13 settembre 2006

L'inventore del grande complotto



Il pomeriggio dell'11 settembre 2001, Thierry Meyssan stava lavorando nel suo ufficio di Parigi. Giornalista dedito a contro-inchieste, militante cattolico-carismatico poi ultrà laico e radicale di sinistra, sposato in chiesa poi leader di campagne anti-Opus Dei, difensore della pornografia, poi delle droghe leggere, poi della libertà di espressione, Meyssan era alla scrivania nei locali del movimento «Réseau Voltaire», da lui fondato nel 1994, quando il primo aereo ha centrato la Torre Nord.

«Ho visto gli attentati in tv e ho reagito come tutti: ho pensato che era spaventoso, che era forse l'inizio di una guerra mondiale, che la storia del Pianeta stava cambiando». Ecco un raro punto di contatto di Thierry Meyssan, oggi 49enne, con il senso comune. I fatti però hanno il difetto di stancare presto, le tenebre affascinano più della luce. «Ho cominciato a fare ricerche per i miei articoli — racconta adesso Meyssan — e la versione del governo americano mi è parsa prima contraddittoria, poi chiaramente falsa. Una montatura per giustificare la politica di dominio in Medio Oriente e nel mondo». Così è nato L'incredibile menzogna. Nessun aereo è caduto sul Pentagono: 30 mila copie vendute in pochi giorni in Francia nel 2002, oltre un milione (cifre dell'autore) diffuse fino a oggi in 23 lingue (in Italia è edito da Fandango). L'anno scorso il dipartimento di Stato americano ha dichiarato Meyssan persona non grata negli Usa e ha messo online un documento che confuta nei dettagli la sua teoria ( http://usinfo.state.gov/media/Archive/2005/Jun/28 -581634.html). Decine di volumi hanno smontato le tesi strampalate di Meyssan, riscuotendo un successo di pubblico infinitamente minore: la curiosità premia chi la spara grossa con l'aria di saperla lunga. E Thierry Meyssan è capace di dire cose pazzesche, simulando a meraviglia la pacatezza dell'esperto.

Meyssan è l'iniziatore di quella genia di adepti della teoria del complotto che sono proliferati poi su Internet con documentari come Loose Change. Emerge dal mucchio perché è stato il primo, il più abile, e perché gli è stata offerta una tribuna straordinaria: l'11 marzo 2002 Meyssan appare nel talk show del sabato sera Tout le monde en parle della rete pubblica France 2, ospite di Thierry Ardisson, grande star della televisione francese. L'intervista è compiacente, Meyssan a suo agio, Ardisson conclude: «Oggi negli Stati Uniti il potere è cambiato di mano», e Meyssan chiosa: «Assolutamente», davanti a milioni di telespettatori. Comincia così la celebrità di un uomo oggi ricevuto con grandi onori in Iran e giudicato un prezioso interlocutore dalla Lega Araba. Prima dell'11 settembre e dello show da Ardisson, la presenza di Thierry Meyssan nei media si concentrava in pochi, piccoli episodi. Il 13 novembre 1997 trafiletto sulla cronaca di Roma del Tempo, dove si racconta il suo arresto-happening durante una kermesse della lista Pannella: «L'esponente antiproibizionista francese consegna all'agente la dose di hashish con un voilà, poi viene prontamente portato via dal palco».

Meyssan fa tuttora parte della segreteria nazionale del «Partito radicale di sinistra» francese. Nel tempo però le sue posizioni si sono spostate fino a lambire l'estrema destra, il sito del Réseau Voltaire ( www.voltairenet.org) ha ospitato lavori di negazionisti come Claude Karnoouh, difensore di Robert Faurisson. Meyssan è appena tornato da tre giorni in Libano in compagnia del comico antisemita Dieudonné, candidato alle presidenziali 2007, ma non ne è affatto imbarazzato. «Le mie posizioni convergono con quelle degli antisemiti? Non è affar mio. Io dico che la Terra è rotonda. Se anche gli antisemiti dicono che la Terra è rotonda, questo non osta alla verità dell'affermazione».

Meyssan si è dedicato di recente anche alle stragi di Beslan («C'è lo zampino dei servizi americani e britannici tramite Basaiev, agente occidentale come Osama Bin Laden»), Madrid e Londra («indizi falsificati dai poliziotti»), e all'assassinio di Theo Van Gogh («possibile coinvolgimento della Cia nell'ambito di un traffico d'armi con l'Olanda»). Secondo la rete tv britannica Channel Four, con i suoi libri sul Pentagono Meyssan ha guadagnato un milione di euro, ma lui ride: «Purtroppo non è vero e mi dispiace molto. Comunque, i ricavi li ho usati per l'allargamento della mia rete di corrispondenti e informatori in tutto il mondo».

Che cosa pensa oggi dell'11 settembre, a distanza di cinque anni? «Le mie idee avanzano. Entro due anni il mio discorso sarà maggioritario in tutto il mondo. Nel 2002 ero solo, ora, secondo un sondaggio dell'Università dell'Ohio, il 36% degli americani crede a un coinvolgimento delle autorità, e nel mondo arabo l'82% della popolazione condivide il mio punto di vista». Fiammetta Venner, che gli ha dedicato L'incredibile impostore (Grasset), conferma: in certe bancarelle di Amman, L'incredibile menzogna è già un classico. Accanto ai Protocolli dei Savi di Sion eal Mein Kampf.

Stefano Montefiori
Corriere della Sera

Bologna : 11 settembre, verità proibita


Ciò che non si è riusciti a dire a Matrix, si potrà ascoltare a Bologna.
«Undici settembre, menzogna globale» è il titolo della prima conferenza internazionale organizzata dal movimento d'inchiesta italiano sugli eventi di quel giorno.
Domenica 17 settembre, al teatro Arena del Sole, dalle 14 alle 23, una decina di ricercatori americani e italiani, presenti o in videoconferenza, parleranno della «verità proibita».
Ci saranno Giulietto Chiesa e Webster Tarpley, Maurizio Blondet e Massimo Mazzucco, Steven Jones (il fisico sospeso dall'insegnamento per aver ipotizzato un'esplosione controllata a base di termite), ed Eric Hufschmid, uno dei primi a mettere in dubbio su basi scientifiche la versione ufficiale.

Ecco il comunicato degli organizzatori:
A cinque anni di distanza dagli eventi che hanno cambiato la nostra vita scaraventandoci in un nuovo secolo, appare sempre più importante far conoscere, denunciare e smontare la più criminale delle menzogne con la quale il governo Bush, e i principali network planetari hanno intossicato il mondo: la versione ufficiale degli attacchi dell'11 settembre, che sin dall'inizio è servita
a giustificare la cosiddetta «guerra al terrorismo» e tutte le aggressioni militari messe in agenda e realizzate da allora.
La versione ufficiale sull'11 settembre non è altro che una leggenda da incubo per le masse mondiali.
Una leggenda in base alla quale si continua a spargere morte e distruzione, terrorizzando in modo permanente miliardi di persone, tutti i giorni, ad ogni latitudine.
Il terribile ritornello di questa leggenda, ripetuto alla nausea dai mainstream media, inizia così: quella mattina diciannove dirottatori armati di taglierino avrebbero osato sfidare l'Occidente sotto la regia di un terrorista (ex) agente della CIA nascosto in una caverna nelle montagne fra Afghanistan e Pakistan.
Un ritornello che anche la quasi totalità degli intellettuali e dei politici occidentali ancora avallano con compiaciuta acquiescenza, ma che alcuni cominciarono a mettere in dubbio da subito.
Da allora, un movimento internazionale di inchiesta composto da studiosi, attivisti e comuni cittadini si è sviluppato in rete ed è cresciuto notevolmente in questi ultimi due-tre anni, mettendo coraggiosamente in questione prima l'impianto e la plausibilità logica di tutti gli aspetti della versione ufficiale, poi il tabù stesso che essa tuttora rappresenta agli occhi dei più.
Sulla base dei fatti, delle prove accertate e delle leggi della fisica, oggi possiamo dire che le ricerche portate avanti dal movimento di inchiesta hanno sgretolato in molti punti il castello di carte mediatico costruito per occultare la verità sull'11 settembre.

Di tutto questo e di molto altro si parlerà domenica 17 settembre all'Arena del Sole di Bologna, tra uno spettacolo teatrale, documenti-video e interventi di alcuni fra i più acuti studiosi statunitensi ed italiani.
Questa giornata bolognese è la prima conferenza di carattere internazionale che il movimento italiano di inchiesta sugli eventi dell'11 settembre organizza per continuare a crescere e a parlare ad un pubblico sempre più vasto.
Moltissimi fra quanti si sono finora mossi in rete avranno la possibilità di incontrarsi e di parlarsi, cosa che appare tanto necessaria in una fase come questa.
Dopo le «attenzioni» che alcune trasmissioni televisive hanno dedicato all'argomento, occorre prepararsi tutti insieme ad affrontare una situazione in cui è molto probabile che il cover up mediatico assuma forme comunicative sempre più insidiose e sottili, provando a raggiungere livelli di insabbiamento e di manipolazione della verità ancora sconosciuti.

09 settembre 2006

Quando la storia viene manipolata


Paolo Barnard, autore dell'interessantissimo volume "Perché ci odiano" pubblicato dalla Bur - ha espresso la sua opinione sul comunicato dell'UCOII e sulla situazione della comunità musulmana in Italia in due diverse email che ha avuto la gentilezza di inoltrarmi, e di cui pubblico molto volentieri alcuni stralci. Non voglio entrare nel merito dell'analisi del famigerato comunicato proposta in seguito, dal momento che la mia personale opinione su quel documento l'ho già espressa, e tantomeno sulla situazione dei musulmani in Italia, oggetto di numerosi post già pubblicati o che lo saranno tra breve. Ritengo comunque interessante dare spazio al punto di vista di un giornalista e di uno studioso che sarebbe opportuno conoscere, e magari in seguito - quando si saranno calmate le acque - approffondire e discutere, senza criminalizzazioni o isterismi, come sta purtroppo accadendo tuttora.

L'opinione di Barnard - sostiene lo stesso autore - deriva da uno studio approfondito e "sarebbe opportuno che io elencassi qui le prove di quanto affermo, ma non posso ovviamente riprodurre le oltre 340 pagine del mio libro". Consiglio quindi, ancora una volta, la lettura del libro su citato per capire da dove derivi un'opinione talmente "unpolitically correct" e direi persino rischiosa, soprattutto se espressa proprio mentre si sta discutendo di "cosa fare" dell'UCOII dopo la pubblicazione del comunicato in questione.

Per Barnard, "l’analogia fra i crimini israeliani e le pratiche naziste tracciata dall’UCOII è sicuramente uno sbaglio di comunicazione, ma vorrei sottolineare che nel merito essa è del tutto veritiera. Nel mio libro la documentazione storica, tutta esclusivamente di fonte ebraica autorevole, testimonia che in effetti Israele fin dalla sua nascita ha applicato in Palestina tecniche di discriminazione razziale e di terrore che ricalcano alla lettera la metodologia nazista e nazifascista con paralleli inquietanti persino nella ideologia sionista pre e post 1948, che vedeva e vede nell’arabo un "untermenschen" privo di qualità e di dignità umane. Il difetto dell’inserzione dell’UCOII sta solamente nell’aver 'brutalmente’ espresso quanto sopra alla ricerca di un effetto 'shock’ sul pubblico, probabilmente dettato dall’indignazione per quanto stava accadendo in Libano e dalla decennale frustrazione per l’indegno sistema di due pesi e due misure con cui sempre l’Occidente tratta le sofferenze arabe a fronte di quelle ebraiche. L’UCOII avrebbe dovuto invece condurre il pubblico italiano gradualmente attraverso una campagna di informazione di lungo respiro".

Barnard punta inoltre il dito contro "il sistema di due pesi e due misure e l’ipocrisia immorali che hanno sempre caratterizzato l’atteggiamento occidentale nei confronti della questione arabo-israeliana" che "vive e si nutre precisamente dell’assenza di verità storica sull’esistenza di un terrorismo ebraico dalle tinte talvolta neonaziste, che ha formato l’intera storia della nascita di Israele e che ancora oggi la forma, e che è ampiamente documentato oltre ogni possibile dubbio. Questo silenzio storico sulle sofferenze e sulle vite perdute di milioni di musulmani, sempre abbinato però a un’incessante (e in sé giusto) clamore per le sofferenze e per le vite perdute israeliane, ha permesso la nascita e la crescita proprio di quell’odio contro di noi che ha prodotto Al Qaida e ogni forma di terrorismo islamico-palestinese. Per fermare l’odio musulmano la verità va assolutamente raccontata, per quanto dura e scioccante, anche se certamente non con i metodi sbrigativi dell’UCOII. Secondo, non è possibile oggi alcun dialogo fra le parti, né alcuna speranza di pace, se la verità sui terrorismi non sarà appunto raccontata del tutto, se non sarà accettata e se le vittime arabe sottaciute e mai onorate non riceveranno pari dignità di quelle ebree. Chiedere alla parte araba di sedere ai tavoli di pace spazzando sotto al tappeto della Storia le immani ingiustizie e le atrocità che hanno patito per mano ebraica (col pieno appoggio occidentale) è assurdo e immorale, e in passato ha sempre condotto al fallimento delle trattative. Continuare così è sinonimo di rovina e di pericoli per l’intera umanità".

Nella sua seconda lettera, invece, Barnard si rivolge ad un dirigente musulmano e, idealmente, ai musulmani nel loro insieme dicendo: "Rendetevi conto: è in corso una immane campagna razzista di deumanizzazione del musulmano che deve essere ridotto a una figura infida, pericolosa e incompatibile con la modernità, e cioè un corpo alieno. E lei sa bene a cosa serve, e a chi serve, la deumanizzazione di un dato soggetto umano: serve a rendere possibile la sua repressione con metodi violenti senza suscitare reazioni di umano disgusto per quei metodi da parte delle opinioni pubbliche spettatrici. La Storia è zeppa di esempi, dalla Germania degli anni '30 e '40 contro gli ebrei, ai metodi di deumanizzazione del prigioniero politico in America Latina per permettere ai torturatori di seviziarlo senza crollare nel ribrezzo. Serve in altre parole a "rendere plausibile l'inimmaginabile" (Herman), e cioè, nel caso dell'Islam, a rendere plausibile la ancor maggiore brutalizzazione dei palestinesi fino al completamento della pulizia etnica della Palestina, e l'asservimento e/o abbruttimento sociale dei popoli musulmani che abitano i luoghi produttori di quelle risorse che devono "essere disponibili per il Mondo Libero" (NSC di Eisenhower), così che essi non siano mai più in grado di rivendicare per sé stessi quelle loro risorse. Questa non è dietrologia delirante. Sta accadendo già da decenni, e può accadere solo perché alle opinioni pubbliche occidentali fu venduta e ancora oggi è venduta una narrativa falsa su quasi tutto ciò che vi riguarda o che vi fu fatto. Dobbiamo invece, da occidentali, rivelare le verità della barbarie perpetrata dal mondo occidentale innanzitutto, poiché "oggi la gente non tollera più la barbarie, e se la scopre si mobilita per porle fine" (Chomsky).

Sherif El Sebaie
Fonte: http://salamelik.blogspot.com/

13 settembre 2006

L'inventore del grande complotto



Il pomeriggio dell'11 settembre 2001, Thierry Meyssan stava lavorando nel suo ufficio di Parigi. Giornalista dedito a contro-inchieste, militante cattolico-carismatico poi ultrà laico e radicale di sinistra, sposato in chiesa poi leader di campagne anti-Opus Dei, difensore della pornografia, poi delle droghe leggere, poi della libertà di espressione, Meyssan era alla scrivania nei locali del movimento «Réseau Voltaire», da lui fondato nel 1994, quando il primo aereo ha centrato la Torre Nord.

«Ho visto gli attentati in tv e ho reagito come tutti: ho pensato che era spaventoso, che era forse l'inizio di una guerra mondiale, che la storia del Pianeta stava cambiando». Ecco un raro punto di contatto di Thierry Meyssan, oggi 49enne, con il senso comune. I fatti però hanno il difetto di stancare presto, le tenebre affascinano più della luce. «Ho cominciato a fare ricerche per i miei articoli — racconta adesso Meyssan — e la versione del governo americano mi è parsa prima contraddittoria, poi chiaramente falsa. Una montatura per giustificare la politica di dominio in Medio Oriente e nel mondo». Così è nato L'incredibile menzogna. Nessun aereo è caduto sul Pentagono: 30 mila copie vendute in pochi giorni in Francia nel 2002, oltre un milione (cifre dell'autore) diffuse fino a oggi in 23 lingue (in Italia è edito da Fandango). L'anno scorso il dipartimento di Stato americano ha dichiarato Meyssan persona non grata negli Usa e ha messo online un documento che confuta nei dettagli la sua teoria ( http://usinfo.state.gov/media/Archive/2005/Jun/28 -581634.html). Decine di volumi hanno smontato le tesi strampalate di Meyssan, riscuotendo un successo di pubblico infinitamente minore: la curiosità premia chi la spara grossa con l'aria di saperla lunga. E Thierry Meyssan è capace di dire cose pazzesche, simulando a meraviglia la pacatezza dell'esperto.

Meyssan è l'iniziatore di quella genia di adepti della teoria del complotto che sono proliferati poi su Internet con documentari come Loose Change. Emerge dal mucchio perché è stato il primo, il più abile, e perché gli è stata offerta una tribuna straordinaria: l'11 marzo 2002 Meyssan appare nel talk show del sabato sera Tout le monde en parle della rete pubblica France 2, ospite di Thierry Ardisson, grande star della televisione francese. L'intervista è compiacente, Meyssan a suo agio, Ardisson conclude: «Oggi negli Stati Uniti il potere è cambiato di mano», e Meyssan chiosa: «Assolutamente», davanti a milioni di telespettatori. Comincia così la celebrità di un uomo oggi ricevuto con grandi onori in Iran e giudicato un prezioso interlocutore dalla Lega Araba. Prima dell'11 settembre e dello show da Ardisson, la presenza di Thierry Meyssan nei media si concentrava in pochi, piccoli episodi. Il 13 novembre 1997 trafiletto sulla cronaca di Roma del Tempo, dove si racconta il suo arresto-happening durante una kermesse della lista Pannella: «L'esponente antiproibizionista francese consegna all'agente la dose di hashish con un voilà, poi viene prontamente portato via dal palco».

Meyssan fa tuttora parte della segreteria nazionale del «Partito radicale di sinistra» francese. Nel tempo però le sue posizioni si sono spostate fino a lambire l'estrema destra, il sito del Réseau Voltaire ( www.voltairenet.org) ha ospitato lavori di negazionisti come Claude Karnoouh, difensore di Robert Faurisson. Meyssan è appena tornato da tre giorni in Libano in compagnia del comico antisemita Dieudonné, candidato alle presidenziali 2007, ma non ne è affatto imbarazzato. «Le mie posizioni convergono con quelle degli antisemiti? Non è affar mio. Io dico che la Terra è rotonda. Se anche gli antisemiti dicono che la Terra è rotonda, questo non osta alla verità dell'affermazione».

Meyssan si è dedicato di recente anche alle stragi di Beslan («C'è lo zampino dei servizi americani e britannici tramite Basaiev, agente occidentale come Osama Bin Laden»), Madrid e Londra («indizi falsificati dai poliziotti»), e all'assassinio di Theo Van Gogh («possibile coinvolgimento della Cia nell'ambito di un traffico d'armi con l'Olanda»). Secondo la rete tv britannica Channel Four, con i suoi libri sul Pentagono Meyssan ha guadagnato un milione di euro, ma lui ride: «Purtroppo non è vero e mi dispiace molto. Comunque, i ricavi li ho usati per l'allargamento della mia rete di corrispondenti e informatori in tutto il mondo».

Che cosa pensa oggi dell'11 settembre, a distanza di cinque anni? «Le mie idee avanzano. Entro due anni il mio discorso sarà maggioritario in tutto il mondo. Nel 2002 ero solo, ora, secondo un sondaggio dell'Università dell'Ohio, il 36% degli americani crede a un coinvolgimento delle autorità, e nel mondo arabo l'82% della popolazione condivide il mio punto di vista». Fiammetta Venner, che gli ha dedicato L'incredibile impostore (Grasset), conferma: in certe bancarelle di Amman, L'incredibile menzogna è già un classico. Accanto ai Protocolli dei Savi di Sion eal Mein Kampf.

Stefano Montefiori
Corriere della Sera

Bologna : 11 settembre, verità proibita


Ciò che non si è riusciti a dire a Matrix, si potrà ascoltare a Bologna.
«Undici settembre, menzogna globale» è il titolo della prima conferenza internazionale organizzata dal movimento d'inchiesta italiano sugli eventi di quel giorno.
Domenica 17 settembre, al teatro Arena del Sole, dalle 14 alle 23, una decina di ricercatori americani e italiani, presenti o in videoconferenza, parleranno della «verità proibita».
Ci saranno Giulietto Chiesa e Webster Tarpley, Maurizio Blondet e Massimo Mazzucco, Steven Jones (il fisico sospeso dall'insegnamento per aver ipotizzato un'esplosione controllata a base di termite), ed Eric Hufschmid, uno dei primi a mettere in dubbio su basi scientifiche la versione ufficiale.

Ecco il comunicato degli organizzatori:
A cinque anni di distanza dagli eventi che hanno cambiato la nostra vita scaraventandoci in un nuovo secolo, appare sempre più importante far conoscere, denunciare e smontare la più criminale delle menzogne con la quale il governo Bush, e i principali network planetari hanno intossicato il mondo: la versione ufficiale degli attacchi dell'11 settembre, che sin dall'inizio è servita
a giustificare la cosiddetta «guerra al terrorismo» e tutte le aggressioni militari messe in agenda e realizzate da allora.
La versione ufficiale sull'11 settembre non è altro che una leggenda da incubo per le masse mondiali.
Una leggenda in base alla quale si continua a spargere morte e distruzione, terrorizzando in modo permanente miliardi di persone, tutti i giorni, ad ogni latitudine.
Il terribile ritornello di questa leggenda, ripetuto alla nausea dai mainstream media, inizia così: quella mattina diciannove dirottatori armati di taglierino avrebbero osato sfidare l'Occidente sotto la regia di un terrorista (ex) agente della CIA nascosto in una caverna nelle montagne fra Afghanistan e Pakistan.
Un ritornello che anche la quasi totalità degli intellettuali e dei politici occidentali ancora avallano con compiaciuta acquiescenza, ma che alcuni cominciarono a mettere in dubbio da subito.
Da allora, un movimento internazionale di inchiesta composto da studiosi, attivisti e comuni cittadini si è sviluppato in rete ed è cresciuto notevolmente in questi ultimi due-tre anni, mettendo coraggiosamente in questione prima l'impianto e la plausibilità logica di tutti gli aspetti della versione ufficiale, poi il tabù stesso che essa tuttora rappresenta agli occhi dei più.
Sulla base dei fatti, delle prove accertate e delle leggi della fisica, oggi possiamo dire che le ricerche portate avanti dal movimento di inchiesta hanno sgretolato in molti punti il castello di carte mediatico costruito per occultare la verità sull'11 settembre.

Di tutto questo e di molto altro si parlerà domenica 17 settembre all'Arena del Sole di Bologna, tra uno spettacolo teatrale, documenti-video e interventi di alcuni fra i più acuti studiosi statunitensi ed italiani.
Questa giornata bolognese è la prima conferenza di carattere internazionale che il movimento italiano di inchiesta sugli eventi dell'11 settembre organizza per continuare a crescere e a parlare ad un pubblico sempre più vasto.
Moltissimi fra quanti si sono finora mossi in rete avranno la possibilità di incontrarsi e di parlarsi, cosa che appare tanto necessaria in una fase come questa.
Dopo le «attenzioni» che alcune trasmissioni televisive hanno dedicato all'argomento, occorre prepararsi tutti insieme ad affrontare una situazione in cui è molto probabile che il cover up mediatico assuma forme comunicative sempre più insidiose e sottili, provando a raggiungere livelli di insabbiamento e di manipolazione della verità ancora sconosciuti.

09 settembre 2006

Quando la storia viene manipolata


Paolo Barnard, autore dell'interessantissimo volume "Perché ci odiano" pubblicato dalla Bur - ha espresso la sua opinione sul comunicato dell'UCOII e sulla situazione della comunità musulmana in Italia in due diverse email che ha avuto la gentilezza di inoltrarmi, e di cui pubblico molto volentieri alcuni stralci. Non voglio entrare nel merito dell'analisi del famigerato comunicato proposta in seguito, dal momento che la mia personale opinione su quel documento l'ho già espressa, e tantomeno sulla situazione dei musulmani in Italia, oggetto di numerosi post già pubblicati o che lo saranno tra breve. Ritengo comunque interessante dare spazio al punto di vista di un giornalista e di uno studioso che sarebbe opportuno conoscere, e magari in seguito - quando si saranno calmate le acque - approffondire e discutere, senza criminalizzazioni o isterismi, come sta purtroppo accadendo tuttora.

L'opinione di Barnard - sostiene lo stesso autore - deriva da uno studio approfondito e "sarebbe opportuno che io elencassi qui le prove di quanto affermo, ma non posso ovviamente riprodurre le oltre 340 pagine del mio libro". Consiglio quindi, ancora una volta, la lettura del libro su citato per capire da dove derivi un'opinione talmente "unpolitically correct" e direi persino rischiosa, soprattutto se espressa proprio mentre si sta discutendo di "cosa fare" dell'UCOII dopo la pubblicazione del comunicato in questione.

Per Barnard, "l’analogia fra i crimini israeliani e le pratiche naziste tracciata dall’UCOII è sicuramente uno sbaglio di comunicazione, ma vorrei sottolineare che nel merito essa è del tutto veritiera. Nel mio libro la documentazione storica, tutta esclusivamente di fonte ebraica autorevole, testimonia che in effetti Israele fin dalla sua nascita ha applicato in Palestina tecniche di discriminazione razziale e di terrore che ricalcano alla lettera la metodologia nazista e nazifascista con paralleli inquietanti persino nella ideologia sionista pre e post 1948, che vedeva e vede nell’arabo un "untermenschen" privo di qualità e di dignità umane. Il difetto dell’inserzione dell’UCOII sta solamente nell’aver 'brutalmente’ espresso quanto sopra alla ricerca di un effetto 'shock’ sul pubblico, probabilmente dettato dall’indignazione per quanto stava accadendo in Libano e dalla decennale frustrazione per l’indegno sistema di due pesi e due misure con cui sempre l’Occidente tratta le sofferenze arabe a fronte di quelle ebraiche. L’UCOII avrebbe dovuto invece condurre il pubblico italiano gradualmente attraverso una campagna di informazione di lungo respiro".

Barnard punta inoltre il dito contro "il sistema di due pesi e due misure e l’ipocrisia immorali che hanno sempre caratterizzato l’atteggiamento occidentale nei confronti della questione arabo-israeliana" che "vive e si nutre precisamente dell’assenza di verità storica sull’esistenza di un terrorismo ebraico dalle tinte talvolta neonaziste, che ha formato l’intera storia della nascita di Israele e che ancora oggi la forma, e che è ampiamente documentato oltre ogni possibile dubbio. Questo silenzio storico sulle sofferenze e sulle vite perdute di milioni di musulmani, sempre abbinato però a un’incessante (e in sé giusto) clamore per le sofferenze e per le vite perdute israeliane, ha permesso la nascita e la crescita proprio di quell’odio contro di noi che ha prodotto Al Qaida e ogni forma di terrorismo islamico-palestinese. Per fermare l’odio musulmano la verità va assolutamente raccontata, per quanto dura e scioccante, anche se certamente non con i metodi sbrigativi dell’UCOII. Secondo, non è possibile oggi alcun dialogo fra le parti, né alcuna speranza di pace, se la verità sui terrorismi non sarà appunto raccontata del tutto, se non sarà accettata e se le vittime arabe sottaciute e mai onorate non riceveranno pari dignità di quelle ebree. Chiedere alla parte araba di sedere ai tavoli di pace spazzando sotto al tappeto della Storia le immani ingiustizie e le atrocità che hanno patito per mano ebraica (col pieno appoggio occidentale) è assurdo e immorale, e in passato ha sempre condotto al fallimento delle trattative. Continuare così è sinonimo di rovina e di pericoli per l’intera umanità".

Nella sua seconda lettera, invece, Barnard si rivolge ad un dirigente musulmano e, idealmente, ai musulmani nel loro insieme dicendo: "Rendetevi conto: è in corso una immane campagna razzista di deumanizzazione del musulmano che deve essere ridotto a una figura infida, pericolosa e incompatibile con la modernità, e cioè un corpo alieno. E lei sa bene a cosa serve, e a chi serve, la deumanizzazione di un dato soggetto umano: serve a rendere possibile la sua repressione con metodi violenti senza suscitare reazioni di umano disgusto per quei metodi da parte delle opinioni pubbliche spettatrici. La Storia è zeppa di esempi, dalla Germania degli anni '30 e '40 contro gli ebrei, ai metodi di deumanizzazione del prigioniero politico in America Latina per permettere ai torturatori di seviziarlo senza crollare nel ribrezzo. Serve in altre parole a "rendere plausibile l'inimmaginabile" (Herman), e cioè, nel caso dell'Islam, a rendere plausibile la ancor maggiore brutalizzazione dei palestinesi fino al completamento della pulizia etnica della Palestina, e l'asservimento e/o abbruttimento sociale dei popoli musulmani che abitano i luoghi produttori di quelle risorse che devono "essere disponibili per il Mondo Libero" (NSC di Eisenhower), così che essi non siano mai più in grado di rivendicare per sé stessi quelle loro risorse. Questa non è dietrologia delirante. Sta accadendo già da decenni, e può accadere solo perché alle opinioni pubbliche occidentali fu venduta e ancora oggi è venduta una narrativa falsa su quasi tutto ciò che vi riguarda o che vi fu fatto. Dobbiamo invece, da occidentali, rivelare le verità della barbarie perpetrata dal mondo occidentale innanzitutto, poiché "oggi la gente non tollera più la barbarie, e se la scopre si mobilita per porle fine" (Chomsky).

Sherif El Sebaie
Fonte: http://salamelik.blogspot.com/