08 novembre 2007

I derivati causa o effetto della debacle finanziaria?

Così la speculazione comincia proprio nella depressione. Dal punto di vista economico privato, l’investimento in borsa è fruttifero come qualsiasi altro. L’"investimento" in borsa però non crea né valore né plusvalore. Esso ha per scopo soltanto un aumento dei corsi e trasferimenti di capitale. Questo capitale si rivolge alla borsa, dimenticando il carattere illusorio di questi investimenti."
Henryk Grossmann, "La legge generale dell’accumulazione e il crollo del capitalismo".

Se la crisi finanziaria degli Stati Uniti verificatasi nel 1998 poteva essere imputata alle dinamiche dei derivati sui cambi e sui tassi di interesse legati al fenomeno della "dollarizzazione" di paesi come Brasile, Messico, Giappone e Sud-Est asiatico, culminata con il crollo dell’Argentina, il crash che ha colpito il paese più sviluppato del pianeta nell’estate del 2007, con gravi ripercussioni sul sistema finanziario internazionale, è stato provocato inequivocabilmente dalla massa di derivati sui tassi di interesse e dai credit default swaps.

Ciò che sconcerta è l’ipocrisia generale manifestatasi in occasione della notizia secondo la quale più di due milioni di famiglie americane, che avevano contratto un mutuo per la casa, erano divenute inadempienti; nel frattempo i mass media terrorizzavano la gente paventando una crisi generalizzata per colpa di questi debitori senza criterio. Non solo, le banche americane furono accusate di elargire crediti "facili"senza alcuna garanzia e quant’altro potesse servire per allarmare ulteriormente i lavoratori già depressi per la vita che fanno ogni giorno.

Ad ogni crash finanziario vengono ripetute le solite lagne di una bolla speculativa che sicuramente si sgonfierà presto grazie a miracolosi interventi delle banche centrali o addirittura dei governi (in particolare la Fed e l’amministrazione USA). Nessuno si è preoccupato di notare che tali tracolli si ripetono troppo spesso e ogni volta con esiti sempre più rovinosi per l’economia mondiale.

Alla radice di tutto ciò sta il radicale mutamento subito dall’economia globale (a partire da quella degli Stati Uniti) nell’ultimo quarto di secolo che consiste nel trasferimento sempre più massiccio degli investimenti nella speculazione, a spese dei settori produttivi, con lo scopo di "comperare e vendere senza interruzione pezzi di carta chiamati titoli, azioni, obbligazioni e affini, con lo scopo non di ricavare il reddito prodotto dalle attività cui questi titoli si riferiscono ma di realizzare le differenze positive di prezzo dei pezzi di carta che continuamente si manifestano in tutte le borse del mondo"[1].

Ma se in passato la speculazione volgeva verso asset che potevano subire alti e bassi trascinando con le loro oscillazioni il capitale effettivamente investito, con l’introduzione dei derivati si ovvia a tale inconveniente in quanto si specula come già detto sulle differenze di prezzo di un titolo sul mercato mondiale ricavandone solo la differenza con un esborso limitato. E’ la forma ideale di speculazione ma, attenzione, resta sempre una scommessa e si sa che il mondo delle scommesse ha sempre destato amare sorprese che poi alimentano l’indebitamento (bisogna continuare a scommettere per recuperare le perdite) fino al fallimento.

Nonostante ciò i derivati hanno continuato ad invadere come degli ultracorpi tutto il settore finanziario che ormai domina l’economia dei nostri giorni.. Esistono molteplici varietà di derivati (opzioni e futures) che vengono denominati con una terminologia specifica in lingua anglosassone ma tutti sostanzialmente possono essere definiti come una sorta di credito/debito aleatorio, appunto come le scommesse[2]. Il problema è che i flussi di capitale speculativo si dirigono prevalentemente nella finanza americana, di conseguenza più suscettibile ai crash che si ripercuotono poi sulle economie degli altri paesi.

Secondo le stime della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea nel 2006 i derivati ammontavano ad una cifra iperbolica pari a quasi 400.000 miliardi di dollari. (7 volte il PIL mondiale). La Figura 1 sottostante mostra il progressivo incremento dei derivati dal 1998 al 2006

[Figura 1: Ammontare presunto dei derivati in circolazione dal 1998 al 2006 in trilioni di dollari. Fonte: Bank of International Settlement]

L'aumento più vistoso riguarda i derivati sul credito, comparsi nel 1991, che, secondo le stime della International Swaps and Derivatives Association (IDSA) sono raddoppiati tra la metà del 2004 e la metà del 2005 ed hanno raggiunto alla metà del 2006 un volume di 26 mila miliardi di dollari con un incremento del 52% dall’inizio dell’anno. Alla fine del giugno 2007 è stato superato il valore di 45 mila miliardi di dollari[3].

Tali derivati sono contratti che consentono di trasferire determinati crediti a rischio in uno o in un insieme di prodotti di credito, ad una controparte, che può essere sia un operatore di mercato oppure un capitale, attraverso la loro conversione in titoli. Il prodotto di credito potrebbe consistere sia in una esposizione relativa ad un asset creditizio, un mutuo oppure un generico rischio di credito come il rischio di bancarotta di un soggetto. Allorché il rischio, o i premi commisurati al rischio, viene trasferito alla controparte questa assume la proprietà virtuale o artificiale dell’asset di credito, così i derivati sul credito sono divenuti strumenti alternativi di contrattazione legati al valore di una impresa simili alle equity e alle azioni.

Nonostante i derivati sul credito costituiscano ancora una quota ridotta rispetto a tutti gli altri derivati occorre notare che negli ultimi quattro anni sono aumentati del 100%: una crescita record rispetto a tutti gli altri. Ma come mai si assiste ad un incremento così vistoso dei Credit Derivatives? Semplice, le Banche e le finanziarie private americane hanno garantito una montagna di prestiti (da qui l’indebitamento faraonico delle imprese e delle famiglie americane[4]) non certo per favorire l’acquisto di una casa o per garantire un livello di consumi che i salari non riescono più a coprire, o per finanziare le attività di una impresa, ma per spostare questi crediti a rischio nelle mani di tutta una serie di investitori esteri senza scrupoli (dall’Europa alla Cina), dei fondi pensione, degli hedge fund[5] e di società finanziarie che hanno creato una massa enorme di titoli di credito i cui modelli matematici sono un groviglio gordiano.

In pratica gli indebitamenti massicci della società americana (nel 2006 il debito complessivo ammontava a più di 48.000 miliardi di dollari) non sono altro che la linfa vitale per far lievitare la montagna di derivati sul credito. Ed è questa dinamica che mantiene bassi i tassi di interesse, proprio perché l’indebitamento si alimenta con ulteriore indebitamento. In passato le Banche commerciali garantivano prestiti con l’apertura di un mutuo che veniva poi saldato nel tempo alla banca stessa, oggi la funzione delle banche è solo quella di dare origine ad un mutuo per poi metterlo a disposizione di investitori attraverso derivati denominati Collateralized Debt Obligations (CDO) in tal modo la banca o la finanziaria[6], non necessitando esclusivamente di capitale suo, tende a trasferire il rischio sul mercato senza dover compromettere le relazioni di clientela fra la parte che trasferisce il rischio di credito (protection buyer) e il creditore a cui questo rischio si riferisce (reference entity).

Tra i Credit Derivatives quello più usato è il Credit Default Swap. Più in generale uno Swap è un contratto mediante il quale due soggetti si impegnano nello scambio di flussi monetari reciproci, in entrata o in uscita, a una data prefissata con la conseguente liquidazione del saldo a favore di una delle parti, per cui il CDS è un accordo tra un'acquirente ed un venditore per mezzo del quale il compratore paga un premio periodico a fronte di un pagamento da parte del venditore in occasione di un evento relativo ad un credito (come ad esempio il fallimento del debitore) cui il contratto è riferito.

Il CDS viene sempre più utilizzato con la funzione di polizza assicurativa o copertura per il sottoscrittore di un'obbligazione. Tipicamente la durata di un CDS è di cinque anni, sebbene essendo un derivato scambiato sul mercato over-the-counter[7] è possibile stabilire qualsiasi durata. Come risulta evidente dalla Figura 2 negli ultimi due anni assistiamo ad una vera esplosione dei CDS.

[Figura 2: Andamento dei Credit Default Swaps. Fonte: Bank of International Settlement]

I CDS permettono di speculare sulle variazioni del debito di una società o di una istituzione pubblica con la realizzazione di grossi profitti sulla base del fatto che se tale società o istituzione versa in difficoltà, è possibile acquistare il debito, solitamente espresso in obbligazioni, a prezzo scontato. In realtà accade che la speculazione consiste nel garantirsi la differenza tra il prezzo dell’obbligazione e quello scontato senza spendere un soldo. Allora il debitore insolvente per evitare il fallimento sarà costretto ad effettuare contratti per derivati in maniera da rimandarlo facendo lievitare così la differenza di prezzo, continuamente amplificata, che va in genere alla banca o all’istituto finanziario cui deve danaro. Così i bassi tassi di interesse americani e giapponesi hanno favorito l’indebitamento crescente di istituzioni[8], imprese e famiglie che hanno utilizzato capitali a credito o per ulteriori investimenti finanziari o per speculare sul mercato immobiliare.

Tali indebitamenti sono andati ad alimentare continuamente i derivati sul credito che sono strumenti incontrollabili. Secondo le stime di uno studioso ogni dollaro di capitale investito garantisce 20 o 30 dollari di capitale a prestito. In sostanza quando si sottoscrive un contratto credit derivative come collaterale al debito non si fa altro che accettare l’illusione che una variazione del tasso di interesse sul debito contratto non incida sul debitore, anzi una eventuale oscillazione verso il basso gli garantirebbe addirittura dei guadagni. L’ingenuo sottoscrittore del derivato, convinto che sia a costo zero perché il contratto è praticamente un geroglifico incomprensibile, non fa altro che sottoscrivere un contratto per il quale dovrà effettuare alla banca o all’istituto finanziario risarcimenti crescenti in maniera esponenziale fino alla bancarotta.

E’ un po’ quello che è successo anche in Italia a molte imprese e addirittura a Comuni e Regioni che hanno contratto derivati con banche spregiudicate, completamente libere di agire sul "mercato" (grazie alla deregulation tanto amata dai cosiddetti "riformatori"), continuando così a rinviare il fallimento semplicemente accumulando esponenzialmente indebitamento. Tra l’altro questi Swap possono anche essere venduti o acquistati, come una qualsiasi obbligazione, una volta scaduti, ed in genere vengono riacquistati dalle imprese o da Istituzioni pubbliche che continuano ad essere in debito con le banche o con le finanziarie. Ed è questa dinamica che ha generato un indebitamento di 100 milioni di euro alla Regione Piemonte o che ha fatto fallire il Comune di Taranto ed una infinità di altri comuni italiani (come riferito dalla trasmissione televisiva Report). Questo in un paesino come l’Italia in cui i derivati sono ben piccola cosa. Figuriamoci cosa è accaduto e cosa continuerà ad accadere in un paese come gli Stati Uniti.

Infatti al 30 giugno 2006 gli swaps e le options sui tassi d'interesse e sulla moneta riferiti dall'ISDA (International Swaps and Derivatives Association) ammontavano a 213 mila miliardi con un aumento annuo del 16% (29.600 miliardi). Nello stesso periodo gli swaps sulle insolvenze creditizie (derivati sul credito) sono aumentati di 4.000 miliardi, ovvero del 48%. Queste sono vere e proprie armi di distruzione di massa, come ha dichiarato Warren Buffet.

Oltre ai credit derivatives ci sono poi gli Interest Rate Derivatives, piu' semplici, che si riducono, principalmente ma non solo, a due tipi base: quello in cui due parti indebitate con altri si scambiano il pagamento degli interessi, e quello in cui si scommette sul movimento dei tassi di interesse al di sopra o al di sotto di un certo livello preso come riferimento.

Questi strumenti, una sorta di futures denominati Interest Rate Contracts, hanno via via preso piede arrivando a costituire alla fine del 2006 il 69% dei derivati presenti sui mercati secondari corrispondenti ad un valore pari a 292 mila miliardi di dollari secondo la Bank of International Settlement.

In Figura 3 viene rappresentato l’ammontare crescente degli Interest Rate Contracts.

[Figura 3: Interest rate Contracts. Fonte: Bank of International Settlement]

Nella Figura 4 viene rappresentato l’andamento degli altri tipi di derivati sul credito sempre nello stesso periodo[9].

[Figura 4: Altri tipi di Derivati sul Credito. Fonte: Bank of International Settlement]

Allorché inizia una fase di insolvenza dei debiti acquisiti, di conseguenza i collaterali su tali debiti, ossia i credit derivatives, iniziano a collassare, e poiché sono di difficile valutazione da parte delle banche o delle finanziarie private non vengono più accettati come collaterali. Nel mese di agosto i prestiti insolventi negli Stati uniti ammontavano a più di 300 miliardi di dollari per cui vi fu la tendenza a disfarsi dei derivati sul credito per investire altrove, e le banche, dopo aver tentato di contrastare il fenomeno, si trovarono nella condizione di ridurre il valore di tutti gli effetti legati al credito.

Ormai, come afferma Mike Whitney, 1700 miliardi di dollari in Credit Derivative sono diventati il flagello di Wall Street. E le Banche? Rischiano grosso, persino la bancarotta. Cosa potrebbe accadere se i correntisti venissero a conoscenza di una condizione critica di questo genere? Ebbene occorre sapere che negli ultimi anni l’andamento positivo della Borsa è stato garantito dalla sottoscrizione dei credit derivatives (che vengono annoverati nel settore della "finanza strutturata" in cui sono presenti molti altri prodotti finanziari). Ed è per questo motivo che si è verificata una debacle finanziaria che ha alla sua base i derivati del credito condizionati a loro volta dalle insolvenze. La Fed non poteva fare altrimenti, ha abbassato il tasso di interesse per riavviare la dinamica del credito che pur favorendo un aumento del prezzo dei titoli ripropone nuovamente il rischio legato alle insolvenze che condiziona il mercato dei derivati sul credito.

Si continua ad alimentare il maelstrom della finanza speculativa che come un vampiro sta aspirando sempre più capitale a scapito degli investimenti produttivi. Un passo in avanti verso il baratro.

Antonio Pagliarone, antonio.pagliarone@fastwebnet.it
Ottobre 2007
NOTE

[1] Paolo Giussani “Miti e Realtà del boom americano” in www.countdownnet.info analisi USA.

[2]L’unico studio serio sui derivati è quello di Nasser Saber “Speculative Capital” (Edizioni Prentice Hall - Financial Times, Londra 1999).

[3] Vedi il sito di Vinod Kothari www.credit-deriv.com .

[4]Vedi il Grafico 1 nel paper non ancora pubblicato “L’indebitamento del settore finanziario americano” di Paolo Giussani. Il Debito complessivo degli Stati uniti ammonta a 48 mila miliardi di dollari pari al 460% delle entrate nazionali, solo nell’ultimo anno ha subito un incremento del 9% per una cifra pari a 3900 miliardi di dollari. Il debito estero, rappresentato dagli asset finanziari posseduti da enti stranieri nel 2006 ammontava a 10300 miliardi di dollari (il 21% del debito complessivo) che è aumentato dell’11% lo scorso anno.

[5] Un tipo di fondo comune d'investimento estremamente rischioso costituito sotto forma di società a responsabilità limitata che opera in maniera alquanto spregiudicata con capitali di investitori privati. I fondi hedge hanno l'obiettivo di produrre rendimenti costanti nel tempo, con una bassa correlazione rispetto ai mercati di riferimento, attraverso però investimenti singolarmente ad alto rischio, ma con possibilità di ritorni molto fruttuosi Si cerca di raggiungere tale obiettivo suddividendo i rischi in una pluralità di operazioni, una operazione "andata bene" può bilanciare diverse operazioni senza ritorno I gruppi finanziari di riferimento in genere hanno una molteplicità di interessi ed hanno società collegate che si interessano di servizi a monte e a valle: tipici i servizi di vendita degli immobili pervenuti nell'attività di riscossione dei mutui ipotecari, che attualmente occupano il 60% di questo mercato.

[6]E’ il caso di Fannie Mae, Freddie Mac e della Federal Home Loan Banks, tre compagnie private sponsorizzate dal governo americano (in grado di finanziarsi attraverso la Federal Reserve) e quotate in Borsa che garantiscono mutui e collaterali. che hanno subito perdite sul lungo periodo. Infatti i loro derivati sui prestiti effettuati non hanno fatto altro che magnificare ulteriormente le perdite.

[7] I mercati Over The Counter (mercati OTC) sono caratterizzati dal non avere un regolamento. Sono mercati la cui negoziazione si svolge al di fuori dei circuiti borsistici ufficiali. I mercati sono il complesso delle operazioni di compravendita di titoli che non figurano nei listini di borsa la cui funzionalità è organizzata da alcuni attori e le caratteristiche dei contratti che vengono negoziati non sono standardizzate. Il caso più tipico è quello dello sportello bancario: un risparmiatore decide di trattare dei titoli e la banca internalizza la transazione e gli cede propri titoli o li acquista da lui a prezzi prefissati. Un'operazione del genere può essere attuata dalla banca per qualunque strumento finanziario tranne che per le azioni, per le quali vige l'obbligo di concentrazione degli scambi in Borsa.

[8]Il debito del governo federale USA alla fine dell’anno fiscale 2007 è di 9000 miliardi di dollari ed ha subito una impennata a partire dal 1982.

[9]Per una introduzione generale sulle varie tipologie di derivati sul credito vedi “Introduction to Credit Derivatives” di Vinod Kothari. Un paper tratto dal volume “Credit Derivatives and Synthetic Securitisation”.

05 novembre 2007

Lettera aperta a Clementina Forleo

Questa lettera aperta era in realtà l’articolo mensile che avrei dovuto pubblicare su una rivista giuridica. La lettera non è stata pubblicata perché ritenuta non in linea con i contenuti di una rivista di diritto. La pubblico qui, sperando che a lei, giudice, arrivi.

Molti di voi si domanderanno cosa c’entra una lettera aperta al giudice Forleo con un articolo che dovrebbe parlare ancora una volta di sentenze, e di leggi.
Invece c’entra e molto.

Mi perdonerà, giudice, se uso l’articolo di una rivista per scriverle. Ma in primo luogo non saprei come contattarla diversamente per darle la mia solidarietà.
In secondo luogo in questo editoriale tratterò problemi comuni a tutti i giuristi, ove il suo problema è solo la manifestazione esterna di un sistema che ha ragioni più profonde e che coinvolgono tutti.

Nell’editoriale che avevo già pronto annunciavo la nascita di cinque collane giuridiche per diversi editori. Una di queste collane si intitola "i casi giudiziari" e in essa pubblicheremo le sentenze più importanti che riguardano gli ultimi cinquanta anni di storia italiana, da Portella della Ginestra a Ustica.

La collana nasce dalla stessa esigenza da cui nasce il mensile che dirigo, Altalexmese: informare. La rivista mensile nasce per permettere al giurista, sia esso professionista, studioso o studente, di aggiornarsi in termini rapidi sulle evoluzioni giurisprudenziali. Ho sempre trovato assurdo che per leggere alcune sentenze dovessi impiegare ore o giorni, specie se la sentenza tratta temi molto importanti, dal momento che ho sempre avuto una cronica mancanza di tempo (come tutti i giuristi, penso), per cui rimanevo con difficoltà al passo con le evoluzioni giurisprudenziali nelle tre materie principali, amministrativo, civile e penale.

La collana di libri nasce dalla stessa esigenza: informare i giuristi, che spesso non conoscono le reali vicende del caso Ustica, di casi giudiziari recenti riguardanti la politica italiana, e di tanti altri. Siamo costretti a informarci dai giornali, ma i giornalisti non sono esperti di diritto e spesso sono anche in male fede o disinformati; di conseguenza mi rendo conto che quando vado a leggere le sentenze integrali sui casi più famosi, queste dicono sempre cose diverse rispetto ai giornali siano essi di destra o di sinistra.

Allora in rete, o sulle riviste giuridiche, si trovano sentenze sul diritto di erbatico (Cassazione a sezioni unite, di pochi mesi fa), centinaia di sentenze sull’impugnazione dei verbali della polizia stradale ove si multano automobilisti con gli autovelox, ma nulla sui casi più importanti. C’è, in altre parole, un vero vuoto informativo su vicende che invece dovrebbero rivestire primaria importanza per un giurista, sia esso un magistrato, un avvocato, o uno studente.

Ecco, vengo a noi, giudice. Mi ha molto colpito quello che ha detto sulla morte dei suoi genitori. Perché le erano arrivati già degli avvertimenti che ne preannunciavano la morte in estate, ma quando morirono quel 25 agosto lei pensò ad una coincidenza. Ho letto addirittura una sua intervista di qualche tempo fa, a Sabelli Fioretti se non erro, in cui lei parlando del clima in cui viveva disse "pensi… arrivai persino a pensare ad un sabotaggio…". In altre parole, nonostante tutto, fino a poco tempo fa escludeva ancora che fosse un incidente provocato. Ultimamente però si è accorta che non è così. Forse non fu un incidente, come non lo fu quello che capitò a lei e suo marito, ma in cui vi salvaste.
L’altra cosa che mi ha colpito è quello che ha detto sul fatto che le sue denunce relative a questi fatti non sono state prese in considerazione.

Anche io penso non sia un incidente. Sa perché? Perché ho letto sui giornali il tipo di incidente.
Una mia collega di studio si occupa di cosiddetti poteri occulti. In una settimana io e lei abbiamo subito tre incidenti da cui siamo scampati per un pelo: una rottura dello sterzo, e due rotture del perno della ruota posteriore (su due moto diverse). Le rotture dello sterzo e della ruota erano dirette a questa mia collega, perché si trattava della sua moto che io avevo malauguratamente preso in prestito. Dopo questi incidenti mi è venuto qualche sospetto; mi sono informato meglio e sono diventato mio malgrado un "esperto" di incidenti stradali.

In incidenti analoghi sono morti molti testimoni di Ustica: il maresciallo Zummarelli, travolto da una moto; poi il colonnello Sandro Marcucci precipitato col piper. Il colonnello Giorgio Teoldi, comandante dell'Aeroporto Militare di Grosseto è morto in un incidente stradale di cui non sono riuscito a capire le modalità. Giorgio Furetti, Sindaco di Grosseto, poco tempo dopo aver manifestato l'intenzione di volere raccontare alcune cose ai giudici muore investito da un motorino. E questi sono solo alcune delle morti di Ustica che sono molte di più. In un incidente analogo – per fare un solo esempio diverso da Ustica - è incappato il carabiniere Placanica, implicato nei fatti del G8: rottura improvvisa dello sterzo in un rettilineo ma per fortuna l’auto non ha cozzato contro ostacoli e si è salvato.
La storia d’Italia è disseminata di rotture accidentali dello sterzo, di auto che escono di strada senza alcun motivo, come è capitato ai suoi genitori e come – non faccio fatica a immaginarlo – sarà capitato anche a lei.

Si tratta di un modo assolutamente geniale per sabotare qualcuno. Si provoca un’avaria; se la persona muore tanto meglio; se non muore, va bene lo stesso, perché comunque è stata "avvertita". Inoltre, se la persona rimane in vita, qualora andasse a raccontare la cosa nessun organo di polizia le crederà e archivieranno la cosa come un incidente casuale. E se poi questa persona andrà in giro a raccontare che le capitano incidenti e si tratta di un sabotaggio la prenderanno per paranoica.

Che è infatti quanto succede al carabiniere Placanica, e a lei, a quanto pare. E a me, ora che scrivo queste cose.
Lei lo sa che due testimoni, nel processo di Ustica, sono morti in volo durante l’esibizione delle frecce tricolori a Ramstein in Germania? In quell’occasione ci furono oltre 50 morti, forse 69 se non ricordo male. E lo sa che sempre nel caso Ustica, ma anche in tanti altri casi simili, i testimoni che sono morti in un incidente diverso da quello stradale si sono suicidati, e che normalmente lo hanno fatto in due modi: buttandosi da un terrazzo, o impiccandosi? Nei casi in cui si impiccano, guarda caso, lo fanno sempre toccando le ginocchia a terra (nel gergo degli addetti ai lavori vengono chiamati "suicidi in ginocchio").
E se da Ustica ci rivolgiamo ad altre vicende troviamo generali dei carabinieri che esplodono in volo con l’elicottero (Enrico Mino, nel 1977).
Il generale dei carabinieri Ciglieri che uscì di strada mentre procedeva a velocità moderata su un rettilineo. E tanti altri. L’elenco sarebbe infinito, senza contare l’elenco delle persone morte senza che nessuno abbia mai neanche sospettato un incidente.

Se le persone disinformate, quelle distratte, possono pensare a coincidenze, in realtà chiunque si occupi di queste cose in modo più approfondito, quando legge di queste morti, capisce chiaramente che non si è trattato di un suicidio. E’ un omicidio, e il suicidio è inscenato talmente male, che a chiunque ha occhi per vedere arriva un messaggio chiaro e forte: state attenti, vi possiamo colpire in ogni momento, e la faremo franca, e nessuno vi difenderà, perché nessuno vi crederà.

Ora però una precisazione va fatta caro giudice. Perché lei è un magistrato, e io sono un avvocato, e non possiamo basarci su sospetti, ma in genere vogliamo prove. Se lei approfondirà il caso Ustica vedrà che lo stesso giudice Priore ha escluso che si trattasse di incidenti provocati. Nel caso del maggiore Teodoldi, ad esempio, il magistrato scrive che si è trattato di una banale invasione di carreggiata, e non c’è alcun motivo per considerarlo un incidente provocato.
Il carabiniere Placanica dice che il suo incidente è assolutamente anomalo, ma chi se ne è occupato non ci ha ravvisato nulla di strano… è uscito di strada, punto e basta.
Anche l’incidente delle frecce tricolori è stato archiviato come un caso.

Bene. Siamo giuristi, dobbiamo attenerci ai fatti e alle prove: non ci sono prove per dire che si tratti di incidenti, come io non ho prove per dire che gli incidenti capitati alla mia collega sono stati provocati.
Allora delle due l’una. O dal punto di vista statistico occuparsi di poteri occulti aumenta il rischio di incidenti, a causa di un singolare mistero della vita che solo Dio potrebbe risolvere; oppure dobbiamo concludere che dietro a questi fatti non c’è il caso ma la volontà umana.

Dopo un po’ questi incidenti diventano la norma. Quei pochi che sono "nell’ambiente" e si occupano di queste cose, sono portati a considerare normali certe vicende. Chi è estraneo a queste vicende invece le ignora e pensa si tratti di fantascienza.

Qualche giorno fa, per coincidenza, ho parlato con il deputato Falco Accame (che mi ha dato la sua autorizzazione a scrivere quanto sto per scrivere); ex presidente della Commissione Difesa della Camera, si occupa da anni di queste cose e parlammo, appunto, proprio di "incidenti". Anche lui mi ha confermato che all’inizio era sbigottito. Non credeva fosse possibile. Pensava al caso. Alla coincidenza. Riporto le sue parole: "All’inizio mi sembrava una cosa fantascientifica. Solo dopo molto tempo ho capito che i misteriosi incidenti in cui mi sono imbattuto nel mio lavoro specie nel campo dei servizi segreti e di vicende connesse non erano casuali. Il più recente Mario Ferraro, ma poi penso al gen. Mino, Rocca, Ciglieri, Anzà, Manes (Ferraro è stato trovato morto impiccato al portasciugamani del suo bagno)".

E sa, caro giudice, quale è il paradosso? Che denunciando pubblicamente questi fatti, paradossalmente si fa anche il loro gioco. Perché questi incidenti nascondono un messaggio. Mi spiego. Molte persone degli ambienti istituzionali proveranno a farla passare per pazza, molte persone attorno a lei continueranno a dirle che gli incidenti che le sono capitati sono coincidenze, e faranno finta di non capire la situazione in cui lei si trova, ma in realtà questi incidenti contengono un messaggio che arriva chiaro e forte a tutti coloro che si occupano di poteri occulti, ed è: attenzione, perché a occuparsi di queste cose si fa una brutta fine.

Talvolta mi è capitato di vedere "RIS delitti imperfetti", il telefilm che parla del RIS di Parma. Mi viene da sorridere quando lo vedo. Mi piace perché mi dà un senso di sicurezza. Li pare che tutto si risolva sempre, tranne quando muoiono le fidanzate del capitano Venturi, l’unico che ha la sventura di innamorarsi sempre di persone che poi vengono uccise.
Ogni episodio c’è un omicidio; spesso il morto sembra deceduto in un normale incidente, ma poi immancabilmente il capitano Venturi o il tenente Martinelli, da un capello ritrovato a cento chilometri dal luogo dell’incidente, appartenente a un cugino di secondo grado della vittima, e che contiene tracce di una sostanza che si può trovare solo nel cortile della casa in cui il morto da bambino andava a rubare le caramelle, intuiscono che non si tratta di un incidente e vogliono andare a fondo.
Nelle realtà, se vieni trovato suicida con le ginocchia per terra nessuno indagherà, e se indagheranno non approderanno a nulla.
E se ti capita un incidente (in un rettilineo) mentre ti stai occupando di mafia, massoneria, e poteri occulti, dicono che sei un mitomane oppure che devi cambiare moto perché è usurata.

Le trascrivo qui un pezzo tratto dal caso Ustica: "Nel caso del medico G. Totaro, suicidato il 2.11.92 per impiccagione… le modalità dell’atto – la corda era attaccata a una sbarra a poco più di un metro di altezza – avevano indotto qualche sospetto sulla realtà di un’azione suicidaria. Ma gli accertamenti hanno determinato con sufficiente sicurezza come causa del gesto una profonda delusione sentimentale, sofferta dall’ufficiale proprio in quel periodo".

Mi perdoni giudice se faccio dell’ironia… ma legga bene quali chicche contenga questo capolavoro di intuito giudiziario, che più lo leggo e più mi viene da ridere:

1) Gli accertamenti hanno determinato con "sufficiente sicurezza"…. L’espressione sufficiente sicurezza è senza senso. O uno ha la sicurezza, o non ce l’ha… una sicurezza sufficiente non esiste, perché la sicurezza non può essere sufficiente, buona o ottima. La sicurezza è una certezza. E una certezza non conosce gradazioni. Mi ricorda l’espressione "è un po’ incinta". Forse in questo caso sarebbe appropriato usare l’espressione "il poveretto si è un po’ suicidato".

2) Le modalità dell’atto hanno indotto "qualche sospetto"… ho notato ascoltando le sue interviste che lei ha un gran senso dell’umorismo; ora, se lei è un appassionata di film comici, questa espressione non le ricorda il "leggerissimo sospetto" di Fantozzi sull’identità dell’amante della moglie?


Ho letto un’intervista al PM De Magistris in cui lui temeva pallottole o tritolo. Se mi posso permettere, da studioso "esterno" di questa materia, non credo che rischi pallottole o tritolo; il rischio maggiore è quello di un incidente stradale per rottura accidentale dello sterzo. E’ possibile anche un suo suicidio che faranno passare per un episodio depressivo, o magari un colpo di pistola esploso per caso durante una rapina, come successe se non ricordo male al maresciallo Boemio, (anche lui tra i decessi sospetti del caso Ustica) oppure un infarto improvviso dopo aver bevuto un caffè in un bar.

Talvolta, quando mi scontro con l’inefficienza della nostra polizia mi viene rabbia verso il singolo individuo. Un giorno, che mi interrogarono cercando di insinuare che la mia collega fosse stata avvelenata da una mia ex fidanzata gelosa, avrei voluto saltare al collo del poliziotto e farmi arrestare per un reato vero, quello sì…. strangolamento di poliziotto durante un interrogatorio, fattispecie non prevista dal codice ma che la mia immaginazione di giurista ha subito inquadrato nelle cosiddette "scriminanti non codificate".

Poi però penso che non è colpa loro. E’ il sistema in cui viviamo che crea questi mostri.

Abbiamo un sistema giuridico assolutamente folle, ma a cui siamo assuefatti e che ci sembra assolutamente normale.
Un sistema giuridico in cui occorre scomodare nientemeno che la Cassazione a sezioni unite per sapere a chi spetta il diritto di erbatico su un campo (cioè il diritto a pascolare le pecore: v. Altalexmese del numero scorso).
Per una sentenza del genere (che, ricordiamolo non decide la sostanza della questione, ma decide unicamente quale giudice dovrà decidere) ci sono voluti anni, migliaia di euro spese in avvocati, e chissà quante decine di migliaia di euro per le ore di lavoro dei magistrati, dei cancellieri, e del personale vario, che in qualche modo hanno contribuito all’emanazione di questa sentenza.

Tutti noi, giudici e avvocati, perdiamo ore di tempo solo per capire se la notifica deve essere fatta a mani o per posta; anni di lavoro e di studi per capire se gli oneri condominiali vanno pagati dal conduttore o dal proprietario; anni di lavoro per arrivare in Cassazione e capire se rubare una marca da bollo integra gli estremi della truffa o del peculato, o per capire la sorte della cartella esattoriale senza accertamento. Aggiungiamo poi che le leggi sono spesso incomprensibili. Le sentenze anche.

Il tutto ha come conseguenza un sistema giuridico al collasso, dove anche noi che siamo avvocati, per capire se possiamo detrarre una determinata spesa dalle tasse, dobbiamo rivolgerci ad uno specialista, perché siamo i primi a non saper decifrare le leggi e comunque per farlo impiegheremmo troppo tempo. Poi però non sappiamo nulla di vicende come Ustica, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, e il giorno in cui ci imbattiamo in vicende del genere, magari, arriviamo a pensare addirittura che l’incidente capitatoci sia casuale.

Qualche settimane fa apparve su Altalex e su Pratica Forense la sentenza della Cassazione sullo spaccio dei semi di rosa hawayana. Come posso prendermela con un poliziotto che tutto il giorno combatte per capire se i semi di rosa hawayana rientrano o no nelle sostanze vietate come stupefacente? Se io che sono un avvocato e dirigo due riviste giuridiche ho impiegato un’ora a leggerla e capirla, immagino la difficoltà che incontrerà il poliziotto, che di ore ne impiegherà almeno il triplo, e che certo non ha tempo allora, per capire che l’incidente capitato alla mia collega è identico a quello di altre centinaia di persone, cosa che sarebbe sufficiente per far scattare un indagine più accurata.

D’altronde, occorre riflettere sul fatto che nelle more del processo di Ustica vennero cambiate alcune importanti leggi penali, quella sull’abuso di ufficio e quella sui delitti contro la personalità dello stato; che nelle more dei processi iniziati con tangentopoli cambiarono la legge sul falso in bilancio, quella sulla prescrizione, ecc., in modo da rendere impunibili alcuni soggetti coinvolti nelle varie vicende. Se si riflette su queste cose ci si rende conto che il sistema è quello che è, e non cambierà tanto facilmente, perché è un sistema in cui ciascuna variabile dipende dall’altra.

I poteri occulti esistono e possono agire perché le forze di polizia e la magistratura sono paralizzate; queste forze sono paralizzate perché le leggi sono confezionate appositamente in modo da paralizzarle; ma le leggi sono fatte dai politici, quindi i politici sono parte integrante dei poteri occulti; ma i politici – quei politici che si fanno le leggi ad hoc - sono eletti da noi.
Purtroppo anche noi siamo parte del sistema e lo alimentiamo. Il potere occulto siamo noi, diceva Madame Blavatsky nel 1800 in uno dei suoi libri di teosofia. Lì per lì quando lessi il libro, quindici anni fa, la ritenni una farneticazione, ma in effetti poi a 40 anni suonati ne capisco il senso. Già, perché ad ogni elezione, in genere, ho votato un partito o un movimento che poi mi sono regolarmente pentito di aver votato. So che lei è di idee politiche diverse dalle mie. Ma non conta. Alle ultime elezioni ho votato un partito che poi ha eletto tra i suoi senatori nientemeno che un tipo che era stato condannato a venti anni per aver ucciso un poliziotto durante una rapina. E stendo un velo pietoso su ciò che ho votato in passato.

Il sistema non cambierà tanto presto giudice. Non cambierà grazie a lei, o grazie a me che scrivo questi editoriali o grazie alla collana che pubblicheremo, come non è cambiato nonostante tutti quelli che hanno combattuto e che sono addirittura morti per questo ideale.
Ci vorranno decenni perché cambi un sistema del genere e purtroppo penso che non vedremo mai il sistema perfetto che io e anche lei immagino, sogniamo, in cui le leggi saranno chiare, semplici e giuste, e verranno applicate in modo uguale per tutti, e le tasse verranno distribuite veramente a chi ha bisogno e per opere pubbliche, e i politici prenderanno il loro lavoro come un servizio, e non come un privilegio, e penseranno prima di tutto ai bisogni del paese e solo in minima parte ai loro.
Allora mi piace pensare che il sistema un giorno, anche se io non sarò li a vederlo, sarà diverso anche grazie al mio contributo, al suo e di tutte quelle migliaia di persone che, nonostante tutto, vanno avanti nella loro lotta per la giustizia.

Quando io e miei colleghi accettammo in studio una collega che si era imbattuta nei cosiddetti poteri occulti (impropriamente chiamati così, perché in realtà sono palesi, per chi ha occhi per vedere) e ce ne dovemmo occupare per lavoro mi dissi che da quel giorno sarebbe iniziata la mia corsa contro il tempo. Non potevo sapere quanto tempo ancora mi sarebbe rimasto e ogni giorno che mi viene regalato penso che potrebbe essere l’ultimo.
D’altronde, un mio amico qualche giorno fa ha perso il suo bambino di otto anni in un banale incidente stradale da cui lui è uscito senza un graffio. E allora dico a me stesso che il destino è tale da non permetterci di poterlo governare. Ed è inutile preoccuparsi per la propria incolumità perché il nostro destino è comunque scritto.
La lascio con l’augurio che feci a me stesso qualche anno fa; le auguro che il destino le dia la forza per continuare nel suo cammino. E mi auguro che sia vero quello che mi dicono le persone che mi consigliano spiritualmente: la vita ti fa affrontare solo le prove che tu sei in grado di sopportare. E c’è un senso per ogni cosa che ci capita, per la morte del bambino del mio amico, e per quella dei suoi genitori. La abbraccio e le mando tutta la mia solidarietà. Tra pazzi ci si intende e mi creda, siamo anche in molti ad esserlo.

PS. E lo sa giudice….? Anche il fatto che questo articolo, in forma di lettera, non sia stato pubblicato sulla rivista per cui originaramente era prevista è indicativo. Il giurista può parlare del diritto di erbatico, del danno esistenziale (categoria su cui esce una sentenza al mese da anni oramai); del contratto a favore di terzo avente ad oggetto formicai del Gabon, ma non di temi generali, come politica e magistratura. Questi non sono temi giuridici. E infatti i giuristi in genere non li conoscono e li ritengono, per usare le parole dell’onorevole Accame, fantascientifici.

PAOLO FRANCESCHETTI

Il caso clementina Forleo


Destra e sinistra si accapigliano su tutto, anche sulle cose su cui sono d'accordo, perchè son provvedimenti che, alternativamente, han preso sia l'una che l'altra, e non si capisce perchè. O meglio, lo si capisce benissimo: gli uni vogliono mantenere a tutti i costi il potere, gli altri a tutti i costi toglierglielo. E mentre si azzuffano, non si accorgono, che l'Italia si sta sfasciando.

In 35 anni di lavoro giornalistico - un arco che comprende le bombe di Piazza Fontana, il terrorismo rosso e nero, l'assassinio di Pecorelli, la misteriosa morte di Calvi, Ustica e tanti altri misteri italiani - non ho mai visto un caso così inquietante come quello di Clementina Forleo . Il Gip di Milano ha scritto al prefetto una lettera in cui, spiegando perchè rifiuta la scorta dei carabinieri, afferma testualmente: «La scorta non mi serve perchè ho ragione di ritenere che le minacce non vengono dalla piazza, ma da ambienti istituzionali... non posso certo accettare protezione dall'Arma dei carabinieri, la stessa istituzione dai cui vertici partono continuamente denigrazioni e attacchi nei miei confronti... Quando ero giudice delle scalate Antonveneta e Unipol da uomini delle istituzioni e di legge mi sono giunte pressioni perchè prendessi certe decisioni e non certe altre».



I nomi dei responsabili di queste pressioni e delle larvate minacce il Gip Forleo non li fa nella lettera al prefetto, spedita in copia conforme anche al Procuratore generale di Milano Mario Blandini. Non li ha detti neppure ai carabinieri, ma ha fatto sapere: «Per ora ho affidato al mio caro amico Ferdinando Imposimato alcuni appunti scritti e altre confidenze. L'ho fatto a futura memoria, perchè non si sa mai...metti una scivolata...» È evidente che la Forleo teme di essere uccisa e mette le mani avanti, sia per scoraggiare eventuali assassini, sia per smascherarli una volta che lei non potesse più farlo.

Sembra di assistere a una delle più torbide edizioni della "Piovra", ma ambientata a Milano e non nella Sicilia in mano alla mafia. Ora le cose sono due. O la Forleo , un magistrato considerato fino a ieri estremamente rigoroso, forse anche troppo rigoroso, ha avuto un crollo nervoso, oppure, in caso contrario, le sue denunce sono di una gravità inaudita che non mi pare sia stata colta nè dai giornali, nè dall'opinione pubblica, nè, tampoco e non innocentemente, dai rappresentanti delle Istituzioni. Un magistrato, che fa parte delle Istituzioni, che ne è anzi il garante, non si fida delle Istituzioni, anzi le teme, considera lo Stato, di cui è al servizio, il vero nemico e si chiama fuori, varca la linea e si mette dalla parte dell'Antistato. O la Forleo è la protagonista di un golpe o il golpe, sotterraneo, è già avvenuto, da tempo, e lei ne è solo una delle vittime.

Alla fine di luglio i Pubblici ministeri di Matera, indagati a loro volta dal Pm di Catanzaro De Magistris nell'ambito dell'inchiesta "Why not?", ordinarono una perquisizione alla Caserma dei carabinieri di Policoro. Ma il comandante della Caserma, Pasquale Antonio Zaccheo, un collaboratore di De Magistris in quell'inchiesta, rifiutò la perquisizione minacciando di sparare sui poliziotti che avevano l'ordine di eseguirla. Possibile un simile episodio di insubordinazione? Possibile. È accaduto. Anche se poi, dopo lunghe trattative e quattro ore di attesa, la perquisizione è stata fatta, quando era ormai inutile perchè c'era stato tutto il tempo di far sparire le eventuali prove che la polizia cercava.
E si capisce allora perchè i cittadini di Cortina abbiano chiesto, a grandissima maggioranza, l'annessione al Sudtirolo. Un passo verso l'Austria, un Paese non ancora ridotto a una sinistra Repubblica delle banane.
Massimo Fini

08 novembre 2007

I derivati causa o effetto della debacle finanziaria?

Così la speculazione comincia proprio nella depressione. Dal punto di vista economico privato, l’investimento in borsa è fruttifero come qualsiasi altro. L’"investimento" in borsa però non crea né valore né plusvalore. Esso ha per scopo soltanto un aumento dei corsi e trasferimenti di capitale. Questo capitale si rivolge alla borsa, dimenticando il carattere illusorio di questi investimenti."
Henryk Grossmann, "La legge generale dell’accumulazione e il crollo del capitalismo".

Se la crisi finanziaria degli Stati Uniti verificatasi nel 1998 poteva essere imputata alle dinamiche dei derivati sui cambi e sui tassi di interesse legati al fenomeno della "dollarizzazione" di paesi come Brasile, Messico, Giappone e Sud-Est asiatico, culminata con il crollo dell’Argentina, il crash che ha colpito il paese più sviluppato del pianeta nell’estate del 2007, con gravi ripercussioni sul sistema finanziario internazionale, è stato provocato inequivocabilmente dalla massa di derivati sui tassi di interesse e dai credit default swaps.

Ciò che sconcerta è l’ipocrisia generale manifestatasi in occasione della notizia secondo la quale più di due milioni di famiglie americane, che avevano contratto un mutuo per la casa, erano divenute inadempienti; nel frattempo i mass media terrorizzavano la gente paventando una crisi generalizzata per colpa di questi debitori senza criterio. Non solo, le banche americane furono accusate di elargire crediti "facili"senza alcuna garanzia e quant’altro potesse servire per allarmare ulteriormente i lavoratori già depressi per la vita che fanno ogni giorno.

Ad ogni crash finanziario vengono ripetute le solite lagne di una bolla speculativa che sicuramente si sgonfierà presto grazie a miracolosi interventi delle banche centrali o addirittura dei governi (in particolare la Fed e l’amministrazione USA). Nessuno si è preoccupato di notare che tali tracolli si ripetono troppo spesso e ogni volta con esiti sempre più rovinosi per l’economia mondiale.

Alla radice di tutto ciò sta il radicale mutamento subito dall’economia globale (a partire da quella degli Stati Uniti) nell’ultimo quarto di secolo che consiste nel trasferimento sempre più massiccio degli investimenti nella speculazione, a spese dei settori produttivi, con lo scopo di "comperare e vendere senza interruzione pezzi di carta chiamati titoli, azioni, obbligazioni e affini, con lo scopo non di ricavare il reddito prodotto dalle attività cui questi titoli si riferiscono ma di realizzare le differenze positive di prezzo dei pezzi di carta che continuamente si manifestano in tutte le borse del mondo"[1].

Ma se in passato la speculazione volgeva verso asset che potevano subire alti e bassi trascinando con le loro oscillazioni il capitale effettivamente investito, con l’introduzione dei derivati si ovvia a tale inconveniente in quanto si specula come già detto sulle differenze di prezzo di un titolo sul mercato mondiale ricavandone solo la differenza con un esborso limitato. E’ la forma ideale di speculazione ma, attenzione, resta sempre una scommessa e si sa che il mondo delle scommesse ha sempre destato amare sorprese che poi alimentano l’indebitamento (bisogna continuare a scommettere per recuperare le perdite) fino al fallimento.

Nonostante ciò i derivati hanno continuato ad invadere come degli ultracorpi tutto il settore finanziario che ormai domina l’economia dei nostri giorni.. Esistono molteplici varietà di derivati (opzioni e futures) che vengono denominati con una terminologia specifica in lingua anglosassone ma tutti sostanzialmente possono essere definiti come una sorta di credito/debito aleatorio, appunto come le scommesse[2]. Il problema è che i flussi di capitale speculativo si dirigono prevalentemente nella finanza americana, di conseguenza più suscettibile ai crash che si ripercuotono poi sulle economie degli altri paesi.

Secondo le stime della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea nel 2006 i derivati ammontavano ad una cifra iperbolica pari a quasi 400.000 miliardi di dollari. (7 volte il PIL mondiale). La Figura 1 sottostante mostra il progressivo incremento dei derivati dal 1998 al 2006

[Figura 1: Ammontare presunto dei derivati in circolazione dal 1998 al 2006 in trilioni di dollari. Fonte: Bank of International Settlement]

L'aumento più vistoso riguarda i derivati sul credito, comparsi nel 1991, che, secondo le stime della International Swaps and Derivatives Association (IDSA) sono raddoppiati tra la metà del 2004 e la metà del 2005 ed hanno raggiunto alla metà del 2006 un volume di 26 mila miliardi di dollari con un incremento del 52% dall’inizio dell’anno. Alla fine del giugno 2007 è stato superato il valore di 45 mila miliardi di dollari[3].

Tali derivati sono contratti che consentono di trasferire determinati crediti a rischio in uno o in un insieme di prodotti di credito, ad una controparte, che può essere sia un operatore di mercato oppure un capitale, attraverso la loro conversione in titoli. Il prodotto di credito potrebbe consistere sia in una esposizione relativa ad un asset creditizio, un mutuo oppure un generico rischio di credito come il rischio di bancarotta di un soggetto. Allorché il rischio, o i premi commisurati al rischio, viene trasferito alla controparte questa assume la proprietà virtuale o artificiale dell’asset di credito, così i derivati sul credito sono divenuti strumenti alternativi di contrattazione legati al valore di una impresa simili alle equity e alle azioni.

Nonostante i derivati sul credito costituiscano ancora una quota ridotta rispetto a tutti gli altri derivati occorre notare che negli ultimi quattro anni sono aumentati del 100%: una crescita record rispetto a tutti gli altri. Ma come mai si assiste ad un incremento così vistoso dei Credit Derivatives? Semplice, le Banche e le finanziarie private americane hanno garantito una montagna di prestiti (da qui l’indebitamento faraonico delle imprese e delle famiglie americane[4]) non certo per favorire l’acquisto di una casa o per garantire un livello di consumi che i salari non riescono più a coprire, o per finanziare le attività di una impresa, ma per spostare questi crediti a rischio nelle mani di tutta una serie di investitori esteri senza scrupoli (dall’Europa alla Cina), dei fondi pensione, degli hedge fund[5] e di società finanziarie che hanno creato una massa enorme di titoli di credito i cui modelli matematici sono un groviglio gordiano.

In pratica gli indebitamenti massicci della società americana (nel 2006 il debito complessivo ammontava a più di 48.000 miliardi di dollari) non sono altro che la linfa vitale per far lievitare la montagna di derivati sul credito. Ed è questa dinamica che mantiene bassi i tassi di interesse, proprio perché l’indebitamento si alimenta con ulteriore indebitamento. In passato le Banche commerciali garantivano prestiti con l’apertura di un mutuo che veniva poi saldato nel tempo alla banca stessa, oggi la funzione delle banche è solo quella di dare origine ad un mutuo per poi metterlo a disposizione di investitori attraverso derivati denominati Collateralized Debt Obligations (CDO) in tal modo la banca o la finanziaria[6], non necessitando esclusivamente di capitale suo, tende a trasferire il rischio sul mercato senza dover compromettere le relazioni di clientela fra la parte che trasferisce il rischio di credito (protection buyer) e il creditore a cui questo rischio si riferisce (reference entity).

Tra i Credit Derivatives quello più usato è il Credit Default Swap. Più in generale uno Swap è un contratto mediante il quale due soggetti si impegnano nello scambio di flussi monetari reciproci, in entrata o in uscita, a una data prefissata con la conseguente liquidazione del saldo a favore di una delle parti, per cui il CDS è un accordo tra un'acquirente ed un venditore per mezzo del quale il compratore paga un premio periodico a fronte di un pagamento da parte del venditore in occasione di un evento relativo ad un credito (come ad esempio il fallimento del debitore) cui il contratto è riferito.

Il CDS viene sempre più utilizzato con la funzione di polizza assicurativa o copertura per il sottoscrittore di un'obbligazione. Tipicamente la durata di un CDS è di cinque anni, sebbene essendo un derivato scambiato sul mercato over-the-counter[7] è possibile stabilire qualsiasi durata. Come risulta evidente dalla Figura 2 negli ultimi due anni assistiamo ad una vera esplosione dei CDS.

[Figura 2: Andamento dei Credit Default Swaps. Fonte: Bank of International Settlement]

I CDS permettono di speculare sulle variazioni del debito di una società o di una istituzione pubblica con la realizzazione di grossi profitti sulla base del fatto che se tale società o istituzione versa in difficoltà, è possibile acquistare il debito, solitamente espresso in obbligazioni, a prezzo scontato. In realtà accade che la speculazione consiste nel garantirsi la differenza tra il prezzo dell’obbligazione e quello scontato senza spendere un soldo. Allora il debitore insolvente per evitare il fallimento sarà costretto ad effettuare contratti per derivati in maniera da rimandarlo facendo lievitare così la differenza di prezzo, continuamente amplificata, che va in genere alla banca o all’istituto finanziario cui deve danaro. Così i bassi tassi di interesse americani e giapponesi hanno favorito l’indebitamento crescente di istituzioni[8], imprese e famiglie che hanno utilizzato capitali a credito o per ulteriori investimenti finanziari o per speculare sul mercato immobiliare.

Tali indebitamenti sono andati ad alimentare continuamente i derivati sul credito che sono strumenti incontrollabili. Secondo le stime di uno studioso ogni dollaro di capitale investito garantisce 20 o 30 dollari di capitale a prestito. In sostanza quando si sottoscrive un contratto credit derivative come collaterale al debito non si fa altro che accettare l’illusione che una variazione del tasso di interesse sul debito contratto non incida sul debitore, anzi una eventuale oscillazione verso il basso gli garantirebbe addirittura dei guadagni. L’ingenuo sottoscrittore del derivato, convinto che sia a costo zero perché il contratto è praticamente un geroglifico incomprensibile, non fa altro che sottoscrivere un contratto per il quale dovrà effettuare alla banca o all’istituto finanziario risarcimenti crescenti in maniera esponenziale fino alla bancarotta.

E’ un po’ quello che è successo anche in Italia a molte imprese e addirittura a Comuni e Regioni che hanno contratto derivati con banche spregiudicate, completamente libere di agire sul "mercato" (grazie alla deregulation tanto amata dai cosiddetti "riformatori"), continuando così a rinviare il fallimento semplicemente accumulando esponenzialmente indebitamento. Tra l’altro questi Swap possono anche essere venduti o acquistati, come una qualsiasi obbligazione, una volta scaduti, ed in genere vengono riacquistati dalle imprese o da Istituzioni pubbliche che continuano ad essere in debito con le banche o con le finanziarie. Ed è questa dinamica che ha generato un indebitamento di 100 milioni di euro alla Regione Piemonte o che ha fatto fallire il Comune di Taranto ed una infinità di altri comuni italiani (come riferito dalla trasmissione televisiva Report). Questo in un paesino come l’Italia in cui i derivati sono ben piccola cosa. Figuriamoci cosa è accaduto e cosa continuerà ad accadere in un paese come gli Stati Uniti.

Infatti al 30 giugno 2006 gli swaps e le options sui tassi d'interesse e sulla moneta riferiti dall'ISDA (International Swaps and Derivatives Association) ammontavano a 213 mila miliardi con un aumento annuo del 16% (29.600 miliardi). Nello stesso periodo gli swaps sulle insolvenze creditizie (derivati sul credito) sono aumentati di 4.000 miliardi, ovvero del 48%. Queste sono vere e proprie armi di distruzione di massa, come ha dichiarato Warren Buffet.

Oltre ai credit derivatives ci sono poi gli Interest Rate Derivatives, piu' semplici, che si riducono, principalmente ma non solo, a due tipi base: quello in cui due parti indebitate con altri si scambiano il pagamento degli interessi, e quello in cui si scommette sul movimento dei tassi di interesse al di sopra o al di sotto di un certo livello preso come riferimento.

Questi strumenti, una sorta di futures denominati Interest Rate Contracts, hanno via via preso piede arrivando a costituire alla fine del 2006 il 69% dei derivati presenti sui mercati secondari corrispondenti ad un valore pari a 292 mila miliardi di dollari secondo la Bank of International Settlement.

In Figura 3 viene rappresentato l’ammontare crescente degli Interest Rate Contracts.

[Figura 3: Interest rate Contracts. Fonte: Bank of International Settlement]

Nella Figura 4 viene rappresentato l’andamento degli altri tipi di derivati sul credito sempre nello stesso periodo[9].

[Figura 4: Altri tipi di Derivati sul Credito. Fonte: Bank of International Settlement]

Allorché inizia una fase di insolvenza dei debiti acquisiti, di conseguenza i collaterali su tali debiti, ossia i credit derivatives, iniziano a collassare, e poiché sono di difficile valutazione da parte delle banche o delle finanziarie private non vengono più accettati come collaterali. Nel mese di agosto i prestiti insolventi negli Stati uniti ammontavano a più di 300 miliardi di dollari per cui vi fu la tendenza a disfarsi dei derivati sul credito per investire altrove, e le banche, dopo aver tentato di contrastare il fenomeno, si trovarono nella condizione di ridurre il valore di tutti gli effetti legati al credito.

Ormai, come afferma Mike Whitney, 1700 miliardi di dollari in Credit Derivative sono diventati il flagello di Wall Street. E le Banche? Rischiano grosso, persino la bancarotta. Cosa potrebbe accadere se i correntisti venissero a conoscenza di una condizione critica di questo genere? Ebbene occorre sapere che negli ultimi anni l’andamento positivo della Borsa è stato garantito dalla sottoscrizione dei credit derivatives (che vengono annoverati nel settore della "finanza strutturata" in cui sono presenti molti altri prodotti finanziari). Ed è per questo motivo che si è verificata una debacle finanziaria che ha alla sua base i derivati del credito condizionati a loro volta dalle insolvenze. La Fed non poteva fare altrimenti, ha abbassato il tasso di interesse per riavviare la dinamica del credito che pur favorendo un aumento del prezzo dei titoli ripropone nuovamente il rischio legato alle insolvenze che condiziona il mercato dei derivati sul credito.

Si continua ad alimentare il maelstrom della finanza speculativa che come un vampiro sta aspirando sempre più capitale a scapito degli investimenti produttivi. Un passo in avanti verso il baratro.

Antonio Pagliarone, antonio.pagliarone@fastwebnet.it
Ottobre 2007
NOTE

[1] Paolo Giussani “Miti e Realtà del boom americano” in www.countdownnet.info analisi USA.

[2]L’unico studio serio sui derivati è quello di Nasser Saber “Speculative Capital” (Edizioni Prentice Hall - Financial Times, Londra 1999).

[3] Vedi il sito di Vinod Kothari www.credit-deriv.com .

[4]Vedi il Grafico 1 nel paper non ancora pubblicato “L’indebitamento del settore finanziario americano” di Paolo Giussani. Il Debito complessivo degli Stati uniti ammonta a 48 mila miliardi di dollari pari al 460% delle entrate nazionali, solo nell’ultimo anno ha subito un incremento del 9% per una cifra pari a 3900 miliardi di dollari. Il debito estero, rappresentato dagli asset finanziari posseduti da enti stranieri nel 2006 ammontava a 10300 miliardi di dollari (il 21% del debito complessivo) che è aumentato dell’11% lo scorso anno.

[5] Un tipo di fondo comune d'investimento estremamente rischioso costituito sotto forma di società a responsabilità limitata che opera in maniera alquanto spregiudicata con capitali di investitori privati. I fondi hedge hanno l'obiettivo di produrre rendimenti costanti nel tempo, con una bassa correlazione rispetto ai mercati di riferimento, attraverso però investimenti singolarmente ad alto rischio, ma con possibilità di ritorni molto fruttuosi Si cerca di raggiungere tale obiettivo suddividendo i rischi in una pluralità di operazioni, una operazione "andata bene" può bilanciare diverse operazioni senza ritorno I gruppi finanziari di riferimento in genere hanno una molteplicità di interessi ed hanno società collegate che si interessano di servizi a monte e a valle: tipici i servizi di vendita degli immobili pervenuti nell'attività di riscossione dei mutui ipotecari, che attualmente occupano il 60% di questo mercato.

[6]E’ il caso di Fannie Mae, Freddie Mac e della Federal Home Loan Banks, tre compagnie private sponsorizzate dal governo americano (in grado di finanziarsi attraverso la Federal Reserve) e quotate in Borsa che garantiscono mutui e collaterali. che hanno subito perdite sul lungo periodo. Infatti i loro derivati sui prestiti effettuati non hanno fatto altro che magnificare ulteriormente le perdite.

[7] I mercati Over The Counter (mercati OTC) sono caratterizzati dal non avere un regolamento. Sono mercati la cui negoziazione si svolge al di fuori dei circuiti borsistici ufficiali. I mercati sono il complesso delle operazioni di compravendita di titoli che non figurano nei listini di borsa la cui funzionalità è organizzata da alcuni attori e le caratteristiche dei contratti che vengono negoziati non sono standardizzate. Il caso più tipico è quello dello sportello bancario: un risparmiatore decide di trattare dei titoli e la banca internalizza la transazione e gli cede propri titoli o li acquista da lui a prezzi prefissati. Un'operazione del genere può essere attuata dalla banca per qualunque strumento finanziario tranne che per le azioni, per le quali vige l'obbligo di concentrazione degli scambi in Borsa.

[8]Il debito del governo federale USA alla fine dell’anno fiscale 2007 è di 9000 miliardi di dollari ed ha subito una impennata a partire dal 1982.

[9]Per una introduzione generale sulle varie tipologie di derivati sul credito vedi “Introduction to Credit Derivatives” di Vinod Kothari. Un paper tratto dal volume “Credit Derivatives and Synthetic Securitisation”.

05 novembre 2007

Lettera aperta a Clementina Forleo

Questa lettera aperta era in realtà l’articolo mensile che avrei dovuto pubblicare su una rivista giuridica. La lettera non è stata pubblicata perché ritenuta non in linea con i contenuti di una rivista di diritto. La pubblico qui, sperando che a lei, giudice, arrivi.

Molti di voi si domanderanno cosa c’entra una lettera aperta al giudice Forleo con un articolo che dovrebbe parlare ancora una volta di sentenze, e di leggi.
Invece c’entra e molto.

Mi perdonerà, giudice, se uso l’articolo di una rivista per scriverle. Ma in primo luogo non saprei come contattarla diversamente per darle la mia solidarietà.
In secondo luogo in questo editoriale tratterò problemi comuni a tutti i giuristi, ove il suo problema è solo la manifestazione esterna di un sistema che ha ragioni più profonde e che coinvolgono tutti.

Nell’editoriale che avevo già pronto annunciavo la nascita di cinque collane giuridiche per diversi editori. Una di queste collane si intitola "i casi giudiziari" e in essa pubblicheremo le sentenze più importanti che riguardano gli ultimi cinquanta anni di storia italiana, da Portella della Ginestra a Ustica.

La collana nasce dalla stessa esigenza da cui nasce il mensile che dirigo, Altalexmese: informare. La rivista mensile nasce per permettere al giurista, sia esso professionista, studioso o studente, di aggiornarsi in termini rapidi sulle evoluzioni giurisprudenziali. Ho sempre trovato assurdo che per leggere alcune sentenze dovessi impiegare ore o giorni, specie se la sentenza tratta temi molto importanti, dal momento che ho sempre avuto una cronica mancanza di tempo (come tutti i giuristi, penso), per cui rimanevo con difficoltà al passo con le evoluzioni giurisprudenziali nelle tre materie principali, amministrativo, civile e penale.

La collana di libri nasce dalla stessa esigenza: informare i giuristi, che spesso non conoscono le reali vicende del caso Ustica, di casi giudiziari recenti riguardanti la politica italiana, e di tanti altri. Siamo costretti a informarci dai giornali, ma i giornalisti non sono esperti di diritto e spesso sono anche in male fede o disinformati; di conseguenza mi rendo conto che quando vado a leggere le sentenze integrali sui casi più famosi, queste dicono sempre cose diverse rispetto ai giornali siano essi di destra o di sinistra.

Allora in rete, o sulle riviste giuridiche, si trovano sentenze sul diritto di erbatico (Cassazione a sezioni unite, di pochi mesi fa), centinaia di sentenze sull’impugnazione dei verbali della polizia stradale ove si multano automobilisti con gli autovelox, ma nulla sui casi più importanti. C’è, in altre parole, un vero vuoto informativo su vicende che invece dovrebbero rivestire primaria importanza per un giurista, sia esso un magistrato, un avvocato, o uno studente.

Ecco, vengo a noi, giudice. Mi ha molto colpito quello che ha detto sulla morte dei suoi genitori. Perché le erano arrivati già degli avvertimenti che ne preannunciavano la morte in estate, ma quando morirono quel 25 agosto lei pensò ad una coincidenza. Ho letto addirittura una sua intervista di qualche tempo fa, a Sabelli Fioretti se non erro, in cui lei parlando del clima in cui viveva disse "pensi… arrivai persino a pensare ad un sabotaggio…". In altre parole, nonostante tutto, fino a poco tempo fa escludeva ancora che fosse un incidente provocato. Ultimamente però si è accorta che non è così. Forse non fu un incidente, come non lo fu quello che capitò a lei e suo marito, ma in cui vi salvaste.
L’altra cosa che mi ha colpito è quello che ha detto sul fatto che le sue denunce relative a questi fatti non sono state prese in considerazione.

Anche io penso non sia un incidente. Sa perché? Perché ho letto sui giornali il tipo di incidente.
Una mia collega di studio si occupa di cosiddetti poteri occulti. In una settimana io e lei abbiamo subito tre incidenti da cui siamo scampati per un pelo: una rottura dello sterzo, e due rotture del perno della ruota posteriore (su due moto diverse). Le rotture dello sterzo e della ruota erano dirette a questa mia collega, perché si trattava della sua moto che io avevo malauguratamente preso in prestito. Dopo questi incidenti mi è venuto qualche sospetto; mi sono informato meglio e sono diventato mio malgrado un "esperto" di incidenti stradali.

In incidenti analoghi sono morti molti testimoni di Ustica: il maresciallo Zummarelli, travolto da una moto; poi il colonnello Sandro Marcucci precipitato col piper. Il colonnello Giorgio Teoldi, comandante dell'Aeroporto Militare di Grosseto è morto in un incidente stradale di cui non sono riuscito a capire le modalità. Giorgio Furetti, Sindaco di Grosseto, poco tempo dopo aver manifestato l'intenzione di volere raccontare alcune cose ai giudici muore investito da un motorino. E questi sono solo alcune delle morti di Ustica che sono molte di più. In un incidente analogo – per fare un solo esempio diverso da Ustica - è incappato il carabiniere Placanica, implicato nei fatti del G8: rottura improvvisa dello sterzo in un rettilineo ma per fortuna l’auto non ha cozzato contro ostacoli e si è salvato.
La storia d’Italia è disseminata di rotture accidentali dello sterzo, di auto che escono di strada senza alcun motivo, come è capitato ai suoi genitori e come – non faccio fatica a immaginarlo – sarà capitato anche a lei.

Si tratta di un modo assolutamente geniale per sabotare qualcuno. Si provoca un’avaria; se la persona muore tanto meglio; se non muore, va bene lo stesso, perché comunque è stata "avvertita". Inoltre, se la persona rimane in vita, qualora andasse a raccontare la cosa nessun organo di polizia le crederà e archivieranno la cosa come un incidente casuale. E se poi questa persona andrà in giro a raccontare che le capitano incidenti e si tratta di un sabotaggio la prenderanno per paranoica.

Che è infatti quanto succede al carabiniere Placanica, e a lei, a quanto pare. E a me, ora che scrivo queste cose.
Lei lo sa che due testimoni, nel processo di Ustica, sono morti in volo durante l’esibizione delle frecce tricolori a Ramstein in Germania? In quell’occasione ci furono oltre 50 morti, forse 69 se non ricordo male. E lo sa che sempre nel caso Ustica, ma anche in tanti altri casi simili, i testimoni che sono morti in un incidente diverso da quello stradale si sono suicidati, e che normalmente lo hanno fatto in due modi: buttandosi da un terrazzo, o impiccandosi? Nei casi in cui si impiccano, guarda caso, lo fanno sempre toccando le ginocchia a terra (nel gergo degli addetti ai lavori vengono chiamati "suicidi in ginocchio").
E se da Ustica ci rivolgiamo ad altre vicende troviamo generali dei carabinieri che esplodono in volo con l’elicottero (Enrico Mino, nel 1977).
Il generale dei carabinieri Ciglieri che uscì di strada mentre procedeva a velocità moderata su un rettilineo. E tanti altri. L’elenco sarebbe infinito, senza contare l’elenco delle persone morte senza che nessuno abbia mai neanche sospettato un incidente.

Se le persone disinformate, quelle distratte, possono pensare a coincidenze, in realtà chiunque si occupi di queste cose in modo più approfondito, quando legge di queste morti, capisce chiaramente che non si è trattato di un suicidio. E’ un omicidio, e il suicidio è inscenato talmente male, che a chiunque ha occhi per vedere arriva un messaggio chiaro e forte: state attenti, vi possiamo colpire in ogni momento, e la faremo franca, e nessuno vi difenderà, perché nessuno vi crederà.

Ora però una precisazione va fatta caro giudice. Perché lei è un magistrato, e io sono un avvocato, e non possiamo basarci su sospetti, ma in genere vogliamo prove. Se lei approfondirà il caso Ustica vedrà che lo stesso giudice Priore ha escluso che si trattasse di incidenti provocati. Nel caso del maggiore Teodoldi, ad esempio, il magistrato scrive che si è trattato di una banale invasione di carreggiata, e non c’è alcun motivo per considerarlo un incidente provocato.
Il carabiniere Placanica dice che il suo incidente è assolutamente anomalo, ma chi se ne è occupato non ci ha ravvisato nulla di strano… è uscito di strada, punto e basta.
Anche l’incidente delle frecce tricolori è stato archiviato come un caso.

Bene. Siamo giuristi, dobbiamo attenerci ai fatti e alle prove: non ci sono prove per dire che si tratti di incidenti, come io non ho prove per dire che gli incidenti capitati alla mia collega sono stati provocati.
Allora delle due l’una. O dal punto di vista statistico occuparsi di poteri occulti aumenta il rischio di incidenti, a causa di un singolare mistero della vita che solo Dio potrebbe risolvere; oppure dobbiamo concludere che dietro a questi fatti non c’è il caso ma la volontà umana.

Dopo un po’ questi incidenti diventano la norma. Quei pochi che sono "nell’ambiente" e si occupano di queste cose, sono portati a considerare normali certe vicende. Chi è estraneo a queste vicende invece le ignora e pensa si tratti di fantascienza.

Qualche giorno fa, per coincidenza, ho parlato con il deputato Falco Accame (che mi ha dato la sua autorizzazione a scrivere quanto sto per scrivere); ex presidente della Commissione Difesa della Camera, si occupa da anni di queste cose e parlammo, appunto, proprio di "incidenti". Anche lui mi ha confermato che all’inizio era sbigottito. Non credeva fosse possibile. Pensava al caso. Alla coincidenza. Riporto le sue parole: "All’inizio mi sembrava una cosa fantascientifica. Solo dopo molto tempo ho capito che i misteriosi incidenti in cui mi sono imbattuto nel mio lavoro specie nel campo dei servizi segreti e di vicende connesse non erano casuali. Il più recente Mario Ferraro, ma poi penso al gen. Mino, Rocca, Ciglieri, Anzà, Manes (Ferraro è stato trovato morto impiccato al portasciugamani del suo bagno)".

E sa, caro giudice, quale è il paradosso? Che denunciando pubblicamente questi fatti, paradossalmente si fa anche il loro gioco. Perché questi incidenti nascondono un messaggio. Mi spiego. Molte persone degli ambienti istituzionali proveranno a farla passare per pazza, molte persone attorno a lei continueranno a dirle che gli incidenti che le sono capitati sono coincidenze, e faranno finta di non capire la situazione in cui lei si trova, ma in realtà questi incidenti contengono un messaggio che arriva chiaro e forte a tutti coloro che si occupano di poteri occulti, ed è: attenzione, perché a occuparsi di queste cose si fa una brutta fine.

Talvolta mi è capitato di vedere "RIS delitti imperfetti", il telefilm che parla del RIS di Parma. Mi viene da sorridere quando lo vedo. Mi piace perché mi dà un senso di sicurezza. Li pare che tutto si risolva sempre, tranne quando muoiono le fidanzate del capitano Venturi, l’unico che ha la sventura di innamorarsi sempre di persone che poi vengono uccise.
Ogni episodio c’è un omicidio; spesso il morto sembra deceduto in un normale incidente, ma poi immancabilmente il capitano Venturi o il tenente Martinelli, da un capello ritrovato a cento chilometri dal luogo dell’incidente, appartenente a un cugino di secondo grado della vittima, e che contiene tracce di una sostanza che si può trovare solo nel cortile della casa in cui il morto da bambino andava a rubare le caramelle, intuiscono che non si tratta di un incidente e vogliono andare a fondo.
Nelle realtà, se vieni trovato suicida con le ginocchia per terra nessuno indagherà, e se indagheranno non approderanno a nulla.
E se ti capita un incidente (in un rettilineo) mentre ti stai occupando di mafia, massoneria, e poteri occulti, dicono che sei un mitomane oppure che devi cambiare moto perché è usurata.

Le trascrivo qui un pezzo tratto dal caso Ustica: "Nel caso del medico G. Totaro, suicidato il 2.11.92 per impiccagione… le modalità dell’atto – la corda era attaccata a una sbarra a poco più di un metro di altezza – avevano indotto qualche sospetto sulla realtà di un’azione suicidaria. Ma gli accertamenti hanno determinato con sufficiente sicurezza come causa del gesto una profonda delusione sentimentale, sofferta dall’ufficiale proprio in quel periodo".

Mi perdoni giudice se faccio dell’ironia… ma legga bene quali chicche contenga questo capolavoro di intuito giudiziario, che più lo leggo e più mi viene da ridere:

1) Gli accertamenti hanno determinato con "sufficiente sicurezza"…. L’espressione sufficiente sicurezza è senza senso. O uno ha la sicurezza, o non ce l’ha… una sicurezza sufficiente non esiste, perché la sicurezza non può essere sufficiente, buona o ottima. La sicurezza è una certezza. E una certezza non conosce gradazioni. Mi ricorda l’espressione "è un po’ incinta". Forse in questo caso sarebbe appropriato usare l’espressione "il poveretto si è un po’ suicidato".

2) Le modalità dell’atto hanno indotto "qualche sospetto"… ho notato ascoltando le sue interviste che lei ha un gran senso dell’umorismo; ora, se lei è un appassionata di film comici, questa espressione non le ricorda il "leggerissimo sospetto" di Fantozzi sull’identità dell’amante della moglie?


Ho letto un’intervista al PM De Magistris in cui lui temeva pallottole o tritolo. Se mi posso permettere, da studioso "esterno" di questa materia, non credo che rischi pallottole o tritolo; il rischio maggiore è quello di un incidente stradale per rottura accidentale dello sterzo. E’ possibile anche un suo suicidio che faranno passare per un episodio depressivo, o magari un colpo di pistola esploso per caso durante una rapina, come successe se non ricordo male al maresciallo Boemio, (anche lui tra i decessi sospetti del caso Ustica) oppure un infarto improvviso dopo aver bevuto un caffè in un bar.

Talvolta, quando mi scontro con l’inefficienza della nostra polizia mi viene rabbia verso il singolo individuo. Un giorno, che mi interrogarono cercando di insinuare che la mia collega fosse stata avvelenata da una mia ex fidanzata gelosa, avrei voluto saltare al collo del poliziotto e farmi arrestare per un reato vero, quello sì…. strangolamento di poliziotto durante un interrogatorio, fattispecie non prevista dal codice ma che la mia immaginazione di giurista ha subito inquadrato nelle cosiddette "scriminanti non codificate".

Poi però penso che non è colpa loro. E’ il sistema in cui viviamo che crea questi mostri.

Abbiamo un sistema giuridico assolutamente folle, ma a cui siamo assuefatti e che ci sembra assolutamente normale.
Un sistema giuridico in cui occorre scomodare nientemeno che la Cassazione a sezioni unite per sapere a chi spetta il diritto di erbatico su un campo (cioè il diritto a pascolare le pecore: v. Altalexmese del numero scorso).
Per una sentenza del genere (che, ricordiamolo non decide la sostanza della questione, ma decide unicamente quale giudice dovrà decidere) ci sono voluti anni, migliaia di euro spese in avvocati, e chissà quante decine di migliaia di euro per le ore di lavoro dei magistrati, dei cancellieri, e del personale vario, che in qualche modo hanno contribuito all’emanazione di questa sentenza.

Tutti noi, giudici e avvocati, perdiamo ore di tempo solo per capire se la notifica deve essere fatta a mani o per posta; anni di lavoro e di studi per capire se gli oneri condominiali vanno pagati dal conduttore o dal proprietario; anni di lavoro per arrivare in Cassazione e capire se rubare una marca da bollo integra gli estremi della truffa o del peculato, o per capire la sorte della cartella esattoriale senza accertamento. Aggiungiamo poi che le leggi sono spesso incomprensibili. Le sentenze anche.

Il tutto ha come conseguenza un sistema giuridico al collasso, dove anche noi che siamo avvocati, per capire se possiamo detrarre una determinata spesa dalle tasse, dobbiamo rivolgerci ad uno specialista, perché siamo i primi a non saper decifrare le leggi e comunque per farlo impiegheremmo troppo tempo. Poi però non sappiamo nulla di vicende come Ustica, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, e il giorno in cui ci imbattiamo in vicende del genere, magari, arriviamo a pensare addirittura che l’incidente capitatoci sia casuale.

Qualche settimane fa apparve su Altalex e su Pratica Forense la sentenza della Cassazione sullo spaccio dei semi di rosa hawayana. Come posso prendermela con un poliziotto che tutto il giorno combatte per capire se i semi di rosa hawayana rientrano o no nelle sostanze vietate come stupefacente? Se io che sono un avvocato e dirigo due riviste giuridiche ho impiegato un’ora a leggerla e capirla, immagino la difficoltà che incontrerà il poliziotto, che di ore ne impiegherà almeno il triplo, e che certo non ha tempo allora, per capire che l’incidente capitato alla mia collega è identico a quello di altre centinaia di persone, cosa che sarebbe sufficiente per far scattare un indagine più accurata.

D’altronde, occorre riflettere sul fatto che nelle more del processo di Ustica vennero cambiate alcune importanti leggi penali, quella sull’abuso di ufficio e quella sui delitti contro la personalità dello stato; che nelle more dei processi iniziati con tangentopoli cambiarono la legge sul falso in bilancio, quella sulla prescrizione, ecc., in modo da rendere impunibili alcuni soggetti coinvolti nelle varie vicende. Se si riflette su queste cose ci si rende conto che il sistema è quello che è, e non cambierà tanto facilmente, perché è un sistema in cui ciascuna variabile dipende dall’altra.

I poteri occulti esistono e possono agire perché le forze di polizia e la magistratura sono paralizzate; queste forze sono paralizzate perché le leggi sono confezionate appositamente in modo da paralizzarle; ma le leggi sono fatte dai politici, quindi i politici sono parte integrante dei poteri occulti; ma i politici – quei politici che si fanno le leggi ad hoc - sono eletti da noi.
Purtroppo anche noi siamo parte del sistema e lo alimentiamo. Il potere occulto siamo noi, diceva Madame Blavatsky nel 1800 in uno dei suoi libri di teosofia. Lì per lì quando lessi il libro, quindici anni fa, la ritenni una farneticazione, ma in effetti poi a 40 anni suonati ne capisco il senso. Già, perché ad ogni elezione, in genere, ho votato un partito o un movimento che poi mi sono regolarmente pentito di aver votato. So che lei è di idee politiche diverse dalle mie. Ma non conta. Alle ultime elezioni ho votato un partito che poi ha eletto tra i suoi senatori nientemeno che un tipo che era stato condannato a venti anni per aver ucciso un poliziotto durante una rapina. E stendo un velo pietoso su ciò che ho votato in passato.

Il sistema non cambierà tanto presto giudice. Non cambierà grazie a lei, o grazie a me che scrivo questi editoriali o grazie alla collana che pubblicheremo, come non è cambiato nonostante tutti quelli che hanno combattuto e che sono addirittura morti per questo ideale.
Ci vorranno decenni perché cambi un sistema del genere e purtroppo penso che non vedremo mai il sistema perfetto che io e anche lei immagino, sogniamo, in cui le leggi saranno chiare, semplici e giuste, e verranno applicate in modo uguale per tutti, e le tasse verranno distribuite veramente a chi ha bisogno e per opere pubbliche, e i politici prenderanno il loro lavoro come un servizio, e non come un privilegio, e penseranno prima di tutto ai bisogni del paese e solo in minima parte ai loro.
Allora mi piace pensare che il sistema un giorno, anche se io non sarò li a vederlo, sarà diverso anche grazie al mio contributo, al suo e di tutte quelle migliaia di persone che, nonostante tutto, vanno avanti nella loro lotta per la giustizia.

Quando io e miei colleghi accettammo in studio una collega che si era imbattuta nei cosiddetti poteri occulti (impropriamente chiamati così, perché in realtà sono palesi, per chi ha occhi per vedere) e ce ne dovemmo occupare per lavoro mi dissi che da quel giorno sarebbe iniziata la mia corsa contro il tempo. Non potevo sapere quanto tempo ancora mi sarebbe rimasto e ogni giorno che mi viene regalato penso che potrebbe essere l’ultimo.
D’altronde, un mio amico qualche giorno fa ha perso il suo bambino di otto anni in un banale incidente stradale da cui lui è uscito senza un graffio. E allora dico a me stesso che il destino è tale da non permetterci di poterlo governare. Ed è inutile preoccuparsi per la propria incolumità perché il nostro destino è comunque scritto.
La lascio con l’augurio che feci a me stesso qualche anno fa; le auguro che il destino le dia la forza per continuare nel suo cammino. E mi auguro che sia vero quello che mi dicono le persone che mi consigliano spiritualmente: la vita ti fa affrontare solo le prove che tu sei in grado di sopportare. E c’è un senso per ogni cosa che ci capita, per la morte del bambino del mio amico, e per quella dei suoi genitori. La abbraccio e le mando tutta la mia solidarietà. Tra pazzi ci si intende e mi creda, siamo anche in molti ad esserlo.

PS. E lo sa giudice….? Anche il fatto che questo articolo, in forma di lettera, non sia stato pubblicato sulla rivista per cui originaramente era prevista è indicativo. Il giurista può parlare del diritto di erbatico, del danno esistenziale (categoria su cui esce una sentenza al mese da anni oramai); del contratto a favore di terzo avente ad oggetto formicai del Gabon, ma non di temi generali, come politica e magistratura. Questi non sono temi giuridici. E infatti i giuristi in genere non li conoscono e li ritengono, per usare le parole dell’onorevole Accame, fantascientifici.

PAOLO FRANCESCHETTI

Il caso clementina Forleo


Destra e sinistra si accapigliano su tutto, anche sulle cose su cui sono d'accordo, perchè son provvedimenti che, alternativamente, han preso sia l'una che l'altra, e non si capisce perchè. O meglio, lo si capisce benissimo: gli uni vogliono mantenere a tutti i costi il potere, gli altri a tutti i costi toglierglielo. E mentre si azzuffano, non si accorgono, che l'Italia si sta sfasciando.

In 35 anni di lavoro giornalistico - un arco che comprende le bombe di Piazza Fontana, il terrorismo rosso e nero, l'assassinio di Pecorelli, la misteriosa morte di Calvi, Ustica e tanti altri misteri italiani - non ho mai visto un caso così inquietante come quello di Clementina Forleo . Il Gip di Milano ha scritto al prefetto una lettera in cui, spiegando perchè rifiuta la scorta dei carabinieri, afferma testualmente: «La scorta non mi serve perchè ho ragione di ritenere che le minacce non vengono dalla piazza, ma da ambienti istituzionali... non posso certo accettare protezione dall'Arma dei carabinieri, la stessa istituzione dai cui vertici partono continuamente denigrazioni e attacchi nei miei confronti... Quando ero giudice delle scalate Antonveneta e Unipol da uomini delle istituzioni e di legge mi sono giunte pressioni perchè prendessi certe decisioni e non certe altre».



I nomi dei responsabili di queste pressioni e delle larvate minacce il Gip Forleo non li fa nella lettera al prefetto, spedita in copia conforme anche al Procuratore generale di Milano Mario Blandini. Non li ha detti neppure ai carabinieri, ma ha fatto sapere: «Per ora ho affidato al mio caro amico Ferdinando Imposimato alcuni appunti scritti e altre confidenze. L'ho fatto a futura memoria, perchè non si sa mai...metti una scivolata...» È evidente che la Forleo teme di essere uccisa e mette le mani avanti, sia per scoraggiare eventuali assassini, sia per smascherarli una volta che lei non potesse più farlo.

Sembra di assistere a una delle più torbide edizioni della "Piovra", ma ambientata a Milano e non nella Sicilia in mano alla mafia. Ora le cose sono due. O la Forleo , un magistrato considerato fino a ieri estremamente rigoroso, forse anche troppo rigoroso, ha avuto un crollo nervoso, oppure, in caso contrario, le sue denunce sono di una gravità inaudita che non mi pare sia stata colta nè dai giornali, nè dall'opinione pubblica, nè, tampoco e non innocentemente, dai rappresentanti delle Istituzioni. Un magistrato, che fa parte delle Istituzioni, che ne è anzi il garante, non si fida delle Istituzioni, anzi le teme, considera lo Stato, di cui è al servizio, il vero nemico e si chiama fuori, varca la linea e si mette dalla parte dell'Antistato. O la Forleo è la protagonista di un golpe o il golpe, sotterraneo, è già avvenuto, da tempo, e lei ne è solo una delle vittime.

Alla fine di luglio i Pubblici ministeri di Matera, indagati a loro volta dal Pm di Catanzaro De Magistris nell'ambito dell'inchiesta "Why not?", ordinarono una perquisizione alla Caserma dei carabinieri di Policoro. Ma il comandante della Caserma, Pasquale Antonio Zaccheo, un collaboratore di De Magistris in quell'inchiesta, rifiutò la perquisizione minacciando di sparare sui poliziotti che avevano l'ordine di eseguirla. Possibile un simile episodio di insubordinazione? Possibile. È accaduto. Anche se poi, dopo lunghe trattative e quattro ore di attesa, la perquisizione è stata fatta, quando era ormai inutile perchè c'era stato tutto il tempo di far sparire le eventuali prove che la polizia cercava.
E si capisce allora perchè i cittadini di Cortina abbiano chiesto, a grandissima maggioranza, l'annessione al Sudtirolo. Un passo verso l'Austria, un Paese non ancora ridotto a una sinistra Repubblica delle banane.
Massimo Fini