24 dicembre 2008

Viaggio nell’Italia dei Disvalori. Mazzette, brogli, appalti truffa


«Al giorno d’oggi la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di niente». Che c’azzecca una delle più celebri citazioni di Oscar Wilde con quello che leggerete fra qualche riga? C’azzecca, fidatevi. Pensate che, prima o poi, sarà costretto anche lo stesso Antonio Di Pietro, vessillifero dei Valori d’Italia o dell’Italia dei Valori a riconoscere che quella massima c’azzecca. Perché quei suoi Valori conclamati e sbandierati, giorno dopo giorno stanno diventando sempre più Disvalori. Colpa di scivoloni, scandali e incidenti di percorso che hanno coinvolto soldati e militanti di quello che, così annunciò Di Pietro a suo tempo, sarebbe stato il partito più pulito del Paese. Peccato che nel partito della trasparenza il primo a incespicare più volte sia stato proprio il leader maximo.
Era il febbraio di quest’anno quando Di Pietro attirò l’attenzione della magistratura di Roma per appropriazione indebita, falso in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato finalizzata al conseguimento dell'erogazione di fondi pubblici. Storie di presunte irregolarità commesse dall’ex pm nella gestione delle finanze nell'Italia dei Valori riguardo alle spese elettorali, alle movimentazioni dei conti del suo partito: in tutto, oltre 20 milioni di euro. Più l'antipatica questione di un assegno «non trasferibile» da 50mila euro destinato al partito ma ugualmente incassato da Di Pietro. Fatto sta che la Procura decise di rinviare a giudizio anche la deputata-tesoriera dell’Idv, Silvana Mura. Una bolla di sapone, qualcuno obietterà. Dissoltasi nell’aria all’arrivo dei prima caldi primaverili.
Eppure Di Pietro ci rimane male quando qualcuno, metti il Giornale, mette in piazza alcune sue debolezze. Per esempio il vizietto di giocare a Monopoli comprando case con soldi che non si capisce da quale parte e come arrivino. Tra il 2002 e il 2008 ha speso quattro milioni di euro per collezionare, assieme alla moglie Susanna Mazzoleni, immobili un po’ ovunque da Montenero, a Bergamo, a Milano, da Roma a Bruxelles. Lui non appare mai, fa tutto l’amministratore della sua società immobiliare An.to.cri (acronimo di Anna, Toto, Cristiano, i figli di Di Pietro) compagno di Silvana Mura. Siamo alle solite. Confusione di ruoli e ambiguità fra movimento e associazione con locazioni degli immobili di proprietà di Di Pietro al partito del medesimo. «Da noi c’è posto solo per candidati che oltre al certificato elettorale portano con sé anche il certificato penale», amava ripetere. Evidentemente si deve essere distratto in più d’una occasione se è vero come è vero che Paride Martella, ex presidente della Provincia di Latina, esponente Idv è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta su appalti truccati della Acqua latina, un giro da 15 milioni di euro. In Liguria due suoi consiglieri su tre hanno avuto problemi giudiziari. Gustavo Garifo, capogruppo provinciale dell’Idv di Genova, è stato ammanettato in ottobre per aver lucrato sugli incassi delle multe. Andrea Proto, consigliere comunale, reo confesso, ha incassato una condanna a un anno e nove mesi per aver raccolto la firma di un morto. Giuliana Carlino, consigliere comunale Idv, indagata per aver falsificato migliaia di firme.
Per corruzione è finito in cella il segretario Idv di Santa Maria Capua Vetere, Gaetano Vatiero. Mentre Mario Buscaino, già sindaco di Trapani, nel Luglio del 1998 è stato accusato di concorso in associazione mafiosa per voto di scambio. Maurizio Feraudo, consigliere regionale calabrese, indagato per concussione (per anni avrebbe preteso un tot sullo stipendio da un suo autista) e truffa. A Foggia l’ex assessore ai Lavori pubblici e coordinatore provinciale del partito, Orazio Schiavone, è stato condannato a un mese e dieci giorni per esercizio abusivo della professione. Rudy D’Amico, un altro ex assessore dell’Idv, questa volta a Pescara, e rimasto coinvolto nell’inchiesta «Green Connection» sulla gestione del verde pubblico. E ancora per Aldo Michele Radice, portavoce Idv in Basilicata, consigliere del ministro Di Pietro il Pm ha chiesto 9 mesi per la raccomandazione di un manager sanitario.
Sorridete: perché c’è anche chi l’auto blu, pur non avendola assegnata, se la compra e utilizza lampeggiante e paletta in dotazione al Consiglio regionale. È Ciro Campana, fermato nei giorni scorsi a Napoli dai carabinieri. Campana non è un consigliere, ma un collaboratore esterno del capogruppo Idv, Cosimo Silvestro. Che abbia ancora una volta ragione Di Pietro? «Quando crescono le responsabilità, e la classe dirigente la devi trovare sul territorio - si difende - lo sa anche Gesù Cristo che ogni dodici c’è un Giuda».
di Gabriele Villa

23 dicembre 2008

Ogni tanto qualche freddura ... scalda.

E' un mondo capovolto, strano. A Milano una donna ha ucciso il marito, il figlio e il cane.
Il commento della gente è stato: "E il cane che cazzo c'entrava?"

Stamattina avevo talmente freddo che, una volta entrato al bar per la colazione,
ho dovuto chiedere un "Cappuccio" e una sciarpa!!!

22 dicembre 2008

Monete e signoraggio


Questo è un altro parere diciamo storico sul signoraggio...
Innanzitutto, andiamo al "cosa": che cos'e' la moneta, e per quale maledetta ragione diciamo che ha un "valore"? Che cos'e' di preciso il valore della moneta?

Essenzialmente la moneta misura la fiducia che il singolo individuo ha nel sistema economico. Cosa significa? Che io accetto "moneta" in cambio di lavoro perche' penso che con questa moneta posso procurarmi (in un sistema economico integro) cibo, vestiti, casa, etc.

Ovviamente questo non e' scontato: e' un fenomeno sicuramente molto comune, e' un fenomeno che si protrae da millenni, c'e' uno stato che garantisce, ma non si tratta di una legge della fisica.

Potrebbe succedere, come nei casi di default o come nei casi di iperinflazione, che una volta ogni 20 io paghi le cose che ordino ma l'azienda cui le ho ordinate fallisce prima di darmi la merce.

In tal caso, ogni 100 dollari 5 sono inutili, e quello che otterro' se viene meno il meccanismo di cambio e' una svalutazione della moneta. Questo non capita a nessuno di noi come privati perche' generalmente lo scambio (nei negozi) e' immediato: se pensiamo alle aziende che pagano dopo 30,60,90, etc, la cosa e' invece molto comune. Parte dell'infliazione deriva da questo rischio: se non hai la certezza di poter comprare quel che vuoi con 10 dollari, ne tieni in tasca 20.

In generale, perche' la moneta abbia un valore (che e' un fenomeno inevitabilmente psicologico, o se preferite culturale) occorre che tutti siamo confidenti di quanto possiamo ottenere con questa moneta.

Il principio di base e' quello dei cosiddetti buoni pasto: nella misura in cui tutti gli esercenti li accettano essi diventano "valore".
E lo sono perche' effettivamente crediamo di ottenere cibo in cambio di lavoro. Diversamente, non accetteremmo i buoni pasto come parte dello stipendio, o dei benefit che dir si voglia.

Stabilito che la moneta (ed il suo valore) sia un fenomeno completamente psicologico, possiamo capire come mai il mondo degli scambi finanziari sia cosi' labile: se io penso che gli USA non potranno darmi tot grammi di argento per ogni dollaro che possiedo(1) non pensero' che un dollaro valga un dollaro. Anche la cosiddetta "garanzia" di fatto e' sinonimo di fiducia. Il valore della moneta non e' altro che la misura della fiducia che ne abbiamo. Il "rischio", che e' "sfiducia" e' esattamente il contrario della moneta. Per questo trasformare il rischio in moneta e' assurdo, ma lasciamo perdere.

Storicamente, la moneta nasce come simbolo di scambio astratto , e doveva avere diversi requisiti:

1. Essere riconoscibile come tale (bisogna distinguere una moneta d'oro da ogni altro monile luccicante).
2. Non essere facilmente riproducibile, in modo da avere un monopolio delle zecche.
3. Conservarsi a lungo nelle condizioni comuni di utilizzo.
4. Non coincidere con alcuna categoria merceologica esistente (usare le scarpe come moneta rende ricchi i calzolai ma impoverisce tutti gli altri)
5. Non poter essere usata a nessun altro scopo: se usiamo il ferro come moneta alla prima mietitura, dove servono le falci, andremo in deflazione. Figuriamoci nelle guerre.
6. Essere semplice da trasportare.


Tutte queste sono caratteristiche funzionali della moneta, ma non bastano: i gioielli godono delle stesse caratteristiche senza essere una moneta.

Perche' nasca effettivamente occorre che una convenzione che la comunita' accetti, cioe' di scambiarla con le merci. Serve cioe' la legge, ovvero lo Stato.

Il guaio e' che lo stato deve (o almeno doveva quando l'essere umano era molto piu' autosufficiente di oggi) convincere la gente ad accettarla. E aveva due modi:

1. Se non accetti la moneta con sopra la faccia del Re , il Re si incazza e ti apre/fa aprire come una cozza.
2. Se anche nessuno accettasse la moneta, io Re ti promette di farti avere cio' che vuoi in cambio.

Questo era dovuto al fatto che anticamente si comprava con la moneta un insieme ristretto di merci, che spesso veniva riscosso in natura presso i contadini. Il grano veniva riscosso in natura sottoforma di tassa e accumulato nei granai di stato sia per garantire la moneta sia per eventuali periodi di carestia sia per sfamare gli eserciti. In questo modo poteva garantire che se anche i negozianti che odiavano Cesare non accettavano monete con la faccia di Cesare, Roma ti avrebbe dato il grano dai propri granai (in realta' non succedeva mai, se non vicino al crollo di un impero) . Fatta la fiducia, ecco il valore.Sic et simpliciter.

Ovviamente la cosa si fece via via piu' complessa quando gli stati divennero piu' di uno, e ad un certo punto siccome tutti accettavano l'oro come contropartita per via della sua durevolezza chimica allora anziche' conservare grano , sale , farina e quant'altro lo stato inizio' a conservare oro.

Da qui la certezza che lo stato potesse, nel caso, pagare il grano o le merci ad altre nazioni in caso di carestia: tutto il meccanismo serve a soddisfare la medesima richiesta. E cioe', rendere il possessore di denaro CERTO che in cambio del denaro potra' ottenere quanto desidera. Generare fiducia, cioe' valore. In economia, "valore", "garanzia" , "fiducia" sono sinonimi.

Il contrario di "moneta" e' , quindi, "rischio".

Costruite le contropartite in oro, lo stato poteva fare una cosa : evitare di mettere l'oro in circolazione, ed emettere un valore simbolico fatto di rame o argento, tale per cui il possessore era comunque certo di poter avere l'equivalente in oro in cambio.

Il contratto era sancito dal momento in cui era firmato: ed era firmato perche' sulla moneta c'era la faccia del Re. A tutt'oggi, sulle nostre monete, c'e' scritto l' ordine del Re: "pagate a vista il possessore": dategli cio' che chiede , garantisce il Re.

In questo modo la moneta conservava il suo valore ma non era soggetta a rifusioni dell'oro. Il vero problema e' che in quel periodo i sovrani , i duchi, i principi ed i baroni abbondavano. Cosi',molti avevano la tentazione di tagliare l'oro con altri metalli (rame,argento), mettere la propria faccia sulla moneta e produrre altra moneta. Dopotutto, un contadino di Cannes che ne sapeva di quanto oro avesse nelle casse , il Re a Parigi?

Succedeva quindi che piccoli signori locali iniziassero a stampare la moneta con la propria effige, e poiche' avevano un discreto controllo sul territorio riuscivano ad imporla anche senza un corrispettivo in oro. Poiche' il negoziante locale la accettava, pena la morte, ognuno aveva la certezza di poter usare la moneta, e questa fiducia produceva il valore nominale.(2)E se il piccolo regno locale era ricco, prima o poi tutti avrebbero accettato la sua moneta. Ma che ne sapeva il contadino spagnolo di quanto fosse ricco il Ducato d'Este? Esisteva quindi un rischio enorme di speculazioni.

Per evitare questi fenomeni di leverage si ricorse ad uno strumento estremamente funzionale: il signoraggio. Sia chiaro che da ora in poi chiamero' "signoraggio" il meccanismo per il quale si deve pagare una tassa ALLO STATO ogni volta che si vuole trasformare una garanzia basata sulla fiducia in valore nominale. Sia la creazione di moneta, di titoli, di assegni o (fosse vero) di bond, o di derivati.

Il signoraggio era uno strumento atto a limitare quello che oggi chiamiamo "leverage", ed imponeva a chiunque stampasse moneta di pagarci sopra una tassa. In oro.

Cosi', se la tassa era per fare un esempio del 20%(3), con un dollaro di oro potevi produrre al massimo cinque dollari, dopodiche' rimanevi senza il tuo dollaro. In realta' ti fermavi prima. Se avevi un grammo d'oro e ci dovevi fare DIECI monete col valore nominale di dieci grammi, dovevi prima darne tot all'impero, e questo tot diventava il limite massimo del leverage: avresti finito l'oro nelle tue casse.

La razionalita' di questo provvedimento era immensa: basti pensare che se ci fosse stato qualche signoraggio OGGI, sulla creazione di titoli derivati, non avremmo il devasto finanziario in cui siamo.

Il signoraggio era quindi un esempio di estrema razionalita' (di derivazione) romana, perche' evitava che la nascita di un qualsiasi potere economico, politico o militare capace di generare fiducia/garanzie in loco, mediante potere militare, generasse inflazione.

Il compito di fare rispettare queste regole venne assegnato , sempre secondo la razionalita' romana, a chi materialmente poteva. Inizialmente era un imperatore del sacro romano impero, poi ai suoi "grandi elettori", come l'elettore di Baviera, quello di Westfalia, il Re di Francia, di Spagna etc etc etc. (per qualche bizzarro motivo oggi anche l'imperatore del Giappone e' un elettore del Sacro Romano Impero. Non chiedetemi perche').

Si trattava di entita' politiche in generale abbastanza potenti da poter minacciare grosse ritorsioni (economiche e/o militari) contro chiunque fosse sospettato di stampare moneta di metallo vile (o di diluire il metallo nobile col metallo vile) senza pagare la tassa che garantiva la stabilita' finanziaria.

La spietata efficienza di questo sistema era tale che mantenne un sostanziale equilibrio finanziario sino alla scoperta delle americhe, quando le quantita' di oro in circolazione divennero incontrollabili.

Dire che il signoraggio sia o sia stato un male equivale a non aver capito i concetti fondamentali dell'economia valutaria.

Nei secoli recenti, con l'arrivo del mercantilismo, dell'industria e delle banche si scopri' che oltre allo Stato erano molti gli enti capaci di infondere fiducia. E poiche' questi enti infondono fiducia, era possibile per loro stampare moneta o perlomeno generare valore convenzionalmente riconosciuto.

Partendo dagli assegni trasferibili, alle cambiali, eccetera, si noto' che le banche (prima giganteschi salvadenai che prestavano ad interesse e su questo guadagnavano) riuscivano ad ottenere fiducia quanto i signorotti locali, e quindi riuscivano a prestare piu' denaro di quanto avessero. I loro bilanci erano tutt'altro che pubblici, del resto.

Poiche' il denaro e' la contropartita delle fiducia, grandi corporazioni mercantili riuscivano a stampare delle cambiali al portatore che esentavano il portatore da rischi durante i lunghi viaggi, e contemporaneamente potevano superare le reali capacita' finanziarie delle compagnie, dal momento che spesso venivano riscossi MESI dopo l'emissione, per via della lunghezza dei viaggi.

Questo produceva nuove complicazioni, ma il meccanismo si manteneva solido per via dell'obbligo di conversione in oro e del signoraggio. Si stabili' che queste entita' potessero comprare soldi dallo stato, garantendo la restituzione mediante le proprie disponibilita' di cassa, a patto che lo stato potesse controllare la loro emissione di "moneta". Cioe', se il Monte Paschi puo' emettere titoli che vengono cambiati in soldi, la banca centrale vuole poter fare lo stesso emettendo titoli di MontePaschi e reincamerando i soldi che ha emesso. Cosi', se MPS vuole soldi dalla BCE in cambio deve dare lo stesso corrispettivo in titoli propri, piu' il "costo del denaro".

Per fare questo , ci si limito' ad usare il vecchio e solido meccanismo che aveva sempre funzionato sino a quel momento, cioe' il signoraggio, reso un pochino piu' sofisticato: se la banca vuole 10 euro, dovra' pagare una "tassa" pari al rischio(4) (e come vedete ci va ancora di mezzo la fiducia) .

Cosi' il meccanismo del signoraggio , sebbene piu' sofisticato, impedisce (o dovrebbe impedire) alle banche di mettere in campo piu' denaro di quanto non possano. Sfortunatamente il meccanismo del signoraggio si e' allentato perche' queste "tasse" non vengono pagate di cassa, e quindi oggi alle banche e' permesso di emettere molto piu' denaro di quanto potrebbero restituire, in base ad un calcolo della fiducia che non e' fondato su fattori materiali.

Questo allentamento fu dovuto al fatto che i beni convenzionali usati come contropartita della moneta (oro, preziosi, etc) giravano in quantita' incontrollabili durante il periodo coloniale. Per cui limitarsi ad imporre un leverage fisso rischiava di produrre effetti come quello spagnolo nel periodo dell'espansione americana, cioe' una superinflazione dell'oro che mise in ginocchio l'economia spagnola proprio al culmine del suo periodo coloniale, impedendo i reinvestimenti nelle colonie stesse. (5)

Creato un meccanismo di signoraggio ante-litteram, il sistema economico si mantenne abbastanza stabile, perche' le entita'capaci di instaurare fiducia avevano dei limiti statali al leverage dei propri investimenti, nella misura in cui per stampare titoli di credito o di debito dovevano pagare una tassa ai sovrani.

Il questa fase, cioe' mentre il signoraggio dominava su OGNI possibile stampa di valore basato sulla fiducia (ovvero di moneta) il concetto di speculazione era limitato alle merci, e solo raramente toccava la moneta. E le toccava solo quando si scopriva un modo per aggirare il famigerato meccanismo del signoraggio.

Il meccanismo del signoraggio ha tenuto il mondo abbastanza al sicuro da fenomeni fortemente speculativi sino a quando entita' capaci di ispirare altra fiducia, come le industrie ed in seguito le finanziarie poterono stampare valore senza pagare una corrispondente tassa che limitasse il leverage.

Quando nacquero le borse, alle aziende fu permesso di produrre azioni. Tali azioni si consideravano come il corrispettivo del valore effettivo dell'azienda, cioe' della fiducia che l'azienda dava di poter restituire il prestito ricevuto dagli azionisti in soldi , riprendendo le azioni.

A questo meccanismo, considerato vitale per finanziare le industrie, non fu posto il limite del signoraggio. Se l'azienda era molto brava ad apparire potente, poteva stampare azioni (ed in seguito titoli) per quantita' enormi rispetto al valore reale, e solo gli esperti potevano davvero valutare il valore reale di questa azienda.

Il meccanismo del signoraggio si indeboliva cosi' permettendo dei leverage sempre piu' alti, e la borsa diventava sede di speculazioni legalizzate basate sui meccanismi psicologici e sociali attraverso i quali si crea la fiducia.

Queste speculazioni erano limitate in dimensioni da un semplice fatto: poiche' non si poteva stampare moneta all'infinito (perche' si doveva pagare un costo di signoraggio almeno sulla moneta) esse potevano al massimo assorbire l'economia nazionale pesata sul leverage, e non oltre.

Il secondo colpo al signoraggio venne dato dalla conversione delle economie al sistema dei cambi, uscendo dal sistema aureo. Ad un certo punto gli USA (seguiti poi dal resto delmondo) decidono di uscire dal sistema aureo dicendo che , visto che la moneta e' la misura della fiducia, essa era la misura di una ASTRATTA fiducia in una GENERICA "economia nazionale".

Il governo ordina che la moneta abbia corso, e lega il valore della moneta alla fiducia che il mondo ha nella nazione emittente.

Questo avrebbe senso se esistesse un meccanismo di signoraggio stretto: se per stampare 10 dollari devo darne uno allo stato, allora per ogni dollaro che possiedo ne posso stampare 10. Quindi, in fondo la fiducia non e' UGUALE alla mia capacita' finanziaria (un dollaro) ma almeno e' PROPORZIONALE alla mia capacita' finanziaria futura (fiducia nelle mie capacita' di sviluppo) di un fattore limitato dalle tasse che devo pagare.

Il guaio' e' che contemporaneamente si sono esentati sempre piu' enti dal meccanismo del signoraggio. Le banche non pagano DI CASSA il rischio, ma lo pagano mediante i propri titoli, il cui valore dipende dalla fiducia che infondono, la quale e' manipolabile.

Come se non bastasse, oltre all'emissione di azioni (che non paga signoraggio) anche l'emissione di bond e in seguito di titoli derivati non paga signoraggio.

Il risultato e' che manipolando i fattori psicologici che sono alla base della fiducia e' possibile oggi stampare moneta (cioe' fiducia) in maniera del tutto incoerente con la realta': l'incubo degli imperatori romani e dei grandi elettori si e' avverato a piu' di mille anni di distanza.

Quanto e' successo oggi e' dovuto alla CADUTA di un razionalissimo e incredibilmente efficiente meccanismo di limitazione del leverage, che era il signoraggio.

Il fatto che sempre meno enti siano soggetti a questa tassa permette loro di sfruttare la componente psicologica del valore del denaro (componente che e' la quasi totalita' del valore) per stamparne all'infinito, come temevano i grandi elettori.

Poiche' non esiste una tassa sul leverage, ogni compagnia che abbia i soldi per pagare il proprio marketing e per pagare dividendi per generare passaparola riesce a fare ulteriore leverage , e poiche' non deve pagare signoraggio, puo' stampare tutti i crediti che vuole.

Facciamo un esempio: Parmalat ha stampato bond senza pagare nessun signoraggio, per un valore molto superiore alle sue capacita' di cassa. Se ci fosse stato un signoraggio su questi bond, avrebbe dovuto versare piu' soldi di quelli che aveva, e sarebbe diventato impossibile stampare cosi' tanti bond dal momento che le casse erano vuote.

Secondo esempio: Lehman Brothers ha prodotto titoli junk partendo da altri titoli junk poiche' non doveva pagare alcuna tassa per farlo. Se avesse dovuto pagare una tassa IN DOLLARI, (e non nei titoli junk che ha usato per fare altri junk) avrebbe esaurito le disponibilita' reali molto prima di stampare 650 miliardi di dollari di merda.

In generale, quindi, quello che ci sfugge e' che i romani non erano esattamente dei cretini. E se hanno inventato le public companies come le intendiamo oggi, e' perche' avevano gia' valutato i rischi connessi. E per questo hanno inventato il signoraggio, che e' poi diventato essenziale dopo la caduta.

Il signoraggio , cioe' una tassa da pagare allo stato quando si converte in valore convenzionale la fiducia in un singolo ente, e' stato ed e' tutt'ora un meccanismo incredibilmente efficace per tenere a bada le speculazioni sui valori convenzionali.

Non per nulla, prima del suo indebolimento le speculazioni si facevano sulle merci, non sulla moneta o sui titoli(6).

C'e' una corrente di pensiero che sostiene che il signoraggio sia inutile in quanto il rischio sarebbe di per se' una tassa: il che e' assurdo, visto che se c'e' una cosa che non mancava quando e' nato il signoraggio e' proprio il rischio. Eppure il meccanismo fu essenziale.

Oggi esiste una vulgata, lo so benissimo, che vorrebbe abolire il signoraggio del tutto. Essi vorrebbero che la creazione di soldi e di valori in contropartita alla fiducia fosse completamente priva di tasse da pagare allo stato, o che fosse completamente affidata allo stato stesso che ne incamera il valore completo.

La cosa e' ovviamente infattibile. Per due ragioni: se lo stato incamerasse il valore completo , sarebbe a suo carico ed interamente a suo carico garantire la moneta. Poiche' lo stato NON possiede beni in tale quantita', e non puo' produrre beni in grandissima quantita' coi tempi dei mercati finanziari (7), si troverebbe ad imporre manu militari il valore della moneta.

Questo NON risolverebbe i problemi di speculazione, poiche' gli speculatori finanziari NON pagano gia' alcun signoraggio.

La seconda vulgata degli anarcoliberisti, che vorrebbe addirittura abolire lo stato come entita' economica, e' ancora piu' catastrofica e ne vediamo i risultati: la mancanza di una tassa di signoraggio nella produzione di titoli, di derivati, di azioni, di bond, ha causato i giganteschi leverage che abbiamo visto, e il conseguente botto (che non abbiamo ancora visto del tutto).

Personalmente, sono per la soluzione romana, visto che e' sopravvissuta a periodi durissimi senza battere ciglio: estendere il pagamento di una tassa allo stato ogni volta che si converte fiducia ("garanzia" e' uno dei nomi della fiducia) in un valore nominale.

E questa tassa deve essere pagata DI CASSA, e non con i titoli delle banche che a loro volta sono manipolabili in valore usando il marketing, ma con SOLDI che siano nelle casse della banca.

Quindi, lasciare se volete l'economia cartolare basata sulla "fiducia" che si ha nell'economia nazionale (e' ancora razionale), MA costringere chiunque produca bond, titoli , derivati, azioni, a pagare DI CASSA una tassa allo stato. "DI CASSA" significa che PRIMA paghi la tassa IN CONTANTI, POI ti daro' i bolli da appiccicare sui titoli per renderli validi.

A quel punto, si crea un legame (cioe' un limite massimo al leverage) che limita la speculazione basata sulla manipolazione della fiducia, un legame tra disponibilita' di cassa reale e quantita' di titoli emessi.

Che poi la tassa venga assorbita da un ente pubblico o da un ente privato e' irrilevante: le concessionarie per la riscossione sono sempre esistite. E comunque, gli effetti di un provvedimento simile vanno ben oltre il miliardo e trecento milioni di bilancio della BCE, e anche alle poche centinaia di milioni di euro di attivo, che peraltro vengono restituiti in ratio del 14% alla banca d'Italia.

I romani, ripeto, non erano stupidi. Avevano capito che la moneta non e' altro che la concretizzazione della fiducia, e che sulla fiducia si possa speculare facilmente. E il signoraggio e' in assoluto il meccanismo piu' fottutamente regolatore della fiducia che esista:

vuoi che mi fidi della tua capacita' finanziaria? => Caccia la lira.

Eccezionale. Romano. Quelli non hanno creato l'occidente per niente.

Uriel

24 dicembre 2008

Viaggio nell’Italia dei Disvalori. Mazzette, brogli, appalti truffa


«Al giorno d’oggi la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di niente». Che c’azzecca una delle più celebri citazioni di Oscar Wilde con quello che leggerete fra qualche riga? C’azzecca, fidatevi. Pensate che, prima o poi, sarà costretto anche lo stesso Antonio Di Pietro, vessillifero dei Valori d’Italia o dell’Italia dei Valori a riconoscere che quella massima c’azzecca. Perché quei suoi Valori conclamati e sbandierati, giorno dopo giorno stanno diventando sempre più Disvalori. Colpa di scivoloni, scandali e incidenti di percorso che hanno coinvolto soldati e militanti di quello che, così annunciò Di Pietro a suo tempo, sarebbe stato il partito più pulito del Paese. Peccato che nel partito della trasparenza il primo a incespicare più volte sia stato proprio il leader maximo.
Era il febbraio di quest’anno quando Di Pietro attirò l’attenzione della magistratura di Roma per appropriazione indebita, falso in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato finalizzata al conseguimento dell'erogazione di fondi pubblici. Storie di presunte irregolarità commesse dall’ex pm nella gestione delle finanze nell'Italia dei Valori riguardo alle spese elettorali, alle movimentazioni dei conti del suo partito: in tutto, oltre 20 milioni di euro. Più l'antipatica questione di un assegno «non trasferibile» da 50mila euro destinato al partito ma ugualmente incassato da Di Pietro. Fatto sta che la Procura decise di rinviare a giudizio anche la deputata-tesoriera dell’Idv, Silvana Mura. Una bolla di sapone, qualcuno obietterà. Dissoltasi nell’aria all’arrivo dei prima caldi primaverili.
Eppure Di Pietro ci rimane male quando qualcuno, metti il Giornale, mette in piazza alcune sue debolezze. Per esempio il vizietto di giocare a Monopoli comprando case con soldi che non si capisce da quale parte e come arrivino. Tra il 2002 e il 2008 ha speso quattro milioni di euro per collezionare, assieme alla moglie Susanna Mazzoleni, immobili un po’ ovunque da Montenero, a Bergamo, a Milano, da Roma a Bruxelles. Lui non appare mai, fa tutto l’amministratore della sua società immobiliare An.to.cri (acronimo di Anna, Toto, Cristiano, i figli di Di Pietro) compagno di Silvana Mura. Siamo alle solite. Confusione di ruoli e ambiguità fra movimento e associazione con locazioni degli immobili di proprietà di Di Pietro al partito del medesimo. «Da noi c’è posto solo per candidati che oltre al certificato elettorale portano con sé anche il certificato penale», amava ripetere. Evidentemente si deve essere distratto in più d’una occasione se è vero come è vero che Paride Martella, ex presidente della Provincia di Latina, esponente Idv è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta su appalti truccati della Acqua latina, un giro da 15 milioni di euro. In Liguria due suoi consiglieri su tre hanno avuto problemi giudiziari. Gustavo Garifo, capogruppo provinciale dell’Idv di Genova, è stato ammanettato in ottobre per aver lucrato sugli incassi delle multe. Andrea Proto, consigliere comunale, reo confesso, ha incassato una condanna a un anno e nove mesi per aver raccolto la firma di un morto. Giuliana Carlino, consigliere comunale Idv, indagata per aver falsificato migliaia di firme.
Per corruzione è finito in cella il segretario Idv di Santa Maria Capua Vetere, Gaetano Vatiero. Mentre Mario Buscaino, già sindaco di Trapani, nel Luglio del 1998 è stato accusato di concorso in associazione mafiosa per voto di scambio. Maurizio Feraudo, consigliere regionale calabrese, indagato per concussione (per anni avrebbe preteso un tot sullo stipendio da un suo autista) e truffa. A Foggia l’ex assessore ai Lavori pubblici e coordinatore provinciale del partito, Orazio Schiavone, è stato condannato a un mese e dieci giorni per esercizio abusivo della professione. Rudy D’Amico, un altro ex assessore dell’Idv, questa volta a Pescara, e rimasto coinvolto nell’inchiesta «Green Connection» sulla gestione del verde pubblico. E ancora per Aldo Michele Radice, portavoce Idv in Basilicata, consigliere del ministro Di Pietro il Pm ha chiesto 9 mesi per la raccomandazione di un manager sanitario.
Sorridete: perché c’è anche chi l’auto blu, pur non avendola assegnata, se la compra e utilizza lampeggiante e paletta in dotazione al Consiglio regionale. È Ciro Campana, fermato nei giorni scorsi a Napoli dai carabinieri. Campana non è un consigliere, ma un collaboratore esterno del capogruppo Idv, Cosimo Silvestro. Che abbia ancora una volta ragione Di Pietro? «Quando crescono le responsabilità, e la classe dirigente la devi trovare sul territorio - si difende - lo sa anche Gesù Cristo che ogni dodici c’è un Giuda».
di Gabriele Villa

23 dicembre 2008

Ogni tanto qualche freddura ... scalda.

E' un mondo capovolto, strano. A Milano una donna ha ucciso il marito, il figlio e il cane.
Il commento della gente è stato: "E il cane che cazzo c'entrava?"

Stamattina avevo talmente freddo che, una volta entrato al bar per la colazione,
ho dovuto chiedere un "Cappuccio" e una sciarpa!!!

22 dicembre 2008

Monete e signoraggio


Questo è un altro parere diciamo storico sul signoraggio...
Innanzitutto, andiamo al "cosa": che cos'e' la moneta, e per quale maledetta ragione diciamo che ha un "valore"? Che cos'e' di preciso il valore della moneta?

Essenzialmente la moneta misura la fiducia che il singolo individuo ha nel sistema economico. Cosa significa? Che io accetto "moneta" in cambio di lavoro perche' penso che con questa moneta posso procurarmi (in un sistema economico integro) cibo, vestiti, casa, etc.

Ovviamente questo non e' scontato: e' un fenomeno sicuramente molto comune, e' un fenomeno che si protrae da millenni, c'e' uno stato che garantisce, ma non si tratta di una legge della fisica.

Potrebbe succedere, come nei casi di default o come nei casi di iperinflazione, che una volta ogni 20 io paghi le cose che ordino ma l'azienda cui le ho ordinate fallisce prima di darmi la merce.

In tal caso, ogni 100 dollari 5 sono inutili, e quello che otterro' se viene meno il meccanismo di cambio e' una svalutazione della moneta. Questo non capita a nessuno di noi come privati perche' generalmente lo scambio (nei negozi) e' immediato: se pensiamo alle aziende che pagano dopo 30,60,90, etc, la cosa e' invece molto comune. Parte dell'infliazione deriva da questo rischio: se non hai la certezza di poter comprare quel che vuoi con 10 dollari, ne tieni in tasca 20.

In generale, perche' la moneta abbia un valore (che e' un fenomeno inevitabilmente psicologico, o se preferite culturale) occorre che tutti siamo confidenti di quanto possiamo ottenere con questa moneta.

Il principio di base e' quello dei cosiddetti buoni pasto: nella misura in cui tutti gli esercenti li accettano essi diventano "valore".
E lo sono perche' effettivamente crediamo di ottenere cibo in cambio di lavoro. Diversamente, non accetteremmo i buoni pasto come parte dello stipendio, o dei benefit che dir si voglia.

Stabilito che la moneta (ed il suo valore) sia un fenomeno completamente psicologico, possiamo capire come mai il mondo degli scambi finanziari sia cosi' labile: se io penso che gli USA non potranno darmi tot grammi di argento per ogni dollaro che possiedo(1) non pensero' che un dollaro valga un dollaro. Anche la cosiddetta "garanzia" di fatto e' sinonimo di fiducia. Il valore della moneta non e' altro che la misura della fiducia che ne abbiamo. Il "rischio", che e' "sfiducia" e' esattamente il contrario della moneta. Per questo trasformare il rischio in moneta e' assurdo, ma lasciamo perdere.

Storicamente, la moneta nasce come simbolo di scambio astratto , e doveva avere diversi requisiti:

1. Essere riconoscibile come tale (bisogna distinguere una moneta d'oro da ogni altro monile luccicante).
2. Non essere facilmente riproducibile, in modo da avere un monopolio delle zecche.
3. Conservarsi a lungo nelle condizioni comuni di utilizzo.
4. Non coincidere con alcuna categoria merceologica esistente (usare le scarpe come moneta rende ricchi i calzolai ma impoverisce tutti gli altri)
5. Non poter essere usata a nessun altro scopo: se usiamo il ferro come moneta alla prima mietitura, dove servono le falci, andremo in deflazione. Figuriamoci nelle guerre.
6. Essere semplice da trasportare.


Tutte queste sono caratteristiche funzionali della moneta, ma non bastano: i gioielli godono delle stesse caratteristiche senza essere una moneta.

Perche' nasca effettivamente occorre che una convenzione che la comunita' accetti, cioe' di scambiarla con le merci. Serve cioe' la legge, ovvero lo Stato.

Il guaio e' che lo stato deve (o almeno doveva quando l'essere umano era molto piu' autosufficiente di oggi) convincere la gente ad accettarla. E aveva due modi:

1. Se non accetti la moneta con sopra la faccia del Re , il Re si incazza e ti apre/fa aprire come una cozza.
2. Se anche nessuno accettasse la moneta, io Re ti promette di farti avere cio' che vuoi in cambio.

Questo era dovuto al fatto che anticamente si comprava con la moneta un insieme ristretto di merci, che spesso veniva riscosso in natura presso i contadini. Il grano veniva riscosso in natura sottoforma di tassa e accumulato nei granai di stato sia per garantire la moneta sia per eventuali periodi di carestia sia per sfamare gli eserciti. In questo modo poteva garantire che se anche i negozianti che odiavano Cesare non accettavano monete con la faccia di Cesare, Roma ti avrebbe dato il grano dai propri granai (in realta' non succedeva mai, se non vicino al crollo di un impero) . Fatta la fiducia, ecco il valore.Sic et simpliciter.

Ovviamente la cosa si fece via via piu' complessa quando gli stati divennero piu' di uno, e ad un certo punto siccome tutti accettavano l'oro come contropartita per via della sua durevolezza chimica allora anziche' conservare grano , sale , farina e quant'altro lo stato inizio' a conservare oro.

Da qui la certezza che lo stato potesse, nel caso, pagare il grano o le merci ad altre nazioni in caso di carestia: tutto il meccanismo serve a soddisfare la medesima richiesta. E cioe', rendere il possessore di denaro CERTO che in cambio del denaro potra' ottenere quanto desidera. Generare fiducia, cioe' valore. In economia, "valore", "garanzia" , "fiducia" sono sinonimi.

Il contrario di "moneta" e' , quindi, "rischio".

Costruite le contropartite in oro, lo stato poteva fare una cosa : evitare di mettere l'oro in circolazione, ed emettere un valore simbolico fatto di rame o argento, tale per cui il possessore era comunque certo di poter avere l'equivalente in oro in cambio.

Il contratto era sancito dal momento in cui era firmato: ed era firmato perche' sulla moneta c'era la faccia del Re. A tutt'oggi, sulle nostre monete, c'e' scritto l' ordine del Re: "pagate a vista il possessore": dategli cio' che chiede , garantisce il Re.

In questo modo la moneta conservava il suo valore ma non era soggetta a rifusioni dell'oro. Il vero problema e' che in quel periodo i sovrani , i duchi, i principi ed i baroni abbondavano. Cosi',molti avevano la tentazione di tagliare l'oro con altri metalli (rame,argento), mettere la propria faccia sulla moneta e produrre altra moneta. Dopotutto, un contadino di Cannes che ne sapeva di quanto oro avesse nelle casse , il Re a Parigi?

Succedeva quindi che piccoli signori locali iniziassero a stampare la moneta con la propria effige, e poiche' avevano un discreto controllo sul territorio riuscivano ad imporla anche senza un corrispettivo in oro. Poiche' il negoziante locale la accettava, pena la morte, ognuno aveva la certezza di poter usare la moneta, e questa fiducia produceva il valore nominale.(2)E se il piccolo regno locale era ricco, prima o poi tutti avrebbero accettato la sua moneta. Ma che ne sapeva il contadino spagnolo di quanto fosse ricco il Ducato d'Este? Esisteva quindi un rischio enorme di speculazioni.

Per evitare questi fenomeni di leverage si ricorse ad uno strumento estremamente funzionale: il signoraggio. Sia chiaro che da ora in poi chiamero' "signoraggio" il meccanismo per il quale si deve pagare una tassa ALLO STATO ogni volta che si vuole trasformare una garanzia basata sulla fiducia in valore nominale. Sia la creazione di moneta, di titoli, di assegni o (fosse vero) di bond, o di derivati.

Il signoraggio era uno strumento atto a limitare quello che oggi chiamiamo "leverage", ed imponeva a chiunque stampasse moneta di pagarci sopra una tassa. In oro.

Cosi', se la tassa era per fare un esempio del 20%(3), con un dollaro di oro potevi produrre al massimo cinque dollari, dopodiche' rimanevi senza il tuo dollaro. In realta' ti fermavi prima. Se avevi un grammo d'oro e ci dovevi fare DIECI monete col valore nominale di dieci grammi, dovevi prima darne tot all'impero, e questo tot diventava il limite massimo del leverage: avresti finito l'oro nelle tue casse.

La razionalita' di questo provvedimento era immensa: basti pensare che se ci fosse stato qualche signoraggio OGGI, sulla creazione di titoli derivati, non avremmo il devasto finanziario in cui siamo.

Il signoraggio era quindi un esempio di estrema razionalita' (di derivazione) romana, perche' evitava che la nascita di un qualsiasi potere economico, politico o militare capace di generare fiducia/garanzie in loco, mediante potere militare, generasse inflazione.

Il compito di fare rispettare queste regole venne assegnato , sempre secondo la razionalita' romana, a chi materialmente poteva. Inizialmente era un imperatore del sacro romano impero, poi ai suoi "grandi elettori", come l'elettore di Baviera, quello di Westfalia, il Re di Francia, di Spagna etc etc etc. (per qualche bizzarro motivo oggi anche l'imperatore del Giappone e' un elettore del Sacro Romano Impero. Non chiedetemi perche').

Si trattava di entita' politiche in generale abbastanza potenti da poter minacciare grosse ritorsioni (economiche e/o militari) contro chiunque fosse sospettato di stampare moneta di metallo vile (o di diluire il metallo nobile col metallo vile) senza pagare la tassa che garantiva la stabilita' finanziaria.

La spietata efficienza di questo sistema era tale che mantenne un sostanziale equilibrio finanziario sino alla scoperta delle americhe, quando le quantita' di oro in circolazione divennero incontrollabili.

Dire che il signoraggio sia o sia stato un male equivale a non aver capito i concetti fondamentali dell'economia valutaria.

Nei secoli recenti, con l'arrivo del mercantilismo, dell'industria e delle banche si scopri' che oltre allo Stato erano molti gli enti capaci di infondere fiducia. E poiche' questi enti infondono fiducia, era possibile per loro stampare moneta o perlomeno generare valore convenzionalmente riconosciuto.

Partendo dagli assegni trasferibili, alle cambiali, eccetera, si noto' che le banche (prima giganteschi salvadenai che prestavano ad interesse e su questo guadagnavano) riuscivano ad ottenere fiducia quanto i signorotti locali, e quindi riuscivano a prestare piu' denaro di quanto avessero. I loro bilanci erano tutt'altro che pubblici, del resto.

Poiche' il denaro e' la contropartita delle fiducia, grandi corporazioni mercantili riuscivano a stampare delle cambiali al portatore che esentavano il portatore da rischi durante i lunghi viaggi, e contemporaneamente potevano superare le reali capacita' finanziarie delle compagnie, dal momento che spesso venivano riscossi MESI dopo l'emissione, per via della lunghezza dei viaggi.

Questo produceva nuove complicazioni, ma il meccanismo si manteneva solido per via dell'obbligo di conversione in oro e del signoraggio. Si stabili' che queste entita' potessero comprare soldi dallo stato, garantendo la restituzione mediante le proprie disponibilita' di cassa, a patto che lo stato potesse controllare la loro emissione di "moneta". Cioe', se il Monte Paschi puo' emettere titoli che vengono cambiati in soldi, la banca centrale vuole poter fare lo stesso emettendo titoli di MontePaschi e reincamerando i soldi che ha emesso. Cosi', se MPS vuole soldi dalla BCE in cambio deve dare lo stesso corrispettivo in titoli propri, piu' il "costo del denaro".

Per fare questo , ci si limito' ad usare il vecchio e solido meccanismo che aveva sempre funzionato sino a quel momento, cioe' il signoraggio, reso un pochino piu' sofisticato: se la banca vuole 10 euro, dovra' pagare una "tassa" pari al rischio(4) (e come vedete ci va ancora di mezzo la fiducia) .

Cosi' il meccanismo del signoraggio , sebbene piu' sofisticato, impedisce (o dovrebbe impedire) alle banche di mettere in campo piu' denaro di quanto non possano. Sfortunatamente il meccanismo del signoraggio si e' allentato perche' queste "tasse" non vengono pagate di cassa, e quindi oggi alle banche e' permesso di emettere molto piu' denaro di quanto potrebbero restituire, in base ad un calcolo della fiducia che non e' fondato su fattori materiali.

Questo allentamento fu dovuto al fatto che i beni convenzionali usati come contropartita della moneta (oro, preziosi, etc) giravano in quantita' incontrollabili durante il periodo coloniale. Per cui limitarsi ad imporre un leverage fisso rischiava di produrre effetti come quello spagnolo nel periodo dell'espansione americana, cioe' una superinflazione dell'oro che mise in ginocchio l'economia spagnola proprio al culmine del suo periodo coloniale, impedendo i reinvestimenti nelle colonie stesse. (5)

Creato un meccanismo di signoraggio ante-litteram, il sistema economico si mantenne abbastanza stabile, perche' le entita'capaci di instaurare fiducia avevano dei limiti statali al leverage dei propri investimenti, nella misura in cui per stampare titoli di credito o di debito dovevano pagare una tassa ai sovrani.

Il questa fase, cioe' mentre il signoraggio dominava su OGNI possibile stampa di valore basato sulla fiducia (ovvero di moneta) il concetto di speculazione era limitato alle merci, e solo raramente toccava la moneta. E le toccava solo quando si scopriva un modo per aggirare il famigerato meccanismo del signoraggio.

Il meccanismo del signoraggio ha tenuto il mondo abbastanza al sicuro da fenomeni fortemente speculativi sino a quando entita' capaci di ispirare altra fiducia, come le industrie ed in seguito le finanziarie poterono stampare valore senza pagare una corrispondente tassa che limitasse il leverage.

Quando nacquero le borse, alle aziende fu permesso di produrre azioni. Tali azioni si consideravano come il corrispettivo del valore effettivo dell'azienda, cioe' della fiducia che l'azienda dava di poter restituire il prestito ricevuto dagli azionisti in soldi , riprendendo le azioni.

A questo meccanismo, considerato vitale per finanziare le industrie, non fu posto il limite del signoraggio. Se l'azienda era molto brava ad apparire potente, poteva stampare azioni (ed in seguito titoli) per quantita' enormi rispetto al valore reale, e solo gli esperti potevano davvero valutare il valore reale di questa azienda.

Il meccanismo del signoraggio si indeboliva cosi' permettendo dei leverage sempre piu' alti, e la borsa diventava sede di speculazioni legalizzate basate sui meccanismi psicologici e sociali attraverso i quali si crea la fiducia.

Queste speculazioni erano limitate in dimensioni da un semplice fatto: poiche' non si poteva stampare moneta all'infinito (perche' si doveva pagare un costo di signoraggio almeno sulla moneta) esse potevano al massimo assorbire l'economia nazionale pesata sul leverage, e non oltre.

Il secondo colpo al signoraggio venne dato dalla conversione delle economie al sistema dei cambi, uscendo dal sistema aureo. Ad un certo punto gli USA (seguiti poi dal resto delmondo) decidono di uscire dal sistema aureo dicendo che , visto che la moneta e' la misura della fiducia, essa era la misura di una ASTRATTA fiducia in una GENERICA "economia nazionale".

Il governo ordina che la moneta abbia corso, e lega il valore della moneta alla fiducia che il mondo ha nella nazione emittente.

Questo avrebbe senso se esistesse un meccanismo di signoraggio stretto: se per stampare 10 dollari devo darne uno allo stato, allora per ogni dollaro che possiedo ne posso stampare 10. Quindi, in fondo la fiducia non e' UGUALE alla mia capacita' finanziaria (un dollaro) ma almeno e' PROPORZIONALE alla mia capacita' finanziaria futura (fiducia nelle mie capacita' di sviluppo) di un fattore limitato dalle tasse che devo pagare.

Il guaio' e' che contemporaneamente si sono esentati sempre piu' enti dal meccanismo del signoraggio. Le banche non pagano DI CASSA il rischio, ma lo pagano mediante i propri titoli, il cui valore dipende dalla fiducia che infondono, la quale e' manipolabile.

Come se non bastasse, oltre all'emissione di azioni (che non paga signoraggio) anche l'emissione di bond e in seguito di titoli derivati non paga signoraggio.

Il risultato e' che manipolando i fattori psicologici che sono alla base della fiducia e' possibile oggi stampare moneta (cioe' fiducia) in maniera del tutto incoerente con la realta': l'incubo degli imperatori romani e dei grandi elettori si e' avverato a piu' di mille anni di distanza.

Quanto e' successo oggi e' dovuto alla CADUTA di un razionalissimo e incredibilmente efficiente meccanismo di limitazione del leverage, che era il signoraggio.

Il fatto che sempre meno enti siano soggetti a questa tassa permette loro di sfruttare la componente psicologica del valore del denaro (componente che e' la quasi totalita' del valore) per stamparne all'infinito, come temevano i grandi elettori.

Poiche' non esiste una tassa sul leverage, ogni compagnia che abbia i soldi per pagare il proprio marketing e per pagare dividendi per generare passaparola riesce a fare ulteriore leverage , e poiche' non deve pagare signoraggio, puo' stampare tutti i crediti che vuole.

Facciamo un esempio: Parmalat ha stampato bond senza pagare nessun signoraggio, per un valore molto superiore alle sue capacita' di cassa. Se ci fosse stato un signoraggio su questi bond, avrebbe dovuto versare piu' soldi di quelli che aveva, e sarebbe diventato impossibile stampare cosi' tanti bond dal momento che le casse erano vuote.

Secondo esempio: Lehman Brothers ha prodotto titoli junk partendo da altri titoli junk poiche' non doveva pagare alcuna tassa per farlo. Se avesse dovuto pagare una tassa IN DOLLARI, (e non nei titoli junk che ha usato per fare altri junk) avrebbe esaurito le disponibilita' reali molto prima di stampare 650 miliardi di dollari di merda.

In generale, quindi, quello che ci sfugge e' che i romani non erano esattamente dei cretini. E se hanno inventato le public companies come le intendiamo oggi, e' perche' avevano gia' valutato i rischi connessi. E per questo hanno inventato il signoraggio, che e' poi diventato essenziale dopo la caduta.

Il signoraggio , cioe' una tassa da pagare allo stato quando si converte in valore convenzionale la fiducia in un singolo ente, e' stato ed e' tutt'ora un meccanismo incredibilmente efficace per tenere a bada le speculazioni sui valori convenzionali.

Non per nulla, prima del suo indebolimento le speculazioni si facevano sulle merci, non sulla moneta o sui titoli(6).

C'e' una corrente di pensiero che sostiene che il signoraggio sia inutile in quanto il rischio sarebbe di per se' una tassa: il che e' assurdo, visto che se c'e' una cosa che non mancava quando e' nato il signoraggio e' proprio il rischio. Eppure il meccanismo fu essenziale.

Oggi esiste una vulgata, lo so benissimo, che vorrebbe abolire il signoraggio del tutto. Essi vorrebbero che la creazione di soldi e di valori in contropartita alla fiducia fosse completamente priva di tasse da pagare allo stato, o che fosse completamente affidata allo stato stesso che ne incamera il valore completo.

La cosa e' ovviamente infattibile. Per due ragioni: se lo stato incamerasse il valore completo , sarebbe a suo carico ed interamente a suo carico garantire la moneta. Poiche' lo stato NON possiede beni in tale quantita', e non puo' produrre beni in grandissima quantita' coi tempi dei mercati finanziari (7), si troverebbe ad imporre manu militari il valore della moneta.

Questo NON risolverebbe i problemi di speculazione, poiche' gli speculatori finanziari NON pagano gia' alcun signoraggio.

La seconda vulgata degli anarcoliberisti, che vorrebbe addirittura abolire lo stato come entita' economica, e' ancora piu' catastrofica e ne vediamo i risultati: la mancanza di una tassa di signoraggio nella produzione di titoli, di derivati, di azioni, di bond, ha causato i giganteschi leverage che abbiamo visto, e il conseguente botto (che non abbiamo ancora visto del tutto).

Personalmente, sono per la soluzione romana, visto che e' sopravvissuta a periodi durissimi senza battere ciglio: estendere il pagamento di una tassa allo stato ogni volta che si converte fiducia ("garanzia" e' uno dei nomi della fiducia) in un valore nominale.

E questa tassa deve essere pagata DI CASSA, e non con i titoli delle banche che a loro volta sono manipolabili in valore usando il marketing, ma con SOLDI che siano nelle casse della banca.

Quindi, lasciare se volete l'economia cartolare basata sulla "fiducia" che si ha nell'economia nazionale (e' ancora razionale), MA costringere chiunque produca bond, titoli , derivati, azioni, a pagare DI CASSA una tassa allo stato. "DI CASSA" significa che PRIMA paghi la tassa IN CONTANTI, POI ti daro' i bolli da appiccicare sui titoli per renderli validi.

A quel punto, si crea un legame (cioe' un limite massimo al leverage) che limita la speculazione basata sulla manipolazione della fiducia, un legame tra disponibilita' di cassa reale e quantita' di titoli emessi.

Che poi la tassa venga assorbita da un ente pubblico o da un ente privato e' irrilevante: le concessionarie per la riscossione sono sempre esistite. E comunque, gli effetti di un provvedimento simile vanno ben oltre il miliardo e trecento milioni di bilancio della BCE, e anche alle poche centinaia di milioni di euro di attivo, che peraltro vengono restituiti in ratio del 14% alla banca d'Italia.

I romani, ripeto, non erano stupidi. Avevano capito che la moneta non e' altro che la concretizzazione della fiducia, e che sulla fiducia si possa speculare facilmente. E il signoraggio e' in assoluto il meccanismo piu' fottutamente regolatore della fiducia che esista:

vuoi che mi fidi della tua capacita' finanziaria? => Caccia la lira.

Eccezionale. Romano. Quelli non hanno creato l'occidente per niente.

Uriel