07 agosto 2013

Colpo di stato lampante e stato di colpa evidente







L’ex ministro della Repubblica Giulio Tremonti ritorna sulla famosa lettera degli apostoli della Torre di guardia (Eurotower) ai conti comunitari, il duo Draghi-Trichet, i quali, il 5 agosto del 2011, scrissero all’allora Primo Ministro Berlusconi “intimandogli” di anticipare il pareggio di bilancio dal 2014, così com’era stato pianificato dal governo, al 2013. Quella nota produrrà effetti devastanti nei mesi successivi, tanto che nel novembre dello stesso anno Berlusconi sarà costretto a salire al Colle per rimettere il mandato nelle mani diNapolitano, il quale, con finta afflizione e falsa preoccupazione per le sorti della patria, accetterà le sue dimissioni.

Lettere simili furono mandate anche ad altri Paesi (vedi la Spagna) ma questi si fecero scivolare addosso le minacce e continuarono per la loro strada. Per noi, invece, quel ricatto in forma di epistola si rivelò devastante, sia sotto il profilo della tenuta della compagine ministeriale che sotto quello economico generale. L’accelerazione delle politiche d’austerità, per rendere il bilancio pubblico sostenibile, si voltò in rapina ai danni dei contribuenti ed in uno scossone agli assetti finanziari e produttivi del Paese dal quale non ci saremmo più ripresi.
Ora Tremonti, tornando sulla faccenda, parla di vero e proprio Golpe, seppur dolce o morbido, come si usa in questa fase post-democratica e post-moderna (sono definizioni sue) e, tra le righe, lascia intendere che Draghi, in quell’occasione, si fosse fatto latore consapevole di terze parti, interne ed esterne, le quali, con un piano ben congegnato, intendevano costringere il Cav alla resa politica per imbrigliare Roma e modificare i suoi indirizzi di politica economica
Il fiscalista di Sondrio accenna poi, più esplicitamente, ad un connubio tra forze straniere e quinte colonne interne. Atteniamoci all’evidenza e cerchiamo di essere meno vaghi di lui per capirci qualcosa. Seguiamo l’odore degli affari strategici nostrani che attirano gli sciacalli mondiali su una preda sempre più isolata e sguarnita di difese come l’Italia. Il messaggio di cui sopra porta la firma di un nostro connazionale, italiano di nome e allogeno di fatto, che tempi addietro Cossiga definì “Un vile, un vile affarista…socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana …il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia, dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana, quand’era Direttore Generale del Tesoro”, colui che svenderebbe quel che rimane di questa povera patria (Finmeccanica, l’Enel, l’Eni) “ai suoi comparuzzi di Goldman Sachs”. Cossiga non è mai stato denunciato da Draghi, evidentemente perché in quelle frasi, pronunciate dal Senatore a vita, non c’erano gli estremi della diffamazione, essendo tutto vero o almeno verosimile.
Il progetto dell’ex governatore della Banca d’Italia resta quello di ieri, fare in modo che alla debolezza politica e al caos istituzionale italiano consegua la liquidazione industriale ed economica del patrimonio statale. Per conto di chi agisce Draghi? I macchinatori sono molti, ma possiamo immaginare che dietro a tutto ci siano gli stessi ambienti internazionali per i quali egli ha lavorato in passato e le cricche europee (francesi, inglesi e tedesche) legate a doppio filo alla finanza statunitense. Questo branco di predatori sta separando l’esemplare più debole dagli altri, al fine di immobilizzarlo e spartirsi la ciccia. Abbiamo visto la strana alleanza già all’opera durante il conflitto in Libia, laddove, con il pretesto di abbattere l’ennesimo dittatore sanguinario, si è, innanzitutto, spodestato un potere amico dell’Italia per soffiare ad essa contratti e commesse ed impedire qualsiasi ulteriore sua “espansione” sulla quarta sponda del Mediterraneo.
Per forzare l’Italia a privatizzare le compagnie strategiche non c’è altra via che quella di affrettare la sua caduta nel baratro o, per lo meno, di far percepire l’irreversibilità della situazione di crisi, anche se  la contingenza non è così disperata, in modo che la vendita dei gioielli di famiglia appaia come una necessità ineludibile per salvare il salvabilie. Del resto, anche quest’ultimo Esecutivo di larghe intese, ristrette idee e medesime cattive intenzioni degli altri che lo hanno preceduto ha già annunciato di voler riaprire il dossier dismissioni.

Rebus sic stantibus, anziché denunciare tardivamente il putsch di palazzo, Tremonti e Berlusconi, il cui vittimismo è stucchevole al pari dell’ingiustificata considerazione che hanno di se stessi, dovrebbero spiegare agli italiani perché non opposero nessuna resistenza ai banditi “multinazionali” e finirono per consegnarsi, con le mani legate e senza batter ciglio, al nemico. I registi anti-italiani – se ci sono e, secondo me, ci sono certamente perché questa è un’epoca storica che oggettivamente favorisce il complotto e la diserzione dei singoli e dei gruppi – hanno avuto la meglio perché sulla loro strada hanno incontrano personaggi meschini e arrendevoli che si dichiarano retti statisti durante la bella stagione ma diventano uomini ad angolo retto appena principia la cattiva. Presupposto per la riuscita di un colpo di Stato è lo stato di colpa di chi non lo ha fermato quando doveva e poteva.

di Gianni Petrosillo

06 agosto 2013

Il nuovo attacco della lobby israeliana al movimento cinque stelle






  

Non poteva che partire daRepubblica, luogo permanente della diffamazione e disinformazione, l’ennesimo attacco al Movimento Cinque Stelle, di cui sei parlamentari si sono recati in Palestina, ripeto: Palestina, non già Israele, “snobbando” il governo di Tel Aviv, e ripeto: Tel Aviv, denominazione che irrita i “sionisti” di «Informazione Corretta», che pretendono il riconoscimento ufficiale di Gerusalemme come capitale di Israele, cosa che ancora non ha fatto nessuna cancelleria. Si ricordi che l’attacco mediatico al Movimento ha una regia che viene da Israele, a seguito di un vecchio video You Tube, dove Beppe faceva vedere un villaggio palestinese come era prima e come divenne dopo la sua distruzione ad opera degli israeliani: era rimasto solo un albero che consentiva di riconoscere lo stesso luogo. L’articolo su “Repubblica” è preceduto da altro dello stesso tenore apparso sul “ Corriere della Sera”, a dimostrazione del controllo capillare della stampa e delle televisione italiane da parte della Lobby che non esiste e non si può nominare.

Partì da Tel Aviv un giornalista che fece a Beppe una intervista, pubblicata su un giornale israeliano, ma poi ripresa da Battistini sul Corriere della Sera. Quel breve video you tube fu sufficiente a far capire quale sarebbe stata la politica estera del Movimento, come già traspare dai 6 parlamentari Cinque Stelle, di cui uno dice apertamente di essere “antisionista”… A rimbeccarlo è stato subito un noto rappresentante dell’ebraismo italiano, che con sicumera professorale pretende di spiegare lui ad un presunto scolaretto cosa è il sionismo, ossia secondo lui cosa giusta e buona… Se legge questa mia, gli consiglio i un testo dove lui stesso si può istruire o per lo meno si dovrebbe confrontare: Gilad Atzmon, L’Errante chi?, disponibile ora anche in traduzione italiana e la cui tesi delinea il sionismo come una gravissima forma di “primatismo razziale” a carattere globale, e non già locale come vorrebbero i teorici del sionismo come mero colonialismo. Infatti, noi abbiamo il sionismo anche in Italia, dove si esercita anche attraverso la comunicazione sionista di… Repubblica! E non solo! Tutti i media italiani, i grandi giornali e le televisioni, sono visibilmente sionistizzati. In questo caso, l’informazione è davvero a senso unico, perché le vittime, i palestinesi, semplicemente non esistono ovvero la loro “sicurezza” è cosa che si può tranquillamente violare.

Nel libro di Atzmon si dà credito all’ex spia del Mossad, Viktor Ostrovsky, che parla dell’esistenza di una fitta rete di sayanim, ossia persone, ebrei, che all’interno dei singoli paesi offrono supporto svariatissimo al Mossad e agli interessi israeliani. Non è difficile immaginare quanti se ne annidino nel sistema dell’informazione. La cosa fu resa pubblicamennte nota da un articolo del Guardian, e non solo, dove si apprendeva del reclutamento di migliaia di persone per fare promozione dell’immagine di Israele. Si leggeva pure come nella redazione di un grande quotidiano italiano l’ambasciatore israeliano vi si recasse per tenere… seminari!

I toni isterici di una “testata storica” dell’ebraismo italiano fanno a gara solo con la sua corposa volgarità, che non ha mai trovato censure di sorta, mentre nel suo ricco archivio di perle se ne potrebbe trovare quante se ne vogliono. Evidentemente, godono di protezione e si aspettavano pure un finanziamento pubblico, lo stesso avuto dal CDEC, ai tempi in cui regnava Fini. Gli insulti che si leggono danno la misura della loro isteria, ma fanno anche ridere...

La protesta dell’ambasciatore che pretende di sindacare la libertà di sei parlamentari italiani la dice lunga sul tipo di mentalità che per questi signori è del tutto naturale: bisogna leggere Gilad Atzmon per capire i loro meccanismi mentali. Confidano non già sulla intrinseca qualità dei loro argomenti, ma sul sul fatto che un giornale come "Repubblica” appartiene a chi appartiene, o che quell’altro quotidiano sia diretto da un loro uomo, e così via. Molti anni fa, raccontava di sé un giovane inesperto, del fatto che negli Usa erano degli “ebrei” che andavano acquistando tutti i canali televisivi… Alla domanda: “ma cosa ve ne fate di tutte queste reti? La risposta fu: “ragazzo, chi controlla l’informazione ha il potere”.

La domanda nuova è: riusciranno a infiltrare anche il Movimento Cinque Stelle? La domanda non è peregrina e le preoccupazioni nascono dal fatto che al senato i portavoce cinque stelle hanno cofirmato una disegno di legge tanto liberticida quanto sionista: il disegno di legge Amati. Se ne accorgeranno in tempo i portavoce Cinque Stelle?

L’articolo di Repubblica è firmato da un certo Tommaso Ciriaco, che sarà certamente una prima penna ma che a noi riesce del tutto nuovo: mai coperto! Analizzando la sua prosa viene da sorridere, rilevando come Tommaso pensa di riuscire a far vedere le cose con i suoi occhi a chi si disseta alla fonte Repubblica: L’ambasciatore Gilon avrebbe dato uno “schiaffo ai grillini”… espressione metaforica, che di rimbalzo e per reazione metaforica potrebbe suscitare per associazione di idee un “calcio in culo” allo stesso ambasciatore. dopo aver appena sferrato il suo immaginario “schiaffo”… Si rifugia poi questo eccelso signore nell’equidistanza o nell’equivicinanza, pretendendo che i grillini avessero dovuto ascoltare “le posizioni di entrambi le parti”, dove una delle parti è lo “stato ebraico” che nasce nel 1948 sulla base della “pulizia etnica della Palestina”, narrata dall’ebreo israeliano Ilan Pappe, ma la cui verità era già nota ad ogni bambino palestinese. Una “nascita”, fondato sulla “pulizia etnica”, ma di cui si invoca la legittimazione del fatto compiuto: «il diritto all’esistenza dello stato di Israele», invero un diritto assai dubbio sulla base del diritto naturale, ben diverso dal diritto positivo che le Isral lobbies dei vari paesi riescono a influenzare e manovrare come vogliono, giungendo a quella che Noam Chomsly chiama la distruzione del diritto internazionale: non esiste più nessun diritto come conseguenza del «diritto all’esistenza dello stato di Israele».

E così via. Esilarante la presunta “mancanza delle minime nozioni di storia” imputata al deputato Bernini. Per chi ama l’oggettività dei numeri e delle statistiche basterebbe leggere le tabelle della immigrazione sionista dal 1882 in poi per avere un quadro di evidenza matematica del processo di pulizia etnica in Palestina, risalente a ben prima del 1948. Naturalmente, conosciamo le chiacchiere sulla dichiarazione Balfour che contemporaneamente prometteva ad arabi ed ebrei cose opposte e contraddittorie, gli intrallazzi di Sanremo, e quanto altro. Tutto che fa a pugni contro la chiara e spontanea evidenza dei principi del diritto naturale. Un bello spirito che siede in parlamento e sempre partecipa agli show sionisti a sostegno di Israele, pretende che il sionismo sia la stessa cosa che il nostro Risorgimento, dove tuttavia non è mai successo che i piemontesi abbiano fatto "pulizia etnica” di siciliani, calabresi e napoletani… Un piccola differenza che non disturba la propaganda sionista, che si basa non sulla ragione e il buon senso ma sulla proprietà di chi controlla i mezzi di comunicazione. Cossiga, lettore interprete e correttore di Machiavelli, così si esprime in un recente libro di Ferdinando Imposimato: «governare equivale non a dire la verità, ma a fare credere, a convincere gli altri a pensare quel che si vuole» (p 47). Non condividiamo questa forzatura cossighiana del pensiero di Machiavelli, ma invece pensiamo che esso ben si adatti alla prassi sionista.

Difficile leggere idiozie in un solo articolo di giornale. Ad evidenziarle una per una non basterebbe un solo libro. E noi qui non abbiamo molto tempo a disposizione, anche se assai facile ci riesce la confutazione di Tommaso e del suo Ambasciatore...

di Antonio Caracciolo

05 agosto 2013

La parabola ventennale di Berlusconi e il crollo dei valori



Un padre si rese conto che suo figlio era diventato un delinquente. Allora lo convoco' e gli fece una solenne ramanzina. Il figlio lo ascolto' con molta attenzione. Poi disse, dolcemente: «Vieni con me». Camminarono per un po' finchè giunsero nei pressi di un bosco e vi si inoltrarono. Il figlio strappo' un ramoscello da un albero, lo porse al padre e gli chiese di spezzarlo, cosa che l'altro fece con gran facilità. Ne strappo' un altro solo di poco meno esile e chiese al padre di fare la stessa cosa. Non ci furono problemi. Poi indico' un ramo piuttosto robusto e ingiunse: «Spezzalo». E il padre lo fece con una certa fatica. Andarono avanti in questa maniera con rami sempre più grossi. Finchè ne arrivo' uno che per quanto l'uomo si sforzasse e si impegnasse, madido di sudore, non riusci' a piegare. «Vedi» disse il figlio «se tu quella ramanzina me l'avessi fatta tanti anni fa quando ero ancora un giovane virgulto sarebbe stato facile rimettermi sulla buona strada. Oggi è troppo tardi».
Berlusconi andava fermato subito. Ormai è troppo tardi. E' il vero padrone del Paese, lo tiene in scacco e continuerà a farlo finchè madre natura vorrà. Per la verità ci fu qualcuno che all'inizio ci provo'. L'imprenditore Silvio Berlusconi aveva accentrato nelle sue mani l'intero comparto televisivo privato nazionale. Un oligopolio illiberista e illiberale. Intervenne la magistratura per sanare la situazione. Berlusconi fu salvato da Bettino Craxi (che io considero il primo, vero, grande corruttore di questo Paese) che gli confeziono' una legge ad hoc, la Mammi', che congelava e legittimava la posizione oligopolista dell'allora Fininvest in campo televisivo. Il Cavaliere avrebbe pero' dovuto sbarazzarsi delle sue proprietà nella carta stampata. Disse a Montanelli: «Sono rovinato, devo vendere Il Giornale». E lo cedette a suo fratello Paolo.
Nel 1994 quando decise di entrare in politica non avrebbe potuto farlo senza cedere le sue aziende in quanto una legge del 1957 interdiva l'ingresso in Parlamento a chi fosse detentore di concessioni da parte dello Stato (nel caso di Berlusconi quelle televisive). Il Cavaliere doveva scegliere: o le aziende televisive o la politica attiva. E' il famoso conflitto di interessi. Berlusconi non cedette le aziende e entro' lo stesso in politica nonostante per la legge fosse ineleggibile. Promise un blind trust per il quale, pur rimanendo proprietario, non avrebbe saputo nulla delle attività della Fininvest, nomino' un comitato di 'tre saggi' che non si è mai saputo che fine abbia fatto. Violo' la legge e basta. Volerlo dichiarare ineleggibile ora, a vent'anni dal suo ingresso abusivo in Parlamento, dopo che è stato quattro volte presidente del Consiglio, è semplicemente grottesco. Bisognava impedirglielo allora, bisognava fargli rispettare la legge allora, oggi non ha più senso.
I vent'anni del berlusconismo e dell'antiberlusconismo sono stati atroci. Non parlo qui come giornalista che, non appartenendo a nessuna delle due bande, ha trovato sempre più difficoltà a lavorare fino a subire una sorta di 'conventio ad escludendum' , da destra e da sinistra. Parlo come cittadino e come uomo. In vent'anni ho visto crollare, e non certo per colpa del solo Berlusconi, tutti i valori di stampo ottocentesco che mio padre, che era del 1901, aveva cercato di inculcarmi, onestà, dignità, lealtà, assunzione delle proprie responsabilità, che ho cercato di osservare anche se, ovviamente, non sempre ne sono stato all'altezza.

Quando Berlusconi 'scese in campo' ero un uomo nel pieno del suo vigore. Oggi sono solo un vecchio smarrito che ha perso tutti i suoi punti di riferimento.

di Massimo Fini 

07 agosto 2013

Colpo di stato lampante e stato di colpa evidente







L’ex ministro della Repubblica Giulio Tremonti ritorna sulla famosa lettera degli apostoli della Torre di guardia (Eurotower) ai conti comunitari, il duo Draghi-Trichet, i quali, il 5 agosto del 2011, scrissero all’allora Primo Ministro Berlusconi “intimandogli” di anticipare il pareggio di bilancio dal 2014, così com’era stato pianificato dal governo, al 2013. Quella nota produrrà effetti devastanti nei mesi successivi, tanto che nel novembre dello stesso anno Berlusconi sarà costretto a salire al Colle per rimettere il mandato nelle mani diNapolitano, il quale, con finta afflizione e falsa preoccupazione per le sorti della patria, accetterà le sue dimissioni.

Lettere simili furono mandate anche ad altri Paesi (vedi la Spagna) ma questi si fecero scivolare addosso le minacce e continuarono per la loro strada. Per noi, invece, quel ricatto in forma di epistola si rivelò devastante, sia sotto il profilo della tenuta della compagine ministeriale che sotto quello economico generale. L’accelerazione delle politiche d’austerità, per rendere il bilancio pubblico sostenibile, si voltò in rapina ai danni dei contribuenti ed in uno scossone agli assetti finanziari e produttivi del Paese dal quale non ci saremmo più ripresi.
Ora Tremonti, tornando sulla faccenda, parla di vero e proprio Golpe, seppur dolce o morbido, come si usa in questa fase post-democratica e post-moderna (sono definizioni sue) e, tra le righe, lascia intendere che Draghi, in quell’occasione, si fosse fatto latore consapevole di terze parti, interne ed esterne, le quali, con un piano ben congegnato, intendevano costringere il Cav alla resa politica per imbrigliare Roma e modificare i suoi indirizzi di politica economica
Il fiscalista di Sondrio accenna poi, più esplicitamente, ad un connubio tra forze straniere e quinte colonne interne. Atteniamoci all’evidenza e cerchiamo di essere meno vaghi di lui per capirci qualcosa. Seguiamo l’odore degli affari strategici nostrani che attirano gli sciacalli mondiali su una preda sempre più isolata e sguarnita di difese come l’Italia. Il messaggio di cui sopra porta la firma di un nostro connazionale, italiano di nome e allogeno di fatto, che tempi addietro Cossiga definì “Un vile, un vile affarista…socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana …il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia, dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana, quand’era Direttore Generale del Tesoro”, colui che svenderebbe quel che rimane di questa povera patria (Finmeccanica, l’Enel, l’Eni) “ai suoi comparuzzi di Goldman Sachs”. Cossiga non è mai stato denunciato da Draghi, evidentemente perché in quelle frasi, pronunciate dal Senatore a vita, non c’erano gli estremi della diffamazione, essendo tutto vero o almeno verosimile.
Il progetto dell’ex governatore della Banca d’Italia resta quello di ieri, fare in modo che alla debolezza politica e al caos istituzionale italiano consegua la liquidazione industriale ed economica del patrimonio statale. Per conto di chi agisce Draghi? I macchinatori sono molti, ma possiamo immaginare che dietro a tutto ci siano gli stessi ambienti internazionali per i quali egli ha lavorato in passato e le cricche europee (francesi, inglesi e tedesche) legate a doppio filo alla finanza statunitense. Questo branco di predatori sta separando l’esemplare più debole dagli altri, al fine di immobilizzarlo e spartirsi la ciccia. Abbiamo visto la strana alleanza già all’opera durante il conflitto in Libia, laddove, con il pretesto di abbattere l’ennesimo dittatore sanguinario, si è, innanzitutto, spodestato un potere amico dell’Italia per soffiare ad essa contratti e commesse ed impedire qualsiasi ulteriore sua “espansione” sulla quarta sponda del Mediterraneo.
Per forzare l’Italia a privatizzare le compagnie strategiche non c’è altra via che quella di affrettare la sua caduta nel baratro o, per lo meno, di far percepire l’irreversibilità della situazione di crisi, anche se  la contingenza non è così disperata, in modo che la vendita dei gioielli di famiglia appaia come una necessità ineludibile per salvare il salvabilie. Del resto, anche quest’ultimo Esecutivo di larghe intese, ristrette idee e medesime cattive intenzioni degli altri che lo hanno preceduto ha già annunciato di voler riaprire il dossier dismissioni.

Rebus sic stantibus, anziché denunciare tardivamente il putsch di palazzo, Tremonti e Berlusconi, il cui vittimismo è stucchevole al pari dell’ingiustificata considerazione che hanno di se stessi, dovrebbero spiegare agli italiani perché non opposero nessuna resistenza ai banditi “multinazionali” e finirono per consegnarsi, con le mani legate e senza batter ciglio, al nemico. I registi anti-italiani – se ci sono e, secondo me, ci sono certamente perché questa è un’epoca storica che oggettivamente favorisce il complotto e la diserzione dei singoli e dei gruppi – hanno avuto la meglio perché sulla loro strada hanno incontrano personaggi meschini e arrendevoli che si dichiarano retti statisti durante la bella stagione ma diventano uomini ad angolo retto appena principia la cattiva. Presupposto per la riuscita di un colpo di Stato è lo stato di colpa di chi non lo ha fermato quando doveva e poteva.

di Gianni Petrosillo

06 agosto 2013

Il nuovo attacco della lobby israeliana al movimento cinque stelle






  

Non poteva che partire daRepubblica, luogo permanente della diffamazione e disinformazione, l’ennesimo attacco al Movimento Cinque Stelle, di cui sei parlamentari si sono recati in Palestina, ripeto: Palestina, non già Israele, “snobbando” il governo di Tel Aviv, e ripeto: Tel Aviv, denominazione che irrita i “sionisti” di «Informazione Corretta», che pretendono il riconoscimento ufficiale di Gerusalemme come capitale di Israele, cosa che ancora non ha fatto nessuna cancelleria. Si ricordi che l’attacco mediatico al Movimento ha una regia che viene da Israele, a seguito di un vecchio video You Tube, dove Beppe faceva vedere un villaggio palestinese come era prima e come divenne dopo la sua distruzione ad opera degli israeliani: era rimasto solo un albero che consentiva di riconoscere lo stesso luogo. L’articolo su “Repubblica” è preceduto da altro dello stesso tenore apparso sul “ Corriere della Sera”, a dimostrazione del controllo capillare della stampa e delle televisione italiane da parte della Lobby che non esiste e non si può nominare.

Partì da Tel Aviv un giornalista che fece a Beppe una intervista, pubblicata su un giornale israeliano, ma poi ripresa da Battistini sul Corriere della Sera. Quel breve video you tube fu sufficiente a far capire quale sarebbe stata la politica estera del Movimento, come già traspare dai 6 parlamentari Cinque Stelle, di cui uno dice apertamente di essere “antisionista”… A rimbeccarlo è stato subito un noto rappresentante dell’ebraismo italiano, che con sicumera professorale pretende di spiegare lui ad un presunto scolaretto cosa è il sionismo, ossia secondo lui cosa giusta e buona… Se legge questa mia, gli consiglio i un testo dove lui stesso si può istruire o per lo meno si dovrebbe confrontare: Gilad Atzmon, L’Errante chi?, disponibile ora anche in traduzione italiana e la cui tesi delinea il sionismo come una gravissima forma di “primatismo razziale” a carattere globale, e non già locale come vorrebbero i teorici del sionismo come mero colonialismo. Infatti, noi abbiamo il sionismo anche in Italia, dove si esercita anche attraverso la comunicazione sionista di… Repubblica! E non solo! Tutti i media italiani, i grandi giornali e le televisioni, sono visibilmente sionistizzati. In questo caso, l’informazione è davvero a senso unico, perché le vittime, i palestinesi, semplicemente non esistono ovvero la loro “sicurezza” è cosa che si può tranquillamente violare.

Nel libro di Atzmon si dà credito all’ex spia del Mossad, Viktor Ostrovsky, che parla dell’esistenza di una fitta rete di sayanim, ossia persone, ebrei, che all’interno dei singoli paesi offrono supporto svariatissimo al Mossad e agli interessi israeliani. Non è difficile immaginare quanti se ne annidino nel sistema dell’informazione. La cosa fu resa pubblicamennte nota da un articolo del Guardian, e non solo, dove si apprendeva del reclutamento di migliaia di persone per fare promozione dell’immagine di Israele. Si leggeva pure come nella redazione di un grande quotidiano italiano l’ambasciatore israeliano vi si recasse per tenere… seminari!

I toni isterici di una “testata storica” dell’ebraismo italiano fanno a gara solo con la sua corposa volgarità, che non ha mai trovato censure di sorta, mentre nel suo ricco archivio di perle se ne potrebbe trovare quante se ne vogliono. Evidentemente, godono di protezione e si aspettavano pure un finanziamento pubblico, lo stesso avuto dal CDEC, ai tempi in cui regnava Fini. Gli insulti che si leggono danno la misura della loro isteria, ma fanno anche ridere...

La protesta dell’ambasciatore che pretende di sindacare la libertà di sei parlamentari italiani la dice lunga sul tipo di mentalità che per questi signori è del tutto naturale: bisogna leggere Gilad Atzmon per capire i loro meccanismi mentali. Confidano non già sulla intrinseca qualità dei loro argomenti, ma sul sul fatto che un giornale come "Repubblica” appartiene a chi appartiene, o che quell’altro quotidiano sia diretto da un loro uomo, e così via. Molti anni fa, raccontava di sé un giovane inesperto, del fatto che negli Usa erano degli “ebrei” che andavano acquistando tutti i canali televisivi… Alla domanda: “ma cosa ve ne fate di tutte queste reti? La risposta fu: “ragazzo, chi controlla l’informazione ha il potere”.

La domanda nuova è: riusciranno a infiltrare anche il Movimento Cinque Stelle? La domanda non è peregrina e le preoccupazioni nascono dal fatto che al senato i portavoce cinque stelle hanno cofirmato una disegno di legge tanto liberticida quanto sionista: il disegno di legge Amati. Se ne accorgeranno in tempo i portavoce Cinque Stelle?

L’articolo di Repubblica è firmato da un certo Tommaso Ciriaco, che sarà certamente una prima penna ma che a noi riesce del tutto nuovo: mai coperto! Analizzando la sua prosa viene da sorridere, rilevando come Tommaso pensa di riuscire a far vedere le cose con i suoi occhi a chi si disseta alla fonte Repubblica: L’ambasciatore Gilon avrebbe dato uno “schiaffo ai grillini”… espressione metaforica, che di rimbalzo e per reazione metaforica potrebbe suscitare per associazione di idee un “calcio in culo” allo stesso ambasciatore. dopo aver appena sferrato il suo immaginario “schiaffo”… Si rifugia poi questo eccelso signore nell’equidistanza o nell’equivicinanza, pretendendo che i grillini avessero dovuto ascoltare “le posizioni di entrambi le parti”, dove una delle parti è lo “stato ebraico” che nasce nel 1948 sulla base della “pulizia etnica della Palestina”, narrata dall’ebreo israeliano Ilan Pappe, ma la cui verità era già nota ad ogni bambino palestinese. Una “nascita”, fondato sulla “pulizia etnica”, ma di cui si invoca la legittimazione del fatto compiuto: «il diritto all’esistenza dello stato di Israele», invero un diritto assai dubbio sulla base del diritto naturale, ben diverso dal diritto positivo che le Isral lobbies dei vari paesi riescono a influenzare e manovrare come vogliono, giungendo a quella che Noam Chomsly chiama la distruzione del diritto internazionale: non esiste più nessun diritto come conseguenza del «diritto all’esistenza dello stato di Israele».

E così via. Esilarante la presunta “mancanza delle minime nozioni di storia” imputata al deputato Bernini. Per chi ama l’oggettività dei numeri e delle statistiche basterebbe leggere le tabelle della immigrazione sionista dal 1882 in poi per avere un quadro di evidenza matematica del processo di pulizia etnica in Palestina, risalente a ben prima del 1948. Naturalmente, conosciamo le chiacchiere sulla dichiarazione Balfour che contemporaneamente prometteva ad arabi ed ebrei cose opposte e contraddittorie, gli intrallazzi di Sanremo, e quanto altro. Tutto che fa a pugni contro la chiara e spontanea evidenza dei principi del diritto naturale. Un bello spirito che siede in parlamento e sempre partecipa agli show sionisti a sostegno di Israele, pretende che il sionismo sia la stessa cosa che il nostro Risorgimento, dove tuttavia non è mai successo che i piemontesi abbiano fatto "pulizia etnica” di siciliani, calabresi e napoletani… Un piccola differenza che non disturba la propaganda sionista, che si basa non sulla ragione e il buon senso ma sulla proprietà di chi controlla i mezzi di comunicazione. Cossiga, lettore interprete e correttore di Machiavelli, così si esprime in un recente libro di Ferdinando Imposimato: «governare equivale non a dire la verità, ma a fare credere, a convincere gli altri a pensare quel che si vuole» (p 47). Non condividiamo questa forzatura cossighiana del pensiero di Machiavelli, ma invece pensiamo che esso ben si adatti alla prassi sionista.

Difficile leggere idiozie in un solo articolo di giornale. Ad evidenziarle una per una non basterebbe un solo libro. E noi qui non abbiamo molto tempo a disposizione, anche se assai facile ci riesce la confutazione di Tommaso e del suo Ambasciatore...

di Antonio Caracciolo

05 agosto 2013

La parabola ventennale di Berlusconi e il crollo dei valori



Un padre si rese conto che suo figlio era diventato un delinquente. Allora lo convoco' e gli fece una solenne ramanzina. Il figlio lo ascolto' con molta attenzione. Poi disse, dolcemente: «Vieni con me». Camminarono per un po' finchè giunsero nei pressi di un bosco e vi si inoltrarono. Il figlio strappo' un ramoscello da un albero, lo porse al padre e gli chiese di spezzarlo, cosa che l'altro fece con gran facilità. Ne strappo' un altro solo di poco meno esile e chiese al padre di fare la stessa cosa. Non ci furono problemi. Poi indico' un ramo piuttosto robusto e ingiunse: «Spezzalo». E il padre lo fece con una certa fatica. Andarono avanti in questa maniera con rami sempre più grossi. Finchè ne arrivo' uno che per quanto l'uomo si sforzasse e si impegnasse, madido di sudore, non riusci' a piegare. «Vedi» disse il figlio «se tu quella ramanzina me l'avessi fatta tanti anni fa quando ero ancora un giovane virgulto sarebbe stato facile rimettermi sulla buona strada. Oggi è troppo tardi».
Berlusconi andava fermato subito. Ormai è troppo tardi. E' il vero padrone del Paese, lo tiene in scacco e continuerà a farlo finchè madre natura vorrà. Per la verità ci fu qualcuno che all'inizio ci provo'. L'imprenditore Silvio Berlusconi aveva accentrato nelle sue mani l'intero comparto televisivo privato nazionale. Un oligopolio illiberista e illiberale. Intervenne la magistratura per sanare la situazione. Berlusconi fu salvato da Bettino Craxi (che io considero il primo, vero, grande corruttore di questo Paese) che gli confeziono' una legge ad hoc, la Mammi', che congelava e legittimava la posizione oligopolista dell'allora Fininvest in campo televisivo. Il Cavaliere avrebbe pero' dovuto sbarazzarsi delle sue proprietà nella carta stampata. Disse a Montanelli: «Sono rovinato, devo vendere Il Giornale». E lo cedette a suo fratello Paolo.
Nel 1994 quando decise di entrare in politica non avrebbe potuto farlo senza cedere le sue aziende in quanto una legge del 1957 interdiva l'ingresso in Parlamento a chi fosse detentore di concessioni da parte dello Stato (nel caso di Berlusconi quelle televisive). Il Cavaliere doveva scegliere: o le aziende televisive o la politica attiva. E' il famoso conflitto di interessi. Berlusconi non cedette le aziende e entro' lo stesso in politica nonostante per la legge fosse ineleggibile. Promise un blind trust per il quale, pur rimanendo proprietario, non avrebbe saputo nulla delle attività della Fininvest, nomino' un comitato di 'tre saggi' che non si è mai saputo che fine abbia fatto. Violo' la legge e basta. Volerlo dichiarare ineleggibile ora, a vent'anni dal suo ingresso abusivo in Parlamento, dopo che è stato quattro volte presidente del Consiglio, è semplicemente grottesco. Bisognava impedirglielo allora, bisognava fargli rispettare la legge allora, oggi non ha più senso.
I vent'anni del berlusconismo e dell'antiberlusconismo sono stati atroci. Non parlo qui come giornalista che, non appartenendo a nessuna delle due bande, ha trovato sempre più difficoltà a lavorare fino a subire una sorta di 'conventio ad escludendum' , da destra e da sinistra. Parlo come cittadino e come uomo. In vent'anni ho visto crollare, e non certo per colpa del solo Berlusconi, tutti i valori di stampo ottocentesco che mio padre, che era del 1901, aveva cercato di inculcarmi, onestà, dignità, lealtà, assunzione delle proprie responsabilità, che ho cercato di osservare anche se, ovviamente, non sempre ne sono stato all'altezza.

Quando Berlusconi 'scese in campo' ero un uomo nel pieno del suo vigore. Oggi sono solo un vecchio smarrito che ha perso tutti i suoi punti di riferimento.

di Massimo Fini