17 aprile 2013

Cresce il sostegno alla legge Glass-Steagall negli Stati Uniti mentre l'economia è in caduta libera



 Il 25 marzo il disegno di legge presentato dalla congressista Marcy Kaptur per il ripristino della separazione bancaria come nella legge Glass-Steagall (HR 129) è stato firmato da altri sei congressisti, portando il totale dei firmatari a 46. Tra i sei nuovi firmatari c'è Marcia Fudge, che presiede il Black Caucus al Congresso, Keith Ellison, co-presidente del Congressional Progressive Caucus, e John Dingell, un autorevole leader del Partito Democratico, il cui padre fu tra i firmatari della legge Glass-Steagall sotto Roosevelt.
Grazie alla spinta organizzativa del movimento di LaRouche (LPAC), sono state presentate mozioni che chiedono al Congresso di approvare la legge HR 129 in 13 parlamenti degli stati (Alabama, Hawaii, Kentucky, Maine, Maryland, Mississippi, Montana, Pennsylvania, Rhode Island, South Dakota, Virginia, Washington e West Virginia). Nel South Dakota, la mozione in questo senso è stata approvata sia alla Camera che al Senato il 28 febbraio, e nel Maine il Senato ha approvato la mozione il 4 aprile. Si prospettano mozioni simili in numerosi altri stati.
Oltre alle mozioni, numerose figure istituzionali si sono espresse a favore della legge Glass-Steagall. Una di loro è l'ex direttore del bilancio nell'amministrazione Reagan ed ex congressista David Stockman, che sulla prima pagina del New York Times Sunday Review mette in guardia da un altro collasso finanziario in arrivo per via del "denaro caldo e instabile" che è aumentato da quando "sono state completamente smantellate le tutele stabilite dalla legge Glass-Steagall".
Per superare la crisi, scrive, occorre "mettere fine alla cartolarizzazione che ha trasformato l'economia in una gigantesca bisca dagli anni Settanta. Questo significa lasciare a se stesse le banche di Wall Street affinché competano a proprio rischio, senza concedere loro prestiti della Federal Reserve o assicurazioni sui depositi. Le banche ordinarie potranno raccogliere depositi o concedere prestiti commerciali, ma verranno escluse dal trading, dalla sottoscrizione di obbligazioni e dalla gestione finanziaria in tutte le sue forme".
È una descrizione alquanto accurata della legge Glass-Steagall, anche se Stockman non la cita per nome, forse per evitare la matita rossa e blu dei redattori del New York Times. Il giorno prima, durante una popolare trasmissione radiofonica, Stockman si era detto a favore della legge Glass-Steagall "al posto della stupida legge Dodd-Frank".
Con un'altra iniziativa mirante a ripulire il sistema bancario, il sindacato nazionale degli agricoltori (National Farmers Union) ha ribadito il proprio sostegno alla legge Glass-Steagall nella sua dichiarazione annuale, pubblicata il 5 marzo. Il NFU sostiene la separazione bancaria almeno dal 2010. Ma questa settimana ha chiesto anche di "indagare con vigore e muovere azioni penali contro le attività criminali nei nostri istituti finanziari".
Il presidente del sindacato nello stato dell'Indiana, James Benham, ha dato un vivace resoconto delle sue iniziative a favore della legge HR 129 nel corso di una conferenza tenuta dallo Schiller Institute nei pressi di Washington il 23 marzo. Come ha sottolineato, gli agricoltori costituiscono un settore dell'economia nazionale particolarmente colpito dalla speculazione finanziaria e dalla crescente cartellizzazione.
Dagli esordi di questo paese, si afferma nella dichiarazione, "la politica pubblica ha favorito un sistema bancario decentralizzato, per evitare gli abusi che sarebbero derivati da una struttura finanziaria altamente concentrata. Siamo preoccupati di fronte ai trend recenti che hanno accelerato la perdita di banche locali indipendenti aumentando il ruolo delle grosse banche anche nel settore agricolo. Questo ha ridotto gli investimenti nelle comunità".
Disgraziatamente la comprensione dell'economia reale manifestata dal NFU non è arrivata alla Commissione Agricoltura al Congresso, che il 20 marzo ha approvato sei disegni di legge che aumentano il sostegno dei contribuenti ai derivati e creano nuove scappatoie commerciali consentendo alle banche di eludere gli standard di gestione del rischio.

by (MoviSol) 

16 aprile 2013

Il Giappone annuncia il "Big Bang" iperinflazionistico



Se qualcuno ancora sperava che non tutti i suoi risparmi verranno saccheggiati nel tentativo disperato di salvare il sistema finanziario transatlantico, irrimediabilmente in bancarotta, ha ricevuto il secondo shock il 4 aprile, dopo quello della confisca dei conti a Cipro.
Quel giorno la Bank of Japan ha annunciato l'avvio di una politica che raddoppierà la base monetaria del Sol Levante da qui alla fine del 2014, pompando circa duemila miliardi di dollari nel sistema. La notizia è stata accolta con estasi dai funzionari di quello che Lyndon LaRouche chiama "l'Impero Britannico", che hanno sollecitato le altre banche centrali a seguire l'esempio giapponese. Alla Federal Reserve, secondo un osservatore, hanno festeggiato con la bava alla bocca, come dei tossicodipendenti alla vista della dose di eroina.
Ufficialmente, la mossa giapponese mira a creare un'inflazione "moderata" come strumento di politica economica. Secondo questa ricetta monetarista, quando l'economia si trova in una fase deflazionistica (prezzi in caduta), l'inflazione spinge i consumatori ad anticipare gli acquisti e riduce il valore del debito. L'altra motivazione adottata da Tokio è che se il governo acquista titoli del tesoro in mano le banche, queste potranno poi investire la liquidità nell'economia. Entrambi gli argomenti, sostenuti da economisti incompetenti, negano il fatto che l'economia è depressa da una montagna di debiti finanziari che nessuna espansione monetaria riuscirebbe a ripagare. Il tentativo finirà con lo scatenare l'iperinflazione, per ora contenuta a livello dei titoli finanziari, ma prima o poi sfocerà a livello dei prezzi al consumo.
Questa è la scuola monetarista che ci ha portati nella crisi e ora ci sta conducendo al disastro. Governi e autorità finanziarie fanno ciò perché si rifiutano istericamente di varare una riforma alla Glass-Steagall, ma rimangono aggrappati al fallito "business model" della globalizzazione e della banca universale.
Questa politica è "folle", ha commentato Lyndon LaRouche. Il suo giudizio è condiviso da poche voci sobrie, come Scott Minerd, manager della finanziaria Guggenheim Partners, che ha scritto sul Financial Timesdel 5 aprile che l'azione giapponese "è una formula per l'iperinflazione" che "getta le basi per una spirale inflazionistica globale che forse supererà ogni cosa già vista". Il Giappone "potrebbe facilmente scivolare sulla china che porta all'iperinflazione. Preoccupa che il resto del mondo industrializzato corre il rischio di affondare con esso".
Persino George Soros è apparso spaventato dalla mossa giapponese, e ha paventato la "disintegrazione" dello yen in un'intervista alla CNBC. E questo dall'uomo che per primo, nel 1999, chiese di erigere "un muro di denaro" per evitare la bancarotta del Brasile.
Dove portano questi duemila miliardi di Quantitative Easing del Giappone? Tra il 2008 e il 2012, l'intera regione transatlantica ha immesso 4,5 mila miliardi in QE, ai quali vanno aggiunti l'aumento annuo di 1,5 mila miliardi negli USA, in Europa e nel Regno Unito. A questo vanno aggiunte le migliaia di miliardi dei risparmiatori che le autorità finanziarie intendono confiscare per salvare le banche. I risparmi dell'Eurozona ammontano a 11 mila miliardi di euro.

by (MoviSol) 

14 aprile 2013

La BCE preme per l'applicazione del "modello cipriota" nell'Eurozona



Alla conferenza stampa mensile della BCE il 4 aprile, Mario Draghi si è alterato quando gli è stato ripetutamente chiesto se la confisca dei conti a Cipro rappresenta un modello per l'intera Eurozona, e lo ha negato. Ma come ha fatto presente un giornalista, il testo della direttiva UE in esame al Parlamento Europeo prescrive esattamente ciò che è stato fatto a Cipro. Lo stesso Draghi ha sollecitato il Parlamento e il Consiglio UE ad approvare la legge ben prima della data pianificata, e cioè "già nel 2014".
Il testo della direttiva sulla "liquidazione bancaria" riflette l'input del lavoro svolto dal Financial Stability Board sotto Draghi e della Banca per i Regolamenti Internazionali (che ospita il FSB). È come se recasse la firma di Mario Draghi, in veste di capo del FSB e della BCE. La politica è esplicita: salvare il sistema e non la gente. È Franklin Roosevelt e Glass-Steagall al contrario.
Come abbiamo recentemente spiegato, la direttiva è stata presentata nel giugno 2012 e propone che i depositi non protetti (al di sopra dei 100 mila euro) potranno essere confiscati per salvare ("bail-in") le banche in difficoltà. Mentre afferma in termini generali che i depositi protetti non saranno inclusi nel capitale del bail-in, essa ne esclude anche i derivati, se la loro inclusione minaccia la stabilità del sistema. Nella Sezione 5, Articolo 38, 3 della legge, si afferma che "Laddove le autorità applicano lo strumento del bail-in, esse possono escludere dall'applicazione dei poteri di conversione [in azioni] e di cancellazione l'esposizione in derivati che non rientra nell'ambito del punto (d) del paragrafo 2 [esposizione con scadenza originaria di meno di un mese], se tale esclusione è necessaria o idonea per raggiungere gli obiettivi specificati nei punti (a) e (b) dell'Articolo 26".
Quali sono questi obiettivi? "Gli obiettivi della liquidazione… sono: (a) assicurare la continuità delle funzioni critiche; (b) evitare effetti negativi significativi sulla stabilità finanziaria, come ad esempio impedire il contagio, e mantenere la disciplina di mercato".
In altre parole, qualora la cancellazione del debito finanziario minacci la stabilità del sistema, quel debito deve essere pagato – s'intende, con i soldi dei risparmiatori.
Lo scopo della manovra è affermato con grande franchezza in un documento d'indirizzo della BCE pubblicato nel luglio 2012. Il documento, intitolato Forbearance, resolution and deposit insurance, è stato emesso dal Consiglio Scientifico dell'European Systemic Risk Board, l'ufficio speciale istituito dalla BCE nel 2010. Esso afferma che "deve essere data priorità alla protezione del sistema e non dei creditori. Le regole devono assicurare la responsabilità di azionisti e creditori, in particolare quelli subordinati. Le eccezioni, ad esempio per i correntisti e i risparmiatori, devono essere definite chiaramente e senza ambiguità, e devono essere adeguatamente finanziate".
Più avanti: "La liquidazione bancaria deve essere gestita da una autorità europea che abbia come obiettivo primario quello della protezione del sistema. Le perdite devono avere accesso a finanziamenti primari attraverso un prelievo sull'industria [finanziaria] e il contribuente deve servire come riserva. I fondi di garanzia dei depositi devono essere usati per finanziare la protezione che debba essere estesa ai risparmiatori nei confronti di perdite subite attraverso la liquidazione bancaria".
Il rapporto poi si riferisce alla direttiva UE che "è stata pubblicata proprio mentre questo rapporto veniva completato. (...) Ad una lettura superficiale della proposta della Commissione, sembra comunque chiaro che essa vada nella direzione raccomandata dall'ASC, seppur non abbastanza a fondo. Su alcuni punti importanti, i suggerimenti contenuti in questo rapporto vanno oltre la proposta della Commissione". Non è chiaro se quei suggerimenti sono stati incorporati nella bozza attualmente in discussione al Parlamento Europeo, che in seguito approderà al Consiglio.

by  (MoviSol) 

17 aprile 2013

Cresce il sostegno alla legge Glass-Steagall negli Stati Uniti mentre l'economia è in caduta libera



 Il 25 marzo il disegno di legge presentato dalla congressista Marcy Kaptur per il ripristino della separazione bancaria come nella legge Glass-Steagall (HR 129) è stato firmato da altri sei congressisti, portando il totale dei firmatari a 46. Tra i sei nuovi firmatari c'è Marcia Fudge, che presiede il Black Caucus al Congresso, Keith Ellison, co-presidente del Congressional Progressive Caucus, e John Dingell, un autorevole leader del Partito Democratico, il cui padre fu tra i firmatari della legge Glass-Steagall sotto Roosevelt.
Grazie alla spinta organizzativa del movimento di LaRouche (LPAC), sono state presentate mozioni che chiedono al Congresso di approvare la legge HR 129 in 13 parlamenti degli stati (Alabama, Hawaii, Kentucky, Maine, Maryland, Mississippi, Montana, Pennsylvania, Rhode Island, South Dakota, Virginia, Washington e West Virginia). Nel South Dakota, la mozione in questo senso è stata approvata sia alla Camera che al Senato il 28 febbraio, e nel Maine il Senato ha approvato la mozione il 4 aprile. Si prospettano mozioni simili in numerosi altri stati.
Oltre alle mozioni, numerose figure istituzionali si sono espresse a favore della legge Glass-Steagall. Una di loro è l'ex direttore del bilancio nell'amministrazione Reagan ed ex congressista David Stockman, che sulla prima pagina del New York Times Sunday Review mette in guardia da un altro collasso finanziario in arrivo per via del "denaro caldo e instabile" che è aumentato da quando "sono state completamente smantellate le tutele stabilite dalla legge Glass-Steagall".
Per superare la crisi, scrive, occorre "mettere fine alla cartolarizzazione che ha trasformato l'economia in una gigantesca bisca dagli anni Settanta. Questo significa lasciare a se stesse le banche di Wall Street affinché competano a proprio rischio, senza concedere loro prestiti della Federal Reserve o assicurazioni sui depositi. Le banche ordinarie potranno raccogliere depositi o concedere prestiti commerciali, ma verranno escluse dal trading, dalla sottoscrizione di obbligazioni e dalla gestione finanziaria in tutte le sue forme".
È una descrizione alquanto accurata della legge Glass-Steagall, anche se Stockman non la cita per nome, forse per evitare la matita rossa e blu dei redattori del New York Times. Il giorno prima, durante una popolare trasmissione radiofonica, Stockman si era detto a favore della legge Glass-Steagall "al posto della stupida legge Dodd-Frank".
Con un'altra iniziativa mirante a ripulire il sistema bancario, il sindacato nazionale degli agricoltori (National Farmers Union) ha ribadito il proprio sostegno alla legge Glass-Steagall nella sua dichiarazione annuale, pubblicata il 5 marzo. Il NFU sostiene la separazione bancaria almeno dal 2010. Ma questa settimana ha chiesto anche di "indagare con vigore e muovere azioni penali contro le attività criminali nei nostri istituti finanziari".
Il presidente del sindacato nello stato dell'Indiana, James Benham, ha dato un vivace resoconto delle sue iniziative a favore della legge HR 129 nel corso di una conferenza tenuta dallo Schiller Institute nei pressi di Washington il 23 marzo. Come ha sottolineato, gli agricoltori costituiscono un settore dell'economia nazionale particolarmente colpito dalla speculazione finanziaria e dalla crescente cartellizzazione.
Dagli esordi di questo paese, si afferma nella dichiarazione, "la politica pubblica ha favorito un sistema bancario decentralizzato, per evitare gli abusi che sarebbero derivati da una struttura finanziaria altamente concentrata. Siamo preoccupati di fronte ai trend recenti che hanno accelerato la perdita di banche locali indipendenti aumentando il ruolo delle grosse banche anche nel settore agricolo. Questo ha ridotto gli investimenti nelle comunità".
Disgraziatamente la comprensione dell'economia reale manifestata dal NFU non è arrivata alla Commissione Agricoltura al Congresso, che il 20 marzo ha approvato sei disegni di legge che aumentano il sostegno dei contribuenti ai derivati e creano nuove scappatoie commerciali consentendo alle banche di eludere gli standard di gestione del rischio.

by (MoviSol) 

16 aprile 2013

Il Giappone annuncia il "Big Bang" iperinflazionistico



Se qualcuno ancora sperava che non tutti i suoi risparmi verranno saccheggiati nel tentativo disperato di salvare il sistema finanziario transatlantico, irrimediabilmente in bancarotta, ha ricevuto il secondo shock il 4 aprile, dopo quello della confisca dei conti a Cipro.
Quel giorno la Bank of Japan ha annunciato l'avvio di una politica che raddoppierà la base monetaria del Sol Levante da qui alla fine del 2014, pompando circa duemila miliardi di dollari nel sistema. La notizia è stata accolta con estasi dai funzionari di quello che Lyndon LaRouche chiama "l'Impero Britannico", che hanno sollecitato le altre banche centrali a seguire l'esempio giapponese. Alla Federal Reserve, secondo un osservatore, hanno festeggiato con la bava alla bocca, come dei tossicodipendenti alla vista della dose di eroina.
Ufficialmente, la mossa giapponese mira a creare un'inflazione "moderata" come strumento di politica economica. Secondo questa ricetta monetarista, quando l'economia si trova in una fase deflazionistica (prezzi in caduta), l'inflazione spinge i consumatori ad anticipare gli acquisti e riduce il valore del debito. L'altra motivazione adottata da Tokio è che se il governo acquista titoli del tesoro in mano le banche, queste potranno poi investire la liquidità nell'economia. Entrambi gli argomenti, sostenuti da economisti incompetenti, negano il fatto che l'economia è depressa da una montagna di debiti finanziari che nessuna espansione monetaria riuscirebbe a ripagare. Il tentativo finirà con lo scatenare l'iperinflazione, per ora contenuta a livello dei titoli finanziari, ma prima o poi sfocerà a livello dei prezzi al consumo.
Questa è la scuola monetarista che ci ha portati nella crisi e ora ci sta conducendo al disastro. Governi e autorità finanziarie fanno ciò perché si rifiutano istericamente di varare una riforma alla Glass-Steagall, ma rimangono aggrappati al fallito "business model" della globalizzazione e della banca universale.
Questa politica è "folle", ha commentato Lyndon LaRouche. Il suo giudizio è condiviso da poche voci sobrie, come Scott Minerd, manager della finanziaria Guggenheim Partners, che ha scritto sul Financial Timesdel 5 aprile che l'azione giapponese "è una formula per l'iperinflazione" che "getta le basi per una spirale inflazionistica globale che forse supererà ogni cosa già vista". Il Giappone "potrebbe facilmente scivolare sulla china che porta all'iperinflazione. Preoccupa che il resto del mondo industrializzato corre il rischio di affondare con esso".
Persino George Soros è apparso spaventato dalla mossa giapponese, e ha paventato la "disintegrazione" dello yen in un'intervista alla CNBC. E questo dall'uomo che per primo, nel 1999, chiese di erigere "un muro di denaro" per evitare la bancarotta del Brasile.
Dove portano questi duemila miliardi di Quantitative Easing del Giappone? Tra il 2008 e il 2012, l'intera regione transatlantica ha immesso 4,5 mila miliardi in QE, ai quali vanno aggiunti l'aumento annuo di 1,5 mila miliardi negli USA, in Europa e nel Regno Unito. A questo vanno aggiunte le migliaia di miliardi dei risparmiatori che le autorità finanziarie intendono confiscare per salvare le banche. I risparmi dell'Eurozona ammontano a 11 mila miliardi di euro.

by (MoviSol) 

14 aprile 2013

La BCE preme per l'applicazione del "modello cipriota" nell'Eurozona



Alla conferenza stampa mensile della BCE il 4 aprile, Mario Draghi si è alterato quando gli è stato ripetutamente chiesto se la confisca dei conti a Cipro rappresenta un modello per l'intera Eurozona, e lo ha negato. Ma come ha fatto presente un giornalista, il testo della direttiva UE in esame al Parlamento Europeo prescrive esattamente ciò che è stato fatto a Cipro. Lo stesso Draghi ha sollecitato il Parlamento e il Consiglio UE ad approvare la legge ben prima della data pianificata, e cioè "già nel 2014".
Il testo della direttiva sulla "liquidazione bancaria" riflette l'input del lavoro svolto dal Financial Stability Board sotto Draghi e della Banca per i Regolamenti Internazionali (che ospita il FSB). È come se recasse la firma di Mario Draghi, in veste di capo del FSB e della BCE. La politica è esplicita: salvare il sistema e non la gente. È Franklin Roosevelt e Glass-Steagall al contrario.
Come abbiamo recentemente spiegato, la direttiva è stata presentata nel giugno 2012 e propone che i depositi non protetti (al di sopra dei 100 mila euro) potranno essere confiscati per salvare ("bail-in") le banche in difficoltà. Mentre afferma in termini generali che i depositi protetti non saranno inclusi nel capitale del bail-in, essa ne esclude anche i derivati, se la loro inclusione minaccia la stabilità del sistema. Nella Sezione 5, Articolo 38, 3 della legge, si afferma che "Laddove le autorità applicano lo strumento del bail-in, esse possono escludere dall'applicazione dei poteri di conversione [in azioni] e di cancellazione l'esposizione in derivati che non rientra nell'ambito del punto (d) del paragrafo 2 [esposizione con scadenza originaria di meno di un mese], se tale esclusione è necessaria o idonea per raggiungere gli obiettivi specificati nei punti (a) e (b) dell'Articolo 26".
Quali sono questi obiettivi? "Gli obiettivi della liquidazione… sono: (a) assicurare la continuità delle funzioni critiche; (b) evitare effetti negativi significativi sulla stabilità finanziaria, come ad esempio impedire il contagio, e mantenere la disciplina di mercato".
In altre parole, qualora la cancellazione del debito finanziario minacci la stabilità del sistema, quel debito deve essere pagato – s'intende, con i soldi dei risparmiatori.
Lo scopo della manovra è affermato con grande franchezza in un documento d'indirizzo della BCE pubblicato nel luglio 2012. Il documento, intitolato Forbearance, resolution and deposit insurance, è stato emesso dal Consiglio Scientifico dell'European Systemic Risk Board, l'ufficio speciale istituito dalla BCE nel 2010. Esso afferma che "deve essere data priorità alla protezione del sistema e non dei creditori. Le regole devono assicurare la responsabilità di azionisti e creditori, in particolare quelli subordinati. Le eccezioni, ad esempio per i correntisti e i risparmiatori, devono essere definite chiaramente e senza ambiguità, e devono essere adeguatamente finanziate".
Più avanti: "La liquidazione bancaria deve essere gestita da una autorità europea che abbia come obiettivo primario quello della protezione del sistema. Le perdite devono avere accesso a finanziamenti primari attraverso un prelievo sull'industria [finanziaria] e il contribuente deve servire come riserva. I fondi di garanzia dei depositi devono essere usati per finanziare la protezione che debba essere estesa ai risparmiatori nei confronti di perdite subite attraverso la liquidazione bancaria".
Il rapporto poi si riferisce alla direttiva UE che "è stata pubblicata proprio mentre questo rapporto veniva completato. (...) Ad una lettura superficiale della proposta della Commissione, sembra comunque chiaro che essa vada nella direzione raccomandata dall'ASC, seppur non abbastanza a fondo. Su alcuni punti importanti, i suggerimenti contenuti in questo rapporto vanno oltre la proposta della Commissione". Non è chiaro se quei suggerimenti sono stati incorporati nella bozza attualmente in discussione al Parlamento Europeo, che in seguito approderà al Consiglio.

by  (MoviSol)