partito monolitico con i suoi grandi apparati, quattro milioni. Il 25% delle astensioni più il 25 e passa andato a Grillo significano, puramente e semplicemente, che un italiano su due non crede più al sistema dei partiti. E non è finita.
Ora Bersani, cui formalmente tocca il tentativo di formare un nuovo governo, colto dal panico, dopo avergli dato dell'«indegno», di «uno che porta la gente fuori dalla democrazia» e appioppato altre consimili gentilezze, corteggia Grillo e gli propone 'un'appoggio esterno' al suo futuribile Esecutivo, la presidenza della Camera, un posto di ministro. Ma se conosco l'uomo e i suoi progetti, e un po' gli conosco, non è con questi mezzucci che lo si prende. Non credo nemmeno che Grillo, nonostante si sia espresso in senso contrario, accetterà di votare singoli provvedimenti che rientrano nel suo programma (dimezzamento dei parlamentari, decurtazione dei loro stipendi, abolizione dei vitalizi, eccetera) su cui i partiti, fino a ieri inerti, hanno promesso, solo per paura, di impegnarsi. Perchè non gli conviene. Non gli conviene insozzarsi in alcun modo, in nome di una sbandierata stabilità, con una classe dirigente che ha dichiarato di voler spazzar via, tutta. Gli conviene attendere. Quello del 26 febbraio non è che il primo colpo. L'unica possibilità di formare un governo è una 'Grosse Koalizion' fra Pd e Pdl. Ma in questo caso i due ex maggiori partiti, dopo gli insulti che si sono lanciati in campagna elettorale, perderebbero ulteriormente la faccia, e per le sue insanabili contraddizioni interne un governo del genere cadrebbe nel giro di pochi mesi. Oppure si va ad elezioni subito, naturalmente dopo aver cambiato, in questa occasione si' anche con il voto dei grillini, la legge elettorale. In un caso o nell'altro 5Stelle non conquisterebbe il 25,6 dei consensi, ma il 40 o il 50. E l'avremmo fatta finita, una volta per tutte, con una classe dirigente degenerata.
Dice: è un salto nel buio. Grillo e Casaleggio (anch'egli ora rivalutato nella corsa a compiacere i nuovi vincitori) non vogliono semplicemente abbattere una classe dirigente, intendono rivedere da cima a fondo un modello di sviluppo, quello occidentale, che ci sta portando al tracollo economico dopo aver realizzato quello sociale, etico, umano. Per chi non l'avesse ancora capito Grillo e Casaleggio sono dei tradizionalisti che utilizzano abilmente mezzi modernissimi, il web, contro la Modernità. E' una partita difficilissima e dagli esiti incerti che impegnerà le generazioni a venire. Ma almeno il 26 febbraio è stato dato, in Italia, paese storicamente laboratorio, il calcio d'inizio.
di Massimo Fini 

04 marzo 2013

Il futuro a 5 stelle






 
Parecchi mesi fa chiedevo a Grillo di puntare a quel 57% del popolo italiano, riflessivo e positivo, che per interessi materiali e principi etici si era manifestato nel voto referendario per l’acqua pubblica, contro il nucleare, contro il legittimo impedimento del vero cancro della nostra democrazia Silvio B.
La vittoria ci fu, malgrado PDL e PD puntassero apertamente alla mancanza  del “quorum” perché la politica è meglio che non esca dai palazzi del potere, visto mai che i cittadini prendano gusto alla democrazia diretta. Fu quello il primo segnale che qualche cosa stava cambiando nella testa degli italiani.
Oggi, ad elezioni avvenute, con la dimostrazione matematica che si può fare politica anche senza soldi, rileggendo i primi 20 punti del programma del Movimento, una vera lama di luce verso una autentica democrazia attenta agli ultimi ma anche alla piccola e media impresa, bisogna concludere che il 25% dei voti, con la maglia rosa di primo partito, è molto poco, specialmente se ci confrontiamo con il NULLA proposto dagli altri partiti.
Nel rifiutare ogni alleanza con PD o PDL non bisogna perdere l’occasione di ribadire che la crisi economica è in gran parte frutto di una situazione politiche che da almeno 20 anni è di tipo consociativo, spartitorio (vedi RAI, BANCHE), in cui non esistono più né destra né sinistra, non vi è stato un vero ruolo di opposizione e di controllo, fino allo scandalo conclamato del governo Monti, sostenuto da PDL e PD.
Il teatrino della politica ci vuol far credere che B. e Bersani sono avversari, uno di destra, l’altro di sinistra, ma in realtà sono due partiti di CENTRO, in perenne lotta tra loro per spartirsi potere, affari, mantenimento dei privilegi di CASTA, diretti e pieni responsabili di una crisi che non hanno saputo né individuare, né governare.
A fronte di questi “esperti della politica”, professionisti da decenni, in realtà cialtroni e incapaci, con un’Italia ormai fallita e commissariata dall’Europa e dalle banche, gli italiani perbene dovrebbero premiare più pesantemente una organizzazione di incensurati, che promettono di andarsene dopo due legislature, che si autoriducono lo stipendio, che propongono un reddito di cittadinanza a tutti i disoccupati, da pagare con i soldi che dovremmo buttare per i bombardieri F35, che propongono di abolire le Province, di rientrare da tutte le avventure militari, che propongono l’abolizione del finanziamento ai partiti e all’editoria, e con questi risparmi finanziare massicciamente piccole e medie imprese, industriali, artigiane, agricole, che sono la spina dorsale della nostra economia.
E’ urgente che quel 57% di materializzi di nuovo alle prossime elezioni, poiché dai D’Alema, Bersani, Berlusconi verranno solo guai, paralisi, disoccupazione, precarietà, inganni, e anche se si metteranno d’accordo per un nuovo governo, non hanno la più pallida idea di come uscire dalla crisi, se non continuando
Oggi già si vede la linea contro il M5S da cui il PD“pretende” la fiducia, mentre sottobanco cerca di comprarsi qualche senatore, come ha fatto B. con Sergio De Gregorio dell’IDV, cercando di appiccicare al Movimento l’etichetta di irresponsabilità per il governo del paese.
Con Pd e PDL non c’è da prendere nemmeno un caffè. Loro hanno creato la crisi, devono riconoscere questa evidente verità e provare a tirarcene fuori. Se non sono in grado di farlo, gli elettori lo capiranno e daranno al M5S la maggioranza assoluta per governare senza limiti e ricatti.
di Paolo De Gregorio 

03 marzo 2013


http://www.wlaciccia.it/famosi/images/grillo.jpgScommetto sull'onestà di Beppe Grillo. Lo faccio perché scommetto sull'entusiasmo dei suoi sostenitori. Capisco che avranno, lui e loro, molti problemi difficili da risolvere, ed è ovvio quindi che faranno degli errori. Ma non credo che faranno dei crimini. È molto facile precipitare dagli altari nei quali si trovano, irti di spine, nella polvere, e quindi non credo che sarà così. Leggo sui giornali dei commenti di molti che si aspettano che molti di loro saranno comprati. Forse, qualcuno. Ma io penso che coloro che scrivono queste cose sui giornali e le dicono in televisione misurano la realtà con il loro metro da schiavi.
E per fortuna la realtà non è tutta composta di schiavi o di servi, come il voto ha dimostrato. E però certo si può star sicuri che per ognuno degli oltre centosessanta deputati e senatori dell'opposizione si stanno già compilando i dossier.
I servizi segreti sono lì per quello, non penseremo mica che se ne staranno con le mani in mano. Si scava e si scaverà nelle loro vite, si cercheranno le loro magagne, per poi "spenderle" prima o dopo nella melma degli intrighi di Palazzo. La nostra fortuna è che saranno dei dossier poveri e "giovani" e quindi conteranno poco, perché questo non è un personale ricattabile.
I problemi saranno più grandi e difficili. Si dovranno prendere decisioni di portata nazionale, europea, internazionale. E lo si dovrà fare stando sotto la mira di cecchini impietosi e feroci, i cosiddetti "Mercati", cioè i grandi banchieri del Superclan mafioso-massonico europeo e mondiale. Non sarà facile anche per questo.
E dunque io penso che senza una squadra Grillo non potrà reggere a lungo. Si pone il problema di una squadra che lo protegga, e che protegga questi centosessanta parlamentari. Perché un esercito che rimane a lungo senza ordini chiari e senza una guida non può che disperdersi. I vecchi marpioni del Palazzo già cominciano con le loro lusinghe, e tutti i giornali titolano "Bersani apre a Grillo", "Bersani sfida Grillo". O... "Bersani si inginocchia davanti a Grillo", "Bersani chiede a Grillo".
Fino all'altro ieri non se n'erano accorti, adesso capiscono che non possono evitare, e ci provano.
E io so che non serviranno a catturare né Grillo né i suoi. Lo so, perché Grillo ha costruito una macchina che non lo consente. E coloro che gli fanno delle proposte più o meno sconce continuano a ragionare come se non ci fosse Grillo, ma Grillo c'è, e il Movimento Cinque Stelle c'è.
Purtroppo non ci sono soltanto le lusinghe, che si possono respingere.
Ci sono invece questioni che non si possono aggirare: le grandi questioni sociali, come quella del lavoro; e c'è un paese in ginocchio che implora, che esige una tregua dopo questa rapina che ha subito con il consenso di tutti quelli che sono stati battuti, non per caso, in queste elezioni.
Bisogna stare attenti, perché sarà facile per il Palazzo, in nome della ingovernabilità del Paese, rovesciare sul Movimento Cinque Stelle responsabilità che non sono sue.
Dunque occorre prepararsi.
Per questo credo che Grillo e il M5S abbiano bisogno di un forte sostegno nel Paese, molto più ampio di quel 25 per cento straordinario che è stato raggiunto. Serve una forte e organizzata opposizione sociale che muova dalle aziende, dalle fabbriche, dalla scuola, dall'università, dalle categorie colpite, dalla società civile. Questa deve essere ancora costruita.
Il 25 per cento è opera di Beppe Grillo. Il resto sarà opera di tutti noi, insieme al Movimento Cinque Stelle.
È inutile dunque che io ripeta che la situazione è difficile e piena di trabocchetti, ma la spallata è stata forte e possente.
Il Partito Democratico esce clamorosamente sconfitto, e adesso implora.
E la destra? Due parole sulla destra bisogna dirle: la destra festeggia non si sa perché, forse festeggia soltanto lo scampato pericolo della sua sparizione, ma le cifre lo dicono: dai 17 milioni di voti che aveva nel 2008, è scesa a 8 milioni. Meno della metà. Un tracollo: sono stati dimezzati. Questo ci dice una cosa importante: che la narrazione di questa Italia berlusconiana è inesistente. Non è più così. Hanno perduto 8 milioni e mezzo di voti. L'Italia è cambiata, e non solo perché Beppe Grillo ha vinto. È cambiata perché è cambiato l'intero panorama. Quindi la destra ha poco da festeggiare.
Della sinistra, quella che già una volta ho definito "falcemartellata e girotondina", è meglio non parlare: addio! Addio per sempre! La riscossa è venuta da un'altra parte. Ed è giusto che sia così, perché la Storia non fa sconti a nessuno. E buona fortuna a tutti.
Fonte: http://www.megachip.info/rubriche/34-giulietto-chiesa-cronache-marxziane/9868-giulietto-chiesa-qmi-fido-dellonesta-di-grillo.html