18 febbraio 2008

Kosovo: indipendenza e, nuovo problema


Kosovo ha dichiarato ufficialmente l'indipendenza durante la seduta speciale di Parlamento di Pristina. Mentre la comunità kosovara festeggia il "nuovo stato indipendente e democratico", gli osservatori stanno aspettando le reazioni da parte della Serbia, mentre il Cremlino affermando che crea un precedente pericoloso. Allo stesso tempo, l'Unione Europea annuncia la missione UE che prenderà il potere all'interno del Kosovo, istituendo un protettorato del tutto simile a quello delle Nazioni Unite e dando solo l'illusione che si tratti di una vera indipendenza. Il Kosovo non sarà molto diverso da quello che è stato negli ultimi nove anni, e si trasformerà probabilmente in nuovo porto franco, o peggio, nell'Iraq dell'Europa.

Hashim Thaci, dinanzi al Parlamento di Pristina, ha annunciato la dichiarazione unilaterale dell'indipendenza dello Stato del Kosovo. "Il Kosovo si dichiara uno stato indipendente, sovrano e democratico". Queste sono state le parole solenni per annunciare la proclamazione di uno Stato di 2 milioni di persone, circondato dal territorio serbo e con un PIL pari ad 1/100 delle sue importazioni. Solennità e festeggiamenti che tuttavia non sono riusciti a mascherare la grande farsa che questa proclamazione d'indipendenza nasconde. Nelle strade di Pristina sfilano cortei e bandiere albanesi, simboli propagandistici dell'Uck, ma non si vede alcuna bandiera dello Stato del Kosovo. Quello della bandiera del Kosovo è un vero e proprio giallo, perché non solo è stata resa nota solo nelle ultime ore, ma non è stata neanche esposta ufficialmente. Una cosa di per sé molta strana, considerando la foga e la fretta con cui i media e lo stesso Parlamento di Pristina, sono giunti al fatidico giorno dell'Indipendenza: tutto sembrava pronto, ma non c'era nessuna bandiera del Kosovo tra la popolazione. È evidente dunque che questi festeggiamenti siano stati un po' improvvisati, nelle ultime ore, forse a dimostrare che sino all'ultimo minuto neanche i kosovari stessi credevano a questa indipendenza. Oppure che sia l'Europa che gli Stati Uniti volevano chiudere la questione nel più breve tempo possibile, ossia prima che la Presidenza del Consiglio di Presidenza dell'Onu passasse nelle mani della Russia.
Generale Fabio Mini
Quel che è più grave, tuttavia, è "questa libertà regalata", non è che l'inizio di una nuova odissea che vedrà questa volta l'Europa ai vertici del comando. Infatti, allo scoccare della mezzanotte di ieri l'Unione europea ha ufficialmente lanciato una missione di "transizione" che dovrebbe portare il Kosovo verso l'indipendenza totale, senza prendere tuttavia alcuna posizione sul riconoscimento dello Stato che i kosovari, sostenuti dagli Stati Uniti, hanno dato vita. Nella totale discrezione gli Stati membri dell'Unione Europea hanno dato il via libera all'invio nella regione di 2 mila uomini, tra forze di polizia, personale giudiziario e doganale, ignorando gli avvertimenti del Governo di Belgrado, dello stesso Kremlino, che ha definito un'assoluta violazione del diritto internazionale. Nonostante tutto, infatti l'Ue sta coordinando, con il benestare delle autorità kosovare e delle Nazioni Unite, una missione in grande stile che prenderà il posto dell'Onu a tutti gli effetti, facendo perno sull'ufficio inaugurato proprio per questo scopo nell'aprile del 2006 all'interno del quale dovrebbe agire già un team di pianificazione. È stata definita Eulex, la missione costituita da un'entità politica che dovrà supervisionare il trasferimento dei poteri dalle Nazioni Unite alle autorità kosovare, da un'entità operativa che collaborerà con la polizia e l'amministrazione giudiziaria, e da un'entità permanente della Commissione Europea che dovrebbe guidare lo sviluppo economico del Kosovo per portarlo sino in Europa. Durante i quattro mesi in cui diventerà pienamente operativa, Eulex rileverà le funzione dell'ONU per stabilire un sistema legale per combattere la criminalità e rendere il Kosovo uno Stato. La missione europea avrà anche poteri militari, per cui potrà intervenire in maniera diretta, facendo ricorso alle stesse truppe della Nato e della Kfor. L'invio della missione è stato reso definitivo a poche ore dalla proclamazione da parte del Parlamento del Kosovo dell'indipendenza della provincia serba, al fine di evitare che venisse invalidata successivamente. L'Unione Europea prenderà così potere all'interno del Kosovo, istituendo un protettorato del tutto simile a quello delle Nazioni Unite e dando solo l'illusione che si tratti di una vera indipendenza. Il Kosovo non sarà molto diverso da quello che è stato negli ultimi nove anni, per cui in realtà i kosovari cambieranno solo "forza occupante". Ci si chiede, a questo punto, perché la Comunità Internazionale abbia voluto accelerare a tal punto l'Indipendenza del Kosovo, e soprattutto perché lo ha fatto a tali condizioni, accettando l'intervento della Unione Europea.
Una ragionevole risposta, e un'interessante analisi dell'escalation in atto è quella del Generale Fabio Mini, comandante della Nato in Kosovo, nel corso della sua intervista al Corriere della Sera. Egli infatti afferma che un Kosovo indipendente andrà a creare semplicemente un nuovo porto franco all'interno dell'Europa, al servizio delle entità economiche che vi faranno confluire traffici finanziari occulti. Il Kosovo diventerà "una base per le nuove banche per il denaro dell'Est, perché Montecarlo, Cipro, Madeira non sono più affidabili", creata da un manipolo di narco-trafficanti. Il Generale Mini ricorda infatti che l'attuale leader del Kosovo "è il mandante di almeno 28 assassinati del partito di Rugova. Uno che, come molti capi dell'Uck, non ha mai spiegato la fine di un migliaio di rom, serbi e albanesi accusati di collaborazionismo, desaparecidos negli anni del primo dopoguerra". Condanna duramente la Comunità Internazionale che ha deciso di creare uno Stato collaborando proprio con i criminali che hanno contribuito a distruggerlo, con la diaspora criminale che negli anni scorsi era stata allontanata. Senza escludere il grave impatto dell'effetto domino, Mini afferma che "questa proclamazione fa saltare il diritto internazionale fondato sulla sovranità degli Stati", creando nel cuore dell'Europa un altro Iraq.

Infatti, i veri giochi cominciano solo adesso, in quanto si dovrà attendere la reazione della Russia, che ha già minacciato contromisure economiche verso gli Stati che sosterranno questa indipendenza, nonché degli altri Stati Europei ed extra-europei. Non sappiamo fin quando l'Europa resterà a guardare mentre gli eurocrati e le forze statunitense porteranno al massimo della tensione, una situazione già al limite. Sin dalle prime ore della proclamazione dell'Indipendenza, tutti i movimenti secessionisti europei si sono risvegliati dal loro torpore, e primo tra tutti quello Basco, per poi essere seguito dalla Republika Srpska in Bosnia, dalla Vojvodina, e presto possiamo attenderci quelli dell'Ossezia, delle Fiandre, della Moldavia, di Cipro.
L'Europa sarà travolta da scandali e da tangentopoli, per fare terra bruciata intorno ai vecchi sistemi di potere, per fare posto ai nuovi, che spingeranno le loro mire espansionistiche verso le nuove "zone franche" d'Europa. Sotto questo punto di vista, non possiamo che confermare i timori del Generale Fabio Mini, della creazione di nuovi centri nevralgici per i traffici finanziari illegali, essendo saltati quelli che oggi erano al limite della legalità. Lo stato del Kosovo è diventato così il miraggio delle entità economiche europee e statunitense, ma non è il sogno di libertà dei kosovari che, con le loro stesse mani, si sono rinchiusi in un'altra schiavitù drogata dalla propaganda occidentale.
fonte: etleboro

La Borsa del Petrolio in Iran è pronta: nuova minaccia?



Due settimane fa Bush è stato inviato in missione in Medio Oriente per consegnare «una testa di cavallo ». Ricordiamo tutti la scena sconvolgente del film «Il Padrino» di Francis Ford Coppola, quando Luca Brasi va a Hollywood per convincere un recalcitrante produttore di film a prendere suo nipote Don Corleone nel prossimo film. Il grande produttore è infine convinto ad ingaggiare il giovane attore quando si risveglia nel suo letto affianco alla testa mozzata del suo pregiato purosangue. Penso che Bush abbia fatto «un’offerta che non si può rifiutare» di questo stesso genere ai dirigenti dei paesi del Golfo quando si è intrattenuto con loro agli inizi del mese.

I media hanno tentato di descrivere il viaggio di Bush in Medio Oriente come una «missione di pace», ma non si trattava che di una cortina di fumo. Infatti, tre giorni dopo che Bush ha lasciato Gerusalemme, Israele intensificava le sue operazioni militari nei territori occupati, riprendendo il suo spietato blocco del cibo, dell’acqua, delle medicine e dell’energia, contro il milione e mezzo di abitanti di Gaza. In termini chiari, o Bush ha dato il via libera alle operazioni o le aggressioni israeliane sono uno sberleffo al Presidente degli Stati Uniti.

Allora quale era lo scopo reale del viaggio di Bush ? Dopo tutto, non ha alcun interesse alla pace o al rispetto del suo impegno a risolvere la crisi israelo-palestinese. Perchè avrà scelto di visitare il Medio Oriente quando il suo secondo mandato presidenziale è agli sgoccioli e non ha alcuna chance di riuscita ?

A volte le visite personali sono importanti, in particolar modo quando la natura delle informazioni è così delicata che il messaggio deve essere trasmesso faccia a faccia. In questo caso Bush si è dato la pena di attraversare mezzo mondo per dire ai Sauditi ed ai loro amici degli stati del Golfo che dovevano continuare a legare il loro petrolio al dollaro, se no sarebbero andati «a riposare con i pesci» [altro riferimento al film Il Padrino, ndt]. In questi ultimi due mesi, diversi sceicchi e ministri delle finanze si sono lamentati per la caduta del dollaro e hanno minacciato di rompere con la famosa «indicizzazione con il dollaro» e di optare per un paniere di divise monetarie. Il viaggio di Bush sembra aver ravvivato lo spirito di cooperazione fraterna. Il malcontento è cessato e tutti sono risaliti «a bordo». I dirigenti regionali sembrano oggi molto meno infastiditi dal fatto che l’inflazione intacca le loro economie e non cessa di accrescere i costi della mano d’opera, del del cibo, dell’energia e degli immobili.

L’agenzia di stampa Reuters lo riassume così :

«Dopo una raffica di disaccordi pubblici sulla riforma monetaria l’anno scorso, le banche centrali del Golfo tentano di fare fronte comune vantando l’indicizzazione come fonte di stabilità e minimizzando la debolezza del dollaro come un fenomeno passeggero».

Si direbbe che Bush addolcisca le cose.

In queste due ultime settimane, i dirigenti del Golfo hanno osservato con nervosismo la Federal Reserve ribassare mostruosamente i tassi d’interesse di 125 punti di base. I ribassi erodono costantemente il capitale di 1 trilione di $ (mille miliardi) che gli sceicchi hanno investito nei buoni del tesoro e nei titoli USA.

«L’inflazione in Arabia Saudita e nell’Oman è al suo livello più alto da 16 anni. L’inflazione è salita ad un tetto raggiunto 19 anni fa negli Emirati Arabi uniti. I responsabili politici del Golfo sono pronti ad intervenire direttamente nel mercato dei prestiti, dei beni immobili e dei prodotti per compensare la riduzione dei tassi». (Reuters)

Il valore dei beni immobili è salito a razzo. Negli Emirati Arabi Uniti, il valore delle proprietà commerciali è duplicato dall’inizio del 2007. La bomba inflazionista ha costretto altri paesi del Golfo a versare aiuti alimentari alle loro popolazioni e ad «un’aumento del 70% dei salari per alcuni impiegati del governo federale degli Emirati Arabi Uniti».

I lavoratori emigrati malcontenti hanno violentemente manifestato recentemente a Dubai, esigendo d’essere indennizzati equamente per il forte aumento dei prezzi. Il valore del riyal, la moneta dell’Arabia Saudita ha raggiunto il suo livello più alto da 21 anni a questa parte.

Gli agenti di cambio si attendono un altro aumento dell’8% del dirham e del riyal entro il mese di aprile prossimo e predicono che i tassi d’interesse obbligheranno le banche centrali degli stati del Golfo a convertirsi all’euro o ad un paniere di divise monetarie della regione. Tuttavia, sino ad ora i fedeli principi sauditi non hanno cessato di sostenere il dollaro.

Difendere l’egemonia del dollaro

Qual è l’importanza quindi di continuare a valutare il petrolio in dollari? Gli Stati Uniti farebbero la guerra per difendere lo statuto di «moneta di riserva » mondiale del dollaro? La risposta a questa domanda potrebbe arrivare questa settimana, poichè la tanto attesa Borsa del Petrolio iraniano deve aprire tra il 1° e l’11 febbraio. Secondo Davoud Danesh-Jafari, il ministro delle finanze iraniano, «tutti i preparativi sono stati fatti per lanciare la borsa; si aprirà durante i dieci giorni della festa dell’Alba» (le cerimonie che commemorano la vittoria della Rivoluzione islamica del 1979 in Iran). Questa borsa è considerata come una minaccia diretta contro il dominio mondiale del dollaro, poichè esigerà che «il petrolio, i prodotti petrolchimici ed il gas iraniano» siano scambiati contro monete diverse dal dollaro USA. (Press TV, Iran)

Il sistema del petrodollaro non è diverso dal sistema dello standard aureo. Oggi questa divisa è semplicemente garanzia di una fonte di energia vitale da cui dipende ogni società industrializzata: il petrolio. Se il dollaro non fosse più l’unica moneta utilizzata nella vendita del petrolio, non sarebbe più di fatto la moneta di riserva mondiale e gli Stati Uniti sarebbero costretti a ridurre massicciamente il loro deficit commerciale, a ricostruire le loro capacità industriali e a ridivenire un paese esportatore. La sola alternativa è di creare una cerchia di regimi clienti, che reprimano le aspirazioni collettive dei loro popoli al fine di poter seguire scrupolosamente le direttive di Washington.

In quanto a sapere se l’amministrazione Bush comincerebbe una guerra per difendere l’egemonia del dollaro, è una domanda che bisognerebbe rivolgere a Saddam Hussein. L’Iraq fu invaso proprio sei mesi dopo la conversione di Saddam all’euro. Il messaggio è chiaro, l’Impero difenderà la sua moneta.
Ugualmente, l’Iran ha rimpiazzato il dollaro nel 2007 e ha richiesto che il Giappone paghi le sue enormi fatture d’energia in yen. La «conversione» ha irritato l’amministrazine Bush e d’allora l’Iran è il bersaglio dell’aggressività degli Stati Uniti. Infatti, anche se 16 agenzie d’informazione degli Stati Uniti hanno pubblicato un rapporto (NIE) dicendo che l’Iran non sta sviluppando armi nucleari e anche se l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica constata che l’Iran adempie ai suoi obblighi rispetto al Trattato di non-proliferazione nucleare (TNP), un attacco preventivo degli Stati Uniti contro l’Iran sembra sempre probabile.

E anche se i media occidentali minimizzano ormai le prospettive di una nuova guerra nella regione, Israele sta prendendo precauzioni e ciò suggerisce che l’idea non è poi così campata in aria. «Israele chiede che dei rifugi antibomba siano installati allo scopo di preparare il pubblico ad un’altra guerra che, questa volta, vedrà piovere missili». (Press TV, Iran)
«La prossima guerra conoscerà un ricorso massivo alle armi balistiche contro l’insieme del territorio israeliano» ha affermato Udi Shani, un generale a riposo. (Global Research)

La Russia, che pensa che le possibilità di un conflitto nel Golfo vadano in crescendo, ha risposto con l’invio di una forza navale nel Mediterraneo e nell’Atlantico del Nord.
Secondo un articolo apparso in inglese sul sito Global Research :

«La nave ammiraglia della flotta del Mar Nero della Russia, l’incrociatore lancia-missili Moskva ha raggiunto la flotta da guerra russa nel Mediterraneo il 18 gennaio per partecipare alle manovre in corso... L’operazione attuale è la prima operazione in grande scala della Marina russa nell’Atlantico negli ultimi 15 anni. Tutte le navi e gli aerei da combattimento trasportano munizioni da combattimento».

Anche la Francia pianifica manovre militari nello Stretto di Ormuz. L’operazione «Bouclier du Golfe 01» [Scudo del Golfo 01, ndt]) avrà luogo al largo delle coste dell’Iran e impiegherà migliaia di soldati in operazioni armate interforze che includeranno – tra l’altro – simulazioni di attacchi a piattaforme petrolifere».

Secondo il ministro della Difesa francese, «le esercitazioni che si svolgeranno dal 23 febbraio al 5 marzo vedranno la partecipazione di 1500 soldati francesi, 2500 degli Emirati e 1300 del Qatar. Queste manovre avranno luogo su terra, in mare ed in aria». E secondo il tenente-colonnello Fusalba, «circa una mezza dozzina di navi da guerra, 40 aerei e decine di veicoli blindati prenderanno parte alle esercitazioni militari». (Defense News)

Inoltre, nell’ultima settimana, tre dei principali cavi sottomarini che assicurano il traffico Internet sono stati rotti nel Golfo Persico e i tre quarti delle comunicazioni internazionali tra l’Europa ed il Medio Oriente sono state interrotte. Una gran parte del Medio Oriente è piombata nell’ignoranza [Vedi qui e qui N.d.r.].
E’ puramente una coicidenza o c’è qualcos’altro sotto la superfice ?
Ian Brockwell, dell’ «American Chronicle» ha detto:

«Nell’ipotesi che la rottura dei cavi non sia frutto del caso, ci dobbiamo chiedere chi farebbe una cosa del genere e perchè. Evidentemente l’Iran, che è stato il più colpito, non avrebbe avuto interessi in una tale azione e potrebbe essere il bersaglio dei responsabili. Si tratta del preludio di un attacco o di un test per un attacco futuro? Le comunicazioni sono sempre state un fattore importante dell’azione militare e la rottura dei cavi potrebbe ridurre la capacità di difendersi dell’Iran». (American Chronicle) [In realtà, come spiegato negli articoli e relativi commenti indicati sopra, l'Iran sarebbe stato colpito solo marginalmente dall'interruzione delle comunicazioni N.d.r.]

Malgrado l’assenza di copertura mediatica, nel Golfo le tensioni salgono e le probabilità di un attacco da parte degli Stati Uniti contro l’Iran rimangono molto elevate. Bush è convinto del fatto che se non affronta l’Iran, allora non lo farà nessuno. Crede anche che, se non difenderà militarmente il dollaro, l’unica superpotenza mondiale che sono gli stati Uniti apparterrà presto al passato. Ora, il vero problema è sapere se Bush si renderà conto che gli Stati Uniti sono già irrimediabilmente impantanati in due conflitti «non vincibili» o se ancora una volta «ascolterà i suoi visceri» e ci trascinerà in un nuovo rovinoso conflitto nella regione.
MIKE WHITNEY Global Research

16 febbraio 2008

Una lente per decifrare avvenimenti mediatici


Alcuni eventi politici e mediatici vengono trattati con i guanti bianchi. Certe volte non si intuisce il "backstage". L'autore MP traccia con una bussola il percorso da seguire per interpretare gli avvenimenti significativi accaduti anni fa.

A cavallo tra la Xa legislatura (finita il 22 aprile 1992) e la XIa legislatura (iniziata il 23 aprile 1992) di Giuliano Amato, s’inserisce l’inchiesta del Procuratore di Palmi, Agostino Cordova.
Un’inchiesta delicatissima sui rapporti tra massoneria, ’ndrangheta calabrese e politica, che sviluppò decine e decine di faldoni composti da centinaia di migliaia di pagine!
Cordova svolse approfondite indagini sulle obbedienze italiane, arrivando ad accertare che nessuna di esse risultava svolgere le nobili attività dell’arte muratoria, ma che molte invece erano dedite ad attività affaristiche e in alcuni casi illecite, e all’interno delle logge, importanti politici andavano a braccetto con mafiosi e criminali!
Tutta la colossale inchiesta del Procuratore di Palmi finì a Roma, e come si sa, Roma è la capitale non solo dell’Italia ma anche degli insabbiamenti giudiziari. Quando infatti si vuol archiviare una inchiesta, basta spostarla lì.

Il 25 aprile il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga attraverso un messaggio televisivo si dimette dalla carica, con ben due mesi di anticipo, e sarà sostituito da Oscar Luigi Scalfaro.
Il 23 maggio a Capaci, lungo l’autostrada, 1000 chili di tritolo cancellano in un istante la vita (ma non certo la memoria!) del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.
Giovanni Falcone, stava indagando - tra le altre cose - sui flussi di denaro sporco, e la pista stava portando a pericolosi collegamenti tra mafia e importantissimi circuiti finanziari internazionali.[1] Aveva anche scoperto che alcuni prestigiosi personaggi di Palermo erano affiliati ad alcune logge massoniche di Rito Scozzese Antico e Accettato (R.S.A.A. nonostante il nome ha sede a Washington).

Il 2 giugno al largo di Civitavecchia sul panfilo della Regina Elisabetta II (Sua Maestà ufficialmente è arrivata in Italia per mettere dei fiori sulla tomba di Falcone!) avviene il più grande saccheggio dei patrimoni pubblici d’Italia, per opera dei potentati bancari.
In quell’incontro (vero e proprio complotto) i rappresentanti della finanza internazionale (poteri anglo-olandesi e statunitensi) discussero assieme ad esponenti del mondo bancario e societario italiani le privatizzazioni e le riforme politiche per l’Italia, nel contesto del “progetto euro”. Non a caso il Trattato di Maastricht, che codifica il sistema euro-EMU, fu sottoscritto proprio quell’anno.[2]
Giulio Tremonti, presente sul panfilo - per sua stessa ammissione - come “osservatore”[3] disse al Corsera che la “crociera sul Britannia simbolizzò il prezzo che il paese dovette pagare tanto per ‘modernizzarsi’ quanto per restare nel club”
Tra i partecipanti c'erano i rappresentanti delle banche Barings e S.G. Warburg, Merrill Lynch, Goldman Sachs, Salomon Brothers, Mario Draghi direttore generale del ministero del Tesoro, Beniamino Andreatta dirigente ENI, Riccardo Galli dirigente dell’IRI, ecc.
Importanti aziende (come Buitoni, Locatelli, Neuroni, Ferrarelle, Perugina, Galbani, ecc.) sono state svendute ad imprenditori che agivano in comune accordo con l’élite finanziaria anglo-americana, altre (Telecom, ENI, IRI, ecc.) sono state smembrate e/o privatizzate.

Il 19 luglio il giudice Paolo Borsellino salta in aria in via d’Amelio, assieme alla scorta (Emanuela Loi, Walter Cosina, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli e Claudio Traiana).
In settembre 1992 lo speculatore ungaro-statunitense-israeliano George Soros (presente pure lui nel Britannia) lancia un attacco speculativo alla lira.
Carlo Azeglio Ciampi (che per i suoi preziosi servigi verrà premiato con la Presidenza della Repubblica) all’epoca è governatore di Bankitalia e Lamberto Dini Direttore Generale.
Tale criminoso attacco da parte dell’élite anglo-olandese e statunitense, rappresentata in quella circostanza dall’israelita Soros (agente dei Rothschild), portò ad una svalutazione della lira del 30% e il prosciugamento delle riserve della banca d’Italia che fu costretta (ovviamente era tutto concordato) a bruciare 48 miliardi di dollari nel vano tentativo di arginare la speculazione.
L’enorme crisi portò alla scioglimento del Sistema Monetario Europeo (SME).

Nello stesso periodo s’inserisce pure la grandiosa bufala di Tangentopoli che ha avuto altri obiettivi rispetto a quelli paventati mediaticamente. Manipulite è servito ad attaccare obiettivi politici ben precisi, e dare a noi popolo l’illusione di una pulizia che invece non è mai avvenuta. I poteri forti, quelli veri, hanno continuato a lavorare nell’ombra, assolutamente indisturbati…
La veloce carriera politica del superpoliziotto Antonio di Pietro, oggi Ministro della Repubblica, dovrebbe far riflettere…
Dopo gli assassini dei due grandi magistrati e grazie anche a Manipulite, l’inchiesta Cordova è andata nel dimenticatoio: tutta l’attenzione mediatica è stata dirottata altrove!

Arriviamo ai nostri giorni, perché il 27 marzo del 2007, il procuratore di Catanzaro Luigi De Magistris inizia una inchiesta da nome particolare Why Not (sulla falsariga di quella di Cordova) proprio sui rapporti tra criminalità organizzata (mafia, n’drangheta, camorra, ecc.), politica e finanza.
L’inchiesta parte dalla Calabria ma si estende rapidamente al resto d’Italia e finiscono nel mirino politici (di destra e sinistra), consulenti a livelli altissimi, finanzieri, un generale della Guardia di Finanza, magistrati, affaristi, alcuni spioni dei servizi segreti (il capogruppo del Sismi di Padova e uno del Cesis) e anche dei massoni. Ventisei perquisizioni e venti indagati.

Sono ufficialmente indagati tra gli altri il Presidente del Consiglio Romano Prodi (per abuso d’ufficio), l’ex Ministro della Giustizia Clemente Mastella (per abuso d’ufficio, finanziamento illecito ai partiti, truffa all’Unione europea e allo Stato italiano).[4]
Si tratta di finanziamenti illeciti per milioni di euro alla Compagnia delle Opere che passeranno nelle logge occulte di San Marino, per poi svanire nel nulla, esattamente come l’inchiesta De Magistris! Farà la medesima fine di quella del procuratore Cordova.
In una recente intervista al Corsera, De Magistris sfoga denunciando una “strategia della tensione per opera di una manina particolarmente raffinata: poteri occulti e massoneria, soprattutto”. [5] Continua dicendo che da quando ha iniziato “a indagare sui finanziamenti pubblici europei. Da allora, è scattata la strategia delle manine massoniche”.[6]

I media - tutti controllati - hanno veicolato la notizia falsa dell’iscrizione di Mastella nel registro degli indagati per violazione della Legge Anselmi sulle associazioni segrete. Ma la cosa più interessante è che Mastella stesso, prima che le agenzia di stampa lanciassero la notizia falsa, aveva rilasciato una dichiarazione che con le associazioni massoniche lui non ha nulla a che fare!
E’ stato avvisato in anticipo dall’amico giornalista o è semplicemente cascato nella trappola che gli è stata preparata per far cadere il suo governo? Quale trappola vi chiedereste? Alla fine sarà tutto più chiaro.
De Magistris ha fatto il grave errore di sollevare il velo o grembiulino delle fratellanze occulte e della loro interconnessione con la politica, gli affari istituzionali, il denaro riciclato e la mafia.

I nuovi guru dell'informazione difendono l'operato di De Magistris e della Forleo, ma senza spiegare perché c'è stato questo vergognoso attacco alla Giustizia italiana: li difendono a spada tratta senza dire che le loro indagini stavano scoperchiando il vaso di Pandora...
Il popolo non deve sapere che se l’Italia è unita (o controllata?) lo si deve ai massoni (la storia del Risorgimento è infatti una storia massonica: Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso, Umberto I erano fratelli. Come pure i primi passi del parlamento italiano: erano massoni Francesco Crispi, Agostino Depretis, Giuseppe Zanardelli, Mameli e il suo inno “Fratelli d’Italia…”).
Il popolo non deve sapere tutto questo, e neppure che oggi l’Italia, e tutti i gangli vitali dell’economia della finanza, delle telecomunicazioni, ecc., sono nelle mani di fratelli legati da giuramenti di sangue!

Forse sto esagerando?
Durante l’incontro della Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia (la prima loggia per obbedienza in Italia con 18 mila fratelli) tenutosi a Rimini dal 13 al 15 aprile 2007, dopo l’inno garibaldino “All’armi” e “C’era una volta il West” di Morricone, il Gran Maestro Gustavo Raffi ha letto il saluto di un grande amico della massoneria, il Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga. Successivamente, arriva anche il saluto ufficiale del governo Prodi, letto in sala (davanti a migliaia di massoni con grembiulino, il collo cinto da una fascia di raso terminante con un medaglione), dal sottosegretario delle politiche giovanili Elidio De Paoli.[7]

Avete capito? Il governo dello Stato italiano, per voce di De Paoli, saluta i massoni di Palazzo Giustiniani! Cosa questa non strana, perché Prodi è stato (e forse lo è ancora) legato alla più potente banca ebraica privata del mondo, la Goldman Sachs , ed è membro dell’Aspen Institute for Humanistic Studies, di cui ne è stato anche il direttore, passando per la Fabiana (Fabian Society) London School of Economics, ospite sempre gradito anche dall’Opus Dei, la massoneria del vaticano.
Sempre a Rimini non poteva mancare all’appuntamento lo storico Paolo Prodi, fratello questa volta di sangue del più famoso Romano, che definisce la massoneria del Grande Oriente come una “delle più importanti agenzie produttrici di etica che abbia creato al suo seno la storia dell’Occidente[8]”
Numerosi poi sono stati i prestigiosi relatori delle tre giornate (tra cui il giornalista Oscar Giannino), ma per problemi di spazio non è possibile elencarli tutti.

Per meglio comprendere a che livelli è infiltrata la massoneria, è necessario tornare indietro di qualche anno e precisamente all’11 luglio 2002 quando il Gran Maestro Giuliano Di Bernardo deposita a Roma, presso un notaio, l’atto costitutivo degli Illuminati, la cui sede si trova al numero 31 in piazza di Spagna.[9]
Membri di quest’ordine, che ricorda gli Illuminati di Baviera, sono: Carlo Freccero (già direttore di Rai2 ed ex programmista di Fininvest),[10] Rubens Esposito, (avvocato responsabile degli affari legali per la Rai ), Sergio Bindi (tredici anni consigliere di amministrazione della Rai), il medico Severino Antinori (lo specialista in fecondazione artificiale), il filosofo Vittorio Mathieu (rappresentante dello spiritualismo cristiano), il generale Bartolomeo Lombardo (ex direttore del Sismi) e moltissimi altri.
Quindi troviamo uomini legati ai media, all’esercito, alla finanza, all’economica, ecc.
Vicina agli Illuminati di Di Bernardo sembra anche essere oggi anche una delle realtà ebraiche più importanti a livello internazionale, un vero e proprio simbolo della “Israel Lobby”.
Possiamo ricordare l’Anti-Defamation League, braccio armato del B’nai B’rith (B’B’, la potentissima massoneria ebraica di cui perfino Sigmund Freud ne era membro), l’AIPAC, ecc.
Questi sono solamente alcuni nomi dei numerosissimi fratelli che lavorano nel mondo bancario, nel mondo societario, all’interno delle istituzioni, della politica, ecc.

Tutto questo per concludere, che parlare di massoneria, poteri forti, Stato, mafia, poteri bancari, crimine organizzato è la stessa medesima cosa. Non sto dicendo che tutti i massoni sono disonesti, ma come disse qualcuno: “non ho mai conosciuto un criminale che non fosse un massone”. Verità sacrosanta.
Il collante tra i vari gruppi appena visti è la tessera di appartenenza a qualche loggia occulta, coperta o meno, di stampo massonico o paramassonico. Anzi possiamo affermare senza paura di smentita, che per giungere ad occupare determinate poltrone o carriere, è necessario appartenere a qualche loggia. Il motivo è presto detto: all’interno di una gerarchia verticistica piramidale si è meglio controllati dai vertici!
Ecco perché la caduta del governo Prodi è stata volutamente provocata con lo scopo di distrarre e distogliere l’attenzione pubblica dirottandola su qualcos’altro apparentemente molto più importante.

Il bubbone stava per scoppiare di nuovo, l’ennesima inchiesta della magistratura (questa volta è toccato a De Magistris) stava per concludere che la politica, come la mafia, sono strumenti nelle mani della libera muratoria deviata! E questo non sa da fare e non sa da dire…
Passeranno le settimane, i mesi, e poi tutto tornerà come prima: ci sarà un nuovo governo, magari tecnico con Dini o Draghi, nuove promesse agli elettori, nuove illusioni di democrazia, nuovi scontri televisivi (tutti fasulli) tra politici nei teatrini confezionati ad hoc, come per esempio “Porta a Porta”, “Ballarò”, “Matrix”, ecc., il tutto con i sogni tranquilli dell’élite economico-finanziaria, che riposa sempre all’ombra del compasso e della squadra…

Poi verrà un giorno, che un altro spregiudicato e incosciente magistrato aprirà una inchiesta che porterà alla luce, per l’ennesima volta, la collusione tra massoneria, apparati dello Stato e criminalità organizzata, e naturalmente finirà tutto con un attentato, con un cambio di governo e lo spostamento a Roma dell’indagine. Pochi se ne accorgeranno perché il restante popolo sarà intrattenuto, rimbambito e deviato dalla luciferica televisione…
Questa è l'Italia!
Marcello Pamio

18 febbraio 2008

Kosovo: indipendenza e, nuovo problema


Kosovo ha dichiarato ufficialmente l'indipendenza durante la seduta speciale di Parlamento di Pristina. Mentre la comunità kosovara festeggia il "nuovo stato indipendente e democratico", gli osservatori stanno aspettando le reazioni da parte della Serbia, mentre il Cremlino affermando che crea un precedente pericoloso. Allo stesso tempo, l'Unione Europea annuncia la missione UE che prenderà il potere all'interno del Kosovo, istituendo un protettorato del tutto simile a quello delle Nazioni Unite e dando solo l'illusione che si tratti di una vera indipendenza. Il Kosovo non sarà molto diverso da quello che è stato negli ultimi nove anni, e si trasformerà probabilmente in nuovo porto franco, o peggio, nell'Iraq dell'Europa.

Hashim Thaci, dinanzi al Parlamento di Pristina, ha annunciato la dichiarazione unilaterale dell'indipendenza dello Stato del Kosovo. "Il Kosovo si dichiara uno stato indipendente, sovrano e democratico". Queste sono state le parole solenni per annunciare la proclamazione di uno Stato di 2 milioni di persone, circondato dal territorio serbo e con un PIL pari ad 1/100 delle sue importazioni. Solennità e festeggiamenti che tuttavia non sono riusciti a mascherare la grande farsa che questa proclamazione d'indipendenza nasconde. Nelle strade di Pristina sfilano cortei e bandiere albanesi, simboli propagandistici dell'Uck, ma non si vede alcuna bandiera dello Stato del Kosovo. Quello della bandiera del Kosovo è un vero e proprio giallo, perché non solo è stata resa nota solo nelle ultime ore, ma non è stata neanche esposta ufficialmente. Una cosa di per sé molta strana, considerando la foga e la fretta con cui i media e lo stesso Parlamento di Pristina, sono giunti al fatidico giorno dell'Indipendenza: tutto sembrava pronto, ma non c'era nessuna bandiera del Kosovo tra la popolazione. È evidente dunque che questi festeggiamenti siano stati un po' improvvisati, nelle ultime ore, forse a dimostrare che sino all'ultimo minuto neanche i kosovari stessi credevano a questa indipendenza. Oppure che sia l'Europa che gli Stati Uniti volevano chiudere la questione nel più breve tempo possibile, ossia prima che la Presidenza del Consiglio di Presidenza dell'Onu passasse nelle mani della Russia.
Generale Fabio Mini
Quel che è più grave, tuttavia, è "questa libertà regalata", non è che l'inizio di una nuova odissea che vedrà questa volta l'Europa ai vertici del comando. Infatti, allo scoccare della mezzanotte di ieri l'Unione europea ha ufficialmente lanciato una missione di "transizione" che dovrebbe portare il Kosovo verso l'indipendenza totale, senza prendere tuttavia alcuna posizione sul riconoscimento dello Stato che i kosovari, sostenuti dagli Stati Uniti, hanno dato vita. Nella totale discrezione gli Stati membri dell'Unione Europea hanno dato il via libera all'invio nella regione di 2 mila uomini, tra forze di polizia, personale giudiziario e doganale, ignorando gli avvertimenti del Governo di Belgrado, dello stesso Kremlino, che ha definito un'assoluta violazione del diritto internazionale. Nonostante tutto, infatti l'Ue sta coordinando, con il benestare delle autorità kosovare e delle Nazioni Unite, una missione in grande stile che prenderà il posto dell'Onu a tutti gli effetti, facendo perno sull'ufficio inaugurato proprio per questo scopo nell'aprile del 2006 all'interno del quale dovrebbe agire già un team di pianificazione. È stata definita Eulex, la missione costituita da un'entità politica che dovrà supervisionare il trasferimento dei poteri dalle Nazioni Unite alle autorità kosovare, da un'entità operativa che collaborerà con la polizia e l'amministrazione giudiziaria, e da un'entità permanente della Commissione Europea che dovrebbe guidare lo sviluppo economico del Kosovo per portarlo sino in Europa. Durante i quattro mesi in cui diventerà pienamente operativa, Eulex rileverà le funzione dell'ONU per stabilire un sistema legale per combattere la criminalità e rendere il Kosovo uno Stato. La missione europea avrà anche poteri militari, per cui potrà intervenire in maniera diretta, facendo ricorso alle stesse truppe della Nato e della Kfor. L'invio della missione è stato reso definitivo a poche ore dalla proclamazione da parte del Parlamento del Kosovo dell'indipendenza della provincia serba, al fine di evitare che venisse invalidata successivamente. L'Unione Europea prenderà così potere all'interno del Kosovo, istituendo un protettorato del tutto simile a quello delle Nazioni Unite e dando solo l'illusione che si tratti di una vera indipendenza. Il Kosovo non sarà molto diverso da quello che è stato negli ultimi nove anni, per cui in realtà i kosovari cambieranno solo "forza occupante". Ci si chiede, a questo punto, perché la Comunità Internazionale abbia voluto accelerare a tal punto l'Indipendenza del Kosovo, e soprattutto perché lo ha fatto a tali condizioni, accettando l'intervento della Unione Europea.
Una ragionevole risposta, e un'interessante analisi dell'escalation in atto è quella del Generale Fabio Mini, comandante della Nato in Kosovo, nel corso della sua intervista al Corriere della Sera. Egli infatti afferma che un Kosovo indipendente andrà a creare semplicemente un nuovo porto franco all'interno dell'Europa, al servizio delle entità economiche che vi faranno confluire traffici finanziari occulti. Il Kosovo diventerà "una base per le nuove banche per il denaro dell'Est, perché Montecarlo, Cipro, Madeira non sono più affidabili", creata da un manipolo di narco-trafficanti. Il Generale Mini ricorda infatti che l'attuale leader del Kosovo "è il mandante di almeno 28 assassinati del partito di Rugova. Uno che, come molti capi dell'Uck, non ha mai spiegato la fine di un migliaio di rom, serbi e albanesi accusati di collaborazionismo, desaparecidos negli anni del primo dopoguerra". Condanna duramente la Comunità Internazionale che ha deciso di creare uno Stato collaborando proprio con i criminali che hanno contribuito a distruggerlo, con la diaspora criminale che negli anni scorsi era stata allontanata. Senza escludere il grave impatto dell'effetto domino, Mini afferma che "questa proclamazione fa saltare il diritto internazionale fondato sulla sovranità degli Stati", creando nel cuore dell'Europa un altro Iraq.

Infatti, i veri giochi cominciano solo adesso, in quanto si dovrà attendere la reazione della Russia, che ha già minacciato contromisure economiche verso gli Stati che sosterranno questa indipendenza, nonché degli altri Stati Europei ed extra-europei. Non sappiamo fin quando l'Europa resterà a guardare mentre gli eurocrati e le forze statunitense porteranno al massimo della tensione, una situazione già al limite. Sin dalle prime ore della proclamazione dell'Indipendenza, tutti i movimenti secessionisti europei si sono risvegliati dal loro torpore, e primo tra tutti quello Basco, per poi essere seguito dalla Republika Srpska in Bosnia, dalla Vojvodina, e presto possiamo attenderci quelli dell'Ossezia, delle Fiandre, della Moldavia, di Cipro.
L'Europa sarà travolta da scandali e da tangentopoli, per fare terra bruciata intorno ai vecchi sistemi di potere, per fare posto ai nuovi, che spingeranno le loro mire espansionistiche verso le nuove "zone franche" d'Europa. Sotto questo punto di vista, non possiamo che confermare i timori del Generale Fabio Mini, della creazione di nuovi centri nevralgici per i traffici finanziari illegali, essendo saltati quelli che oggi erano al limite della legalità. Lo stato del Kosovo è diventato così il miraggio delle entità economiche europee e statunitense, ma non è il sogno di libertà dei kosovari che, con le loro stesse mani, si sono rinchiusi in un'altra schiavitù drogata dalla propaganda occidentale.
fonte: etleboro

La Borsa del Petrolio in Iran è pronta: nuova minaccia?



Due settimane fa Bush è stato inviato in missione in Medio Oriente per consegnare «una testa di cavallo ». Ricordiamo tutti la scena sconvolgente del film «Il Padrino» di Francis Ford Coppola, quando Luca Brasi va a Hollywood per convincere un recalcitrante produttore di film a prendere suo nipote Don Corleone nel prossimo film. Il grande produttore è infine convinto ad ingaggiare il giovane attore quando si risveglia nel suo letto affianco alla testa mozzata del suo pregiato purosangue. Penso che Bush abbia fatto «un’offerta che non si può rifiutare» di questo stesso genere ai dirigenti dei paesi del Golfo quando si è intrattenuto con loro agli inizi del mese.

I media hanno tentato di descrivere il viaggio di Bush in Medio Oriente come una «missione di pace», ma non si trattava che di una cortina di fumo. Infatti, tre giorni dopo che Bush ha lasciato Gerusalemme, Israele intensificava le sue operazioni militari nei territori occupati, riprendendo il suo spietato blocco del cibo, dell’acqua, delle medicine e dell’energia, contro il milione e mezzo di abitanti di Gaza. In termini chiari, o Bush ha dato il via libera alle operazioni o le aggressioni israeliane sono uno sberleffo al Presidente degli Stati Uniti.

Allora quale era lo scopo reale del viaggio di Bush ? Dopo tutto, non ha alcun interesse alla pace o al rispetto del suo impegno a risolvere la crisi israelo-palestinese. Perchè avrà scelto di visitare il Medio Oriente quando il suo secondo mandato presidenziale è agli sgoccioli e non ha alcuna chance di riuscita ?

A volte le visite personali sono importanti, in particolar modo quando la natura delle informazioni è così delicata che il messaggio deve essere trasmesso faccia a faccia. In questo caso Bush si è dato la pena di attraversare mezzo mondo per dire ai Sauditi ed ai loro amici degli stati del Golfo che dovevano continuare a legare il loro petrolio al dollaro, se no sarebbero andati «a riposare con i pesci» [altro riferimento al film Il Padrino, ndt]. In questi ultimi due mesi, diversi sceicchi e ministri delle finanze si sono lamentati per la caduta del dollaro e hanno minacciato di rompere con la famosa «indicizzazione con il dollaro» e di optare per un paniere di divise monetarie. Il viaggio di Bush sembra aver ravvivato lo spirito di cooperazione fraterna. Il malcontento è cessato e tutti sono risaliti «a bordo». I dirigenti regionali sembrano oggi molto meno infastiditi dal fatto che l’inflazione intacca le loro economie e non cessa di accrescere i costi della mano d’opera, del del cibo, dell’energia e degli immobili.

L’agenzia di stampa Reuters lo riassume così :

«Dopo una raffica di disaccordi pubblici sulla riforma monetaria l’anno scorso, le banche centrali del Golfo tentano di fare fronte comune vantando l’indicizzazione come fonte di stabilità e minimizzando la debolezza del dollaro come un fenomeno passeggero».

Si direbbe che Bush addolcisca le cose.

In queste due ultime settimane, i dirigenti del Golfo hanno osservato con nervosismo la Federal Reserve ribassare mostruosamente i tassi d’interesse di 125 punti di base. I ribassi erodono costantemente il capitale di 1 trilione di $ (mille miliardi) che gli sceicchi hanno investito nei buoni del tesoro e nei titoli USA.

«L’inflazione in Arabia Saudita e nell’Oman è al suo livello più alto da 16 anni. L’inflazione è salita ad un tetto raggiunto 19 anni fa negli Emirati Arabi uniti. I responsabili politici del Golfo sono pronti ad intervenire direttamente nel mercato dei prestiti, dei beni immobili e dei prodotti per compensare la riduzione dei tassi». (Reuters)

Il valore dei beni immobili è salito a razzo. Negli Emirati Arabi Uniti, il valore delle proprietà commerciali è duplicato dall’inizio del 2007. La bomba inflazionista ha costretto altri paesi del Golfo a versare aiuti alimentari alle loro popolazioni e ad «un’aumento del 70% dei salari per alcuni impiegati del governo federale degli Emirati Arabi Uniti».

I lavoratori emigrati malcontenti hanno violentemente manifestato recentemente a Dubai, esigendo d’essere indennizzati equamente per il forte aumento dei prezzi. Il valore del riyal, la moneta dell’Arabia Saudita ha raggiunto il suo livello più alto da 21 anni a questa parte.

Gli agenti di cambio si attendono un altro aumento dell’8% del dirham e del riyal entro il mese di aprile prossimo e predicono che i tassi d’interesse obbligheranno le banche centrali degli stati del Golfo a convertirsi all’euro o ad un paniere di divise monetarie della regione. Tuttavia, sino ad ora i fedeli principi sauditi non hanno cessato di sostenere il dollaro.

Difendere l’egemonia del dollaro

Qual è l’importanza quindi di continuare a valutare il petrolio in dollari? Gli Stati Uniti farebbero la guerra per difendere lo statuto di «moneta di riserva » mondiale del dollaro? La risposta a questa domanda potrebbe arrivare questa settimana, poichè la tanto attesa Borsa del Petrolio iraniano deve aprire tra il 1° e l’11 febbraio. Secondo Davoud Danesh-Jafari, il ministro delle finanze iraniano, «tutti i preparativi sono stati fatti per lanciare la borsa; si aprirà durante i dieci giorni della festa dell’Alba» (le cerimonie che commemorano la vittoria della Rivoluzione islamica del 1979 in Iran). Questa borsa è considerata come una minaccia diretta contro il dominio mondiale del dollaro, poichè esigerà che «il petrolio, i prodotti petrolchimici ed il gas iraniano» siano scambiati contro monete diverse dal dollaro USA. (Press TV, Iran)

Il sistema del petrodollaro non è diverso dal sistema dello standard aureo. Oggi questa divisa è semplicemente garanzia di una fonte di energia vitale da cui dipende ogni società industrializzata: il petrolio. Se il dollaro non fosse più l’unica moneta utilizzata nella vendita del petrolio, non sarebbe più di fatto la moneta di riserva mondiale e gli Stati Uniti sarebbero costretti a ridurre massicciamente il loro deficit commerciale, a ricostruire le loro capacità industriali e a ridivenire un paese esportatore. La sola alternativa è di creare una cerchia di regimi clienti, che reprimano le aspirazioni collettive dei loro popoli al fine di poter seguire scrupolosamente le direttive di Washington.

In quanto a sapere se l’amministrazione Bush comincerebbe una guerra per difendere l’egemonia del dollaro, è una domanda che bisognerebbe rivolgere a Saddam Hussein. L’Iraq fu invaso proprio sei mesi dopo la conversione di Saddam all’euro. Il messaggio è chiaro, l’Impero difenderà la sua moneta.
Ugualmente, l’Iran ha rimpiazzato il dollaro nel 2007 e ha richiesto che il Giappone paghi le sue enormi fatture d’energia in yen. La «conversione» ha irritato l’amministrazine Bush e d’allora l’Iran è il bersaglio dell’aggressività degli Stati Uniti. Infatti, anche se 16 agenzie d’informazione degli Stati Uniti hanno pubblicato un rapporto (NIE) dicendo che l’Iran non sta sviluppando armi nucleari e anche se l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica constata che l’Iran adempie ai suoi obblighi rispetto al Trattato di non-proliferazione nucleare (TNP), un attacco preventivo degli Stati Uniti contro l’Iran sembra sempre probabile.

E anche se i media occidentali minimizzano ormai le prospettive di una nuova guerra nella regione, Israele sta prendendo precauzioni e ciò suggerisce che l’idea non è poi così campata in aria. «Israele chiede che dei rifugi antibomba siano installati allo scopo di preparare il pubblico ad un’altra guerra che, questa volta, vedrà piovere missili». (Press TV, Iran)
«La prossima guerra conoscerà un ricorso massivo alle armi balistiche contro l’insieme del territorio israeliano» ha affermato Udi Shani, un generale a riposo. (Global Research)

La Russia, che pensa che le possibilità di un conflitto nel Golfo vadano in crescendo, ha risposto con l’invio di una forza navale nel Mediterraneo e nell’Atlantico del Nord.
Secondo un articolo apparso in inglese sul sito Global Research :

«La nave ammiraglia della flotta del Mar Nero della Russia, l’incrociatore lancia-missili Moskva ha raggiunto la flotta da guerra russa nel Mediterraneo il 18 gennaio per partecipare alle manovre in corso... L’operazione attuale è la prima operazione in grande scala della Marina russa nell’Atlantico negli ultimi 15 anni. Tutte le navi e gli aerei da combattimento trasportano munizioni da combattimento».

Anche la Francia pianifica manovre militari nello Stretto di Ormuz. L’operazione «Bouclier du Golfe 01» [Scudo del Golfo 01, ndt]) avrà luogo al largo delle coste dell’Iran e impiegherà migliaia di soldati in operazioni armate interforze che includeranno – tra l’altro – simulazioni di attacchi a piattaforme petrolifere».

Secondo il ministro della Difesa francese, «le esercitazioni che si svolgeranno dal 23 febbraio al 5 marzo vedranno la partecipazione di 1500 soldati francesi, 2500 degli Emirati e 1300 del Qatar. Queste manovre avranno luogo su terra, in mare ed in aria». E secondo il tenente-colonnello Fusalba, «circa una mezza dozzina di navi da guerra, 40 aerei e decine di veicoli blindati prenderanno parte alle esercitazioni militari». (Defense News)

Inoltre, nell’ultima settimana, tre dei principali cavi sottomarini che assicurano il traffico Internet sono stati rotti nel Golfo Persico e i tre quarti delle comunicazioni internazionali tra l’Europa ed il Medio Oriente sono state interrotte. Una gran parte del Medio Oriente è piombata nell’ignoranza [Vedi qui e qui N.d.r.].
E’ puramente una coicidenza o c’è qualcos’altro sotto la superfice ?
Ian Brockwell, dell’ «American Chronicle» ha detto:

«Nell’ipotesi che la rottura dei cavi non sia frutto del caso, ci dobbiamo chiedere chi farebbe una cosa del genere e perchè. Evidentemente l’Iran, che è stato il più colpito, non avrebbe avuto interessi in una tale azione e potrebbe essere il bersaglio dei responsabili. Si tratta del preludio di un attacco o di un test per un attacco futuro? Le comunicazioni sono sempre state un fattore importante dell’azione militare e la rottura dei cavi potrebbe ridurre la capacità di difendersi dell’Iran». (American Chronicle) [In realtà, come spiegato negli articoli e relativi commenti indicati sopra, l'Iran sarebbe stato colpito solo marginalmente dall'interruzione delle comunicazioni N.d.r.]

Malgrado l’assenza di copertura mediatica, nel Golfo le tensioni salgono e le probabilità di un attacco da parte degli Stati Uniti contro l’Iran rimangono molto elevate. Bush è convinto del fatto che se non affronta l’Iran, allora non lo farà nessuno. Crede anche che, se non difenderà militarmente il dollaro, l’unica superpotenza mondiale che sono gli stati Uniti apparterrà presto al passato. Ora, il vero problema è sapere se Bush si renderà conto che gli Stati Uniti sono già irrimediabilmente impantanati in due conflitti «non vincibili» o se ancora una volta «ascolterà i suoi visceri» e ci trascinerà in un nuovo rovinoso conflitto nella regione.
MIKE WHITNEY Global Research

16 febbraio 2008

Una lente per decifrare avvenimenti mediatici


Alcuni eventi politici e mediatici vengono trattati con i guanti bianchi. Certe volte non si intuisce il "backstage". L'autore MP traccia con una bussola il percorso da seguire per interpretare gli avvenimenti significativi accaduti anni fa.

A cavallo tra la Xa legislatura (finita il 22 aprile 1992) e la XIa legislatura (iniziata il 23 aprile 1992) di Giuliano Amato, s’inserisce l’inchiesta del Procuratore di Palmi, Agostino Cordova.
Un’inchiesta delicatissima sui rapporti tra massoneria, ’ndrangheta calabrese e politica, che sviluppò decine e decine di faldoni composti da centinaia di migliaia di pagine!
Cordova svolse approfondite indagini sulle obbedienze italiane, arrivando ad accertare che nessuna di esse risultava svolgere le nobili attività dell’arte muratoria, ma che molte invece erano dedite ad attività affaristiche e in alcuni casi illecite, e all’interno delle logge, importanti politici andavano a braccetto con mafiosi e criminali!
Tutta la colossale inchiesta del Procuratore di Palmi finì a Roma, e come si sa, Roma è la capitale non solo dell’Italia ma anche degli insabbiamenti giudiziari. Quando infatti si vuol archiviare una inchiesta, basta spostarla lì.

Il 25 aprile il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga attraverso un messaggio televisivo si dimette dalla carica, con ben due mesi di anticipo, e sarà sostituito da Oscar Luigi Scalfaro.
Il 23 maggio a Capaci, lungo l’autostrada, 1000 chili di tritolo cancellano in un istante la vita (ma non certo la memoria!) del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.
Giovanni Falcone, stava indagando - tra le altre cose - sui flussi di denaro sporco, e la pista stava portando a pericolosi collegamenti tra mafia e importantissimi circuiti finanziari internazionali.[1] Aveva anche scoperto che alcuni prestigiosi personaggi di Palermo erano affiliati ad alcune logge massoniche di Rito Scozzese Antico e Accettato (R.S.A.A. nonostante il nome ha sede a Washington).

Il 2 giugno al largo di Civitavecchia sul panfilo della Regina Elisabetta II (Sua Maestà ufficialmente è arrivata in Italia per mettere dei fiori sulla tomba di Falcone!) avviene il più grande saccheggio dei patrimoni pubblici d’Italia, per opera dei potentati bancari.
In quell’incontro (vero e proprio complotto) i rappresentanti della finanza internazionale (poteri anglo-olandesi e statunitensi) discussero assieme ad esponenti del mondo bancario e societario italiani le privatizzazioni e le riforme politiche per l’Italia, nel contesto del “progetto euro”. Non a caso il Trattato di Maastricht, che codifica il sistema euro-EMU, fu sottoscritto proprio quell’anno.[2]
Giulio Tremonti, presente sul panfilo - per sua stessa ammissione - come “osservatore”[3] disse al Corsera che la “crociera sul Britannia simbolizzò il prezzo che il paese dovette pagare tanto per ‘modernizzarsi’ quanto per restare nel club”
Tra i partecipanti c'erano i rappresentanti delle banche Barings e S.G. Warburg, Merrill Lynch, Goldman Sachs, Salomon Brothers, Mario Draghi direttore generale del ministero del Tesoro, Beniamino Andreatta dirigente ENI, Riccardo Galli dirigente dell’IRI, ecc.
Importanti aziende (come Buitoni, Locatelli, Neuroni, Ferrarelle, Perugina, Galbani, ecc.) sono state svendute ad imprenditori che agivano in comune accordo con l’élite finanziaria anglo-americana, altre (Telecom, ENI, IRI, ecc.) sono state smembrate e/o privatizzate.

Il 19 luglio il giudice Paolo Borsellino salta in aria in via d’Amelio, assieme alla scorta (Emanuela Loi, Walter Cosina, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli e Claudio Traiana).
In settembre 1992 lo speculatore ungaro-statunitense-israeliano George Soros (presente pure lui nel Britannia) lancia un attacco speculativo alla lira.
Carlo Azeglio Ciampi (che per i suoi preziosi servigi verrà premiato con la Presidenza della Repubblica) all’epoca è governatore di Bankitalia e Lamberto Dini Direttore Generale.
Tale criminoso attacco da parte dell’élite anglo-olandese e statunitense, rappresentata in quella circostanza dall’israelita Soros (agente dei Rothschild), portò ad una svalutazione della lira del 30% e il prosciugamento delle riserve della banca d’Italia che fu costretta (ovviamente era tutto concordato) a bruciare 48 miliardi di dollari nel vano tentativo di arginare la speculazione.
L’enorme crisi portò alla scioglimento del Sistema Monetario Europeo (SME).

Nello stesso periodo s’inserisce pure la grandiosa bufala di Tangentopoli che ha avuto altri obiettivi rispetto a quelli paventati mediaticamente. Manipulite è servito ad attaccare obiettivi politici ben precisi, e dare a noi popolo l’illusione di una pulizia che invece non è mai avvenuta. I poteri forti, quelli veri, hanno continuato a lavorare nell’ombra, assolutamente indisturbati…
La veloce carriera politica del superpoliziotto Antonio di Pietro, oggi Ministro della Repubblica, dovrebbe far riflettere…
Dopo gli assassini dei due grandi magistrati e grazie anche a Manipulite, l’inchiesta Cordova è andata nel dimenticatoio: tutta l’attenzione mediatica è stata dirottata altrove!

Arriviamo ai nostri giorni, perché il 27 marzo del 2007, il procuratore di Catanzaro Luigi De Magistris inizia una inchiesta da nome particolare Why Not (sulla falsariga di quella di Cordova) proprio sui rapporti tra criminalità organizzata (mafia, n’drangheta, camorra, ecc.), politica e finanza.
L’inchiesta parte dalla Calabria ma si estende rapidamente al resto d’Italia e finiscono nel mirino politici (di destra e sinistra), consulenti a livelli altissimi, finanzieri, un generale della Guardia di Finanza, magistrati, affaristi, alcuni spioni dei servizi segreti (il capogruppo del Sismi di Padova e uno del Cesis) e anche dei massoni. Ventisei perquisizioni e venti indagati.

Sono ufficialmente indagati tra gli altri il Presidente del Consiglio Romano Prodi (per abuso d’ufficio), l’ex Ministro della Giustizia Clemente Mastella (per abuso d’ufficio, finanziamento illecito ai partiti, truffa all’Unione europea e allo Stato italiano).[4]
Si tratta di finanziamenti illeciti per milioni di euro alla Compagnia delle Opere che passeranno nelle logge occulte di San Marino, per poi svanire nel nulla, esattamente come l’inchiesta De Magistris! Farà la medesima fine di quella del procuratore Cordova.
In una recente intervista al Corsera, De Magistris sfoga denunciando una “strategia della tensione per opera di una manina particolarmente raffinata: poteri occulti e massoneria, soprattutto”. [5] Continua dicendo che da quando ha iniziato “a indagare sui finanziamenti pubblici europei. Da allora, è scattata la strategia delle manine massoniche”.[6]

I media - tutti controllati - hanno veicolato la notizia falsa dell’iscrizione di Mastella nel registro degli indagati per violazione della Legge Anselmi sulle associazioni segrete. Ma la cosa più interessante è che Mastella stesso, prima che le agenzia di stampa lanciassero la notizia falsa, aveva rilasciato una dichiarazione che con le associazioni massoniche lui non ha nulla a che fare!
E’ stato avvisato in anticipo dall’amico giornalista o è semplicemente cascato nella trappola che gli è stata preparata per far cadere il suo governo? Quale trappola vi chiedereste? Alla fine sarà tutto più chiaro.
De Magistris ha fatto il grave errore di sollevare il velo o grembiulino delle fratellanze occulte e della loro interconnessione con la politica, gli affari istituzionali, il denaro riciclato e la mafia.

I nuovi guru dell'informazione difendono l'operato di De Magistris e della Forleo, ma senza spiegare perché c'è stato questo vergognoso attacco alla Giustizia italiana: li difendono a spada tratta senza dire che le loro indagini stavano scoperchiando il vaso di Pandora...
Il popolo non deve sapere che se l’Italia è unita (o controllata?) lo si deve ai massoni (la storia del Risorgimento è infatti una storia massonica: Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso, Umberto I erano fratelli. Come pure i primi passi del parlamento italiano: erano massoni Francesco Crispi, Agostino Depretis, Giuseppe Zanardelli, Mameli e il suo inno “Fratelli d’Italia…”).
Il popolo non deve sapere tutto questo, e neppure che oggi l’Italia, e tutti i gangli vitali dell’economia della finanza, delle telecomunicazioni, ecc., sono nelle mani di fratelli legati da giuramenti di sangue!

Forse sto esagerando?
Durante l’incontro della Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia (la prima loggia per obbedienza in Italia con 18 mila fratelli) tenutosi a Rimini dal 13 al 15 aprile 2007, dopo l’inno garibaldino “All’armi” e “C’era una volta il West” di Morricone, il Gran Maestro Gustavo Raffi ha letto il saluto di un grande amico della massoneria, il Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga. Successivamente, arriva anche il saluto ufficiale del governo Prodi, letto in sala (davanti a migliaia di massoni con grembiulino, il collo cinto da una fascia di raso terminante con un medaglione), dal sottosegretario delle politiche giovanili Elidio De Paoli.[7]

Avete capito? Il governo dello Stato italiano, per voce di De Paoli, saluta i massoni di Palazzo Giustiniani! Cosa questa non strana, perché Prodi è stato (e forse lo è ancora) legato alla più potente banca ebraica privata del mondo, la Goldman Sachs , ed è membro dell’Aspen Institute for Humanistic Studies, di cui ne è stato anche il direttore, passando per la Fabiana (Fabian Society) London School of Economics, ospite sempre gradito anche dall’Opus Dei, la massoneria del vaticano.
Sempre a Rimini non poteva mancare all’appuntamento lo storico Paolo Prodi, fratello questa volta di sangue del più famoso Romano, che definisce la massoneria del Grande Oriente come una “delle più importanti agenzie produttrici di etica che abbia creato al suo seno la storia dell’Occidente[8]”
Numerosi poi sono stati i prestigiosi relatori delle tre giornate (tra cui il giornalista Oscar Giannino), ma per problemi di spazio non è possibile elencarli tutti.

Per meglio comprendere a che livelli è infiltrata la massoneria, è necessario tornare indietro di qualche anno e precisamente all’11 luglio 2002 quando il Gran Maestro Giuliano Di Bernardo deposita a Roma, presso un notaio, l’atto costitutivo degli Illuminati, la cui sede si trova al numero 31 in piazza di Spagna.[9]
Membri di quest’ordine, che ricorda gli Illuminati di Baviera, sono: Carlo Freccero (già direttore di Rai2 ed ex programmista di Fininvest),[10] Rubens Esposito, (avvocato responsabile degli affari legali per la Rai ), Sergio Bindi (tredici anni consigliere di amministrazione della Rai), il medico Severino Antinori (lo specialista in fecondazione artificiale), il filosofo Vittorio Mathieu (rappresentante dello spiritualismo cristiano), il generale Bartolomeo Lombardo (ex direttore del Sismi) e moltissimi altri.
Quindi troviamo uomini legati ai media, all’esercito, alla finanza, all’economica, ecc.
Vicina agli Illuminati di Di Bernardo sembra anche essere oggi anche una delle realtà ebraiche più importanti a livello internazionale, un vero e proprio simbolo della “Israel Lobby”.
Possiamo ricordare l’Anti-Defamation League, braccio armato del B’nai B’rith (B’B’, la potentissima massoneria ebraica di cui perfino Sigmund Freud ne era membro), l’AIPAC, ecc.
Questi sono solamente alcuni nomi dei numerosissimi fratelli che lavorano nel mondo bancario, nel mondo societario, all’interno delle istituzioni, della politica, ecc.

Tutto questo per concludere, che parlare di massoneria, poteri forti, Stato, mafia, poteri bancari, crimine organizzato è la stessa medesima cosa. Non sto dicendo che tutti i massoni sono disonesti, ma come disse qualcuno: “non ho mai conosciuto un criminale che non fosse un massone”. Verità sacrosanta.
Il collante tra i vari gruppi appena visti è la tessera di appartenenza a qualche loggia occulta, coperta o meno, di stampo massonico o paramassonico. Anzi possiamo affermare senza paura di smentita, che per giungere ad occupare determinate poltrone o carriere, è necessario appartenere a qualche loggia. Il motivo è presto detto: all’interno di una gerarchia verticistica piramidale si è meglio controllati dai vertici!
Ecco perché la caduta del governo Prodi è stata volutamente provocata con lo scopo di distrarre e distogliere l’attenzione pubblica dirottandola su qualcos’altro apparentemente molto più importante.

Il bubbone stava per scoppiare di nuovo, l’ennesima inchiesta della magistratura (questa volta è toccato a De Magistris) stava per concludere che la politica, come la mafia, sono strumenti nelle mani della libera muratoria deviata! E questo non sa da fare e non sa da dire…
Passeranno le settimane, i mesi, e poi tutto tornerà come prima: ci sarà un nuovo governo, magari tecnico con Dini o Draghi, nuove promesse agli elettori, nuove illusioni di democrazia, nuovi scontri televisivi (tutti fasulli) tra politici nei teatrini confezionati ad hoc, come per esempio “Porta a Porta”, “Ballarò”, “Matrix”, ecc., il tutto con i sogni tranquilli dell’élite economico-finanziaria, che riposa sempre all’ombra del compasso e della squadra…

Poi verrà un giorno, che un altro spregiudicato e incosciente magistrato aprirà una inchiesta che porterà alla luce, per l’ennesima volta, la collusione tra massoneria, apparati dello Stato e criminalità organizzata, e naturalmente finirà tutto con un attentato, con un cambio di governo e lo spostamento a Roma dell’indagine. Pochi se ne accorgeranno perché il restante popolo sarà intrattenuto, rimbambito e deviato dalla luciferica televisione…
Questa è l'Italia!
Marcello Pamio