11 ottobre 2008

A Chiaiano Berlusconi ha qualche problema...



L’Italia sta diventando ogni giorno che passa un Paese sempre più surreale, dove il non sense rappresenta la regola e le atmosfere kafkiane sono corollario delle nostre giornate.


Un Paese dove il governo è intenzionato a costruire infrastrutture di ogni genere, contro la volontà dei cittadini che di quelle infrastrutture dovranno sopportarne il peso, imponendo la presenza dei cantieri per mezzo dell’esercito e delle forze dell’ordine, quasi si trattasse di un’operazione di occupazione in piena regola.


Centrali nucleari, cancrovalorizzatori, discariche tossiche, ferrovie ad alta velocità, basi militari statunitensi, centrali a carbone e turbogas, rigassificatori, autostrade e molte altre opere di cementificazione selvaggia, verranno imposte con la forza nei prossimi anni ai cittadini che non le vogliono, attraverso l’uso dell’esercito, della polizia, dei carabinieri e di una nuova legislazione che in Italia ora sottopone al segreto militare i cantieri delle grandi infrastrutture.



Un esempio di quello che ci aspetta lo si è avuto ieri a Chiaiano dove circa 8000 persone hanno dato vita all’ennesima manifestazione


http://ilcorrosivo.blogspot.com/2008/05/spazzatura-e-manganelli.html


contro la mega discarica che dovrebbe sorgere accanto alle loro case, ammorbando il loro futuro e minando tanto la salute della popolazione quanto l’integrità dell’ambiente. A Chiaiano i cittadini chiedevano fosse concesso ad una loro delegazione, composta anche da amministratori, l’ingresso nel cantiere per prendere visione dei lavori che vengono portati avanti. Lo Stato ha risposto di no, quasi all’interno dell’area fossero custoditi segreti la cui natura non poteva essere resa pubblica, creando momenti di forte tensione con i dimostranti che sono poi stati costretti ad indietreggiare dal lancio di lacrimogeni e dal mulinare dei manganelli. I manifestanti hanno poi creato alcune barricate lungo la strada che conduce alla futura discarica, senza cercare mai lo scontro fisico ma ribadendo che loro saranno lì quando fra breve tempo arriveranno i camion che trasporteranno i rifiuti. Non molleranno mai perché è impossibile mollare quando è in gioco la propria salute e quella dei propri figli.



Berlusconi (e chi verrà dopo di lui) impegnato a sfornare miracoli a ripetizione in questa Italia che proprio non vuole saperne di fare come Lazzaro, sembra avere qualche problema di più rispetto ai pochi che è solito ammettere. Non sembra infatti davvero proponibile l’ipotesi di tenere aperte le discariche ed i cantieri delle grandi opere (in alcuni casi come quelli del TAV destinati a durare una ventina di anni) ricorrendo al continuo presidio in forze, giorno dopo giorno, di esercito e polizia, indispensabile per reprimere la protesta dei cittadini che difenderanno il proprio diritto ad esistere con le unghie e con i denti. Così come sembra improponibile l’immagine di un’Italia dove gli italiani siano costretti ad identificare le forze dell’ordine e l’esercito con il loro nemico, che occupa i terreni, costruisce check point e militarizza il territorio.


Se in un Paese occorrono l’esercito e la polizia per costruire le infrastrutture, significa che chi lo governa ha sbagliato qualcosa, probabilmente la natura delle infrastrutture stesse e l’opportunità della loro costruzione.


Prenderne atto e comprendere come sia giunta l’ora d’iniziare ad ascoltare cosa hanno da dire i cittadini, che dopo decenni di cementificazione selvaggia stanno iniziando ad aprire gli occhi, sarebbe l’unico vero miracolo di cui il nostro Paese ha bisogno, prima che l’arroganza di chi detiene il potere e difende unicamente i profitti della consorteria del cemento e del tondino, porti ad una frattura insanabile che difficilmente potrebbe poi essere ricomposta.


di Marco Cedolin



I crack finanziari come il doping


I crack finanziari come i casi di doping nello sport. E' la teoria di Alberto Cei, professore di psicologia all'Università di Tor Vergata (Roma) e di Cassino. Il meccanismo è lo stesso: un sistema che spinge a ottenere il massimo dei risultati, non importa come, in barba alle regole. Perché le regole sono altre: non quelle dettate da leggi e regolamenti che valgono soltanto per i fessi. I vincenti agiscono in un altro modo: puntano dritti agli obiettivi, quelli veri, da raggiungere a qualunque costo. Sono "I Signori dei tranelli", i protagonisti del saggio che Cei pubblicherà tra poche settimane.

Da cosa nasce il suo parallelo tra sport ed economia?
"Parliamo sempre di persone di successo: atleti che vincono le Olimpiadi, multimiliardari. Per esempio Barry Bond, campione americano di baseball, si è imbottito di steroidi, arrivando al discredito, perché era secondo e voleva diventare il primo nella classifica del record dei lanci fuori campo".

Chi sono i signori dei tranelli?
"Sono le persone di successo che ritengono di non poter mai essere perseguite, che vivono in un ambiente nel quale si sentono sicure. Al tempo stesso, su di loro grava una forte pressione sociale che li spinge a ottenere il massimo, anche illegalmente. Hanno anche una serie di premi, stock options per i manager, che incentivano ancora di più questo atteggiamento. La loro è un'attività intenzionale: non sono mele marce, sono persone assolutamente brillanti, oltre a essere socialmente ben posizionate".

Se quindi agiscono secondo una sorta di mandato, e non a scopo personale, perseguirli per aver violato la legge potrebbe apparire quasi come un'ingiustizia. "La frode è stata istituzionalizzata in qualche modo: si creano scatole cinesi per cui non si capisce più niente, nessuno è in grado di risalire all'origine, e capire di chi è la colpa. Di conseguenza, si sta cercando di far passare il principio che se non si salvano le società sull'orlo del baratro sarà peggio per l'intero sistema. E così, per salvare il rapporto di fiducia tra i cittadini e gli intermediari finanziari, lo Stato diventa un azionista".

E' una buona soluzione, o ci sono altre terapie meno costose?
"Le terapie migliori sono quelle legate al buon senso, come quella suggerita da Joseph Stiglitz (Premio Nobel per l'Economia 2001, ndr): non più incentivi annuali, ma quinquennali, per evitare di mettere sotto pressione i manager e valutare gli effetti della loro gestione nel lungo periodo. E poi i controlli: è ampiamente emerso che quelli esistenti non funzionano, e infatti la maggior parte delle frodi finanziarie sono state scoperte per caso, da Parmalat in Italia a Enron negli Stati Uniti. La Grant Thornton per Parmalat e la Arthur Andersen per Enron erano conniventi. Si era di fronte a sistemi d'interconnessione. Anche l'immagine pubblica di queste grandi aziende era assolutamente positiva. Si creava una sorta di pace sociale: la Enron era perfettamente a posto anche dal punto di vista della beneficenza. Una truffa istituzionalizzata, un impegno quotidiano non certo opera esclusiva di manager come Tanzi: non si tratta di frodi singole, è un sistema che va mantenuto in piedi con il lavoro quotidiano di molte persone".

Un sistema che si basa, scriveva qualche giorno fa l'Herald Tribune, su una filosofia da tempo imperante, che mette al centro di tutto "l'ottimismo".
"Quello che conta è la ricerca del risultato ad ogni costo. Sicuramente ottenere i risultati è un fatto auspicabile, come lo è vincere nello sport: è il come che è diventato patologico. L'assenza totale di controlli, l'esaltazione dell'orientamento al rischio, la pressione sociale si uniscono al desiderio legittimo di vincere e di accumulare denaro. Ha prevalso una sorta di cultura dell'arroganza. Non era sbagliato l'obiettivo, ma il modo, unito alla consapevolezza che i controlli sono inesistenti. I controlli costituiscono un forte elemento di deterrenza, perché "i signori dei tranelli" non vogliono perdere la faccia di fronte al proprio ambiente sociale: puoi fare quello che vuoi, ma se vieni scoperto vuole dire che non sei stato abbastanza bravo e vieni eliminato. Però non vanno bene il controlli solo alla fine: le persone così non hanno un argine".

L'aver scoperto fin troppe frodi finanziarie, il discredito sociale caduto addosso a persone che fino a poco tempo fa erano considerati i maghi della finanza, potrebbe aiutare a far cambiare le regole del gioco?
"Io sarei pessimista su questo. Le soluzioni ci sarebbero, ripeto: controlli indipendenti, togliere gli incentivi annuali, introdurre una sorta di educazione dei dipendenti delle società finanziarie ad essere socialmente responsabili. E invece già si sente dire che "i migliori" della Lehman Brothers verranno sicuramente riassunti, troveranno subito un altro ottimo lavoro. I migliori in che cosa? Non lo sapremo mai. Non si tratta di chi ha avuto il miglior dottorato a Princeton. Secondo me non c'è un'alternativa: trovarla dovrebbe essere la funzione dello Stato, ma stiamo vedendo che non si è pronti".

Cosa dovrebbe fare lo Stato?
"Cambiare le regole oppure utilizzare le regole che ci sono, è questa la strada da percorrere. In Italia ha sempre prevalso il principio dell'impunità per chi commette dei reati, si è rassegnati a questo. Sono curioso di vedere quello che succede negli Stati Uniti, alla fine quella può essere un'occasione per far crescere un'opinione pubblica, anche se mi sembra complicato. Mi sembra l'unico posto al mondo dove questo potrebbe accadere: noi siamo rassegnati su tutti i fronti, in Italia nessuno fa causa perché si sa che la causa finirà tra 30 anni e semmai ne beneficeranno i nipoti".
di ROSARIA AMATO

Base Dal Molin: la dittatura è nuda.


La politica è totalmente alla mercè del potere economico e i “politicanti sono i camerieri dei banchieri”, come diceva correttamente, il poeta statunitense Ezra Pound.
Lo sappiamo benissimo.
Ma ogni volta che l’intreccio tra Potere e istituzioni, tra padroni e vassalli, viene alla luce non può non scuotere le coscienze di tutti noi.
La base militare statunitense Dal Molin a Vicenza è proprio uno di questi casi.

Il Consiglio di Stato, cioè il massimo organo della giustizia amministrativa ha ieri infatti sospeso la decisione del Tar del Veneto favorevole al Referendum popolare.
Secondo i magistrati “non è condivisibile” l’argomentazione del Tar.
Il referendum popolare del 5 ottobre prossimo, non abrogativo ma solo consultivo, non sa da fare!

Perché si vieta a dei liberi cittadini, in barba alla Costituzione della Repubblica italiana, di esprimere il proprio parere su una questione che li riguarda molto da vicino?
Per quale motivo i palazzi del potere tremano al punto tale da prendere decisioni della più bieca dittatura?
A prescindere dalle farneticazioni dei magistrati del “porto delle nebbie”, vi è una paura folle che il 5 ottobre il popolo consapevole di Vicenza dica NO (scrivendo però sulla scheda SI) ad una sudditanza politico-economia pluridecennale.
Questo naturalmente non è permesso in dittatura, perché come disse Charles Bukowski: “la differenza fra una democrazia e una dittatura, è che in una democrazia prima voti e poi ordini; in una dittatura non devi perdere tempo a votare”.

Oggi possiamo finalmente dire che la nostra democrazia rappresentativa, altro non è che una dittatura oligarchica mascherata e camuffata da democrazia. E dobbiamo ringraziare la base Dal Molin e i vicentini per aver messo a nudo la Dittatura !
Ringraziamo pure i “camerieri” dei banchieri, perché con i loro atteggiamenti e le loro dichiarazioni completano e arricchiscono il quadro.
Per esempio l’onorevole Manuela Dal Lago, vicepresidente dei deputati della Lega nord dice che “la decisione del Consiglio di Stato è frutto del buon senso e non di pressioni politiche” (AGI, 1 ottobre 2008). Gli ipnotisti, come i manipolatori mentali, sanno bene che nella nostra mente il segno NO non esiste. E’ infatti impossibile pensare a una cosa “in negativo”, per esempio “pensare di non pensare” o immaginare un’assenza senza pensare in qualche modo alla relativa presenza.[1]
Nel dichiarare che “NON” ci sono pressioni politiche per la base, significa semplicemente che esistono delle pressioni politiche ed economiche! Non sappiamo se l’onorevole è a conoscenza delle tecniche di manipolazione linguistica, ma basta dire una cosa ben precisa per farla pensare alle masse.

Ricordo che la Lega ha sempre affermato “Padroni a casa nostra”… anche se non hanno mai spiegato se per “Padroni”: intendono i cittadini (padani) oppure i graduati militari!
Tale arrogante ipocrisia vale anche per tutti gli altri partiti da destra verso sinistra.

La bella notizia in tutto questo è che a Vicenza, domenica 5 ottobre il referendum si farà lo stesso.
Il Sindaco vicentino Variati, davanti a migliaia di manifestanti ieri sera ha infatti precisato: “se non ci permettono di votare domenica dentro le nostre scuole, bene, allora voteremo davanti alle nostre scuole». Gazebi autogestiti al posto dei seggi, dalle 8 alle 21 come previsto, in 53 postazioni come 53 dovevano essere i punti di raccolta delle schede-voto, con tre scrutatori volontari in ogni banchetto per garantire la serietà e la correttezza anche nei confronti di chi tenterà sabotaggi.

Il Sistema dittatoriale può, e lo ha fatto, bocciare un referendum popolare, impedire lo svolgersi di una manifestazione pacifica, picchiare giovani inermi, infiltrarsi per creare zizzania ma non può fare assolutamente nulla contro le coscienze individuali che si muovono.
Mi auguro che domenica prossima saranno tantissime le coscienze che andranno davanti alle scuole per esprimere il proprio voto, il quale, a prescindere dal pezzo di carta e dal SI oppure dal NO, è sinonimo di libertà di espressione democratica.

E’ indubbiamente arrivato – dopo 60 anni - il momento di svegliarci da questo torpore e diventare responsabili del nostro futuro e di quello dei nostri figli.
Le guerre e i crimini danno fastidio? Il terrorismo incute timore?
Se pensassimo fino in fondo – anche al momento del voto e delle manifestazioni - capiremmo che le basi militari sono basi di guerra e per la guerra.
Le guerre servono per rimettere in piedi l’economia americana (la storia lo insegna dal 1939 dopo la Grande Depressione , Vietnam, ecc.) e per occupare “legalmente” altri Stati.
Il terrorismo internazionale è funzionale a tale Sistema e per questo alimentato costantemente, perché permette di attaccare atri paesi (Afghanistan, Iraq, ecc.) e di far passare leggi anti-democratiche e illegittime.
Per ultimo, ricordiamo che le basi militari sono le metastasi di un sistema destinato a crollare autodistruggendosi.

[1] “Al gusto di cioccolato: come smascherare i trucchi della manipolazione linguistica”, psichiatra Matteo Rampin

11 ottobre 2008

A Chiaiano Berlusconi ha qualche problema...



L’Italia sta diventando ogni giorno che passa un Paese sempre più surreale, dove il non sense rappresenta la regola e le atmosfere kafkiane sono corollario delle nostre giornate.


Un Paese dove il governo è intenzionato a costruire infrastrutture di ogni genere, contro la volontà dei cittadini che di quelle infrastrutture dovranno sopportarne il peso, imponendo la presenza dei cantieri per mezzo dell’esercito e delle forze dell’ordine, quasi si trattasse di un’operazione di occupazione in piena regola.


Centrali nucleari, cancrovalorizzatori, discariche tossiche, ferrovie ad alta velocità, basi militari statunitensi, centrali a carbone e turbogas, rigassificatori, autostrade e molte altre opere di cementificazione selvaggia, verranno imposte con la forza nei prossimi anni ai cittadini che non le vogliono, attraverso l’uso dell’esercito, della polizia, dei carabinieri e di una nuova legislazione che in Italia ora sottopone al segreto militare i cantieri delle grandi infrastrutture.



Un esempio di quello che ci aspetta lo si è avuto ieri a Chiaiano dove circa 8000 persone hanno dato vita all’ennesima manifestazione


http://ilcorrosivo.blogspot.com/2008/05/spazzatura-e-manganelli.html


contro la mega discarica che dovrebbe sorgere accanto alle loro case, ammorbando il loro futuro e minando tanto la salute della popolazione quanto l’integrità dell’ambiente. A Chiaiano i cittadini chiedevano fosse concesso ad una loro delegazione, composta anche da amministratori, l’ingresso nel cantiere per prendere visione dei lavori che vengono portati avanti. Lo Stato ha risposto di no, quasi all’interno dell’area fossero custoditi segreti la cui natura non poteva essere resa pubblica, creando momenti di forte tensione con i dimostranti che sono poi stati costretti ad indietreggiare dal lancio di lacrimogeni e dal mulinare dei manganelli. I manifestanti hanno poi creato alcune barricate lungo la strada che conduce alla futura discarica, senza cercare mai lo scontro fisico ma ribadendo che loro saranno lì quando fra breve tempo arriveranno i camion che trasporteranno i rifiuti. Non molleranno mai perché è impossibile mollare quando è in gioco la propria salute e quella dei propri figli.



Berlusconi (e chi verrà dopo di lui) impegnato a sfornare miracoli a ripetizione in questa Italia che proprio non vuole saperne di fare come Lazzaro, sembra avere qualche problema di più rispetto ai pochi che è solito ammettere. Non sembra infatti davvero proponibile l’ipotesi di tenere aperte le discariche ed i cantieri delle grandi opere (in alcuni casi come quelli del TAV destinati a durare una ventina di anni) ricorrendo al continuo presidio in forze, giorno dopo giorno, di esercito e polizia, indispensabile per reprimere la protesta dei cittadini che difenderanno il proprio diritto ad esistere con le unghie e con i denti. Così come sembra improponibile l’immagine di un’Italia dove gli italiani siano costretti ad identificare le forze dell’ordine e l’esercito con il loro nemico, che occupa i terreni, costruisce check point e militarizza il territorio.


Se in un Paese occorrono l’esercito e la polizia per costruire le infrastrutture, significa che chi lo governa ha sbagliato qualcosa, probabilmente la natura delle infrastrutture stesse e l’opportunità della loro costruzione.


Prenderne atto e comprendere come sia giunta l’ora d’iniziare ad ascoltare cosa hanno da dire i cittadini, che dopo decenni di cementificazione selvaggia stanno iniziando ad aprire gli occhi, sarebbe l’unico vero miracolo di cui il nostro Paese ha bisogno, prima che l’arroganza di chi detiene il potere e difende unicamente i profitti della consorteria del cemento e del tondino, porti ad una frattura insanabile che difficilmente potrebbe poi essere ricomposta.


di Marco Cedolin



I crack finanziari come il doping


I crack finanziari come i casi di doping nello sport. E' la teoria di Alberto Cei, professore di psicologia all'Università di Tor Vergata (Roma) e di Cassino. Il meccanismo è lo stesso: un sistema che spinge a ottenere il massimo dei risultati, non importa come, in barba alle regole. Perché le regole sono altre: non quelle dettate da leggi e regolamenti che valgono soltanto per i fessi. I vincenti agiscono in un altro modo: puntano dritti agli obiettivi, quelli veri, da raggiungere a qualunque costo. Sono "I Signori dei tranelli", i protagonisti del saggio che Cei pubblicherà tra poche settimane.

Da cosa nasce il suo parallelo tra sport ed economia?
"Parliamo sempre di persone di successo: atleti che vincono le Olimpiadi, multimiliardari. Per esempio Barry Bond, campione americano di baseball, si è imbottito di steroidi, arrivando al discredito, perché era secondo e voleva diventare il primo nella classifica del record dei lanci fuori campo".

Chi sono i signori dei tranelli?
"Sono le persone di successo che ritengono di non poter mai essere perseguite, che vivono in un ambiente nel quale si sentono sicure. Al tempo stesso, su di loro grava una forte pressione sociale che li spinge a ottenere il massimo, anche illegalmente. Hanno anche una serie di premi, stock options per i manager, che incentivano ancora di più questo atteggiamento. La loro è un'attività intenzionale: non sono mele marce, sono persone assolutamente brillanti, oltre a essere socialmente ben posizionate".

Se quindi agiscono secondo una sorta di mandato, e non a scopo personale, perseguirli per aver violato la legge potrebbe apparire quasi come un'ingiustizia. "La frode è stata istituzionalizzata in qualche modo: si creano scatole cinesi per cui non si capisce più niente, nessuno è in grado di risalire all'origine, e capire di chi è la colpa. Di conseguenza, si sta cercando di far passare il principio che se non si salvano le società sull'orlo del baratro sarà peggio per l'intero sistema. E così, per salvare il rapporto di fiducia tra i cittadini e gli intermediari finanziari, lo Stato diventa un azionista".

E' una buona soluzione, o ci sono altre terapie meno costose?
"Le terapie migliori sono quelle legate al buon senso, come quella suggerita da Joseph Stiglitz (Premio Nobel per l'Economia 2001, ndr): non più incentivi annuali, ma quinquennali, per evitare di mettere sotto pressione i manager e valutare gli effetti della loro gestione nel lungo periodo. E poi i controlli: è ampiamente emerso che quelli esistenti non funzionano, e infatti la maggior parte delle frodi finanziarie sono state scoperte per caso, da Parmalat in Italia a Enron negli Stati Uniti. La Grant Thornton per Parmalat e la Arthur Andersen per Enron erano conniventi. Si era di fronte a sistemi d'interconnessione. Anche l'immagine pubblica di queste grandi aziende era assolutamente positiva. Si creava una sorta di pace sociale: la Enron era perfettamente a posto anche dal punto di vista della beneficenza. Una truffa istituzionalizzata, un impegno quotidiano non certo opera esclusiva di manager come Tanzi: non si tratta di frodi singole, è un sistema che va mantenuto in piedi con il lavoro quotidiano di molte persone".

Un sistema che si basa, scriveva qualche giorno fa l'Herald Tribune, su una filosofia da tempo imperante, che mette al centro di tutto "l'ottimismo".
"Quello che conta è la ricerca del risultato ad ogni costo. Sicuramente ottenere i risultati è un fatto auspicabile, come lo è vincere nello sport: è il come che è diventato patologico. L'assenza totale di controlli, l'esaltazione dell'orientamento al rischio, la pressione sociale si uniscono al desiderio legittimo di vincere e di accumulare denaro. Ha prevalso una sorta di cultura dell'arroganza. Non era sbagliato l'obiettivo, ma il modo, unito alla consapevolezza che i controlli sono inesistenti. I controlli costituiscono un forte elemento di deterrenza, perché "i signori dei tranelli" non vogliono perdere la faccia di fronte al proprio ambiente sociale: puoi fare quello che vuoi, ma se vieni scoperto vuole dire che non sei stato abbastanza bravo e vieni eliminato. Però non vanno bene il controlli solo alla fine: le persone così non hanno un argine".

L'aver scoperto fin troppe frodi finanziarie, il discredito sociale caduto addosso a persone che fino a poco tempo fa erano considerati i maghi della finanza, potrebbe aiutare a far cambiare le regole del gioco?
"Io sarei pessimista su questo. Le soluzioni ci sarebbero, ripeto: controlli indipendenti, togliere gli incentivi annuali, introdurre una sorta di educazione dei dipendenti delle società finanziarie ad essere socialmente responsabili. E invece già si sente dire che "i migliori" della Lehman Brothers verranno sicuramente riassunti, troveranno subito un altro ottimo lavoro. I migliori in che cosa? Non lo sapremo mai. Non si tratta di chi ha avuto il miglior dottorato a Princeton. Secondo me non c'è un'alternativa: trovarla dovrebbe essere la funzione dello Stato, ma stiamo vedendo che non si è pronti".

Cosa dovrebbe fare lo Stato?
"Cambiare le regole oppure utilizzare le regole che ci sono, è questa la strada da percorrere. In Italia ha sempre prevalso il principio dell'impunità per chi commette dei reati, si è rassegnati a questo. Sono curioso di vedere quello che succede negli Stati Uniti, alla fine quella può essere un'occasione per far crescere un'opinione pubblica, anche se mi sembra complicato. Mi sembra l'unico posto al mondo dove questo potrebbe accadere: noi siamo rassegnati su tutti i fronti, in Italia nessuno fa causa perché si sa che la causa finirà tra 30 anni e semmai ne beneficeranno i nipoti".
di ROSARIA AMATO

Base Dal Molin: la dittatura è nuda.


La politica è totalmente alla mercè del potere economico e i “politicanti sono i camerieri dei banchieri”, come diceva correttamente, il poeta statunitense Ezra Pound.
Lo sappiamo benissimo.
Ma ogni volta che l’intreccio tra Potere e istituzioni, tra padroni e vassalli, viene alla luce non può non scuotere le coscienze di tutti noi.
La base militare statunitense Dal Molin a Vicenza è proprio uno di questi casi.

Il Consiglio di Stato, cioè il massimo organo della giustizia amministrativa ha ieri infatti sospeso la decisione del Tar del Veneto favorevole al Referendum popolare.
Secondo i magistrati “non è condivisibile” l’argomentazione del Tar.
Il referendum popolare del 5 ottobre prossimo, non abrogativo ma solo consultivo, non sa da fare!

Perché si vieta a dei liberi cittadini, in barba alla Costituzione della Repubblica italiana, di esprimere il proprio parere su una questione che li riguarda molto da vicino?
Per quale motivo i palazzi del potere tremano al punto tale da prendere decisioni della più bieca dittatura?
A prescindere dalle farneticazioni dei magistrati del “porto delle nebbie”, vi è una paura folle che il 5 ottobre il popolo consapevole di Vicenza dica NO (scrivendo però sulla scheda SI) ad una sudditanza politico-economia pluridecennale.
Questo naturalmente non è permesso in dittatura, perché come disse Charles Bukowski: “la differenza fra una democrazia e una dittatura, è che in una democrazia prima voti e poi ordini; in una dittatura non devi perdere tempo a votare”.

Oggi possiamo finalmente dire che la nostra democrazia rappresentativa, altro non è che una dittatura oligarchica mascherata e camuffata da democrazia. E dobbiamo ringraziare la base Dal Molin e i vicentini per aver messo a nudo la Dittatura !
Ringraziamo pure i “camerieri” dei banchieri, perché con i loro atteggiamenti e le loro dichiarazioni completano e arricchiscono il quadro.
Per esempio l’onorevole Manuela Dal Lago, vicepresidente dei deputati della Lega nord dice che “la decisione del Consiglio di Stato è frutto del buon senso e non di pressioni politiche” (AGI, 1 ottobre 2008). Gli ipnotisti, come i manipolatori mentali, sanno bene che nella nostra mente il segno NO non esiste. E’ infatti impossibile pensare a una cosa “in negativo”, per esempio “pensare di non pensare” o immaginare un’assenza senza pensare in qualche modo alla relativa presenza.[1]
Nel dichiarare che “NON” ci sono pressioni politiche per la base, significa semplicemente che esistono delle pressioni politiche ed economiche! Non sappiamo se l’onorevole è a conoscenza delle tecniche di manipolazione linguistica, ma basta dire una cosa ben precisa per farla pensare alle masse.

Ricordo che la Lega ha sempre affermato “Padroni a casa nostra”… anche se non hanno mai spiegato se per “Padroni”: intendono i cittadini (padani) oppure i graduati militari!
Tale arrogante ipocrisia vale anche per tutti gli altri partiti da destra verso sinistra.

La bella notizia in tutto questo è che a Vicenza, domenica 5 ottobre il referendum si farà lo stesso.
Il Sindaco vicentino Variati, davanti a migliaia di manifestanti ieri sera ha infatti precisato: “se non ci permettono di votare domenica dentro le nostre scuole, bene, allora voteremo davanti alle nostre scuole». Gazebi autogestiti al posto dei seggi, dalle 8 alle 21 come previsto, in 53 postazioni come 53 dovevano essere i punti di raccolta delle schede-voto, con tre scrutatori volontari in ogni banchetto per garantire la serietà e la correttezza anche nei confronti di chi tenterà sabotaggi.

Il Sistema dittatoriale può, e lo ha fatto, bocciare un referendum popolare, impedire lo svolgersi di una manifestazione pacifica, picchiare giovani inermi, infiltrarsi per creare zizzania ma non può fare assolutamente nulla contro le coscienze individuali che si muovono.
Mi auguro che domenica prossima saranno tantissime le coscienze che andranno davanti alle scuole per esprimere il proprio voto, il quale, a prescindere dal pezzo di carta e dal SI oppure dal NO, è sinonimo di libertà di espressione democratica.

E’ indubbiamente arrivato – dopo 60 anni - il momento di svegliarci da questo torpore e diventare responsabili del nostro futuro e di quello dei nostri figli.
Le guerre e i crimini danno fastidio? Il terrorismo incute timore?
Se pensassimo fino in fondo – anche al momento del voto e delle manifestazioni - capiremmo che le basi militari sono basi di guerra e per la guerra.
Le guerre servono per rimettere in piedi l’economia americana (la storia lo insegna dal 1939 dopo la Grande Depressione , Vietnam, ecc.) e per occupare “legalmente” altri Stati.
Il terrorismo internazionale è funzionale a tale Sistema e per questo alimentato costantemente, perché permette di attaccare atri paesi (Afghanistan, Iraq, ecc.) e di far passare leggi anti-democratiche e illegittime.
Per ultimo, ricordiamo che le basi militari sono le metastasi di un sistema destinato a crollare autodistruggendosi.

[1] “Al gusto di cioccolato: come smascherare i trucchi della manipolazione linguistica”, psichiatra Matteo Rampin