29 luglio 2008

L’invenzione britannica dei paradisi fiscali off-shore


Ieri mattina, parlando davanti alla Commissione Finanze del Senato americano, Jack Blum, un avvocato di lunga esperienza nelle indagini sul riciclaggio del denaro, sull’evasione fiscale e su crimini simili, ha fornito alcune delucidazioni importanti a proposito dei paradisi fiscali, come quelli diffusi per tutto il Commonwealth britannico. Essi hanno origine nella cosiddetta “regola fiscale”, una regola della common law che prevede che nessun governo possa coadiuvare nell’esecuzione delle leggi fiscali di altri governi. Blum ha detto che questa “regola fiscale” trae le sue origini nella legge inglese di epoca napoleonica, allorché le corti inglesi sostennero i contratti tra privati che mirassero ad evadere i dazi doganali francesi. Da quando la “regola fiscale”, assunta maggior importanza, diventò un principio basilare del diritto anglosassone, un risultato è stato che il fisco americano (IRS) non può agire contro individui o società, se il denaro in questione è depositato in una banca off-shore.

La regola ha così generato, principalmente nei centri finanziari off-shore del Commonwealth britannico, un’intera “industria” dedicata ad aiutare la gente ad evadere le tasse nei propri Paesi. Questi centri sono le Isole Caimano, le Isole Vergini Britanniche, ecc. Le banche ivi locate, vendono i propri servizi negli Stati Uniti e in altri Paesi. Questo meccanismo non è molto differente dall’approccio che la Gran Bretagna mantiene nei confronti del terrorismo: i terroristi residenti a Londra sono protetti finché si limitano ad attaccare le altre nazioni.

Blum ha proposto alcune misure per trattare adeguatamente il problema, in primo luogo per arrivare a costringere i contribuenti a provare che le loro società off-shore siano reali, piuttosto che involucri che normalmente sono impiegati per nascondere capitali. Blum s’è detto d’accordo col sen. John Kerry, che ha indicato la necessità di raggiungere degli accordi con le altre nazioni per combattere appieno il problema: “non sarebbe che stare alle regole del gioco”. Blum ha replicato che “la ‘regola fiscale’, come principio internazionale, deve essere affossata”.

(MoviSol)

Le somiglianze tra il 1929 e il 2008



Vedere Wall Street e il mercato immobiliare americano crollare negli scorsi 10 mesi non ha ispirato molta fiducia nella nostra meravigliosa economia del libero mercato o nei pirati che la gestiscono. Avendo da poco lottato con cause e conseguenze della Grande Depressione ho trovato l'attuale naufragio ecomomico non semlicemente sinistro, ma realmente terrificante.

Il lavoro di storico è qualcosa di scoraggiante. Nessuno sembra imparare alcunchè dalla storia - questo è abbastanza palese - ma noi continuiamo a sperare. Essendo uno storico dell'america occidentale del 1900 ebbi un lavoro su misura per me quando un'amica mi chiese di scrivere una biografia di suo padre -- il giudice Wilson McCarthy.

Herbert Hoover nominò McCarthy a rappresentare i democratici occidentali nel consiglio di amministrazione della Reconstruction Finance Corporation [Azienda per la Ricostruzione Finanziaria n.d.t.], la sola risposta di Hoover al peggior disastro economico della storia americana. La RFC tentò di riportare liquidità nell'economia ricavando contante dai materassi che vi erano sotto e rimettendolo in circolazione.

L'anno scorso dovetti cercare il termine "liquidità" nel vocabolario per ricordarmene il significato. Oggi ho potuto scegliere tra 23.2 milioni di segnalazioni di Google per saperne di più. Mark Twain disse che "La storia non si ripete, ma rima con se stessa", le somiglianze tra le condizioni economiche del 1929 e quelle del 2008 fanno rima come 'hickory -- dickory -- dock'. Già nel 1935 l'"organizzatore di cervelli" Rexford Tugwell identificò la causa alla radice della Grande Depressione nell'incapacità di "passare una porzione onesta della spettacolare produttività degli anni '20" tanto ai lavoratori quanto ai consumatori.

Una duratura depressione agricola, la distribuzione della ricchezza fortemente iniqua, un massiccio debito del consumatore, tagli alle tasse per i ricchi e quella che lo storico Robert S. McElvaine chiamò "la selvaggia speculazione dell'orgia di avidità del decennio", tutte resero le cose peggiori. Questa bancarotta dalle diverse sfaccettature portò alla Grande Depressione, ma una massiccia corruzione nelle aziende e l'incompetenza della classe di governo sono dei fattori sottostimati, ma familiari, nella creazione della catastrofe.

I sostenitori del libero mercato lottano per spiegare in altro modo il crollo dell'economia virtualmente priva di regole dei Ruggenti Anni 20. Nel 1963 l'economista Milton Friedman spiegò il fallimento del laissez faire come "la tragica testimonianza dell'importanza delle forze monetarie." I discepoli di Adam Smith diedero la colpa agli organismi regolatori, in particolare al tentativo da parte del Board della Federal Reserve di regnare nella speculazione di Wall Street.

Ai festeggiamenti per i 90 anni di Milton Friedman nel 2002 l'allora membro del board della Fed Ben Bernanke disse: "Avevi ragione, siamo stati noi. Ci dispiace davvero". Mi chiedo di cosa si dispiaccia ora il Presidente della Fed Bernanke.

Herbert Hoover disse a un giornalista che l'unico problema del capitalismo sono i capitalisti: "Sono troppo dannatamente avidi". La Depressione mostrò che aveva ragione. "Dobbiamo tutti fare la nostra parte" disse J. P. Morgan, ma il grande finanziere non pagò un solo nickel di tasse federali sul reddito nel 1930, e né lui né i suoi partner pagarono alcunché nel 1931 e nel 1932.

[Herbert Hoover (sinistra) e J.P. Morgan (destra)]

Il Segretario al Tesoro Ogden Mills assegnò alle proprietà di suo padre 6 milioni di dollari di esenzioni con quella che è ora chiamata "tassa della morte" [death tax]. Il Chicago Tribune chiese ai cittadini di pagare tutte le loro tasse, mentre il suo editore, il tycoon Robert R. McCormick, pagò solo 1515 dollari. Il banchiere investitore S.J.T. Strauss pagò la cifra strabiliante di 18 dollari di tasse. Nello stesso momento, durante i primi mesi del 1932, i ricchi americani mandavano 100 milioni di dollari in oro verso l'Europa ogni settimana.

Da sopravvissuto di quello che chiamò "the Great Slump," [Il Grande Crollo n.d.t.] il grande storico europeo Eric Hobsbawm trovò quasi impossibile comprendere come l'ortodossia del libero mercato, così ovviamente screditata nel 1933, "sia tornata ancora una volta a presiedere il periodo di depressione globale dei tardi anni '80 e degli anni '90".

Hobsbawm credeva che questo strano fenomeno evocasse "l'incredibile brevità di memoria tanto dei teorici quanto dei praticanti dell'economia." Mostrava anche perchè la società avesse bisogno degli storici che agissero come "promemoria professionisti di ciò che i loro concittadini desiderano dimenticare".

Ci sono dfferenze tra oggi e il 1929; per esempio il dollaro era in ottima forma e il deficit era praticamente inesistente. Dunque perché preoccuparsi? Gran parte degli storici ritengono che la storia non si ripete. Sembra solo così.

WILL BAGLEY è un autore, editore e storico. La Utah State University Press ha pubblicato il suo "Always a Cowboy: Judge Wilson McCarthy and the Rescue of the Denver & Rio Grande Western Railroad" [Sempre un cowboy: il giudice Wilson McCarthy e il salvataggio della Denver & Rio Grande Western Railroad].


26 luglio 2008

Imminente la morte di Internet libero e gratuito?



Il Canada farà da cavia

Negli ultimi 15 anni o giù di lì, grazie ad Internet, la nostra società ha avuto accesso a più informazione che in tutto il resto della precedente storia moderna. C'è approssimativamente un miliardo di utilizzatori di Internet in tutto il mondo, ed ognuno di essi può teoricamente comunicare in tempo reale con chiunque altro sul pianeta. Internet è stato, fino ad oggi, la più grande conquista tecnologica del XX° Secolo, e come tale è riconosciuto dalla comunità globale.

Il libero trasferimento di illimitate informazioni non censurate e non manipolate, tuttora sembra essere un sogno, se ci pensate bene. Di qualunque cosa si parli, istruzione, commercio, governo, notizie, svago, politica, ed un'infinità di altre aree, tutto è stato radicalmente influenzato dall'introduzione di Internet. E, per la maggior parte, si tratta di un'ottima notizia, salvo quando si danno giudizi scadenti e si prende in giro la gente; in tal caso è bene verificare e controllare, specialmente se ci sono coinvolti bambini.

Purtroppo però, quando ci sono possibilità di profitto aperte alle grandi imprese, le esigenze della società non contano. Prendete il recente caso in Canada dei colossi Telus e Rogers che, senza alcun preavviso al pubblico, hanno applicato un costo ad ogni spedizione di messaggi di testo. E' stata una mossa arrogante e rischiosa per questi giganti delle telecomunicazioni, perché gli è esplosa in faccia. La gente, in effetti, ha utilizzato la tecnologia di Internet per trasmettere un messaggio forte e chiaro a queste aziende, cioè di buttare nella spazzatura quell'extra costo; la gente ha utilizzato la potenza di Internet contro i ragazzi grandi, e così i piccoli hanno vinto.

Comunque, il caso dei messaggi di testo è soltanto un piccolo segnale sugli schermi radar di Telus e di un'altra compagnia, la Bell Canada, i due maggiori Internet Service Providers (ISP's) di tutto il Canada. Il nostro paese viene usato come cavia per cambiare, radicalmente e per sempre, la fornitura dell'accesso a Internet; e il cambiamento sarà così radicale da avere il potenziale per rimandarci indietro ai tempi del cavallo e della condivisione dell'accesso all'informazione (circa 35 anni fa, prima dei mini-elaboratori e delle reti di computers, n.d.t.).

Nelle settimane a venire tenete d'occhio un articolo di Time Magazine che tenterà di smussare gli angoli molto vivi di un diabolico complotto, portato avanti dalla Bell Canada e dalla Telus, volto a cominciare ad applicare canoni d'accesso alla maggior parte dei siti Internet. Il piano è quello di trasformare Internet in un sistema tipo TV via cavo, dove i clienti si iscrivono a determinati siti Web e devono poi pagare per visitare siti ulteriori.

Grazie al mio attuale navigare (su questo Internet ancora gratuito) ho scoperto che la "dismissione" dell'accesso gratuito ad Internet è prevista, in Canada, per il 2010, e due anni più tardi nel resto del mondo. Il Canada è considerato una buona scelta per rendere effettivo un cambiamento così vergognoso e sinistro, perché i Canadesi vengono visti come accomodanti, politicamente disinformati e perciò facili bersagli. Gli sciacalli aziendali faranno prima in modo di lisciare l'eventuale pelo arruffato dei canadesi, e poi diffonderanno la nuova versione castrata di Internet nel resto del mondo, probabilmente senza molta fanfara, se si eccettuano alcuni foschi avvertimenti circa i pericoli di Internet (gratuito) e lo sproloquiare degli amministratori delegati a proposito della "sicurezza". Normalmente queste fumosità funzionano bene.

A cosa somiglierà Internet in Canada nel 2010? Sospetto che gli ISP forniranno un programma "pacchetto", come fa attualmente la Cogeco (società televisiva via cavo, n.d.t.); i clienti dovranno pagare per una serie di siti Web, esattamente come fanno adesso per i canali televisivi. Le stazioni televisive saranno disponibili on-line come parte di questi "pacchetti", cosa che renderà felici i networks televisivi, dato che hanno perso gran parte del mercato dei giovani che invece, di sera, naviga e chiacchiera sul proprio computer. In questo modo comunque, come nel caso della televisione via cavo, se scegliete qualcosa che non fa parte del pacchetto, sapete quello che accade: pagate un extra.

Ed è qui che l'Internet (gratuito) che conosciamo sarà quasi immediatamente strangolato economicamente; migliaia e migliaia di siti Internet non faranno parte dei pacchetti, e così quindi gli utenti dovranno pagare costi addizionali per visitare quei siti. In appena un'ora o due è possibile visitare 20, 30 o più siti, cercando informazioni. Immaginate quanto alti saranno i costi

Attualmente il mondo condanna la Cina perché impedisce l'accesso a certi siti Web: "Sono anti-democratici, tolgono la libertà al popolo, non rispettano i diritti dell'individuo, censurano l'informazione." Questi sono alcuni dei commenti che sentiamo. Ma quello che la Bell Canada e la Telus hanno programmato per noi Canadesi è di gran lunga peggio di questo: stanno pianificando la morte dell'Internet (gratuito/libero) così come noi lo conosciamo, ed io temo che difficilmente i Canadesi si lamenteranno. Fa tutto parte del piano aziendale per il Nuovo Ordine Mondiale e, virtualmente, è un colpo da maestro che porterà alla creazione di miliardi e miliardi di dollari di profitti aziendali a spese delle classi medie e lavoratrici.

Ci sono così tante altre implicazioni come risultato di questi cambiamenti, fin troppi per poterne discutere qui. Siate coscienti del fatto che perderemo tutta la nostra privacy perché di tutti i siti web ci sarà traccia nel processo di fatturazione, e saremo letteralmente tagliati fuori dal 90% delle informazioni a cui abbiamo accesso oggi. I piccoli della Rete cadranno come mosche; i bloggers e gli operatori dei piccoli siti faranno una rapida morte perché la gente non pagherà per visitare i loro siti e leggere le loro pagine.

Per ironia della sorte l'unico mezzo che può salvarci è proprio quelle che stiamo cercando di salvare: Internet libero/gratuito. Questo articolo verrà postato sul mio blog www.realitycheck.typepad.com e vorrei incoraggiare singoli e gruppi a documentarsi maggiormente su questo argomento. I Canadesi possono mantenere libero e gratuito Internet proprio come hanno mantenuto gratuiti i messaggi di testo. Non state ad aspettare i politici federali: non faranno niente per aiutarci.

Vedrei con piacere una lettera di un portavoce ufficiale della Bell Canada o della Telus all'editore dello Standard Freeholder in cui si affermasse che tutto quello che ho scritto è completamente erroeno, che non è previsto alcun cambiamento di tal genere nell'accesso ad Internet e che l'accesso a tutti i siti rimarrà LIBERO E GRATUITO negli anni a venire. Contemporaneamente vorrei invitare tutti voi a scrivere ai media, a fare domande, a telefonare alle stazioni radio, agli amici, o a pensare qualunque altra cosa che possa contribuire ad evitare ciò che a me sembra inevitabile.

Mantenere libero e gratuito l'accesso a Internet è l'unica occasione che abbiamo di contrastare la scalata globale, l'Unione Nord-Americana ed una lunga lista di altre fatali appropriazioni che le elites della società hanno programmato a nostro danno. Ieri era già troppo tardi per tentare di proteggere i nostri diritti e le nostre libertà; dobbiamo raddoppiare gli sforzi per far sì che i nostri figli ed i nostri nipoti abbiano un'occasione di combattere per il proprio futuro.

(N.d.t.: l'aggettivo inglese "free" indica sia libero che gratuito; in questo caso il gioco di parole è traducibile solo nel contesto della frase ed a questo è dovuto il doppio aggettivo in italiano.)

Kevin Parkinson per Global Research

29 luglio 2008

L’invenzione britannica dei paradisi fiscali off-shore


Ieri mattina, parlando davanti alla Commissione Finanze del Senato americano, Jack Blum, un avvocato di lunga esperienza nelle indagini sul riciclaggio del denaro, sull’evasione fiscale e su crimini simili, ha fornito alcune delucidazioni importanti a proposito dei paradisi fiscali, come quelli diffusi per tutto il Commonwealth britannico. Essi hanno origine nella cosiddetta “regola fiscale”, una regola della common law che prevede che nessun governo possa coadiuvare nell’esecuzione delle leggi fiscali di altri governi. Blum ha detto che questa “regola fiscale” trae le sue origini nella legge inglese di epoca napoleonica, allorché le corti inglesi sostennero i contratti tra privati che mirassero ad evadere i dazi doganali francesi. Da quando la “regola fiscale”, assunta maggior importanza, diventò un principio basilare del diritto anglosassone, un risultato è stato che il fisco americano (IRS) non può agire contro individui o società, se il denaro in questione è depositato in una banca off-shore.

La regola ha così generato, principalmente nei centri finanziari off-shore del Commonwealth britannico, un’intera “industria” dedicata ad aiutare la gente ad evadere le tasse nei propri Paesi. Questi centri sono le Isole Caimano, le Isole Vergini Britanniche, ecc. Le banche ivi locate, vendono i propri servizi negli Stati Uniti e in altri Paesi. Questo meccanismo non è molto differente dall’approccio che la Gran Bretagna mantiene nei confronti del terrorismo: i terroristi residenti a Londra sono protetti finché si limitano ad attaccare le altre nazioni.

Blum ha proposto alcune misure per trattare adeguatamente il problema, in primo luogo per arrivare a costringere i contribuenti a provare che le loro società off-shore siano reali, piuttosto che involucri che normalmente sono impiegati per nascondere capitali. Blum s’è detto d’accordo col sen. John Kerry, che ha indicato la necessità di raggiungere degli accordi con le altre nazioni per combattere appieno il problema: “non sarebbe che stare alle regole del gioco”. Blum ha replicato che “la ‘regola fiscale’, come principio internazionale, deve essere affossata”.

(MoviSol)

Le somiglianze tra il 1929 e il 2008



Vedere Wall Street e il mercato immobiliare americano crollare negli scorsi 10 mesi non ha ispirato molta fiducia nella nostra meravigliosa economia del libero mercato o nei pirati che la gestiscono. Avendo da poco lottato con cause e conseguenze della Grande Depressione ho trovato l'attuale naufragio ecomomico non semlicemente sinistro, ma realmente terrificante.

Il lavoro di storico è qualcosa di scoraggiante. Nessuno sembra imparare alcunchè dalla storia - questo è abbastanza palese - ma noi continuiamo a sperare. Essendo uno storico dell'america occidentale del 1900 ebbi un lavoro su misura per me quando un'amica mi chiese di scrivere una biografia di suo padre -- il giudice Wilson McCarthy.

Herbert Hoover nominò McCarthy a rappresentare i democratici occidentali nel consiglio di amministrazione della Reconstruction Finance Corporation [Azienda per la Ricostruzione Finanziaria n.d.t.], la sola risposta di Hoover al peggior disastro economico della storia americana. La RFC tentò di riportare liquidità nell'economia ricavando contante dai materassi che vi erano sotto e rimettendolo in circolazione.

L'anno scorso dovetti cercare il termine "liquidità" nel vocabolario per ricordarmene il significato. Oggi ho potuto scegliere tra 23.2 milioni di segnalazioni di Google per saperne di più. Mark Twain disse che "La storia non si ripete, ma rima con se stessa", le somiglianze tra le condizioni economiche del 1929 e quelle del 2008 fanno rima come 'hickory -- dickory -- dock'. Già nel 1935 l'"organizzatore di cervelli" Rexford Tugwell identificò la causa alla radice della Grande Depressione nell'incapacità di "passare una porzione onesta della spettacolare produttività degli anni '20" tanto ai lavoratori quanto ai consumatori.

Una duratura depressione agricola, la distribuzione della ricchezza fortemente iniqua, un massiccio debito del consumatore, tagli alle tasse per i ricchi e quella che lo storico Robert S. McElvaine chiamò "la selvaggia speculazione dell'orgia di avidità del decennio", tutte resero le cose peggiori. Questa bancarotta dalle diverse sfaccettature portò alla Grande Depressione, ma una massiccia corruzione nelle aziende e l'incompetenza della classe di governo sono dei fattori sottostimati, ma familiari, nella creazione della catastrofe.

I sostenitori del libero mercato lottano per spiegare in altro modo il crollo dell'economia virtualmente priva di regole dei Ruggenti Anni 20. Nel 1963 l'economista Milton Friedman spiegò il fallimento del laissez faire come "la tragica testimonianza dell'importanza delle forze monetarie." I discepoli di Adam Smith diedero la colpa agli organismi regolatori, in particolare al tentativo da parte del Board della Federal Reserve di regnare nella speculazione di Wall Street.

Ai festeggiamenti per i 90 anni di Milton Friedman nel 2002 l'allora membro del board della Fed Ben Bernanke disse: "Avevi ragione, siamo stati noi. Ci dispiace davvero". Mi chiedo di cosa si dispiaccia ora il Presidente della Fed Bernanke.

Herbert Hoover disse a un giornalista che l'unico problema del capitalismo sono i capitalisti: "Sono troppo dannatamente avidi". La Depressione mostrò che aveva ragione. "Dobbiamo tutti fare la nostra parte" disse J. P. Morgan, ma il grande finanziere non pagò un solo nickel di tasse federali sul reddito nel 1930, e né lui né i suoi partner pagarono alcunché nel 1931 e nel 1932.

[Herbert Hoover (sinistra) e J.P. Morgan (destra)]

Il Segretario al Tesoro Ogden Mills assegnò alle proprietà di suo padre 6 milioni di dollari di esenzioni con quella che è ora chiamata "tassa della morte" [death tax]. Il Chicago Tribune chiese ai cittadini di pagare tutte le loro tasse, mentre il suo editore, il tycoon Robert R. McCormick, pagò solo 1515 dollari. Il banchiere investitore S.J.T. Strauss pagò la cifra strabiliante di 18 dollari di tasse. Nello stesso momento, durante i primi mesi del 1932, i ricchi americani mandavano 100 milioni di dollari in oro verso l'Europa ogni settimana.

Da sopravvissuto di quello che chiamò "the Great Slump," [Il Grande Crollo n.d.t.] il grande storico europeo Eric Hobsbawm trovò quasi impossibile comprendere come l'ortodossia del libero mercato, così ovviamente screditata nel 1933, "sia tornata ancora una volta a presiedere il periodo di depressione globale dei tardi anni '80 e degli anni '90".

Hobsbawm credeva che questo strano fenomeno evocasse "l'incredibile brevità di memoria tanto dei teorici quanto dei praticanti dell'economia." Mostrava anche perchè la società avesse bisogno degli storici che agissero come "promemoria professionisti di ciò che i loro concittadini desiderano dimenticare".

Ci sono dfferenze tra oggi e il 1929; per esempio il dollaro era in ottima forma e il deficit era praticamente inesistente. Dunque perché preoccuparsi? Gran parte degli storici ritengono che la storia non si ripete. Sembra solo così.

WILL BAGLEY è un autore, editore e storico. La Utah State University Press ha pubblicato il suo "Always a Cowboy: Judge Wilson McCarthy and the Rescue of the Denver & Rio Grande Western Railroad" [Sempre un cowboy: il giudice Wilson McCarthy e il salvataggio della Denver & Rio Grande Western Railroad].


26 luglio 2008

Imminente la morte di Internet libero e gratuito?



Il Canada farà da cavia

Negli ultimi 15 anni o giù di lì, grazie ad Internet, la nostra società ha avuto accesso a più informazione che in tutto il resto della precedente storia moderna. C'è approssimativamente un miliardo di utilizzatori di Internet in tutto il mondo, ed ognuno di essi può teoricamente comunicare in tempo reale con chiunque altro sul pianeta. Internet è stato, fino ad oggi, la più grande conquista tecnologica del XX° Secolo, e come tale è riconosciuto dalla comunità globale.

Il libero trasferimento di illimitate informazioni non censurate e non manipolate, tuttora sembra essere un sogno, se ci pensate bene. Di qualunque cosa si parli, istruzione, commercio, governo, notizie, svago, politica, ed un'infinità di altre aree, tutto è stato radicalmente influenzato dall'introduzione di Internet. E, per la maggior parte, si tratta di un'ottima notizia, salvo quando si danno giudizi scadenti e si prende in giro la gente; in tal caso è bene verificare e controllare, specialmente se ci sono coinvolti bambini.

Purtroppo però, quando ci sono possibilità di profitto aperte alle grandi imprese, le esigenze della società non contano. Prendete il recente caso in Canada dei colossi Telus e Rogers che, senza alcun preavviso al pubblico, hanno applicato un costo ad ogni spedizione di messaggi di testo. E' stata una mossa arrogante e rischiosa per questi giganti delle telecomunicazioni, perché gli è esplosa in faccia. La gente, in effetti, ha utilizzato la tecnologia di Internet per trasmettere un messaggio forte e chiaro a queste aziende, cioè di buttare nella spazzatura quell'extra costo; la gente ha utilizzato la potenza di Internet contro i ragazzi grandi, e così i piccoli hanno vinto.

Comunque, il caso dei messaggi di testo è soltanto un piccolo segnale sugli schermi radar di Telus e di un'altra compagnia, la Bell Canada, i due maggiori Internet Service Providers (ISP's) di tutto il Canada. Il nostro paese viene usato come cavia per cambiare, radicalmente e per sempre, la fornitura dell'accesso a Internet; e il cambiamento sarà così radicale da avere il potenziale per rimandarci indietro ai tempi del cavallo e della condivisione dell'accesso all'informazione (circa 35 anni fa, prima dei mini-elaboratori e delle reti di computers, n.d.t.).

Nelle settimane a venire tenete d'occhio un articolo di Time Magazine che tenterà di smussare gli angoli molto vivi di un diabolico complotto, portato avanti dalla Bell Canada e dalla Telus, volto a cominciare ad applicare canoni d'accesso alla maggior parte dei siti Internet. Il piano è quello di trasformare Internet in un sistema tipo TV via cavo, dove i clienti si iscrivono a determinati siti Web e devono poi pagare per visitare siti ulteriori.

Grazie al mio attuale navigare (su questo Internet ancora gratuito) ho scoperto che la "dismissione" dell'accesso gratuito ad Internet è prevista, in Canada, per il 2010, e due anni più tardi nel resto del mondo. Il Canada è considerato una buona scelta per rendere effettivo un cambiamento così vergognoso e sinistro, perché i Canadesi vengono visti come accomodanti, politicamente disinformati e perciò facili bersagli. Gli sciacalli aziendali faranno prima in modo di lisciare l'eventuale pelo arruffato dei canadesi, e poi diffonderanno la nuova versione castrata di Internet nel resto del mondo, probabilmente senza molta fanfara, se si eccettuano alcuni foschi avvertimenti circa i pericoli di Internet (gratuito) e lo sproloquiare degli amministratori delegati a proposito della "sicurezza". Normalmente queste fumosità funzionano bene.

A cosa somiglierà Internet in Canada nel 2010? Sospetto che gli ISP forniranno un programma "pacchetto", come fa attualmente la Cogeco (società televisiva via cavo, n.d.t.); i clienti dovranno pagare per una serie di siti Web, esattamente come fanno adesso per i canali televisivi. Le stazioni televisive saranno disponibili on-line come parte di questi "pacchetti", cosa che renderà felici i networks televisivi, dato che hanno perso gran parte del mercato dei giovani che invece, di sera, naviga e chiacchiera sul proprio computer. In questo modo comunque, come nel caso della televisione via cavo, se scegliete qualcosa che non fa parte del pacchetto, sapete quello che accade: pagate un extra.

Ed è qui che l'Internet (gratuito) che conosciamo sarà quasi immediatamente strangolato economicamente; migliaia e migliaia di siti Internet non faranno parte dei pacchetti, e così quindi gli utenti dovranno pagare costi addizionali per visitare quei siti. In appena un'ora o due è possibile visitare 20, 30 o più siti, cercando informazioni. Immaginate quanto alti saranno i costi

Attualmente il mondo condanna la Cina perché impedisce l'accesso a certi siti Web: "Sono anti-democratici, tolgono la libertà al popolo, non rispettano i diritti dell'individuo, censurano l'informazione." Questi sono alcuni dei commenti che sentiamo. Ma quello che la Bell Canada e la Telus hanno programmato per noi Canadesi è di gran lunga peggio di questo: stanno pianificando la morte dell'Internet (gratuito/libero) così come noi lo conosciamo, ed io temo che difficilmente i Canadesi si lamenteranno. Fa tutto parte del piano aziendale per il Nuovo Ordine Mondiale e, virtualmente, è un colpo da maestro che porterà alla creazione di miliardi e miliardi di dollari di profitti aziendali a spese delle classi medie e lavoratrici.

Ci sono così tante altre implicazioni come risultato di questi cambiamenti, fin troppi per poterne discutere qui. Siate coscienti del fatto che perderemo tutta la nostra privacy perché di tutti i siti web ci sarà traccia nel processo di fatturazione, e saremo letteralmente tagliati fuori dal 90% delle informazioni a cui abbiamo accesso oggi. I piccoli della Rete cadranno come mosche; i bloggers e gli operatori dei piccoli siti faranno una rapida morte perché la gente non pagherà per visitare i loro siti e leggere le loro pagine.

Per ironia della sorte l'unico mezzo che può salvarci è proprio quelle che stiamo cercando di salvare: Internet libero/gratuito. Questo articolo verrà postato sul mio blog www.realitycheck.typepad.com e vorrei incoraggiare singoli e gruppi a documentarsi maggiormente su questo argomento. I Canadesi possono mantenere libero e gratuito Internet proprio come hanno mantenuto gratuiti i messaggi di testo. Non state ad aspettare i politici federali: non faranno niente per aiutarci.

Vedrei con piacere una lettera di un portavoce ufficiale della Bell Canada o della Telus all'editore dello Standard Freeholder in cui si affermasse che tutto quello che ho scritto è completamente erroeno, che non è previsto alcun cambiamento di tal genere nell'accesso ad Internet e che l'accesso a tutti i siti rimarrà LIBERO E GRATUITO negli anni a venire. Contemporaneamente vorrei invitare tutti voi a scrivere ai media, a fare domande, a telefonare alle stazioni radio, agli amici, o a pensare qualunque altra cosa che possa contribuire ad evitare ciò che a me sembra inevitabile.

Mantenere libero e gratuito l'accesso a Internet è l'unica occasione che abbiamo di contrastare la scalata globale, l'Unione Nord-Americana ed una lunga lista di altre fatali appropriazioni che le elites della società hanno programmato a nostro danno. Ieri era già troppo tardi per tentare di proteggere i nostri diritti e le nostre libertà; dobbiamo raddoppiare gli sforzi per far sì che i nostri figli ed i nostri nipoti abbiano un'occasione di combattere per il proprio futuro.

(N.d.t.: l'aggettivo inglese "free" indica sia libero che gratuito; in questo caso il gioco di parole è traducibile solo nel contesto della frase ed a questo è dovuto il doppio aggettivo in italiano.)

Kevin Parkinson per Global Research