11 luglio 2007

Abruzzesi privilegiati



Del Turco è cascato dal pero, ma la giunta Regionale d'Abruzzo non è la prima volta che viene richiamata e poi bocciata dalla Corte dei Conti per leggi ad personam.
In questo clima politico, dove il solco fra politica per i cittadini e politica per gli interessi politici si sta creando in modo sempre più profondo, allora qualcuno ne approfitta.

È una leggina passata con il consenso di centrodestra e centrosinistra. Consente a tutti gli ex consiglieri regionali abruzzesi (quasi 200) di esibire un titolo onorifico e di disporre di uffici e segreterie. "I consiglieri regionali cessati dal mandato possono fregiarsi della denominazione di Consigliere onorario della Regione Abruzzo. I Presidenti della Giun ta e del Consiglio cessati dal mandato possono fregiarsi della denominazione di 'Presidente emerito'". La finalità? "Valorizzare la funzione dell'istituto regionale mediante convegni, conferenze, ecc.; l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale garantisce, oltre a una sede funzionale, il necessario supporto organizzativo per l'espletamento dei propri compiti". Cade dalle nuvole il governatore Ottaviano Del Turco: "È un atto del Consiglio che non conosco e contro il quale farò sentire la mia contrarietà".
Fonte blog.espresso.it

La Ricerca Scientifica



Ma cos'è' il metodo scientifico così largamente propagandato quale unica e “pura” forma di verità e chi sono veramente gli scienziati? Questi “cervelloni” che ci donano ogni ben di dio per la nostra piacevole vita?
Molto distanti dall'essere immacolati ricercatori, sono in genere “stipendiati” dallo Stato e, per la maggior parte, da “Enti e Fondazioni private” e loro, come la maggior parte dei comuni mortali, desiderano fare carriera e guadagnare di più, mantenendo il loro posto di lavoro.
Tutte le ricerche a cui si applicano vengono “ordinate” e devono necessariamente portare due risultati: arricchire chi li finanzia; arricchire loro, di riflesso.
Se poi le ricerche da loro effettuate siano più o meni utili al miglioramento della vita del genere umano, questo è solo un aspetto secondario. Gli scienziati quindi sono, a tutti gli effetti, dei “sacerdoti” di una dottrina che non opera esclusivamente per il bene dell'umanità come, invece, ci fanno credere, bensì semplici “operai” al servizio di chi li finanzia con grassi assegni allo scopo di produrre un bene o servizio che dia non solo un profitto economico, ma anche di potere a chi lo ha ordinato.
Quanto è attendibile chi lavora sottoposto a questi condizionamenti?

Non desidero qui elencare di nuovo tutte le sperimentazioni fatte sull'uomo nel corso degli ultimi 50 anni.
Il metodo scientifico non è affatto sacro e le cifre parlano da sole: milioni di persone muoiono ogni anno di varie malattie, nonostante le campagne di vaccinazione, ogni giorno muoiono negli ospedali italiani 90 persone a causa di infezioni e di terapie anti-vita, decine di migliaia ogni anno si ammalano di leucemia e cancro a causa delle microonde elettromagnetiche, altre decine di migliaia vengono ricoverate negli ospedali con gravi infezioni respiratorie e cardiache a causa delle irrorazioni con le scie chimiche nei cieli del mondo intero, migliaia e migliaia ogni anno vengono ricoverate per reazioni allergiche e intossicazioni da farmaci ecc. ecc.
Diciamo che è giunto il tempo di smettere di chiamare “metodo scientifico” quello che in realtà è solo ignoranza umana rivestita di mistificazioni accademiche e spesso volutamente devastanti per l'umanità.
Ricordiamoci sempre che i nostri cinque sensi sono limitati solo a ciò che percepiamo e quindi ci fanno vedere le cose in maniera parziale, per non parlare degli indottrinamenti mentali a cui veniamo sottoposti fin dalla nostra culla, tutti sviluppati per farci credere che la scienza umana sia al di sopra di tutto, anche di quella Divina.
Ma in realtà le cose non stanno affatto così!!!

Cosa c'è in effetti di più irrazionale della razionalità? In nome di questa impostazione assolutamente integralista, molti si dibattono scontrandosi e dividendosi per i più banali motivi, cercando di discreditare altri con “prove” che provengono da altri umani con le loro razionalità basate su metodi parziali ed inesatti. Sulla base di questo, vediamo spesso in TV esperti del CICAP negare tutto ciò che non rientra nella loro “religione” scientista.
Tempo fa abbiamo assistito ad una puntata di “Cominciamo Bene” su RaiTre (9 maggio 2005) in cui il Prof. Odifreddi ha attaccato frontalmente la religione, omologandola ai maghi ed alla superstizione, o anche ad una puntata delle “Iene” su Mediaset (5 maggio 2005) in cui una “povera” Margherita Hack esprime con orgoglio una fede incrollabile verso l'ateismo piu' assoluto in nome del dio della scienza.
Ma se si vuole fare una seria “ricerca scientifica” sincera e scevra da pregiudizi, il principio fondamentale dovrebbe essere proprio il prendere in considerazione tutte le possibili variabili di un fenomeno, qualunque esso sia, perchè non necessariamente è detto che quello che al nostro pensiero sembra più corretto sia veramente la cosa più giusta.
Solamente quando l'uomo sarà libero dagli schemi mentali precostituiti dalla nascita e dai pregiudizi ignoranti delle vere realtà a cui la nostra mente è ancora ottusa, potrà scoprire nel prossimo futuro cose meravigliose che potranno cambiare in meglio la condizione dell'intera umanità, promuovendola così da semplice parassita del pianeta Terra ad una nuova specie veramente degna di vivere nell'universo con altri in pace e armonia per gli eoni degli eoni.
B O J S

10 luglio 2007

Riforma o Rivoluzione aspettando l'8 settembre

In questo caos politico ognuno dice "facciamo chiarezza". Un altro modo di dire mettiamoci d'accordo sulle balle da raccontare tanto cosa possono farci? Nuotiamo sulla stessa acqua! Qualcuno si lascia sfuggire "Non possiamo pensare alle riforme, dobbiamo pensare alle tasse, alle evasioni fiscali a tutto quello che è tassabile".

Perchè ?

Perchè, si è scoperto l’immenso spreco provocato dalle «partecipate», ossia dagli enti un tempo pubblici o municipali ora pseudo-privatizzati, dall’ENI all’ENEL alla Centrale del Latte di un qualunque Comune.
Queste aziende ex di Stato sono state dichiarate «private», il che significa che sono ora soggette al diritto privato e non al controllo pubblico.
Ma la loro privatizzazione è meramente formale, legalistica.
Restano aziende pubbliche per almeno due motivi: poiché l’azionista di maggioranza di queste presunte società per azioni resta il Tesoro, o il Comune o la Regione, a pagare le perdite sono sempre i contribuenti, attraverso le casse pubbliche.
Queste SpA presunte, fornendo un servizio pubblico, non possono esser lasciate.
Non si possono lasciare senza luce, acqua e gas i cittadini delle ex-municipali, ora «partecipate».
Queste cosiddette imprese, inoltre, continuano ad operare più o meno in regime di monopolio: dunque sono al di fuori di ogni «mercato», su di loro non agisce la mano invisibile di Adam Smith, e non devono occuparsi di alcuna «competitività».
A che cosa è servito dunque «privatizzarle»?
E si capisce che sarebbe facile, qui la «riforma»: basta ritornare al sistema pubblico per tutto ciò che dà servizi pubblici. Perché la privatizzazione (pseudo) non ha nulla a che fare con la devoluzione, e nemmeno con la democrazia. Aziende pubbliche erano autoritarie, ma soggette a qualche genere di controllo e in teoria almeno, possono essere rese più trasparenti.
Le aziende «partecipate» restano autoritarie, ma ora opache e non-responsabili, in mano ad oligarchie che si sottraggono ad ogni controllo ed esame.
Sono «private» nel senso che se ne infischiano del bene pubblico (res publica), ma non portano nessuna efficienza né vantaggio al consumatore o utente.
Dunque, si deve creare uno statuto giuridico diverso e nuovo per queste aziende.
Si deve ri-centralizzare ogni servizio pubblico: la regionalizzazione, proclamata per portare «il potere vicino al cittadino», è solo un enorme colabrodo con più buchi di prima.
E poi, che senso ha chiamare Servizio Sanitario Nazionale un’entità che invece è gestita dalle regioni, ciascuna a suo modo, con ineguali servizi e costi enormemente diversi?
Perché infinite municipalizzate per fornire elettricità e gas, comprati da fornitori unici e colossali, come l’Arabia, l’Algeria e la Russia, che sono pure stati sovrani?
Centralizzare è d’obbligo, per risparmiare e rendere più efficiente il servizio, e perché i manager capaci non sono poi tanti.
Ma questa riforma «facile» è anche quella che non si farà.
L’Ulivo non la farà perché è appunto il partito dei parassiti miliardari di stato e delle burocrazie inadempienti. Ma anche il Polo si è ben guardato dal fare una riforma di questo spreco vergognoso: è troppo comodo disporre di posti inutili ma ben pagati per amici e clienti.
Chi può farlo?
Strano a dirsi nella presunta «culla del diritto» (dove è vero il diritto non è mai uscito dalla culla), nessun giurista, nessuna Corte costituzionale, ha avvertito la perversione legale, la vera patologia del diritto che è costituita da «partecipate» che sono «private» per statuto, ma le cui perdite vengono pagate da contribuenti.
Il mostro giuridico dura, perché serve.
La Banca d’Italia non fiata: il grande responsabile e promotore di queste privatizzazioni false e mostruose è stato Mario Draghi, che può citare in suo appoggio anche Monti, Ciampi, Padoa Schioppa…tutta gente che il «mercato» non sa nemmeno cos’è, e che ha trovato il modo di perpetuare il suo potere attraverso questo nuovo mostro giuridico.
Nessuno vorrà farlo.
Nessuna burocrazia inutile, nella storia, si è riformata da sé.
Nessuna mostruosità è mai stata spontaneamente risanata, anche quando la sua natura suicida era chiara a tutti: così come la legge sciagurata che diede al Parlamento polacco l’obbligo di decidere all’unanimità, benchè palesemente paralizzante e patologico, non fu mai sanato dai parlamentari.
Il motivo è semplice: ciascuno di loro aveva un diritto di veto, un potere demente a cui non voleva rinunziare.
La «guarigione» venne solo dall’esterno: con spartizioni della Polonia fra le potenze vicine, perdite di territorio e di indipendenza spaventevoli…
Così accadrà all’Italia.
Stiamo davvero andando verso la situazione dell’Argentina, a forza di tasse per pagare i parassiti e i loro sprechi.
Il nostro destino è già stato descritto: «Una spirale discendente a circolo vizioso, dove la debolezza della crescita economica provoca introiti fiscali in diminuzione nonostante ogni inasprimento della torchia; conseguente rialzo dei tassi a lungo termine sul debito pubblico, a cui seguiranno tasse ancora più feroci, che provocheranno un ulteriore rallentamento dell’economia e un deficit pubblico crescente dovuto a introiti fiscali ancora diminuiti».
La spirale argentina.
Nessuno ci salverà, perché lorsignori che sono al potere saranno pronti ad accusare chi proponesse le necessarie evidenti riforme di «ritorno al centralismo», di socialismo (tale è la pretesa che la cosa pubblica resti pubblica e non sia regalata ai privati), e di sospette nostalgie autoritarie antidemocratiche.
Ma la «democrazia» su cui loro presiedono e da cui ricavano le loro ricchezze è quella così definita da Gore Vidal: «il sistema che dà ai ricchi la licenza di rubare ai poveri, facendo loro credere che hanno votato per questo risultato».
La sola soluzione - come sempre quando si tratta di sbattere fuori una grossa casta di parassiti costosi - si chiama rivoluzione.
Ma chi la vuole fare?
Blondet M.

11 luglio 2007

Abruzzesi privilegiati



Del Turco è cascato dal pero, ma la giunta Regionale d'Abruzzo non è la prima volta che viene richiamata e poi bocciata dalla Corte dei Conti per leggi ad personam.
In questo clima politico, dove il solco fra politica per i cittadini e politica per gli interessi politici si sta creando in modo sempre più profondo, allora qualcuno ne approfitta.

È una leggina passata con il consenso di centrodestra e centrosinistra. Consente a tutti gli ex consiglieri regionali abruzzesi (quasi 200) di esibire un titolo onorifico e di disporre di uffici e segreterie. "I consiglieri regionali cessati dal mandato possono fregiarsi della denominazione di Consigliere onorario della Regione Abruzzo. I Presidenti della Giun ta e del Consiglio cessati dal mandato possono fregiarsi della denominazione di 'Presidente emerito'". La finalità? "Valorizzare la funzione dell'istituto regionale mediante convegni, conferenze, ecc.; l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale garantisce, oltre a una sede funzionale, il necessario supporto organizzativo per l'espletamento dei propri compiti". Cade dalle nuvole il governatore Ottaviano Del Turco: "È un atto del Consiglio che non conosco e contro il quale farò sentire la mia contrarietà".
Fonte blog.espresso.it

La Ricerca Scientifica



Ma cos'è' il metodo scientifico così largamente propagandato quale unica e “pura” forma di verità e chi sono veramente gli scienziati? Questi “cervelloni” che ci donano ogni ben di dio per la nostra piacevole vita?
Molto distanti dall'essere immacolati ricercatori, sono in genere “stipendiati” dallo Stato e, per la maggior parte, da “Enti e Fondazioni private” e loro, come la maggior parte dei comuni mortali, desiderano fare carriera e guadagnare di più, mantenendo il loro posto di lavoro.
Tutte le ricerche a cui si applicano vengono “ordinate” e devono necessariamente portare due risultati: arricchire chi li finanzia; arricchire loro, di riflesso.
Se poi le ricerche da loro effettuate siano più o meni utili al miglioramento della vita del genere umano, questo è solo un aspetto secondario. Gli scienziati quindi sono, a tutti gli effetti, dei “sacerdoti” di una dottrina che non opera esclusivamente per il bene dell'umanità come, invece, ci fanno credere, bensì semplici “operai” al servizio di chi li finanzia con grassi assegni allo scopo di produrre un bene o servizio che dia non solo un profitto economico, ma anche di potere a chi lo ha ordinato.
Quanto è attendibile chi lavora sottoposto a questi condizionamenti?

Non desidero qui elencare di nuovo tutte le sperimentazioni fatte sull'uomo nel corso degli ultimi 50 anni.
Il metodo scientifico non è affatto sacro e le cifre parlano da sole: milioni di persone muoiono ogni anno di varie malattie, nonostante le campagne di vaccinazione, ogni giorno muoiono negli ospedali italiani 90 persone a causa di infezioni e di terapie anti-vita, decine di migliaia ogni anno si ammalano di leucemia e cancro a causa delle microonde elettromagnetiche, altre decine di migliaia vengono ricoverate negli ospedali con gravi infezioni respiratorie e cardiache a causa delle irrorazioni con le scie chimiche nei cieli del mondo intero, migliaia e migliaia ogni anno vengono ricoverate per reazioni allergiche e intossicazioni da farmaci ecc. ecc.
Diciamo che è giunto il tempo di smettere di chiamare “metodo scientifico” quello che in realtà è solo ignoranza umana rivestita di mistificazioni accademiche e spesso volutamente devastanti per l'umanità.
Ricordiamoci sempre che i nostri cinque sensi sono limitati solo a ciò che percepiamo e quindi ci fanno vedere le cose in maniera parziale, per non parlare degli indottrinamenti mentali a cui veniamo sottoposti fin dalla nostra culla, tutti sviluppati per farci credere che la scienza umana sia al di sopra di tutto, anche di quella Divina.
Ma in realtà le cose non stanno affatto così!!!

Cosa c'è in effetti di più irrazionale della razionalità? In nome di questa impostazione assolutamente integralista, molti si dibattono scontrandosi e dividendosi per i più banali motivi, cercando di discreditare altri con “prove” che provengono da altri umani con le loro razionalità basate su metodi parziali ed inesatti. Sulla base di questo, vediamo spesso in TV esperti del CICAP negare tutto ciò che non rientra nella loro “religione” scientista.
Tempo fa abbiamo assistito ad una puntata di “Cominciamo Bene” su RaiTre (9 maggio 2005) in cui il Prof. Odifreddi ha attaccato frontalmente la religione, omologandola ai maghi ed alla superstizione, o anche ad una puntata delle “Iene” su Mediaset (5 maggio 2005) in cui una “povera” Margherita Hack esprime con orgoglio una fede incrollabile verso l'ateismo piu' assoluto in nome del dio della scienza.
Ma se si vuole fare una seria “ricerca scientifica” sincera e scevra da pregiudizi, il principio fondamentale dovrebbe essere proprio il prendere in considerazione tutte le possibili variabili di un fenomeno, qualunque esso sia, perchè non necessariamente è detto che quello che al nostro pensiero sembra più corretto sia veramente la cosa più giusta.
Solamente quando l'uomo sarà libero dagli schemi mentali precostituiti dalla nascita e dai pregiudizi ignoranti delle vere realtà a cui la nostra mente è ancora ottusa, potrà scoprire nel prossimo futuro cose meravigliose che potranno cambiare in meglio la condizione dell'intera umanità, promuovendola così da semplice parassita del pianeta Terra ad una nuova specie veramente degna di vivere nell'universo con altri in pace e armonia per gli eoni degli eoni.
B O J S

10 luglio 2007

Riforma o Rivoluzione aspettando l'8 settembre

In questo caos politico ognuno dice "facciamo chiarezza". Un altro modo di dire mettiamoci d'accordo sulle balle da raccontare tanto cosa possono farci? Nuotiamo sulla stessa acqua! Qualcuno si lascia sfuggire "Non possiamo pensare alle riforme, dobbiamo pensare alle tasse, alle evasioni fiscali a tutto quello che è tassabile".

Perchè ?

Perchè, si è scoperto l’immenso spreco provocato dalle «partecipate», ossia dagli enti un tempo pubblici o municipali ora pseudo-privatizzati, dall’ENI all’ENEL alla Centrale del Latte di un qualunque Comune.
Queste aziende ex di Stato sono state dichiarate «private», il che significa che sono ora soggette al diritto privato e non al controllo pubblico.
Ma la loro privatizzazione è meramente formale, legalistica.
Restano aziende pubbliche per almeno due motivi: poiché l’azionista di maggioranza di queste presunte società per azioni resta il Tesoro, o il Comune o la Regione, a pagare le perdite sono sempre i contribuenti, attraverso le casse pubbliche.
Queste SpA presunte, fornendo un servizio pubblico, non possono esser lasciate.
Non si possono lasciare senza luce, acqua e gas i cittadini delle ex-municipali, ora «partecipate».
Queste cosiddette imprese, inoltre, continuano ad operare più o meno in regime di monopolio: dunque sono al di fuori di ogni «mercato», su di loro non agisce la mano invisibile di Adam Smith, e non devono occuparsi di alcuna «competitività».
A che cosa è servito dunque «privatizzarle»?
E si capisce che sarebbe facile, qui la «riforma»: basta ritornare al sistema pubblico per tutto ciò che dà servizi pubblici. Perché la privatizzazione (pseudo) non ha nulla a che fare con la devoluzione, e nemmeno con la democrazia. Aziende pubbliche erano autoritarie, ma soggette a qualche genere di controllo e in teoria almeno, possono essere rese più trasparenti.
Le aziende «partecipate» restano autoritarie, ma ora opache e non-responsabili, in mano ad oligarchie che si sottraggono ad ogni controllo ed esame.
Sono «private» nel senso che se ne infischiano del bene pubblico (res publica), ma non portano nessuna efficienza né vantaggio al consumatore o utente.
Dunque, si deve creare uno statuto giuridico diverso e nuovo per queste aziende.
Si deve ri-centralizzare ogni servizio pubblico: la regionalizzazione, proclamata per portare «il potere vicino al cittadino», è solo un enorme colabrodo con più buchi di prima.
E poi, che senso ha chiamare Servizio Sanitario Nazionale un’entità che invece è gestita dalle regioni, ciascuna a suo modo, con ineguali servizi e costi enormemente diversi?
Perché infinite municipalizzate per fornire elettricità e gas, comprati da fornitori unici e colossali, come l’Arabia, l’Algeria e la Russia, che sono pure stati sovrani?
Centralizzare è d’obbligo, per risparmiare e rendere più efficiente il servizio, e perché i manager capaci non sono poi tanti.
Ma questa riforma «facile» è anche quella che non si farà.
L’Ulivo non la farà perché è appunto il partito dei parassiti miliardari di stato e delle burocrazie inadempienti. Ma anche il Polo si è ben guardato dal fare una riforma di questo spreco vergognoso: è troppo comodo disporre di posti inutili ma ben pagati per amici e clienti.
Chi può farlo?
Strano a dirsi nella presunta «culla del diritto» (dove è vero il diritto non è mai uscito dalla culla), nessun giurista, nessuna Corte costituzionale, ha avvertito la perversione legale, la vera patologia del diritto che è costituita da «partecipate» che sono «private» per statuto, ma le cui perdite vengono pagate da contribuenti.
Il mostro giuridico dura, perché serve.
La Banca d’Italia non fiata: il grande responsabile e promotore di queste privatizzazioni false e mostruose è stato Mario Draghi, che può citare in suo appoggio anche Monti, Ciampi, Padoa Schioppa…tutta gente che il «mercato» non sa nemmeno cos’è, e che ha trovato il modo di perpetuare il suo potere attraverso questo nuovo mostro giuridico.
Nessuno vorrà farlo.
Nessuna burocrazia inutile, nella storia, si è riformata da sé.
Nessuna mostruosità è mai stata spontaneamente risanata, anche quando la sua natura suicida era chiara a tutti: così come la legge sciagurata che diede al Parlamento polacco l’obbligo di decidere all’unanimità, benchè palesemente paralizzante e patologico, non fu mai sanato dai parlamentari.
Il motivo è semplice: ciascuno di loro aveva un diritto di veto, un potere demente a cui non voleva rinunziare.
La «guarigione» venne solo dall’esterno: con spartizioni della Polonia fra le potenze vicine, perdite di territorio e di indipendenza spaventevoli…
Così accadrà all’Italia.
Stiamo davvero andando verso la situazione dell’Argentina, a forza di tasse per pagare i parassiti e i loro sprechi.
Il nostro destino è già stato descritto: «Una spirale discendente a circolo vizioso, dove la debolezza della crescita economica provoca introiti fiscali in diminuzione nonostante ogni inasprimento della torchia; conseguente rialzo dei tassi a lungo termine sul debito pubblico, a cui seguiranno tasse ancora più feroci, che provocheranno un ulteriore rallentamento dell’economia e un deficit pubblico crescente dovuto a introiti fiscali ancora diminuiti».
La spirale argentina.
Nessuno ci salverà, perché lorsignori che sono al potere saranno pronti ad accusare chi proponesse le necessarie evidenti riforme di «ritorno al centralismo», di socialismo (tale è la pretesa che la cosa pubblica resti pubblica e non sia regalata ai privati), e di sospette nostalgie autoritarie antidemocratiche.
Ma la «democrazia» su cui loro presiedono e da cui ricavano le loro ricchezze è quella così definita da Gore Vidal: «il sistema che dà ai ricchi la licenza di rubare ai poveri, facendo loro credere che hanno votato per questo risultato».
La sola soluzione - come sempre quando si tratta di sbattere fuori una grossa casta di parassiti costosi - si chiama rivoluzione.
Ma chi la vuole fare?
Blondet M.