18 aprile 2013

Il bunker patologico del proprio interesse





  
C'è un’unica e sicura dirimente oggi per capire i significati e le intenzioni degli esponenti politici, sia quando sono ambigui, sia quando appaiono chiari e schierati dalla parte dei cittadini: la loro dipendenza dai cosiddetti “poteri forti”, dall’alta finanza, e dall’Europa che ne è serva. Così, per esempio, può essere apparso onesto e perfino simpatico il “saggio” un po’ cretino Valerio Onida quando ha ammesso di star lì, insieme agli altri “saggi”, per occupare la scena vuota; ma è ridiventato subito quello che è, un succube dell’alta finanza, uno che odia l’Italia e gli italiani, non appena ha indicato come suo prediletto per la Presidenza della Repubblica, Giuliano Amato. Come avrebbe potuto essere diversamente, del resto, visto che era stato scelto dal massimo odiatore degli italiani, Giorgio Napolitano?

  Sembra quasi incredibile il punto di degrado etico cui giunge una classe politica quando si trasforma, come oggi quella italiana, in un piccolo gruppo di persone chiuse nel bunker della conservazione e difesa di se stesse. Nulla più esiste ai loro occhi salvo questo: la propria sussistenza, il proprio interesse; e per difenderli  escogitano mezzi che non hanno nessun riscontro con la realtà, così che tutta la nazione che in apparenza essi continuano a rappresentare, si configura come un paese agli ultimi termini, lebbroso, marcio, putrefatto, consegnato davanti ai propri cittadini e davanti al mondo ai crimini di coloro che lo governano. Questa è, infatti, la legge della natura umana, cui nessun individuo e nessuna società può sfuggire: superato il livello di guardia posto dalla consapevolezza del rapporto con gli altri, con le norme che lo regolano, non sussiste più nessuna “etica” perché la percezione dell’altro serve esclusivamente per usarlo, ucciderlo per il proprio interesse, la propria salvezza.

  Il quadro offerto in questi giorni dai responsabili dei Partiti, dalle massime cariche dello Stato, dal Governo in carica, è appunto quello dell’assoluta devastazione di ogni pur minima coscienza etica, della rottura di ogni legame con il proprio popolo che, infatti, tace annientato e si suicida (quattro suicidi negli ultimi due giorni indotti dal governo). La pseudo logica che sostiene quanto dicono e fanno i politici è appunto uno dei sintomi più vistosi della patologia mentale che li guida. Si sono aggrappati alla battaglia per i pochi posti di potere rimasti in lizza come lupi affamati agli ultimi brandelli di carne pendenti dalla vittima: non pensano ad altro, non vogliono altro. Se n’è avuta una specie di controprova nell’esaltazione offerta dal partito di Berlusconi all’unico sciacallo che si è sempre vantato della sua natura di sciacallo e che lo fa gongolare di ogni distruzione sociale che provoca. Pannella si è esibito al suo meglio, sparando con la solita violenza che non teme smentite le più grosse menzogne sull’enorme consenso alle sue idee, un consenso che non gli ha dato alle ultime elezioni neanche il minimo dei voti per entrare in Parlamento. Ci si domanda: perché proprio il Pdl vuole servirsi di Pannella e dei Radicali? Ammesso che possano portargli qualche voto, sicuramente gliene faranno perdere molti fra i suoi abituali elettori, non soltanto fra quelli cattolici, ma anche fra quelli che, forniti di buon senso, sanno bene che dietro ai Radicali ci sono sempre stati i “poteri forti”, l’alta finanza mondialista ed europea che se ne serve come strumento ottimale per quella disgregazione delle società e delle nazioni indispensabile al primato dei banchieri. Ma, bisogna ripeterlo: i politici hanno ormai perso qualsiasi sensibilità etica e l’unico Potere in cui vedono la possibilità di sostegno è quello dell’alta finanza che guida tutto e tutti, nel mondo e in Europa. È una guida alla distruzione: i banchieri non sono soltanto privi di etica, ma anche forniti di scarsissima intelligenza. Possiamo sperare soltanto che ci sia data la possibilità di liberarcene con le prossime elezioni.

di Ida Magli 

17 aprile 2013

Cresce il sostegno alla legge Glass-Steagall negli Stati Uniti mentre l'economia è in caduta libera



 Il 25 marzo il disegno di legge presentato dalla congressista Marcy Kaptur per il ripristino della separazione bancaria come nella legge Glass-Steagall (HR 129) è stato firmato da altri sei congressisti, portando il totale dei firmatari a 46. Tra i sei nuovi firmatari c'è Marcia Fudge, che presiede il Black Caucus al Congresso, Keith Ellison, co-presidente del Congressional Progressive Caucus, e John Dingell, un autorevole leader del Partito Democratico, il cui padre fu tra i firmatari della legge Glass-Steagall sotto Roosevelt.
Grazie alla spinta organizzativa del movimento di LaRouche (LPAC), sono state presentate mozioni che chiedono al Congresso di approvare la legge HR 129 in 13 parlamenti degli stati (Alabama, Hawaii, Kentucky, Maine, Maryland, Mississippi, Montana, Pennsylvania, Rhode Island, South Dakota, Virginia, Washington e West Virginia). Nel South Dakota, la mozione in questo senso è stata approvata sia alla Camera che al Senato il 28 febbraio, e nel Maine il Senato ha approvato la mozione il 4 aprile. Si prospettano mozioni simili in numerosi altri stati.
Oltre alle mozioni, numerose figure istituzionali si sono espresse a favore della legge Glass-Steagall. Una di loro è l'ex direttore del bilancio nell'amministrazione Reagan ed ex congressista David Stockman, che sulla prima pagina del New York Times Sunday Review mette in guardia da un altro collasso finanziario in arrivo per via del "denaro caldo e instabile" che è aumentato da quando "sono state completamente smantellate le tutele stabilite dalla legge Glass-Steagall".
Per superare la crisi, scrive, occorre "mettere fine alla cartolarizzazione che ha trasformato l'economia in una gigantesca bisca dagli anni Settanta. Questo significa lasciare a se stesse le banche di Wall Street affinché competano a proprio rischio, senza concedere loro prestiti della Federal Reserve o assicurazioni sui depositi. Le banche ordinarie potranno raccogliere depositi o concedere prestiti commerciali, ma verranno escluse dal trading, dalla sottoscrizione di obbligazioni e dalla gestione finanziaria in tutte le sue forme".
È una descrizione alquanto accurata della legge Glass-Steagall, anche se Stockman non la cita per nome, forse per evitare la matita rossa e blu dei redattori del New York Times. Il giorno prima, durante una popolare trasmissione radiofonica, Stockman si era detto a favore della legge Glass-Steagall "al posto della stupida legge Dodd-Frank".
Con un'altra iniziativa mirante a ripulire il sistema bancario, il sindacato nazionale degli agricoltori (National Farmers Union) ha ribadito il proprio sostegno alla legge Glass-Steagall nella sua dichiarazione annuale, pubblicata il 5 marzo. Il NFU sostiene la separazione bancaria almeno dal 2010. Ma questa settimana ha chiesto anche di "indagare con vigore e muovere azioni penali contro le attività criminali nei nostri istituti finanziari".
Il presidente del sindacato nello stato dell'Indiana, James Benham, ha dato un vivace resoconto delle sue iniziative a favore della legge HR 129 nel corso di una conferenza tenuta dallo Schiller Institute nei pressi di Washington il 23 marzo. Come ha sottolineato, gli agricoltori costituiscono un settore dell'economia nazionale particolarmente colpito dalla speculazione finanziaria e dalla crescente cartellizzazione.
Dagli esordi di questo paese, si afferma nella dichiarazione, "la politica pubblica ha favorito un sistema bancario decentralizzato, per evitare gli abusi che sarebbero derivati da una struttura finanziaria altamente concentrata. Siamo preoccupati di fronte ai trend recenti che hanno accelerato la perdita di banche locali indipendenti aumentando il ruolo delle grosse banche anche nel settore agricolo. Questo ha ridotto gli investimenti nelle comunità".
Disgraziatamente la comprensione dell'economia reale manifestata dal NFU non è arrivata alla Commissione Agricoltura al Congresso, che il 20 marzo ha approvato sei disegni di legge che aumentano il sostegno dei contribuenti ai derivati e creano nuove scappatoie commerciali consentendo alle banche di eludere gli standard di gestione del rischio.

by (MoviSol) 

16 aprile 2013

Il Giappone annuncia il "Big Bang" iperinflazionistico



Se qualcuno ancora sperava che non tutti i suoi risparmi verranno saccheggiati nel tentativo disperato di salvare il sistema finanziario transatlantico, irrimediabilmente in bancarotta, ha ricevuto il secondo shock il 4 aprile, dopo quello della confisca dei conti a Cipro.
Quel giorno la Bank of Japan ha annunciato l'avvio di una politica che raddoppierà la base monetaria del Sol Levante da qui alla fine del 2014, pompando circa duemila miliardi di dollari nel sistema. La notizia è stata accolta con estasi dai funzionari di quello che Lyndon LaRouche chiama "l'Impero Britannico", che hanno sollecitato le altre banche centrali a seguire l'esempio giapponese. Alla Federal Reserve, secondo un osservatore, hanno festeggiato con la bava alla bocca, come dei tossicodipendenti alla vista della dose di eroina.
Ufficialmente, la mossa giapponese mira a creare un'inflazione "moderata" come strumento di politica economica. Secondo questa ricetta monetarista, quando l'economia si trova in una fase deflazionistica (prezzi in caduta), l'inflazione spinge i consumatori ad anticipare gli acquisti e riduce il valore del debito. L'altra motivazione adottata da Tokio è che se il governo acquista titoli del tesoro in mano le banche, queste potranno poi investire la liquidità nell'economia. Entrambi gli argomenti, sostenuti da economisti incompetenti, negano il fatto che l'economia è depressa da una montagna di debiti finanziari che nessuna espansione monetaria riuscirebbe a ripagare. Il tentativo finirà con lo scatenare l'iperinflazione, per ora contenuta a livello dei titoli finanziari, ma prima o poi sfocerà a livello dei prezzi al consumo.
Questa è la scuola monetarista che ci ha portati nella crisi e ora ci sta conducendo al disastro. Governi e autorità finanziarie fanno ciò perché si rifiutano istericamente di varare una riforma alla Glass-Steagall, ma rimangono aggrappati al fallito "business model" della globalizzazione e della banca universale.
Questa politica è "folle", ha commentato Lyndon LaRouche. Il suo giudizio è condiviso da poche voci sobrie, come Scott Minerd, manager della finanziaria Guggenheim Partners, che ha scritto sul Financial Timesdel 5 aprile che l'azione giapponese "è una formula per l'iperinflazione" che "getta le basi per una spirale inflazionistica globale che forse supererà ogni cosa già vista". Il Giappone "potrebbe facilmente scivolare sulla china che porta all'iperinflazione. Preoccupa che il resto del mondo industrializzato corre il rischio di affondare con esso".
Persino George Soros è apparso spaventato dalla mossa giapponese, e ha paventato la "disintegrazione" dello yen in un'intervista alla CNBC. E questo dall'uomo che per primo, nel 1999, chiese di erigere "un muro di denaro" per evitare la bancarotta del Brasile.
Dove portano questi duemila miliardi di Quantitative Easing del Giappone? Tra il 2008 e il 2012, l'intera regione transatlantica ha immesso 4,5 mila miliardi in QE, ai quali vanno aggiunti l'aumento annuo di 1,5 mila miliardi negli USA, in Europa e nel Regno Unito. A questo vanno aggiunte le migliaia di miliardi dei risparmiatori che le autorità finanziarie intendono confiscare per salvare le banche. I risparmi dell'Eurozona ammontano a 11 mila miliardi di euro.

by (MoviSol) 

18 aprile 2013

Il bunker patologico del proprio interesse





  
C'è un’unica e sicura dirimente oggi per capire i significati e le intenzioni degli esponenti politici, sia quando sono ambigui, sia quando appaiono chiari e schierati dalla parte dei cittadini: la loro dipendenza dai cosiddetti “poteri forti”, dall’alta finanza, e dall’Europa che ne è serva. Così, per esempio, può essere apparso onesto e perfino simpatico il “saggio” un po’ cretino Valerio Onida quando ha ammesso di star lì, insieme agli altri “saggi”, per occupare la scena vuota; ma è ridiventato subito quello che è, un succube dell’alta finanza, uno che odia l’Italia e gli italiani, non appena ha indicato come suo prediletto per la Presidenza della Repubblica, Giuliano Amato. Come avrebbe potuto essere diversamente, del resto, visto che era stato scelto dal massimo odiatore degli italiani, Giorgio Napolitano?

  Sembra quasi incredibile il punto di degrado etico cui giunge una classe politica quando si trasforma, come oggi quella italiana, in un piccolo gruppo di persone chiuse nel bunker della conservazione e difesa di se stesse. Nulla più esiste ai loro occhi salvo questo: la propria sussistenza, il proprio interesse; e per difenderli  escogitano mezzi che non hanno nessun riscontro con la realtà, così che tutta la nazione che in apparenza essi continuano a rappresentare, si configura come un paese agli ultimi termini, lebbroso, marcio, putrefatto, consegnato davanti ai propri cittadini e davanti al mondo ai crimini di coloro che lo governano. Questa è, infatti, la legge della natura umana, cui nessun individuo e nessuna società può sfuggire: superato il livello di guardia posto dalla consapevolezza del rapporto con gli altri, con le norme che lo regolano, non sussiste più nessuna “etica” perché la percezione dell’altro serve esclusivamente per usarlo, ucciderlo per il proprio interesse, la propria salvezza.

  Il quadro offerto in questi giorni dai responsabili dei Partiti, dalle massime cariche dello Stato, dal Governo in carica, è appunto quello dell’assoluta devastazione di ogni pur minima coscienza etica, della rottura di ogni legame con il proprio popolo che, infatti, tace annientato e si suicida (quattro suicidi negli ultimi due giorni indotti dal governo). La pseudo logica che sostiene quanto dicono e fanno i politici è appunto uno dei sintomi più vistosi della patologia mentale che li guida. Si sono aggrappati alla battaglia per i pochi posti di potere rimasti in lizza come lupi affamati agli ultimi brandelli di carne pendenti dalla vittima: non pensano ad altro, non vogliono altro. Se n’è avuta una specie di controprova nell’esaltazione offerta dal partito di Berlusconi all’unico sciacallo che si è sempre vantato della sua natura di sciacallo e che lo fa gongolare di ogni distruzione sociale che provoca. Pannella si è esibito al suo meglio, sparando con la solita violenza che non teme smentite le più grosse menzogne sull’enorme consenso alle sue idee, un consenso che non gli ha dato alle ultime elezioni neanche il minimo dei voti per entrare in Parlamento. Ci si domanda: perché proprio il Pdl vuole servirsi di Pannella e dei Radicali? Ammesso che possano portargli qualche voto, sicuramente gliene faranno perdere molti fra i suoi abituali elettori, non soltanto fra quelli cattolici, ma anche fra quelli che, forniti di buon senso, sanno bene che dietro ai Radicali ci sono sempre stati i “poteri forti”, l’alta finanza mondialista ed europea che se ne serve come strumento ottimale per quella disgregazione delle società e delle nazioni indispensabile al primato dei banchieri. Ma, bisogna ripeterlo: i politici hanno ormai perso qualsiasi sensibilità etica e l’unico Potere in cui vedono la possibilità di sostegno è quello dell’alta finanza che guida tutto e tutti, nel mondo e in Europa. È una guida alla distruzione: i banchieri non sono soltanto privi di etica, ma anche forniti di scarsissima intelligenza. Possiamo sperare soltanto che ci sia data la possibilità di liberarcene con le prossime elezioni.

di Ida Magli 

17 aprile 2013

Cresce il sostegno alla legge Glass-Steagall negli Stati Uniti mentre l'economia è in caduta libera



 Il 25 marzo il disegno di legge presentato dalla congressista Marcy Kaptur per il ripristino della separazione bancaria come nella legge Glass-Steagall (HR 129) è stato firmato da altri sei congressisti, portando il totale dei firmatari a 46. Tra i sei nuovi firmatari c'è Marcia Fudge, che presiede il Black Caucus al Congresso, Keith Ellison, co-presidente del Congressional Progressive Caucus, e John Dingell, un autorevole leader del Partito Democratico, il cui padre fu tra i firmatari della legge Glass-Steagall sotto Roosevelt.
Grazie alla spinta organizzativa del movimento di LaRouche (LPAC), sono state presentate mozioni che chiedono al Congresso di approvare la legge HR 129 in 13 parlamenti degli stati (Alabama, Hawaii, Kentucky, Maine, Maryland, Mississippi, Montana, Pennsylvania, Rhode Island, South Dakota, Virginia, Washington e West Virginia). Nel South Dakota, la mozione in questo senso è stata approvata sia alla Camera che al Senato il 28 febbraio, e nel Maine il Senato ha approvato la mozione il 4 aprile. Si prospettano mozioni simili in numerosi altri stati.
Oltre alle mozioni, numerose figure istituzionali si sono espresse a favore della legge Glass-Steagall. Una di loro è l'ex direttore del bilancio nell'amministrazione Reagan ed ex congressista David Stockman, che sulla prima pagina del New York Times Sunday Review mette in guardia da un altro collasso finanziario in arrivo per via del "denaro caldo e instabile" che è aumentato da quando "sono state completamente smantellate le tutele stabilite dalla legge Glass-Steagall".
Per superare la crisi, scrive, occorre "mettere fine alla cartolarizzazione che ha trasformato l'economia in una gigantesca bisca dagli anni Settanta. Questo significa lasciare a se stesse le banche di Wall Street affinché competano a proprio rischio, senza concedere loro prestiti della Federal Reserve o assicurazioni sui depositi. Le banche ordinarie potranno raccogliere depositi o concedere prestiti commerciali, ma verranno escluse dal trading, dalla sottoscrizione di obbligazioni e dalla gestione finanziaria in tutte le sue forme".
È una descrizione alquanto accurata della legge Glass-Steagall, anche se Stockman non la cita per nome, forse per evitare la matita rossa e blu dei redattori del New York Times. Il giorno prima, durante una popolare trasmissione radiofonica, Stockman si era detto a favore della legge Glass-Steagall "al posto della stupida legge Dodd-Frank".
Con un'altra iniziativa mirante a ripulire il sistema bancario, il sindacato nazionale degli agricoltori (National Farmers Union) ha ribadito il proprio sostegno alla legge Glass-Steagall nella sua dichiarazione annuale, pubblicata il 5 marzo. Il NFU sostiene la separazione bancaria almeno dal 2010. Ma questa settimana ha chiesto anche di "indagare con vigore e muovere azioni penali contro le attività criminali nei nostri istituti finanziari".
Il presidente del sindacato nello stato dell'Indiana, James Benham, ha dato un vivace resoconto delle sue iniziative a favore della legge HR 129 nel corso di una conferenza tenuta dallo Schiller Institute nei pressi di Washington il 23 marzo. Come ha sottolineato, gli agricoltori costituiscono un settore dell'economia nazionale particolarmente colpito dalla speculazione finanziaria e dalla crescente cartellizzazione.
Dagli esordi di questo paese, si afferma nella dichiarazione, "la politica pubblica ha favorito un sistema bancario decentralizzato, per evitare gli abusi che sarebbero derivati da una struttura finanziaria altamente concentrata. Siamo preoccupati di fronte ai trend recenti che hanno accelerato la perdita di banche locali indipendenti aumentando il ruolo delle grosse banche anche nel settore agricolo. Questo ha ridotto gli investimenti nelle comunità".
Disgraziatamente la comprensione dell'economia reale manifestata dal NFU non è arrivata alla Commissione Agricoltura al Congresso, che il 20 marzo ha approvato sei disegni di legge che aumentano il sostegno dei contribuenti ai derivati e creano nuove scappatoie commerciali consentendo alle banche di eludere gli standard di gestione del rischio.

by (MoviSol) 

16 aprile 2013

Il Giappone annuncia il "Big Bang" iperinflazionistico



Se qualcuno ancora sperava che non tutti i suoi risparmi verranno saccheggiati nel tentativo disperato di salvare il sistema finanziario transatlantico, irrimediabilmente in bancarotta, ha ricevuto il secondo shock il 4 aprile, dopo quello della confisca dei conti a Cipro.
Quel giorno la Bank of Japan ha annunciato l'avvio di una politica che raddoppierà la base monetaria del Sol Levante da qui alla fine del 2014, pompando circa duemila miliardi di dollari nel sistema. La notizia è stata accolta con estasi dai funzionari di quello che Lyndon LaRouche chiama "l'Impero Britannico", che hanno sollecitato le altre banche centrali a seguire l'esempio giapponese. Alla Federal Reserve, secondo un osservatore, hanno festeggiato con la bava alla bocca, come dei tossicodipendenti alla vista della dose di eroina.
Ufficialmente, la mossa giapponese mira a creare un'inflazione "moderata" come strumento di politica economica. Secondo questa ricetta monetarista, quando l'economia si trova in una fase deflazionistica (prezzi in caduta), l'inflazione spinge i consumatori ad anticipare gli acquisti e riduce il valore del debito. L'altra motivazione adottata da Tokio è che se il governo acquista titoli del tesoro in mano le banche, queste potranno poi investire la liquidità nell'economia. Entrambi gli argomenti, sostenuti da economisti incompetenti, negano il fatto che l'economia è depressa da una montagna di debiti finanziari che nessuna espansione monetaria riuscirebbe a ripagare. Il tentativo finirà con lo scatenare l'iperinflazione, per ora contenuta a livello dei titoli finanziari, ma prima o poi sfocerà a livello dei prezzi al consumo.
Questa è la scuola monetarista che ci ha portati nella crisi e ora ci sta conducendo al disastro. Governi e autorità finanziarie fanno ciò perché si rifiutano istericamente di varare una riforma alla Glass-Steagall, ma rimangono aggrappati al fallito "business model" della globalizzazione e della banca universale.
Questa politica è "folle", ha commentato Lyndon LaRouche. Il suo giudizio è condiviso da poche voci sobrie, come Scott Minerd, manager della finanziaria Guggenheim Partners, che ha scritto sul Financial Timesdel 5 aprile che l'azione giapponese "è una formula per l'iperinflazione" che "getta le basi per una spirale inflazionistica globale che forse supererà ogni cosa già vista". Il Giappone "potrebbe facilmente scivolare sulla china che porta all'iperinflazione. Preoccupa che il resto del mondo industrializzato corre il rischio di affondare con esso".
Persino George Soros è apparso spaventato dalla mossa giapponese, e ha paventato la "disintegrazione" dello yen in un'intervista alla CNBC. E questo dall'uomo che per primo, nel 1999, chiese di erigere "un muro di denaro" per evitare la bancarotta del Brasile.
Dove portano questi duemila miliardi di Quantitative Easing del Giappone? Tra il 2008 e il 2012, l'intera regione transatlantica ha immesso 4,5 mila miliardi in QE, ai quali vanno aggiunti l'aumento annuo di 1,5 mila miliardi negli USA, in Europa e nel Regno Unito. A questo vanno aggiunte le migliaia di miliardi dei risparmiatori che le autorità finanziarie intendono confiscare per salvare le banche. I risparmi dell'Eurozona ammontano a 11 mila miliardi di euro.

by (MoviSol)