16 febbraio 2007

Qualcuno ruba(?) e, ... siamo d'accordo!



Martedì 30 gennaio, per bocca del ministro della Difesa Arturo Parisi, il governo ha assicurato che l'allargamento della base Usa di Vicenza rispetterà le esigenze locali e che le attività operative saranno in linea con gli accordi bilaterali Usa-Italia. Nello stesso giorno, le cronache regionali riferivano invece della denuncia pubblica del sindaco di Susegana (TV), Gianni Montesel, riguardante la scoperta di un oleodotto sotterraneo esistente - pare da decenni - tra le basi Usa di Aviano e Vicenza. La presenza segreta di tale oleodotto, di cui i contadini locali erano peraltro da tempo a conoscenza, era diventata non più occultabile dopo gli scavi per la bonifica di un vecchio ordigno bellico adiacente alla tubazione; secondo le fonti ufficiali serviva per trasportare cherosene additivato utilizzato dagli aerei in partenza dalla base Usaf di Aviano, ma ora, mentre viene ipotizzato un incremento della struttura in relazione al progetto per la nuova base Usa a Vicenza, molti sospetti prendono corpo.

Innanzi tutto, torna alla mente un'interrogazione parlamentare della deputata Deiana (Prc) del 2004 in cui già si era parlato di questo oleodotto collegato anche ad un deposito di carburante dell'Aeronautica militare italiana, sito nei pressi di Vezzano (La Spezia). Da questa interrogazione si può apprendere che i carburanti speciali arrivano al terminai marittimo spezzino via mare e vengono da li pompati per raggiungere i grossi serbatoi interrati che si trovano sotto la collina di Vezzano da dove il carburante, con un oleodotto, viene appunto fatto arrivare sino alla base di Aviano.

Ma un altro recente riferimento appare interessante. Lo scorso 29 novembre, commentando una notizia della Cnn riguardante un attacco della guerriglia irachena agli impianti petroliferi, su un sito professionale d'informazione si poteva leggere il seguente commento: "Ma in Iraq il petrolio è anche oggetto di continui furti, che non si sa più come fermare. Addirittura ci sono interi porti clandestini, nei dintorni di Bassora, dove avviene tranquillamente smercio e commercio (nessuno li vede, coi satelliti? Mah). Il traffico avviene, oltre che con i furti, anche con l'acquisto di benzina a prezzi calmierati per rivenderla a Paesi esteri".

Ora, poiché sappiamo bene chi controlla l'Iraq, qualche ipotesi possiamo anche avanzarla: il territorio italiano, da Nord a Sud, è disseminato di basi Usa e Nato, piccole o grandi. Chi paga tutto questo? Secondo le regole del colonialismo, l'occupazione è finanziata dallo stesso Paese occupato, ma solo in minima parte ciò avviene in modo ufficiale, attraverso tasse. A suggerire qualche risposta soccorre il dato secondo cui i container che sbarcano soltanto nel porto della base Nato di Napoli, sono circa cinquemila all'anno. Ufficialmente contengono "materiale militare", ma sotto questa sigla può passare ogni genere di merce illegale clandestina, grazie ai privilegi di extraterritorialità assicurati dai trattati alle basi Usa e Nato.

In occasione dello scandalo del contrabbando di petrolio del 1980, in cui risultarono coinvolti anche alti gradi della Guardia di Finanza nonché personaggi legati alla loggia affaristico-militare P2, attraverso il controllo delle bolle di accompagnamento che dovevano seguire il petrolio durante il trasporto, fu possibile individuare a Vicenza uno dei principali depositi clandestini di petrolio. Allora non emerse alcun elemento che coinvolgesse direttamente la caserma Ederle, ma certo la coincidenza oggi fa pensare. D'altra parte, attualmente un analogo traffico rimarrebbe sommerso in quanto non vi sono più le norme legislative che consentivano di scoprire un simile contrabbando.

Vediamo solo la punta dell'iceberg, ma è già abbastanza.

09 febbraio 2007

C'è un Olocausto ... di serie B?


Jasenovac è il segreto oscuro dell'Olocausto, è la prova inconfutabile di come il crimine invisibile può eliminare un popolo, distruggendo la memoria. Questa parte di storia è stata deliberatamente cancellata, ed è difficile da raccontare e da accettare. Occorre coraggio ad affrontare la storia di Jasenovac, perché è pericolosa, esistono infatti entità economiche che hanno fondato su di essa un credo, una politica e un sistema economico. Il fatto che dietro al massacro di migliaia di persone vi fossero anche le alte istituzioni della Chiesa cattolica, ha fatto di Javenovac il più grande tabù da tenere nascosto. Le vicende di cui vi parliamo portano allo IOR, una della più potenti Banche del Mondo, contro la quale è stata sollevata, da qualche parte del mondo, una causa che con testimoni e documenti ha dimostrato la colpevolezza del Vaticano nei crimini del regime degli Ustasha. Da un tribunale sovrano lo Ior è stato condannato a restituire l'oro e le proprietà, e a pagare i risarcimenti per i terribili danni biologici causati, alle vittime del regime degli Ustasha.

Le prove di questa tragedia sono state nel tempo lentamente trafugate e distrutte, sono state nascoste, mentre i media e le enciclopedie della storia hanno provveduto a scrivere un'altra storia: la memoria e il pensiero delle persone sono stati cambiati per costruire il presente in cui viviamo. Oggi vi portiamo invece la testimonianza di uno dei pochissimi sopravvissuti dello sterminio dei Bambini di Kozara, Knezevic Gojko(nella foto) , che con commozione e lucidità ha raccontato una tragedia vissuta con i propri occhi.

Io sono stato preso a Kozara, dopo un'offensiva degli ustaša e tedeschi e sono stato deportato a Jasenovac; nella confusione dell'attacco ho perso i miei sette fratelli e mia sorella nata da 1 mese, e non sapevo dove fossero neanche mio padre e mia madre. Li ho incontrati tutti poi a Jasenovac, ma mio padre non c'era, perchè combatteva come partigiano.
Poichè mia piccola sorella era una neonata doveva essere allattata, ma gli ustasha hanno strappato i bambini dalle loro madri. Un giorno ho visto mia madre che lottava con un soldato perchè non voleva dividersi da sua figlia che aveva appena un mese di vita, e così è stata picchiata, nuda, davanti a tutti, per poter scovare nella folla gli altri componenti della famiglia. Non potevo neanche piangere, perché se lo avessi fatto sarei stato ucciso anche io: ho visto con i miei occhi tagliare i seni di mia madre con un coltello, picchiarla a morte e sgozzarla davanti a tutti. Voi non potete capire, non esistono le parole,ancora oggi io rivedo quelle immagini, sono qui davanti a me in questo momento, io tremavo mentre sentivo quelle urla vedevo migliaia di persone che guardavano impietrite. Un uomo mi ha tappato la bocca con le mani in maniera tale che non si sentisse il mio pianto, e mi nascose un po' nella folla, mentre continuavo a sentire quelle urla fino a che non avesse più voce.

Ad un certo punto hanno diviso adulti e bambini, e noi siamo stati trasportati con un treno a Zagabria, e lì vicino alla stazione principale, gli abitanti di Zagabria, ci hanno sentito che piangevamo, hanno chiamato la croce rossa. Quando ci hanno aperto hanno visto l'atrocità che era stata compiuta: il treno conteneva circa trecento bambini, ciascuno aveva al massimo 10 anni, i più piccoli, tra cui moltissimi appena nati e che potevano raggiungere al massimo 5 anni, sono quasi tutti morti. Ne siamo rimasti appena un centinaio,io gli ho visti con questi occhi, e nessuno oggi può venirmi a raccontare filosofie, il resto sono stati sepolti in una fossa comune fuori dal cimitero di Mirogoj. Oggi dopo anni il cimitero è stato allargato, e quella fossa comune si trova adesso al centro, la forza della natura ha voluto che quei morti avessero una degna sepoltura. Adesso c'è un monumento dove è scritto "I Bambini morti a Kozara", è lì andate a vederlo, io ci sono stato.
Sono stato portato all'ospedale con altri 100 bambini, e io sono uno degli otto che sono sopravissuti a quei cento ricoverati in ospedale.

Dopo due mesi sono stato riportato a Jastrebarsko, a 60 kilometri da Zagabria, ed è lì che ho visto per la prima volte le suore, veramente ho visto tutta la loro cattiveria, perchè loro picchiavano tutti i bambini con i rami di un salice piangente, i rami erano bagnati con dell'acido oppure con acqua salata. Tanti bambini sono morti per aver preso delle infezioni a quelle ferite aperte.
Tutti dovevamo pregare nella chiesa cattolica, e dovevamo essere convertiti, mentre ai più grandi sono stati date le divise degli ustaša. Ogni mattina si andava a messa, e per ogni piccola cosa venivamo picchiati, puniti e messi in isolamento, ma il più delle volte venivamo picchiati duramente.
Dormivamo sulle tavole, senza nient'altro, anche se eravamo malati o deboli, e se i bambini più piccoli facevano la pipì a letto durante di notte, li picchiavano.
Ogni mattina veniva un prete per celebrare la messa in una Chiesa improvvisata in un hangar, e dato che eravamo deboli o malati, spesso durante di messa ci addormentavamo, così le suore ci picchiavano. Il sistema per sopravvivere era nascondersi dalle suore, e così i più forti si nascondevano e proteggevano i bambini piccoli e malati. Siamo stati uniti tra di noi per la paura, eravamo davvero tanto uniti, e non riuscivamo a chiudere gli occhi perchè era il solo nostro gesto per combattere.
In quell'orribile posto sono rimasto per un anno, fino a quando non mi sono ammalato, ero molto malato e dovevo nascondermi per non farmi vedere. Un giorno è venuto un camion cisterna, la porta si è aperta, e uno degli ustaša ha gridato che i bambini che entravano nel camion sarebbero tornati dalla madre e dal padre. Io che avevo visto mia madre morire con i miei occhi, e mio padre partire come partigiano, non sono entrato, ma gli altri invece si, correndo, e sono stati rinchiusi in una cisterna in cui veniva iniettato del gas, dopodichè molti dei loro piccoli corpi sono stati buttati vicino al fiume Korana.



I Bambini di Kozara
Non so neanche come sia successo, ma mi sono ritrovato nel campo centrale, a Zagabria, e lì molte famiglie adottavano i bambini, con la condizione di cambiare nome e religione.
Un giorno mi sentivo quasi morire, ero allo stremo delle forze, ero seduto e una donna mi si è avvicinata. Ho pensato subito fosse mia madre, e le ho chiesto di portarmi a casa, poi mi sono accorto che non era mia madre, e così ho cercato di andare via perchè non volevo lasciare il mio amico Boško che sino a quel momento mi aveva protetto, si era preso cura di me e mi teneva nascosto. Quella signora allora decise di prendere con sé entrambi.
Io sono stato con quella signora e Boško invece dalla sua vicina.
Sono stato fortunato perché ho incontrato una famiglia che mi ha curato, mi ha dato un altro nome, mi hanno permesso di andare a scuola, e infine, con la fine della guerra, mio padre mi ha ritrovato dopo tanta fatica, seguendo le tracce percorse dei bambini. Ho visto mio padre che non aveva da mangiare e non poteva tenermi.
Io non posso spiegarvi, io non ho parole, io non posso descrivere il dolore che ho qui nel petto ma io sono una testimonianza vivente del terribile crimine che è stato commesso.
Questa è la realtà dei fatti, questa è una parte della storia, questa è la mia storia, ma è anche la storia di migliaia di Serbi, è la storia del mio popolo.
Fonte: M. Altamura

06 febbraio 2007

La Free Energy sarà il NUOVO denaro?


Cos’è il denaro? Uno strumento economico, che può assumere le funzioni di mezzo di scambio, unità di conto, riferimento per pagamenti dilazionati e riserva di valore: questa è la definizione che tutti conosciamo, quella istituzionale che troviamo nei manuali delle università. Ciò che può sembrare strano, oppure no, è che questa definizione non coincide con la funzione che in realtà svolge, poiché da “mezzo”, il denaro è diventato il “fine”. Ogni operazione e movimentazione delle merci, e quindi della ricchezza, non sono altro che il “mezzo” per ottenere come “fine” ultimo più denaro possibile.
E’ quindi norma, nella nostra società considerare il denaro l’unico motore propulsivo della nostra vita, talmente propulsivo che permette di comprare la vita stessa. Ormai tutto è quantificato e i prezzi sono ben definiti: una partita di droga può valere più della vita di un drogato, così come può valere di più una commessa per lo sfruttamento di un giacimento che l’esistenza si un popolo.
Cosa dà valore a questo mezzo o fine? Presto detto: la scarsità, perchè più una merce è rara maggiore sarà il suo prezzo, di contro il prezzo diventa nullo nel momento in cui una merce è pressoché illimitata nella sua quantità. Il denaro, un titolo di borsa, un metallo, acquista valore solo se è scarso, e questa quantità viene attribuita dalle contrattazioni, dalle stime che si fanno sulla quantità disponibile di questo bene.
Ciò che molti non sanno è che in realtà il valore di un oggetto è frutto dei processi di trasformazione, lavorazione e trasporto, dalla cava ai centri di raccolta, dai distributori ai consumatori, ai macchinari di lavorazione al lavoro umano; mediamente solo il trasporto incide per il 60% e i processi di lavorazione per il 30%, il restante è attribuibile al materiale grezzo. A ben rifletterci i processi di trasporto e trasformazione sono possibili solo attraverso l’energia, e che quel 10% del materiale grezzo non ha alcun valore a sé stante se non è seguito da altre fasi: uno Stato che non ha energia, ha un’economia debole, che può avere nel tempo dei problemi.
Tutto questo per dire solo una cosa: l’unica merce è l’energia, tutto il resto è una forma qualsiasi per rappresentarlo, ergo, se l’energia diventa illimitata il denaro non ha motivo di esistere. Utopia? Certo che lo è!

A scuola fin dall’infanzia ci hanno insegnato che l’energia è collegata ad un combustibile, alla materia, ed essa è limitata e quindi lo è l’energia. Non solo, l’energia può assumere diverse forme, e nel trasformarsi da una forma ad un’altra, in modo da essere utile alle attività umane, una parte viene dispersa nell’immediato sottoforma di calore, senza poter essere utilizzata; ma nel nostro universo l’energia cambia aspetto continuamente, quindi, anche se in tempi remoti, tutto tenderebbe a diventare calore e quindi semplice radiazione di fondo.
Ai limiti quantitativi dell’energia e alla morte termica dell’universo ci aggiungiamo il limite invalicabile della velocità della luce, così come indicatoci dalla teoria della Relatività di Einstein, e i calcoli statistici che rendono improbabile la vita in qualunque altro posto dell’universo fuorché su questa piccola sfera. Riepilogando il tutto, ci hanno detto che viviamo in un universo in cui tutto quello che vorremmo fare, tutto quello che vorremmo avere e tutto quello che la nostra immaginazione ci suggerisce, non è possibile ottenerlo! Tanto che anche l’immaginazione sembra una merce, eppure costosa! Se non ci credete basta che lo chiediate a tutti coloro che hanno detto e spesso dimostrato che ciò che diamo per “scontato” non è mai stato in “saldo”, che ogni evento normale può avere una diversa spiegazione e che un evento straordinario avrà sempre una teoria scientifica alla base. Molti di loro hanno perso la propria dignità, il proprio lavoro e spesso e volentieri la loro vita. Un nome fra tutti: Nikola Tesla.
Quest’uomo può essere chiamato Scienziato con la ESSE Maiuscola, non tanto per le sue scoperte, seppur grandiose, quanto per la sua vita, per quei diversi ideali che sono diventati il motore propulsivo della sua esistenza, non il possesso, l’egoismo e il potere del denaro, ma l’altruismo. Era continuamente pronto a cercare nei meandri della sua mente e nei tessuti infinitesimali dell’universo tutto quello che avrebbe migliorato l’intera umanità. E’ lui il padre della Free Energy, è lui che ha scoperto che l’Energia è Libera, e non è solo una utopia.
Lo hanno deriso perché la sua energia non rispettava le leggi della fisica conosciute, ma in realtà vi sono tante cose in natura straordinarie che hanno una spiegazione che spesso deve andare al di là dei normali canoni, ma hanno comunque una spiegazione.
La grande prova di intelligenza di Tesla fu proprio quella di non negare la scienza ufficiale, ma di ampliarla sempre più. Se dunque la Free Energy è una realtà, e la nostra intelligenza, libera da condizionamenti e pregiudizi, ci suggerisce che può esistere una teoria fisica alla base, allora i limiti sono nella conoscenza e dunque nella tecnologia conosciuta.
Ciò che affascina, è riuscire a concepire, la società così come la conosciamo, priva di ogni forma di denaro nel giro di poco tempo. Senza alcun dubbio la vita e la dignità diverrebbero il fulcro centrale, e l’uomo, senza la necessità di possedere sempre più e sempre più in fretta, poiché avrebbe già tutto, troverebbe il suo vero io nella sete di conoscenza e nella crescita spirituale. Automatizzando ogni sistema, reso precedentemente il più efficiente e assolutamente non inquinante, l’umanità sarebbe libera dalle guerre e dalle usure economiche che dettano le regole dei mercati e la politica internazionale degli Stati. L’immensa quantità di energia permetterebbe di dissalare grandi quantità d’acqua a beneficio di ogni uomo privo di questa risorsa, e così potendo anche coltivare territori desertificati.
Ci si potrebbe soffermare su gli aspetti più disparati, come la legislazione che diverrebbe sempre più priva del concetto di furto, vista la disponibilità illimitata di risorse. La sola Utopia che si riuscirebbe ad immaginare sarebbe il passato, fatto di povertà, guerra, manipolazione, morte, distruzione aventi come sfondo la continua lotta per risorse scarse.
Quindi cosa voleva realizzare Tesla? La Free Energy, o meglio, voleva che il motore propulsivo fosse la sovranità della propria esistenza, voleva privare l’uomo da ogni schiavitù e dal dio denaro che schiavizza tutti, anche i Banchieri. La Free Energy è in realtà il “mezzo” per raggiungere un “fine” più grande, è il mezzo per l’energia della mente, l’energia del cuore, l’energia dell’anima: l’energia della libertà.

16 febbraio 2007

Qualcuno ruba(?) e, ... siamo d'accordo!



Martedì 30 gennaio, per bocca del ministro della Difesa Arturo Parisi, il governo ha assicurato che l'allargamento della base Usa di Vicenza rispetterà le esigenze locali e che le attività operative saranno in linea con gli accordi bilaterali Usa-Italia. Nello stesso giorno, le cronache regionali riferivano invece della denuncia pubblica del sindaco di Susegana (TV), Gianni Montesel, riguardante la scoperta di un oleodotto sotterraneo esistente - pare da decenni - tra le basi Usa di Aviano e Vicenza. La presenza segreta di tale oleodotto, di cui i contadini locali erano peraltro da tempo a conoscenza, era diventata non più occultabile dopo gli scavi per la bonifica di un vecchio ordigno bellico adiacente alla tubazione; secondo le fonti ufficiali serviva per trasportare cherosene additivato utilizzato dagli aerei in partenza dalla base Usaf di Aviano, ma ora, mentre viene ipotizzato un incremento della struttura in relazione al progetto per la nuova base Usa a Vicenza, molti sospetti prendono corpo.

Innanzi tutto, torna alla mente un'interrogazione parlamentare della deputata Deiana (Prc) del 2004 in cui già si era parlato di questo oleodotto collegato anche ad un deposito di carburante dell'Aeronautica militare italiana, sito nei pressi di Vezzano (La Spezia). Da questa interrogazione si può apprendere che i carburanti speciali arrivano al terminai marittimo spezzino via mare e vengono da li pompati per raggiungere i grossi serbatoi interrati che si trovano sotto la collina di Vezzano da dove il carburante, con un oleodotto, viene appunto fatto arrivare sino alla base di Aviano.

Ma un altro recente riferimento appare interessante. Lo scorso 29 novembre, commentando una notizia della Cnn riguardante un attacco della guerriglia irachena agli impianti petroliferi, su un sito professionale d'informazione si poteva leggere il seguente commento: "Ma in Iraq il petrolio è anche oggetto di continui furti, che non si sa più come fermare. Addirittura ci sono interi porti clandestini, nei dintorni di Bassora, dove avviene tranquillamente smercio e commercio (nessuno li vede, coi satelliti? Mah). Il traffico avviene, oltre che con i furti, anche con l'acquisto di benzina a prezzi calmierati per rivenderla a Paesi esteri".

Ora, poiché sappiamo bene chi controlla l'Iraq, qualche ipotesi possiamo anche avanzarla: il territorio italiano, da Nord a Sud, è disseminato di basi Usa e Nato, piccole o grandi. Chi paga tutto questo? Secondo le regole del colonialismo, l'occupazione è finanziata dallo stesso Paese occupato, ma solo in minima parte ciò avviene in modo ufficiale, attraverso tasse. A suggerire qualche risposta soccorre il dato secondo cui i container che sbarcano soltanto nel porto della base Nato di Napoli, sono circa cinquemila all'anno. Ufficialmente contengono "materiale militare", ma sotto questa sigla può passare ogni genere di merce illegale clandestina, grazie ai privilegi di extraterritorialità assicurati dai trattati alle basi Usa e Nato.

In occasione dello scandalo del contrabbando di petrolio del 1980, in cui risultarono coinvolti anche alti gradi della Guardia di Finanza nonché personaggi legati alla loggia affaristico-militare P2, attraverso il controllo delle bolle di accompagnamento che dovevano seguire il petrolio durante il trasporto, fu possibile individuare a Vicenza uno dei principali depositi clandestini di petrolio. Allora non emerse alcun elemento che coinvolgesse direttamente la caserma Ederle, ma certo la coincidenza oggi fa pensare. D'altra parte, attualmente un analogo traffico rimarrebbe sommerso in quanto non vi sono più le norme legislative che consentivano di scoprire un simile contrabbando.

Vediamo solo la punta dell'iceberg, ma è già abbastanza.

09 febbraio 2007

C'è un Olocausto ... di serie B?


Jasenovac è il segreto oscuro dell'Olocausto, è la prova inconfutabile di come il crimine invisibile può eliminare un popolo, distruggendo la memoria. Questa parte di storia è stata deliberatamente cancellata, ed è difficile da raccontare e da accettare. Occorre coraggio ad affrontare la storia di Jasenovac, perché è pericolosa, esistono infatti entità economiche che hanno fondato su di essa un credo, una politica e un sistema economico. Il fatto che dietro al massacro di migliaia di persone vi fossero anche le alte istituzioni della Chiesa cattolica, ha fatto di Javenovac il più grande tabù da tenere nascosto. Le vicende di cui vi parliamo portano allo IOR, una della più potenti Banche del Mondo, contro la quale è stata sollevata, da qualche parte del mondo, una causa che con testimoni e documenti ha dimostrato la colpevolezza del Vaticano nei crimini del regime degli Ustasha. Da un tribunale sovrano lo Ior è stato condannato a restituire l'oro e le proprietà, e a pagare i risarcimenti per i terribili danni biologici causati, alle vittime del regime degli Ustasha.

Le prove di questa tragedia sono state nel tempo lentamente trafugate e distrutte, sono state nascoste, mentre i media e le enciclopedie della storia hanno provveduto a scrivere un'altra storia: la memoria e il pensiero delle persone sono stati cambiati per costruire il presente in cui viviamo. Oggi vi portiamo invece la testimonianza di uno dei pochissimi sopravvissuti dello sterminio dei Bambini di Kozara, Knezevic Gojko(nella foto) , che con commozione e lucidità ha raccontato una tragedia vissuta con i propri occhi.

Io sono stato preso a Kozara, dopo un'offensiva degli ustaša e tedeschi e sono stato deportato a Jasenovac; nella confusione dell'attacco ho perso i miei sette fratelli e mia sorella nata da 1 mese, e non sapevo dove fossero neanche mio padre e mia madre. Li ho incontrati tutti poi a Jasenovac, ma mio padre non c'era, perchè combatteva come partigiano.
Poichè mia piccola sorella era una neonata doveva essere allattata, ma gli ustasha hanno strappato i bambini dalle loro madri. Un giorno ho visto mia madre che lottava con un soldato perchè non voleva dividersi da sua figlia che aveva appena un mese di vita, e così è stata picchiata, nuda, davanti a tutti, per poter scovare nella folla gli altri componenti della famiglia. Non potevo neanche piangere, perché se lo avessi fatto sarei stato ucciso anche io: ho visto con i miei occhi tagliare i seni di mia madre con un coltello, picchiarla a morte e sgozzarla davanti a tutti. Voi non potete capire, non esistono le parole,ancora oggi io rivedo quelle immagini, sono qui davanti a me in questo momento, io tremavo mentre sentivo quelle urla vedevo migliaia di persone che guardavano impietrite. Un uomo mi ha tappato la bocca con le mani in maniera tale che non si sentisse il mio pianto, e mi nascose un po' nella folla, mentre continuavo a sentire quelle urla fino a che non avesse più voce.

Ad un certo punto hanno diviso adulti e bambini, e noi siamo stati trasportati con un treno a Zagabria, e lì vicino alla stazione principale, gli abitanti di Zagabria, ci hanno sentito che piangevamo, hanno chiamato la croce rossa. Quando ci hanno aperto hanno visto l'atrocità che era stata compiuta: il treno conteneva circa trecento bambini, ciascuno aveva al massimo 10 anni, i più piccoli, tra cui moltissimi appena nati e che potevano raggiungere al massimo 5 anni, sono quasi tutti morti. Ne siamo rimasti appena un centinaio,io gli ho visti con questi occhi, e nessuno oggi può venirmi a raccontare filosofie, il resto sono stati sepolti in una fossa comune fuori dal cimitero di Mirogoj. Oggi dopo anni il cimitero è stato allargato, e quella fossa comune si trova adesso al centro, la forza della natura ha voluto che quei morti avessero una degna sepoltura. Adesso c'è un monumento dove è scritto "I Bambini morti a Kozara", è lì andate a vederlo, io ci sono stato.
Sono stato portato all'ospedale con altri 100 bambini, e io sono uno degli otto che sono sopravissuti a quei cento ricoverati in ospedale.

Dopo due mesi sono stato riportato a Jastrebarsko, a 60 kilometri da Zagabria, ed è lì che ho visto per la prima volte le suore, veramente ho visto tutta la loro cattiveria, perchè loro picchiavano tutti i bambini con i rami di un salice piangente, i rami erano bagnati con dell'acido oppure con acqua salata. Tanti bambini sono morti per aver preso delle infezioni a quelle ferite aperte.
Tutti dovevamo pregare nella chiesa cattolica, e dovevamo essere convertiti, mentre ai più grandi sono stati date le divise degli ustaša. Ogni mattina si andava a messa, e per ogni piccola cosa venivamo picchiati, puniti e messi in isolamento, ma il più delle volte venivamo picchiati duramente.
Dormivamo sulle tavole, senza nient'altro, anche se eravamo malati o deboli, e se i bambini più piccoli facevano la pipì a letto durante di notte, li picchiavano.
Ogni mattina veniva un prete per celebrare la messa in una Chiesa improvvisata in un hangar, e dato che eravamo deboli o malati, spesso durante di messa ci addormentavamo, così le suore ci picchiavano. Il sistema per sopravvivere era nascondersi dalle suore, e così i più forti si nascondevano e proteggevano i bambini piccoli e malati. Siamo stati uniti tra di noi per la paura, eravamo davvero tanto uniti, e non riuscivamo a chiudere gli occhi perchè era il solo nostro gesto per combattere.
In quell'orribile posto sono rimasto per un anno, fino a quando non mi sono ammalato, ero molto malato e dovevo nascondermi per non farmi vedere. Un giorno è venuto un camion cisterna, la porta si è aperta, e uno degli ustaša ha gridato che i bambini che entravano nel camion sarebbero tornati dalla madre e dal padre. Io che avevo visto mia madre morire con i miei occhi, e mio padre partire come partigiano, non sono entrato, ma gli altri invece si, correndo, e sono stati rinchiusi in una cisterna in cui veniva iniettato del gas, dopodichè molti dei loro piccoli corpi sono stati buttati vicino al fiume Korana.



I Bambini di Kozara
Non so neanche come sia successo, ma mi sono ritrovato nel campo centrale, a Zagabria, e lì molte famiglie adottavano i bambini, con la condizione di cambiare nome e religione.
Un giorno mi sentivo quasi morire, ero allo stremo delle forze, ero seduto e una donna mi si è avvicinata. Ho pensato subito fosse mia madre, e le ho chiesto di portarmi a casa, poi mi sono accorto che non era mia madre, e così ho cercato di andare via perchè non volevo lasciare il mio amico Boško che sino a quel momento mi aveva protetto, si era preso cura di me e mi teneva nascosto. Quella signora allora decise di prendere con sé entrambi.
Io sono stato con quella signora e Boško invece dalla sua vicina.
Sono stato fortunato perché ho incontrato una famiglia che mi ha curato, mi ha dato un altro nome, mi hanno permesso di andare a scuola, e infine, con la fine della guerra, mio padre mi ha ritrovato dopo tanta fatica, seguendo le tracce percorse dei bambini. Ho visto mio padre che non aveva da mangiare e non poteva tenermi.
Io non posso spiegarvi, io non ho parole, io non posso descrivere il dolore che ho qui nel petto ma io sono una testimonianza vivente del terribile crimine che è stato commesso.
Questa è la realtà dei fatti, questa è una parte della storia, questa è la mia storia, ma è anche la storia di migliaia di Serbi, è la storia del mio popolo.
Fonte: M. Altamura

06 febbraio 2007

La Free Energy sarà il NUOVO denaro?


Cos’è il denaro? Uno strumento economico, che può assumere le funzioni di mezzo di scambio, unità di conto, riferimento per pagamenti dilazionati e riserva di valore: questa è la definizione che tutti conosciamo, quella istituzionale che troviamo nei manuali delle università. Ciò che può sembrare strano, oppure no, è che questa definizione non coincide con la funzione che in realtà svolge, poiché da “mezzo”, il denaro è diventato il “fine”. Ogni operazione e movimentazione delle merci, e quindi della ricchezza, non sono altro che il “mezzo” per ottenere come “fine” ultimo più denaro possibile.
E’ quindi norma, nella nostra società considerare il denaro l’unico motore propulsivo della nostra vita, talmente propulsivo che permette di comprare la vita stessa. Ormai tutto è quantificato e i prezzi sono ben definiti: una partita di droga può valere più della vita di un drogato, così come può valere di più una commessa per lo sfruttamento di un giacimento che l’esistenza si un popolo.
Cosa dà valore a questo mezzo o fine? Presto detto: la scarsità, perchè più una merce è rara maggiore sarà il suo prezzo, di contro il prezzo diventa nullo nel momento in cui una merce è pressoché illimitata nella sua quantità. Il denaro, un titolo di borsa, un metallo, acquista valore solo se è scarso, e questa quantità viene attribuita dalle contrattazioni, dalle stime che si fanno sulla quantità disponibile di questo bene.
Ciò che molti non sanno è che in realtà il valore di un oggetto è frutto dei processi di trasformazione, lavorazione e trasporto, dalla cava ai centri di raccolta, dai distributori ai consumatori, ai macchinari di lavorazione al lavoro umano; mediamente solo il trasporto incide per il 60% e i processi di lavorazione per il 30%, il restante è attribuibile al materiale grezzo. A ben rifletterci i processi di trasporto e trasformazione sono possibili solo attraverso l’energia, e che quel 10% del materiale grezzo non ha alcun valore a sé stante se non è seguito da altre fasi: uno Stato che non ha energia, ha un’economia debole, che può avere nel tempo dei problemi.
Tutto questo per dire solo una cosa: l’unica merce è l’energia, tutto il resto è una forma qualsiasi per rappresentarlo, ergo, se l’energia diventa illimitata il denaro non ha motivo di esistere. Utopia? Certo che lo è!

A scuola fin dall’infanzia ci hanno insegnato che l’energia è collegata ad un combustibile, alla materia, ed essa è limitata e quindi lo è l’energia. Non solo, l’energia può assumere diverse forme, e nel trasformarsi da una forma ad un’altra, in modo da essere utile alle attività umane, una parte viene dispersa nell’immediato sottoforma di calore, senza poter essere utilizzata; ma nel nostro universo l’energia cambia aspetto continuamente, quindi, anche se in tempi remoti, tutto tenderebbe a diventare calore e quindi semplice radiazione di fondo.
Ai limiti quantitativi dell’energia e alla morte termica dell’universo ci aggiungiamo il limite invalicabile della velocità della luce, così come indicatoci dalla teoria della Relatività di Einstein, e i calcoli statistici che rendono improbabile la vita in qualunque altro posto dell’universo fuorché su questa piccola sfera. Riepilogando il tutto, ci hanno detto che viviamo in un universo in cui tutto quello che vorremmo fare, tutto quello che vorremmo avere e tutto quello che la nostra immaginazione ci suggerisce, non è possibile ottenerlo! Tanto che anche l’immaginazione sembra una merce, eppure costosa! Se non ci credete basta che lo chiediate a tutti coloro che hanno detto e spesso dimostrato che ciò che diamo per “scontato” non è mai stato in “saldo”, che ogni evento normale può avere una diversa spiegazione e che un evento straordinario avrà sempre una teoria scientifica alla base. Molti di loro hanno perso la propria dignità, il proprio lavoro e spesso e volentieri la loro vita. Un nome fra tutti: Nikola Tesla.
Quest’uomo può essere chiamato Scienziato con la ESSE Maiuscola, non tanto per le sue scoperte, seppur grandiose, quanto per la sua vita, per quei diversi ideali che sono diventati il motore propulsivo della sua esistenza, non il possesso, l’egoismo e il potere del denaro, ma l’altruismo. Era continuamente pronto a cercare nei meandri della sua mente e nei tessuti infinitesimali dell’universo tutto quello che avrebbe migliorato l’intera umanità. E’ lui il padre della Free Energy, è lui che ha scoperto che l’Energia è Libera, e non è solo una utopia.
Lo hanno deriso perché la sua energia non rispettava le leggi della fisica conosciute, ma in realtà vi sono tante cose in natura straordinarie che hanno una spiegazione che spesso deve andare al di là dei normali canoni, ma hanno comunque una spiegazione.
La grande prova di intelligenza di Tesla fu proprio quella di non negare la scienza ufficiale, ma di ampliarla sempre più. Se dunque la Free Energy è una realtà, e la nostra intelligenza, libera da condizionamenti e pregiudizi, ci suggerisce che può esistere una teoria fisica alla base, allora i limiti sono nella conoscenza e dunque nella tecnologia conosciuta.
Ciò che affascina, è riuscire a concepire, la società così come la conosciamo, priva di ogni forma di denaro nel giro di poco tempo. Senza alcun dubbio la vita e la dignità diverrebbero il fulcro centrale, e l’uomo, senza la necessità di possedere sempre più e sempre più in fretta, poiché avrebbe già tutto, troverebbe il suo vero io nella sete di conoscenza e nella crescita spirituale. Automatizzando ogni sistema, reso precedentemente il più efficiente e assolutamente non inquinante, l’umanità sarebbe libera dalle guerre e dalle usure economiche che dettano le regole dei mercati e la politica internazionale degli Stati. L’immensa quantità di energia permetterebbe di dissalare grandi quantità d’acqua a beneficio di ogni uomo privo di questa risorsa, e così potendo anche coltivare territori desertificati.
Ci si potrebbe soffermare su gli aspetti più disparati, come la legislazione che diverrebbe sempre più priva del concetto di furto, vista la disponibilità illimitata di risorse. La sola Utopia che si riuscirebbe ad immaginare sarebbe il passato, fatto di povertà, guerra, manipolazione, morte, distruzione aventi come sfondo la continua lotta per risorse scarse.
Quindi cosa voleva realizzare Tesla? La Free Energy, o meglio, voleva che il motore propulsivo fosse la sovranità della propria esistenza, voleva privare l’uomo da ogni schiavitù e dal dio denaro che schiavizza tutti, anche i Banchieri. La Free Energy è in realtà il “mezzo” per raggiungere un “fine” più grande, è il mezzo per l’energia della mente, l’energia del cuore, l’energia dell’anima: l’energia della libertà.