20 aprile 2009

Come funziona la truffa degli aiuti USA alle banche

di Michael Hudson




Il libero mercato secondo la finanza

Gli articoli dei giornali sembrano sorpresi delle cifre che le banche stanno offrendo per i mutui spazzatura che il Segretario al Tesoro Geithner sta ora proponendo di acquistare, dopo avere mobilitato la FED e il Tesoro per trasferire altri fondi pubblici alle banche. I titoli bancari salgono, sollevando dunque il Dow Jones Industrial Average, come se l'”industria finanziaria” fosse davvero parte dell'economia industriale.

Perchè sono i peggiori colpevoli, come Bank of America (proprietaria ora dei truffatori della Countrywide) e Citibank, i più grandi compratori? Come maggiori abusatori e impacchettatori dei CDO [
Collateralized debt obligations], non dovrebbero essere nella migliore posizione per vedere quanto i loro mutui spazzatura siano privi di valore?

E' proprio qui la chiave di tutto! Ovviamente il governo non è riuscito a proteggersi, non lo ha fatto deliberatamente e intenzionalmente, in modo che le banche tirassero fuori l'ennesima truffa.

Ipotizzate che una banca sieda su un pacchetto da 10 milioni di dollari di collateralized debt obligations (CDO) che è stato messo assieme, ad esempio, dalla Countrywide usando mutui spazzatura. Data l'alta percentuale di frodi (e un recente studio di Fitch ha scoperto che ogni pacchetto esaminato era pieno di frodi finanziarie), questo pacchetto potrà valere al massimo 2 milioni di dollari, dal momento che il fallimento incombe sui “mutui bugiardi” di tipo
Alt-A e sui mutui subprime per i quali persino i broker dei mutui mentivano nel compilare i moduli per gli sfortunati contraenti o per i quali gli operatori deliberatamente prestavano molto più di quanto valevano le proprietà, e intascavano la differenza.

La banca ora offre 3 milioni di dollari per ricomprarsi questo mutuo. Che diavolo, più offrono più ottengono dal governo! Perchè allora non offrire 5 milioni? (In pratica banche in rapporti amichevoli tra loro potrebbero offrire denaro l'una per i CDO spazzatura dell'altra). Il governo, cioè l'ingenua
FDIC mette l'85% dei 5 milioni per comprarli, dunque 4250000 dollari. La banca deve solo mettere il 15%, cioè 750000 dollari.

Qui è la rapina per come la vedo io. Per una spesa di 750000 dollari la banca toglie dal suo bilancio mutui per 2 milioni, per i quali riceve anche 4250000 dollari. Guadagna il doppio del valore dei mutui spazzatura.

Più la banca proprietaria dei mutui spazzatura mette per questi rifiuti tossici, più il governo dovrà pagare per la sua parte dell'85%. Perciò la strategia è strapagare, strapagare e strapagare. Pagare il 15% è un prezzo basso per far mettere al governo l'85% e ripulire i bilanci dai titoli spazzatura tossici.

Questo è il libero mercato all'opera, secondo la finanza.

Michael Hudson è un ex economista di Wall Street. E' Distinguished Research Professor presso la University of Missouri, Kansas City (UMKC), è autore di molti libri, compreso Super Imperialism: The Economic Strategy of American Empire (nuova ed., Pluto Press, 2002). Può essere contattato all'indirizzo mail mh@michael-hudson.com .

19 aprile 2009

Il declino dell'impero statunitense

penta300

Potrebbe non essere percepito come ovvio al giorno d'oggi, sicuramente per via del modo in cui i media riportano la situazione, ma il 13 marzo 2009 sarà molto probabilmente visto dai futuri storici come l'inizio di un inesorabile declino dell'imperialismo statunitense. In questo giorno il premier cinese Wen Jiabao annuncia la preoccupazione da parte del suo paese per l'oltre 1 miliardo di dollari di azioni in titoli del tesoro statunitense e chiede che gli Stati Uniti garantiscano alla Cina il mantenimento del credito e che vengano “onorate le promesse”, e pretende di essere rassicurato a proposito della “sicurezza degli asset cinesi”.

Non c'è modo per cui gli Stati Uniti possano accontentare il Premier Wen e continuare a finanziare e a mantenere operativo un sistema militare globale con più di 1000 basi oltreoceano, enormi gruppi tattici di portaerei e con centinaia di migliaia di uomini e donne armati fino ai denti con le ultime attrezzature militari più high-tech. Tutto questo senza menzionare le guerre senza fine che, da tempo, porta avanti dall'altra parte del globo.

La Cina sta togliendo il terreno da sotto ai piedi del dominio globale militare statunitense durato sei decadi. Non è una coincidenza che il weekend precedente all'affermazione fatta da Wen, un vascello cinese abbia aggredito la "Impeccable", una nave dell'intelligence statunitense che operava nel mare a sud della Cina.

La minaccia implicita nel commento apparentemente moderato di Wen è che se gli Stati Uniti non dovessero riuscire a dare un taglio alla loro spesa in disavanzo, rimettendo in sesto la situazione economica (il che significherebbe ridurre drasticamente la qualità della vita americana e diminuire le esorbitanti spese militari) la Cina taglierebbe semplicemente i finanziamenti al disavanzo americano, forniti con l'acquisto di Titoli di Stato statunitensi, un'azione che di per sé causerebbe il collasso del dollaro e di ciò che rimane dell'economia statunitense.

Il declino economico e militare degli Stati Uniti non è certo una cosa che può verificarsi dal giorno alla notte, poiché la Cina deve continuare a vendere la sua manodopera al mercato statunitense (il più esteso al mondo) e per farlo, deve continuare a ri-immettere i dollari spesi in beni di manifattura cinese sul mercato statunitense, il che finora si è tradotto con l'acquisto di titoli del debito pubblico.

Tra gli altri modi per riciclare i dollari verso il mercato statunitense vi è l'investimento in asset propri degli Stati Uniti. Finora, la Cina ha fatto ciò cautamente, anche per evitare l'insorgere di complicanze di ordine politico all'interno degli Stati Uniti. L'acquisto di titoli di capitale è sempre avvenuto tramite l'acquisizione di partecipazioni minoritarie, come è successo nel caso della Blackstone Group, una società di private equity. Ma se la Cina decidesse di smettere di finanziare l'enorme disavanzo statunitense, le cose potrebbero cambiare. La Cina potrebbe decidere di lasciar scendere il dollaro per avvantaggiarsi della caduta del valore degli asset statunitensi e iniziare a comprare gli Stati Uniti a poco prezzo.

Si parla già di compagnie automobilistiche cinesi che acquisiranno General Motors e Chrysler, e perché no? Potrebbero ottenere queste aziende, per non parlare della maggior parte delle banche nazionali, attualmente acquistabili per quattro soldi. Ma la Cina non ha nessun obbligo di limitarsi (né lo farebbe) a comprare compagnie morenti, ma potrebbe tranquillamente concedersi General Electric, Boeing e IBM, asset in agricoltura e miniere, compagnie petrolifere e giacimenti di petrolio.

Infatti, la Cina ha usato le sue riserve di valuta in Dollari e Euro, ottenute col surplus commerciale, per mettersi sotto chiave convenienti contratti a lungo termine per quanto riguarda il petrolio e altri beni critici. Questo non è che l'inizio. Sarebbe ironico e incredibilmente stupido se gli Stati Uniti dopo aver speso diverse centinaia di miliardi di dollari in prestiti, (che diventerebbero poi 3000 miliardi di dollari se considerassimo gli interessi maturati) lo avessero fatto solo per ottenere la conquista e il controllo dell'Iraq, con l'obiettivo di garantirsi il controllo del petrolio, dal momento che la Cina ha ottenuto gli stessi fini in maniera molto più pacifica e molto più economica, semplicemente comprando a mano a mano i contratti forniti.

E' plausibile oltretutto che l'India, la cui economia è anche più solida di quella cinese al momento, faccia lo stesso. Ne risulterebbe un vasto e permanente indebolimento degli Stati Uniti, poiché è inevitabile che l'economia di questa federazione diventi sempre più subordinata agli interessi dei suoi nuovi proprietari.

Vi è un'ironia deliziosa in tutto ciò, poiché gli Stati Uniti hanno fatto esattamente lo stesso per decenni con tutti i paesi in via di sviluppo di cui hanno comprato le industrie e le risorse, manipolandone e controllandone i sistemi politici a loro vantaggio e piacimento, sempre col supporto, e quando ritenuto opportuno, l'uso minaccioso della sua potenza militare.

Ora, quelli che una volta erano i potenti Stati Uniti (ricordate il “world’s lone superpower” di Dick Cheney e il “New World Order” di George H.W. Bush?), adesso si ritrovano a implorare le Cina di lasciare in pace le loro navi da guerra, ridotti a un mendicare privi di ogni dignità, come esternato da una delle prime dichiarazioni di Hillary Clinton in veste di Segretaria di Stato in cui chiedeva alla Cina di continuare a comprare i titoli statunitensi.

Dal punto di vista della maggioranza della popolazione mondiale, che ha vissuto per troppo tempo sotto la dittatura statunitense, questo è tutto positivo, ma costringere la "nuova Roma" a ritirarsi all'interno dei suoi stessi confini, potrebbe risultare positivo anche per noi, cittadini americani, che abbiamo sempre dovuto pagare per tutte queste avventure militari in nome dell'impero e del profitto aziendale, con il nostro sangue e le nostre tasse.

Il nostro problema, comunque, è che tutte queste meritate rivalse militari ed economiche saranno accompagnate da un'amara dose di realtà quotidiana che vedrà il livello della nostra qualità della vita scemare. Finché Cina, India e tutti i paesi produttori di petrolio hanno voluto acquistare Titoli di Stato americani per finanziare tutti i nostri eccessi multi-generazionali, è stato possibile per il governo statunitense continuare a mantenere tutti noi cittadini grassi e felici, creando una serie di bolle economiche, alzando i nostri salari e il valore delle nostre case a livelli assurdi, mentre i tassi d'interesse rimanevano rassicurantemente bassi e il Dollaro, valuta di riserva del mondo, rimaneva abbastanza alto da permetterci di continuare a comprare i beni la cui produzione veniva progressivamente spostata oltroceano.

Improvvisamente però, con questa breve asserzione, il Premier cinese Wen ha reso evidente quanto non siano più gli Stati Uniti a tenere le redini. Nessuno lo dice forte qui in America ma, dietro le quinte, è palese quanto la politica economica statunitense sarà dettata d'ora in poi dai governi con sede a Pechino, Tokyo, Nuova Delhi e Brasilia. Gli stessi posti che avranno sempre più potere decisionale sulle modalità e sull'eventualità dell'uso del nostro, un tempo "magno", potere militare.

Considerata la storia del nostro secondo dopoguerra, non può essere una cosa negativa.

Dave Lindorff è un giornalista e colonnista di Philadelphia. Il suo ultimo libro è: "The Case for Impeachment" (St. Martin's Press, 2006, ora disponibile in edizione tascabile). Contatto: dlindorff@mindspring.com

18 aprile 2009

L'oppio dell'ottimismo



In un controeditoriale pubblicato sul New York Times (16 ottobre 1998), il direttore del Trends Research Institute Gerald Celente predisse che l'intervento governativo per salvare “le società private considerate ‘troppo grandi per fallire’” avrebbe causato la fine del capitalismo di libero mercato.

Allora egli lo definì “Capitalismo per Codardi” (cliccare qui per leggere l'articolo).

Ora lo si chiama programmi di stimolo e operazioni di salvataggio.

Allora, il signor Celente avvertì che le ricapitalizzazioni non avrebbero funzionato.

Oggi, il signor Celente ripete lo stesso avvertimento… Continuano a non funzionare.

Allora, il governo annunciò che se non si fosse salvato il fondo speculativo Long Term Capital Management, i mercati finanziari globali sarebbero implosi.

Nella foto: Gerard Celente

Oggi, con i mercati che implodono, il governo avverte che se non si salvano certe banche, società finanziarie per l'intermediazione in titoli, società leverage buy-out, compagnie assicurative ecc., l'economia globale è destinata a collassare.

Allora, il signor Gerald Celente fornì una precisa previsione: “Il contagio globale potrebbe essere soppresso temporaneamente a forza di dosi di amoxicillina monetaria, ma quando si verificherà una nuova epidemia, sarà un ceppo resistente alle ricapitalizzazioni e molto più virulento”.

Il contagio globale è stato soppresso, la nuova epidemia si è verificata, e il più virulento dei ceppi incombe su di noi. E, come predisse il signor Celente, sta dando prova di essere resistente alle ricapitalizzazioni.

Oggi, il signor Celente prevede che non vi sia quantità di amoxicillina monetaria che possa curare il virus che si diffonde.

Avvertimento Trend #1: Ciò che il governo sta promuovendo oggi è già stato tentato. Non ha funzionato in passato, e non funzionerà neppure ora.

Dopo il summit del G-20, Barack Obama, pur ammettendo che non esiste garanzia di successo, ha dichiarato, “comunque non ho alcun dubbio sul fatto che le misure adottate siano cruciali per evitare il nostro scivolamento verso la depressione”.

Se il Presidente Obama non è in grado di dare garanzie, come può “non avere alcun dubbio”? Per di più, tutte le ricapitalizzazioni, le operazioni di salvataggio e i piani di stimolo che egli ha sostenuto e/o avviato fino ad ora hanno già fallito. E poiché i piani nuovi non sono che variazioni di politiche già tentate, collaudate e fallite, sono anch'essi destinati a fallire. Il G-20 non sarà “una svolta” e mentre le misure adottate potranno forse rallentare il nostro scivolamento verso la depressione, di certo non lo eviteranno.

Avvertimento Trend #2: Non ci si faccia sedurre dai picchi del mercato azionario o dagli aumenti negli indicatori economici anticipati. Si sia particolarmente diffidenti nei confronti di quei venditori che sostengono che i mercati hanno raggiunto il fondo e verso i titoli dei giornali che insinuano che il peggio è passato (“Car sales not as horrid in March” – 'Vendite auto meno orrende che a marzo' e “Investors jump on good financial news” – 'Gli investitori colgono al balzo le buone notizie economiche' su USA Today del 2 aprile 2009).

A guardar bene, quelle che sono vendute come “buone notizie economiche” sono solo notizie leggermente meno lugubri di quanto non ci si aspettasse. Ciò nonostante, agli insider e ai giocatori professionisti si presenterà una qualche possibilità di cavalcare le onde del mercato.

Potrebbero inoltre esserci fugaci opportunità di vendita in seguito alle recenti modifiche dei principi contabili grazie alle quali le banche stesse possono stabilire il prezzo degli elementi patrimoniali a prescindere dal valore di mercato, riducendo quindi drasticamente le proprie perdite. Non è una misura per la ripresa. In effetti, questa decisione del Financial Accounting Standards Board (FASB – il comitato statunitense per i principi contabili), poco evidenziata dai media, è un imbroglio contabile, una capitolazione che permette alle banche di stabilire il valore delle proprie attività tossiche.

Pornografia del pessimismo

Nel 1998, il signor Gerald Celente era virtualmente da solo quando prevedeva sia l'aumento dell'intervento governativo, sia il suo inevitabile fallimento e le sue ripercussioni catastrofiche. Nel mezzo dell'euforia delle società Dot-com, con i mercati che volavano alti, la creazione di fortune e la pandemia di ottimismo, qualsiasi visione negativa veniva ignorata o scrollata via come tetra e rovinosa. Oggi, in un momento in cui ogni elemento di quella previsione vecchia di dieci anni è una realtà quotidiana che occupa i titoli dei giornali di tutto il mondo, la mancata attenzione è stata sostituita dalla derisione. Non essendo più in grado di metterti da parte, ti attaccano. Prima erano i pagliacci televisivi, ora sono commentatori similmente non qualificati. Essi stessi riluttanti ad affrontare realtà inesorabili, cercano di deflettere l'attenzione del pubblico da scomode realtà a fine men che lieto. Nel suo controeditoriale sul New York Times, Ben Schott, dopo aver citato Celente per aver correttamente previsto “La crisi asiatica ed altre calamità”, schernisce le di lui attuali predizioni definendole “Pornografia del pessimismo” (NYT, 26 marzo 2009).

Il signor Schott è presumibilmente più a suo agio con le esortazioni a Speranza, Fiducia e Ottimismo partorite dal Confidence Man al comando e dalla sua squadra di sostenitori. Ma se noi siamo fornitori di “pornografia del pessimismo”, la mercanzia di Schott & Co. è “oppio dell'ottimismo”.

Questa perniciosa panacea anestetizza il pubblico. “L'oppio dell'ottimismo” lenisce il dolore – posti di lavoro perduti, preclusione dal mercato, rovina finanziaria – diminuisce l'ansia, riduce la vigilanza, compromette la coordinazione e provoca grave assuefazione. L'uso reiterato o cronico causa deterioramento mentale. L'overdose può portare a stordimento, coma e decesso.

L'America sta affrontando una crisi che è molto più che economica. Le implicazioni sono di enorme rilievo. Siamo testimoni del declino dell'Impero America.

Gerald Celente

20 aprile 2009

Come funziona la truffa degli aiuti USA alle banche

di Michael Hudson




Il libero mercato secondo la finanza

Gli articoli dei giornali sembrano sorpresi delle cifre che le banche stanno offrendo per i mutui spazzatura che il Segretario al Tesoro Geithner sta ora proponendo di acquistare, dopo avere mobilitato la FED e il Tesoro per trasferire altri fondi pubblici alle banche. I titoli bancari salgono, sollevando dunque il Dow Jones Industrial Average, come se l'”industria finanziaria” fosse davvero parte dell'economia industriale.

Perchè sono i peggiori colpevoli, come Bank of America (proprietaria ora dei truffatori della Countrywide) e Citibank, i più grandi compratori? Come maggiori abusatori e impacchettatori dei CDO [
Collateralized debt obligations], non dovrebbero essere nella migliore posizione per vedere quanto i loro mutui spazzatura siano privi di valore?

E' proprio qui la chiave di tutto! Ovviamente il governo non è riuscito a proteggersi, non lo ha fatto deliberatamente e intenzionalmente, in modo che le banche tirassero fuori l'ennesima truffa.

Ipotizzate che una banca sieda su un pacchetto da 10 milioni di dollari di collateralized debt obligations (CDO) che è stato messo assieme, ad esempio, dalla Countrywide usando mutui spazzatura. Data l'alta percentuale di frodi (e un recente studio di Fitch ha scoperto che ogni pacchetto esaminato era pieno di frodi finanziarie), questo pacchetto potrà valere al massimo 2 milioni di dollari, dal momento che il fallimento incombe sui “mutui bugiardi” di tipo
Alt-A e sui mutui subprime per i quali persino i broker dei mutui mentivano nel compilare i moduli per gli sfortunati contraenti o per i quali gli operatori deliberatamente prestavano molto più di quanto valevano le proprietà, e intascavano la differenza.

La banca ora offre 3 milioni di dollari per ricomprarsi questo mutuo. Che diavolo, più offrono più ottengono dal governo! Perchè allora non offrire 5 milioni? (In pratica banche in rapporti amichevoli tra loro potrebbero offrire denaro l'una per i CDO spazzatura dell'altra). Il governo, cioè l'ingenua
FDIC mette l'85% dei 5 milioni per comprarli, dunque 4250000 dollari. La banca deve solo mettere il 15%, cioè 750000 dollari.

Qui è la rapina per come la vedo io. Per una spesa di 750000 dollari la banca toglie dal suo bilancio mutui per 2 milioni, per i quali riceve anche 4250000 dollari. Guadagna il doppio del valore dei mutui spazzatura.

Più la banca proprietaria dei mutui spazzatura mette per questi rifiuti tossici, più il governo dovrà pagare per la sua parte dell'85%. Perciò la strategia è strapagare, strapagare e strapagare. Pagare il 15% è un prezzo basso per far mettere al governo l'85% e ripulire i bilanci dai titoli spazzatura tossici.

Questo è il libero mercato all'opera, secondo la finanza.

Michael Hudson è un ex economista di Wall Street. E' Distinguished Research Professor presso la University of Missouri, Kansas City (UMKC), è autore di molti libri, compreso Super Imperialism: The Economic Strategy of American Empire (nuova ed., Pluto Press, 2002). Può essere contattato all'indirizzo mail mh@michael-hudson.com .

19 aprile 2009

Il declino dell'impero statunitense

penta300

Potrebbe non essere percepito come ovvio al giorno d'oggi, sicuramente per via del modo in cui i media riportano la situazione, ma il 13 marzo 2009 sarà molto probabilmente visto dai futuri storici come l'inizio di un inesorabile declino dell'imperialismo statunitense. In questo giorno il premier cinese Wen Jiabao annuncia la preoccupazione da parte del suo paese per l'oltre 1 miliardo di dollari di azioni in titoli del tesoro statunitense e chiede che gli Stati Uniti garantiscano alla Cina il mantenimento del credito e che vengano “onorate le promesse”, e pretende di essere rassicurato a proposito della “sicurezza degli asset cinesi”.

Non c'è modo per cui gli Stati Uniti possano accontentare il Premier Wen e continuare a finanziare e a mantenere operativo un sistema militare globale con più di 1000 basi oltreoceano, enormi gruppi tattici di portaerei e con centinaia di migliaia di uomini e donne armati fino ai denti con le ultime attrezzature militari più high-tech. Tutto questo senza menzionare le guerre senza fine che, da tempo, porta avanti dall'altra parte del globo.

La Cina sta togliendo il terreno da sotto ai piedi del dominio globale militare statunitense durato sei decadi. Non è una coincidenza che il weekend precedente all'affermazione fatta da Wen, un vascello cinese abbia aggredito la "Impeccable", una nave dell'intelligence statunitense che operava nel mare a sud della Cina.

La minaccia implicita nel commento apparentemente moderato di Wen è che se gli Stati Uniti non dovessero riuscire a dare un taglio alla loro spesa in disavanzo, rimettendo in sesto la situazione economica (il che significherebbe ridurre drasticamente la qualità della vita americana e diminuire le esorbitanti spese militari) la Cina taglierebbe semplicemente i finanziamenti al disavanzo americano, forniti con l'acquisto di Titoli di Stato statunitensi, un'azione che di per sé causerebbe il collasso del dollaro e di ciò che rimane dell'economia statunitense.

Il declino economico e militare degli Stati Uniti non è certo una cosa che può verificarsi dal giorno alla notte, poiché la Cina deve continuare a vendere la sua manodopera al mercato statunitense (il più esteso al mondo) e per farlo, deve continuare a ri-immettere i dollari spesi in beni di manifattura cinese sul mercato statunitense, il che finora si è tradotto con l'acquisto di titoli del debito pubblico.

Tra gli altri modi per riciclare i dollari verso il mercato statunitense vi è l'investimento in asset propri degli Stati Uniti. Finora, la Cina ha fatto ciò cautamente, anche per evitare l'insorgere di complicanze di ordine politico all'interno degli Stati Uniti. L'acquisto di titoli di capitale è sempre avvenuto tramite l'acquisizione di partecipazioni minoritarie, come è successo nel caso della Blackstone Group, una società di private equity. Ma se la Cina decidesse di smettere di finanziare l'enorme disavanzo statunitense, le cose potrebbero cambiare. La Cina potrebbe decidere di lasciar scendere il dollaro per avvantaggiarsi della caduta del valore degli asset statunitensi e iniziare a comprare gli Stati Uniti a poco prezzo.

Si parla già di compagnie automobilistiche cinesi che acquisiranno General Motors e Chrysler, e perché no? Potrebbero ottenere queste aziende, per non parlare della maggior parte delle banche nazionali, attualmente acquistabili per quattro soldi. Ma la Cina non ha nessun obbligo di limitarsi (né lo farebbe) a comprare compagnie morenti, ma potrebbe tranquillamente concedersi General Electric, Boeing e IBM, asset in agricoltura e miniere, compagnie petrolifere e giacimenti di petrolio.

Infatti, la Cina ha usato le sue riserve di valuta in Dollari e Euro, ottenute col surplus commerciale, per mettersi sotto chiave convenienti contratti a lungo termine per quanto riguarda il petrolio e altri beni critici. Questo non è che l'inizio. Sarebbe ironico e incredibilmente stupido se gli Stati Uniti dopo aver speso diverse centinaia di miliardi di dollari in prestiti, (che diventerebbero poi 3000 miliardi di dollari se considerassimo gli interessi maturati) lo avessero fatto solo per ottenere la conquista e il controllo dell'Iraq, con l'obiettivo di garantirsi il controllo del petrolio, dal momento che la Cina ha ottenuto gli stessi fini in maniera molto più pacifica e molto più economica, semplicemente comprando a mano a mano i contratti forniti.

E' plausibile oltretutto che l'India, la cui economia è anche più solida di quella cinese al momento, faccia lo stesso. Ne risulterebbe un vasto e permanente indebolimento degli Stati Uniti, poiché è inevitabile che l'economia di questa federazione diventi sempre più subordinata agli interessi dei suoi nuovi proprietari.

Vi è un'ironia deliziosa in tutto ciò, poiché gli Stati Uniti hanno fatto esattamente lo stesso per decenni con tutti i paesi in via di sviluppo di cui hanno comprato le industrie e le risorse, manipolandone e controllandone i sistemi politici a loro vantaggio e piacimento, sempre col supporto, e quando ritenuto opportuno, l'uso minaccioso della sua potenza militare.

Ora, quelli che una volta erano i potenti Stati Uniti (ricordate il “world’s lone superpower” di Dick Cheney e il “New World Order” di George H.W. Bush?), adesso si ritrovano a implorare le Cina di lasciare in pace le loro navi da guerra, ridotti a un mendicare privi di ogni dignità, come esternato da una delle prime dichiarazioni di Hillary Clinton in veste di Segretaria di Stato in cui chiedeva alla Cina di continuare a comprare i titoli statunitensi.

Dal punto di vista della maggioranza della popolazione mondiale, che ha vissuto per troppo tempo sotto la dittatura statunitense, questo è tutto positivo, ma costringere la "nuova Roma" a ritirarsi all'interno dei suoi stessi confini, potrebbe risultare positivo anche per noi, cittadini americani, che abbiamo sempre dovuto pagare per tutte queste avventure militari in nome dell'impero e del profitto aziendale, con il nostro sangue e le nostre tasse.

Il nostro problema, comunque, è che tutte queste meritate rivalse militari ed economiche saranno accompagnate da un'amara dose di realtà quotidiana che vedrà il livello della nostra qualità della vita scemare. Finché Cina, India e tutti i paesi produttori di petrolio hanno voluto acquistare Titoli di Stato americani per finanziare tutti i nostri eccessi multi-generazionali, è stato possibile per il governo statunitense continuare a mantenere tutti noi cittadini grassi e felici, creando una serie di bolle economiche, alzando i nostri salari e il valore delle nostre case a livelli assurdi, mentre i tassi d'interesse rimanevano rassicurantemente bassi e il Dollaro, valuta di riserva del mondo, rimaneva abbastanza alto da permetterci di continuare a comprare i beni la cui produzione veniva progressivamente spostata oltroceano.

Improvvisamente però, con questa breve asserzione, il Premier cinese Wen ha reso evidente quanto non siano più gli Stati Uniti a tenere le redini. Nessuno lo dice forte qui in America ma, dietro le quinte, è palese quanto la politica economica statunitense sarà dettata d'ora in poi dai governi con sede a Pechino, Tokyo, Nuova Delhi e Brasilia. Gli stessi posti che avranno sempre più potere decisionale sulle modalità e sull'eventualità dell'uso del nostro, un tempo "magno", potere militare.

Considerata la storia del nostro secondo dopoguerra, non può essere una cosa negativa.

Dave Lindorff è un giornalista e colonnista di Philadelphia. Il suo ultimo libro è: "The Case for Impeachment" (St. Martin's Press, 2006, ora disponibile in edizione tascabile). Contatto: dlindorff@mindspring.com

18 aprile 2009

L'oppio dell'ottimismo



In un controeditoriale pubblicato sul New York Times (16 ottobre 1998), il direttore del Trends Research Institute Gerald Celente predisse che l'intervento governativo per salvare “le società private considerate ‘troppo grandi per fallire’” avrebbe causato la fine del capitalismo di libero mercato.

Allora egli lo definì “Capitalismo per Codardi” (cliccare qui per leggere l'articolo).

Ora lo si chiama programmi di stimolo e operazioni di salvataggio.

Allora, il signor Celente avvertì che le ricapitalizzazioni non avrebbero funzionato.

Oggi, il signor Celente ripete lo stesso avvertimento… Continuano a non funzionare.

Allora, il governo annunciò che se non si fosse salvato il fondo speculativo Long Term Capital Management, i mercati finanziari globali sarebbero implosi.

Nella foto: Gerard Celente

Oggi, con i mercati che implodono, il governo avverte che se non si salvano certe banche, società finanziarie per l'intermediazione in titoli, società leverage buy-out, compagnie assicurative ecc., l'economia globale è destinata a collassare.

Allora, il signor Gerald Celente fornì una precisa previsione: “Il contagio globale potrebbe essere soppresso temporaneamente a forza di dosi di amoxicillina monetaria, ma quando si verificherà una nuova epidemia, sarà un ceppo resistente alle ricapitalizzazioni e molto più virulento”.

Il contagio globale è stato soppresso, la nuova epidemia si è verificata, e il più virulento dei ceppi incombe su di noi. E, come predisse il signor Celente, sta dando prova di essere resistente alle ricapitalizzazioni.

Oggi, il signor Celente prevede che non vi sia quantità di amoxicillina monetaria che possa curare il virus che si diffonde.

Avvertimento Trend #1: Ciò che il governo sta promuovendo oggi è già stato tentato. Non ha funzionato in passato, e non funzionerà neppure ora.

Dopo il summit del G-20, Barack Obama, pur ammettendo che non esiste garanzia di successo, ha dichiarato, “comunque non ho alcun dubbio sul fatto che le misure adottate siano cruciali per evitare il nostro scivolamento verso la depressione”.

Se il Presidente Obama non è in grado di dare garanzie, come può “non avere alcun dubbio”? Per di più, tutte le ricapitalizzazioni, le operazioni di salvataggio e i piani di stimolo che egli ha sostenuto e/o avviato fino ad ora hanno già fallito. E poiché i piani nuovi non sono che variazioni di politiche già tentate, collaudate e fallite, sono anch'essi destinati a fallire. Il G-20 non sarà “una svolta” e mentre le misure adottate potranno forse rallentare il nostro scivolamento verso la depressione, di certo non lo eviteranno.

Avvertimento Trend #2: Non ci si faccia sedurre dai picchi del mercato azionario o dagli aumenti negli indicatori economici anticipati. Si sia particolarmente diffidenti nei confronti di quei venditori che sostengono che i mercati hanno raggiunto il fondo e verso i titoli dei giornali che insinuano che il peggio è passato (“Car sales not as horrid in March” – 'Vendite auto meno orrende che a marzo' e “Investors jump on good financial news” – 'Gli investitori colgono al balzo le buone notizie economiche' su USA Today del 2 aprile 2009).

A guardar bene, quelle che sono vendute come “buone notizie economiche” sono solo notizie leggermente meno lugubri di quanto non ci si aspettasse. Ciò nonostante, agli insider e ai giocatori professionisti si presenterà una qualche possibilità di cavalcare le onde del mercato.

Potrebbero inoltre esserci fugaci opportunità di vendita in seguito alle recenti modifiche dei principi contabili grazie alle quali le banche stesse possono stabilire il prezzo degli elementi patrimoniali a prescindere dal valore di mercato, riducendo quindi drasticamente le proprie perdite. Non è una misura per la ripresa. In effetti, questa decisione del Financial Accounting Standards Board (FASB – il comitato statunitense per i principi contabili), poco evidenziata dai media, è un imbroglio contabile, una capitolazione che permette alle banche di stabilire il valore delle proprie attività tossiche.

Pornografia del pessimismo

Nel 1998, il signor Gerald Celente era virtualmente da solo quando prevedeva sia l'aumento dell'intervento governativo, sia il suo inevitabile fallimento e le sue ripercussioni catastrofiche. Nel mezzo dell'euforia delle società Dot-com, con i mercati che volavano alti, la creazione di fortune e la pandemia di ottimismo, qualsiasi visione negativa veniva ignorata o scrollata via come tetra e rovinosa. Oggi, in un momento in cui ogni elemento di quella previsione vecchia di dieci anni è una realtà quotidiana che occupa i titoli dei giornali di tutto il mondo, la mancata attenzione è stata sostituita dalla derisione. Non essendo più in grado di metterti da parte, ti attaccano. Prima erano i pagliacci televisivi, ora sono commentatori similmente non qualificati. Essi stessi riluttanti ad affrontare realtà inesorabili, cercano di deflettere l'attenzione del pubblico da scomode realtà a fine men che lieto. Nel suo controeditoriale sul New York Times, Ben Schott, dopo aver citato Celente per aver correttamente previsto “La crisi asiatica ed altre calamità”, schernisce le di lui attuali predizioni definendole “Pornografia del pessimismo” (NYT, 26 marzo 2009).

Il signor Schott è presumibilmente più a suo agio con le esortazioni a Speranza, Fiducia e Ottimismo partorite dal Confidence Man al comando e dalla sua squadra di sostenitori. Ma se noi siamo fornitori di “pornografia del pessimismo”, la mercanzia di Schott & Co. è “oppio dell'ottimismo”.

Questa perniciosa panacea anestetizza il pubblico. “L'oppio dell'ottimismo” lenisce il dolore – posti di lavoro perduti, preclusione dal mercato, rovina finanziaria – diminuisce l'ansia, riduce la vigilanza, compromette la coordinazione e provoca grave assuefazione. L'uso reiterato o cronico causa deterioramento mentale. L'overdose può portare a stordimento, coma e decesso.

L'America sta affrontando una crisi che è molto più che economica. Le implicazioni sono di enorme rilievo. Siamo testimoni del declino dell'Impero America.

Gerald Celente