31 luglio 2007

Cheney: cosa starà preparando?



Il Guardian di Londra dello scorso 16 luglio riferiva che il presidente Bush, subendo la forte influenza del suo vice Dick Cheney, sarebbe favorevole a condurre un’azione militare contro l’Iran prima che finisca il suo mandato. Sembra infatti che Cheney abbia sfruttato alcuni incontri, avvenuti nei mesi di giugno e luglio tra alti funzionari della Casa Bianca, del Pentagono e del Dipartimento di Stato, per suggerire che a fronte del fallimento dei tentativi diplomatici promossi dal Segretario di Stato Condoleezza Rice e dal Segretario alla Difesa Robert Gates, non si possa sperare che un’altra Amministrazione degli Stati Uniti, successiva a Bush, avrà il coraggio di agire militarmente contro Teheran.

Bush, allora, avrebbe abboccato ancora una volta: così è tornato a vagare per le strade di Washington lo spettro di una nuova guerra preventiva nel Golfo Persico.

L’EIR ha contattato fonti molto informate in proposito le quali, oltre a confermare, hanno commentato quella che sembra una soffiata al Guardian da parte di ambienti vicini alla Casa Bianca che si oppongono ad un attacco contro l’Iran. Le fonti dell’EIR hanno confermato l’ennesima subordinazione del presidente Bush, il quale è tornato a favorire Cheney, sostenendo cioè che i presunti impianti nucleari militari debbano essere colpiti preventivamente; pare che uno degli argomenti più persuasivi adoperati da Cheney e dai suoi compari neoconservatori è che in mancanza di un attacco americano a Teheran, ci penserebbero gli israeliani a colpire per primi, e che questo creerebbe una confusione ancor più grande, a Washington.

Ancora secondo il Guardian, parlando a nome di alcuni protettori di Cheney a Londra, Patrick Cronin, direttore di studi presso la sezione londinese dell’Istituto Internazionale di Studi Strategici (IISS), uno dei principali ‘pensatoi’ anglo-americani, ha detto: “Cheney ha ancora poche carte da giocare, ma se volesse usarle tutte in questo momento, potrebbe avere ancora un certo impatto… La linea rossa non è in Iran. La linea rossa è in Israele. Se Israele si attiene alla linea dura, allora attaccherà; gli Stati Uniti dovranno poi intraprendere azioni decisive. Le opzioni quindi sono: dire di no ad Israele, lasciare che Israele faccia il lavoro, o farlo da sé”.

Il consenso tra gli strateghi militari americani è sull’incapacità di Israele di arrecare un serio danno al programma iraniano, senza il ricorso alle armi nucleari, poiché esso ora sarebbe fin troppo ampiamente diffuso sul territorio nazionale.

Questa è la domanda che l’esponente democratico americano Lyndon LaRouche ha posto a seguito degli sviluppi che hanno fatto seguito al vertice USA-Russia dei primi di luglio a Kennebunkport. Anche a Washington ci sono osservatori attenti che sono convinti che Cheney abbia reagito a quegli sviluppi moltiplicando gli sforzi per una guerra degli USA con l’Iran.

Ciò è ad esempio riflesso sulle pagine del Guardian, che il 16 luglio riferiva di incontri avuti dal vicepresidente con esponenti della Casa Bianca, del Dipartimento di Stato e del Pentagono per sostenere la linea secondo cui l’opzione diplomatica è inconcludente e che bisogna quindi passare all’opzione militare. Per giustificare una guerra occorre naturalmente una nuova provocazione terroristica, come ha denunciato Paul Craig Roberts (vedi oltre).

Intanto ai militari viene detto di preparasi: le portaerei Nimitz e Stennis incrociano nelle acque del Golfo Persico mentre la Enterprise le raggiungerà presto. Manovre navali sono previste nella zona per settembre e, secondo fonti iraniane, gli USA prevedono il ridispiegamento di unità navali al di fuori del raggio immediato delle forze iraniane, nel Golfo di Oman, o nella Baia del Bengala, dove si terranno pronte ad intervenire.

Cheney ordisce un nuovo 11 settembre?

Questa è la domanda che l’esponente democratico americano Lyndon LaRouche ha posto a seguito degli sviluppi che hanno fatto seguito al vertice USA-Russia dei primi di luglio a Kennebunkport. Anche a Washington ci sono osservatori attenti che sono convinti che Cheney abbia reagito a quegli sviluppi moltiplicando gli sforzi per una guerra degli USA con l’Iran.

Ciò è ad esempio riflesso sulle pagine del Guardian, che il 16 luglio riferiva di incontri avuti dal vicepresidente con esponenti della Casa Bianca, del Dipartimento di Stato e del Pentagono per sostenere la linea secondo cui l’opzione diplomatica è inconcludente e che bisogna quindi passare all’opzione militare. Per giustificare una guerra occorre naturalmente una nuova provocazione terroristica, come ha denunciato Paul Craig Roberts (vedi oltre).

Intanto ai militari viene detto di preparasi: le portaerei Nimitz e Stennis incrociano nelle acque del Golfo Persico mentre la Enterprise le raggiungerà presto. Manovre navali sono previste nella zona per settembre e, secondo fonti iraniane, gli USA prevedono il ridispiegamento di unità navali al di fuori del raggio immediato delle forze iraniane, nel Golfo di Oman, o nella Baia del Bengala, dove si terranno pronte ad intervenire.

A tirare la volata guerrafondaia di Cheney c’è il senatore “indipendente” Joe Lieberman, che l’11 luglio è riuscito a far approvare un emendamento al bilancio militare che prevede ogni due mesi un rapporto dell’intelligence al Congresso sulle iniziative antiamericane prese dall’Iran in territorio iracheno. E sempre allo stesso scopo è stato nominato inviato speciale il generale in congedo Kevin Bergner, della cordata di Cheney.


tratto da Movisol



30 luglio 2007

Veleno dal cielo


Nel materiale irrorato potrebbe esserci un componente batteriologico che fa star male molte persone. Un reportage televisivo intitolato Unexplained mysteries, reportage dedicato alle strane ragnatele chimiche, andato in onda verso la fine del 1998, descriveva "globuli bianchi" presenti fra le sostanze di ricaduta. Un altro servizio televisivo incentrato sulle disavventure di William Wallace(1), trasmesso da Channel 4 di Seattle, nel febbraio 1999, faceva riferimento a ricercatori che avevano trovato E-coli nel materiale diffuso con i tankers.

Sebbene non letali in sé, questi markers potrebbero essere usati per far sì che la popolazione sia sufficientemente malata da richiedere cure mediche, consentendo che i pazienti siano rintracciati dalle autorità intente a mappare gli schemi di diffusione del bio-agente.

Secondo il Dr Lyman Condie, dirigente del Virtual proving ground presso il Centro di collaudo per la guerra biologica dell'esercito statunitense di stanza a Dugway, i modelli di dispersione atmosferica studiati attraverso sistemi informatici per simulare la diffusione di armi biologiche in atmosfera, devono essere convalidati da dati di controllo sul campo, compresi i M.I.S.T., ossia Esseri umani in collaudi simulati. Secondo il sito web di Dugway, la sperimentazione su soggetti umani vivi fornisce "una simulazione realistica e credibile".

(...) Nel 1950, una nave della Marina militare statunitense rilasciò un agente batterico ritenuto innocuo sopravento nell'area di San Francisco: morirono almeno tre persone. Nel 1966 l'Esercito rilasciò un altro marker biologico nella rete della metropolitana di New York City. Come descrivo nel mio libro Scorched earth, presso la base dell'Aviazione di Elgin in Florida, furono eseguiti altri collaudi di guerra biologica. Un altro esperimento fu compiuto nel Maryland nel 1997 e causò tra le persone gravi problemi respiratori ed emicranie.

In questi anni i Centri di "controllo" delle malattie di Atlanta hanno chiesto ai cittadini di partecipare ad uno studio nazionale di tracciamento dell'influenza, studio denominato 1-800-I-GOT-FLU. I soggetti devono qualificarsi per lo studio, mostrando sintomi specifici in un definito arco di tempo e vivendo nel raggio di 35 miglia dal focolaio. L'indagine in vivo richiede esami del sangue eseguiti nel corso di cinque visite e nel lasso di molte più settimane di quelle previste per il normale decorso della sindrome influenzale.


Wallace è un imprenditore agricolo i cui campi di Kettle Falls, nello stato di Washington, furono irrorati più volte con una strana nebbiolina da un Intruder della Marina. Sia William Wallace sia la moglie, dopo i frequenti ed inspiegabili passaggi di velivoli spesso in picchiata sulla loro proprietà, accusarono vari disturbi, quali dissenteria, epistassi ed emicrania.
William Thomas,1999

29 luglio 2007

Il fuoco che si accende da solo


Nei giorni di garbino avvengono fenomeni strani che la meteorologia non ci chiarisce completamente.

Nei giorni scorsi purtroppo numerosi e disastrosi incendi hanno aggredito alcune regioni italiane, soprattutto nel Centro-sud e nelle isole maggiori: i roghi hanno causato la distruzione di numerosi ettari di patrimonio boschivo, la morte di moltissimi animali selvatici e pure di alcune persone nel Gargano. Osservando le mappe satellitari dei giorni che hanno preceduto lo sviluppo delle fiamme, si è potuto notare una massiccia irrorazione chimica nelle aree poi divorate o lambite dal fuoco nei giorni immediatamente successivi. Varie testimonianze e diversi dati provenienti sia dall'Italia sia dall'estero si riferiscono alla dispersione nell'atmosfera e nell'idrosfera di zolfo, il cui sgradevole odore è pressoché inconfondibile. (Vedi M. Fratini, Scie chimiche sui crop circles inglesi). Sono state anche registrate e documentate attività chimiche in Croazia e Romania, nazioni dove poi si sono originati i focolai da cui si sono estesi gli incendi.

Lo zolfo (S) è un elemento chimico molto diffuso sia allo stato elementare (zolfo nativo) sia in vari composti. Il primo si rinviene nelle solfatare e nelle solfare ed è presente solo come fase polimorfa rombica bipiramidale in cristalli bipiramidali o in masse compatte irregolari, dal peculiare colore giallo e fragili. Può contenere piccole quantità di selenio e si origina come prodotto di diretta sublimazione o per incompleta ossidazione dell'idrogeno solforato dei gas delle fumarole nei crateri di vulcani attivi o spenti (solfatare) o per riduzione di solfati, per azione dei cosiddetti solfobatteri (solfare).

Lo zolfo ha le seguenti principali proprietà: è un tipico non-metallo, il cui comportamento chimico è simile a quello del selenio e del tellurio. E' insolubile in acqua, mentre è solubile in solventi organici. Inoltre - e ciò è cruciale nell'ambito di questo discorso - brucia facilmente a contatto dell'aria con produzione di anidride solforosa (SO
2). Infine lo zolfo si combina direttamente con numerosi metalli e non-metalli.

Lo zolfo è usato per la fabbricazione di anidride solforosa e derivati, tra cui l'acido solforico. E' impiegato nella vulcanizzazione della gomma sia naturale sia sintetica, in viticoltura e frutticoltura come antiparassitario, nella preparazione di esplosivi, fuochi d'artificio e fiammiferi.

La correlazione tra diffusione di zolfo, attraverso i velivoli chimici, elevate temperature (H.A.A.R.P) e roghi è, per lo meno, evidente, sebbene sia, per ora, prematuro ed un po' arrischiato, stabilire un nesso di causalità. E', però, indubbio, come abbiamo appreso in questi anni, che apparati occulti (a volte neanche tanto occulti) creano i problemi o provocano calamità, per poi proporre pseudo-rimedi. Non accuserei quindi soltanto i soliti incendiari di aver appiccato i roghi...

Piromani con le ali, dunque? Temo di sì.

Zret

31 luglio 2007

Cheney: cosa starà preparando?



Il Guardian di Londra dello scorso 16 luglio riferiva che il presidente Bush, subendo la forte influenza del suo vice Dick Cheney, sarebbe favorevole a condurre un’azione militare contro l’Iran prima che finisca il suo mandato. Sembra infatti che Cheney abbia sfruttato alcuni incontri, avvenuti nei mesi di giugno e luglio tra alti funzionari della Casa Bianca, del Pentagono e del Dipartimento di Stato, per suggerire che a fronte del fallimento dei tentativi diplomatici promossi dal Segretario di Stato Condoleezza Rice e dal Segretario alla Difesa Robert Gates, non si possa sperare che un’altra Amministrazione degli Stati Uniti, successiva a Bush, avrà il coraggio di agire militarmente contro Teheran.

Bush, allora, avrebbe abboccato ancora una volta: così è tornato a vagare per le strade di Washington lo spettro di una nuova guerra preventiva nel Golfo Persico.

L’EIR ha contattato fonti molto informate in proposito le quali, oltre a confermare, hanno commentato quella che sembra una soffiata al Guardian da parte di ambienti vicini alla Casa Bianca che si oppongono ad un attacco contro l’Iran. Le fonti dell’EIR hanno confermato l’ennesima subordinazione del presidente Bush, il quale è tornato a favorire Cheney, sostenendo cioè che i presunti impianti nucleari militari debbano essere colpiti preventivamente; pare che uno degli argomenti più persuasivi adoperati da Cheney e dai suoi compari neoconservatori è che in mancanza di un attacco americano a Teheran, ci penserebbero gli israeliani a colpire per primi, e che questo creerebbe una confusione ancor più grande, a Washington.

Ancora secondo il Guardian, parlando a nome di alcuni protettori di Cheney a Londra, Patrick Cronin, direttore di studi presso la sezione londinese dell’Istituto Internazionale di Studi Strategici (IISS), uno dei principali ‘pensatoi’ anglo-americani, ha detto: “Cheney ha ancora poche carte da giocare, ma se volesse usarle tutte in questo momento, potrebbe avere ancora un certo impatto… La linea rossa non è in Iran. La linea rossa è in Israele. Se Israele si attiene alla linea dura, allora attaccherà; gli Stati Uniti dovranno poi intraprendere azioni decisive. Le opzioni quindi sono: dire di no ad Israele, lasciare che Israele faccia il lavoro, o farlo da sé”.

Il consenso tra gli strateghi militari americani è sull’incapacità di Israele di arrecare un serio danno al programma iraniano, senza il ricorso alle armi nucleari, poiché esso ora sarebbe fin troppo ampiamente diffuso sul territorio nazionale.

Questa è la domanda che l’esponente democratico americano Lyndon LaRouche ha posto a seguito degli sviluppi che hanno fatto seguito al vertice USA-Russia dei primi di luglio a Kennebunkport. Anche a Washington ci sono osservatori attenti che sono convinti che Cheney abbia reagito a quegli sviluppi moltiplicando gli sforzi per una guerra degli USA con l’Iran.

Ciò è ad esempio riflesso sulle pagine del Guardian, che il 16 luglio riferiva di incontri avuti dal vicepresidente con esponenti della Casa Bianca, del Dipartimento di Stato e del Pentagono per sostenere la linea secondo cui l’opzione diplomatica è inconcludente e che bisogna quindi passare all’opzione militare. Per giustificare una guerra occorre naturalmente una nuova provocazione terroristica, come ha denunciato Paul Craig Roberts (vedi oltre).

Intanto ai militari viene detto di preparasi: le portaerei Nimitz e Stennis incrociano nelle acque del Golfo Persico mentre la Enterprise le raggiungerà presto. Manovre navali sono previste nella zona per settembre e, secondo fonti iraniane, gli USA prevedono il ridispiegamento di unità navali al di fuori del raggio immediato delle forze iraniane, nel Golfo di Oman, o nella Baia del Bengala, dove si terranno pronte ad intervenire.

Cheney ordisce un nuovo 11 settembre?

Questa è la domanda che l’esponente democratico americano Lyndon LaRouche ha posto a seguito degli sviluppi che hanno fatto seguito al vertice USA-Russia dei primi di luglio a Kennebunkport. Anche a Washington ci sono osservatori attenti che sono convinti che Cheney abbia reagito a quegli sviluppi moltiplicando gli sforzi per una guerra degli USA con l’Iran.

Ciò è ad esempio riflesso sulle pagine del Guardian, che il 16 luglio riferiva di incontri avuti dal vicepresidente con esponenti della Casa Bianca, del Dipartimento di Stato e del Pentagono per sostenere la linea secondo cui l’opzione diplomatica è inconcludente e che bisogna quindi passare all’opzione militare. Per giustificare una guerra occorre naturalmente una nuova provocazione terroristica, come ha denunciato Paul Craig Roberts (vedi oltre).

Intanto ai militari viene detto di preparasi: le portaerei Nimitz e Stennis incrociano nelle acque del Golfo Persico mentre la Enterprise le raggiungerà presto. Manovre navali sono previste nella zona per settembre e, secondo fonti iraniane, gli USA prevedono il ridispiegamento di unità navali al di fuori del raggio immediato delle forze iraniane, nel Golfo di Oman, o nella Baia del Bengala, dove si terranno pronte ad intervenire.

A tirare la volata guerrafondaia di Cheney c’è il senatore “indipendente” Joe Lieberman, che l’11 luglio è riuscito a far approvare un emendamento al bilancio militare che prevede ogni due mesi un rapporto dell’intelligence al Congresso sulle iniziative antiamericane prese dall’Iran in territorio iracheno. E sempre allo stesso scopo è stato nominato inviato speciale il generale in congedo Kevin Bergner, della cordata di Cheney.


tratto da Movisol



30 luglio 2007

Veleno dal cielo


Nel materiale irrorato potrebbe esserci un componente batteriologico che fa star male molte persone. Un reportage televisivo intitolato Unexplained mysteries, reportage dedicato alle strane ragnatele chimiche, andato in onda verso la fine del 1998, descriveva "globuli bianchi" presenti fra le sostanze di ricaduta. Un altro servizio televisivo incentrato sulle disavventure di William Wallace(1), trasmesso da Channel 4 di Seattle, nel febbraio 1999, faceva riferimento a ricercatori che avevano trovato E-coli nel materiale diffuso con i tankers.

Sebbene non letali in sé, questi markers potrebbero essere usati per far sì che la popolazione sia sufficientemente malata da richiedere cure mediche, consentendo che i pazienti siano rintracciati dalle autorità intente a mappare gli schemi di diffusione del bio-agente.

Secondo il Dr Lyman Condie, dirigente del Virtual proving ground presso il Centro di collaudo per la guerra biologica dell'esercito statunitense di stanza a Dugway, i modelli di dispersione atmosferica studiati attraverso sistemi informatici per simulare la diffusione di armi biologiche in atmosfera, devono essere convalidati da dati di controllo sul campo, compresi i M.I.S.T., ossia Esseri umani in collaudi simulati. Secondo il sito web di Dugway, la sperimentazione su soggetti umani vivi fornisce "una simulazione realistica e credibile".

(...) Nel 1950, una nave della Marina militare statunitense rilasciò un agente batterico ritenuto innocuo sopravento nell'area di San Francisco: morirono almeno tre persone. Nel 1966 l'Esercito rilasciò un altro marker biologico nella rete della metropolitana di New York City. Come descrivo nel mio libro Scorched earth, presso la base dell'Aviazione di Elgin in Florida, furono eseguiti altri collaudi di guerra biologica. Un altro esperimento fu compiuto nel Maryland nel 1997 e causò tra le persone gravi problemi respiratori ed emicranie.

In questi anni i Centri di "controllo" delle malattie di Atlanta hanno chiesto ai cittadini di partecipare ad uno studio nazionale di tracciamento dell'influenza, studio denominato 1-800-I-GOT-FLU. I soggetti devono qualificarsi per lo studio, mostrando sintomi specifici in un definito arco di tempo e vivendo nel raggio di 35 miglia dal focolaio. L'indagine in vivo richiede esami del sangue eseguiti nel corso di cinque visite e nel lasso di molte più settimane di quelle previste per il normale decorso della sindrome influenzale.


Wallace è un imprenditore agricolo i cui campi di Kettle Falls, nello stato di Washington, furono irrorati più volte con una strana nebbiolina da un Intruder della Marina. Sia William Wallace sia la moglie, dopo i frequenti ed inspiegabili passaggi di velivoli spesso in picchiata sulla loro proprietà, accusarono vari disturbi, quali dissenteria, epistassi ed emicrania.
William Thomas,1999

29 luglio 2007

Il fuoco che si accende da solo


Nei giorni di garbino avvengono fenomeni strani che la meteorologia non ci chiarisce completamente.

Nei giorni scorsi purtroppo numerosi e disastrosi incendi hanno aggredito alcune regioni italiane, soprattutto nel Centro-sud e nelle isole maggiori: i roghi hanno causato la distruzione di numerosi ettari di patrimonio boschivo, la morte di moltissimi animali selvatici e pure di alcune persone nel Gargano. Osservando le mappe satellitari dei giorni che hanno preceduto lo sviluppo delle fiamme, si è potuto notare una massiccia irrorazione chimica nelle aree poi divorate o lambite dal fuoco nei giorni immediatamente successivi. Varie testimonianze e diversi dati provenienti sia dall'Italia sia dall'estero si riferiscono alla dispersione nell'atmosfera e nell'idrosfera di zolfo, il cui sgradevole odore è pressoché inconfondibile. (Vedi M. Fratini, Scie chimiche sui crop circles inglesi). Sono state anche registrate e documentate attività chimiche in Croazia e Romania, nazioni dove poi si sono originati i focolai da cui si sono estesi gli incendi.

Lo zolfo (S) è un elemento chimico molto diffuso sia allo stato elementare (zolfo nativo) sia in vari composti. Il primo si rinviene nelle solfatare e nelle solfare ed è presente solo come fase polimorfa rombica bipiramidale in cristalli bipiramidali o in masse compatte irregolari, dal peculiare colore giallo e fragili. Può contenere piccole quantità di selenio e si origina come prodotto di diretta sublimazione o per incompleta ossidazione dell'idrogeno solforato dei gas delle fumarole nei crateri di vulcani attivi o spenti (solfatare) o per riduzione di solfati, per azione dei cosiddetti solfobatteri (solfare).

Lo zolfo ha le seguenti principali proprietà: è un tipico non-metallo, il cui comportamento chimico è simile a quello del selenio e del tellurio. E' insolubile in acqua, mentre è solubile in solventi organici. Inoltre - e ciò è cruciale nell'ambito di questo discorso - brucia facilmente a contatto dell'aria con produzione di anidride solforosa (SO
2). Infine lo zolfo si combina direttamente con numerosi metalli e non-metalli.

Lo zolfo è usato per la fabbricazione di anidride solforosa e derivati, tra cui l'acido solforico. E' impiegato nella vulcanizzazione della gomma sia naturale sia sintetica, in viticoltura e frutticoltura come antiparassitario, nella preparazione di esplosivi, fuochi d'artificio e fiammiferi.

La correlazione tra diffusione di zolfo, attraverso i velivoli chimici, elevate temperature (H.A.A.R.P) e roghi è, per lo meno, evidente, sebbene sia, per ora, prematuro ed un po' arrischiato, stabilire un nesso di causalità. E', però, indubbio, come abbiamo appreso in questi anni, che apparati occulti (a volte neanche tanto occulti) creano i problemi o provocano calamità, per poi proporre pseudo-rimedi. Non accuserei quindi soltanto i soliti incendiari di aver appiccato i roghi...

Piromani con le ali, dunque? Temo di sì.

Zret