31 dicembre 2008

Democrazia senza senso


La democrazia rappresentativa è in una crisi che alcuni paragonano a quella della
fine degli anni Venti. Rispetto ad allora, più che della credibilità del parlamentarismo, si dubita della rappresentabilità del popolo.
Cosiddetta governance e ascesa del populismo ci fanno interrogare sul senso di una parola sempre usata con sempre meno rigore: democrazia.
Sono ormai rari gli uomini di sinistra che, come Karl Marx, colgano nella
democrazia la trovata della borghesia per disarmare e ammansire il proletariato; e
sono ormai rari gli uomini di destra che - come i controrivoluzionari – vedano
nella democrazia la “legge del numero” e il “regno degli incompetenti” (ma senza
suggerire come sostituirla). Salvo eccezioni, a scontrarsi non sono più fautori e
avversari della democrazia, ma fautori che la pensano diversamente.
La democrazia non mira alla verità. E’ solo il regime che pone la legittimità
politica nel potere sovrano del popolo. Ciò ne implica uno. In senso politico un
popolo si definisce come una comunità di cittadini dotati politicamente delle
stesse capacità e legati da una regola comune all’interno di uno spazio pubblico.
Fondata sul popolo, la democrazia è anche il regime che fa partecipare ogni
cittadino alla vita pubblica, perché tutti possano occuparsi degli affari comuni. Di
più: essa non proclama solo la sovranità del popolo, ma vuol mettere il popolo al
potere, permettergli d’esercitarlo.
L’homo democraticus non è un individuo, ma un cittadino. La democrazia greca
fu subito democrazia di cittadini, cioè democrazia comunitaria, non società
d’individui, cioè di singoli. Individualismo e democrazia sono, da questo punto di
vista, in origine incompatibili. La democrazia esige uno spazio pubblico di
deliberazione e decisione, che è anche d’educazione comunitaria per l’uomo,
considerato naturalmente politico e sociale. Quando si dice che la democrazia
permette ai più di partecipare agli affari pubblici, va ricordato che, in ogni
società, i più includono una maggioranza d’individui delle classi popolari. Una
politica davvero democratica va considerata, se non quella che privilegia gli
interessi dei più poveri, un “correttivo al potere del denaro” (Costanzo Preve).
Ma più la democrazia viene imposta, più viene snaturata, tant’è vero che il
“popolo sovrano” per primo se n’allontana. In Francia, l’astensione e il votosanzione
sono mezzi per esprimere l’insoddisfazione sul funzionamento della democrazia. Dopo di che, il voto protestatario ha ceduto il posto al voto di disturbo, per bloccare il sistema. Il politologo Dominique Reynié la chiama “dissidenza elettorale”, vasto schieramento di scontenti e delusi. Alle presidenziali francesi del 2002, la dissidenza riuniva già il 51 per cento degli iscritti al voto, contro il 19,4 per cento nel 1974; essa ha raggiunto il 55,8 per cento alle legislative seguenti. Nelle presidenziali del 2007, la partecipazione è molto risalita, poi è crollata ancora. Alla dissidenza elettorale aderiscono soprattutto le classi popolari, dunque inesistenza civica e invisibilità elettorale sono tipiche degli ambienti ai quali la democrazia aveva dato il diritto “sovrano” di parlare. Sempre in Francia la convergenza al centro dei programmi dei maggiori partiti politici ha avuto per conseguenza ieri l’ascesa del nazionalpopulismo (fenomeno Le Pen), oggi il ritorno d’influenza dell’estrema sinistra antagonista. Mentre in Italia l’estrema sinistra antagonista è finita fuori dal Parlamento .
Ovunque s’assiste - simultaneamente e da anni, ma stavolta a partire dall’alto -
allo snaturamento della democrazia, di cui la Nuova Classe politico-mediatica,
per salvare i suoi privilegi, intende restringere al massino la portata. Jacques
Rancière ha parlato di “nuovo odio della democrazia”, riassumibilr così: “La sola
democrazia buona è quella che frena la catastrofe della civilità democratica”. Idea
dominante: non abusare della democrazia, salvo uscire dallo stato di cose presente.
Si snatura la democrazia facendo dimenticare che essa è una forma di regime politico, prima che una forma di società. Si snatura la democrazia presentando come intrinsecamente democratici tratti di società - come la ricerca d’una crescita illimitata di beni e merci - inerenti invece alla logica dell’economia capitalista:
“democratizzare” significherebbe produrre e vendere a ceti sempre più larghi
prodotti dal forte valore aggiunto. Si snatura la democrazia favorendo condizioni
per il caos istituzionalizzato, reso sacro come solo ordine possibile, come esito di
una necessità storica davanti alla quale ognuno, per “realismo” (“ Il buon senso
delle canaglie”, lo chiamava Bernanos), dovrebbe piegarsi… L’ideale della
governance, il modo di rendere non democratica la società democratica senza
affrontare la democrazia: senza sopprimerla formalmente, si lavora a un sistema
di governo senza popolo. Se del caso, contro.
Praticata ormai a ogni livello, la governance vuol dire subordinare la politica
all’economia, grazie alla “società civile” trasformata in puro mercato. Per dirla
con Guy Hermet, essa sembra “il modo d’arginare la sovranità popolare”. Privata
di contenuto, la democrazia diviene democrazia di mercato, spoliticizzata,
neutralizzata, affidata agli esperti, sottratta ai cittadini. La governance aspira a
una società mondiale unica, votata all’eternità – perché anche la temporalità
viene reificata. Spoliticizzare, neutralizzare la politica, significa che le poste in
gioco sarebbero in luoghi che non sono luoghi, eliminando ogni ostacolo al l’ambizione di non aver limiti della forma-capitale. Per Jean Baudrillard, “la
grande trovata del capitale è aver reso tutto feudo dell’economia”, subordinando
al capitalismo liberale tutta la società.
Questa non è una nuova teoria cospirazionista sui “padroni del mondo”. La
governance è solo conseguenza di un’evoluzione sistemica delle società che è in
corso da decenni. Criticare la governance non significa considerare il popolo
come se, “buono per natura”, venisse poi alienato e corrotto dai cattivi. Il popolo
non è senza difetti. Con Machiavelli e Spinoza si può però pensare che fondamentalmente i difetti del volgare non si distinguano da quelli dei principi –
e nella storia sono state soprattutto le élite a tradire. Come scrisse Simone Weil,
“il vero spirito del 1789 non è pensare che una cosa sia giusta perche voluta dal
popolo, ma pensare che talora la volontà del popolo, più che un’altra, sia conforme al giusto”.
Della Repubblica di Weimar si diceva che fosse una democrazia senza
democratici. Oggi siamo in società oligarchiche, senza democrazia, dove tutti si
dicono democratici.
di Alain de Benoist

28 dicembre 2008

Che cosa sta accadendo nel Golfo di Aden?

Pubblico la traduzione di uno stralcio tratto da un articolo che affronta il tema della militarizzazione e che riguarda il Golfo di Aden, fornendone un'interpretazione... aliena. Fantasie? Disinformazione? Arduo fornire una risposta, ma se il rapporto russo citato nel testo, ammesso che sia autentico, contiene qualche lacerto di verità, non siamo propensi ad appoggiare i governi guerrafondai dei terrestri. Ringrazio il gentilissimo Richard di A.G. per la segnalazione di una notizia da prendere con molta cautela.

Numerosi articoli pubblicati sia dai media mainstream sia dei mezzi di informazione non ufficiali riportano che le marine militari di molti paesi sono impegnate nel Golfo di Aden e nelle aree limitrofe per combattere i pirati somali. Mi pare assurdo che così tante unità siano necessarie per contrastare alcune imbarcazioni di bucanieri.

Secondo la fonte Sorcha Faal, il governo russo ricondurrebbe il vero motivo di questo dispiegamento ad un’offensiva da sferrare contro una base sottomarina aliena.

Le unità navali che sono già nella regione o che si stanno dirigendo nel Golfo di Aden includono "amici e nemici" come Stati Uniti, Iran, Cina, Russia, Germania, Svizzera, Unione europea ed India. Dietro la versione di copertura che si riferisce alla protezione delle navi mercantili dagli arrembaggi dei pirati, si nasconde un'altra verità.

Quello che ha attratto la nostra attenzione, per dirla bruscamente, è un rapporto combinato del Ministero dell'Interno russo e del F.S.B., che circola nel Kremlino. La nota afferma che le marine di molti stati stanno combattendo i "grandi fondatori" dell'antico Giardino dell'Eden per evitare che il nostro pianeta venga nuovamente colonizzato da una razza aliena conosciuta come gli Anunnaki, che gli antichi testi indicano come i Vigilanti della Terra.

Forse le ostilità conobbero un altro episodio cruciale, quando i Vigilanti sabotarono i cavi per le telecomunicazioni posati sul fondale marino sicché vaste aree del Medio Oriente e del subcontinente indiano rimasero isolate.

Il rapporto russo attribuisce il disastroso tsunami del 26 dicembre 2004 ad un attacco nucleare portato dal sommergibile U.S.S. San Francisco, contro un'installazione extraterrestre sottomarina ubicata nell'Oceano Indiano. Lo tsunami, con onde alte fino a cento metri, ed il terremoto causarono la morte di più di 250.000 persone ed un lieve spostamento dell'asse terrestre.

by Zret

24 dicembre 2008

Viaggio nell’Italia dei Disvalori. Mazzette, brogli, appalti truffa


«Al giorno d’oggi la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di niente». Che c’azzecca una delle più celebri citazioni di Oscar Wilde con quello che leggerete fra qualche riga? C’azzecca, fidatevi. Pensate che, prima o poi, sarà costretto anche lo stesso Antonio Di Pietro, vessillifero dei Valori d’Italia o dell’Italia dei Valori a riconoscere che quella massima c’azzecca. Perché quei suoi Valori conclamati e sbandierati, giorno dopo giorno stanno diventando sempre più Disvalori. Colpa di scivoloni, scandali e incidenti di percorso che hanno coinvolto soldati e militanti di quello che, così annunciò Di Pietro a suo tempo, sarebbe stato il partito più pulito del Paese. Peccato che nel partito della trasparenza il primo a incespicare più volte sia stato proprio il leader maximo.
Era il febbraio di quest’anno quando Di Pietro attirò l’attenzione della magistratura di Roma per appropriazione indebita, falso in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato finalizzata al conseguimento dell'erogazione di fondi pubblici. Storie di presunte irregolarità commesse dall’ex pm nella gestione delle finanze nell'Italia dei Valori riguardo alle spese elettorali, alle movimentazioni dei conti del suo partito: in tutto, oltre 20 milioni di euro. Più l'antipatica questione di un assegno «non trasferibile» da 50mila euro destinato al partito ma ugualmente incassato da Di Pietro. Fatto sta che la Procura decise di rinviare a giudizio anche la deputata-tesoriera dell’Idv, Silvana Mura. Una bolla di sapone, qualcuno obietterà. Dissoltasi nell’aria all’arrivo dei prima caldi primaverili.
Eppure Di Pietro ci rimane male quando qualcuno, metti il Giornale, mette in piazza alcune sue debolezze. Per esempio il vizietto di giocare a Monopoli comprando case con soldi che non si capisce da quale parte e come arrivino. Tra il 2002 e il 2008 ha speso quattro milioni di euro per collezionare, assieme alla moglie Susanna Mazzoleni, immobili un po’ ovunque da Montenero, a Bergamo, a Milano, da Roma a Bruxelles. Lui non appare mai, fa tutto l’amministratore della sua società immobiliare An.to.cri (acronimo di Anna, Toto, Cristiano, i figli di Di Pietro) compagno di Silvana Mura. Siamo alle solite. Confusione di ruoli e ambiguità fra movimento e associazione con locazioni degli immobili di proprietà di Di Pietro al partito del medesimo. «Da noi c’è posto solo per candidati che oltre al certificato elettorale portano con sé anche il certificato penale», amava ripetere. Evidentemente si deve essere distratto in più d’una occasione se è vero come è vero che Paride Martella, ex presidente della Provincia di Latina, esponente Idv è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta su appalti truccati della Acqua latina, un giro da 15 milioni di euro. In Liguria due suoi consiglieri su tre hanno avuto problemi giudiziari. Gustavo Garifo, capogruppo provinciale dell’Idv di Genova, è stato ammanettato in ottobre per aver lucrato sugli incassi delle multe. Andrea Proto, consigliere comunale, reo confesso, ha incassato una condanna a un anno e nove mesi per aver raccolto la firma di un morto. Giuliana Carlino, consigliere comunale Idv, indagata per aver falsificato migliaia di firme.
Per corruzione è finito in cella il segretario Idv di Santa Maria Capua Vetere, Gaetano Vatiero. Mentre Mario Buscaino, già sindaco di Trapani, nel Luglio del 1998 è stato accusato di concorso in associazione mafiosa per voto di scambio. Maurizio Feraudo, consigliere regionale calabrese, indagato per concussione (per anni avrebbe preteso un tot sullo stipendio da un suo autista) e truffa. A Foggia l’ex assessore ai Lavori pubblici e coordinatore provinciale del partito, Orazio Schiavone, è stato condannato a un mese e dieci giorni per esercizio abusivo della professione. Rudy D’Amico, un altro ex assessore dell’Idv, questa volta a Pescara, e rimasto coinvolto nell’inchiesta «Green Connection» sulla gestione del verde pubblico. E ancora per Aldo Michele Radice, portavoce Idv in Basilicata, consigliere del ministro Di Pietro il Pm ha chiesto 9 mesi per la raccomandazione di un manager sanitario.
Sorridete: perché c’è anche chi l’auto blu, pur non avendola assegnata, se la compra e utilizza lampeggiante e paletta in dotazione al Consiglio regionale. È Ciro Campana, fermato nei giorni scorsi a Napoli dai carabinieri. Campana non è un consigliere, ma un collaboratore esterno del capogruppo Idv, Cosimo Silvestro. Che abbia ancora una volta ragione Di Pietro? «Quando crescono le responsabilità, e la classe dirigente la devi trovare sul territorio - si difende - lo sa anche Gesù Cristo che ogni dodici c’è un Giuda».
di Gabriele Villa

31 dicembre 2008

Democrazia senza senso


La democrazia rappresentativa è in una crisi che alcuni paragonano a quella della
fine degli anni Venti. Rispetto ad allora, più che della credibilità del parlamentarismo, si dubita della rappresentabilità del popolo.
Cosiddetta governance e ascesa del populismo ci fanno interrogare sul senso di una parola sempre usata con sempre meno rigore: democrazia.
Sono ormai rari gli uomini di sinistra che, come Karl Marx, colgano nella
democrazia la trovata della borghesia per disarmare e ammansire il proletariato; e
sono ormai rari gli uomini di destra che - come i controrivoluzionari – vedano
nella democrazia la “legge del numero” e il “regno degli incompetenti” (ma senza
suggerire come sostituirla). Salvo eccezioni, a scontrarsi non sono più fautori e
avversari della democrazia, ma fautori che la pensano diversamente.
La democrazia non mira alla verità. E’ solo il regime che pone la legittimità
politica nel potere sovrano del popolo. Ciò ne implica uno. In senso politico un
popolo si definisce come una comunità di cittadini dotati politicamente delle
stesse capacità e legati da una regola comune all’interno di uno spazio pubblico.
Fondata sul popolo, la democrazia è anche il regime che fa partecipare ogni
cittadino alla vita pubblica, perché tutti possano occuparsi degli affari comuni. Di
più: essa non proclama solo la sovranità del popolo, ma vuol mettere il popolo al
potere, permettergli d’esercitarlo.
L’homo democraticus non è un individuo, ma un cittadino. La democrazia greca
fu subito democrazia di cittadini, cioè democrazia comunitaria, non società
d’individui, cioè di singoli. Individualismo e democrazia sono, da questo punto di
vista, in origine incompatibili. La democrazia esige uno spazio pubblico di
deliberazione e decisione, che è anche d’educazione comunitaria per l’uomo,
considerato naturalmente politico e sociale. Quando si dice che la democrazia
permette ai più di partecipare agli affari pubblici, va ricordato che, in ogni
società, i più includono una maggioranza d’individui delle classi popolari. Una
politica davvero democratica va considerata, se non quella che privilegia gli
interessi dei più poveri, un “correttivo al potere del denaro” (Costanzo Preve).
Ma più la democrazia viene imposta, più viene snaturata, tant’è vero che il
“popolo sovrano” per primo se n’allontana. In Francia, l’astensione e il votosanzione
sono mezzi per esprimere l’insoddisfazione sul funzionamento della democrazia. Dopo di che, il voto protestatario ha ceduto il posto al voto di disturbo, per bloccare il sistema. Il politologo Dominique Reynié la chiama “dissidenza elettorale”, vasto schieramento di scontenti e delusi. Alle presidenziali francesi del 2002, la dissidenza riuniva già il 51 per cento degli iscritti al voto, contro il 19,4 per cento nel 1974; essa ha raggiunto il 55,8 per cento alle legislative seguenti. Nelle presidenziali del 2007, la partecipazione è molto risalita, poi è crollata ancora. Alla dissidenza elettorale aderiscono soprattutto le classi popolari, dunque inesistenza civica e invisibilità elettorale sono tipiche degli ambienti ai quali la democrazia aveva dato il diritto “sovrano” di parlare. Sempre in Francia la convergenza al centro dei programmi dei maggiori partiti politici ha avuto per conseguenza ieri l’ascesa del nazionalpopulismo (fenomeno Le Pen), oggi il ritorno d’influenza dell’estrema sinistra antagonista. Mentre in Italia l’estrema sinistra antagonista è finita fuori dal Parlamento .
Ovunque s’assiste - simultaneamente e da anni, ma stavolta a partire dall’alto -
allo snaturamento della democrazia, di cui la Nuova Classe politico-mediatica,
per salvare i suoi privilegi, intende restringere al massino la portata. Jacques
Rancière ha parlato di “nuovo odio della democrazia”, riassumibilr così: “La sola
democrazia buona è quella che frena la catastrofe della civilità democratica”. Idea
dominante: non abusare della democrazia, salvo uscire dallo stato di cose presente.
Si snatura la democrazia facendo dimenticare che essa è una forma di regime politico, prima che una forma di società. Si snatura la democrazia presentando come intrinsecamente democratici tratti di società - come la ricerca d’una crescita illimitata di beni e merci - inerenti invece alla logica dell’economia capitalista:
“democratizzare” significherebbe produrre e vendere a ceti sempre più larghi
prodotti dal forte valore aggiunto. Si snatura la democrazia favorendo condizioni
per il caos istituzionalizzato, reso sacro come solo ordine possibile, come esito di
una necessità storica davanti alla quale ognuno, per “realismo” (“ Il buon senso
delle canaglie”, lo chiamava Bernanos), dovrebbe piegarsi… L’ideale della
governance, il modo di rendere non democratica la società democratica senza
affrontare la democrazia: senza sopprimerla formalmente, si lavora a un sistema
di governo senza popolo. Se del caso, contro.
Praticata ormai a ogni livello, la governance vuol dire subordinare la politica
all’economia, grazie alla “società civile” trasformata in puro mercato. Per dirla
con Guy Hermet, essa sembra “il modo d’arginare la sovranità popolare”. Privata
di contenuto, la democrazia diviene democrazia di mercato, spoliticizzata,
neutralizzata, affidata agli esperti, sottratta ai cittadini. La governance aspira a
una società mondiale unica, votata all’eternità – perché anche la temporalità
viene reificata. Spoliticizzare, neutralizzare la politica, significa che le poste in
gioco sarebbero in luoghi che non sono luoghi, eliminando ogni ostacolo al l’ambizione di non aver limiti della forma-capitale. Per Jean Baudrillard, “la
grande trovata del capitale è aver reso tutto feudo dell’economia”, subordinando
al capitalismo liberale tutta la società.
Questa non è una nuova teoria cospirazionista sui “padroni del mondo”. La
governance è solo conseguenza di un’evoluzione sistemica delle società che è in
corso da decenni. Criticare la governance non significa considerare il popolo
come se, “buono per natura”, venisse poi alienato e corrotto dai cattivi. Il popolo
non è senza difetti. Con Machiavelli e Spinoza si può però pensare che fondamentalmente i difetti del volgare non si distinguano da quelli dei principi –
e nella storia sono state soprattutto le élite a tradire. Come scrisse Simone Weil,
“il vero spirito del 1789 non è pensare che una cosa sia giusta perche voluta dal
popolo, ma pensare che talora la volontà del popolo, più che un’altra, sia conforme al giusto”.
Della Repubblica di Weimar si diceva che fosse una democrazia senza
democratici. Oggi siamo in società oligarchiche, senza democrazia, dove tutti si
dicono democratici.
di Alain de Benoist

28 dicembre 2008

Che cosa sta accadendo nel Golfo di Aden?

Pubblico la traduzione di uno stralcio tratto da un articolo che affronta il tema della militarizzazione e che riguarda il Golfo di Aden, fornendone un'interpretazione... aliena. Fantasie? Disinformazione? Arduo fornire una risposta, ma se il rapporto russo citato nel testo, ammesso che sia autentico, contiene qualche lacerto di verità, non siamo propensi ad appoggiare i governi guerrafondai dei terrestri. Ringrazio il gentilissimo Richard di A.G. per la segnalazione di una notizia da prendere con molta cautela.

Numerosi articoli pubblicati sia dai media mainstream sia dei mezzi di informazione non ufficiali riportano che le marine militari di molti paesi sono impegnate nel Golfo di Aden e nelle aree limitrofe per combattere i pirati somali. Mi pare assurdo che così tante unità siano necessarie per contrastare alcune imbarcazioni di bucanieri.

Secondo la fonte Sorcha Faal, il governo russo ricondurrebbe il vero motivo di questo dispiegamento ad un’offensiva da sferrare contro una base sottomarina aliena.

Le unità navali che sono già nella regione o che si stanno dirigendo nel Golfo di Aden includono "amici e nemici" come Stati Uniti, Iran, Cina, Russia, Germania, Svizzera, Unione europea ed India. Dietro la versione di copertura che si riferisce alla protezione delle navi mercantili dagli arrembaggi dei pirati, si nasconde un'altra verità.

Quello che ha attratto la nostra attenzione, per dirla bruscamente, è un rapporto combinato del Ministero dell'Interno russo e del F.S.B., che circola nel Kremlino. La nota afferma che le marine di molti stati stanno combattendo i "grandi fondatori" dell'antico Giardino dell'Eden per evitare che il nostro pianeta venga nuovamente colonizzato da una razza aliena conosciuta come gli Anunnaki, che gli antichi testi indicano come i Vigilanti della Terra.

Forse le ostilità conobbero un altro episodio cruciale, quando i Vigilanti sabotarono i cavi per le telecomunicazioni posati sul fondale marino sicché vaste aree del Medio Oriente e del subcontinente indiano rimasero isolate.

Il rapporto russo attribuisce il disastroso tsunami del 26 dicembre 2004 ad un attacco nucleare portato dal sommergibile U.S.S. San Francisco, contro un'installazione extraterrestre sottomarina ubicata nell'Oceano Indiano. Lo tsunami, con onde alte fino a cento metri, ed il terremoto causarono la morte di più di 250.000 persone ed un lieve spostamento dell'asse terrestre.

by Zret

24 dicembre 2008

Viaggio nell’Italia dei Disvalori. Mazzette, brogli, appalti truffa


«Al giorno d’oggi la gente conosce il prezzo di tutto e il valore di niente». Che c’azzecca una delle più celebri citazioni di Oscar Wilde con quello che leggerete fra qualche riga? C’azzecca, fidatevi. Pensate che, prima o poi, sarà costretto anche lo stesso Antonio Di Pietro, vessillifero dei Valori d’Italia o dell’Italia dei Valori a riconoscere che quella massima c’azzecca. Perché quei suoi Valori conclamati e sbandierati, giorno dopo giorno stanno diventando sempre più Disvalori. Colpa di scivoloni, scandali e incidenti di percorso che hanno coinvolto soldati e militanti di quello che, così annunciò Di Pietro a suo tempo, sarebbe stato il partito più pulito del Paese. Peccato che nel partito della trasparenza il primo a incespicare più volte sia stato proprio il leader maximo.
Era il febbraio di quest’anno quando Di Pietro attirò l’attenzione della magistratura di Roma per appropriazione indebita, falso in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato finalizzata al conseguimento dell'erogazione di fondi pubblici. Storie di presunte irregolarità commesse dall’ex pm nella gestione delle finanze nell'Italia dei Valori riguardo alle spese elettorali, alle movimentazioni dei conti del suo partito: in tutto, oltre 20 milioni di euro. Più l'antipatica questione di un assegno «non trasferibile» da 50mila euro destinato al partito ma ugualmente incassato da Di Pietro. Fatto sta che la Procura decise di rinviare a giudizio anche la deputata-tesoriera dell’Idv, Silvana Mura. Una bolla di sapone, qualcuno obietterà. Dissoltasi nell’aria all’arrivo dei prima caldi primaverili.
Eppure Di Pietro ci rimane male quando qualcuno, metti il Giornale, mette in piazza alcune sue debolezze. Per esempio il vizietto di giocare a Monopoli comprando case con soldi che non si capisce da quale parte e come arrivino. Tra il 2002 e il 2008 ha speso quattro milioni di euro per collezionare, assieme alla moglie Susanna Mazzoleni, immobili un po’ ovunque da Montenero, a Bergamo, a Milano, da Roma a Bruxelles. Lui non appare mai, fa tutto l’amministratore della sua società immobiliare An.to.cri (acronimo di Anna, Toto, Cristiano, i figli di Di Pietro) compagno di Silvana Mura. Siamo alle solite. Confusione di ruoli e ambiguità fra movimento e associazione con locazioni degli immobili di proprietà di Di Pietro al partito del medesimo. «Da noi c’è posto solo per candidati che oltre al certificato elettorale portano con sé anche il certificato penale», amava ripetere. Evidentemente si deve essere distratto in più d’una occasione se è vero come è vero che Paride Martella, ex presidente della Provincia di Latina, esponente Idv è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta su appalti truccati della Acqua latina, un giro da 15 milioni di euro. In Liguria due suoi consiglieri su tre hanno avuto problemi giudiziari. Gustavo Garifo, capogruppo provinciale dell’Idv di Genova, è stato ammanettato in ottobre per aver lucrato sugli incassi delle multe. Andrea Proto, consigliere comunale, reo confesso, ha incassato una condanna a un anno e nove mesi per aver raccolto la firma di un morto. Giuliana Carlino, consigliere comunale Idv, indagata per aver falsificato migliaia di firme.
Per corruzione è finito in cella il segretario Idv di Santa Maria Capua Vetere, Gaetano Vatiero. Mentre Mario Buscaino, già sindaco di Trapani, nel Luglio del 1998 è stato accusato di concorso in associazione mafiosa per voto di scambio. Maurizio Feraudo, consigliere regionale calabrese, indagato per concussione (per anni avrebbe preteso un tot sullo stipendio da un suo autista) e truffa. A Foggia l’ex assessore ai Lavori pubblici e coordinatore provinciale del partito, Orazio Schiavone, è stato condannato a un mese e dieci giorni per esercizio abusivo della professione. Rudy D’Amico, un altro ex assessore dell’Idv, questa volta a Pescara, e rimasto coinvolto nell’inchiesta «Green Connection» sulla gestione del verde pubblico. E ancora per Aldo Michele Radice, portavoce Idv in Basilicata, consigliere del ministro Di Pietro il Pm ha chiesto 9 mesi per la raccomandazione di un manager sanitario.
Sorridete: perché c’è anche chi l’auto blu, pur non avendola assegnata, se la compra e utilizza lampeggiante e paletta in dotazione al Consiglio regionale. È Ciro Campana, fermato nei giorni scorsi a Napoli dai carabinieri. Campana non è un consigliere, ma un collaboratore esterno del capogruppo Idv, Cosimo Silvestro. Che abbia ancora una volta ragione Di Pietro? «Quando crescono le responsabilità, e la classe dirigente la devi trovare sul territorio - si difende - lo sa anche Gesù Cristo che ogni dodici c’è un Giuda».
di Gabriele Villa