15 agosto 2009

Chi erano i Nephilim? I Giganti?


In Genesi 6:1-4 si legge: "Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e furono loro nate delle figlie, avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte. Il Signore disse: ‘Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni. In quel tempo c’erano sulla terra i giganti (nephilim) e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi".

Prima di cercare di rispondere alla domanda su chi possano essere stati i figli di Dio, mi pare doveroso sottolineare la straordinarietà di questi versetti. Si ha, infatti, l'impressione che il passo sopra riportato sia un frammento di una più ampia tradizione salvatasi ad un naufragio di antichi testi. Il sapore "sumerico" del passo, l'arcaico e mitico riferimento ai giganti inducono a supporre che, nel palinsesto di Genesi, sia rimasto questo lacerto che può essere confrontato con i retaggi, peculiari di altre culture, su creature titaniche.

Sono state ventilate parecchie supposizioni su chi fossero i figli di Dio e perché i figli che essi ebbero con le figlie degli uomini diedero vita a una razza di giganti. Non prenderò in esame i presunti riferimenti neo-testamentari ai "figli di Dio" poiché, a mio parere, appartengono ad un altro Zeitgeist, ad una forma mentis di autori che erano inclini a reinterpretare brani della Torah con fini catechistici legati ad esigenze contingenti. Vorrei anche restare nell'ambito di un discorso paleontologico e storico, senza sconfinare nella teologia.[1]

Vediamo quindi quali sono le principali ipotesi di identificazione.

- I figli di Dio furono i discendenti del probo Seth che si unirono con i rampolli del malvagio Caino.

- I figli di Dio furono esseri di notevole statura creati, per mezzo di manipolazioni genetiche, da un popolo extraterrestre individuato da Sitchin e da Alford nei progenitori dei Sumeri. Secondo Alford, i Nephilim erano sterili.[2]

- I figli di Dio furono Atlantidei.

- I figli di Dio furono discendenti di uomini della specie Homo sapiens e di donne appartenenti alla specie Homo Neanderthalensis. Questa tesi sostenuta da Adriano Forgione e da altri e che troverebbe conferme nelle indagini genetiche della scienziata britannica Rosalind Harting, spiegherebbe per quale motivo gli esponenti del Sapiens furono denominati "figli di Dio." Sarebbero, infatti, costoro, ad essere stati creati, mediante l'ibridazione di geni appartenenti all'Homo erectus con il D.N.A. ricavato dagli "dèi" di Shumer. Anche paleontologi accademici non scartano l’ipotesi di un incrocio tra le due specie. Resta il dubbio se da tale connubio possano essere nati dei giganti.

A questo punto mi chiedo se la prima congettura non sia riconducibile a questa, dacché Caino potrebbe indicare una stirpe di rossi: la Harding ritiene che il rutilismo fosse un tratto fenotipico del Neanderthalis. Nel Kebra Nagast, il testo sacro dei Falasha, gli Etiopi di religione ebraica che rispettano le norme originarie del Pentateuco, i figli di Dio sono chiamati figli di Seth, le figlie degli uomini, figlie di Caino. Dunque Caino era rosso ed un Neanderthalensis?[3]

A prescindere dall'identità dei Figli di Dio e dei Nephilim, resta un'altra spinosa questione: furono un lignaggio degenere e perverso, come sono inclini a pensare coloro che li identificano con gli "angeli ribelli" o uomini degnissimi ed eroici, come afferma, tra gli altri, l'esoterista Antoine Fabre d’Olivet? Il dibattitto è aperto.

[1] A mio parere, la trattazione si può estendere ad un ambito metafisico, ma qui mi limito al piano “oggettivo” per evitare di rendere intricata un’analisi già difficile.

[2] Pare che la traduzione di "nephilim" con "giganti" sia corretta, mentre la resa "caduti", adottata da Zecharia Sitchin e da qualche altro autore, dovrebbe essere inidonea. Ne consegue che l'interpretazione teologica prevalente che vede nei nephilim degli angeli caduti perde in parte di plausibilità. Antichi interpreti ebrei, scritti apocrifi e pseudoepigrafi sono unanimi nel sostenere la tesi che gli angeli caduti siano i "figli di Dio" menzionati in Genesi 6:1-4. Questo non chiude assolutamente le discussioni, ma, a mio parere, le sposta su un altro livello, la dimensione metafisica o meglio interdimensionale dei Vigilanti evocati nel libro di Enoch ed in altri documenti.

by Zret

12 agosto 2009

Il Creditore Spietato, evocato da Lorenz, non è un fantasma del futuro

Ecco un pensiero di Konrad Lorenz: “l’unico introito legittimo di energia del nostro pianeta è costituito dall’irraggiamento solare, e ogni crescita economica che consumi più energia di quella che riceviamo dal sole, irretisce l’economia mondiale in una spirale debitoria, che ci consegnerà a un creditore spietato….”
Il Creditore Spietato, evocato da Lorenz, non è un fantasma del futuro. Si presenta ogni giorno, e ogni sua apparizione è una rapina: si porta via della vita vivente, ma ci lascerà fino all’ultimo lo sviluppo.
I governi possono governare - sono lasciati fare - fintanto che non si oppongano allo sviluppo, vuol dire che ne sono tutti, dal più potente all’ultimo di forza, prigionieri e servi. La grande domanda metafisica: l’uomo è libero? si può anche buttarla qui, parlando di governi che tutti, nessuno escluso, possono procedere soltanto in un’unica direzione, senza che gli sia data una scelta. Se fossi papa o presidente americano o presidente russo mi piglierei il piacere di rispondere che l’uomo può solo decidere quel che è già deciso. E questo irrefrenabile sviluppo era nel segreto del tempo, nel mistero tragico del destino umano, ma quel che mi dà scandalo, quel che mi fa più soffrire, è che “gli si voglia bene”, che si parli incessantemente di “ripresa” del lavoro di questo assassino come di qualcosa di desiderabile, non come di una necessità ineluttabile, come di una caduta progressiva nell’infelicità.
Vorrei un capo di governo o di azienda che facesse precedere da un purtroppo le frasi consuete: “dobbiamo aumentare la produzione”, “la ripresa è imminente”… Neppure questa libertà gli è data. Sono costretti anche ad adularlo, il Maligno: se aggiungono un purtroppo li scaraventa in basso come birilli. Questo non è più avere un potere, tanto meno corrisponde a qualcuno dei sensi profondi di comando. L’asservimento all’economia dello sviluppo, senza neppure un accenno di sgomento, dice l’immiserimento, la perdita di essenza e di centro, della politica. Se il fine unico è lo sviluppo, la politica è giudicata in base alla sua bravura (che è pura passività) nello spingerlo avanti a qualsiasi costo….
Non c’è nessuna idea politica dietro, sopra o sotto: c’è il Dio dell’economia industriale geloso del suo culto monoteistico.
Un inferno urbano contemporaneo è fatto di molte cose. Tra le più evidenti, c’è l’eccesso di circolazione di macchine, auto e moto. Contro smog e paralisi si almanaccano palliativi di ogni genere, ma soltanto abbattendo la produzione automobilistica si potrebbe ridare alle città un po' di respiro post-diluviale. Immediatamente sulle piazze liberate dai grovigli di auto, si adunerebbero a migliaia, e a migliaia di migliaia, i tamburi di latta della protesta di quelli a cui fosse stato restituito il respiro: non vogliono la cura, ma la malattia in tutta la sua spietatezza...Così i chimici che producono veleni per l’agricoltura: vietarli, anche per amore dei loro stessi figli, ne scatenerebbe la collera. Ma sarà la collera dei chimici, o dei veleni in loro? Chi dice che non abbiano un’anima, i veleni che produciamo? ...La sola voce concorde, universale, in alto e in basso, grida che nessuna industria si fermi o chiuda, qualsiasi cosa produca, sia pure inutilissima o micidialissima, sia pure destinata a restare invenduta: la sola voce concorde invoca che si aprano cantieri su cantieri e che si investano finanze in nuovi progetti industriali: a costo di qualsiasi inquinamento e imbruttimento, a costo anche di fare accorrere, per l’immediata ritorsione morale che colpisce chi accolga progetti simili, le furie di una intensificata violenza. E se deve, sul mare delle voci tutte uguali, planare una promessa rassicurante, è sempre la stessa: ci sarà la “ripresa”, ne avrete il triplo di questa roba...

La Stampa, 9 marzo 1993

11 agosto 2009

Conti pubblici: quale democrazia?


Tra le grandi assenti in materia di regole democratiche, oltre la “porcata
elettorale”, vi è la latitanza di una istituzione dello Stato, con carattere
assolutamente indipendente, che potrebbe essere la Corte dei Conti o il
ragioniere generale dello Stato, che offra al Parlamento, in tempo reale ed in
chiaro, le cifre che riguardano la situazione economica e finanziaria, le spese
dei vari ministeri, la reale entità pagata da ogni regione e da ogni categoria
di contribuenti, la situazione degli enti previdenziali, ecc. ecc.
Il teatrino della politica, infatti, offre ai cittadini, in una materia
fondamentale di valutazione dell’operato di un governo, come i conti pubblici,
delle cifre inventate in cui una parte politica uscente sostiene di aver
risanato i conti e l’altra entrante si dispera per aver trovato un disastro.
E’ del tutto evidente che al cittadino elettore viene sottratto un elemento
essenziale di valutazione e la vittoria politica arride non ai virtuosi
(improbabili), ma a chi ha più voce per contare balle.
Eppure sarebbe molto semplice e poco costoso avere un sito Internet, a
disposizione di chiunque, aggiornato su dati ufficiali, che fotografi la
situazione della spesa pubblica, il dettaglio delle spese militari (io pretendo
di sapere fino all’ultimo euro quanto ci costa la guerra all’Afghanistan).
Vi sono cittadini come il giornalista di economia Massimo Riva, che denuncia
silenzi sul superdebito pubblico balzato avanti nell’ultimo anno di 104
miliardi di euro, e Tremonti si può permettere di essere vago e parlare di una
sciagurata eredità lasciata dal governo precedente, mentre una presenza
istituzionale indipendente, di indiscussa autorità e capacità, conti alla mano,
dovrebbe offrire ai cittadini dati indiscutibili.
Se un giornalista specializzato in economia non riesce ad offrire ai suoi
lettori una valutazione sulla situazione economica per mancanza di dati o
furberie contabili, ebbene non vi è democrazia perché i cittadini non possono
valutare chi li governa, con dati chiari e ufficiali, certificati dalla Corte
dei Conti, il cui principale dovere d’istituto dovrebbe essere quello di
rispondere in tempo reale ai quesiti dei cittadini in materia di pubblico
denaro.
Soltanto un ente terzo preposto all’informazione sullo stato della economia e
dei conti, può avere l’autorità di pretendere dai governanti, dai ministeri,
dagli Enti, le cifre vere e attuali ed offrirle al dibattito politico.
Oggi nella informazione economica avviene ciò che accade quando vengono fatte
manifestazioni di massa, dove la questura parla di duecentomila persone e gli
organizzatori di due milioni. Se invece si volesse sapere la verità, sarebbe
facilissimo. Basterebbe dividere una fotografia dall’alto della manifestazione
in tanti piccoli quadratini, ingrandire, contare le persone di un quadratino e
fare una semplice moltiplicazione.
Con dati seri e accertati molti bluff dei politicanti sarebbero smascherati e
mano mano la politica potrebbe diventare una cosa più credibile.
In questi giorni io chiederei alla magistratura dei conti di offrirmi un
dato. Quanto spende la Protezione civile in materia di PREVENZIONE degli
incendi, e vorrei comparare questo dato con quanto spende per il loro
spegnimento con la flotta aerea, gli elitanker, gli effettivi sul campo e i
“volontari”. Sono sicuro che per la prevenzione non si fa quasi nulla, come
nella Sanità, mentre le giornate scelte dagli incendiari sono veramente poche,
dieci al massimo quando c’è molto vento in luglio e agosto, e, se in questi
giorni si pattugliassero i territori a rischio, massicciamente, con pene
severissime per gli incendiari, il grande businnes dell’antincendio si
sgonfierebbe a favore di una presenza capillare sul territorio, esercito
compreso.
Ma la democrazia è una cosa seria! In Italia la dobbiamo ancora inventare.


di Paolo De Gregorio

15 agosto 2009

Chi erano i Nephilim? I Giganti?


In Genesi 6:1-4 si legge: "Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e furono loro nate delle figlie, avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte. Il Signore disse: ‘Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni. In quel tempo c’erano sulla terra i giganti (nephilim) e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi".

Prima di cercare di rispondere alla domanda su chi possano essere stati i figli di Dio, mi pare doveroso sottolineare la straordinarietà di questi versetti. Si ha, infatti, l'impressione che il passo sopra riportato sia un frammento di una più ampia tradizione salvatasi ad un naufragio di antichi testi. Il sapore "sumerico" del passo, l'arcaico e mitico riferimento ai giganti inducono a supporre che, nel palinsesto di Genesi, sia rimasto questo lacerto che può essere confrontato con i retaggi, peculiari di altre culture, su creature titaniche.

Sono state ventilate parecchie supposizioni su chi fossero i figli di Dio e perché i figli che essi ebbero con le figlie degli uomini diedero vita a una razza di giganti. Non prenderò in esame i presunti riferimenti neo-testamentari ai "figli di Dio" poiché, a mio parere, appartengono ad un altro Zeitgeist, ad una forma mentis di autori che erano inclini a reinterpretare brani della Torah con fini catechistici legati ad esigenze contingenti. Vorrei anche restare nell'ambito di un discorso paleontologico e storico, senza sconfinare nella teologia.[1]

Vediamo quindi quali sono le principali ipotesi di identificazione.

- I figli di Dio furono i discendenti del probo Seth che si unirono con i rampolli del malvagio Caino.

- I figli di Dio furono esseri di notevole statura creati, per mezzo di manipolazioni genetiche, da un popolo extraterrestre individuato da Sitchin e da Alford nei progenitori dei Sumeri. Secondo Alford, i Nephilim erano sterili.[2]

- I figli di Dio furono Atlantidei.

- I figli di Dio furono discendenti di uomini della specie Homo sapiens e di donne appartenenti alla specie Homo Neanderthalensis. Questa tesi sostenuta da Adriano Forgione e da altri e che troverebbe conferme nelle indagini genetiche della scienziata britannica Rosalind Harting, spiegherebbe per quale motivo gli esponenti del Sapiens furono denominati "figli di Dio." Sarebbero, infatti, costoro, ad essere stati creati, mediante l'ibridazione di geni appartenenti all'Homo erectus con il D.N.A. ricavato dagli "dèi" di Shumer. Anche paleontologi accademici non scartano l’ipotesi di un incrocio tra le due specie. Resta il dubbio se da tale connubio possano essere nati dei giganti.

A questo punto mi chiedo se la prima congettura non sia riconducibile a questa, dacché Caino potrebbe indicare una stirpe di rossi: la Harding ritiene che il rutilismo fosse un tratto fenotipico del Neanderthalis. Nel Kebra Nagast, il testo sacro dei Falasha, gli Etiopi di religione ebraica che rispettano le norme originarie del Pentateuco, i figli di Dio sono chiamati figli di Seth, le figlie degli uomini, figlie di Caino. Dunque Caino era rosso ed un Neanderthalensis?[3]

A prescindere dall'identità dei Figli di Dio e dei Nephilim, resta un'altra spinosa questione: furono un lignaggio degenere e perverso, come sono inclini a pensare coloro che li identificano con gli "angeli ribelli" o uomini degnissimi ed eroici, come afferma, tra gli altri, l'esoterista Antoine Fabre d’Olivet? Il dibattitto è aperto.

[1] A mio parere, la trattazione si può estendere ad un ambito metafisico, ma qui mi limito al piano “oggettivo” per evitare di rendere intricata un’analisi già difficile.

[2] Pare che la traduzione di "nephilim" con "giganti" sia corretta, mentre la resa "caduti", adottata da Zecharia Sitchin e da qualche altro autore, dovrebbe essere inidonea. Ne consegue che l'interpretazione teologica prevalente che vede nei nephilim degli angeli caduti perde in parte di plausibilità. Antichi interpreti ebrei, scritti apocrifi e pseudoepigrafi sono unanimi nel sostenere la tesi che gli angeli caduti siano i "figli di Dio" menzionati in Genesi 6:1-4. Questo non chiude assolutamente le discussioni, ma, a mio parere, le sposta su un altro livello, la dimensione metafisica o meglio interdimensionale dei Vigilanti evocati nel libro di Enoch ed in altri documenti.

by Zret

12 agosto 2009

Il Creditore Spietato, evocato da Lorenz, non è un fantasma del futuro

Ecco un pensiero di Konrad Lorenz: “l’unico introito legittimo di energia del nostro pianeta è costituito dall’irraggiamento solare, e ogni crescita economica che consumi più energia di quella che riceviamo dal sole, irretisce l’economia mondiale in una spirale debitoria, che ci consegnerà a un creditore spietato….”
Il Creditore Spietato, evocato da Lorenz, non è un fantasma del futuro. Si presenta ogni giorno, e ogni sua apparizione è una rapina: si porta via della vita vivente, ma ci lascerà fino all’ultimo lo sviluppo.
I governi possono governare - sono lasciati fare - fintanto che non si oppongano allo sviluppo, vuol dire che ne sono tutti, dal più potente all’ultimo di forza, prigionieri e servi. La grande domanda metafisica: l’uomo è libero? si può anche buttarla qui, parlando di governi che tutti, nessuno escluso, possono procedere soltanto in un’unica direzione, senza che gli sia data una scelta. Se fossi papa o presidente americano o presidente russo mi piglierei il piacere di rispondere che l’uomo può solo decidere quel che è già deciso. E questo irrefrenabile sviluppo era nel segreto del tempo, nel mistero tragico del destino umano, ma quel che mi dà scandalo, quel che mi fa più soffrire, è che “gli si voglia bene”, che si parli incessantemente di “ripresa” del lavoro di questo assassino come di qualcosa di desiderabile, non come di una necessità ineluttabile, come di una caduta progressiva nell’infelicità.
Vorrei un capo di governo o di azienda che facesse precedere da un purtroppo le frasi consuete: “dobbiamo aumentare la produzione”, “la ripresa è imminente”… Neppure questa libertà gli è data. Sono costretti anche ad adularlo, il Maligno: se aggiungono un purtroppo li scaraventa in basso come birilli. Questo non è più avere un potere, tanto meno corrisponde a qualcuno dei sensi profondi di comando. L’asservimento all’economia dello sviluppo, senza neppure un accenno di sgomento, dice l’immiserimento, la perdita di essenza e di centro, della politica. Se il fine unico è lo sviluppo, la politica è giudicata in base alla sua bravura (che è pura passività) nello spingerlo avanti a qualsiasi costo….
Non c’è nessuna idea politica dietro, sopra o sotto: c’è il Dio dell’economia industriale geloso del suo culto monoteistico.
Un inferno urbano contemporaneo è fatto di molte cose. Tra le più evidenti, c’è l’eccesso di circolazione di macchine, auto e moto. Contro smog e paralisi si almanaccano palliativi di ogni genere, ma soltanto abbattendo la produzione automobilistica si potrebbe ridare alle città un po' di respiro post-diluviale. Immediatamente sulle piazze liberate dai grovigli di auto, si adunerebbero a migliaia, e a migliaia di migliaia, i tamburi di latta della protesta di quelli a cui fosse stato restituito il respiro: non vogliono la cura, ma la malattia in tutta la sua spietatezza...Così i chimici che producono veleni per l’agricoltura: vietarli, anche per amore dei loro stessi figli, ne scatenerebbe la collera. Ma sarà la collera dei chimici, o dei veleni in loro? Chi dice che non abbiano un’anima, i veleni che produciamo? ...La sola voce concorde, universale, in alto e in basso, grida che nessuna industria si fermi o chiuda, qualsiasi cosa produca, sia pure inutilissima o micidialissima, sia pure destinata a restare invenduta: la sola voce concorde invoca che si aprano cantieri su cantieri e che si investano finanze in nuovi progetti industriali: a costo di qualsiasi inquinamento e imbruttimento, a costo anche di fare accorrere, per l’immediata ritorsione morale che colpisce chi accolga progetti simili, le furie di una intensificata violenza. E se deve, sul mare delle voci tutte uguali, planare una promessa rassicurante, è sempre la stessa: ci sarà la “ripresa”, ne avrete il triplo di questa roba...

La Stampa, 9 marzo 1993

11 agosto 2009

Conti pubblici: quale democrazia?


Tra le grandi assenti in materia di regole democratiche, oltre la “porcata
elettorale”, vi è la latitanza di una istituzione dello Stato, con carattere
assolutamente indipendente, che potrebbe essere la Corte dei Conti o il
ragioniere generale dello Stato, che offra al Parlamento, in tempo reale ed in
chiaro, le cifre che riguardano la situazione economica e finanziaria, le spese
dei vari ministeri, la reale entità pagata da ogni regione e da ogni categoria
di contribuenti, la situazione degli enti previdenziali, ecc. ecc.
Il teatrino della politica, infatti, offre ai cittadini, in una materia
fondamentale di valutazione dell’operato di un governo, come i conti pubblici,
delle cifre inventate in cui una parte politica uscente sostiene di aver
risanato i conti e l’altra entrante si dispera per aver trovato un disastro.
E’ del tutto evidente che al cittadino elettore viene sottratto un elemento
essenziale di valutazione e la vittoria politica arride non ai virtuosi
(improbabili), ma a chi ha più voce per contare balle.
Eppure sarebbe molto semplice e poco costoso avere un sito Internet, a
disposizione di chiunque, aggiornato su dati ufficiali, che fotografi la
situazione della spesa pubblica, il dettaglio delle spese militari (io pretendo
di sapere fino all’ultimo euro quanto ci costa la guerra all’Afghanistan).
Vi sono cittadini come il giornalista di economia Massimo Riva, che denuncia
silenzi sul superdebito pubblico balzato avanti nell’ultimo anno di 104
miliardi di euro, e Tremonti si può permettere di essere vago e parlare di una
sciagurata eredità lasciata dal governo precedente, mentre una presenza
istituzionale indipendente, di indiscussa autorità e capacità, conti alla mano,
dovrebbe offrire ai cittadini dati indiscutibili.
Se un giornalista specializzato in economia non riesce ad offrire ai suoi
lettori una valutazione sulla situazione economica per mancanza di dati o
furberie contabili, ebbene non vi è democrazia perché i cittadini non possono
valutare chi li governa, con dati chiari e ufficiali, certificati dalla Corte
dei Conti, il cui principale dovere d’istituto dovrebbe essere quello di
rispondere in tempo reale ai quesiti dei cittadini in materia di pubblico
denaro.
Soltanto un ente terzo preposto all’informazione sullo stato della economia e
dei conti, può avere l’autorità di pretendere dai governanti, dai ministeri,
dagli Enti, le cifre vere e attuali ed offrirle al dibattito politico.
Oggi nella informazione economica avviene ciò che accade quando vengono fatte
manifestazioni di massa, dove la questura parla di duecentomila persone e gli
organizzatori di due milioni. Se invece si volesse sapere la verità, sarebbe
facilissimo. Basterebbe dividere una fotografia dall’alto della manifestazione
in tanti piccoli quadratini, ingrandire, contare le persone di un quadratino e
fare una semplice moltiplicazione.
Con dati seri e accertati molti bluff dei politicanti sarebbero smascherati e
mano mano la politica potrebbe diventare una cosa più credibile.
In questi giorni io chiederei alla magistratura dei conti di offrirmi un
dato. Quanto spende la Protezione civile in materia di PREVENZIONE degli
incendi, e vorrei comparare questo dato con quanto spende per il loro
spegnimento con la flotta aerea, gli elitanker, gli effettivi sul campo e i
“volontari”. Sono sicuro che per la prevenzione non si fa quasi nulla, come
nella Sanità, mentre le giornate scelte dagli incendiari sono veramente poche,
dieci al massimo quando c’è molto vento in luglio e agosto, e, se in questi
giorni si pattugliassero i territori a rischio, massicciamente, con pene
severissime per gli incendiari, il grande businnes dell’antincendio si
sgonfierebbe a favore di una presenza capillare sul territorio, esercito
compreso.
Ma la democrazia è una cosa seria! In Italia la dobbiamo ancora inventare.


di Paolo De Gregorio