01 febbraio 2009

Perchè il dollaro come moneta di riserva mondiale?



burningmoney


Ho assistito ai discorsi introduttivi di Putin e del presidente cinese, all’apertura della conferenza di Davos, e devo dire che niente da quelle parti promette bene. Lo dico perche’ Obama ha sempre dato per scontato che una volta “ritornata” ad avere una politica “smart”, l’america sarebbe stata riaccolta a braccia aperte, come un parente che ha avuto una malattia e torna dall’ospedale. Le cose, pero’, non sembrano andare esattamente cosi’.



Da un lato, il discorso di Putin era inteso anche per preservare il suo consenso interno, ma lo scopo era assai chiaro: rendere evidente, fin dall’inizio, che questa crisi e’ nata negli USA, e che per come si e’ svolta sembra essere “a perfect storm”, un ottimo espediente per rinnegare tutto cio’ che gli USA hanno obbligato a fare.


Cioe’, il discorso di Putin e’ stato: cari USA, avete scassato la minchia a tutti col liberismo e con la globalizzazione. Avete quasi imposto il vostro WTO a tutti, facendo pressioni immense perche’ i governi si adeguassero ai suoi standard. Avete inquinato il mondo con la vostra finanza truffaldina, garantendo che fosse la base per il “nuovo ordine mondiale” ove tutti sarebbero stati felici.


Poi, improvvisamente, ci dite “fermiamo tutto perche’ abbiamo un problema qui a Wall Street”. E iniziate a dire che metterete dazi alle importazioni di ogni cosa, che inizierete a produrvi ogni cosa in casa, e che il WTO e’ buono solo per spalmare sul mondo le perdite immense che la crisi ha causato.


Ecco, con queste premesse il presidente Putin ha voluto mettere le mani avanti, circa il fatto che pratichera’ una politica sempre piu’ protezionista a sua volta , riguardo alle fonti energetiche, e che importera’ solo da nazioni amiche: non per nulla Putin ha nominato anche la crisi Ucraina, giusto per dire che ogni tentativo di staccare Ucraina e Russia finira’ col causare instabilita’ nella zona. Insomma, lo scopo di Putin e’ di mettere subito gli USA sul banco degli imputati, e specialmente Putin pretende che gli USA chiariscano subito al mondo se essi credano ancora alla globalizzazione liberista (WTO e compagnia bella) oppure se intendano recedere: non e’ che a Putin interessi la risposta a questa domanda, sta solo cercando di mettersi nelle condizioni di fornire la propria risposta.


Non per nulla , la dialettica della “perfect storm” e’ mirata proprio a seminare sospetto, cioe’ a lasciar intendere che gli USA non potranno , dopo aver goduto dei vantaggi della globalizzazione, semplicemente ritirarsi nel loro guscio lasciando agli altri paesi il conto: probabilmente Putin intende recedere da ogni debito e da ogni impegno che trovera’ gravoso, come ritorsione per il ritiro degli investimenti occidentali dalla borsa di Mosca(1).


E’ stato ancora peggiore il discorso cinese. Dai cinesi, notoriamente orgogliosissimi della loro nazione, non ci si aspettava certo un discorso come quello udito, cioe’ un discorso che inizia con “e’ inutile nascondere che la Cina e’ stata colpita duramente da questa crisi, e molte difficolta’ stanno emergendo”. Non dai cinesi, e non dopo lo sfoggio nazionalista delle olimpiadi.


C’e’ un solo motivo per il quale un presidente cinese puo’ parlare cosi’: chiarire che la crisi arriva da fuori, che il governo cinese ha agito bene, e probabilmente porre le premesse per chiedere il conto, un conto salato. Che il conto verra’ chiesto si e’ visto subito dalla precisione con la quale il presidente cinese ha elencato i danni causati da questa crisi: sembrava una lista della spesa.


Non e’ affatto comune che il governo cinese ammetta di essere in difficolta’: dopotutto un 7% di crescita in una fase come questa potrebbe essere un paravento, se non certo per gli addetti ai lavori almeno per l’opinione pubblica. Se il presidente cinese rinuncia all’orgoglio nazionale per elencare i danni, e’ perche’ intende presentare il conto.


Sebbene i suoi toni siano stati meno demagogici di quelli di Putin (che in pratica ha insinuato che gli americani abbiano in qualche modo guidato la crisi a massimo svantaggio di alcuni paesi) , e’ assai piu’ preoccupante la portata delle ritorsioni che esso preannuncia: nel fare questo discorso Wen Jiabao si e’ in pratica liberato le mani da tutti quei vincoli internazionali che potevano trattenere la Cina dal ritorcere contro gli USA per la politica protezionista che hanno annunciato.


Il concetto, in pratica, e’ che il trucco di essere globalizzatori quando ci sono vacche grasse e diventare protezionisti nei periodi di crisi non e’ piu’ applicabile, e non verra’ accettato. Obama ha un bel dire che vuole rendere gli USA indipendenti sul piano energetico; i fatti pero’ dicono che l’ 8.5% del petrolio arriva loro dai russi, e tutte le smargiassate di Bush adesso gli presenteranno il conto.


La politica di reazione a questa crisi di Putin e’ stata ancora piu’ protezionista di quella di Obama: le aziende russe che hanno sedi all’estero e devono licenziare devono PRIMA farlo all’estero, se devono chiudere una sede devono PRIMA chiudere quelle all’estero, i commerci sono regolati da dazi che seguono il livello di “amicizia” della Russia col paese in questione, il che significa che ad un raffreddamento politico segue immediatamente una ritorsione doganiera.


Nel caso dei cinesi, la tentazione di passare con la mietitrebbia a raccogliere quanto resta degli investimenti stranieri, nazionalizzandoli di fatto (2), e di recedere da molti obblighi del WTO, e’ fortissima. Cosi’ com’e’ fortissima la tentazione di sfruttare la crisi in atto ad Hong Kong (colpita durissimamente dal crollo della City) per aumentare la propria ingerenza sull’ex protettorato. E infine, c’e’ una grossa voglia di allungare le mani su Taiwan.


Ma quello che e’ peggio, e’ che il governo cinese vorrebbe mettere mani sulla moneta. E con ogni probabilita’, una volta chiarito che la Cina sta pagando costi altissimi per colpa degli USA, con ogni probabilita’ non ci saranno scuse per contrastare le eventuali svalutazioni cinesi: adesso il petrolio costa poco, non c’e’ ragione di una moneta forte.


In ultimo, ci si sono messi anche i Pakistani, che hanno approfittato del palcoscenico per battere cassa, rifiutando il concetto dell’amministrazione USA di aiuti in cambio di risultati nella lotta al terrorismo: di fatto il pakistan sta battendo cassa, e se non gli verra’ dato quanto chiede l’unica base USA nella zona sara’ in una ex repubblica sovietica, per intercessione di Putin.


Infine, un’altra cosa terribile che entrambi hanno sottolineato e’ che dubitano del dollaro come moneta di riserva. Forse Obama non ha idea di cosa significhi: Cina e Russia sono i detentori della prima e della terza riserva di dollari del mondo. Qualsiasi tipo di riforma valutaria abbiano in mente, entrambi i discorsi hanno lasciato intendere che i due paesi intendono iniziare una politica multipolare sul piano valutario, cioe’ intendono parlare in euro con chi usa l’euro, in yen con chi usa lo yen, in dollari con chi usa i dollari, eccetera. Questa diversificazione ovviamente rende inferiori i rischi, con un solo piccolo problema: che se anche una piccola parte del mostruoso indice M3 americano tornasse in patria, l’inflazione devasterebbe l’economia americana riducendola all’economia di un paese del terzo mondo, con effetti simili a quelli dell’inflazione tedesca nel primo dopoguerra del secolo scorso: cento milioni di dollari per un hamburger.


I due fatti, cioe’ il fatto che sia Cina che Russia contemporaneamente puntino il dito sulla causa della crisi (anche giustamente, volendo) e subito dopo vadano a nominare le riserve forex di dollari e’ enormemente preoccupante: se altri paesi , come quelli arabi, si unissero a questa fronda, potremmo trovarci ad inviare aiuti alimentari a Washington.


E la cosa pazzesca e’ che non e’ uno scherzo. Ovviamente, l’enormita’ del problema costringera’ l’amministrazione americana a trattare, quindi non si arrivera’ a questo punto. C’e’ pero’ da dire che il prezzo sara’ salatissimo, e del “new american century” restera’ assai poco: con ogni probabilita’, stiamo assistendo al declino definitivo dell’ impero. Che non e’ neanche durato tanto, btw.



(1) In effetti ritirare investimenti dalla borsa di Mosca perche’ c’e’ un problema in Georgia e’ come ritirarsi dalla Borsa di Milano perche’ in Somalia c’e’ cattivo tempo. E’ un atto politico in tipico stile Bush, che l’opinione pubblica russa considera un segno di ostilita’.


(2) Chi ha aperto in Cina ha dovuto formare una Joint con un’azienda locale, controllata di fatto da un funzionario del PCC. Il che significa che, avendo queste joint il 51% di capitale (formale) cinese, il governo cinese le puo’ nazionalizzare quando vuole. Per la precisione, gli appartengono gia’, quindi deve solo regolare i flussi di capitale delle aziende.


by Uriel


Israele è la società piu razzista che abbia mai visto


Gaza sta soffrendo il trauma post-bellico del terrificante attacco delle forze israeliane contro la sua popolazione indifesa ed assoggettata. Nessuno avrebbe potuto immaginare gli esiti di questo letale conflitto al momento in cui si è dato il via alle prime cannonate e bombe sulle case di Gaza.



Il mondo intero è stato in subbuglio e confusione durante i 22 giorni di raid da incubo su Gaza che non hanno portato a nient’altro che al massacro di 1300 persone, alla distruzione generale delle infrastrutture, di ospedali, luoghi pubblici, moschee, case, scuole e rifugi, all’evacuazione forzata di migliaia di persone e alla devastazione morale dei bambini che adesso dovranno continuare a vivere senza un padre o una madre, o addirittura entrambi.



Sebbene daremo tutti una mano e contribuiremo fattivamente a ricostruire Gaza e a ricolmare i cuori della sua gente di speranza, amore e fede, è pur vero che Gaza ha perso il suo splendore, il suo brio e la sua vita. Comunque, a questo punto ci viene offerta la preziosa possibilità di determinare il livello delle coscienze intorno a noi. Nell’ordine delle migliaia sono quelle degli ufficiali e delle personalità influenti che sono rimaste silenti e continuano a mantenere un basso profilo per non essere accusati di anti-Semitismo e a conservare i loro legami riprovevoli con Israele mentre avrebbero potuto fermare l’intera carneficina semplicemente condannandola; e nell’ordine di milioni sono quelle di chi ha coraggiosamente inneggiato al sostegno, alla difesa e alla resistenza dei palestinesi. Da Rafael Nadal a Freddy Kanoutè e Iker Casillas, dal Premier irlandese a David Rovics…


David Rovics è un cantante folk e attivista politico americano del Connecticut. Sebbene la maggior parte dei lavori di Rovics abbia il copyright e venga distribuita attraverso i canali commerciali, il cantante ha reso liberamente accessibile la sua musica grazie ai file mp3 scaricabili dal suo sito internet. Rovics in questo modo favorisce la libera distribuzione del suo lavoro senza fini di lucro per pubblicizzare sia la sua musica che i suoi messaggi politici.



È un irriducibile antisionista, fortemente animato da sentimenti anti-imperialisti, ed è un assiduo sostenitore della pace da realizzare in Medio Oriente senza l’intervento di forze esterne; finora ha eseguito in tutto il mondo un mucchio di concerti per devolvere i loro introiti all’oppresso popolo palestinese.

In un’intervista esclusiva con Tehran Times, David Rovics ha condannato l’aggressione contro Gaza e ha suggerito tanti interessanti argomenti sui contesti, le ragioni e le conseguenze di simili atrocità nella regione.

Di seguito potete leggere l’intero testo dell’intervista con David Rovics, il cantante americano noto per il suo impegno umanitario.

Caro David, qual è il tuo commento sull’orrenda e terribile incursione dell’esercito israeliano contro i civili di Gaza e sulla straziante carneficina di innocenti civili, donne e bambini compresi?

Sono inorridito da ciò che Israele ha fatto alla gente di Gaza e anche da ciò che Israele regolarmente fa alla gente della Cisgiordania, del Libano e degli altri paesi. La guerra di Israele contro i palestinesi non è stata una risposta ai lanci di razzi, artigianali e dagli effetti limitati, sparati da Gaza. Per prima cosa, è la guerra di Israele a provocare questi lanci. L’idea secondo cui Israele sta mettendo in atto una “rappresaglia” è oltraggiosa, e se anche fosse così la rappresaglia è talmente sproporzionata che chiunque parli in questi termini può essere solo considerato una specie di umorista macabro.

Il modo di agire di Israele è assolutamente una punizione collettiva, e purtroppo è fuor di dubbio che non solo i leader sionisti ma anche molti normali cittadini israeliani ritengano che la vita araba sia superflua e inutile.

Gli USA hanno posto due volte il veto su una risoluzione anti-israeliana del Consiglio di Sicurezza, come già accaduto molte volte in passato. Il veto non ha permesso all’ONU di imporre l’embargo su Israele, richiesto per i suoi massacri bellici contro i palestinesi. Per quale ragione?

Il “doppiopesismo” che ha caratterizzato le amministrazioni sia “democratiche “ che “repubblicane” nelle relazioni storiche tra USA e Israele, è sconcertante. Gli Stati Uniti sostengono un governo che ha centinaia di armi nucleari e fa regolarmente guerra agli altri paesi. E senza il sostegno americano Israele non potrebbe fare le cose che solitamente fa. Nel frattempo, l’Iran, che credo non muova guerra ad altri paesi da almeno 2500 anni, viene terribilmente punito in svariati modi per il suo desiderio di perseguire un programma nucleare. Non sono a favore delle armi nucleari e ritengo che dovrebbero essere tutte bandite dalla faccia della terra, ma il doppio standard da parte degli Stati Uniti, in questo caso, è veramente scandaloso ed è uno dei molti esempi che dimostrano come il governo americano non abbia assolutamente alcuna credibilità morale.

I media americani rivendicano la loro autonomia rispetto al governo; tuttavia, non fanno altro che censurare e celare notizie concernenti critiche alla lobby israelo-americana, osservazioni anti-israeliane di personalità mondiali, dimostrazioni e accuse contro Israele. Questo significa che i media americani, nonostante il loro nascondersi dietro la maschera dell’autonomia, sono in qualche modo “governativi”?

Non proprio, direi piuttosto che il governo è ampiamente controllato dalle corporazioni e lo stesso accade con i media. Sarebbe comunque troppo semplicistico affermare che i media “nascondono tutte le notizie” riguardanti le critiche dei dirigenti mondiali ecc. ecc. In realtà, questo non è vero. Ciò che si potrebbe definire “il genio diabolico” dei grandi mass media americani e del sistema in generale è che non è completamente monolitico. A volte si ha effettivamente notizia di voci che criticano apertamente Israele, dando così l’impressione a molta gente che i media siano imparziali. La realtà è che i media sono massicciamente schierati pro-Israele, e solo molto raramente si sentono voci critiche. In questo modo i media possono assicurarsi che la maggior parte degli americani restino estremamente male informati, mentre allo stesso tempo lasciano l’impressione a molti americani che effettivamente le notizie non siano censurate. In realtà, direi che tenere le voci critiche lontano dai media per il 95% dello spazio a disposizione è molto più efficace come lavaggio del cervello della popolazione che non escluderle totalmente.

Ad ogni buon conto, i grandi media non sono indipendenti, sebbene molti bravi giornalisti che vi lavorano vorrebbero che lo fossero. Fanno gli interessi dell’elite, anche se ogni tanto permettono effettivamente a qualche voce dissidente di essere ascoltata.

Secondo te qual è la ragione principale alla base dell’incondizionata e generale discolpa che il governo Americano invoca per Israele, anche quando questo commette una simile quantità di lampanti crimini e genocidi? Perché non si rapporta ad Israele come con gli altri paesi?

Io stesso me lo domando spesso. Voglio dire, generalmente la politica estera del governo americano rappresenta gli interessi delle corporazioni. Si può constatare quanto questo fatto si sia verificato continuamente nel corso della storia americana. Quando la United Fruit Company voleva che si rovesciasse il governo guatemalteco, la CIA realizzò il sovvertimento. Quando le compagnie petrolifere volevano rovesciare Mossadegh, la CIA mise al potere lo Scià e così via. Eppure, data l’importanza delle relazioni commerciali degli USA con l’Arabia Saudita ed altri stati arabi, com’è che il governo americano insiste con un simile inequivocabile sostegno all’apartheid israeliano e alla strage israeliana di arabi?

Direi che la risposta non è semplice ed in effetti ha diverse sfaccettature. In parte dipende dal fatto che la dirigenza americana non si fida dei regimi arabi, perfino di quelli “amici”, e vuole avere un alleato più “europeo” nella regione. In parte perché agli Stati Uniti piace scherzare col fuoco, e vogliono che Israele resti forte per dimostrare costantemente al resto della regione quello che potrebbe accadere loro se dovessero sgarrare. In parte, gli USA sostengono Israele perché esso indebolisce i cosiddetti movimenti democratici nel Medio Oriente finché i regimi anti-democratici possono far ricadere su Israele le colpe dei loro problemi interni. È più difficile per un movimento democratico riuscire a contrastare monarchie e dittature, e ovviamente al governo americano non piace la democrazia né all’estero né a casa propria. In parte, il sostegno americano a Israele deriva dagli affari e dai profitti che il complesso industriale bellico trae da questo sostegno. Miliardi di dollari all’anno in vendite di armi ad Israele soltanto. E una parte della risposta consiste nell’atteggiamento fondamentalmente razzista che molti, ai vertici, hanno nei confronti degli arabi e dei musulmani in genere. E ultima ma non meno importante ragione, il sostegno americano ad Israele scaturisce dal potere dell’AIPAC e dalla confusione di molti ebrei americani intorno alla questione Israele: cosa rappresenta, perché esiste e come si comporta. In molti casi dire “confusione” è un termine fin troppo gentile, e sarebbero forse più adeguate parole più forti, come “razzisti” o “fascisti”.

Israele ha affermato che con l’attacco su Gaza cerca solo di effettuare una rappresaglia contro Hamas mentre invece si può notare che ha chiuso il valico di Rafah e impedisce a cibo, denaro e medicinali di entrare a Gaza. Qual è la ragione di questa ovvia contraddizione?

Israele sta mentendo spudoratamente, ed è impegnato nella vecchia pratica della punizione collettiva. Il massacro della gente di Gaza attualmente in corso non ha niente a che vedere con le motivazioni addotte da Israele. La politica israeliana nei confronti del popolo palestinese è genocida nella sua stessa essenza.

Allora come possono gli artisti, sfruttando gli strumenti della creatività, dell’innovazione e la loro sensibile inventiva, impedire che il mondo si muova verso ulteriori aggressioni, orrori e violenze? Qual è il loro dovere spirituale e morale nei confronti della gente di Gaza in questo delicato momento?

Credo che uno dei ruoli principali degli artisti in una situazione simile sia quello di usare le immagini televisive che tutti vedono e trovarci un senso, contestualizzarle. Quando la gente in tv vede i cieli che s’illuminano ed esplosioni sullo sfondo delle immagini, è dovere degli artisti e dei veri giornalisti descrivere la carneficina che ne consegue nella realtà. Molti americani non lasceranno mai il nord-America; non andranno nemmeno in Europa per rendersi almeno conto che esistono media un po’ migliori e più professionali, gente con maggiore capacità critica, e certamente non andranno mai in Medio Oriente, non sapranno mai cosa significhi una guerra o avere amici o familiari torturati e uccisi, non sapranno cosa si prova a vedersi demolire una casa dai carri armati. È nostro compito fare ogni sforzo per portarli a conoscenza di questa realtà nell’impossibilità di fargliela provare davvero.

La musica, il teatro, la poesia e altre forme d’arte sono forse gli strumenti che meglio si confanno a questo scopo. Uno dei miei modi preferiti di farlo consiste nell’evocare ciò che ci è familiare per descrivere ciò che non lo è, come ho fatto in canzoni tipo “Jenin”, “Mia figlia”, e altre. Una volta che la gente ha emotivamente assimilato immagini familiari, poi diventa inconsciamente pronta a sperimentare istintivamente l’inconsueto. Una volta che si è identificata con l’umanità di una bambina che viene messa a letto dalla madre, diventa pronta, inconsciamente o meno, a provare una parte del dolore del padre della bambina quando questa e la madre vengono improvvisamente uccise da un aereo da caccia.

Cosa vedi nella prospettiva di un regime israeliano con questo approccio depravato e feroce che ha intrapreso nei confronti del mondo? Ovviamente, da questo punto di vista, il regime israeliano non rappresenta la gente; allora, sopravviverà se conserva questa sua tendenza che suscita il disprezzo e l’odio del mondo nei suoi confronti?

Israele è la società più razzista che abbia mai conosciuto. I motivi alla base di questo sono molti e non è facile. Non ho idea di cosa riservi il futuro ma mi pare che ci siano molteplici e potenziali fattori dai quali possa scaturire un cambiamento positivo. Per prima cosa, molti ebrei non vogliono vivere in Israele; per di più, la maggior parte degli ebrei nel mondo non si sente particolarmente attratta o legata ad Israele, stando ai sondaggi che ho letto, e la maggior parte degli israeliani non vuole vivere negli insediamenti. Questi aspetti insidiano l’idea dell’espansione sionista. Inoltre, i palestinesi crescono demograficamente ad un ritmo maggiore degli israeliani, fatto che mette a repentaglio il consolidamento democratico della società israeliana. Ma mi pare che la situazione, più probabilmente, sia destinata a cambiare non a partire da Israele ma dagli Stati Uniti o dal mondo arabo. Chi può cambiare le cose sono o gli Stati Uniti o il mondo arabo, a patto che si formino leadership adeguate. Israele non può fare quello che fa se non ha il sostegno americano. Anche gli Stati Uniti non possono fare quello che fanno senza un mondo arabo terribilmente diviso, senza regimi come quello saudita che sono interessati prima di tutto al denaro piuttosto che al rispetto dei loro fratelli arabi. Non so quando gli Stati Uniti potranno avere un governo migliore o quando le dirigenze arabe si uniranno; comunque lo spero!

Per concludere, che progetti hai a riguardo di questo disastro in corso a Gaza? Intendi eseguire qualche concerto o magari registrare qualche pezzo musicale che tratti queste cose?

In tutti i concerti che ho fatto da quando la questione Gaza è salita alla ribalta, ho cantato e discusso della situazione più del solito, provando a sfruttare il fatto che la gente in un modo o nell’altro riflette e discute ancora una volta di Palestina. Mi piacerebbe fare di più ed essere coinvolto in manifestazioni, tour musicali incentrati sulla questione ecc… ma questo dipende dal fatto che la gente e le organizzazioni si mobilitino e di conseguenza io possa unirmi a loro. Spero che ce ne siano molte in vista. Qui in Australia, dove proprio oggi sto concludendo un tour, l’altro giorno mi sono esibito ad una manifestazione per Gaza. Quando domani tornerò negli States, spero di poter fare molto di più.

di Kourosh Ziabari

Il profumo della libertà

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Mentre i media nazionali si occupano del caso Napolitano, qualcuno comincia a denunciare con nomi e cognomi. Il popolo non dimentica. Deve far finta di niente ma, non può dimenticare. Il sacrificio di alcune persone non deve essere vano. La Storia è ancora fresca, e attuale. Il fratello di una persona morta per fare il suo dovere, si ribella e urla in piazza il suo dolore. Ma qualcuno, se non in rete, può raccogliere le sue parole? Il canone Rai in mano ai manipolatori dell'informazione, che peccato!

"Grazie a tutti.
Ringrazio soprattutto quei tanti ragazzi, quelle tante persone che ho incontrato oggi qui e che vengono da tutte le parti d'Italia. Sono quei ragazzi che incontro quando vado in giro per l'Italia a gridare la mia rabbia e a cercare di suscitare nella gente quella indignazione che ritengo che tutti dovrebbero avere nel vedere il baratro nel quale stanno facendo precipitare il nostro Paese.
Vedete, ieri Sonia Alfano mi ha telefonato e mi ha detto: “dobbiamo proiettare un video nel quale si vedranno delle immagini crude, delle immagini della strage di Paolo”.
Mi ha chiesto se poteva farlo, se sarei stato in qualche maniera colpito, sconvolto. Quelle immagini non mi sconvolgono affatto, vorrei che venissero proiettate ogni giorno in televisione, perché la gente si rendesse conto di quello che è stato fatto. Si rendesse conto di qual è il sangue sul quale si fonda questa disgraziata Seconda Repubblica, che capisse che è fondata sul sangue di quei morti. Vedere quelle immagini non mi sconvolge. Una cosa mi sconvolge: vedere le immagini di quelle stragi dopo aver visto quelle due persone che prima parlavano di Dell'Utri, delle bombe che metteva Mangano, e ridevano.
Ridevano, ghignavano rispetto a quelle cose: questo mi sconvolge.
Come Arancia Meccanica

Vorrei che quelle due persone venissero messe in una cella come mettevano quegli assassini di Arancia Meccanica, aprirgli gli occhi e costringerli a vedere, vedere, vedere, vedere in continuazione quelle stragi. Ecco quello che vorrei.
Io ho visto oggi quelle stragi e mi sono ricordato di una cosa che mi ha detto Gioacchino Genchi, che è arrivato sul luogo della strage due ore dopo il fatto. Io ci misi cinque ore a sapere che mio fratello era morto perché la televisione dava notizie contraddittorie: forse è stato ferito un giudice, forse sono stati feriti uomini della scorta. Fu mia mamma che, cinque ore dopo, mi telefonò dall'ospedale e mi disse: “tuo fratello è morto”.
C'era qualcuno, però, che si chiamava Contrada che lo seppe ottanta secondi dopo che mio fratello era stato ucciso e io vorrei, io chiedo, io grido: voglio che queste cose vadano a finire nelle aule di giustizia!
Che ci siano processi per queste complicità che ci sono state all'interno dello Stato!
L'avete sentito di cosa parlavano Berlusconi e Dell'Utri: ecco perché vogliono impedire le intercettazioni, perché quelle cose non possiamo, non dobbiamo sentirle.
Non dobbiamo sentirle se no ci rendiamo conto di quella che è la classe politica che ci governa, ci rendiamo conto di chi oggi ha occupato le istituzioni.Il più grande vilipendio alle istituzioni è che queste persone indegne di occupare quei posti occupino le istituzioni. Questo è il vilipendio alle Istituzioni e allo Stato.
E' il fatto che una persona che è stata chiamata “Alfa”, in un processo che non è potuto andare avanti perché è stato bloccato, come tutti gli altri processi che riguardano i mandanti occulti e esterni, possa occupare un posto così alto all'interno delle nostre Istituzioni.
Genchi arrivò in quella piazza due ore dopo la strage, mi ha raccontato che aveva conosciuto Emanuela Loi un mese prima perché faceva da piantone alla Barbera.
Era una ragazza che non era stata addestrata per fare il piantone, per fare la scorta a un giudice in alto pericolo di vita come Paolo Borsellino. Eppure quel giorno era lì a difendere con il suo corpo, e nient'altro che con quello, Paolo Borsellino. Questi sono gli eroi, non quelli di cui parlano Berlusconi e Dell'Utri, dicendo che Vittorio Mangano è un eroe.
Eroi in fila per andare a morire

Gli eroi sono questi ragazzi che il giorno dopo la morte di Falcone, ce n'erano cento tra poliziotti e Carabinieri, si misero in fila dietro la porta di Paolo per chiedergli di far parte della sua scorta.
Se erano messi in fila per andare a morire, perché Paolo sapeva che sarebbe morto. Quei ragazzi, mettendosi in fila dietro la porta di Paolo, sapevano che sarebbero morti anche loro.
Gioacchino Genchi mi raccontò che due ore dopo la strage, arrivando in via D'Amelio vide i pezzi di Emanuela Loi che ancora si staccavano dall'intonaco del numero 19 di via D'Amelio.La riconobbe perché c'erano dei capelli biondi insieme a quei pezzi.
I pezzi di quella ragazza vennero messi in una bara, vennero riconosciuti perché era l'unica donna che faceva parte della scorta, vennero mandati a Cagliari.Sapete cosa venne fatto? Quello che chiamiamo Stato ha mandato ai genitori di Emanuela Loi la fattura del trasporto di una bara quasi vuota da Palermo a Cagliari. Questo è il nostro Stato. Questo è lo Stato che ha contribuito ad ammazzare Paolo Borsellino e io vi racconto queste cose non per farvi commuovere, non per farvi piangere. Non è il tempo di piangere.
E' il tempo di reagire, di lottare, è il tempo di resistenza! Il tempo di opporsi a questo governo che sta togliendo il futuro ai nostri ragazzi, che ci sta consegnando un Paese senza futuro. E la colpa è nostra che abbiamo permesso che tutto questo succedesse.
Quando Cossiga dice - dopo la manifestazione degli universitari che hanno capito che in Italia si sta cercando di distruggere l'istruzione perché l'istruzione può portare alla resistenza, anche durante il fascismo le scuole erano centri di resistenza e i ragazzi l'hanno capito - e Cossiga cosa ha detto? Ha detto che bisogna mettere infiltrati in mezzo a quei ragazzi perché rompano vetrine, perché vengano distrutte macchine perché le ambulanze sovrastino le altre sirene. Si augura addirittura che venga uccisa qualche donna, qualche bambino perché si possano manganellare quei ragazzi.
Dobbiamo essere noi a metterci davanti a loro, siamo noi che ci meritiamo quelle manganellate per avere permesso che il nostro Paese diventasse quello che è diventato. Un Paese che non è degno di stare nel mondo civile, siamo peggio della Colombia.
Genchi è arrivato in via D'Amelio due ore dopo la strage, ripeto, si è guardato intorno e ha visto un castello. Ha capito che non poteva essere che da quel posto fu azionato il telecomando che ha provocato la strage.
Genchi allora è andato in quel castello, ha cercato di identificare le persone che c'erano dentro, mediante le sue tecniche. Ha capito che da quel castello partirono delle telefonate che raggiungevano cellulari di mafiosi. Perché Genchi ha quelle capacità, le sue conoscenze tecniche sono enormi, egli è in grado, dagli incroci dei tabulati telefonici e non dalle intercettazioni, di riuscire a inchiodare i responsabili di quella strage.
Ecco perché si sta cercando di uccidere Genchi, ecco perché così come hanno ucciso i magistrati si cerca di uccidere anche Genchi. Questo è il vero motivo: per togliere un'altra arma a quello che è la parte sana di Stato che è rimasta.
Cercano di uccidere Genchi, hanno ucciso dei magistrati. Io ieri ho sentito un magistrato – uno di questi uccisi senza bisogno di tritolo – che mi ha detto: “avrei preferito essere ucciso col tritolo piuttosto che così, giorno per giorno, come stanno facendo”. I magistrati oggi, chi ancora cerca di combattere la criminalità organizzata, non viene più ucciso con il tritolo, viene ucciso in maniera tale che la gente non se ne accorga neanche, non reagisca.
Quel fresco profumo di libertà

Le stragi del 1992 portarono a quella reazione dell'opinione pubblica, a quello che mi ero illuso di riconoscere come quel fresco profumo di libertà di cui parlava Paolo. Quel profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e fin della complicità. Quel puzzo che oggi ci sta sommergendo. Il puzzo dal quale oggi non possiamo stare lontani perché sta permeando tutto il nostro Stato, tutta la nostra vita politica, tutte le nostre istituzioni.
Io, dopo la morte di Paolo, arrivai a dire che se Dio aveva voluto che Paolo morisse perché il nostro Paese potesse cambiare allora avrei ringraziato Dio di averlo fatto morire. Questo era il sogno di Paolo, Paolo sarebbe stato felice di sapere che era morto per questo.Oggi, guardate il baratro nel quale siamo precipitati: io ringrazio Dio che Paolo sia morto, che non venga ucciso come stanno uccidendo De Magistris, Apicella, Clementina Forleo. Io ringrazio Iddio che Paolo non venga ucciso in questa maniera. Che messaggi ci arrivano dalla magistratura? Il presidente dell'Anm dice: “abbiamo dimostrato che la magistratura possiede gli anticorpi per reagire”. E' una vergogna che un magistrato possa dire queste parole! La magistratura ha dimostrato, semmai, di avere al suo interno quelle cellule cancerogene che la stanno distruggendo, e così come hanno vissuto e pervaso tutte le istituzioni, la classe politica. La magistratura, nei suoi organi superiori, ha dimostrato di essere corrotta al suo interno.
Ormai il cancro sta entrando in metastasi anche negli organi di governo della magistratura.
Mancino mente

Non è difficile, se pensiamo che a vice presidente del Csm, quello che dovrebbe essere l'organo di autogoverno della magistratura, c'è una persona indegna, indegna!, come Mancino! Una persona che mente! Mente spudoratamente dicendo di non avere incontrato Paolo Borsellino il primo luglio del 1992, quando sicuramente a Paolo Borsellino venne prospettata quella ignobile, scellerata trattativa tra lo Stato e la criminalità organizzata per cui Paolo Borsellino è stato ucciso. Perché Paolo non può aver fatto che mettersi di traverso rispetto a questa trattativa, questo venire a patti con la criminalità che combatteva, con chi poco più di un mese prima aveva ucciso quello che era veramente suo fratello, Giovanni Falcone. Paolo non può che essere rimasto così sdegnato da opporsi a questa trattativa e a quel punto andava eliminato, e in fretta.
Tant'è vero che il telecomando della strage di via D'Amelio fu premuto. Queste cose non sono potute arrivare al dibattimento perché tutti i processi sono stati bloccati.
Genchi ha dimostrato che quel telecomando era nel castello Utveggio, dove c'era un centro del Sisde, i servizi segreti italiani, è da lì che è arrivato il comando che ha provocato la strage.
Ecco perché Genchi deve essere ucciso anche lui. Hanno ucciso Paolo Borsellino, hanno ucciso Giovanni Falcone e adesso uccidono anche Genchi, De Magistris, tutti i giudici che cercano di arrivare alla verità.
Così qualunque giudice che arriva a toccare i fili scoperti muore, non si può arrivare a quel punto perché oggi gli equilibri che reggono questa seconda repubblica sono basati sui ricatti incrociati che si fondando sull'agenda rossa.
Un'agenda rossa sottratta dalla macchina ancora in fiamme di Paolo Borsellino, in cui queste trattative, queste rivelazioni che in quei giorni gli stavano facendo pentiti come Gaspare Mutolo, come Leonardo Messina erano sicuramente annotate. Quell'agenda doveva sparire, è questo uno dei motivi della strage. Quell'agenda doveva sparire, su quell'agenda io credo che si basano buona parte dei ricatti incrociati su cui si fonda questa seconda repubblica.
E allora Mancino non può venirmi a dire che non ricorda di aver incontrato Paolo Borsellino! Non può soprattutto adoperare quel linguaggio indegno che adopera. Dice: “Io non posso ricordare se fra gli altri giudici c'era anche Paolo Borsellino, che non conoscevo fisicamente”. Ma Mancino non hai visto chi era quel giudice vestito con la sua toga che trasportava la bara di Falcone? Non l'hai visto? Non ti interessavano quelle immagini? Eri ministro dell'interno e non ti interessava che cosa stava succedendo in Italia in quei giorni?
Non ti interessava, a fronte di quell'agenda che ho mostrato e nella quale c'è scritto: “ore 19.30 Mancino” scritto di pugno autografo da Paolo? Lui ha mostrato un calendarietto in cui non c'era scritto niente, l'ha mostrato semplicemente e c'erano tre frasi con gli incontri della settimana.
E' questo quello che fanno i nostri ministri, oltre che cercare di accordarsi con la criminalità organizzata. E' per questo che è stato ucciso mio fratello: perché mio fratello si è messo di traverso rispetto a questa trattativa, per questo doveva essere ucciso. Io chiedo, e non smetterò di chiederlo finché avrò vita, che sia fatta giustizia, che vengano cacciati dalle istituzioni quelle persone che sono complici di quello che è successo. Non che venga data l'impunità a chi dovrebbe essere sottoposto a processi e invece non può essere neanche indagato, intercettato, non si può fare nulla.
Dobbiamo subire, stanno adottando la tecnica della frana, per cui ci hanno infilato in un'acqua che a poco a poco si riscalda e la gente non si accorge il punto a cui arriviamo.
Attenzione! Attenti! Stiamo precipitando nel baratro e da questo baratro dobbiamo uscire perché lo dobbiamo ai nostri morti. Lo dobbiamo a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino, a Emanuela Loi, a questi che veramente sono eroi. Dobbiamo riappropriarci del nostro Paese, questo Paese è nostro, lo Stato siamo noi! Non queste persone che indegnamente occupano le istituzioni.
Vi lascio con tre parole che un altro dei giudici che hanno tentato di uccidere ha detto, ed è quello che dobbiamo fare, l'unica cosa che ci resta da fare prima di cadere in un regime dal quale non ci potremo più districare: resistenza! Resistenza! Resistenza!"
Salvatore Borsellino

01 febbraio 2009

Perchè il dollaro come moneta di riserva mondiale?



burningmoney


Ho assistito ai discorsi introduttivi di Putin e del presidente cinese, all’apertura della conferenza di Davos, e devo dire che niente da quelle parti promette bene. Lo dico perche’ Obama ha sempre dato per scontato che una volta “ritornata” ad avere una politica “smart”, l’america sarebbe stata riaccolta a braccia aperte, come un parente che ha avuto una malattia e torna dall’ospedale. Le cose, pero’, non sembrano andare esattamente cosi’.



Da un lato, il discorso di Putin era inteso anche per preservare il suo consenso interno, ma lo scopo era assai chiaro: rendere evidente, fin dall’inizio, che questa crisi e’ nata negli USA, e che per come si e’ svolta sembra essere “a perfect storm”, un ottimo espediente per rinnegare tutto cio’ che gli USA hanno obbligato a fare.


Cioe’, il discorso di Putin e’ stato: cari USA, avete scassato la minchia a tutti col liberismo e con la globalizzazione. Avete quasi imposto il vostro WTO a tutti, facendo pressioni immense perche’ i governi si adeguassero ai suoi standard. Avete inquinato il mondo con la vostra finanza truffaldina, garantendo che fosse la base per il “nuovo ordine mondiale” ove tutti sarebbero stati felici.


Poi, improvvisamente, ci dite “fermiamo tutto perche’ abbiamo un problema qui a Wall Street”. E iniziate a dire che metterete dazi alle importazioni di ogni cosa, che inizierete a produrvi ogni cosa in casa, e che il WTO e’ buono solo per spalmare sul mondo le perdite immense che la crisi ha causato.


Ecco, con queste premesse il presidente Putin ha voluto mettere le mani avanti, circa il fatto che pratichera’ una politica sempre piu’ protezionista a sua volta , riguardo alle fonti energetiche, e che importera’ solo da nazioni amiche: non per nulla Putin ha nominato anche la crisi Ucraina, giusto per dire che ogni tentativo di staccare Ucraina e Russia finira’ col causare instabilita’ nella zona. Insomma, lo scopo di Putin e’ di mettere subito gli USA sul banco degli imputati, e specialmente Putin pretende che gli USA chiariscano subito al mondo se essi credano ancora alla globalizzazione liberista (WTO e compagnia bella) oppure se intendano recedere: non e’ che a Putin interessi la risposta a questa domanda, sta solo cercando di mettersi nelle condizioni di fornire la propria risposta.


Non per nulla , la dialettica della “perfect storm” e’ mirata proprio a seminare sospetto, cioe’ a lasciar intendere che gli USA non potranno , dopo aver goduto dei vantaggi della globalizzazione, semplicemente ritirarsi nel loro guscio lasciando agli altri paesi il conto: probabilmente Putin intende recedere da ogni debito e da ogni impegno che trovera’ gravoso, come ritorsione per il ritiro degli investimenti occidentali dalla borsa di Mosca(1).


E’ stato ancora peggiore il discorso cinese. Dai cinesi, notoriamente orgogliosissimi della loro nazione, non ci si aspettava certo un discorso come quello udito, cioe’ un discorso che inizia con “e’ inutile nascondere che la Cina e’ stata colpita duramente da questa crisi, e molte difficolta’ stanno emergendo”. Non dai cinesi, e non dopo lo sfoggio nazionalista delle olimpiadi.


C’e’ un solo motivo per il quale un presidente cinese puo’ parlare cosi’: chiarire che la crisi arriva da fuori, che il governo cinese ha agito bene, e probabilmente porre le premesse per chiedere il conto, un conto salato. Che il conto verra’ chiesto si e’ visto subito dalla precisione con la quale il presidente cinese ha elencato i danni causati da questa crisi: sembrava una lista della spesa.


Non e’ affatto comune che il governo cinese ammetta di essere in difficolta’: dopotutto un 7% di crescita in una fase come questa potrebbe essere un paravento, se non certo per gli addetti ai lavori almeno per l’opinione pubblica. Se il presidente cinese rinuncia all’orgoglio nazionale per elencare i danni, e’ perche’ intende presentare il conto.


Sebbene i suoi toni siano stati meno demagogici di quelli di Putin (che in pratica ha insinuato che gli americani abbiano in qualche modo guidato la crisi a massimo svantaggio di alcuni paesi) , e’ assai piu’ preoccupante la portata delle ritorsioni che esso preannuncia: nel fare questo discorso Wen Jiabao si e’ in pratica liberato le mani da tutti quei vincoli internazionali che potevano trattenere la Cina dal ritorcere contro gli USA per la politica protezionista che hanno annunciato.


Il concetto, in pratica, e’ che il trucco di essere globalizzatori quando ci sono vacche grasse e diventare protezionisti nei periodi di crisi non e’ piu’ applicabile, e non verra’ accettato. Obama ha un bel dire che vuole rendere gli USA indipendenti sul piano energetico; i fatti pero’ dicono che l’ 8.5% del petrolio arriva loro dai russi, e tutte le smargiassate di Bush adesso gli presenteranno il conto.


La politica di reazione a questa crisi di Putin e’ stata ancora piu’ protezionista di quella di Obama: le aziende russe che hanno sedi all’estero e devono licenziare devono PRIMA farlo all’estero, se devono chiudere una sede devono PRIMA chiudere quelle all’estero, i commerci sono regolati da dazi che seguono il livello di “amicizia” della Russia col paese in questione, il che significa che ad un raffreddamento politico segue immediatamente una ritorsione doganiera.


Nel caso dei cinesi, la tentazione di passare con la mietitrebbia a raccogliere quanto resta degli investimenti stranieri, nazionalizzandoli di fatto (2), e di recedere da molti obblighi del WTO, e’ fortissima. Cosi’ com’e’ fortissima la tentazione di sfruttare la crisi in atto ad Hong Kong (colpita durissimamente dal crollo della City) per aumentare la propria ingerenza sull’ex protettorato. E infine, c’e’ una grossa voglia di allungare le mani su Taiwan.


Ma quello che e’ peggio, e’ che il governo cinese vorrebbe mettere mani sulla moneta. E con ogni probabilita’, una volta chiarito che la Cina sta pagando costi altissimi per colpa degli USA, con ogni probabilita’ non ci saranno scuse per contrastare le eventuali svalutazioni cinesi: adesso il petrolio costa poco, non c’e’ ragione di una moneta forte.


In ultimo, ci si sono messi anche i Pakistani, che hanno approfittato del palcoscenico per battere cassa, rifiutando il concetto dell’amministrazione USA di aiuti in cambio di risultati nella lotta al terrorismo: di fatto il pakistan sta battendo cassa, e se non gli verra’ dato quanto chiede l’unica base USA nella zona sara’ in una ex repubblica sovietica, per intercessione di Putin.


Infine, un’altra cosa terribile che entrambi hanno sottolineato e’ che dubitano del dollaro come moneta di riserva. Forse Obama non ha idea di cosa significhi: Cina e Russia sono i detentori della prima e della terza riserva di dollari del mondo. Qualsiasi tipo di riforma valutaria abbiano in mente, entrambi i discorsi hanno lasciato intendere che i due paesi intendono iniziare una politica multipolare sul piano valutario, cioe’ intendono parlare in euro con chi usa l’euro, in yen con chi usa lo yen, in dollari con chi usa i dollari, eccetera. Questa diversificazione ovviamente rende inferiori i rischi, con un solo piccolo problema: che se anche una piccola parte del mostruoso indice M3 americano tornasse in patria, l’inflazione devasterebbe l’economia americana riducendola all’economia di un paese del terzo mondo, con effetti simili a quelli dell’inflazione tedesca nel primo dopoguerra del secolo scorso: cento milioni di dollari per un hamburger.


I due fatti, cioe’ il fatto che sia Cina che Russia contemporaneamente puntino il dito sulla causa della crisi (anche giustamente, volendo) e subito dopo vadano a nominare le riserve forex di dollari e’ enormemente preoccupante: se altri paesi , come quelli arabi, si unissero a questa fronda, potremmo trovarci ad inviare aiuti alimentari a Washington.


E la cosa pazzesca e’ che non e’ uno scherzo. Ovviamente, l’enormita’ del problema costringera’ l’amministrazione americana a trattare, quindi non si arrivera’ a questo punto. C’e’ pero’ da dire che il prezzo sara’ salatissimo, e del “new american century” restera’ assai poco: con ogni probabilita’, stiamo assistendo al declino definitivo dell’ impero. Che non e’ neanche durato tanto, btw.



(1) In effetti ritirare investimenti dalla borsa di Mosca perche’ c’e’ un problema in Georgia e’ come ritirarsi dalla Borsa di Milano perche’ in Somalia c’e’ cattivo tempo. E’ un atto politico in tipico stile Bush, che l’opinione pubblica russa considera un segno di ostilita’.


(2) Chi ha aperto in Cina ha dovuto formare una Joint con un’azienda locale, controllata di fatto da un funzionario del PCC. Il che significa che, avendo queste joint il 51% di capitale (formale) cinese, il governo cinese le puo’ nazionalizzare quando vuole. Per la precisione, gli appartengono gia’, quindi deve solo regolare i flussi di capitale delle aziende.


by Uriel


Israele è la società piu razzista che abbia mai visto


Gaza sta soffrendo il trauma post-bellico del terrificante attacco delle forze israeliane contro la sua popolazione indifesa ed assoggettata. Nessuno avrebbe potuto immaginare gli esiti di questo letale conflitto al momento in cui si è dato il via alle prime cannonate e bombe sulle case di Gaza.



Il mondo intero è stato in subbuglio e confusione durante i 22 giorni di raid da incubo su Gaza che non hanno portato a nient’altro che al massacro di 1300 persone, alla distruzione generale delle infrastrutture, di ospedali, luoghi pubblici, moschee, case, scuole e rifugi, all’evacuazione forzata di migliaia di persone e alla devastazione morale dei bambini che adesso dovranno continuare a vivere senza un padre o una madre, o addirittura entrambi.



Sebbene daremo tutti una mano e contribuiremo fattivamente a ricostruire Gaza e a ricolmare i cuori della sua gente di speranza, amore e fede, è pur vero che Gaza ha perso il suo splendore, il suo brio e la sua vita. Comunque, a questo punto ci viene offerta la preziosa possibilità di determinare il livello delle coscienze intorno a noi. Nell’ordine delle migliaia sono quelle degli ufficiali e delle personalità influenti che sono rimaste silenti e continuano a mantenere un basso profilo per non essere accusati di anti-Semitismo e a conservare i loro legami riprovevoli con Israele mentre avrebbero potuto fermare l’intera carneficina semplicemente condannandola; e nell’ordine di milioni sono quelle di chi ha coraggiosamente inneggiato al sostegno, alla difesa e alla resistenza dei palestinesi. Da Rafael Nadal a Freddy Kanoutè e Iker Casillas, dal Premier irlandese a David Rovics…


David Rovics è un cantante folk e attivista politico americano del Connecticut. Sebbene la maggior parte dei lavori di Rovics abbia il copyright e venga distribuita attraverso i canali commerciali, il cantante ha reso liberamente accessibile la sua musica grazie ai file mp3 scaricabili dal suo sito internet. Rovics in questo modo favorisce la libera distribuzione del suo lavoro senza fini di lucro per pubblicizzare sia la sua musica che i suoi messaggi politici.



È un irriducibile antisionista, fortemente animato da sentimenti anti-imperialisti, ed è un assiduo sostenitore della pace da realizzare in Medio Oriente senza l’intervento di forze esterne; finora ha eseguito in tutto il mondo un mucchio di concerti per devolvere i loro introiti all’oppresso popolo palestinese.

In un’intervista esclusiva con Tehran Times, David Rovics ha condannato l’aggressione contro Gaza e ha suggerito tanti interessanti argomenti sui contesti, le ragioni e le conseguenze di simili atrocità nella regione.

Di seguito potete leggere l’intero testo dell’intervista con David Rovics, il cantante americano noto per il suo impegno umanitario.

Caro David, qual è il tuo commento sull’orrenda e terribile incursione dell’esercito israeliano contro i civili di Gaza e sulla straziante carneficina di innocenti civili, donne e bambini compresi?

Sono inorridito da ciò che Israele ha fatto alla gente di Gaza e anche da ciò che Israele regolarmente fa alla gente della Cisgiordania, del Libano e degli altri paesi. La guerra di Israele contro i palestinesi non è stata una risposta ai lanci di razzi, artigianali e dagli effetti limitati, sparati da Gaza. Per prima cosa, è la guerra di Israele a provocare questi lanci. L’idea secondo cui Israele sta mettendo in atto una “rappresaglia” è oltraggiosa, e se anche fosse così la rappresaglia è talmente sproporzionata che chiunque parli in questi termini può essere solo considerato una specie di umorista macabro.

Il modo di agire di Israele è assolutamente una punizione collettiva, e purtroppo è fuor di dubbio che non solo i leader sionisti ma anche molti normali cittadini israeliani ritengano che la vita araba sia superflua e inutile.

Gli USA hanno posto due volte il veto su una risoluzione anti-israeliana del Consiglio di Sicurezza, come già accaduto molte volte in passato. Il veto non ha permesso all’ONU di imporre l’embargo su Israele, richiesto per i suoi massacri bellici contro i palestinesi. Per quale ragione?

Il “doppiopesismo” che ha caratterizzato le amministrazioni sia “democratiche “ che “repubblicane” nelle relazioni storiche tra USA e Israele, è sconcertante. Gli Stati Uniti sostengono un governo che ha centinaia di armi nucleari e fa regolarmente guerra agli altri paesi. E senza il sostegno americano Israele non potrebbe fare le cose che solitamente fa. Nel frattempo, l’Iran, che credo non muova guerra ad altri paesi da almeno 2500 anni, viene terribilmente punito in svariati modi per il suo desiderio di perseguire un programma nucleare. Non sono a favore delle armi nucleari e ritengo che dovrebbero essere tutte bandite dalla faccia della terra, ma il doppio standard da parte degli Stati Uniti, in questo caso, è veramente scandaloso ed è uno dei molti esempi che dimostrano come il governo americano non abbia assolutamente alcuna credibilità morale.

I media americani rivendicano la loro autonomia rispetto al governo; tuttavia, non fanno altro che censurare e celare notizie concernenti critiche alla lobby israelo-americana, osservazioni anti-israeliane di personalità mondiali, dimostrazioni e accuse contro Israele. Questo significa che i media americani, nonostante il loro nascondersi dietro la maschera dell’autonomia, sono in qualche modo “governativi”?

Non proprio, direi piuttosto che il governo è ampiamente controllato dalle corporazioni e lo stesso accade con i media. Sarebbe comunque troppo semplicistico affermare che i media “nascondono tutte le notizie” riguardanti le critiche dei dirigenti mondiali ecc. ecc. In realtà, questo non è vero. Ciò che si potrebbe definire “il genio diabolico” dei grandi mass media americani e del sistema in generale è che non è completamente monolitico. A volte si ha effettivamente notizia di voci che criticano apertamente Israele, dando così l’impressione a molta gente che i media siano imparziali. La realtà è che i media sono massicciamente schierati pro-Israele, e solo molto raramente si sentono voci critiche. In questo modo i media possono assicurarsi che la maggior parte degli americani restino estremamente male informati, mentre allo stesso tempo lasciano l’impressione a molti americani che effettivamente le notizie non siano censurate. In realtà, direi che tenere le voci critiche lontano dai media per il 95% dello spazio a disposizione è molto più efficace come lavaggio del cervello della popolazione che non escluderle totalmente.

Ad ogni buon conto, i grandi media non sono indipendenti, sebbene molti bravi giornalisti che vi lavorano vorrebbero che lo fossero. Fanno gli interessi dell’elite, anche se ogni tanto permettono effettivamente a qualche voce dissidente di essere ascoltata.

Secondo te qual è la ragione principale alla base dell’incondizionata e generale discolpa che il governo Americano invoca per Israele, anche quando questo commette una simile quantità di lampanti crimini e genocidi? Perché non si rapporta ad Israele come con gli altri paesi?

Io stesso me lo domando spesso. Voglio dire, generalmente la politica estera del governo americano rappresenta gli interessi delle corporazioni. Si può constatare quanto questo fatto si sia verificato continuamente nel corso della storia americana. Quando la United Fruit Company voleva che si rovesciasse il governo guatemalteco, la CIA realizzò il sovvertimento. Quando le compagnie petrolifere volevano rovesciare Mossadegh, la CIA mise al potere lo Scià e così via. Eppure, data l’importanza delle relazioni commerciali degli USA con l’Arabia Saudita ed altri stati arabi, com’è che il governo americano insiste con un simile inequivocabile sostegno all’apartheid israeliano e alla strage israeliana di arabi?

Direi che la risposta non è semplice ed in effetti ha diverse sfaccettature. In parte dipende dal fatto che la dirigenza americana non si fida dei regimi arabi, perfino di quelli “amici”, e vuole avere un alleato più “europeo” nella regione. In parte perché agli Stati Uniti piace scherzare col fuoco, e vogliono che Israele resti forte per dimostrare costantemente al resto della regione quello che potrebbe accadere loro se dovessero sgarrare. In parte, gli USA sostengono Israele perché esso indebolisce i cosiddetti movimenti democratici nel Medio Oriente finché i regimi anti-democratici possono far ricadere su Israele le colpe dei loro problemi interni. È più difficile per un movimento democratico riuscire a contrastare monarchie e dittature, e ovviamente al governo americano non piace la democrazia né all’estero né a casa propria. In parte, il sostegno americano a Israele deriva dagli affari e dai profitti che il complesso industriale bellico trae da questo sostegno. Miliardi di dollari all’anno in vendite di armi ad Israele soltanto. E una parte della risposta consiste nell’atteggiamento fondamentalmente razzista che molti, ai vertici, hanno nei confronti degli arabi e dei musulmani in genere. E ultima ma non meno importante ragione, il sostegno americano ad Israele scaturisce dal potere dell’AIPAC e dalla confusione di molti ebrei americani intorno alla questione Israele: cosa rappresenta, perché esiste e come si comporta. In molti casi dire “confusione” è un termine fin troppo gentile, e sarebbero forse più adeguate parole più forti, come “razzisti” o “fascisti”.

Israele ha affermato che con l’attacco su Gaza cerca solo di effettuare una rappresaglia contro Hamas mentre invece si può notare che ha chiuso il valico di Rafah e impedisce a cibo, denaro e medicinali di entrare a Gaza. Qual è la ragione di questa ovvia contraddizione?

Israele sta mentendo spudoratamente, ed è impegnato nella vecchia pratica della punizione collettiva. Il massacro della gente di Gaza attualmente in corso non ha niente a che vedere con le motivazioni addotte da Israele. La politica israeliana nei confronti del popolo palestinese è genocida nella sua stessa essenza.

Allora come possono gli artisti, sfruttando gli strumenti della creatività, dell’innovazione e la loro sensibile inventiva, impedire che il mondo si muova verso ulteriori aggressioni, orrori e violenze? Qual è il loro dovere spirituale e morale nei confronti della gente di Gaza in questo delicato momento?

Credo che uno dei ruoli principali degli artisti in una situazione simile sia quello di usare le immagini televisive che tutti vedono e trovarci un senso, contestualizzarle. Quando la gente in tv vede i cieli che s’illuminano ed esplosioni sullo sfondo delle immagini, è dovere degli artisti e dei veri giornalisti descrivere la carneficina che ne consegue nella realtà. Molti americani non lasceranno mai il nord-America; non andranno nemmeno in Europa per rendersi almeno conto che esistono media un po’ migliori e più professionali, gente con maggiore capacità critica, e certamente non andranno mai in Medio Oriente, non sapranno mai cosa significhi una guerra o avere amici o familiari torturati e uccisi, non sapranno cosa si prova a vedersi demolire una casa dai carri armati. È nostro compito fare ogni sforzo per portarli a conoscenza di questa realtà nell’impossibilità di fargliela provare davvero.

La musica, il teatro, la poesia e altre forme d’arte sono forse gli strumenti che meglio si confanno a questo scopo. Uno dei miei modi preferiti di farlo consiste nell’evocare ciò che ci è familiare per descrivere ciò che non lo è, come ho fatto in canzoni tipo “Jenin”, “Mia figlia”, e altre. Una volta che la gente ha emotivamente assimilato immagini familiari, poi diventa inconsciamente pronta a sperimentare istintivamente l’inconsueto. Una volta che si è identificata con l’umanità di una bambina che viene messa a letto dalla madre, diventa pronta, inconsciamente o meno, a provare una parte del dolore del padre della bambina quando questa e la madre vengono improvvisamente uccise da un aereo da caccia.

Cosa vedi nella prospettiva di un regime israeliano con questo approccio depravato e feroce che ha intrapreso nei confronti del mondo? Ovviamente, da questo punto di vista, il regime israeliano non rappresenta la gente; allora, sopravviverà se conserva questa sua tendenza che suscita il disprezzo e l’odio del mondo nei suoi confronti?

Israele è la società più razzista che abbia mai conosciuto. I motivi alla base di questo sono molti e non è facile. Non ho idea di cosa riservi il futuro ma mi pare che ci siano molteplici e potenziali fattori dai quali possa scaturire un cambiamento positivo. Per prima cosa, molti ebrei non vogliono vivere in Israele; per di più, la maggior parte degli ebrei nel mondo non si sente particolarmente attratta o legata ad Israele, stando ai sondaggi che ho letto, e la maggior parte degli israeliani non vuole vivere negli insediamenti. Questi aspetti insidiano l’idea dell’espansione sionista. Inoltre, i palestinesi crescono demograficamente ad un ritmo maggiore degli israeliani, fatto che mette a repentaglio il consolidamento democratico della società israeliana. Ma mi pare che la situazione, più probabilmente, sia destinata a cambiare non a partire da Israele ma dagli Stati Uniti o dal mondo arabo. Chi può cambiare le cose sono o gli Stati Uniti o il mondo arabo, a patto che si formino leadership adeguate. Israele non può fare quello che fa se non ha il sostegno americano. Anche gli Stati Uniti non possono fare quello che fanno senza un mondo arabo terribilmente diviso, senza regimi come quello saudita che sono interessati prima di tutto al denaro piuttosto che al rispetto dei loro fratelli arabi. Non so quando gli Stati Uniti potranno avere un governo migliore o quando le dirigenze arabe si uniranno; comunque lo spero!

Per concludere, che progetti hai a riguardo di questo disastro in corso a Gaza? Intendi eseguire qualche concerto o magari registrare qualche pezzo musicale che tratti queste cose?

In tutti i concerti che ho fatto da quando la questione Gaza è salita alla ribalta, ho cantato e discusso della situazione più del solito, provando a sfruttare il fatto che la gente in un modo o nell’altro riflette e discute ancora una volta di Palestina. Mi piacerebbe fare di più ed essere coinvolto in manifestazioni, tour musicali incentrati sulla questione ecc… ma questo dipende dal fatto che la gente e le organizzazioni si mobilitino e di conseguenza io possa unirmi a loro. Spero che ce ne siano molte in vista. Qui in Australia, dove proprio oggi sto concludendo un tour, l’altro giorno mi sono esibito ad una manifestazione per Gaza. Quando domani tornerò negli States, spero di poter fare molto di più.

di Kourosh Ziabari

Il profumo della libertà

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Mentre i media nazionali si occupano del caso Napolitano, qualcuno comincia a denunciare con nomi e cognomi. Il popolo non dimentica. Deve far finta di niente ma, non può dimenticare. Il sacrificio di alcune persone non deve essere vano. La Storia è ancora fresca, e attuale. Il fratello di una persona morta per fare il suo dovere, si ribella e urla in piazza il suo dolore. Ma qualcuno, se non in rete, può raccogliere le sue parole? Il canone Rai in mano ai manipolatori dell'informazione, che peccato!

"Grazie a tutti.
Ringrazio soprattutto quei tanti ragazzi, quelle tante persone che ho incontrato oggi qui e che vengono da tutte le parti d'Italia. Sono quei ragazzi che incontro quando vado in giro per l'Italia a gridare la mia rabbia e a cercare di suscitare nella gente quella indignazione che ritengo che tutti dovrebbero avere nel vedere il baratro nel quale stanno facendo precipitare il nostro Paese.
Vedete, ieri Sonia Alfano mi ha telefonato e mi ha detto: “dobbiamo proiettare un video nel quale si vedranno delle immagini crude, delle immagini della strage di Paolo”.
Mi ha chiesto se poteva farlo, se sarei stato in qualche maniera colpito, sconvolto. Quelle immagini non mi sconvolgono affatto, vorrei che venissero proiettate ogni giorno in televisione, perché la gente si rendesse conto di quello che è stato fatto. Si rendesse conto di qual è il sangue sul quale si fonda questa disgraziata Seconda Repubblica, che capisse che è fondata sul sangue di quei morti. Vedere quelle immagini non mi sconvolge. Una cosa mi sconvolge: vedere le immagini di quelle stragi dopo aver visto quelle due persone che prima parlavano di Dell'Utri, delle bombe che metteva Mangano, e ridevano.
Ridevano, ghignavano rispetto a quelle cose: questo mi sconvolge.
Come Arancia Meccanica

Vorrei che quelle due persone venissero messe in una cella come mettevano quegli assassini di Arancia Meccanica, aprirgli gli occhi e costringerli a vedere, vedere, vedere, vedere in continuazione quelle stragi. Ecco quello che vorrei.
Io ho visto oggi quelle stragi e mi sono ricordato di una cosa che mi ha detto Gioacchino Genchi, che è arrivato sul luogo della strage due ore dopo il fatto. Io ci misi cinque ore a sapere che mio fratello era morto perché la televisione dava notizie contraddittorie: forse è stato ferito un giudice, forse sono stati feriti uomini della scorta. Fu mia mamma che, cinque ore dopo, mi telefonò dall'ospedale e mi disse: “tuo fratello è morto”.
C'era qualcuno, però, che si chiamava Contrada che lo seppe ottanta secondi dopo che mio fratello era stato ucciso e io vorrei, io chiedo, io grido: voglio che queste cose vadano a finire nelle aule di giustizia!
Che ci siano processi per queste complicità che ci sono state all'interno dello Stato!
L'avete sentito di cosa parlavano Berlusconi e Dell'Utri: ecco perché vogliono impedire le intercettazioni, perché quelle cose non possiamo, non dobbiamo sentirle.
Non dobbiamo sentirle se no ci rendiamo conto di quella che è la classe politica che ci governa, ci rendiamo conto di chi oggi ha occupato le istituzioni.Il più grande vilipendio alle istituzioni è che queste persone indegne di occupare quei posti occupino le istituzioni. Questo è il vilipendio alle Istituzioni e allo Stato.
E' il fatto che una persona che è stata chiamata “Alfa”, in un processo che non è potuto andare avanti perché è stato bloccato, come tutti gli altri processi che riguardano i mandanti occulti e esterni, possa occupare un posto così alto all'interno delle nostre Istituzioni.
Genchi arrivò in quella piazza due ore dopo la strage, mi ha raccontato che aveva conosciuto Emanuela Loi un mese prima perché faceva da piantone alla Barbera.
Era una ragazza che non era stata addestrata per fare il piantone, per fare la scorta a un giudice in alto pericolo di vita come Paolo Borsellino. Eppure quel giorno era lì a difendere con il suo corpo, e nient'altro che con quello, Paolo Borsellino. Questi sono gli eroi, non quelli di cui parlano Berlusconi e Dell'Utri, dicendo che Vittorio Mangano è un eroe.
Eroi in fila per andare a morire

Gli eroi sono questi ragazzi che il giorno dopo la morte di Falcone, ce n'erano cento tra poliziotti e Carabinieri, si misero in fila dietro la porta di Paolo per chiedergli di far parte della sua scorta.
Se erano messi in fila per andare a morire, perché Paolo sapeva che sarebbe morto. Quei ragazzi, mettendosi in fila dietro la porta di Paolo, sapevano che sarebbero morti anche loro.
Gioacchino Genchi mi raccontò che due ore dopo la strage, arrivando in via D'Amelio vide i pezzi di Emanuela Loi che ancora si staccavano dall'intonaco del numero 19 di via D'Amelio.La riconobbe perché c'erano dei capelli biondi insieme a quei pezzi.
I pezzi di quella ragazza vennero messi in una bara, vennero riconosciuti perché era l'unica donna che faceva parte della scorta, vennero mandati a Cagliari.Sapete cosa venne fatto? Quello che chiamiamo Stato ha mandato ai genitori di Emanuela Loi la fattura del trasporto di una bara quasi vuota da Palermo a Cagliari. Questo è il nostro Stato. Questo è lo Stato che ha contribuito ad ammazzare Paolo Borsellino e io vi racconto queste cose non per farvi commuovere, non per farvi piangere. Non è il tempo di piangere.
E' il tempo di reagire, di lottare, è il tempo di resistenza! Il tempo di opporsi a questo governo che sta togliendo il futuro ai nostri ragazzi, che ci sta consegnando un Paese senza futuro. E la colpa è nostra che abbiamo permesso che tutto questo succedesse.
Quando Cossiga dice - dopo la manifestazione degli universitari che hanno capito che in Italia si sta cercando di distruggere l'istruzione perché l'istruzione può portare alla resistenza, anche durante il fascismo le scuole erano centri di resistenza e i ragazzi l'hanno capito - e Cossiga cosa ha detto? Ha detto che bisogna mettere infiltrati in mezzo a quei ragazzi perché rompano vetrine, perché vengano distrutte macchine perché le ambulanze sovrastino le altre sirene. Si augura addirittura che venga uccisa qualche donna, qualche bambino perché si possano manganellare quei ragazzi.
Dobbiamo essere noi a metterci davanti a loro, siamo noi che ci meritiamo quelle manganellate per avere permesso che il nostro Paese diventasse quello che è diventato. Un Paese che non è degno di stare nel mondo civile, siamo peggio della Colombia.
Genchi è arrivato in via D'Amelio due ore dopo la strage, ripeto, si è guardato intorno e ha visto un castello. Ha capito che non poteva essere che da quel posto fu azionato il telecomando che ha provocato la strage.
Genchi allora è andato in quel castello, ha cercato di identificare le persone che c'erano dentro, mediante le sue tecniche. Ha capito che da quel castello partirono delle telefonate che raggiungevano cellulari di mafiosi. Perché Genchi ha quelle capacità, le sue conoscenze tecniche sono enormi, egli è in grado, dagli incroci dei tabulati telefonici e non dalle intercettazioni, di riuscire a inchiodare i responsabili di quella strage.
Ecco perché si sta cercando di uccidere Genchi, ecco perché così come hanno ucciso i magistrati si cerca di uccidere anche Genchi. Questo è il vero motivo: per togliere un'altra arma a quello che è la parte sana di Stato che è rimasta.
Cercano di uccidere Genchi, hanno ucciso dei magistrati. Io ieri ho sentito un magistrato – uno di questi uccisi senza bisogno di tritolo – che mi ha detto: “avrei preferito essere ucciso col tritolo piuttosto che così, giorno per giorno, come stanno facendo”. I magistrati oggi, chi ancora cerca di combattere la criminalità organizzata, non viene più ucciso con il tritolo, viene ucciso in maniera tale che la gente non se ne accorga neanche, non reagisca.
Quel fresco profumo di libertà

Le stragi del 1992 portarono a quella reazione dell'opinione pubblica, a quello che mi ero illuso di riconoscere come quel fresco profumo di libertà di cui parlava Paolo. Quel profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e fin della complicità. Quel puzzo che oggi ci sta sommergendo. Il puzzo dal quale oggi non possiamo stare lontani perché sta permeando tutto il nostro Stato, tutta la nostra vita politica, tutte le nostre istituzioni.
Io, dopo la morte di Paolo, arrivai a dire che se Dio aveva voluto che Paolo morisse perché il nostro Paese potesse cambiare allora avrei ringraziato Dio di averlo fatto morire. Questo era il sogno di Paolo, Paolo sarebbe stato felice di sapere che era morto per questo.Oggi, guardate il baratro nel quale siamo precipitati: io ringrazio Dio che Paolo sia morto, che non venga ucciso come stanno uccidendo De Magistris, Apicella, Clementina Forleo. Io ringrazio Iddio che Paolo non venga ucciso in questa maniera. Che messaggi ci arrivano dalla magistratura? Il presidente dell'Anm dice: “abbiamo dimostrato che la magistratura possiede gli anticorpi per reagire”. E' una vergogna che un magistrato possa dire queste parole! La magistratura ha dimostrato, semmai, di avere al suo interno quelle cellule cancerogene che la stanno distruggendo, e così come hanno vissuto e pervaso tutte le istituzioni, la classe politica. La magistratura, nei suoi organi superiori, ha dimostrato di essere corrotta al suo interno.
Ormai il cancro sta entrando in metastasi anche negli organi di governo della magistratura.
Mancino mente

Non è difficile, se pensiamo che a vice presidente del Csm, quello che dovrebbe essere l'organo di autogoverno della magistratura, c'è una persona indegna, indegna!, come Mancino! Una persona che mente! Mente spudoratamente dicendo di non avere incontrato Paolo Borsellino il primo luglio del 1992, quando sicuramente a Paolo Borsellino venne prospettata quella ignobile, scellerata trattativa tra lo Stato e la criminalità organizzata per cui Paolo Borsellino è stato ucciso. Perché Paolo non può aver fatto che mettersi di traverso rispetto a questa trattativa, questo venire a patti con la criminalità che combatteva, con chi poco più di un mese prima aveva ucciso quello che era veramente suo fratello, Giovanni Falcone. Paolo non può che essere rimasto così sdegnato da opporsi a questa trattativa e a quel punto andava eliminato, e in fretta.
Tant'è vero che il telecomando della strage di via D'Amelio fu premuto. Queste cose non sono potute arrivare al dibattimento perché tutti i processi sono stati bloccati.
Genchi ha dimostrato che quel telecomando era nel castello Utveggio, dove c'era un centro del Sisde, i servizi segreti italiani, è da lì che è arrivato il comando che ha provocato la strage.
Ecco perché Genchi deve essere ucciso anche lui. Hanno ucciso Paolo Borsellino, hanno ucciso Giovanni Falcone e adesso uccidono anche Genchi, De Magistris, tutti i giudici che cercano di arrivare alla verità.
Così qualunque giudice che arriva a toccare i fili scoperti muore, non si può arrivare a quel punto perché oggi gli equilibri che reggono questa seconda repubblica sono basati sui ricatti incrociati che si fondando sull'agenda rossa.
Un'agenda rossa sottratta dalla macchina ancora in fiamme di Paolo Borsellino, in cui queste trattative, queste rivelazioni che in quei giorni gli stavano facendo pentiti come Gaspare Mutolo, come Leonardo Messina erano sicuramente annotate. Quell'agenda doveva sparire, è questo uno dei motivi della strage. Quell'agenda doveva sparire, su quell'agenda io credo che si basano buona parte dei ricatti incrociati su cui si fonda questa seconda repubblica.
E allora Mancino non può venirmi a dire che non ricorda di aver incontrato Paolo Borsellino! Non può soprattutto adoperare quel linguaggio indegno che adopera. Dice: “Io non posso ricordare se fra gli altri giudici c'era anche Paolo Borsellino, che non conoscevo fisicamente”. Ma Mancino non hai visto chi era quel giudice vestito con la sua toga che trasportava la bara di Falcone? Non l'hai visto? Non ti interessavano quelle immagini? Eri ministro dell'interno e non ti interessava che cosa stava succedendo in Italia in quei giorni?
Non ti interessava, a fronte di quell'agenda che ho mostrato e nella quale c'è scritto: “ore 19.30 Mancino” scritto di pugno autografo da Paolo? Lui ha mostrato un calendarietto in cui non c'era scritto niente, l'ha mostrato semplicemente e c'erano tre frasi con gli incontri della settimana.
E' questo quello che fanno i nostri ministri, oltre che cercare di accordarsi con la criminalità organizzata. E' per questo che è stato ucciso mio fratello: perché mio fratello si è messo di traverso rispetto a questa trattativa, per questo doveva essere ucciso. Io chiedo, e non smetterò di chiederlo finché avrò vita, che sia fatta giustizia, che vengano cacciati dalle istituzioni quelle persone che sono complici di quello che è successo. Non che venga data l'impunità a chi dovrebbe essere sottoposto a processi e invece non può essere neanche indagato, intercettato, non si può fare nulla.
Dobbiamo subire, stanno adottando la tecnica della frana, per cui ci hanno infilato in un'acqua che a poco a poco si riscalda e la gente non si accorge il punto a cui arriviamo.
Attenzione! Attenti! Stiamo precipitando nel baratro e da questo baratro dobbiamo uscire perché lo dobbiamo ai nostri morti. Lo dobbiamo a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino, a Emanuela Loi, a questi che veramente sono eroi. Dobbiamo riappropriarci del nostro Paese, questo Paese è nostro, lo Stato siamo noi! Non queste persone che indegnamente occupano le istituzioni.
Vi lascio con tre parole che un altro dei giudici che hanno tentato di uccidere ha detto, ed è quello che dobbiamo fare, l'unica cosa che ci resta da fare prima di cadere in un regime dal quale non ci potremo più districare: resistenza! Resistenza! Resistenza!"
Salvatore Borsellino