06 maggio 2008

Crisi Alimentare: e, il Dio-Mercato che fa?


In autunno qualcuno aveva iniziato a lanciare l'allarme: le scorte di cerali erano scese ai minimi storici, il prezzo si era impennato. Saranno guai, scrisse ad esempio Lester Brown, puntando il dito contro gli agro-carburanti, accusati di concorrere all'aggrarsi della situazione di crisi alimentare.

cereali5.jpgNel cortile Italia la discussione non c'è (ne parla invece il numero di Carta in edicola dal 2 maggio dedicando al tema la copertina e un ampio servizio), i giornali si limitano a riportare dichiarazioni che non si possono ignorare, come Bob Zoellick, direttore di Banca mondiale, e gli appelli delle agenzie dell'Onu e la gente comune non capisce se si tratta di uno dei tanti allarmi che presto svaniscono con la stessa rapidità con cui sono apprsi o se la situazione alimentare del pianeta stia davvero attraversando un periodo di rapida trasformazione.

La prima grande novità è che i prezzi dei cereali (e non solo loro) sono in rapida ascesa. Sinora il problema era diametralmente opposto, per anni ci siamo lamentati che i prezzi dei prodotti agricoli di base erano cronicamente bassi e volatili, e impedivano ai coltivatori di ottenere un reddito decente.

Non dovrebbe dunque essere un segnale positivo questa crescita del prezzo del mais, del frumento e di tanti prodotti derivati?

Purtoppo no, ma procediamo con ordine.

Nel mondo sta accadendo qualcosa di nuovio rispetto al passato e ciò rende nuova la crisi attuale. Iinnanzitutto c'è una molteplicità di cause dietro gli aumenti dei prezzi.
La popolazione aumenta, ogni anno 70 milioni di abitanti chiedono cibo. La regione asiatica vede il Pil crescere in maniera costante da anni [più 9 per cento annuo dal 2004 al 2006 ad esempio] persino l'Africa nello stesso periodo è cresciuta del 6 per cento. Questo significa che alcune fette di popolazione in questi blocchi hanno aumentato il reddito e hanno aumentato le loro esigenze alimentari, mangiano di più e in maniera diversa, ovvero meno grano e riso, più verdure, frutta, carne, latte e derivati.
L'aumento del prezzo del petrolio influisce in agricoltura in almeno due modi: attraverso il prezzo dei carburanti utilizzati dai mezzi agricoli e nei trasporti dei prodotti e nei fertilizzanti di sintesi utilizzati.
Il boom dei biocarburanti ha creato una situazione di concorrenza fra produzione agricola per alimentazione e produzione per energia, una concorrenza sleale perché i biocarburanti sono prodotti sussidiati con soldi pubblici per ridurre le emissioni di gas serra.
Il clima sta cambiando e negli ultimi anni in alcuni paesi i raccolti sono stati scarsi [ad esempio in Australia e India].
Le scorte sono ai minimi termini e le scorte sono importanti per gestire il sistema della domanda e dell'offerta e far fronte ai periodi di vacche magre, come si diceva un tempo.
Si tratta di cambiamenti che non sono momentanei, anzi, alcuni di questi avranno effetti ancor più visibili solo nei prosismi anni. E lo confermano i disordini scoppiati in molti paesi, rendendo ancora più instabile il pianeta: Tailandia, Pakistan, Egitto, Etiopia, Haiti, Indonesia, Messico, Filippine, Senegal.

Che fare?

Non vi sono risposte rapide. Al di là dell'emergenza occorre però valutare come si è arrivati a questa situazione. Veniamo da trent'anni in cui il mantra, anche in agricoltura è stato quello che i governi statali dovevano smettere di intervenire, perché il solito dio-mercato avrebbe fatto molto meglio.
Era una balla e chi lo diceva lo sapeva perché mentre attraverso i piani di aggiustamento strutturale di Banca mondiale e Fondo monetario venivano chiuse le istituzioni statali che nei «paesi in via di viluppo» gestivano e regolavano [non senza problemi e inefficienze certo] i prezzi di alcuni prodotti agricoli e gestivano la loro commercializzazione, Usa e Ue mettevano in piedi un sistema di sussidi agricoli che ormai tutti conoscono. Liberisti fuori, protezionisti in casa.

Ma non c'è stato nulla da fare, gli accordi internazionali [Icas] in vigore nel dopoguerra sono stati via via smantellati, idem per i national Commodity Boards che decidevano prezzi e facevano da acquirenti unici per i contadini evitando loro di essere ricattati dall'oligarchia dei traders internazionali.

Si parla sempre del diritto di poter scegliere liberamente dove acquistare ma deve valere lo stesso per i contadini che vendono il loro raccolto. Come si fa se [dati del 2002] a controllare il commercio mondiale dei cereali erano due sole società: Cargill e Archer Daniels Midland?

Ma al di là di tutte queste considerazioni è sbagliato il concetto che si debba imporre a un paese il dovere di importare/esportare prodotti agricoli senza prima che questo sia in grado di sfamare i propri abitanti. L'ossessione del commercio deve abbandonare l'agricoltura e la crisi di oggi lo dice chiaramente perchè beffa i paesi poveri che importano prodotti alimentari che si trovano con costi imprevisti a cui non sanno far fronte. Il che significa fame!

E gli Ogm dirà qualcuno? Non possono essere loro la soluzione? Sarebbe lungo parlarne ma tre anni di studio finanziato da sessanta governi e sostenuto persino da multinazionali come Monsanto e Syngenta [che però visti i risultati si sono ritirate] dicono che non solo loro la soluzione, esiste il modo per produrre di più e meglio senza Ogm e senza distruggere il pianeta. Del resto gli Ogm attuali in commercio sono un manciata di prodotti che resistono a qualche antiparassitario, è questa la realtà attuale.
fonte: Greenplanet

05 maggio 2008

Quando la mafia gestisce i videopoker


Il piatto piange, lo stato deve ancora incassare i cento miliardi di euro ma, tutti fanno finta di niente. Continuiamo così, parliamo solo di cronaca vera. Giornalisti, ordinati solo nell'ordine dei morti ammazzati.
link articolo

E’ ormai divenuto un legame strettissimo quello tra la gestione delle slot-machine e la criminalità organizzata.

Decine di indagini in tutta Italia si sono svolte e tutt’ora sono in corso per tentare di fare luce sul racket che controlla il mercato dei giochi elettronici. In Sicilia, Calabria e Basilicata come in Liguria e Piemonte le pesanti porte degli istituti penitenziari si sono aperte per accogliere molti esponenti delle “famiglie” locali con l’accusa di associazione a delinquere legata ai traffici illeciti dei videopoker.

Possono venire imposti ai negozianti, come è successo...
a Bruno Piazzese di Siracusa, che pagava la “protezione” attraverso le “macchinette” o come spiega il collaboratore di Giustizia Filippo Battaglia, che racconta come a Brancaccio oltre al pizzo, Cosa nostra gestiva i videopoker acquistati con i soldi delle estorsioni e ne distribuiva alle famiglie mafiose il ricavato.

Nel rapporto della Confesercenti si parla del “racket dei videopoker come di una modalità indiretta dell’attività estorsiva classica”.
Maurizio De Lucia sostituto procuratore antimafia: "quella delle slot è un’attività che porta nelle famiglie di ciascun quartiere parecchi soldi ogni mese. Oltre tutto è un ottimo sistema per riciclare denaro sporco”.

Tutto ciò è possibile tecnicamente anche grazie alla possibilità di truccare le schede elettroniche delle macchinette e non collegandole come la legge impone telematicamente con la rete dei monopoli di stato.

Insomma mafia e videopoker abbiamo detto.

La mafia, questa organizzazione dai contorni assai vaghi, sfumati, indefiniti, che non sempre si capisce dove finisca per cedere il posto al Diritto, e queste macchinette che diventano sempre più spesso illegali, facendo fruttare con semplici accorgimenti milioni di euro. Non collegandole.

Molti soldi per tutti, per la mafia ma anche per l’alta finanza e la politica.

Nel girone più alto non ci sono forse le richieste estorsive convenzionali ma c’è sicuramente la convenienza per tutti.

Altre inchieste, altri indagati. Nomi illustri dell’Italia che conta. Soldi, molti soldi. Cento miliardi di euro.

Giorgio Tino direttore dei Monopoli di Stato e la moglie Anna Maria Barbarico dirigente Aams competente sulle slot.
Dopo la regolamentazione delle “macchinette mangiasoldi” voluta dal governo Berlusconi, era prevista il collegamento telematico di ogni apparecchio ad una rete per il controllo delle giocate al fine di ottenere sia l’impossibilità da parte della criminalità organizzata di potersi impossessare del giro del gioco d’azzardo, sia la certezza del prelievo fiscale del 13% del volume d’affari. La realizzazione di questa rete viene affidata ad alcune imprese private e alle stesse viene richiesto il controllo sull’effettiva funzionalità della stessa, il tutto entro settembre del 2004.

Insomma chi incassava gli euro dalle slot doveva fare la rete di collegamento per esercitare il controllo sulla regolarità delle schede installate e per stabilire il contributo da pagare. Ma cosa più paradossale doveva pure controllare che questa funzionasse. La rete però non parte. L’imposta non può essere calcolata e quindi non può essere prelevata.

Evasione fiscale.

Le aziende incassano senza pagare il giusto tributo.
In prima fila c’è la Atlantis Word. Con un danno erariale contestato di euro 31.390.000.000 . Ai monopoli sanno cosa accade ma nessuno interviene. Nel 2005 la guardia di finanza si accorge che qualcosa non funziona. Proprio dalle intercettazioni su cui sta indagando la procura di Potenza infatti la GdF si accorge di strani rapporti tra Giorgio Tino e Francesco Proietti braccio destro di Gianfranco Fini.

Da L’espresso autore Marco di Lillo
(…)il pm accusa Proietti di aver effettuato una sorta di baratto con Giorgio Tino, il direttore dell’AAMS, l’agenzia dei Monopoli di Stato che ha l’obbligo di vigilare sui giochi d’azzardo (il quale aveva fatto preparare una lettera di revoca per l’Atlantis dandone prontamente comunicazione riservata all’amministratore di Atlantis. N.d.r.). Per bloccare “l’iniziativa pesantissima” di Tino, Laboccetta (l’uomo che incarna il conflitto di interessi di An nel settore dell’azzardo. Laboccetta è un esponente storico di An a Napoli, amico personale di Gianfranco Fini, che da un paio di anni si è dato agli affari. È il rappresentante in Italia di Atlantis World) si rivolge a Francesco Proietti. Proietti ed i suoi amici di An, secondo la ricostruzione del magistrato, evitano la revoca della concessione per Atlantis World società (Atlantis Word società con base alle Antille che diventa provider dei Monopoli nonostante avesse come maggior socio Francesco Corallo, figlio del pregiudicato Gaetano, condannato per associazione a delinquere. Don Gaetano ha scontato la sua pena ed oggi gira tranquillamente per l’Italia ma negli anni Ottanta fu arrestato proprio per la scalata al casinò di Campion.In quella indagine emersero i rapporti di don Tano con il boss della mafia catanese Nitto Santapaola.e) e in cambio sostengono la conferma di Tino al vertice dei Monopoli. (…)si parla di milioni di euro che i Monopoli (e quindi lo Stato. N.d.r.) dovrebbero incassare e che mancano all’appello. Al confronto le macchinette che sono costate l’arresto a Vittorio Emanuele impallidiscono.
(…)a comprova delle salde e autorevoli entrature di cui può giovarsi presso i Monopoli, Proietti fissa un appuntamento tra il Laboccetta e Gabriella Alemanno, vicedirettore generale dei Monopoli di Stato e sorella dell’allora ministro di An.
(…) l’indagine di Potenza mette in luce che è proprio il braccio destro di Fini a muoversi per aiutare la società quando, nella primavera del 2005, Atlantis finisce sotto tiro per il mancato collegamento in rete delle macchinette e per i suoi presunti inadempimenti.
Il legame si allarga, videopoker, mafia e politica.
Allo stato attuale però nulla è cambiato.
Titoli di coda di una storia italiana:
Giorgio Tino e sua moglie restano ai Monopoli nonostante gli sia stato notificato una richiesta di risarcimento di circa 10 miliardi di euro, perché secondo la Corte dei conti, i funzionari avrebbero “abdicato alle funzioni che la Legge e la convenzione gli attribuivano ai fini della verifica del corretto adempimento degli obblighi di controllo”.
Laboccetta rappresentante della Atlantis Word è stato eletto in Campania alla camera dal PDL.
Le società concessionarie a cui vengono contestate evasioni per 100 miliardi di euro aspettano la soluzione politica del caso, magari da un deputato appena eletto come La boccetta con l’approvazione dei vecchi amici di AN.
La mafia continua a servirsi delle macchinette non collegandole alla rete (tanto non controlla nessuno) continuando ad arricchirsi divenendo sempre più potente.

stostretto

I Sauditi si preparano a un pericolo nucleare




Il mese scorso Cheney è stato in Arabia Saudita per un incontro ad alto livello con il Re saudita e i suoi ministri. Sabato è stato rivelato che, il Concilio saudita della Shura, il gruppo elitario a cui spettano le decisioni del circolo autocratico interno, sta preparando “ i piani nazionali per affrontare un improvviso pericolo nucleare e radioattivo che potrebbe colpire il regno, secondo le segnalazioni degli esperti riguardo a un possibile attacco al reattore nucleare di Bushehr in Iran”. La notizia è riportata da uno dei maggiori quotidiani, “Okaz”, riferita anche dal dpa news service in Germania.
Semplice prudenza...o infausto tempismo? Abbiamo già fatto presente precedentemente che,
un attacco americano in Iran è molto più verosimile e imminente, di quello che la maggior parte della gente sospetta. Abbiamo anche indicato le montagne di prove raccolte dall'esperto William R. Polk, uno dei principali consiglieri di Kennedy durante la crisi missilistica cubana, e per gli indizi di altre guerre imminenti.
La notizia di “Okaz”, che non sarebbe mai apparsa senza l' approvazione dei vertici in una dittatura che controlla tutto, costituisce un ulteriore importante prova nella graduatoria verso un nuovo orrendo conflitto nucleare.
Non sappiamo quello che i Sauditi hanno detto a Cheney privatamente, o meglio quello che >lui<>Finalmente questa “setta” paranoica ha raggiunto i più alti posti di commando del potere americano.
Inoltre hanno trovato un discepolo diligente, nel tronfio e ottuso piccoletto dell' Ufficio Ovale. Sotto la loro sinistra tutela, Bush ha svuotato di contenuti, quarant'anni di trattati sul controllo delle armi; ufficialmente “normalizzando” l'uso di armi nucleari, anche contro Stati non nucleari, premiando proliferatori fuorilegge, come l'India, il Pakistan e Israele, distruggendo ora le ultime e più efficaci remore contro la diffusione delle armi nucleari: il Trattato per la Non Proliferazione Nucleare.
Il Trattato garantisce ai segnatari, come l' Iran, il diritto di sviluppare programmi di energia nucleare in cambio di rigorose ispezioni internazionali di controllo. Ma Bush ha arbitrariamente deciso che l'Iran, il cui programma è stato probabilmente quello più ispezionato della storia, deve terminare le sue attività legittime.
Come mai? Perché il Paese è guidato da pazzi schiavi del male, sordi alla ragione, gente che potrebbe o non potrebbe un giorno minacciare l'America con armi che potrebbe avere o non avere.
Così il TNP è morto. La Convenzione di Ginevra e la Costituzione degli Stati Uniti sono ormai solo riferenti del pensiero di Bush.
La forza delle armi, non le norme della legge, rappresentano il Nuovo Ordine Mondiale.
L'attacco all'Iran è in dirittura d' arrivo. I “settari” del nucleare hanno aspettato decenni questo momento. Una occasione di questo genere potrebbe non verificarsi più. La lasceranno passare, quando con una sola parola e in sole dodici ore, potrebbero vedere il loro dio innalzarsi in una colonna di fumo sopra la Persia?
by Chris Floyd

06 maggio 2008

Crisi Alimentare: e, il Dio-Mercato che fa?


In autunno qualcuno aveva iniziato a lanciare l'allarme: le scorte di cerali erano scese ai minimi storici, il prezzo si era impennato. Saranno guai, scrisse ad esempio Lester Brown, puntando il dito contro gli agro-carburanti, accusati di concorrere all'aggrarsi della situazione di crisi alimentare.

cereali5.jpgNel cortile Italia la discussione non c'è (ne parla invece il numero di Carta in edicola dal 2 maggio dedicando al tema la copertina e un ampio servizio), i giornali si limitano a riportare dichiarazioni che non si possono ignorare, come Bob Zoellick, direttore di Banca mondiale, e gli appelli delle agenzie dell'Onu e la gente comune non capisce se si tratta di uno dei tanti allarmi che presto svaniscono con la stessa rapidità con cui sono apprsi o se la situazione alimentare del pianeta stia davvero attraversando un periodo di rapida trasformazione.

La prima grande novità è che i prezzi dei cereali (e non solo loro) sono in rapida ascesa. Sinora il problema era diametralmente opposto, per anni ci siamo lamentati che i prezzi dei prodotti agricoli di base erano cronicamente bassi e volatili, e impedivano ai coltivatori di ottenere un reddito decente.

Non dovrebbe dunque essere un segnale positivo questa crescita del prezzo del mais, del frumento e di tanti prodotti derivati?

Purtoppo no, ma procediamo con ordine.

Nel mondo sta accadendo qualcosa di nuovio rispetto al passato e ciò rende nuova la crisi attuale. Iinnanzitutto c'è una molteplicità di cause dietro gli aumenti dei prezzi.
La popolazione aumenta, ogni anno 70 milioni di abitanti chiedono cibo. La regione asiatica vede il Pil crescere in maniera costante da anni [più 9 per cento annuo dal 2004 al 2006 ad esempio] persino l'Africa nello stesso periodo è cresciuta del 6 per cento. Questo significa che alcune fette di popolazione in questi blocchi hanno aumentato il reddito e hanno aumentato le loro esigenze alimentari, mangiano di più e in maniera diversa, ovvero meno grano e riso, più verdure, frutta, carne, latte e derivati.
L'aumento del prezzo del petrolio influisce in agricoltura in almeno due modi: attraverso il prezzo dei carburanti utilizzati dai mezzi agricoli e nei trasporti dei prodotti e nei fertilizzanti di sintesi utilizzati.
Il boom dei biocarburanti ha creato una situazione di concorrenza fra produzione agricola per alimentazione e produzione per energia, una concorrenza sleale perché i biocarburanti sono prodotti sussidiati con soldi pubblici per ridurre le emissioni di gas serra.
Il clima sta cambiando e negli ultimi anni in alcuni paesi i raccolti sono stati scarsi [ad esempio in Australia e India].
Le scorte sono ai minimi termini e le scorte sono importanti per gestire il sistema della domanda e dell'offerta e far fronte ai periodi di vacche magre, come si diceva un tempo.
Si tratta di cambiamenti che non sono momentanei, anzi, alcuni di questi avranno effetti ancor più visibili solo nei prosismi anni. E lo confermano i disordini scoppiati in molti paesi, rendendo ancora più instabile il pianeta: Tailandia, Pakistan, Egitto, Etiopia, Haiti, Indonesia, Messico, Filippine, Senegal.

Che fare?

Non vi sono risposte rapide. Al di là dell'emergenza occorre però valutare come si è arrivati a questa situazione. Veniamo da trent'anni in cui il mantra, anche in agricoltura è stato quello che i governi statali dovevano smettere di intervenire, perché il solito dio-mercato avrebbe fatto molto meglio.
Era una balla e chi lo diceva lo sapeva perché mentre attraverso i piani di aggiustamento strutturale di Banca mondiale e Fondo monetario venivano chiuse le istituzioni statali che nei «paesi in via di viluppo» gestivano e regolavano [non senza problemi e inefficienze certo] i prezzi di alcuni prodotti agricoli e gestivano la loro commercializzazione, Usa e Ue mettevano in piedi un sistema di sussidi agricoli che ormai tutti conoscono. Liberisti fuori, protezionisti in casa.

Ma non c'è stato nulla da fare, gli accordi internazionali [Icas] in vigore nel dopoguerra sono stati via via smantellati, idem per i national Commodity Boards che decidevano prezzi e facevano da acquirenti unici per i contadini evitando loro di essere ricattati dall'oligarchia dei traders internazionali.

Si parla sempre del diritto di poter scegliere liberamente dove acquistare ma deve valere lo stesso per i contadini che vendono il loro raccolto. Come si fa se [dati del 2002] a controllare il commercio mondiale dei cereali erano due sole società: Cargill e Archer Daniels Midland?

Ma al di là di tutte queste considerazioni è sbagliato il concetto che si debba imporre a un paese il dovere di importare/esportare prodotti agricoli senza prima che questo sia in grado di sfamare i propri abitanti. L'ossessione del commercio deve abbandonare l'agricoltura e la crisi di oggi lo dice chiaramente perchè beffa i paesi poveri che importano prodotti alimentari che si trovano con costi imprevisti a cui non sanno far fronte. Il che significa fame!

E gli Ogm dirà qualcuno? Non possono essere loro la soluzione? Sarebbe lungo parlarne ma tre anni di studio finanziato da sessanta governi e sostenuto persino da multinazionali come Monsanto e Syngenta [che però visti i risultati si sono ritirate] dicono che non solo loro la soluzione, esiste il modo per produrre di più e meglio senza Ogm e senza distruggere il pianeta. Del resto gli Ogm attuali in commercio sono un manciata di prodotti che resistono a qualche antiparassitario, è questa la realtà attuale.
fonte: Greenplanet

05 maggio 2008

Quando la mafia gestisce i videopoker


Il piatto piange, lo stato deve ancora incassare i cento miliardi di euro ma, tutti fanno finta di niente. Continuiamo così, parliamo solo di cronaca vera. Giornalisti, ordinati solo nell'ordine dei morti ammazzati.
link articolo

E’ ormai divenuto un legame strettissimo quello tra la gestione delle slot-machine e la criminalità organizzata.

Decine di indagini in tutta Italia si sono svolte e tutt’ora sono in corso per tentare di fare luce sul racket che controlla il mercato dei giochi elettronici. In Sicilia, Calabria e Basilicata come in Liguria e Piemonte le pesanti porte degli istituti penitenziari si sono aperte per accogliere molti esponenti delle “famiglie” locali con l’accusa di associazione a delinquere legata ai traffici illeciti dei videopoker.

Possono venire imposti ai negozianti, come è successo...
a Bruno Piazzese di Siracusa, che pagava la “protezione” attraverso le “macchinette” o come spiega il collaboratore di Giustizia Filippo Battaglia, che racconta come a Brancaccio oltre al pizzo, Cosa nostra gestiva i videopoker acquistati con i soldi delle estorsioni e ne distribuiva alle famiglie mafiose il ricavato.

Nel rapporto della Confesercenti si parla del “racket dei videopoker come di una modalità indiretta dell’attività estorsiva classica”.
Maurizio De Lucia sostituto procuratore antimafia: "quella delle slot è un’attività che porta nelle famiglie di ciascun quartiere parecchi soldi ogni mese. Oltre tutto è un ottimo sistema per riciclare denaro sporco”.

Tutto ciò è possibile tecnicamente anche grazie alla possibilità di truccare le schede elettroniche delle macchinette e non collegandole come la legge impone telematicamente con la rete dei monopoli di stato.

Insomma mafia e videopoker abbiamo detto.

La mafia, questa organizzazione dai contorni assai vaghi, sfumati, indefiniti, che non sempre si capisce dove finisca per cedere il posto al Diritto, e queste macchinette che diventano sempre più spesso illegali, facendo fruttare con semplici accorgimenti milioni di euro. Non collegandole.

Molti soldi per tutti, per la mafia ma anche per l’alta finanza e la politica.

Nel girone più alto non ci sono forse le richieste estorsive convenzionali ma c’è sicuramente la convenienza per tutti.

Altre inchieste, altri indagati. Nomi illustri dell’Italia che conta. Soldi, molti soldi. Cento miliardi di euro.

Giorgio Tino direttore dei Monopoli di Stato e la moglie Anna Maria Barbarico dirigente Aams competente sulle slot.
Dopo la regolamentazione delle “macchinette mangiasoldi” voluta dal governo Berlusconi, era prevista il collegamento telematico di ogni apparecchio ad una rete per il controllo delle giocate al fine di ottenere sia l’impossibilità da parte della criminalità organizzata di potersi impossessare del giro del gioco d’azzardo, sia la certezza del prelievo fiscale del 13% del volume d’affari. La realizzazione di questa rete viene affidata ad alcune imprese private e alle stesse viene richiesto il controllo sull’effettiva funzionalità della stessa, il tutto entro settembre del 2004.

Insomma chi incassava gli euro dalle slot doveva fare la rete di collegamento per esercitare il controllo sulla regolarità delle schede installate e per stabilire il contributo da pagare. Ma cosa più paradossale doveva pure controllare che questa funzionasse. La rete però non parte. L’imposta non può essere calcolata e quindi non può essere prelevata.

Evasione fiscale.

Le aziende incassano senza pagare il giusto tributo.
In prima fila c’è la Atlantis Word. Con un danno erariale contestato di euro 31.390.000.000 . Ai monopoli sanno cosa accade ma nessuno interviene. Nel 2005 la guardia di finanza si accorge che qualcosa non funziona. Proprio dalle intercettazioni su cui sta indagando la procura di Potenza infatti la GdF si accorge di strani rapporti tra Giorgio Tino e Francesco Proietti braccio destro di Gianfranco Fini.

Da L’espresso autore Marco di Lillo
(…)il pm accusa Proietti di aver effettuato una sorta di baratto con Giorgio Tino, il direttore dell’AAMS, l’agenzia dei Monopoli di Stato che ha l’obbligo di vigilare sui giochi d’azzardo (il quale aveva fatto preparare una lettera di revoca per l’Atlantis dandone prontamente comunicazione riservata all’amministratore di Atlantis. N.d.r.). Per bloccare “l’iniziativa pesantissima” di Tino, Laboccetta (l’uomo che incarna il conflitto di interessi di An nel settore dell’azzardo. Laboccetta è un esponente storico di An a Napoli, amico personale di Gianfranco Fini, che da un paio di anni si è dato agli affari. È il rappresentante in Italia di Atlantis World) si rivolge a Francesco Proietti. Proietti ed i suoi amici di An, secondo la ricostruzione del magistrato, evitano la revoca della concessione per Atlantis World società (Atlantis Word società con base alle Antille che diventa provider dei Monopoli nonostante avesse come maggior socio Francesco Corallo, figlio del pregiudicato Gaetano, condannato per associazione a delinquere. Don Gaetano ha scontato la sua pena ed oggi gira tranquillamente per l’Italia ma negli anni Ottanta fu arrestato proprio per la scalata al casinò di Campion.In quella indagine emersero i rapporti di don Tano con il boss della mafia catanese Nitto Santapaola.e) e in cambio sostengono la conferma di Tino al vertice dei Monopoli. (…)si parla di milioni di euro che i Monopoli (e quindi lo Stato. N.d.r.) dovrebbero incassare e che mancano all’appello. Al confronto le macchinette che sono costate l’arresto a Vittorio Emanuele impallidiscono.
(…)a comprova delle salde e autorevoli entrature di cui può giovarsi presso i Monopoli, Proietti fissa un appuntamento tra il Laboccetta e Gabriella Alemanno, vicedirettore generale dei Monopoli di Stato e sorella dell’allora ministro di An.
(…) l’indagine di Potenza mette in luce che è proprio il braccio destro di Fini a muoversi per aiutare la società quando, nella primavera del 2005, Atlantis finisce sotto tiro per il mancato collegamento in rete delle macchinette e per i suoi presunti inadempimenti.
Il legame si allarga, videopoker, mafia e politica.
Allo stato attuale però nulla è cambiato.
Titoli di coda di una storia italiana:
Giorgio Tino e sua moglie restano ai Monopoli nonostante gli sia stato notificato una richiesta di risarcimento di circa 10 miliardi di euro, perché secondo la Corte dei conti, i funzionari avrebbero “abdicato alle funzioni che la Legge e la convenzione gli attribuivano ai fini della verifica del corretto adempimento degli obblighi di controllo”.
Laboccetta rappresentante della Atlantis Word è stato eletto in Campania alla camera dal PDL.
Le società concessionarie a cui vengono contestate evasioni per 100 miliardi di euro aspettano la soluzione politica del caso, magari da un deputato appena eletto come La boccetta con l’approvazione dei vecchi amici di AN.
La mafia continua a servirsi delle macchinette non collegandole alla rete (tanto non controlla nessuno) continuando ad arricchirsi divenendo sempre più potente.

stostretto

I Sauditi si preparano a un pericolo nucleare




Il mese scorso Cheney è stato in Arabia Saudita per un incontro ad alto livello con il Re saudita e i suoi ministri. Sabato è stato rivelato che, il Concilio saudita della Shura, il gruppo elitario a cui spettano le decisioni del circolo autocratico interno, sta preparando “ i piani nazionali per affrontare un improvviso pericolo nucleare e radioattivo che potrebbe colpire il regno, secondo le segnalazioni degli esperti riguardo a un possibile attacco al reattore nucleare di Bushehr in Iran”. La notizia è riportata da uno dei maggiori quotidiani, “Okaz”, riferita anche dal dpa news service in Germania.
Semplice prudenza...o infausto tempismo? Abbiamo già fatto presente precedentemente che,
un attacco americano in Iran è molto più verosimile e imminente, di quello che la maggior parte della gente sospetta. Abbiamo anche indicato le montagne di prove raccolte dall'esperto William R. Polk, uno dei principali consiglieri di Kennedy durante la crisi missilistica cubana, e per gli indizi di altre guerre imminenti.
La notizia di “Okaz”, che non sarebbe mai apparsa senza l' approvazione dei vertici in una dittatura che controlla tutto, costituisce un ulteriore importante prova nella graduatoria verso un nuovo orrendo conflitto nucleare.
Non sappiamo quello che i Sauditi hanno detto a Cheney privatamente, o meglio quello che >lui<>Finalmente questa “setta” paranoica ha raggiunto i più alti posti di commando del potere americano.
Inoltre hanno trovato un discepolo diligente, nel tronfio e ottuso piccoletto dell' Ufficio Ovale. Sotto la loro sinistra tutela, Bush ha svuotato di contenuti, quarant'anni di trattati sul controllo delle armi; ufficialmente “normalizzando” l'uso di armi nucleari, anche contro Stati non nucleari, premiando proliferatori fuorilegge, come l'India, il Pakistan e Israele, distruggendo ora le ultime e più efficaci remore contro la diffusione delle armi nucleari: il Trattato per la Non Proliferazione Nucleare.
Il Trattato garantisce ai segnatari, come l' Iran, il diritto di sviluppare programmi di energia nucleare in cambio di rigorose ispezioni internazionali di controllo. Ma Bush ha arbitrariamente deciso che l'Iran, il cui programma è stato probabilmente quello più ispezionato della storia, deve terminare le sue attività legittime.
Come mai? Perché il Paese è guidato da pazzi schiavi del male, sordi alla ragione, gente che potrebbe o non potrebbe un giorno minacciare l'America con armi che potrebbe avere o non avere.
Così il TNP è morto. La Convenzione di Ginevra e la Costituzione degli Stati Uniti sono ormai solo riferenti del pensiero di Bush.
La forza delle armi, non le norme della legge, rappresentano il Nuovo Ordine Mondiale.
L'attacco all'Iran è in dirittura d' arrivo. I “settari” del nucleare hanno aspettato decenni questo momento. Una occasione di questo genere potrebbe non verificarsi più. La lasceranno passare, quando con una sola parola e in sole dodici ore, potrebbero vedere il loro dio innalzarsi in una colonna di fumo sopra la Persia?
by Chris Floyd