14 febbraio 2008

Si vota, 300 milioni di euro in più ai partiti


I politici, le nostre sabbie mobili. Quando si usa il termine politico ognuno (di loro) cerca sempre di mettere un paletto alla propria attività, faticosa, poco remunerata, e di poche soddisfazioni. Peccato che, al fronte di varie richieste dei cittadini ognuno pensa al proprio tornaconto personale. Per politici, si intendono tutti, ma dico tutti, quelli che fanno parte, sono iscritti a partiti politici e prendono favori e denari per la propria attività. Peccato però, che la loro attività è sempre più subordinata ai poteri forti, veri oligarchi del potere.
Qual'è allora l'azione da fare in modo legale per azzerare questi politici? Un'idea c'è l'ho. Ma, ma tutto si può fare, basta volerlo.


C’è un motivo per il quale il voto anticipato conviene a tutti i leader nessuno escluso: se si andasse alle urne i partiti incasserebbero fino al 2011 rimborsi elettorali doppi. Sia quelli maturati per la quindicesima legislatura che quelli relativi alla sedicesima.

Per le forze politiche la fine anticipata della legislatura si trasformerebbe in un business finanziario, per lo Stato in un aggravio di costi pari a circa 300 milioni di euro. E a poco vale a questo punto il taglio del 10% al fondo annuale per i rimborsi scattato con la Finanziaria: l’aggravio per lo Stato sarà di 270 milioni anziché di 300.

I fondi elettorali di Camera e Senato ammontano infatti a circa 50 milioni di euro ciascuno e sono costituiti calcolando la cifra di 1 euro per ogni avente diritto al voto. Per le elezioni di aprile 2006 gli aventi diritto al voto erano precisamente 50.098.305 (47.258.305 gli aventi diritto al voto in Italia e 2.840.000 quelli all’estero).

Da questo fondo ad ogni partito è attribuita una quota sulla base delle percentuali di voto ottenute. Una leggina ad hoc approvata con voto bipartisan a inizio 2006, poco prima di andare a votare, sancì il diritto dei partiti a continuare a incassare i rimborsi anche in caso di voto anticipato.

Da qui l’affare: se la legislatura si esaurisce prima della sua naturale scadenza lo Stato deve comunque pagare le somme già maturate per tutti e cinque gli anni. Proprio in base a questa leggina Forza Italia ha potuto cartolarizzare i contributi che deve ancora riscuotere. Ed anche il Pd potrebbe avere la sua convenienza: Ds e Dl continueranno a incassare le risorse relative alla XV legislatura; il Pd avrà i fondi della XVI.

«È evidente che se si fosse abolita la norma inserita nel febbraio 2006 si potevano risparmiare circa 100 milioni all’anno, che invece saremo costretti a spendere se le Camere verranno sciolte a giorni», calcola Silvana Mura, deputata dell’Idv. «Cosa che avevamo ampiamente annunciato e che per ben due volte abbiamo cercato di evitare con degli emendamenti alla finanziaria 2007 e 2008. Purtroppo questo non è stato possibile per l’ostilità di tutte le altre forze politiche».
Mariolina Sesto

12 febbraio 2008

Il denaro: come si crea



Parlare del denaro è stato sempre difficile specialmente nel periodo storico che stiamo vivendo. Il denaro è al centro delle nostre esistenze ed a causa sua abbiamo abbandonato i ritmi naturali del vivere in armonia con il tutto.

I cambiamenti che stiamo affrontando sia come persone che come comunità ci richiedono una grado maggiore di responsabilità intesa nel senso etimologico di abilità nel dare risposte alle nuove e forti sollecitazioni.

Ci confrontiamo con gli specchi delle nostre debolezze, delle nostre paure e affiorano le verità nascoste per poterli superare.

Tra le altre cose che stanno emergendo alla luce c'è anche la verità sul denaro come mezzo per detenere il potere sulle masse.

Il meccanismo è semplicissimo ed efficacissimo:

il primo passo è indebitare lo Stato

* attraverso accordi segreti e collusioni politiche le banche centrali, che al contrario di quello che si pensa sono di proprietà di privati, si sono impossessate della facoltà di stampare la moneta, facoltà che naturalmente deve appartenere al popolo (sovranità monetaria) perché lavora e crea ricchezza
* la moneta stampata al solo costo tipografico, non ci sono più le riserve auree, viene immessa in circolazione contro un indebitamento dello Stato tramite l'emissione dei titoli di stato gravati da un tasso di interesse deciso dalla Banca centrale.
* Il ricavato della vendita dei titoli va tutto alla Banca centrale e lo stato si trova indebitato (debito pubblico ad oggi 1.476 miliardi di euro pari a 2.857 milioni di miliardi di lire e paga ogni anno circa il 6% di questa cifra in interessi).

Il secondo quello di indebitare i cittadini

* le banche commerciali secondo le attuali leggi bancarie possono creare soldi virtuali, con un solo click sul computer, fino a 98 volte i depositi che i risparmiatori e le aziende hanno presso di loro.
* In pratica se alla mia banca io deposito 100 soldi, questa, una volta depositata la riserva frazionaria alla Banca centrale, può prestare fino a 10 volte e forse più i soldi depositati prendendoci anche gli interessi
* Da quanto sopra se ne deduce che, contro una ricchezza fittizia (denaro di carta della Banca centrale) o virtuale (denaro elettronico della Banca commerciale), il sistema bancario (privato) riceve ricchezza reale fatta del lavoro di tutti noi e se non riusciamo a restituire il prestito con gli interessi si prendono anche le nostre case e le nostre aziende (Fiat, ecc.).

Questa truffa non è una cosa solo italiana, ma appartiene a tutto il mondo: in occidente con lo schema sopra descritto, mentre nel terzo mondo con la razzia delle ricchissime materie prime attraverso i prestiti, che nessuno stato potrà mai restituire, concessi per il tramite della Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale.

In pratica se immetto denaro per 100 e chiedo 105, avrò sempre qualcuno cui mancheranno quei 5 ed avrò sempre la certezza matematica che sempre più persone o stati dipenderanno da me (dal denaro).

Dentro questo meccanismo perverso la competizione e la lotta è feroce per accaparrarsi questo 5: i prezzi salgono, le tasse sono altissime, i diritti elementari negati e sono forti (ed inutili) le contrapposizioni politiche.

Gli enormi ed illeciti profitti accumulati dal sistema bancario vengono utilizzati per fomentare guerre, aumentare le divisioni ed esasperare la competizione tra le persone aziende e stati.
Benvenuti all'inferno!

Si può fare qualcosa? Si e anche molto, ma ognuno deve fare la propria parte senza delegare niente a nessuno.

Questo semplice meccanismo di controllo si basa sulla ignoranza e sulla mancanza di informazioni.

Prendendo coscienza del suo funzionamento e facendolo conoscere agli altri si toglie il collante che ci tiene legati a questo Matrix e più persone conosceranno la verità e più facile sarà smascherare la falsità che ci circonda.

Gradualmente, superato il primo momento di naturale e comprensibile rifiuto, ci si renderà sempre più conto che stiamo vivendo in una grande illusione: nella illusione di essere liberi, nell'illusione della democrazia, nell'illusione della religione, nell'illusione della politica, nell'illusione della carenza e della povertà.

Con la consapevolezza che tutto quello che viviamo è solo una gabbia invisibile per la nostra mente, le divisioni assumeranno sempre meno significato ed il passaggio ad un nuovo modo di vivere sarà naturale.
fonte: yoytopia.net

11 febbraio 2008

I politici sono diventati meno intoccabili?



Sarà un caso ma da quando il governo Prodi è entrato in crisi sembra che almeno nell’interregno delle elezioni siano venute meno le non poche guarentigie che la nostra repubblica ha accordato ai suoi terminali mafiosi più esposti. O perché le protezioni regionali concesse da certe stanze si sono alleggerite o perché qualche magistratura locale si è fatta più coraggiosa, ecco che miracolosamente carabinieri e poliziotti sono stati lasciati liberi di picchiare qualche colpo. Ne fanno fede le perquisizioni già miracolose nelle case e negli uffici inviolabili del plurindagato governatore calabrese Agazio Loiero ed altre piccole iniziative nel sud e anche nel nord. Si è svegliata persino la sonnolenta polizia napoletana andando ad acciuffare tale Vicienzo o’ chiatto, molto reclamizzato dalle fonti dominanti ma in realtà solo un boss del quartiere di Secondigliano. Sono segnali probabilmente provvisori destinati ad epater le bourgeois (a far fessa l’opinione pubblica detto nell’amata e coltissima seconda lingua diffusa in questo sito) in attesa che si ricompongano gli equilibri squassati dalla crisi politica e si richiudano le acque puenti del sempre più esteso intreccio politica-crimine organizzato.

In questo contesto si vorrebbe far rientrare l’altisonante operazione trans-oceanica Palermo-New York (con triangolazioni canadesi), che sui giornali di venerdì scorso intendeva rinverdire le glorie della Pizza Connection degli anni ’80 sulle quali è nato ed ha prosperato il più potente gruppo di potere che abbia mai comandato in Italia dopo la Fiat di Valletta-Agnelli e l’Eni di Enrico Mattei: parliamo ovviamente della super-casta dell’antimafia, con le sue carriere politiche e i suoi super magistrati e super poliziotti, con i suoi bilanci miliardari e le innovative leggi anti-crimine, copiate dai nuovi codici americani, a cominciare dai programmi di protezione per i collaboratori di giustizia.

E’ in quel periodo che vennero radicalmente modificati i rapporti di collaborazione riservata tra Italia e Usa, il cui baricentro passò progressivamente dalla CIA al FBI. La fine della guerra fredda determinò poi la definitiva precedenza del Bureau e la sostanziale estromissione dell’agenzia dalle vicende italiane, ratificata dal processo milanese per il rapimento del imam Abu Omar.

La storia tenta spesso di imitare se stessa ma sempre a livelli più scadenti. Le firme più informate e suggestive del Corriere e di Repubblica ci hanno presentato adesso questo divertente affresco della retata da 90 arresti tra le due sponde continentali. Ma dando pochissimi chiarimenti giudiziari, ad esempio sugli effettivi reati commessi, e dilungandosi in racconti ad effetto di vita vissuta sulle manovre di Cosa Nostra siculo-Usa per uscire dalla sua doppia crisi epocale. Attraversando gustose storie e storielle di viaggi e ristoranti, donne e progetti di nuovi loschi affari, alla fin fine vi riferiamo il succo che dalla clamorosa retata abbiamo ricavato.

La premessa è che, negli anni ’80 il vecchio establishment mafioso dei Bontade- Badalamenti-Inzerillo alleato della super famiglia Gambino negli Usa si trovo schiacciato tra la nuova repressione a tolleranza zero del procuratore speciale Rudy-Rudy Giuliani e la cosiddetta “seconda guerra di mafia” scatenata dalle famiglie paesane e rampanti dei Corleonesi di Totò Riina. Una tenaglia micidiale: tra pentiti e manette da un lato e i mitra dall’altro, fu una strage epocale. I perdenti vennero braccati e massacrati fino negli Usa. La vecchia mafia siculo-americana morì lì, travolgendo anche alcuni suoi noti referenti politici come Salvo Lima. Il processo a Giulio Andreotti fu figlio di quell’ondata epocale. Non appena chiusa quella fase, ne iniziò subito una seconda limitata al versante italiano, quando il nuovo potente “complesso antimafia” nato dalla collaborazione con Giuliani si lanciò con i nuovi strumenti investigativi e con altri mezzi contro la nuova mafia vincente dei Corleonesi.

Il celebre corvo di Palermo denunciò che il killer Totuccio Contorno, l’ultimo degli uomini di Bontade, aveva approfittato della sua posizione di pentito per vendicarsi a revolverate di vari nemici Corleonesi, aiutando così la Patria e gli inquirenti che guardavano da un’altra parte. Poi vennero gli arresti clamorosi, Riina, Bagarella e gli altri, poi i maxiprocessi e gli ergastoli in quantità. Quando l’anno scorso è stato preso anche il vecchio Provenzano con i suoi acciacchi e gli antiquati pizzini, anche la mafia strettamente siciliana, era già finita da un pezzo. E’ irrilevante che molti continuino ad esaltarne il pericolo per approfittare dei beni mafiosi sequestrati, preferendo invece tacere su altri fronti mafiosi oggi molto più pericolosi della scalcagnata Cosa Nostra: la camorra napoletana, con cui il sistema di potere di Bassolino è riuscito sinora a convivere (ma non giuriamo sul domani); e soprattutto sulla ‘ndranghetra calabrese diventata grazie all’alacre porto di Gioia Tauro, potenza economica internazionale della cocaina che ha messo radici in Germania, Canada, Australia.

L’ultimo blitz ha dunque più che altro più un valore mediatico e persino romantico. Nessun “colpo ai padrini “ come è stato detto, ma semmai ai possibili futuri padrini. L’operazione, 54 arresti in America e 23 a Palermo, è stata realizzata quasi tutta negli Usa dagli americani con una minima partecipazione delle procure antimafia siciliane e delle celebratissime giubbe rosse a cavallo canadesi. L’FBI l’ha montata con testimonianze di nuovi pentiti, intercettazioni e -non si dice ma è da giurarci- su precise soffiate anche incartate da intercettazioni. Al dunque ne sono usciti tre nomi degni di considerazione. A New York, è stato arrestato un certo Frank Calì di 42 anni, palermitano di padre, nato a Brooklin, che ha sposato una Inzerillo ed è considerato dal FBI come l’astro nascente della nuova Cosa nostra americana. Frank Calì aveva imbastito una rete di contatti con gli ultimi Corleonesi di Sicilia con l’ambiziosa proposta di giungere a una nuova pace e a nuovi fruttuosi affari tra vecchi nemici e vecchie sponde. Ma, leggendo sulla stampa delle sue pubbliche ostentazioni di potere e che si era intestato di persona negli Usa una decina di società di import-export e di costruzioni, si capisce subito che un pollo simile non poteva fare una lunga carriera.

Forse con troppa fantasia, questa indagine del FBI è stata battezzata “Old Bridge”, cioè “il vecchio ponte” New York-Palermo che qualcuno voleva riattivare. Grazie al lavoro diplomatico di Frank Calì, iniziato nel 2003 con viaggi e incontri, i giovani eredi Inzerillo si erano già riaffacciati a Palermo, dove è stato preso Giovanni Inzerillo, il più giovane del famiglia quasi sterminata dai Corleonesi negli anni ’80. Ma il ritorno degli esiliati non era affatto gradito a molti superstiti Corleonesi ancora in circolazione, timorosi di subire qualche vendetta a sorpresa. Il portavoce del dissenso era tale Antonino Rotolo, un capofamiglia fedelissimo di Totò Riina. E qui tocchiamo una corda sensibile. Il terzo nome importante è quello di certo Giovanni Nicchi un altro giovane, che la polizia italiana ha indicato con tranquilla sicurezza ai colleghi americani come il futuro capo di Cosa Nostra siciliana. Ora, un primo caso vuole che Nicchi sia un uomo di Rotolo cioè di Riina. E un secondo caso rivela che mentre gli Inzerillo cadevano nella rete, lui l’uomo dei Corleonesi è sfuggito alla polizia italiana e figura tra i 13 latitanti delle retate. Sommando due più due non è difficile capire chi è che ha mandato a monte la riapertura del vecchio ponte facendo arrestare gli epigoni americani della vecchia mafia perdente.

A parte l’evidente compiacimento trasmesso dagli inquirenti ai cronisti, va dato atto che l’operazione Old Bridge ha bloccato sul nascere l’ipotesi –solo l’ipotesi- di una nuova generazione di boss mafiosi un po’ dilettanteschi in Usa e in Italia. Tutto bene, un po’ di pubblicità fa sempre bene alla polizia. Ma solo se gli sforzi di soldi e di uomini dedicati a quei mafiosi da due soldi, verranno seriamente profusi in altre direzioni meno cinematografiche ma sempre più pericolose e coinvolte con il sistema politico del Paese. Forse l’Italia non è ancora un narco-Stato ma la strada per diventarlo non è troppo lunga.

Claudio Lanti

14 febbraio 2008

Si vota, 300 milioni di euro in più ai partiti


I politici, le nostre sabbie mobili. Quando si usa il termine politico ognuno (di loro) cerca sempre di mettere un paletto alla propria attività, faticosa, poco remunerata, e di poche soddisfazioni. Peccato che, al fronte di varie richieste dei cittadini ognuno pensa al proprio tornaconto personale. Per politici, si intendono tutti, ma dico tutti, quelli che fanno parte, sono iscritti a partiti politici e prendono favori e denari per la propria attività. Peccato però, che la loro attività è sempre più subordinata ai poteri forti, veri oligarchi del potere.
Qual'è allora l'azione da fare in modo legale per azzerare questi politici? Un'idea c'è l'ho. Ma, ma tutto si può fare, basta volerlo.


C’è un motivo per il quale il voto anticipato conviene a tutti i leader nessuno escluso: se si andasse alle urne i partiti incasserebbero fino al 2011 rimborsi elettorali doppi. Sia quelli maturati per la quindicesima legislatura che quelli relativi alla sedicesima.

Per le forze politiche la fine anticipata della legislatura si trasformerebbe in un business finanziario, per lo Stato in un aggravio di costi pari a circa 300 milioni di euro. E a poco vale a questo punto il taglio del 10% al fondo annuale per i rimborsi scattato con la Finanziaria: l’aggravio per lo Stato sarà di 270 milioni anziché di 300.

I fondi elettorali di Camera e Senato ammontano infatti a circa 50 milioni di euro ciascuno e sono costituiti calcolando la cifra di 1 euro per ogni avente diritto al voto. Per le elezioni di aprile 2006 gli aventi diritto al voto erano precisamente 50.098.305 (47.258.305 gli aventi diritto al voto in Italia e 2.840.000 quelli all’estero).

Da questo fondo ad ogni partito è attribuita una quota sulla base delle percentuali di voto ottenute. Una leggina ad hoc approvata con voto bipartisan a inizio 2006, poco prima di andare a votare, sancì il diritto dei partiti a continuare a incassare i rimborsi anche in caso di voto anticipato.

Da qui l’affare: se la legislatura si esaurisce prima della sua naturale scadenza lo Stato deve comunque pagare le somme già maturate per tutti e cinque gli anni. Proprio in base a questa leggina Forza Italia ha potuto cartolarizzare i contributi che deve ancora riscuotere. Ed anche il Pd potrebbe avere la sua convenienza: Ds e Dl continueranno a incassare le risorse relative alla XV legislatura; il Pd avrà i fondi della XVI.

«È evidente che se si fosse abolita la norma inserita nel febbraio 2006 si potevano risparmiare circa 100 milioni all’anno, che invece saremo costretti a spendere se le Camere verranno sciolte a giorni», calcola Silvana Mura, deputata dell’Idv. «Cosa che avevamo ampiamente annunciato e che per ben due volte abbiamo cercato di evitare con degli emendamenti alla finanziaria 2007 e 2008. Purtroppo questo non è stato possibile per l’ostilità di tutte le altre forze politiche».
Mariolina Sesto

12 febbraio 2008

Il denaro: come si crea



Parlare del denaro è stato sempre difficile specialmente nel periodo storico che stiamo vivendo. Il denaro è al centro delle nostre esistenze ed a causa sua abbiamo abbandonato i ritmi naturali del vivere in armonia con il tutto.

I cambiamenti che stiamo affrontando sia come persone che come comunità ci richiedono una grado maggiore di responsabilità intesa nel senso etimologico di abilità nel dare risposte alle nuove e forti sollecitazioni.

Ci confrontiamo con gli specchi delle nostre debolezze, delle nostre paure e affiorano le verità nascoste per poterli superare.

Tra le altre cose che stanno emergendo alla luce c'è anche la verità sul denaro come mezzo per detenere il potere sulle masse.

Il meccanismo è semplicissimo ed efficacissimo:

il primo passo è indebitare lo Stato

* attraverso accordi segreti e collusioni politiche le banche centrali, che al contrario di quello che si pensa sono di proprietà di privati, si sono impossessate della facoltà di stampare la moneta, facoltà che naturalmente deve appartenere al popolo (sovranità monetaria) perché lavora e crea ricchezza
* la moneta stampata al solo costo tipografico, non ci sono più le riserve auree, viene immessa in circolazione contro un indebitamento dello Stato tramite l'emissione dei titoli di stato gravati da un tasso di interesse deciso dalla Banca centrale.
* Il ricavato della vendita dei titoli va tutto alla Banca centrale e lo stato si trova indebitato (debito pubblico ad oggi 1.476 miliardi di euro pari a 2.857 milioni di miliardi di lire e paga ogni anno circa il 6% di questa cifra in interessi).

Il secondo quello di indebitare i cittadini

* le banche commerciali secondo le attuali leggi bancarie possono creare soldi virtuali, con un solo click sul computer, fino a 98 volte i depositi che i risparmiatori e le aziende hanno presso di loro.
* In pratica se alla mia banca io deposito 100 soldi, questa, una volta depositata la riserva frazionaria alla Banca centrale, può prestare fino a 10 volte e forse più i soldi depositati prendendoci anche gli interessi
* Da quanto sopra se ne deduce che, contro una ricchezza fittizia (denaro di carta della Banca centrale) o virtuale (denaro elettronico della Banca commerciale), il sistema bancario (privato) riceve ricchezza reale fatta del lavoro di tutti noi e se non riusciamo a restituire il prestito con gli interessi si prendono anche le nostre case e le nostre aziende (Fiat, ecc.).

Questa truffa non è una cosa solo italiana, ma appartiene a tutto il mondo: in occidente con lo schema sopra descritto, mentre nel terzo mondo con la razzia delle ricchissime materie prime attraverso i prestiti, che nessuno stato potrà mai restituire, concessi per il tramite della Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale.

In pratica se immetto denaro per 100 e chiedo 105, avrò sempre qualcuno cui mancheranno quei 5 ed avrò sempre la certezza matematica che sempre più persone o stati dipenderanno da me (dal denaro).

Dentro questo meccanismo perverso la competizione e la lotta è feroce per accaparrarsi questo 5: i prezzi salgono, le tasse sono altissime, i diritti elementari negati e sono forti (ed inutili) le contrapposizioni politiche.

Gli enormi ed illeciti profitti accumulati dal sistema bancario vengono utilizzati per fomentare guerre, aumentare le divisioni ed esasperare la competizione tra le persone aziende e stati.
Benvenuti all'inferno!

Si può fare qualcosa? Si e anche molto, ma ognuno deve fare la propria parte senza delegare niente a nessuno.

Questo semplice meccanismo di controllo si basa sulla ignoranza e sulla mancanza di informazioni.

Prendendo coscienza del suo funzionamento e facendolo conoscere agli altri si toglie il collante che ci tiene legati a questo Matrix e più persone conosceranno la verità e più facile sarà smascherare la falsità che ci circonda.

Gradualmente, superato il primo momento di naturale e comprensibile rifiuto, ci si renderà sempre più conto che stiamo vivendo in una grande illusione: nella illusione di essere liberi, nell'illusione della democrazia, nell'illusione della religione, nell'illusione della politica, nell'illusione della carenza e della povertà.

Con la consapevolezza che tutto quello che viviamo è solo una gabbia invisibile per la nostra mente, le divisioni assumeranno sempre meno significato ed il passaggio ad un nuovo modo di vivere sarà naturale.
fonte: yoytopia.net

11 febbraio 2008

I politici sono diventati meno intoccabili?



Sarà un caso ma da quando il governo Prodi è entrato in crisi sembra che almeno nell’interregno delle elezioni siano venute meno le non poche guarentigie che la nostra repubblica ha accordato ai suoi terminali mafiosi più esposti. O perché le protezioni regionali concesse da certe stanze si sono alleggerite o perché qualche magistratura locale si è fatta più coraggiosa, ecco che miracolosamente carabinieri e poliziotti sono stati lasciati liberi di picchiare qualche colpo. Ne fanno fede le perquisizioni già miracolose nelle case e negli uffici inviolabili del plurindagato governatore calabrese Agazio Loiero ed altre piccole iniziative nel sud e anche nel nord. Si è svegliata persino la sonnolenta polizia napoletana andando ad acciuffare tale Vicienzo o’ chiatto, molto reclamizzato dalle fonti dominanti ma in realtà solo un boss del quartiere di Secondigliano. Sono segnali probabilmente provvisori destinati ad epater le bourgeois (a far fessa l’opinione pubblica detto nell’amata e coltissima seconda lingua diffusa in questo sito) in attesa che si ricompongano gli equilibri squassati dalla crisi politica e si richiudano le acque puenti del sempre più esteso intreccio politica-crimine organizzato.

In questo contesto si vorrebbe far rientrare l’altisonante operazione trans-oceanica Palermo-New York (con triangolazioni canadesi), che sui giornali di venerdì scorso intendeva rinverdire le glorie della Pizza Connection degli anni ’80 sulle quali è nato ed ha prosperato il più potente gruppo di potere che abbia mai comandato in Italia dopo la Fiat di Valletta-Agnelli e l’Eni di Enrico Mattei: parliamo ovviamente della super-casta dell’antimafia, con le sue carriere politiche e i suoi super magistrati e super poliziotti, con i suoi bilanci miliardari e le innovative leggi anti-crimine, copiate dai nuovi codici americani, a cominciare dai programmi di protezione per i collaboratori di giustizia.

E’ in quel periodo che vennero radicalmente modificati i rapporti di collaborazione riservata tra Italia e Usa, il cui baricentro passò progressivamente dalla CIA al FBI. La fine della guerra fredda determinò poi la definitiva precedenza del Bureau e la sostanziale estromissione dell’agenzia dalle vicende italiane, ratificata dal processo milanese per il rapimento del imam Abu Omar.

La storia tenta spesso di imitare se stessa ma sempre a livelli più scadenti. Le firme più informate e suggestive del Corriere e di Repubblica ci hanno presentato adesso questo divertente affresco della retata da 90 arresti tra le due sponde continentali. Ma dando pochissimi chiarimenti giudiziari, ad esempio sugli effettivi reati commessi, e dilungandosi in racconti ad effetto di vita vissuta sulle manovre di Cosa Nostra siculo-Usa per uscire dalla sua doppia crisi epocale. Attraversando gustose storie e storielle di viaggi e ristoranti, donne e progetti di nuovi loschi affari, alla fin fine vi riferiamo il succo che dalla clamorosa retata abbiamo ricavato.

La premessa è che, negli anni ’80 il vecchio establishment mafioso dei Bontade- Badalamenti-Inzerillo alleato della super famiglia Gambino negli Usa si trovo schiacciato tra la nuova repressione a tolleranza zero del procuratore speciale Rudy-Rudy Giuliani e la cosiddetta “seconda guerra di mafia” scatenata dalle famiglie paesane e rampanti dei Corleonesi di Totò Riina. Una tenaglia micidiale: tra pentiti e manette da un lato e i mitra dall’altro, fu una strage epocale. I perdenti vennero braccati e massacrati fino negli Usa. La vecchia mafia siculo-americana morì lì, travolgendo anche alcuni suoi noti referenti politici come Salvo Lima. Il processo a Giulio Andreotti fu figlio di quell’ondata epocale. Non appena chiusa quella fase, ne iniziò subito una seconda limitata al versante italiano, quando il nuovo potente “complesso antimafia” nato dalla collaborazione con Giuliani si lanciò con i nuovi strumenti investigativi e con altri mezzi contro la nuova mafia vincente dei Corleonesi.

Il celebre corvo di Palermo denunciò che il killer Totuccio Contorno, l’ultimo degli uomini di Bontade, aveva approfittato della sua posizione di pentito per vendicarsi a revolverate di vari nemici Corleonesi, aiutando così la Patria e gli inquirenti che guardavano da un’altra parte. Poi vennero gli arresti clamorosi, Riina, Bagarella e gli altri, poi i maxiprocessi e gli ergastoli in quantità. Quando l’anno scorso è stato preso anche il vecchio Provenzano con i suoi acciacchi e gli antiquati pizzini, anche la mafia strettamente siciliana, era già finita da un pezzo. E’ irrilevante che molti continuino ad esaltarne il pericolo per approfittare dei beni mafiosi sequestrati, preferendo invece tacere su altri fronti mafiosi oggi molto più pericolosi della scalcagnata Cosa Nostra: la camorra napoletana, con cui il sistema di potere di Bassolino è riuscito sinora a convivere (ma non giuriamo sul domani); e soprattutto sulla ‘ndranghetra calabrese diventata grazie all’alacre porto di Gioia Tauro, potenza economica internazionale della cocaina che ha messo radici in Germania, Canada, Australia.

L’ultimo blitz ha dunque più che altro più un valore mediatico e persino romantico. Nessun “colpo ai padrini “ come è stato detto, ma semmai ai possibili futuri padrini. L’operazione, 54 arresti in America e 23 a Palermo, è stata realizzata quasi tutta negli Usa dagli americani con una minima partecipazione delle procure antimafia siciliane e delle celebratissime giubbe rosse a cavallo canadesi. L’FBI l’ha montata con testimonianze di nuovi pentiti, intercettazioni e -non si dice ma è da giurarci- su precise soffiate anche incartate da intercettazioni. Al dunque ne sono usciti tre nomi degni di considerazione. A New York, è stato arrestato un certo Frank Calì di 42 anni, palermitano di padre, nato a Brooklin, che ha sposato una Inzerillo ed è considerato dal FBI come l’astro nascente della nuova Cosa nostra americana. Frank Calì aveva imbastito una rete di contatti con gli ultimi Corleonesi di Sicilia con l’ambiziosa proposta di giungere a una nuova pace e a nuovi fruttuosi affari tra vecchi nemici e vecchie sponde. Ma, leggendo sulla stampa delle sue pubbliche ostentazioni di potere e che si era intestato di persona negli Usa una decina di società di import-export e di costruzioni, si capisce subito che un pollo simile non poteva fare una lunga carriera.

Forse con troppa fantasia, questa indagine del FBI è stata battezzata “Old Bridge”, cioè “il vecchio ponte” New York-Palermo che qualcuno voleva riattivare. Grazie al lavoro diplomatico di Frank Calì, iniziato nel 2003 con viaggi e incontri, i giovani eredi Inzerillo si erano già riaffacciati a Palermo, dove è stato preso Giovanni Inzerillo, il più giovane del famiglia quasi sterminata dai Corleonesi negli anni ’80. Ma il ritorno degli esiliati non era affatto gradito a molti superstiti Corleonesi ancora in circolazione, timorosi di subire qualche vendetta a sorpresa. Il portavoce del dissenso era tale Antonino Rotolo, un capofamiglia fedelissimo di Totò Riina. E qui tocchiamo una corda sensibile. Il terzo nome importante è quello di certo Giovanni Nicchi un altro giovane, che la polizia italiana ha indicato con tranquilla sicurezza ai colleghi americani come il futuro capo di Cosa Nostra siciliana. Ora, un primo caso vuole che Nicchi sia un uomo di Rotolo cioè di Riina. E un secondo caso rivela che mentre gli Inzerillo cadevano nella rete, lui l’uomo dei Corleonesi è sfuggito alla polizia italiana e figura tra i 13 latitanti delle retate. Sommando due più due non è difficile capire chi è che ha mandato a monte la riapertura del vecchio ponte facendo arrestare gli epigoni americani della vecchia mafia perdente.

A parte l’evidente compiacimento trasmesso dagli inquirenti ai cronisti, va dato atto che l’operazione Old Bridge ha bloccato sul nascere l’ipotesi –solo l’ipotesi- di una nuova generazione di boss mafiosi un po’ dilettanteschi in Usa e in Italia. Tutto bene, un po’ di pubblicità fa sempre bene alla polizia. Ma solo se gli sforzi di soldi e di uomini dedicati a quei mafiosi da due soldi, verranno seriamente profusi in altre direzioni meno cinematografiche ma sempre più pericolose e coinvolte con il sistema politico del Paese. Forse l’Italia non è ancora un narco-Stato ma la strada per diventarlo non è troppo lunga.

Claudio Lanti