11 ottobre 2008

Perchè il salvataggio di Wall Street puzza?



Questo è un disastro in tempo reale e richiede vere soluzioni.[…] Siamo in una situazione di panico generalizzato e siamo ritornati a rischio di crollo sistemico dell’intero sistema finanziario. E le autorità Usa e quelle straniere sembrano non avere capito nulla su cosa ci sia bisogno di fare.

Da quasi un anno ci stiamo chiedendo: perché gli investitori e le banche straniere che hanno comprato centinaia di miliardi di dollari di titoli poggiati sui mutui [mortgage-backed securities, MBS] da banche di investimento Usa non hanno intrapreso alcuna azione legale contro queste stesse banche, o iniziato un boicottaggio dei prodotti finanziari Usa per impedire che altre persone venissero derubate?

Ora sappiamo la risposta. È perché, dietro le scene, Henry Paulson & Co. stavano lavorando ad un accordo per gettare tutto questo casino da miliardi di dollari sui contribuenti Usa. Questa è la vera ragione dietro a questo spreco da $ 700 miliardi; cancellare gli enormi debiti generati dal più grande caso di truffa della storia. Il membro del congresso Brad Sherman la spiegato mercoledì notte a Larry Kudlow:

“Il decreto fornisce centinaia di miliardi di dollari per salvare gli investitori stranieri. Non fornisce alcun reale controllo sui poteri di Paulson. Vi è un comitato di controllo ma non è un vero comitato che può farsi avanti e cambiare quello che lui fa. È un programma da $ 700 miliardi gestito da un impiegato part-time e non vi è limite sui salari da un milione di dollari al mese… Il tutto è molto chiaro. La Bank of Shanghai può trasferire tutti i suoi beni tossici alla sua sede di Los Angeles che poi il giorno dopo li rivende al Tesoro. Ho proposto un emendamento per fare in modo che se questi beni non fossero stati posseduti da un’entità americana, pure una sussidiaria, ma almeno una qualche entità negli Usa, il Tesoro non avrebbe potuto comprarli. È stato rigettato.

A seguire: "Salviamo i proprietari di casa! Perchè il piano Paulson è una truffa", di Paul Craig Roberts (Counterpunch).
Il decreto è molto chiaro. Beni ora detenuti in Cina e a Londra possono essere venduti a società Usa lunedì e poi rivenduti al Tesoro martedì. Paulson ha detto chiaramente che avrebbe chiesto un veto di qualunque legge contenente un chiaro emendamento che affermasse che non possono essere venduti al Tesoro beni non posseduti da cittadini americani al 20 di settembre. Centinaia di miliardi di dollari sono destinati a salvare gli investitori stranieri. Lo sanno, lo hanno chiesto, il decreto è stato accuratamente scritto per far sì che accada ciò”.

Perciò, perché il segretario al Tesoro non ha spiegato al popolo americano il vero scopo del salvataggio? Può essere che egli sappia che il suo salvataggio da $ 700 miliardi finirà come il dirigibile Hindenburg, svanendo coperto dalle fiamme?

Questo è un decreto terribile, e conferisce autorità assoluta ad uno degli attori centrali dello scandalo, Henry Paulson, che e stato presidente della Goldman Sachs al tempo in cui questi titoli MBS spazzatura venivano rifilati in giro per il pianeta ad investitori creduloni. Ora Paulson sarà nella posizione di ricomprare qualunque “bene in difficoltà” egli ritenga porre una minaccia alla “stabilità del mercato finanziario”. E’ chiaro che Paulson utilizzerà i suoi poteri privi di controlli per fare tabula rasa e rimuovere qualunque possibilità che gli investitori stranieri possano intraprendere azioni legali contro i perpetratori della truffa: le giganti banche di investimento di Wall Street.

Dunque, com’è possibile che il popolo americano accetti di pagare per evitare future spese legali a Paulson & Co.? E’ questo il modo in cui le tasse dei contribuenti dovrebbero essere spese, anziché in educazione, sanità e infrastrutture?

Vi è un’altra ragione per cui Paulson ha lavorato così duramente per l’approvazione del decreto Salvataggio per i Tycoons; perché è una manna dal cielo per i giganti del sistema bancario. La Citigroup non ha raccolto la Wachovia per puro caso, né la JP Morgan ha acquistato Washington Mutual perché voleva compiere il suo dovere civico e impedire il totale collasso del sistema. Assolutamente no; sapevano chiaramente dove soffiava il vento. Di fatto, non ce n’è uno di questi casi che non mandi puzza di bruciato.

Questo ha detto Sara Lepro di AP:
“La Citigroup ha acconsentito lunedì ad acquistare le operazioni bancarie della Wachovia per $ 2,1 miliardi in un accordo combinato dai regolatori federali, rendendo la banca di Charlotte l’ultima vittima della sempre più vasta crisi finanziaria globale.

L’accordo espande grandemente i diritti di vendita della Citigroup—fornendole un totale di più di 4300 filiali Usa e 600 miliardi in depositi—e le assicura un posto tra le Tre Grandi dell’industria bancaria Usa, assieme alla Bank of America Corp. e alla JP Morgan Chase & Co.

Ma tutto ciò avviene ad un costo: Citigroup Inc. ha detto che ridurrà i suoi dividendi trimestrali della metà, a 16 centesimi. Diluirà anche gli attuali azionisti vendendo 10 miliardi di azioni ordinarie per sostenere la sua posizione di capitale. Oltre ad essersi assunta $ 53 miliardi in debiti, Citigroup assorbirà sino a 42 miliardi di perdite del portafoglio prestiti da 312 miliardi della Wachovia, mentre la Federal Deposit Insurance Corp. [FDIC, assicurazione federale sui depositi, n.d.t.] si è dichiarata d’accordo a coprire le rimanenti perdite. Citigroup emetterà anche azioni privilegiate e garanzie per la FDIC per 12 miliardi di dollari.”

Questa è la frase chiave della Lepro:
“Il piano di salvataggio per le istituzioni finanziarie da $ 700 miliardi proposto dal governo, votato lunedì dalla Camera dei Rappresentanti, probabilmente si dimostrerà un ulteriore guadagno per la Citi.

Mentre il piano è in generale progettato per impedire che le banche si approfittino della vendita al governo di beni in difficoltà, vi è un’eccezione per il caso di beni acquistati in una unione o in un rilevamento, o da aziende che hanno fatto bancarotta. Questo permetterebbe alla Citigroup di vendere le obbligazioni tossiche e altri beni ottenuti dalla Wachovia per un prezzo più alto di quello realmente pagato per essi”.

Perciò la Citi non solo ottiene un’armata di correntisti (il più economico capitale disponibile!) ma, allo stesso tempo, potrà scaricare tutta la sua spazzatura poggiata sui mutui sui contribuenti! E, indovinate un po’, l’affare fatto dalla JP Morgan è praticamente identico.

È o no un giochetto da esperti?

Qualcuno ha voglia di scommettere che anche la G-Sax otterrà un posto in prima fila succhiando miliardi di dollari dei contribuenti per rimettere assieme il suo traballante bilancio?

E quale sarà il risultato netto della rapina da parte dei banchieri gangster di Paulson? Maggiore consolidamento dell’industria finanziaria e totale distruzione delle banche locali e regionali. Questa è una cosa certa. Le piccola banche di tutta la nazione se la prenderanno in saccoccia se passa il decreto. Potete scommetterci.

Il paese non ha tempo per questa cinica caccia al tesoro. Il sistema sta mostrando pessimi segni e abbiamo UNA sola possibilità per fare un buon decreto di emergenza.

Secondo Bloomberg News, 29 settembre:
“La Federal Reserve immetterà ulteriori $ 630 miliardi nel sistema finanziario globale, allagando le banche di contanti per alleviare la peggiore crisi bancaria dai tempi della Grande Depressione. La Fed ha aumentato i suoi scambi di valuta con banche centrali straniere da $ 330 miliardi a $ 620 miliardi per rendere una maggiore quantità di dollari disponibile in tutto il mondo. Il Term Auction Facility, il programma d’emergenza di prestiti della Fed, si espanderà da $ 300 miliardi a $ 450 miliardi. Tra le autorità partecipanti vi sono la Banca Centrale Europea, la Banca d’Inghilterra e la Banca del Giappone.

La crisi si sta riflettendo su tutta l’economia globale, provocando la caduta del mercato azionario e costringendo i governi europei a salvare quattro banche negli ultimi due giorni appena”. (Bloomberg)

Afferrato il concetto? La Fed aveva già accantonato il voto negativo del Congresso e pompato denaro nel sistema; e guardate cos’è successo.

Nulla!

Il Libor [London Interbank Offered Rate. Da Wikipedia: “Il libor è il tasso di riferimento europeo al quale le banche si prestano denaro tra loro, spesso durante la notte (in batch notturno), dopo la chiusura dei mercati” N.d.t.] è ancora al massimo storico, il Ted spread [Il Ted spread è la differenza tra i tassi di interesse dei prestiti interbancari e quelli dei buoni del Tesoro USA a breve termine. E’ un indice del rischio percepito sul credito, dato che i buoni del Tesoro sono considerati a basso rischio a differenza dei prestiti interbancari N.d.t.] si è allargato livelli record mentre i prestiti interbancari sembrano bloccati ad un punto morto. Vi è una corsa al mercato valutario che sta riducendo la capacità delle imprese di utilizzare credito a breve termine. Il sistema si sta spegnendo, amici, e l’olio di serpente di Paulson non servirà a nulla. 400 economisti di fama—non i falchi fanatici che lavorano per l’amministrazione Bush –si sono opposti a questo piano di salvataggio.

Questo è un disastro in tempo reale e richiede vere soluzioni. Come fa notare Nouriel Roubini, presidente della Roubini Global Economics, siamo sull’orlo della “madre di tutte le corse agli sportelli”, un saccheggio senza confini delle riserve che farebbe crollare il sistema finanziario. Questa è l’opinione di Roubini su quale sarà la prossima testa a cadere:
“Il prossimo passo di questo panico potrebbe diventare la madre di tutte le corse gli sportelli, cioè una corsa agli oltre $1000 miliardi di prestiti interbancari a breve termine con l’estero del sistema finanziario e bancario Usa, dato che le banche straniere si stanno iniziando a preoccupare della sicurezza delle loro esposizioni liquide verso le istituzioni finanziarie USA; tale silenziosa corsa agli sportelli da oltre confine è già iniziata dal momento che le banche straniere sono preoccupate della solvibilità delle banche Usa e stanno iniziando a ridurre la loro esposizione. E se questa corsa accelera, come potrebbe accadere, potrebbe avvenire un collasso totale del sistema finanziario Usa. Siamo perciò ora in una situazione di panico generalizzato e siamo ritornati a rischio di crollo sistemico dell’intero sistema finanziario. E le autorità Usa e quelle straniere sembrano non avere capito nulla su cosa ci sia bisogno di fare. Forse dovrebbero già oggi iniziare una coordinata riduzione di 100 punti base dei tassi in tutte le maggiori economie del mondo per mostrare che hanno seriamente iniziato a riconoscere e ad affrontare questa crisi finanziaria in rapido peggioramento.” (Nouriel Roubini, EconoMonitor)

Non un solo centesimo dovrebbe andare a questa ultima truffa di Wall Street. Nessun salvataggio!

Mike Whitney vive nello stato di Washington. Può essere contattato all’indirizzo fergiewhitney@msn.com

Titolo originale: " Why the Bailout Stinks "

Fonte: http://www.counterpunch.org
Link
02.10.2008

SALVIAMO I PROPRIETARI DI CASA! PERCHE’ IL PIANO PAULSON E’ UNA TRUFFA

DI PAUL CRAIG ROBERTS
Counterpunch

Questo piano di salvataggio di Paulson è, esso stesso, una gigantesca frode come i mutui subprime ad eccessiva leva finanziaria?

Ieri, qui su CounterPunch, ho discusso del piano di salvataggio proposto e fatto notare che la proposta non può avere successo se danneggia la posizione di credito del Tesoro Usa e/o la combinazione del mark-to-market [utilizzo dei prezzi stabiliti dal mercato N.d.t.] e dello short-selling [detto anche “vendita allo scopeto”, lo Short Selling è un operazione finanziaria che consiste nella vendita di strumenti finanziari non posseduti con successivo riacquisto. Da BorsaItaliana.it N.d.t.] permette a chi lo pratica di prosperare trascinando sempre più istituzioni finanziarie alla bancarotta.

Il commento di un lettore e un articolo dei professori di Yale Jonathan Kopell and William Goetzmann, sollevano esattamente questa questione della fraudolenza del pacchetto Paulson.

Come dice un lettore: “abbiamo debito a tre differenti livelli: il debito personale familiare, il debito del settore finanziario e il debito pubblico. Il primo ha inondato il secondo e ora stanno facendo sì che il secondo inondi il terzo. L’atteggiamento dei nostri leader è quello di non fare nulla per il primo livello di debito, e fare finta che il terzo livello di debito non abbia alcuna importanza”.

L’argomento in favore del piano di salvataggio è che le banche saranno libere dagli strumenti finanziari in difficoltà e potranno ritornare a fare prestiti, e che il Tesoro Usa recupererà gran parte dei costi del salvataggio perché solo una piccola percentuale dei sottostanti i mutui sono cattivi. Esaminiamo questo argomento.

In realtà il piano Paulson non affronta il problema principale. Affronta solo i problemi delle istituzioni finanziarie che detengono beni in difficoltà. In base al piano di salvataggio, i beni in difficoltà si spostano dai bilanci delle banche al bilancio del Tesoro. Ma il sottostante problema—la continua diminuzione dei valori dei mutui e delle case—rimane e continua a peggiorare.

L’origine della crisi è al livello dei proprietari di casa. I proprietari non riescono a ripagare i mutui. Spostare gli strumenti finanziari nei libri contabili del Tesoro non ferma il crescente tasso di insolvibilità.

Il piano di salvataggio si concentra sul lato sbagliato del problema. Il salvataggio dovrebbe concentrarsi sull’origine del problema, i proprietari di casa che si dichiarano insolventi. Il salvataggio dovrebbe indennizzare i proprietari insolventi e pagare i mutui criminali. Come fanno notare Koppell e Goetzmann, gli strumenti finanziari sono in difficoltà a causa dell’insolvibilità dei mutui. Fermare il problema alla sua origine restaurerebbe il valore dei derivati basati su mutui e porrebbe fine alla crisi.

Questo approccio ha l’ulteriore vantaggio di fermare la valanga nei prezzi delle case e porre termine all’erosione della base fiscale locale che risulta dai pignoramenti e dalle case gettate sul mercato. E per quanto riguarda l’azzardo morale di salvare i proprietari di casa che hanno fatto eccessiva leva finanziaria [over-leveraged] su se stessi? Chiedetevi: qual è la differenza con l’azzardo morale di salvare le istituzioni finanziarie che hanno creato obbligazioni su prestiti questionabili, li hanno assicurati e venduti come titoli di investimento? Il Congresso dovrebbe concentrare il piano di salvataggio sul rifinanziamento dei mutui in difficoltà come la Home Owners’ Loan Corp. fece negli anni 30, non su istituzioni in difficoltà che detengono strumenti in difficoltà legati ai mutui. Il Congresso deve fare un passo indietro, stabilire udienze e parlare con Koppell e Goetzmann. Il Congresso deve sapere i fatti prima di intraprendere un’azione. L’ultima cosa che il Congresso ha bisogno di fare è lasciarsi spaventare ancora una volta fino ad acconsentire ad un’iniziativa disastrosa.

Paul Craig Roberts [email] è stato Assistente Segretario del ministero del Tesoro americano, durante l’Amministrazione Reagan. E’ un ex Editore Associato del Wall Street Journal, è stato per 16 anni columnist di Business Week e di Scripps Howard News Service e di Creator’s Sindacate di Los Angeles. Ha avuto numerose cattedre universitarie, inclusa quella "William E. Simon" della facoltà di Politica Economica del Center for Strategic and International Studies della Georgetown University e Senior Research Fellow dell’Hoover Institution e della Stanford University. E’ stato insignito della Legion d’Onore dal Presidente della Francia e gli è stata assegnata la medaglia d’argento del Ministero del Tesoro Usa, per il suo “importante contributo alla formulazione della politica economica americana”.
di Mike Whitney

Fonte: http://www.counterpunch.org

Una democrazia senza parlamento

Titoli di giornali di ieri: “Berlusconi: imporrò i decreti” (la Repubblica). Più soft, una volta si diceva “più gesuitico”, il Corriere: “Berlusconi: farò più decreti”. Poiché non eravamo a Napoli, luogo del pronunciamento, non possiamo giurare su quale dei due verbi abbia usato il premier. Sta di fatto che, nel clima della legge Alfano, cui i costituzionalisti negano il titolo di “lodo” non essendo il ministro di giustizia un’autorità neutrale chiamata a mediare vertenze, un delirio di onnipotenza e di insofferenza per le istituzioni parlamentari e per la costituzione della repubblica sta dilagando nella destra. Mercoledì ne abbiamo avuto tre manifestazioni simultanee: quella appena ricordata del premier a Napoli, l’annuncio di Tremonti che l’indomani sarebbe andato in parlamento a riferire solo sulla legge finanziaria e non sulla crisi mondiale, come chiedevano i deputati; la teoria di Elio Vito, ministro dei rapporti col parlamento, illustrata nel question-time, che la decretazione è un modo di adeguare il processo legislativo al nuovo secolo, che mal sopporta tempi e modi della legiferazione parlamentare.

Ma dove hanno letto, costoro, che la nostra democrazia non è più quella codificata nella costituzione e che il governo può strafottersene delle regole scritte e dei rappresentanti del popolo? Il 4 luglio, Europa pubblicò l’appello di 110 docenti dell’Associazione costituzionalisti, presieduta da Alessandro Pace, al capo dello stato, al governo, alle camere, e naturalmente al “popolo sovrano” che la nostra costituzione, non mutata, riconosce appunto unico sovrano e tuttavia nega anche ad esso l’esercizio della sovranità fuori dei modi e dei limiti stabiliti dalla legge. A maggior ragione, fuori di quei limiti e modi non si possono porre i governanti, sulle cui spalle non c’è neanche la forfora della sovranità. Fare le leggi è dunque mestiere del parlamento. Il governo può fare decreti solo in caso di necessità e urgenza. Non ha necessità e urgenza la guerra ai graffiti che Berlusconi ha indicato da Napoli come uno dei prossimi oggetti del suo governare per decreti.

Ma oltre ai requisiti di necessità e urgenza, i decreti debbono essere “puntuali e omogenei”, cioè riguardare una singola materia, come impone la legge 400 del 1988 sui poteri della presidenza del consiglio. Invece non lo sono più da quando i loro testi sono diventati vere e proprie lenzuolate, nelle quali ci sono non una ma dieci, quindici materie: una , forse, con caratteri di necessità e urgenza, le altre come Dio vuole. Prassi fraudolenta, il capo dello stato talvolta obbietta, altre volte concede l’autorizzazione, che il cavaliere nella sua cultura brianzola chiama il “visto”. La frode si moltiplica quando la lenzuolata, autorizzata dal Quirinale per evitare la guerra perpetua col governo, viene inzeppata di emendamenti in parlamento e quindi diventa una cosa diversa da quella “vistata” cioè autorizata dal capo dello stato. E’ una vera e propria prassi di rapina nei confronti del presidente della repubblica e del parlamento. Il presidente della camera Fini ha formalmente protestato contro questa legiferazione per decreti. Dall’inizio del governo Berlusconi, deputati e senatori si sono limitari a convertire in leggi i decreti del governo. Per di più prendendosi lo sberleffo di Vito.

Il quale, per negare questa mortificante realtà, rinfacciava all’aula di Montecitorio che i parlamentari hanno votato anche la ratifica di non so quale trattato internazionale. Hai detto un prospero.
Siamo grati a Fini della protesta, altrettanto ci aspettiamo da Schifani, che sovrintende all’altro ramo del parlamento. E ci aspettiamo anche che dicano la cosa essenziale: poiché Berlusconi lamenta l’inadeguatezza dei suoi poteri di premier e la farraginosità dei regolamenti parlamentari – le due cause della lentezza del processo legislativo – camera e senato, dove la maggioranza ha numeri sovrabbondanti, procedano subito ad adeguare la legge 400 sui poteri del presidente del consiglio e a snellire radicalmente i regolamenti parlamentari. Il governo potrà così governare con la velocità della Tav, come piacerebbe a Berlusconi e non solo a lui.

Di più, la legge 400 sui poteri della presidenza del consiglio potrebbe essere trasformata da legge ordinaria a norma costituzionale: aggiungendo così ai requisiti di necessità e urgenza, già scritti in costituzione, quelli di puntualità e omogeneità, scritti nella legge e snobbati dalle lenzuolate. Sarebbe la strada semplice e corretta per restare nella democrazia parlamentare. Che altrimenti, anche senza evocare Putin o Videla, vedrebbe giorno dopo giorno le sue istituzioni (e la libertà dei cittadini) ridursi come le anime dantesche, “ombre vane fuor che nell’aspetto”.
di Federico Orlando

Una rivolta dei “consumatori” può scatenare una rivoluzione?



Il proletariato borghese – I ceti medi potrebbero trasformarsi in classe rivoluzionaria, prendendo il posto che Marx aveva immaginato del proletariato. La globalizzazione del mercato del lavoro e i ridotti livelli del supporto previdenziale nazionale e della occupazione potrebbero diminuire nella gente l'attaccamento a certe istituzioni. Il gap crescente tra loro e un piccolo numero di individui ultra-ricchi molto in vista potrebbe accendere la disillusione nei confronti della meritocrazia, mentre le sotto-classi urbane in aumento potrebbero rappresentare una crescente minaccia per l'ordine e la stabilità sociali, dato che il peso del debito acquisito e il fallimento del supporto pensionistico cominciano a bruciare. Di fronte a questa doppia sfida, i ceti medi di tutto il mondo, usando l'accesso al sapere, potrebbero unire risorse e abilità per dare forma a processi transnazionali nell'interesse della propria classe.” ― Rapporto del Ministero della Difesa Inglese: “Programma sugli Andamenti Globali Strategici 2007-2036 del Development, Concepts and Doctrine Centre (DCDC)” [Centro per lo Sviluppo di Concetti e Dottrine], (Terza Edizione) p.96, Marzo 2007.

Parole davvero profetiche, considerata la gravissima siutuazione del capitalismo per effetto della speculazione rampante e di un'economia basata sull'illusoria creazione di una fetta di benessere, quest'analisi del Ministero della Difesa ha qualche significato?

Il potere del grande capitale transnazionale ha trasformato non soltanto lo scenario economico ma anche la natura del modo in cui viviamo, dal cibo che mangiamo (e dove lo acquistiamo) fino alla struttura dei nostri spazi sociali, e a giudicare dal livello d'insoddisfazione della società capitalista contemporanea, ampie fasce di popolazione non sono fesse e contente.

Ma al contrario di epoche precedenti questa insoddisfazione, che non ha una voce politica coerente, sta trovando altre vie d'uscita e di espressione.

Con una popolazione incastrata nel debito che adesso si estende alla sua progenie, i “bei tempi” dei passati decenni sono finiti con un botto e, dato che l'unica “soluzione” alla crisi del capitalismo sembra essere negli effetti del cambiamento climatico, nel caos causato dalla “globalizzazione” (imperialismo rimodernato sotto altro nome) e nell'estesa destabilizzazione come la guerra senza fine, quali sono le possibilità di porre termine alla follia del capitalismo?

La sinistra, essa stessa prodotto di una società che di fatto non esiste più, ha fallito sia nel non riconoscere questa trasformazione, sia nel non produrre una struttura teorica che possa essere usata per apportare un cambiamento radicale.

Nel Regno Unito cinque gigantesche catene di supermarket dominano la fornitura alimentare al dettaglio, e a causa della loro solidità sul mercato impongono non solo il prezzo ma anche il tipo, la qualità e la provenienza di quello che vendono.

Eppure il 75% degli alimenti coltivati e prodotti nel Regno Unito proviene da piccoli produttori.

Sfortunatamente, per il piccolo agricoltore, questi non possono offrirlo al prezzo richiesto dai monopoli dei supermarket, e tanto meno farlo per tutto il corso dell'anno, mentre i generi alimentari provenienti dai paesi in via di sviluppo non solo costano meno ma sono anche disponibili su richiesta. La globalizzazione ha spezzato il legame biologico e storico fra la produzione agricola e il consumo.

Un terzo dei 20 miliardi di sterline spesi annualmente in abbigliamento e in casalinghi vengono spesi nelle otto settimane che precedono il Natale. Tuttavia, la tanto decantata economia dei consumi è in gran parte un'illusione dato che opera quasi completamente sul credito/debito. Il credito proviene dall'enorme eccedenza estratta dal settore bancario e finanziario attraverso il controllo e il possesso del circuito globale di capitale, che a sua volta presta ai consumatori addebitando loro gli interessi sul prestito.

Di contro, solo una piccola percentuale del prodotto interno lordo del Regno Unito proviene dalla manifattura, la nostra non è più un'economia produttiva in realtà, ma soltanto un'economia dei consumi. Il “benessere” di cui godiamo adesso ha due fonti: il credito o il debito per mezzo del settore finanziario che in cambio finanzia l'economia del credito (be', almeno così è stato fino a poco tempo fa). Ovviamente è un ciclo chiuso, poiché nessun benessere vero e proprio viene prodotto, in altre parole è un'economia parassita che dipende completamente dalla presa che il grande capitale ha sul circuito globale di capitale e dall'estrarre il sovrappiù da un terzo mondo disperato e sempre più povero. Perciò il capitalismo industriale è stato sostituito quasi completamente dal capitalismo dei consumi.

Quindi, cosa implica questa trasformazione e come dovremmo affrontarla?

Con la fine della classe lavoratrice organizzata, tramite la distruzione dei sindacati di categoria (a parte i sindacati del pubblico impiego, e in maniera rilevante, lo stato è il più grande datore di lavoro) e la distruzione totale delle comunità della classe operaia, dato che le attività produttive sono state tolte di mezzo, anche la tradizionale solidarietà che si creava nelle comunità e nei luoghi di lavoro è scomparsa.

Accanto a questo, con la scissione della società in una “middle-class” carica di debiti e in una “under-class” relegata in quartieri fatiscenti, lo stato delle aziende e dell'apparato di sicurezza sembra al sicuro. Esso ha a disposizione tutte le “leggi” per reprimere qualunque dissenso reale che sfidi il potere dello stato in maniera significativa.

Infatti, per fare un esempio, è riuscito a mettere una parte della classe operaia contro l'altra, demonizzandone e criminalizzandone la parte giovane, creando un'atmosfera di paura e di paranoia attraverso la complicità dei media (per es., “sensazione che il crimine stia dilagando”, “comportamento antisociale”, “abuso di alcolici”, “accoltellamenti”, “bande giovanili”), davvero un ritorno alla “classe criminale” dell'epoca vittoriana. In questo modo lo stato e/o i media hanno messo i lavoratori nelle condizioni di divorarsi l'un l'altro, piuttosto che fare luce sulla vera causa della frammentazione della società, il capitalismo.

Eppure, a dispetto della nostra esistenza depoliticizzata e alienata, questa è una società che si sta spaccando in una pletora di fratture, fratture che stanno trovando un'espressione ma non nel modo “tradizionale”, cioè attraverso la lotta di classe.

In compenso vediamo i cosiddetti gruppi di interesse, generalmente nel ceto medio, in cerca di “alternative” per costruire stili di vita “ecologici”, come ripartizioni dei generi alimentari, progetti di energia “sostenibile”, riciclaggio, nostalgici viaggi in un passato (“retaggio”) perlopiù fittizio, una ricerca di “britannicità”, molti dei quali ― non c'è da sorprendersi, dato che gli stessi lavorano nei media ― trovano espressione in una marea di programmi in TV e alla radio. Nell'insieme, sa di elitarismo, ma si può affermare che questi sono progetti di lusso, e allora cosa succede quando finiscono i soldi?

D'altra parte, non vi è dubbio che l'attrattiva del capitalismo consumistico stia svanendo ancor prima di finire fuori strada, e questo processo sta accelerando con la crisi del capitale che si mangia la casa, e il costo della vita alle stelle. Quindi si sta verificando un certo tipo di sintesi tra i bisogni reali e la realtà, ma manca di espressioni fattibili.

Potrebbe essere come dice il rapporto del Ministero della Difesa, “Di fronte a questa doppia sfida i ceti medi di tutto il mondo, usando l'accesso al sapere, potrebbero unire risorse e abilità per dare forma a processi transnazionali nell'interesse della propria classe”, e se così fosse, dov'è la sinistra in questo processo?

Se questa è di fatto una riflessione accurata dei processi attualmente in corso, come possono questi due settori del proletariato trovare un terreno comune senza una qualche espressione collettiva?

Attualmente, la sinistra esistente quasi ignora la cosiddetta “middle class”, i professionisti, manager, operatori dei media, intellettuali e accademici che in realtà fanno andare il capitalismo (a parte cioè quelli che ironicamente compongono la leadership della sinistra)?

Cruciali per questo processo sono gli impiegati del servizio pubblico, senza i quali lo stato non ha potere. Una qualche alleanza fra la restante classe operaia organizzata e il ceto medio professionista potrebbe portare ad un cambiamento rivoluzionario?

Io sostengo che molto dipende da come si metterà l'attuale crisi del capitale. Se, come potrebbe essere il caso, la classe capitalista internazionale è ben decisa a usare una serie infinita di guerre come soluzione alla crisi dell'accumulazione, allora si mette davvero male.

Perciò smascherare la “guerra al terrore”, in realtà la guerra al pianeta e alle sue genti insita nella natura del capitalismo, deve essere di certo il nostro obiettivo primario, altrimenti tutto è perduto.

di WILLIAM BOWLES
creative-i.info

11 ottobre 2008

Perchè il salvataggio di Wall Street puzza?



Questo è un disastro in tempo reale e richiede vere soluzioni.[…] Siamo in una situazione di panico generalizzato e siamo ritornati a rischio di crollo sistemico dell’intero sistema finanziario. E le autorità Usa e quelle straniere sembrano non avere capito nulla su cosa ci sia bisogno di fare.

Da quasi un anno ci stiamo chiedendo: perché gli investitori e le banche straniere che hanno comprato centinaia di miliardi di dollari di titoli poggiati sui mutui [mortgage-backed securities, MBS] da banche di investimento Usa non hanno intrapreso alcuna azione legale contro queste stesse banche, o iniziato un boicottaggio dei prodotti finanziari Usa per impedire che altre persone venissero derubate?

Ora sappiamo la risposta. È perché, dietro le scene, Henry Paulson & Co. stavano lavorando ad un accordo per gettare tutto questo casino da miliardi di dollari sui contribuenti Usa. Questa è la vera ragione dietro a questo spreco da $ 700 miliardi; cancellare gli enormi debiti generati dal più grande caso di truffa della storia. Il membro del congresso Brad Sherman la spiegato mercoledì notte a Larry Kudlow:

“Il decreto fornisce centinaia di miliardi di dollari per salvare gli investitori stranieri. Non fornisce alcun reale controllo sui poteri di Paulson. Vi è un comitato di controllo ma non è un vero comitato che può farsi avanti e cambiare quello che lui fa. È un programma da $ 700 miliardi gestito da un impiegato part-time e non vi è limite sui salari da un milione di dollari al mese… Il tutto è molto chiaro. La Bank of Shanghai può trasferire tutti i suoi beni tossici alla sua sede di Los Angeles che poi il giorno dopo li rivende al Tesoro. Ho proposto un emendamento per fare in modo che se questi beni non fossero stati posseduti da un’entità americana, pure una sussidiaria, ma almeno una qualche entità negli Usa, il Tesoro non avrebbe potuto comprarli. È stato rigettato.

A seguire: "Salviamo i proprietari di casa! Perchè il piano Paulson è una truffa", di Paul Craig Roberts (Counterpunch).
Il decreto è molto chiaro. Beni ora detenuti in Cina e a Londra possono essere venduti a società Usa lunedì e poi rivenduti al Tesoro martedì. Paulson ha detto chiaramente che avrebbe chiesto un veto di qualunque legge contenente un chiaro emendamento che affermasse che non possono essere venduti al Tesoro beni non posseduti da cittadini americani al 20 di settembre. Centinaia di miliardi di dollari sono destinati a salvare gli investitori stranieri. Lo sanno, lo hanno chiesto, il decreto è stato accuratamente scritto per far sì che accada ciò”.

Perciò, perché il segretario al Tesoro non ha spiegato al popolo americano il vero scopo del salvataggio? Può essere che egli sappia che il suo salvataggio da $ 700 miliardi finirà come il dirigibile Hindenburg, svanendo coperto dalle fiamme?

Questo è un decreto terribile, e conferisce autorità assoluta ad uno degli attori centrali dello scandalo, Henry Paulson, che e stato presidente della Goldman Sachs al tempo in cui questi titoli MBS spazzatura venivano rifilati in giro per il pianeta ad investitori creduloni. Ora Paulson sarà nella posizione di ricomprare qualunque “bene in difficoltà” egli ritenga porre una minaccia alla “stabilità del mercato finanziario”. E’ chiaro che Paulson utilizzerà i suoi poteri privi di controlli per fare tabula rasa e rimuovere qualunque possibilità che gli investitori stranieri possano intraprendere azioni legali contro i perpetratori della truffa: le giganti banche di investimento di Wall Street.

Dunque, com’è possibile che il popolo americano accetti di pagare per evitare future spese legali a Paulson & Co.? E’ questo il modo in cui le tasse dei contribuenti dovrebbero essere spese, anziché in educazione, sanità e infrastrutture?

Vi è un’altra ragione per cui Paulson ha lavorato così duramente per l’approvazione del decreto Salvataggio per i Tycoons; perché è una manna dal cielo per i giganti del sistema bancario. La Citigroup non ha raccolto la Wachovia per puro caso, né la JP Morgan ha acquistato Washington Mutual perché voleva compiere il suo dovere civico e impedire il totale collasso del sistema. Assolutamente no; sapevano chiaramente dove soffiava il vento. Di fatto, non ce n’è uno di questi casi che non mandi puzza di bruciato.

Questo ha detto Sara Lepro di AP:
“La Citigroup ha acconsentito lunedì ad acquistare le operazioni bancarie della Wachovia per $ 2,1 miliardi in un accordo combinato dai regolatori federali, rendendo la banca di Charlotte l’ultima vittima della sempre più vasta crisi finanziaria globale.

L’accordo espande grandemente i diritti di vendita della Citigroup—fornendole un totale di più di 4300 filiali Usa e 600 miliardi in depositi—e le assicura un posto tra le Tre Grandi dell’industria bancaria Usa, assieme alla Bank of America Corp. e alla JP Morgan Chase & Co.

Ma tutto ciò avviene ad un costo: Citigroup Inc. ha detto che ridurrà i suoi dividendi trimestrali della metà, a 16 centesimi. Diluirà anche gli attuali azionisti vendendo 10 miliardi di azioni ordinarie per sostenere la sua posizione di capitale. Oltre ad essersi assunta $ 53 miliardi in debiti, Citigroup assorbirà sino a 42 miliardi di perdite del portafoglio prestiti da 312 miliardi della Wachovia, mentre la Federal Deposit Insurance Corp. [FDIC, assicurazione federale sui depositi, n.d.t.] si è dichiarata d’accordo a coprire le rimanenti perdite. Citigroup emetterà anche azioni privilegiate e garanzie per la FDIC per 12 miliardi di dollari.”

Questa è la frase chiave della Lepro:
“Il piano di salvataggio per le istituzioni finanziarie da $ 700 miliardi proposto dal governo, votato lunedì dalla Camera dei Rappresentanti, probabilmente si dimostrerà un ulteriore guadagno per la Citi.

Mentre il piano è in generale progettato per impedire che le banche si approfittino della vendita al governo di beni in difficoltà, vi è un’eccezione per il caso di beni acquistati in una unione o in un rilevamento, o da aziende che hanno fatto bancarotta. Questo permetterebbe alla Citigroup di vendere le obbligazioni tossiche e altri beni ottenuti dalla Wachovia per un prezzo più alto di quello realmente pagato per essi”.

Perciò la Citi non solo ottiene un’armata di correntisti (il più economico capitale disponibile!) ma, allo stesso tempo, potrà scaricare tutta la sua spazzatura poggiata sui mutui sui contribuenti! E, indovinate un po’, l’affare fatto dalla JP Morgan è praticamente identico.

È o no un giochetto da esperti?

Qualcuno ha voglia di scommettere che anche la G-Sax otterrà un posto in prima fila succhiando miliardi di dollari dei contribuenti per rimettere assieme il suo traballante bilancio?

E quale sarà il risultato netto della rapina da parte dei banchieri gangster di Paulson? Maggiore consolidamento dell’industria finanziaria e totale distruzione delle banche locali e regionali. Questa è una cosa certa. Le piccola banche di tutta la nazione se la prenderanno in saccoccia se passa il decreto. Potete scommetterci.

Il paese non ha tempo per questa cinica caccia al tesoro. Il sistema sta mostrando pessimi segni e abbiamo UNA sola possibilità per fare un buon decreto di emergenza.

Secondo Bloomberg News, 29 settembre:
“La Federal Reserve immetterà ulteriori $ 630 miliardi nel sistema finanziario globale, allagando le banche di contanti per alleviare la peggiore crisi bancaria dai tempi della Grande Depressione. La Fed ha aumentato i suoi scambi di valuta con banche centrali straniere da $ 330 miliardi a $ 620 miliardi per rendere una maggiore quantità di dollari disponibile in tutto il mondo. Il Term Auction Facility, il programma d’emergenza di prestiti della Fed, si espanderà da $ 300 miliardi a $ 450 miliardi. Tra le autorità partecipanti vi sono la Banca Centrale Europea, la Banca d’Inghilterra e la Banca del Giappone.

La crisi si sta riflettendo su tutta l’economia globale, provocando la caduta del mercato azionario e costringendo i governi europei a salvare quattro banche negli ultimi due giorni appena”. (Bloomberg)

Afferrato il concetto? La Fed aveva già accantonato il voto negativo del Congresso e pompato denaro nel sistema; e guardate cos’è successo.

Nulla!

Il Libor [London Interbank Offered Rate. Da Wikipedia: “Il libor è il tasso di riferimento europeo al quale le banche si prestano denaro tra loro, spesso durante la notte (in batch notturno), dopo la chiusura dei mercati” N.d.t.] è ancora al massimo storico, il Ted spread [Il Ted spread è la differenza tra i tassi di interesse dei prestiti interbancari e quelli dei buoni del Tesoro USA a breve termine. E’ un indice del rischio percepito sul credito, dato che i buoni del Tesoro sono considerati a basso rischio a differenza dei prestiti interbancari N.d.t.] si è allargato livelli record mentre i prestiti interbancari sembrano bloccati ad un punto morto. Vi è una corsa al mercato valutario che sta riducendo la capacità delle imprese di utilizzare credito a breve termine. Il sistema si sta spegnendo, amici, e l’olio di serpente di Paulson non servirà a nulla. 400 economisti di fama—non i falchi fanatici che lavorano per l’amministrazione Bush –si sono opposti a questo piano di salvataggio.

Questo è un disastro in tempo reale e richiede vere soluzioni. Come fa notare Nouriel Roubini, presidente della Roubini Global Economics, siamo sull’orlo della “madre di tutte le corse agli sportelli”, un saccheggio senza confini delle riserve che farebbe crollare il sistema finanziario. Questa è l’opinione di Roubini su quale sarà la prossima testa a cadere:
“Il prossimo passo di questo panico potrebbe diventare la madre di tutte le corse gli sportelli, cioè una corsa agli oltre $1000 miliardi di prestiti interbancari a breve termine con l’estero del sistema finanziario e bancario Usa, dato che le banche straniere si stanno iniziando a preoccupare della sicurezza delle loro esposizioni liquide verso le istituzioni finanziarie USA; tale silenziosa corsa agli sportelli da oltre confine è già iniziata dal momento che le banche straniere sono preoccupate della solvibilità delle banche Usa e stanno iniziando a ridurre la loro esposizione. E se questa corsa accelera, come potrebbe accadere, potrebbe avvenire un collasso totale del sistema finanziario Usa. Siamo perciò ora in una situazione di panico generalizzato e siamo ritornati a rischio di crollo sistemico dell’intero sistema finanziario. E le autorità Usa e quelle straniere sembrano non avere capito nulla su cosa ci sia bisogno di fare. Forse dovrebbero già oggi iniziare una coordinata riduzione di 100 punti base dei tassi in tutte le maggiori economie del mondo per mostrare che hanno seriamente iniziato a riconoscere e ad affrontare questa crisi finanziaria in rapido peggioramento.” (Nouriel Roubini, EconoMonitor)

Non un solo centesimo dovrebbe andare a questa ultima truffa di Wall Street. Nessun salvataggio!

Mike Whitney vive nello stato di Washington. Può essere contattato all’indirizzo fergiewhitney@msn.com

Titolo originale: " Why the Bailout Stinks "

Fonte: http://www.counterpunch.org
Link
02.10.2008

SALVIAMO I PROPRIETARI DI CASA! PERCHE’ IL PIANO PAULSON E’ UNA TRUFFA

DI PAUL CRAIG ROBERTS
Counterpunch

Questo piano di salvataggio di Paulson è, esso stesso, una gigantesca frode come i mutui subprime ad eccessiva leva finanziaria?

Ieri, qui su CounterPunch, ho discusso del piano di salvataggio proposto e fatto notare che la proposta non può avere successo se danneggia la posizione di credito del Tesoro Usa e/o la combinazione del mark-to-market [utilizzo dei prezzi stabiliti dal mercato N.d.t.] e dello short-selling [detto anche “vendita allo scopeto”, lo Short Selling è un operazione finanziaria che consiste nella vendita di strumenti finanziari non posseduti con successivo riacquisto. Da BorsaItaliana.it N.d.t.] permette a chi lo pratica di prosperare trascinando sempre più istituzioni finanziarie alla bancarotta.

Il commento di un lettore e un articolo dei professori di Yale Jonathan Kopell and William Goetzmann, sollevano esattamente questa questione della fraudolenza del pacchetto Paulson.

Come dice un lettore: “abbiamo debito a tre differenti livelli: il debito personale familiare, il debito del settore finanziario e il debito pubblico. Il primo ha inondato il secondo e ora stanno facendo sì che il secondo inondi il terzo. L’atteggiamento dei nostri leader è quello di non fare nulla per il primo livello di debito, e fare finta che il terzo livello di debito non abbia alcuna importanza”.

L’argomento in favore del piano di salvataggio è che le banche saranno libere dagli strumenti finanziari in difficoltà e potranno ritornare a fare prestiti, e che il Tesoro Usa recupererà gran parte dei costi del salvataggio perché solo una piccola percentuale dei sottostanti i mutui sono cattivi. Esaminiamo questo argomento.

In realtà il piano Paulson non affronta il problema principale. Affronta solo i problemi delle istituzioni finanziarie che detengono beni in difficoltà. In base al piano di salvataggio, i beni in difficoltà si spostano dai bilanci delle banche al bilancio del Tesoro. Ma il sottostante problema—la continua diminuzione dei valori dei mutui e delle case—rimane e continua a peggiorare.

L’origine della crisi è al livello dei proprietari di casa. I proprietari non riescono a ripagare i mutui. Spostare gli strumenti finanziari nei libri contabili del Tesoro non ferma il crescente tasso di insolvibilità.

Il piano di salvataggio si concentra sul lato sbagliato del problema. Il salvataggio dovrebbe concentrarsi sull’origine del problema, i proprietari di casa che si dichiarano insolventi. Il salvataggio dovrebbe indennizzare i proprietari insolventi e pagare i mutui criminali. Come fanno notare Koppell e Goetzmann, gli strumenti finanziari sono in difficoltà a causa dell’insolvibilità dei mutui. Fermare il problema alla sua origine restaurerebbe il valore dei derivati basati su mutui e porrebbe fine alla crisi.

Questo approccio ha l’ulteriore vantaggio di fermare la valanga nei prezzi delle case e porre termine all’erosione della base fiscale locale che risulta dai pignoramenti e dalle case gettate sul mercato. E per quanto riguarda l’azzardo morale di salvare i proprietari di casa che hanno fatto eccessiva leva finanziaria [over-leveraged] su se stessi? Chiedetevi: qual è la differenza con l’azzardo morale di salvare le istituzioni finanziarie che hanno creato obbligazioni su prestiti questionabili, li hanno assicurati e venduti come titoli di investimento? Il Congresso dovrebbe concentrare il piano di salvataggio sul rifinanziamento dei mutui in difficoltà come la Home Owners’ Loan Corp. fece negli anni 30, non su istituzioni in difficoltà che detengono strumenti in difficoltà legati ai mutui. Il Congresso deve fare un passo indietro, stabilire udienze e parlare con Koppell e Goetzmann. Il Congresso deve sapere i fatti prima di intraprendere un’azione. L’ultima cosa che il Congresso ha bisogno di fare è lasciarsi spaventare ancora una volta fino ad acconsentire ad un’iniziativa disastrosa.

Paul Craig Roberts [email] è stato Assistente Segretario del ministero del Tesoro americano, durante l’Amministrazione Reagan. E’ un ex Editore Associato del Wall Street Journal, è stato per 16 anni columnist di Business Week e di Scripps Howard News Service e di Creator’s Sindacate di Los Angeles. Ha avuto numerose cattedre universitarie, inclusa quella "William E. Simon" della facoltà di Politica Economica del Center for Strategic and International Studies della Georgetown University e Senior Research Fellow dell’Hoover Institution e della Stanford University. E’ stato insignito della Legion d’Onore dal Presidente della Francia e gli è stata assegnata la medaglia d’argento del Ministero del Tesoro Usa, per il suo “importante contributo alla formulazione della politica economica americana”.
di Mike Whitney

Fonte: http://www.counterpunch.org

Una democrazia senza parlamento

Titoli di giornali di ieri: “Berlusconi: imporrò i decreti” (la Repubblica). Più soft, una volta si diceva “più gesuitico”, il Corriere: “Berlusconi: farò più decreti”. Poiché non eravamo a Napoli, luogo del pronunciamento, non possiamo giurare su quale dei due verbi abbia usato il premier. Sta di fatto che, nel clima della legge Alfano, cui i costituzionalisti negano il titolo di “lodo” non essendo il ministro di giustizia un’autorità neutrale chiamata a mediare vertenze, un delirio di onnipotenza e di insofferenza per le istituzioni parlamentari e per la costituzione della repubblica sta dilagando nella destra. Mercoledì ne abbiamo avuto tre manifestazioni simultanee: quella appena ricordata del premier a Napoli, l’annuncio di Tremonti che l’indomani sarebbe andato in parlamento a riferire solo sulla legge finanziaria e non sulla crisi mondiale, come chiedevano i deputati; la teoria di Elio Vito, ministro dei rapporti col parlamento, illustrata nel question-time, che la decretazione è un modo di adeguare il processo legislativo al nuovo secolo, che mal sopporta tempi e modi della legiferazione parlamentare.

Ma dove hanno letto, costoro, che la nostra democrazia non è più quella codificata nella costituzione e che il governo può strafottersene delle regole scritte e dei rappresentanti del popolo? Il 4 luglio, Europa pubblicò l’appello di 110 docenti dell’Associazione costituzionalisti, presieduta da Alessandro Pace, al capo dello stato, al governo, alle camere, e naturalmente al “popolo sovrano” che la nostra costituzione, non mutata, riconosce appunto unico sovrano e tuttavia nega anche ad esso l’esercizio della sovranità fuori dei modi e dei limiti stabiliti dalla legge. A maggior ragione, fuori di quei limiti e modi non si possono porre i governanti, sulle cui spalle non c’è neanche la forfora della sovranità. Fare le leggi è dunque mestiere del parlamento. Il governo può fare decreti solo in caso di necessità e urgenza. Non ha necessità e urgenza la guerra ai graffiti che Berlusconi ha indicato da Napoli come uno dei prossimi oggetti del suo governare per decreti.

Ma oltre ai requisiti di necessità e urgenza, i decreti debbono essere “puntuali e omogenei”, cioè riguardare una singola materia, come impone la legge 400 del 1988 sui poteri della presidenza del consiglio. Invece non lo sono più da quando i loro testi sono diventati vere e proprie lenzuolate, nelle quali ci sono non una ma dieci, quindici materie: una , forse, con caratteri di necessità e urgenza, le altre come Dio vuole. Prassi fraudolenta, il capo dello stato talvolta obbietta, altre volte concede l’autorizzazione, che il cavaliere nella sua cultura brianzola chiama il “visto”. La frode si moltiplica quando la lenzuolata, autorizzata dal Quirinale per evitare la guerra perpetua col governo, viene inzeppata di emendamenti in parlamento e quindi diventa una cosa diversa da quella “vistata” cioè autorizata dal capo dello stato. E’ una vera e propria prassi di rapina nei confronti del presidente della repubblica e del parlamento. Il presidente della camera Fini ha formalmente protestato contro questa legiferazione per decreti. Dall’inizio del governo Berlusconi, deputati e senatori si sono limitari a convertire in leggi i decreti del governo. Per di più prendendosi lo sberleffo di Vito.

Il quale, per negare questa mortificante realtà, rinfacciava all’aula di Montecitorio che i parlamentari hanno votato anche la ratifica di non so quale trattato internazionale. Hai detto un prospero.
Siamo grati a Fini della protesta, altrettanto ci aspettiamo da Schifani, che sovrintende all’altro ramo del parlamento. E ci aspettiamo anche che dicano la cosa essenziale: poiché Berlusconi lamenta l’inadeguatezza dei suoi poteri di premier e la farraginosità dei regolamenti parlamentari – le due cause della lentezza del processo legislativo – camera e senato, dove la maggioranza ha numeri sovrabbondanti, procedano subito ad adeguare la legge 400 sui poteri del presidente del consiglio e a snellire radicalmente i regolamenti parlamentari. Il governo potrà così governare con la velocità della Tav, come piacerebbe a Berlusconi e non solo a lui.

Di più, la legge 400 sui poteri della presidenza del consiglio potrebbe essere trasformata da legge ordinaria a norma costituzionale: aggiungendo così ai requisiti di necessità e urgenza, già scritti in costituzione, quelli di puntualità e omogeneità, scritti nella legge e snobbati dalle lenzuolate. Sarebbe la strada semplice e corretta per restare nella democrazia parlamentare. Che altrimenti, anche senza evocare Putin o Videla, vedrebbe giorno dopo giorno le sue istituzioni (e la libertà dei cittadini) ridursi come le anime dantesche, “ombre vane fuor che nell’aspetto”.
di Federico Orlando

Una rivolta dei “consumatori” può scatenare una rivoluzione?



Il proletariato borghese – I ceti medi potrebbero trasformarsi in classe rivoluzionaria, prendendo il posto che Marx aveva immaginato del proletariato. La globalizzazione del mercato del lavoro e i ridotti livelli del supporto previdenziale nazionale e della occupazione potrebbero diminuire nella gente l'attaccamento a certe istituzioni. Il gap crescente tra loro e un piccolo numero di individui ultra-ricchi molto in vista potrebbe accendere la disillusione nei confronti della meritocrazia, mentre le sotto-classi urbane in aumento potrebbero rappresentare una crescente minaccia per l'ordine e la stabilità sociali, dato che il peso del debito acquisito e il fallimento del supporto pensionistico cominciano a bruciare. Di fronte a questa doppia sfida, i ceti medi di tutto il mondo, usando l'accesso al sapere, potrebbero unire risorse e abilità per dare forma a processi transnazionali nell'interesse della propria classe.” ― Rapporto del Ministero della Difesa Inglese: “Programma sugli Andamenti Globali Strategici 2007-2036 del Development, Concepts and Doctrine Centre (DCDC)” [Centro per lo Sviluppo di Concetti e Dottrine], (Terza Edizione) p.96, Marzo 2007.

Parole davvero profetiche, considerata la gravissima siutuazione del capitalismo per effetto della speculazione rampante e di un'economia basata sull'illusoria creazione di una fetta di benessere, quest'analisi del Ministero della Difesa ha qualche significato?

Il potere del grande capitale transnazionale ha trasformato non soltanto lo scenario economico ma anche la natura del modo in cui viviamo, dal cibo che mangiamo (e dove lo acquistiamo) fino alla struttura dei nostri spazi sociali, e a giudicare dal livello d'insoddisfazione della società capitalista contemporanea, ampie fasce di popolazione non sono fesse e contente.

Ma al contrario di epoche precedenti questa insoddisfazione, che non ha una voce politica coerente, sta trovando altre vie d'uscita e di espressione.

Con una popolazione incastrata nel debito che adesso si estende alla sua progenie, i “bei tempi” dei passati decenni sono finiti con un botto e, dato che l'unica “soluzione” alla crisi del capitalismo sembra essere negli effetti del cambiamento climatico, nel caos causato dalla “globalizzazione” (imperialismo rimodernato sotto altro nome) e nell'estesa destabilizzazione come la guerra senza fine, quali sono le possibilità di porre termine alla follia del capitalismo?

La sinistra, essa stessa prodotto di una società che di fatto non esiste più, ha fallito sia nel non riconoscere questa trasformazione, sia nel non produrre una struttura teorica che possa essere usata per apportare un cambiamento radicale.

Nel Regno Unito cinque gigantesche catene di supermarket dominano la fornitura alimentare al dettaglio, e a causa della loro solidità sul mercato impongono non solo il prezzo ma anche il tipo, la qualità e la provenienza di quello che vendono.

Eppure il 75% degli alimenti coltivati e prodotti nel Regno Unito proviene da piccoli produttori.

Sfortunatamente, per il piccolo agricoltore, questi non possono offrirlo al prezzo richiesto dai monopoli dei supermarket, e tanto meno farlo per tutto il corso dell'anno, mentre i generi alimentari provenienti dai paesi in via di sviluppo non solo costano meno ma sono anche disponibili su richiesta. La globalizzazione ha spezzato il legame biologico e storico fra la produzione agricola e il consumo.

Un terzo dei 20 miliardi di sterline spesi annualmente in abbigliamento e in casalinghi vengono spesi nelle otto settimane che precedono il Natale. Tuttavia, la tanto decantata economia dei consumi è in gran parte un'illusione dato che opera quasi completamente sul credito/debito. Il credito proviene dall'enorme eccedenza estratta dal settore bancario e finanziario attraverso il controllo e il possesso del circuito globale di capitale, che a sua volta presta ai consumatori addebitando loro gli interessi sul prestito.

Di contro, solo una piccola percentuale del prodotto interno lordo del Regno Unito proviene dalla manifattura, la nostra non è più un'economia produttiva in realtà, ma soltanto un'economia dei consumi. Il “benessere” di cui godiamo adesso ha due fonti: il credito o il debito per mezzo del settore finanziario che in cambio finanzia l'economia del credito (be', almeno così è stato fino a poco tempo fa). Ovviamente è un ciclo chiuso, poiché nessun benessere vero e proprio viene prodotto, in altre parole è un'economia parassita che dipende completamente dalla presa che il grande capitale ha sul circuito globale di capitale e dall'estrarre il sovrappiù da un terzo mondo disperato e sempre più povero. Perciò il capitalismo industriale è stato sostituito quasi completamente dal capitalismo dei consumi.

Quindi, cosa implica questa trasformazione e come dovremmo affrontarla?

Con la fine della classe lavoratrice organizzata, tramite la distruzione dei sindacati di categoria (a parte i sindacati del pubblico impiego, e in maniera rilevante, lo stato è il più grande datore di lavoro) e la distruzione totale delle comunità della classe operaia, dato che le attività produttive sono state tolte di mezzo, anche la tradizionale solidarietà che si creava nelle comunità e nei luoghi di lavoro è scomparsa.

Accanto a questo, con la scissione della società in una “middle-class” carica di debiti e in una “under-class” relegata in quartieri fatiscenti, lo stato delle aziende e dell'apparato di sicurezza sembra al sicuro. Esso ha a disposizione tutte le “leggi” per reprimere qualunque dissenso reale che sfidi il potere dello stato in maniera significativa.

Infatti, per fare un esempio, è riuscito a mettere una parte della classe operaia contro l'altra, demonizzandone e criminalizzandone la parte giovane, creando un'atmosfera di paura e di paranoia attraverso la complicità dei media (per es., “sensazione che il crimine stia dilagando”, “comportamento antisociale”, “abuso di alcolici”, “accoltellamenti”, “bande giovanili”), davvero un ritorno alla “classe criminale” dell'epoca vittoriana. In questo modo lo stato e/o i media hanno messo i lavoratori nelle condizioni di divorarsi l'un l'altro, piuttosto che fare luce sulla vera causa della frammentazione della società, il capitalismo.

Eppure, a dispetto della nostra esistenza depoliticizzata e alienata, questa è una società che si sta spaccando in una pletora di fratture, fratture che stanno trovando un'espressione ma non nel modo “tradizionale”, cioè attraverso la lotta di classe.

In compenso vediamo i cosiddetti gruppi di interesse, generalmente nel ceto medio, in cerca di “alternative” per costruire stili di vita “ecologici”, come ripartizioni dei generi alimentari, progetti di energia “sostenibile”, riciclaggio, nostalgici viaggi in un passato (“retaggio”) perlopiù fittizio, una ricerca di “britannicità”, molti dei quali ― non c'è da sorprendersi, dato che gli stessi lavorano nei media ― trovano espressione in una marea di programmi in TV e alla radio. Nell'insieme, sa di elitarismo, ma si può affermare che questi sono progetti di lusso, e allora cosa succede quando finiscono i soldi?

D'altra parte, non vi è dubbio che l'attrattiva del capitalismo consumistico stia svanendo ancor prima di finire fuori strada, e questo processo sta accelerando con la crisi del capitale che si mangia la casa, e il costo della vita alle stelle. Quindi si sta verificando un certo tipo di sintesi tra i bisogni reali e la realtà, ma manca di espressioni fattibili.

Potrebbe essere come dice il rapporto del Ministero della Difesa, “Di fronte a questa doppia sfida i ceti medi di tutto il mondo, usando l'accesso al sapere, potrebbero unire risorse e abilità per dare forma a processi transnazionali nell'interesse della propria classe”, e se così fosse, dov'è la sinistra in questo processo?

Se questa è di fatto una riflessione accurata dei processi attualmente in corso, come possono questi due settori del proletariato trovare un terreno comune senza una qualche espressione collettiva?

Attualmente, la sinistra esistente quasi ignora la cosiddetta “middle class”, i professionisti, manager, operatori dei media, intellettuali e accademici che in realtà fanno andare il capitalismo (a parte cioè quelli che ironicamente compongono la leadership della sinistra)?

Cruciali per questo processo sono gli impiegati del servizio pubblico, senza i quali lo stato non ha potere. Una qualche alleanza fra la restante classe operaia organizzata e il ceto medio professionista potrebbe portare ad un cambiamento rivoluzionario?

Io sostengo che molto dipende da come si metterà l'attuale crisi del capitale. Se, come potrebbe essere il caso, la classe capitalista internazionale è ben decisa a usare una serie infinita di guerre come soluzione alla crisi dell'accumulazione, allora si mette davvero male.

Perciò smascherare la “guerra al terrore”, in realtà la guerra al pianeta e alle sue genti insita nella natura del capitalismo, deve essere di certo il nostro obiettivo primario, altrimenti tutto è perduto.

di WILLIAM BOWLES
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