03 gennaio 2009

Le previsioni per il 2009

SHARON ASTYK esperta in previsioni si lancia in una catena di avvenimenti probabili. Molti sono catastrofici, ma speriamo che non si avverino...

Ma prima: come mi è andata l'anno passato? (Guardate, solo perché l'anno scorso ne ho imbroccata qualcuna giusta non vuol dire che dobbiate prendere per oro colato tutto quello che dico - Non credo mica che quello che mi esce dalle chiappe sia sempre la verità assoluta, e di certo non dovreste crederci nemmeno voi ;-))

Quest'anno l'ho chiamato "Hic Sunt Leones"
sostenendo che è la situazione in cui ci ritroviamo quando le carte geografiche che danno un senso al nostro mondo diventano inaffidabili. Credo di averci azzeccato abbastanza - credo che in molti non si rendano conto di quanto grande sia questa inaffidabilità, di quanto il funzionamento dell'economia, il nostro ecosistema, la nostra cultura siano completamente differenti da quello che ci è stato insegnato. Penso che tutti possiamo vedere come gli stessi esperti si sentano smarriti, non perché siano stupidi, ma solo perché non sono capaci di operare fuori dalla mappa. Quello che ci raccontiamo plasma la nostra percezione del mondo - e la narrazione comunemente accettata ha ostacolato la nostra comprensione delle cose.

Queste erano le mie previsioni per il 2008, le mie annotazioni e la loro verifica.

1. Quest'anno le parole "picco della produzione di petrolio" andranno alla grande, ma quest'uso massiccio non si accompagnerà a una profonda o articolata comprensione del loro significato. Nel senso che "picco di produzione" sarà usato a scopi politici, non necessariamente commendevoli.

-- Qui ci ho preso. Mentre il prezzo del greggio saliva, la CNN e il resto dei grossi media sembravano non averne mai abbastanza dei testimonial del PdP, tipo Simmons e Kunstler. Ma naturalmente per quei media era impossibile generare nel pubblico una comprensione abbastanza approfondita da fargli capire che il Picco di Produzione non è svanito nel nulla solo perché i prezzi sono crollati, anzi, che a lungo termine quel crollo è la probabile conferma che il picco l'abbiamo superato.

2. Entro la fine dell'anno avrà inizio l'accaparramento di vettovaglie e attrezzatura di sopravvivenza, in stile panico da fine millennio.

-- Nel settore equipaggiamento le cose non sono state drammatiche come alla vigilia del 2000, anche se gli ordini di stufe a legna e bici elettriche sono andati alle stelle. Ma la cosa notevole è stata la ressa per accaparrarsi le confezioni di riso dei discount, come è successo in primavera. Sfortunatamente temo che la cosa si ripeterà, anche se per altre ragioni. Anche qui ci ho preso.

3. I neocon non usciranno di scena tanto docilmente - dovremo aspettarci almeno una grossa sorpresa. Voglia D-o che non richieda la parola "nuculare" [2] o qualche suo derivato.

-- Ritengo che qui ci abbia azzeccato al 50% - credo che l'escalation con la Russia sia stata in effetti l'ultimo tentativo dei neocon di farsi passare come l'ancora di salvezza in un mondo ostile (con l'Alaska a fare da Terra di Nessuno), ma è andata meglio di quanto temessi.

4. Hillary non vincerà le elezioni del 2008. E ad onta delle email che continua a mandarmi un sacco di gente, preannunciandone il successo, nemmeno Ron Paul.

-- Azzeccato.

5. L'economia se la vedrà brutta. Eh, qui sono proprio in minoranza..

-- Azzeccato.

6. Molti di noi si accorgeranno di essere presi più sul serio del previsto. Certo sempre meno sul serio del divorzio di qualche celebrità, comunque.

-- È andata proprio così, almeno per me - non conosco le reazioni di John Michael Greer, Kunstler o Orlov [3], ma per me è stata sorprendente l'attenzione verso le mie predizioni, e la scarsità di gente che ha pensato che esagerassi, anche se magari lo facevo, stando ai rilevamenti di un'affiliata ABC. Ma ovviamente anche la serietà ha i suoi limiti - se è vero che sono in pochi a criticare l'ideologia dominante, è anche perché sono in pochi a occuparsene.

7. Vedremo rivolte per il cibo in ancora più paesi, e ancora più fame. L'idea dei "Victory Garden" [4] non sembrerà più così bizzarra.

-- Eh già! Quest'anno 31 nazioni hanno già avuto qualche forma di rivolta per il cibo, e la lista si allunga. E Michael Pollan ha scritto "Farmer in Chief" [Coltivatore in Capo] e l'idea dell'Orto della Casa Bianca imperversa in rete [5].

8. Si comincerà a riconsiderare la mattana del bio-diesel - ma troppo tardi per impedirla.

-- Come volevasi dimostrare... Naturalmente il crollo del prezzo del petrolio fa la sua parte, ma anche prima di questo abbiamo visto finalmente aprirsi un dibattito serio sul concetto di bio-carburante, in Europa almeno.

9. Vedremo almeno una immagine (o più) di gente disperata che abbandona la propria città, non avendo altra scelta. E molte immagini di sfratti.

-- Mi sono sbagliato solo nella prima parte di questa previsione, e nemmeno del tutto. La gente se ne andava da Houston, e frotte di persone si aggiravano a Memphis e Atlanta, in cerca di benzina... Ma non ho percepito una risonanza alla Katrina o da 11 settembre - i media erano distratti, e non c'è stato l'evento iconico che mi aspettavo. Per il resto, ci ho preso.

10. "La Fine del Mondo per Come lo Conosciamo" (ammettendo che arrivi) verrà rinviata abbastanza a lungo da permettere l'uscita del mio libro, in autunno, così da ammortizzare almeno il mio anticipo e non dare al mio editore un motivo per farmi causa ;-).

-- Non ne sono sicura, ma credo che a quest'ora abbiano già recuperato il mio anticipo (tutti i quattromila), e l'editore non è nemmeno fallito. Chissà, potrei addirittura guadagnarci qualcosa!

D'accordo, d'accordo, vogliamo parlare dell'anno che verrà?

Pur ritenendo che sia stato nel 2008 che ci si è accorti di più che qualcosa stava andando storto, devo mettermi di nuovo in minoranza (non proprio una forte, ma abbastanza) affermando che il 2009 sarà l'anno in cui diremo che la situazione è "al collasso". Non credo che sfangheremo l'anno senza che ci siano, in quasi tutto il mondo, radicali e strutturali cambiamenti nello stile di vita. Vorrei chiamarlo, citando "Il Secondo Avvento" di Yeats, "l'Anno di 'è giunta finalmente la sua ora'" [6].

Cosa intendo per collasso? Usiamo spesso questa parola, ma sul suo significato è facile equivocare. Intendo che è probabile che gli Stati Uniti vadano incontro a un collasso finanziario in stile Grande Depressione - disoccupazione dilagante, masse di persone che affrontano la fame, il freddo e la mancanza di assistenza medica, la disarticolazione di servizi che consideriamo ormai diritti acquisiti, e la percezione che il sistema non è più in grado di funzionare. Non sto dicendo che ci daremo da un giorno all'altro al cannibalismo - anzi, credo che ci accorgeremo di riuscire a cavarcela sorprendentemente bene in questa situazione di collasso, per quanto grave.

Negli scorsi anni sono stata piuttosto faceta nei miei pronostici - quest'anno mi è impossibile. Spero davvero di sbagliarmi. E spero che prenderete decisioni basate sul vostro giudizio, non sul mio. Queste sono previsioni, il risultato di analisi e intuizioni, e qualche volta la cosa mi riesce bene. Ma non sto dicendo che ogni parola che mi esce di bocca (o dalla tastiera) sia la verità, tanto meno che dobbiate prenderla come tale. Sono parole avute gratis in rete - pensate a quanto le avete pagate e valutatele di conseguenza.

1. Un certo grado di normalità reggerà fino a primavera inoltrata o all'inizio dell'estate, più che altro grazie alle speranze legate alla presidenza Obama. Ma entro la fine dell'estate 2009 l'insieme della perdita di posti di lavoro, credito e reddito, provocherà una crisi economica che farà sembrare rosea la situazione attuale. Con una prevista perdita fino a un milione di posti di lavoro al mese, arriveremo al punto in cui l'economia, per come la concepiamo adesso, non potrà più funzionare - avremo oggi l'equivalente delle file per il pane e dei broker che vendono mele per strada, [come nella Grande Depressione].

2. Molti dei progetti di investimento in infrastrutture che oggi vengono proposti non andranno mai in porto, e molti nemmeno vedranno un inizio, perché lo stato non sarà in grado di ottenere il credito per finanziarli. Il prezzo della globalizzazione sarà salato, in termini di ridotta disponibilità di fondi e risorse – e ad onta di quelli che credono che continueremo a costruire con un collasso in corso, questo non accadrà. Negli USA ci sarà qualche variazione sul tema New Deal Verde, altre nazioni continueranno a lavorare su infrastrutture ecosostenibili, ma molti di noi dovranno continuare a convivere con infrastrutture fatiscenti costruite per gente che ha a disposizione molta energia a basso costo. I progetti di maggior successo saranno programmi di piccole dimensioni, a livello locale, capaci di distribuire risorse il più diffusamente possibile.

Prego perché abbiamo l'intelligenza di soprassedere su altre questioni e occuparci della creazione di un qualche tipo di sistema sanitario, uno che ammortizzi la contingenza. In caso contrario siamo davvero fregati - l'ultimissima cosa che ci possiamo permettere è un'assistenza sanitaria come quella di oggi nel contesto di un'economia inoperante. Sfortunatamente prevedo che non affronteremo il problema, ma prego Dio di sbagliarmi.

3. Il 2009 sarà l'anno in cui i più appassionati attivisti del problema climatico (e non escludo me stessa) saranno costretti ad ammettere che dovrà prima gelare l'inferno (e l'inferno invece scotta sempre di più) perché riusciamo a prevenire l'aumento di 2º della temperatura del pianeta. Troppo pochi, troppo tardi, ecco. Questo non significa che dobbiamo mollare - la differenza tra emissioni incontrollate e controllate è comunque una questione di vita o di morte per milioni di persone - ma che, con orrore, rammarico e dolore, l'insieme di una nostra sempre maggiore consapevolezza dello stato attuale del clima e della situazione economica ci spingerà a operare a partire dalla constatazione che il mondo che lasceremo ai nostri figli sarà più degradato di quanto sperassimo, e la nostra eredità più povera e striminzita.

4. Il 2008 sarà probabilmente l'anno del Picco di Produzione a livello mondiale, ma per un po' non ce ne renderemo conto. La consapevolezza sarà una bastonata tra capo e collo, perché saremo già impantanati nelle spire della nostra crisi economica, energetica e climatica. La mancanza di investimenti nell'anno prossimo comporterà che, alla fine dei conti, sempre più petrolio resterà inestratto, il che per il clima sarà positivo, ma scomodo per il nostro obbiettivo di un'economia basata su energie rinnovabili. A lungo termine, in ogni caso, il Picco si avventerà a mordere le nostre chiappe collettive.

5. Il minore accesso a cibo, beni e servizi quest'anno diventerà una realtà. In parte questo si dovrà agli esercizi che chiuderanno - dovremo fare più strada per avere quello che ci serve. In parte sarà dovuto al fallimento dei fornitori, provocato dalla bancarotta delle banche commerciali. Inoltre potrebbero esserci disservizi nel campo di spedizioni e trasporti. Altre difficoltà deriveranno dall'aumento di domanda per generi di nicchia che, finora, vengono prodotti in piccola quantità per un numero ridotto di fanatici dell'ecosostenibile, ma che adesso si scopriranno di diffusa utilità. Potrebbe intervenire la deflazione - coltivatori che non potranno fare il raccolto perché il guadagno sarà inferiore alla spesa, e il collegamento tra chi possiede i beni e chi ne ha bisogno rischierebbe di spezzarsi del tutto. E nel frattempo, altri milioni di americani si troveranno a scegliere tra un paio di scarpe nuove e una visita medica.

6. Molti americani conosceranno un drastico taglio nei servizi sociali e negli ammortizzatori sociali. I fondi di molti stati e di molti programmi locali si volatilizzeranno e basta. La disoccupazione diventerà galoppante, e il governo federale dovrà venir meno ad alcuni dei suoi impegni anche solo per impedire agli affamati di riempire le strade. Nel frattempo i solchi non saranno arati, l'immondizia non verrà raccolta, e le classi saranno di 40 alunni e più (con asilo accorpato), con una scuola di tre o quattro giorni alla settimana.

7. Gli stati mancheranno alla grande i loro impegni finanziari nei confronti dei paesi poveri, e in tutto il mondo le persone che meno hanno arrecato danni all'ambiente moriranno di fame sempre di più. Non sarà un evento inevitabile, ma i paesi ricchi affermeranno di sì.

8. Finalmente affronteremo il problema della crisi degli alloggi, ma il valore decrescente degli immobili renderà l'iniziativa improduttiva. Ogni volta che abbasseremo i prezzi delle case al livello della situazione reale, questa ci sfuggirà da sotto i piedi. Molti di quelli che riceveranno aiuto finiranno per essere sfrattati di nuovo (come già succede) e altri semplicemente non vedranno alcuno scopo nel continuare a pagare il mutuo visto che, proprio per la loro situazione, sarebbero qualificati per un alleggerimento del mutuo stesso (come già succede). Alla resa dei conti, la questione probabilmente si risolverà da sola, magari attraverso in qualche tipo di piano redistributivo che riassegni a un mutuo minimo le abitazioni sequestrate, se i sequestri di case porteranno giù con sé abbastanza banche da rendere fattibile per la gente smettere di pagare mutui che sono di fatto inesigibili, o magari ci saranno disordini che porteranno la gente a a riappropriarsi delle case. Non propendo per l'una o l'altra soluzione, e non credo che la faccenda si concluderà col 2009.

9. Per la fine dell'anno, il dibattito se il collasso ci sia stato o stia per arrivare continuerà accanito, almeno per chi potrà permettersi di mantenersi collegato alla rete. Non ci sarà nessun accordo sulla definizione di collasso, moltissimi continueranno con la loro vita, solo con un tono minore, mentre altri sperimenteranno perdite davvero tragiche e apocalittiche. Alcuni accuseranno le vittime di essere pigre, stupide, superflue e inutili, non importa il loro numero. Altri si guarderanno attorno chiedendosi: "Come ho fatto a non capire che tutto questo era inevitabile?" Parecchi saranno costretti a rendersi conto che i poveri non sono un abisso di pigrizia ed egoismo, quando toccherà a loro diventare poveri. Comprenderemo la situazione in cui ci troviamo solo in retrospettiva, col senno di poi - i nostri figli avranno per quest'esperienza una definizione migliore della nostra, confusa dalla molteplicità di punti di vista. Per intanto, ogni volta che le cose peggioreranno i più fra noi penseranno che si sia toccato il fondo, che le cose si siano "normalizzate", finché diventerà difficile ricordare quali fossero le nostre antiche aspettative.

10. Tutto questo è terribile, ma la realtà è che non tutto cadrà a pezzi. Qui negli Stati Uniti la vita sarà dura e deprimente, ma ci saranno anche passi avanti. La gente tapperà i buchi e riprenderà a remare. Si scoprirà che per la gente comune trovare il modo di cavarsela è sempre stato più facile di quanto pensino gli opinionisti - è per questo che ha smesso di fare shopping nonostante tutti li implorassero di continuare a spendere. Andranno a vivere coi parenti, coltiveranno orti e lasceranno le loro case sovrastimate, o combatteranno per tenersele. Molti per questo soffriranno, e tanto, ma un numero sorprendente di persone si adeguerà a situazioni che, finora avrebbe considerato invivibili. Terranno duro, talvolta addirittura amando la loro nuova esistenza. Vedremo atti di grande eroismo e forza morale, così come atti di profondo egoismo e malvagità. Perderemo tantissimo - ma scopriremo anche che in molti di noi c'è di più di quello che pensavamo, che possediamo più spirito di sopportazione, più coraggio, più generosità di quanto credessimo.

SHARON ASTYK

Un Buon Anno in anticipo a tutti voi. Che in voi la saggezza superi i meriti, e che conosciate nel prossimo, in questi tempi difficili, solo il meglio.

Note del traduttore

[1] Si tratta di indipendenza alimentare, principalmente. L'autore si riferisce a un'espressione di Carla Emery (usata nel suo libro "Encyclopedia of Country Living") per definire il periodo in cui le famiglie si sostentavano con quello che producevano nei loro orti e campi. Attualmente i Giorni dell'Indipendenza sono stati rilanciati, nel contesto della crisi (anche ideologica) che stanno attraversando gli Stati Uniti, per diffondere sempre di più le idee di consumo locale, riduzione della produzione di rifiuti, "urban farming", e in genere quello che si potrebbe accostare al concetto di decrescita. Il sito da cui è tratto questo articolo ha anche promulgato una "Indipendence Days Challenge": i blogger che vi aderiscono fanno la cronaca dei risultati che ottengono (ad esempio nella produzione e nel trattamento del cibo) all'interno dell'ottica "indipendentistica".

[2] Celebre strafalcione di George W. Bush ("nukular" per "nuclear").

[3] Alri intellettuali che, come Sharon Astyk, dibattono di problemi energetici e produttivi nella prospettiva di un'incombente crisi di scarsità. Comedonchisciotte ha pubblicato diversi interventi di Kunstler.

[4] Si tratta della coltivazione in aree urbane e suburbane, diffusa dallo stato nei paesi anglosassoni nel corso delle Guerre Mondiali per sopperire alla carenza di generi alimentari nel periodo bellico. Quello dei Victory Garden è una sorta di emblema del movimento "frugalista" di cui l'autore fa parte.

[5] Quella di Michael Pollan [http://www.commondreams.org/view/2008/10/10-13] è una lettera aperta al neo-presidente Obama sulle tematiche cibo-energia. L'Orto della Casa Bianca è quello di Eleanor Roosevelt, a sostegno dell'iniziativa dei Liberty Garden (vedi nota precedente).

[6] Occorre sottolineare che la citazione di Yeats non ha nulla di pedante. La poesia, col suo tono apocalittico e profetico da catastrofe incombente, negli USA è popolarissima e citatissima.

Titolo originale: "SHARON ASTYK'S PREDICTIONS FOR 2009 "

31 dicembre 2008

Democrazia senza senso


La democrazia rappresentativa è in una crisi che alcuni paragonano a quella della
fine degli anni Venti. Rispetto ad allora, più che della credibilità del parlamentarismo, si dubita della rappresentabilità del popolo.
Cosiddetta governance e ascesa del populismo ci fanno interrogare sul senso di una parola sempre usata con sempre meno rigore: democrazia.
Sono ormai rari gli uomini di sinistra che, come Karl Marx, colgano nella
democrazia la trovata della borghesia per disarmare e ammansire il proletariato; e
sono ormai rari gli uomini di destra che - come i controrivoluzionari – vedano
nella democrazia la “legge del numero” e il “regno degli incompetenti” (ma senza
suggerire come sostituirla). Salvo eccezioni, a scontrarsi non sono più fautori e
avversari della democrazia, ma fautori che la pensano diversamente.
La democrazia non mira alla verità. E’ solo il regime che pone la legittimità
politica nel potere sovrano del popolo. Ciò ne implica uno. In senso politico un
popolo si definisce come una comunità di cittadini dotati politicamente delle
stesse capacità e legati da una regola comune all’interno di uno spazio pubblico.
Fondata sul popolo, la democrazia è anche il regime che fa partecipare ogni
cittadino alla vita pubblica, perché tutti possano occuparsi degli affari comuni. Di
più: essa non proclama solo la sovranità del popolo, ma vuol mettere il popolo al
potere, permettergli d’esercitarlo.
L’homo democraticus non è un individuo, ma un cittadino. La democrazia greca
fu subito democrazia di cittadini, cioè democrazia comunitaria, non società
d’individui, cioè di singoli. Individualismo e democrazia sono, da questo punto di
vista, in origine incompatibili. La democrazia esige uno spazio pubblico di
deliberazione e decisione, che è anche d’educazione comunitaria per l’uomo,
considerato naturalmente politico e sociale. Quando si dice che la democrazia
permette ai più di partecipare agli affari pubblici, va ricordato che, in ogni
società, i più includono una maggioranza d’individui delle classi popolari. Una
politica davvero democratica va considerata, se non quella che privilegia gli
interessi dei più poveri, un “correttivo al potere del denaro” (Costanzo Preve).
Ma più la democrazia viene imposta, più viene snaturata, tant’è vero che il
“popolo sovrano” per primo se n’allontana. In Francia, l’astensione e il votosanzione
sono mezzi per esprimere l’insoddisfazione sul funzionamento della democrazia. Dopo di che, il voto protestatario ha ceduto il posto al voto di disturbo, per bloccare il sistema. Il politologo Dominique Reynié la chiama “dissidenza elettorale”, vasto schieramento di scontenti e delusi. Alle presidenziali francesi del 2002, la dissidenza riuniva già il 51 per cento degli iscritti al voto, contro il 19,4 per cento nel 1974; essa ha raggiunto il 55,8 per cento alle legislative seguenti. Nelle presidenziali del 2007, la partecipazione è molto risalita, poi è crollata ancora. Alla dissidenza elettorale aderiscono soprattutto le classi popolari, dunque inesistenza civica e invisibilità elettorale sono tipiche degli ambienti ai quali la democrazia aveva dato il diritto “sovrano” di parlare. Sempre in Francia la convergenza al centro dei programmi dei maggiori partiti politici ha avuto per conseguenza ieri l’ascesa del nazionalpopulismo (fenomeno Le Pen), oggi il ritorno d’influenza dell’estrema sinistra antagonista. Mentre in Italia l’estrema sinistra antagonista è finita fuori dal Parlamento .
Ovunque s’assiste - simultaneamente e da anni, ma stavolta a partire dall’alto -
allo snaturamento della democrazia, di cui la Nuova Classe politico-mediatica,
per salvare i suoi privilegi, intende restringere al massino la portata. Jacques
Rancière ha parlato di “nuovo odio della democrazia”, riassumibilr così: “La sola
democrazia buona è quella che frena la catastrofe della civilità democratica”. Idea
dominante: non abusare della democrazia, salvo uscire dallo stato di cose presente.
Si snatura la democrazia facendo dimenticare che essa è una forma di regime politico, prima che una forma di società. Si snatura la democrazia presentando come intrinsecamente democratici tratti di società - come la ricerca d’una crescita illimitata di beni e merci - inerenti invece alla logica dell’economia capitalista:
“democratizzare” significherebbe produrre e vendere a ceti sempre più larghi
prodotti dal forte valore aggiunto. Si snatura la democrazia favorendo condizioni
per il caos istituzionalizzato, reso sacro come solo ordine possibile, come esito di
una necessità storica davanti alla quale ognuno, per “realismo” (“ Il buon senso
delle canaglie”, lo chiamava Bernanos), dovrebbe piegarsi… L’ideale della
governance, il modo di rendere non democratica la società democratica senza
affrontare la democrazia: senza sopprimerla formalmente, si lavora a un sistema
di governo senza popolo. Se del caso, contro.
Praticata ormai a ogni livello, la governance vuol dire subordinare la politica
all’economia, grazie alla “società civile” trasformata in puro mercato. Per dirla
con Guy Hermet, essa sembra “il modo d’arginare la sovranità popolare”. Privata
di contenuto, la democrazia diviene democrazia di mercato, spoliticizzata,
neutralizzata, affidata agli esperti, sottratta ai cittadini. La governance aspira a
una società mondiale unica, votata all’eternità – perché anche la temporalità
viene reificata. Spoliticizzare, neutralizzare la politica, significa che le poste in
gioco sarebbero in luoghi che non sono luoghi, eliminando ogni ostacolo al l’ambizione di non aver limiti della forma-capitale. Per Jean Baudrillard, “la
grande trovata del capitale è aver reso tutto feudo dell’economia”, subordinando
al capitalismo liberale tutta la società.
Questa non è una nuova teoria cospirazionista sui “padroni del mondo”. La
governance è solo conseguenza di un’evoluzione sistemica delle società che è in
corso da decenni. Criticare la governance non significa considerare il popolo
come se, “buono per natura”, venisse poi alienato e corrotto dai cattivi. Il popolo
non è senza difetti. Con Machiavelli e Spinoza si può però pensare che fondamentalmente i difetti del volgare non si distinguano da quelli dei principi –
e nella storia sono state soprattutto le élite a tradire. Come scrisse Simone Weil,
“il vero spirito del 1789 non è pensare che una cosa sia giusta perche voluta dal
popolo, ma pensare che talora la volontà del popolo, più che un’altra, sia conforme al giusto”.
Della Repubblica di Weimar si diceva che fosse una democrazia senza
democratici. Oggi siamo in società oligarchiche, senza democrazia, dove tutti si
dicono democratici.
di Alain de Benoist

28 dicembre 2008

Che cosa sta accadendo nel Golfo di Aden?

Pubblico la traduzione di uno stralcio tratto da un articolo che affronta il tema della militarizzazione e che riguarda il Golfo di Aden, fornendone un'interpretazione... aliena. Fantasie? Disinformazione? Arduo fornire una risposta, ma se il rapporto russo citato nel testo, ammesso che sia autentico, contiene qualche lacerto di verità, non siamo propensi ad appoggiare i governi guerrafondai dei terrestri. Ringrazio il gentilissimo Richard di A.G. per la segnalazione di una notizia da prendere con molta cautela.

Numerosi articoli pubblicati sia dai media mainstream sia dei mezzi di informazione non ufficiali riportano che le marine militari di molti paesi sono impegnate nel Golfo di Aden e nelle aree limitrofe per combattere i pirati somali. Mi pare assurdo che così tante unità siano necessarie per contrastare alcune imbarcazioni di bucanieri.

Secondo la fonte Sorcha Faal, il governo russo ricondurrebbe il vero motivo di questo dispiegamento ad un’offensiva da sferrare contro una base sottomarina aliena.

Le unità navali che sono già nella regione o che si stanno dirigendo nel Golfo di Aden includono "amici e nemici" come Stati Uniti, Iran, Cina, Russia, Germania, Svizzera, Unione europea ed India. Dietro la versione di copertura che si riferisce alla protezione delle navi mercantili dagli arrembaggi dei pirati, si nasconde un'altra verità.

Quello che ha attratto la nostra attenzione, per dirla bruscamente, è un rapporto combinato del Ministero dell'Interno russo e del F.S.B., che circola nel Kremlino. La nota afferma che le marine di molti stati stanno combattendo i "grandi fondatori" dell'antico Giardino dell'Eden per evitare che il nostro pianeta venga nuovamente colonizzato da una razza aliena conosciuta come gli Anunnaki, che gli antichi testi indicano come i Vigilanti della Terra.

Forse le ostilità conobbero un altro episodio cruciale, quando i Vigilanti sabotarono i cavi per le telecomunicazioni posati sul fondale marino sicché vaste aree del Medio Oriente e del subcontinente indiano rimasero isolate.

Il rapporto russo attribuisce il disastroso tsunami del 26 dicembre 2004 ad un attacco nucleare portato dal sommergibile U.S.S. San Francisco, contro un'installazione extraterrestre sottomarina ubicata nell'Oceano Indiano. Lo tsunami, con onde alte fino a cento metri, ed il terremoto causarono la morte di più di 250.000 persone ed un lieve spostamento dell'asse terrestre.

by Zret

03 gennaio 2009

Le previsioni per il 2009

SHARON ASTYK esperta in previsioni si lancia in una catena di avvenimenti probabili. Molti sono catastrofici, ma speriamo che non si avverino...

Ma prima: come mi è andata l'anno passato? (Guardate, solo perché l'anno scorso ne ho imbroccata qualcuna giusta non vuol dire che dobbiate prendere per oro colato tutto quello che dico - Non credo mica che quello che mi esce dalle chiappe sia sempre la verità assoluta, e di certo non dovreste crederci nemmeno voi ;-))

Quest'anno l'ho chiamato "Hic Sunt Leones"
sostenendo che è la situazione in cui ci ritroviamo quando le carte geografiche che danno un senso al nostro mondo diventano inaffidabili. Credo di averci azzeccato abbastanza - credo che in molti non si rendano conto di quanto grande sia questa inaffidabilità, di quanto il funzionamento dell'economia, il nostro ecosistema, la nostra cultura siano completamente differenti da quello che ci è stato insegnato. Penso che tutti possiamo vedere come gli stessi esperti si sentano smarriti, non perché siano stupidi, ma solo perché non sono capaci di operare fuori dalla mappa. Quello che ci raccontiamo plasma la nostra percezione del mondo - e la narrazione comunemente accettata ha ostacolato la nostra comprensione delle cose.

Queste erano le mie previsioni per il 2008, le mie annotazioni e la loro verifica.

1. Quest'anno le parole "picco della produzione di petrolio" andranno alla grande, ma quest'uso massiccio non si accompagnerà a una profonda o articolata comprensione del loro significato. Nel senso che "picco di produzione" sarà usato a scopi politici, non necessariamente commendevoli.

-- Qui ci ho preso. Mentre il prezzo del greggio saliva, la CNN e il resto dei grossi media sembravano non averne mai abbastanza dei testimonial del PdP, tipo Simmons e Kunstler. Ma naturalmente per quei media era impossibile generare nel pubblico una comprensione abbastanza approfondita da fargli capire che il Picco di Produzione non è svanito nel nulla solo perché i prezzi sono crollati, anzi, che a lungo termine quel crollo è la probabile conferma che il picco l'abbiamo superato.

2. Entro la fine dell'anno avrà inizio l'accaparramento di vettovaglie e attrezzatura di sopravvivenza, in stile panico da fine millennio.

-- Nel settore equipaggiamento le cose non sono state drammatiche come alla vigilia del 2000, anche se gli ordini di stufe a legna e bici elettriche sono andati alle stelle. Ma la cosa notevole è stata la ressa per accaparrarsi le confezioni di riso dei discount, come è successo in primavera. Sfortunatamente temo che la cosa si ripeterà, anche se per altre ragioni. Anche qui ci ho preso.

3. I neocon non usciranno di scena tanto docilmente - dovremo aspettarci almeno una grossa sorpresa. Voglia D-o che non richieda la parola "nuculare" [2] o qualche suo derivato.

-- Ritengo che qui ci abbia azzeccato al 50% - credo che l'escalation con la Russia sia stata in effetti l'ultimo tentativo dei neocon di farsi passare come l'ancora di salvezza in un mondo ostile (con l'Alaska a fare da Terra di Nessuno), ma è andata meglio di quanto temessi.

4. Hillary non vincerà le elezioni del 2008. E ad onta delle email che continua a mandarmi un sacco di gente, preannunciandone il successo, nemmeno Ron Paul.

-- Azzeccato.

5. L'economia se la vedrà brutta. Eh, qui sono proprio in minoranza..

-- Azzeccato.

6. Molti di noi si accorgeranno di essere presi più sul serio del previsto. Certo sempre meno sul serio del divorzio di qualche celebrità, comunque.

-- È andata proprio così, almeno per me - non conosco le reazioni di John Michael Greer, Kunstler o Orlov [3], ma per me è stata sorprendente l'attenzione verso le mie predizioni, e la scarsità di gente che ha pensato che esagerassi, anche se magari lo facevo, stando ai rilevamenti di un'affiliata ABC. Ma ovviamente anche la serietà ha i suoi limiti - se è vero che sono in pochi a criticare l'ideologia dominante, è anche perché sono in pochi a occuparsene.

7. Vedremo rivolte per il cibo in ancora più paesi, e ancora più fame. L'idea dei "Victory Garden" [4] non sembrerà più così bizzarra.

-- Eh già! Quest'anno 31 nazioni hanno già avuto qualche forma di rivolta per il cibo, e la lista si allunga. E Michael Pollan ha scritto "Farmer in Chief" [Coltivatore in Capo] e l'idea dell'Orto della Casa Bianca imperversa in rete [5].

8. Si comincerà a riconsiderare la mattana del bio-diesel - ma troppo tardi per impedirla.

-- Come volevasi dimostrare... Naturalmente il crollo del prezzo del petrolio fa la sua parte, ma anche prima di questo abbiamo visto finalmente aprirsi un dibattito serio sul concetto di bio-carburante, in Europa almeno.

9. Vedremo almeno una immagine (o più) di gente disperata che abbandona la propria città, non avendo altra scelta. E molte immagini di sfratti.

-- Mi sono sbagliato solo nella prima parte di questa previsione, e nemmeno del tutto. La gente se ne andava da Houston, e frotte di persone si aggiravano a Memphis e Atlanta, in cerca di benzina... Ma non ho percepito una risonanza alla Katrina o da 11 settembre - i media erano distratti, e non c'è stato l'evento iconico che mi aspettavo. Per il resto, ci ho preso.

10. "La Fine del Mondo per Come lo Conosciamo" (ammettendo che arrivi) verrà rinviata abbastanza a lungo da permettere l'uscita del mio libro, in autunno, così da ammortizzare almeno il mio anticipo e non dare al mio editore un motivo per farmi causa ;-).

-- Non ne sono sicura, ma credo che a quest'ora abbiano già recuperato il mio anticipo (tutti i quattromila), e l'editore non è nemmeno fallito. Chissà, potrei addirittura guadagnarci qualcosa!

D'accordo, d'accordo, vogliamo parlare dell'anno che verrà?

Pur ritenendo che sia stato nel 2008 che ci si è accorti di più che qualcosa stava andando storto, devo mettermi di nuovo in minoranza (non proprio una forte, ma abbastanza) affermando che il 2009 sarà l'anno in cui diremo che la situazione è "al collasso". Non credo che sfangheremo l'anno senza che ci siano, in quasi tutto il mondo, radicali e strutturali cambiamenti nello stile di vita. Vorrei chiamarlo, citando "Il Secondo Avvento" di Yeats, "l'Anno di 'è giunta finalmente la sua ora'" [6].

Cosa intendo per collasso? Usiamo spesso questa parola, ma sul suo significato è facile equivocare. Intendo che è probabile che gli Stati Uniti vadano incontro a un collasso finanziario in stile Grande Depressione - disoccupazione dilagante, masse di persone che affrontano la fame, il freddo e la mancanza di assistenza medica, la disarticolazione di servizi che consideriamo ormai diritti acquisiti, e la percezione che il sistema non è più in grado di funzionare. Non sto dicendo che ci daremo da un giorno all'altro al cannibalismo - anzi, credo che ci accorgeremo di riuscire a cavarcela sorprendentemente bene in questa situazione di collasso, per quanto grave.

Negli scorsi anni sono stata piuttosto faceta nei miei pronostici - quest'anno mi è impossibile. Spero davvero di sbagliarmi. E spero che prenderete decisioni basate sul vostro giudizio, non sul mio. Queste sono previsioni, il risultato di analisi e intuizioni, e qualche volta la cosa mi riesce bene. Ma non sto dicendo che ogni parola che mi esce di bocca (o dalla tastiera) sia la verità, tanto meno che dobbiate prenderla come tale. Sono parole avute gratis in rete - pensate a quanto le avete pagate e valutatele di conseguenza.

1. Un certo grado di normalità reggerà fino a primavera inoltrata o all'inizio dell'estate, più che altro grazie alle speranze legate alla presidenza Obama. Ma entro la fine dell'estate 2009 l'insieme della perdita di posti di lavoro, credito e reddito, provocherà una crisi economica che farà sembrare rosea la situazione attuale. Con una prevista perdita fino a un milione di posti di lavoro al mese, arriveremo al punto in cui l'economia, per come la concepiamo adesso, non potrà più funzionare - avremo oggi l'equivalente delle file per il pane e dei broker che vendono mele per strada, [come nella Grande Depressione].

2. Molti dei progetti di investimento in infrastrutture che oggi vengono proposti non andranno mai in porto, e molti nemmeno vedranno un inizio, perché lo stato non sarà in grado di ottenere il credito per finanziarli. Il prezzo della globalizzazione sarà salato, in termini di ridotta disponibilità di fondi e risorse – e ad onta di quelli che credono che continueremo a costruire con un collasso in corso, questo non accadrà. Negli USA ci sarà qualche variazione sul tema New Deal Verde, altre nazioni continueranno a lavorare su infrastrutture ecosostenibili, ma molti di noi dovranno continuare a convivere con infrastrutture fatiscenti costruite per gente che ha a disposizione molta energia a basso costo. I progetti di maggior successo saranno programmi di piccole dimensioni, a livello locale, capaci di distribuire risorse il più diffusamente possibile.

Prego perché abbiamo l'intelligenza di soprassedere su altre questioni e occuparci della creazione di un qualche tipo di sistema sanitario, uno che ammortizzi la contingenza. In caso contrario siamo davvero fregati - l'ultimissima cosa che ci possiamo permettere è un'assistenza sanitaria come quella di oggi nel contesto di un'economia inoperante. Sfortunatamente prevedo che non affronteremo il problema, ma prego Dio di sbagliarmi.

3. Il 2009 sarà l'anno in cui i più appassionati attivisti del problema climatico (e non escludo me stessa) saranno costretti ad ammettere che dovrà prima gelare l'inferno (e l'inferno invece scotta sempre di più) perché riusciamo a prevenire l'aumento di 2º della temperatura del pianeta. Troppo pochi, troppo tardi, ecco. Questo non significa che dobbiamo mollare - la differenza tra emissioni incontrollate e controllate è comunque una questione di vita o di morte per milioni di persone - ma che, con orrore, rammarico e dolore, l'insieme di una nostra sempre maggiore consapevolezza dello stato attuale del clima e della situazione economica ci spingerà a operare a partire dalla constatazione che il mondo che lasceremo ai nostri figli sarà più degradato di quanto sperassimo, e la nostra eredità più povera e striminzita.

4. Il 2008 sarà probabilmente l'anno del Picco di Produzione a livello mondiale, ma per un po' non ce ne renderemo conto. La consapevolezza sarà una bastonata tra capo e collo, perché saremo già impantanati nelle spire della nostra crisi economica, energetica e climatica. La mancanza di investimenti nell'anno prossimo comporterà che, alla fine dei conti, sempre più petrolio resterà inestratto, il che per il clima sarà positivo, ma scomodo per il nostro obbiettivo di un'economia basata su energie rinnovabili. A lungo termine, in ogni caso, il Picco si avventerà a mordere le nostre chiappe collettive.

5. Il minore accesso a cibo, beni e servizi quest'anno diventerà una realtà. In parte questo si dovrà agli esercizi che chiuderanno - dovremo fare più strada per avere quello che ci serve. In parte sarà dovuto al fallimento dei fornitori, provocato dalla bancarotta delle banche commerciali. Inoltre potrebbero esserci disservizi nel campo di spedizioni e trasporti. Altre difficoltà deriveranno dall'aumento di domanda per generi di nicchia che, finora, vengono prodotti in piccola quantità per un numero ridotto di fanatici dell'ecosostenibile, ma che adesso si scopriranno di diffusa utilità. Potrebbe intervenire la deflazione - coltivatori che non potranno fare il raccolto perché il guadagno sarà inferiore alla spesa, e il collegamento tra chi possiede i beni e chi ne ha bisogno rischierebbe di spezzarsi del tutto. E nel frattempo, altri milioni di americani si troveranno a scegliere tra un paio di scarpe nuove e una visita medica.

6. Molti americani conosceranno un drastico taglio nei servizi sociali e negli ammortizzatori sociali. I fondi di molti stati e di molti programmi locali si volatilizzeranno e basta. La disoccupazione diventerà galoppante, e il governo federale dovrà venir meno ad alcuni dei suoi impegni anche solo per impedire agli affamati di riempire le strade. Nel frattempo i solchi non saranno arati, l'immondizia non verrà raccolta, e le classi saranno di 40 alunni e più (con asilo accorpato), con una scuola di tre o quattro giorni alla settimana.

7. Gli stati mancheranno alla grande i loro impegni finanziari nei confronti dei paesi poveri, e in tutto il mondo le persone che meno hanno arrecato danni all'ambiente moriranno di fame sempre di più. Non sarà un evento inevitabile, ma i paesi ricchi affermeranno di sì.

8. Finalmente affronteremo il problema della crisi degli alloggi, ma il valore decrescente degli immobili renderà l'iniziativa improduttiva. Ogni volta che abbasseremo i prezzi delle case al livello della situazione reale, questa ci sfuggirà da sotto i piedi. Molti di quelli che riceveranno aiuto finiranno per essere sfrattati di nuovo (come già succede) e altri semplicemente non vedranno alcuno scopo nel continuare a pagare il mutuo visto che, proprio per la loro situazione, sarebbero qualificati per un alleggerimento del mutuo stesso (come già succede). Alla resa dei conti, la questione probabilmente si risolverà da sola, magari attraverso in qualche tipo di piano redistributivo che riassegni a un mutuo minimo le abitazioni sequestrate, se i sequestri di case porteranno giù con sé abbastanza banche da rendere fattibile per la gente smettere di pagare mutui che sono di fatto inesigibili, o magari ci saranno disordini che porteranno la gente a a riappropriarsi delle case. Non propendo per l'una o l'altra soluzione, e non credo che la faccenda si concluderà col 2009.

9. Per la fine dell'anno, il dibattito se il collasso ci sia stato o stia per arrivare continuerà accanito, almeno per chi potrà permettersi di mantenersi collegato alla rete. Non ci sarà nessun accordo sulla definizione di collasso, moltissimi continueranno con la loro vita, solo con un tono minore, mentre altri sperimenteranno perdite davvero tragiche e apocalittiche. Alcuni accuseranno le vittime di essere pigre, stupide, superflue e inutili, non importa il loro numero. Altri si guarderanno attorno chiedendosi: "Come ho fatto a non capire che tutto questo era inevitabile?" Parecchi saranno costretti a rendersi conto che i poveri non sono un abisso di pigrizia ed egoismo, quando toccherà a loro diventare poveri. Comprenderemo la situazione in cui ci troviamo solo in retrospettiva, col senno di poi - i nostri figli avranno per quest'esperienza una definizione migliore della nostra, confusa dalla molteplicità di punti di vista. Per intanto, ogni volta che le cose peggioreranno i più fra noi penseranno che si sia toccato il fondo, che le cose si siano "normalizzate", finché diventerà difficile ricordare quali fossero le nostre antiche aspettative.

10. Tutto questo è terribile, ma la realtà è che non tutto cadrà a pezzi. Qui negli Stati Uniti la vita sarà dura e deprimente, ma ci saranno anche passi avanti. La gente tapperà i buchi e riprenderà a remare. Si scoprirà che per la gente comune trovare il modo di cavarsela è sempre stato più facile di quanto pensino gli opinionisti - è per questo che ha smesso di fare shopping nonostante tutti li implorassero di continuare a spendere. Andranno a vivere coi parenti, coltiveranno orti e lasceranno le loro case sovrastimate, o combatteranno per tenersele. Molti per questo soffriranno, e tanto, ma un numero sorprendente di persone si adeguerà a situazioni che, finora avrebbe considerato invivibili. Terranno duro, talvolta addirittura amando la loro nuova esistenza. Vedremo atti di grande eroismo e forza morale, così come atti di profondo egoismo e malvagità. Perderemo tantissimo - ma scopriremo anche che in molti di noi c'è di più di quello che pensavamo, che possediamo più spirito di sopportazione, più coraggio, più generosità di quanto credessimo.

SHARON ASTYK

Un Buon Anno in anticipo a tutti voi. Che in voi la saggezza superi i meriti, e che conosciate nel prossimo, in questi tempi difficili, solo il meglio.

Note del traduttore

[1] Si tratta di indipendenza alimentare, principalmente. L'autore si riferisce a un'espressione di Carla Emery (usata nel suo libro "Encyclopedia of Country Living") per definire il periodo in cui le famiglie si sostentavano con quello che producevano nei loro orti e campi. Attualmente i Giorni dell'Indipendenza sono stati rilanciati, nel contesto della crisi (anche ideologica) che stanno attraversando gli Stati Uniti, per diffondere sempre di più le idee di consumo locale, riduzione della produzione di rifiuti, "urban farming", e in genere quello che si potrebbe accostare al concetto di decrescita. Il sito da cui è tratto questo articolo ha anche promulgato una "Indipendence Days Challenge": i blogger che vi aderiscono fanno la cronaca dei risultati che ottengono (ad esempio nella produzione e nel trattamento del cibo) all'interno dell'ottica "indipendentistica".

[2] Celebre strafalcione di George W. Bush ("nukular" per "nuclear").

[3] Alri intellettuali che, come Sharon Astyk, dibattono di problemi energetici e produttivi nella prospettiva di un'incombente crisi di scarsità. Comedonchisciotte ha pubblicato diversi interventi di Kunstler.

[4] Si tratta della coltivazione in aree urbane e suburbane, diffusa dallo stato nei paesi anglosassoni nel corso delle Guerre Mondiali per sopperire alla carenza di generi alimentari nel periodo bellico. Quello dei Victory Garden è una sorta di emblema del movimento "frugalista" di cui l'autore fa parte.

[5] Quella di Michael Pollan [http://www.commondreams.org/view/2008/10/10-13] è una lettera aperta al neo-presidente Obama sulle tematiche cibo-energia. L'Orto della Casa Bianca è quello di Eleanor Roosevelt, a sostegno dell'iniziativa dei Liberty Garden (vedi nota precedente).

[6] Occorre sottolineare che la citazione di Yeats non ha nulla di pedante. La poesia, col suo tono apocalittico e profetico da catastrofe incombente, negli USA è popolarissima e citatissima.

Titolo originale: "SHARON ASTYK'S PREDICTIONS FOR 2009 "

31 dicembre 2008

Democrazia senza senso


La democrazia rappresentativa è in una crisi che alcuni paragonano a quella della
fine degli anni Venti. Rispetto ad allora, più che della credibilità del parlamentarismo, si dubita della rappresentabilità del popolo.
Cosiddetta governance e ascesa del populismo ci fanno interrogare sul senso di una parola sempre usata con sempre meno rigore: democrazia.
Sono ormai rari gli uomini di sinistra che, come Karl Marx, colgano nella
democrazia la trovata della borghesia per disarmare e ammansire il proletariato; e
sono ormai rari gli uomini di destra che - come i controrivoluzionari – vedano
nella democrazia la “legge del numero” e il “regno degli incompetenti” (ma senza
suggerire come sostituirla). Salvo eccezioni, a scontrarsi non sono più fautori e
avversari della democrazia, ma fautori che la pensano diversamente.
La democrazia non mira alla verità. E’ solo il regime che pone la legittimità
politica nel potere sovrano del popolo. Ciò ne implica uno. In senso politico un
popolo si definisce come una comunità di cittadini dotati politicamente delle
stesse capacità e legati da una regola comune all’interno di uno spazio pubblico.
Fondata sul popolo, la democrazia è anche il regime che fa partecipare ogni
cittadino alla vita pubblica, perché tutti possano occuparsi degli affari comuni. Di
più: essa non proclama solo la sovranità del popolo, ma vuol mettere il popolo al
potere, permettergli d’esercitarlo.
L’homo democraticus non è un individuo, ma un cittadino. La democrazia greca
fu subito democrazia di cittadini, cioè democrazia comunitaria, non società
d’individui, cioè di singoli. Individualismo e democrazia sono, da questo punto di
vista, in origine incompatibili. La democrazia esige uno spazio pubblico di
deliberazione e decisione, che è anche d’educazione comunitaria per l’uomo,
considerato naturalmente politico e sociale. Quando si dice che la democrazia
permette ai più di partecipare agli affari pubblici, va ricordato che, in ogni
società, i più includono una maggioranza d’individui delle classi popolari. Una
politica davvero democratica va considerata, se non quella che privilegia gli
interessi dei più poveri, un “correttivo al potere del denaro” (Costanzo Preve).
Ma più la democrazia viene imposta, più viene snaturata, tant’è vero che il
“popolo sovrano” per primo se n’allontana. In Francia, l’astensione e il votosanzione
sono mezzi per esprimere l’insoddisfazione sul funzionamento della democrazia. Dopo di che, il voto protestatario ha ceduto il posto al voto di disturbo, per bloccare il sistema. Il politologo Dominique Reynié la chiama “dissidenza elettorale”, vasto schieramento di scontenti e delusi. Alle presidenziali francesi del 2002, la dissidenza riuniva già il 51 per cento degli iscritti al voto, contro il 19,4 per cento nel 1974; essa ha raggiunto il 55,8 per cento alle legislative seguenti. Nelle presidenziali del 2007, la partecipazione è molto risalita, poi è crollata ancora. Alla dissidenza elettorale aderiscono soprattutto le classi popolari, dunque inesistenza civica e invisibilità elettorale sono tipiche degli ambienti ai quali la democrazia aveva dato il diritto “sovrano” di parlare. Sempre in Francia la convergenza al centro dei programmi dei maggiori partiti politici ha avuto per conseguenza ieri l’ascesa del nazionalpopulismo (fenomeno Le Pen), oggi il ritorno d’influenza dell’estrema sinistra antagonista. Mentre in Italia l’estrema sinistra antagonista è finita fuori dal Parlamento .
Ovunque s’assiste - simultaneamente e da anni, ma stavolta a partire dall’alto -
allo snaturamento della democrazia, di cui la Nuova Classe politico-mediatica,
per salvare i suoi privilegi, intende restringere al massino la portata. Jacques
Rancière ha parlato di “nuovo odio della democrazia”, riassumibilr così: “La sola
democrazia buona è quella che frena la catastrofe della civilità democratica”. Idea
dominante: non abusare della democrazia, salvo uscire dallo stato di cose presente.
Si snatura la democrazia facendo dimenticare che essa è una forma di regime politico, prima che una forma di società. Si snatura la democrazia presentando come intrinsecamente democratici tratti di società - come la ricerca d’una crescita illimitata di beni e merci - inerenti invece alla logica dell’economia capitalista:
“democratizzare” significherebbe produrre e vendere a ceti sempre più larghi
prodotti dal forte valore aggiunto. Si snatura la democrazia favorendo condizioni
per il caos istituzionalizzato, reso sacro come solo ordine possibile, come esito di
una necessità storica davanti alla quale ognuno, per “realismo” (“ Il buon senso
delle canaglie”, lo chiamava Bernanos), dovrebbe piegarsi… L’ideale della
governance, il modo di rendere non democratica la società democratica senza
affrontare la democrazia: senza sopprimerla formalmente, si lavora a un sistema
di governo senza popolo. Se del caso, contro.
Praticata ormai a ogni livello, la governance vuol dire subordinare la politica
all’economia, grazie alla “società civile” trasformata in puro mercato. Per dirla
con Guy Hermet, essa sembra “il modo d’arginare la sovranità popolare”. Privata
di contenuto, la democrazia diviene democrazia di mercato, spoliticizzata,
neutralizzata, affidata agli esperti, sottratta ai cittadini. La governance aspira a
una società mondiale unica, votata all’eternità – perché anche la temporalità
viene reificata. Spoliticizzare, neutralizzare la politica, significa che le poste in
gioco sarebbero in luoghi che non sono luoghi, eliminando ogni ostacolo al l’ambizione di non aver limiti della forma-capitale. Per Jean Baudrillard, “la
grande trovata del capitale è aver reso tutto feudo dell’economia”, subordinando
al capitalismo liberale tutta la società.
Questa non è una nuova teoria cospirazionista sui “padroni del mondo”. La
governance è solo conseguenza di un’evoluzione sistemica delle società che è in
corso da decenni. Criticare la governance non significa considerare il popolo
come se, “buono per natura”, venisse poi alienato e corrotto dai cattivi. Il popolo
non è senza difetti. Con Machiavelli e Spinoza si può però pensare che fondamentalmente i difetti del volgare non si distinguano da quelli dei principi –
e nella storia sono state soprattutto le élite a tradire. Come scrisse Simone Weil,
“il vero spirito del 1789 non è pensare che una cosa sia giusta perche voluta dal
popolo, ma pensare che talora la volontà del popolo, più che un’altra, sia conforme al giusto”.
Della Repubblica di Weimar si diceva che fosse una democrazia senza
democratici. Oggi siamo in società oligarchiche, senza democrazia, dove tutti si
dicono democratici.
di Alain de Benoist

28 dicembre 2008

Che cosa sta accadendo nel Golfo di Aden?

Pubblico la traduzione di uno stralcio tratto da un articolo che affronta il tema della militarizzazione e che riguarda il Golfo di Aden, fornendone un'interpretazione... aliena. Fantasie? Disinformazione? Arduo fornire una risposta, ma se il rapporto russo citato nel testo, ammesso che sia autentico, contiene qualche lacerto di verità, non siamo propensi ad appoggiare i governi guerrafondai dei terrestri. Ringrazio il gentilissimo Richard di A.G. per la segnalazione di una notizia da prendere con molta cautela.

Numerosi articoli pubblicati sia dai media mainstream sia dei mezzi di informazione non ufficiali riportano che le marine militari di molti paesi sono impegnate nel Golfo di Aden e nelle aree limitrofe per combattere i pirati somali. Mi pare assurdo che così tante unità siano necessarie per contrastare alcune imbarcazioni di bucanieri.

Secondo la fonte Sorcha Faal, il governo russo ricondurrebbe il vero motivo di questo dispiegamento ad un’offensiva da sferrare contro una base sottomarina aliena.

Le unità navali che sono già nella regione o che si stanno dirigendo nel Golfo di Aden includono "amici e nemici" come Stati Uniti, Iran, Cina, Russia, Germania, Svizzera, Unione europea ed India. Dietro la versione di copertura che si riferisce alla protezione delle navi mercantili dagli arrembaggi dei pirati, si nasconde un'altra verità.

Quello che ha attratto la nostra attenzione, per dirla bruscamente, è un rapporto combinato del Ministero dell'Interno russo e del F.S.B., che circola nel Kremlino. La nota afferma che le marine di molti stati stanno combattendo i "grandi fondatori" dell'antico Giardino dell'Eden per evitare che il nostro pianeta venga nuovamente colonizzato da una razza aliena conosciuta come gli Anunnaki, che gli antichi testi indicano come i Vigilanti della Terra.

Forse le ostilità conobbero un altro episodio cruciale, quando i Vigilanti sabotarono i cavi per le telecomunicazioni posati sul fondale marino sicché vaste aree del Medio Oriente e del subcontinente indiano rimasero isolate.

Il rapporto russo attribuisce il disastroso tsunami del 26 dicembre 2004 ad un attacco nucleare portato dal sommergibile U.S.S. San Francisco, contro un'installazione extraterrestre sottomarina ubicata nell'Oceano Indiano. Lo tsunami, con onde alte fino a cento metri, ed il terremoto causarono la morte di più di 250.000 persone ed un lieve spostamento dell'asse terrestre.

by Zret