30 settembre 2009

Se Cina e Giappone non acquistano il debito: l'Armageddon



Gli Stati Uniti sono troppo dipendenti dall’acquisto da parte di Cina e Giappone del debito nazionale e potrebbero dover affrontare seri problemi economici se questo cessasse, ha detto al CNBC il fondatore e presidente della Tiger Management Julian Robertson.

“È quasi un Armageddon se i Giapponesi e i Cinesi non acquistano il nostro debito”, ha detto Robertson in un’intervista. “Non so dove potremmo trovare il denaro. Credo che ci siamo messi in una situazione terribile e credo che dovremmo provare ad uscirne”.

Robertson ha detto che l’inflazione è un grosso rischio se i paesi esteri dovessero smettere di acquistare le obbligazioni.



“Se i Cinesi e i Giapponesi smettessero di acquistare le nostre obbligazioni, potremmo facilmente vedere [l’inflazione] andare dal 15 al 20 per cento” ha detto. “La questione non è l’economia. La questione è chi ci presterà il denaro se non lo faranno loro. Immaginatevi se ci trovassimo nella situazione di essere totalmente dipendenti da questi due paesi. È pazzesco”.

[Julian Robertson, fondatore della Tiger Management]

Robertson ha detto che anche se non crede che i Cinesi smetteranno di acquistare le obbligazioni degli USA, i Giapponesi potrebbero essere eventualmente costretti a vendere parte delle loro obbligazioni a lungo termine.

“Questo è molto peggio che non acquistare”, ha detto. “L’altra questione è che stanno acquistando quasi esclusivamente il debito a breve scadenza. Ed è quello che stiamo offrendo, perché non possiamo vendere il debito a lungo termine. E si sa, la storia insegna che chi contrae prestiti a breve termine si scotta sul serio”.

L’unico modo di evitare il problema, ha detto, è di “crescere e lasciarci una vita d’uscita”.

“Gli Stati Uniti devono smettere di spendere, incominciare a risparmiare, ridurre e ridimensionare” ha detto Robertson “finché non succederà questo, non credo che saremo affatto fuori dai guai”.

Robertson non è ottimista per il breve termine.

“Ci aspetta una slittata piuttosto violenta” ha detto. “penso realmente che la recessione sia finita, almeno temporaneamente. Ma non abbiamo preso in considerazione così tanti dei nostri problemi e stiamo prendendo in prestito così tanto denaro che non potremo possibilmente ripagarlo se i Cinesi e i Giapponesi non acquisteranno le nostre obbligazioni.”
Fonte: http://cnbc.com/

28 settembre 2009

Come la FED comprò gli economisti di professione



Stando all'indagine pubblicata sull'Huffington Post, la Riserva Federale ha esercitato così sistematicamente il suo controllo sui principali quotidiani economici della nazione americana che tiene in pugno quasi completamente gli economisti accademici. Benché l'articolo non lo dica, la Riserva Federale ha copiato quel che i britannici hanno fatto in altri campi del sapere, tra i quali spicca il campo delle scienze fisiche, nelle quali è impossibile pubblicare un proprio lavoro e dunque avanzare nella propria carriera, senza omaggiare quelle anti-scientifiche figure di culto come Sir Isaac Newton.

L'articolo intitolato "Senza prezzo: come la Riserva Federale comprò gli economisti di professione" dimostra in modo conclusivo che essa controlla gli economisti accademici attraverso le relazioni intrattenute con i guardiani dell’editoria. L'esempio emblematico è dato dal Journal of Monetary Economics, la cui redazione è per oltre la metà composta da membri sul libro paga della Riserva Federale, mentre il resto lo fu in passato.

La rassegna condotta da un gruppo di sette emimenti giornalisti presso l'Huffington Post ha trovato che 84 dei 190 membri di quella redazione erano affiliati, in un modo o nell'altro, alla Riserva Federale. "Provate a pubblicare un articolo critico della Riserva Federale con un direttore che lavora per essa", scrive James Galbraith. Periodici e pubblicazioni simili determinano, a turno, quali economisti debbano essere sostenuti e quali idee siano da considerarsi degne di rispetto.

L'articolo riferisce come Galbraith, un critico della "Fed", abbia sperimentato direttamente l'influenza dell'istituzione sull'accademia. Insieme a Olivier Giovannoni e Ann Russo, ha trovato che nell'anno precedente ogni elezione presidenziale si assiste ad un inasprimento della politica monetaria da parte della Riserva Federale se il presidente del momento è un democratico, mentre si assiste ad un addolcimento della stessa politica se si tratta di un repubblicano. Gli effetti sono entrambi significativi. Nel 2008 essi proposero alla Review of Economics and Statistics un articolo contenenti i loro risultati, che fu rifiutato.

Galbraith aggiunge: "Il redattore assegnato ad esso [l'articolo] si rivelò essere stipendiato dalla Fed e ciò accadde dopo che io ebbi richiesto che esso [l'articolo] non fosse assegnato a qualcuno affiliato con la Fed".

L'Huffington Post ha passato in rassegna le testate American Journal of Economics, Journal of Economic Perspectives, Journal of Economic Literature, American Economic Journal: Applied Economics, American Economic Journal: Economic Policy, Journal of Political Economy e Journal of Monetary Economics. Il gruppo di giornalisti ha anche verificato i legami con la Riserva Federale delle 190 persone impiegate da queste riviste. Delle 84 anzidette affiliate con la Riserva Federale in un certo momento della loro carriera, 21 erano sul libro paga mentre fungevano da gatekeeper di quelle riviste. Della redazione del Journal of Monetary Economics ogni singolo membro è o è stato affiliato con la Riserva Federale, mentre 14 dei 36 membri della redazione sono al momento nel suo libro paga.

by movisol

27 settembre 2009

In-formazione


Che cos'è l'informazione? L'informazione, pur essendo trasmessa attraverso un medium materiale, tende a sconfinare in una dimensione quasi immateriale. Moltissimi testi spiegano che il segno è composto da due parti inscindibili, ossia il significato ed il significante. Quest'ultimo è definito generalmente come la parte materiale del segno, ma tale interpretazione è, a mio parere, errata poiché sebbene il significante (la forma del segno) sia veicolato da un substrato materiale, esso è, però, un'immagine acustica, grafica, olfattiva del segno, una sorta di eco della materia.

Si aggiunga che il significato è immateriale, coincidendo con il concetto, con l'idea e si capirà per quale motivo il messaggio all'interno di un sistema comunicativo sia qualcosa di quasi-incorporeo. A rendere l'informazione una realtà molto labile, contribuiscono fattori spaziali e temporali: si pensi ai segnali luminosi cosmici che percepiamo o con gli occhi o con strumenti tecnologici. Sono segnali che, viaggiando alla velocità della luce, ci raggiungono dopo un tempo lunghissimo in relazione alle distanze siderali: talora sono "informazioni" di astri che non esistono più. E' quindi un messaggio inattuale. Si aggiunga all'interno del sistema della comunicazione il ruolo del rumore, ossia il disturbo sulla trasmissione del messaggio. Si consideri pure la difficoltà di connettere il pensiero alle leggi di natura, giacché l'attività ideativa è manifestata per mezzo di mezzi fisici, ma non può essere spiegata in toto in termini di reazioni chimiche e di dinamiche biologiche. Ancora una volta, siamo in presenza di uno iato tra sfera noetica (pensiero, idee, coscienza) e sfera materiale.

In un interessante articolo intitolato Il tempo, l'infinito, l'anima, Alex Torinesi congettura che l'anima sia il principio generatore dello spazio-tempo: l'autore concepisce l'anima come "pura informazione", nel senso, però, non tanto di trasmissione di un messaggio, ma di formazione delle coordinate spazio-temporali e della materia che ad esse soggiace. L'informazione è quindi, quasi aristotelicamente, forma. Tale forma genera la materia per evolvere nello spazio-tempo. La tesi dello studioso si può condividere o rifiutare in parte o del tutto, ma è degno di nota che l'autore colga il lato produttivo dell'informazione, non semplice segnale diffuso nello spazio-tempo, grazie ad un medium energetico (onde elettromagnetiche in primis). Forse potremmo accostare, consapevoli che è una metafora, ma la metafora non è solo una figura retorica, piuttosto il cuore del linguaggio, il concetto all'anima ed il significante (suono, lettere del segno) alla mente che, per esprimere idee, ha bisogno di un quid energetico (segnali bio-chimici). Tale modello interpretativo rispecchia la teoria di Torinesi sulla genesi della dimensione cronotopica per opera dell'anima.

La psicologia, le neuroscienze, la filosofia, la fisica quantistica... nei prossimi anni potranno forse riempire il vuoto concettuale che divide mente e materia, se si supereranno banali e riduttivi approcci scientisti.
by Zret

30 settembre 2009

Se Cina e Giappone non acquistano il debito: l'Armageddon



Gli Stati Uniti sono troppo dipendenti dall’acquisto da parte di Cina e Giappone del debito nazionale e potrebbero dover affrontare seri problemi economici se questo cessasse, ha detto al CNBC il fondatore e presidente della Tiger Management Julian Robertson.

“È quasi un Armageddon se i Giapponesi e i Cinesi non acquistano il nostro debito”, ha detto Robertson in un’intervista. “Non so dove potremmo trovare il denaro. Credo che ci siamo messi in una situazione terribile e credo che dovremmo provare ad uscirne”.

Robertson ha detto che l’inflazione è un grosso rischio se i paesi esteri dovessero smettere di acquistare le obbligazioni.



“Se i Cinesi e i Giapponesi smettessero di acquistare le nostre obbligazioni, potremmo facilmente vedere [l’inflazione] andare dal 15 al 20 per cento” ha detto. “La questione non è l’economia. La questione è chi ci presterà il denaro se non lo faranno loro. Immaginatevi se ci trovassimo nella situazione di essere totalmente dipendenti da questi due paesi. È pazzesco”.

[Julian Robertson, fondatore della Tiger Management]

Robertson ha detto che anche se non crede che i Cinesi smetteranno di acquistare le obbligazioni degli USA, i Giapponesi potrebbero essere eventualmente costretti a vendere parte delle loro obbligazioni a lungo termine.

“Questo è molto peggio che non acquistare”, ha detto. “L’altra questione è che stanno acquistando quasi esclusivamente il debito a breve scadenza. Ed è quello che stiamo offrendo, perché non possiamo vendere il debito a lungo termine. E si sa, la storia insegna che chi contrae prestiti a breve termine si scotta sul serio”.

L’unico modo di evitare il problema, ha detto, è di “crescere e lasciarci una vita d’uscita”.

“Gli Stati Uniti devono smettere di spendere, incominciare a risparmiare, ridurre e ridimensionare” ha detto Robertson “finché non succederà questo, non credo che saremo affatto fuori dai guai”.

Robertson non è ottimista per il breve termine.

“Ci aspetta una slittata piuttosto violenta” ha detto. “penso realmente che la recessione sia finita, almeno temporaneamente. Ma non abbiamo preso in considerazione così tanti dei nostri problemi e stiamo prendendo in prestito così tanto denaro che non potremo possibilmente ripagarlo se i Cinesi e i Giapponesi non acquisteranno le nostre obbligazioni.”
Fonte: http://cnbc.com/

28 settembre 2009

Come la FED comprò gli economisti di professione



Stando all'indagine pubblicata sull'Huffington Post, la Riserva Federale ha esercitato così sistematicamente il suo controllo sui principali quotidiani economici della nazione americana che tiene in pugno quasi completamente gli economisti accademici. Benché l'articolo non lo dica, la Riserva Federale ha copiato quel che i britannici hanno fatto in altri campi del sapere, tra i quali spicca il campo delle scienze fisiche, nelle quali è impossibile pubblicare un proprio lavoro e dunque avanzare nella propria carriera, senza omaggiare quelle anti-scientifiche figure di culto come Sir Isaac Newton.

L'articolo intitolato "Senza prezzo: come la Riserva Federale comprò gli economisti di professione" dimostra in modo conclusivo che essa controlla gli economisti accademici attraverso le relazioni intrattenute con i guardiani dell’editoria. L'esempio emblematico è dato dal Journal of Monetary Economics, la cui redazione è per oltre la metà composta da membri sul libro paga della Riserva Federale, mentre il resto lo fu in passato.

La rassegna condotta da un gruppo di sette emimenti giornalisti presso l'Huffington Post ha trovato che 84 dei 190 membri di quella redazione erano affiliati, in un modo o nell'altro, alla Riserva Federale. "Provate a pubblicare un articolo critico della Riserva Federale con un direttore che lavora per essa", scrive James Galbraith. Periodici e pubblicazioni simili determinano, a turno, quali economisti debbano essere sostenuti e quali idee siano da considerarsi degne di rispetto.

L'articolo riferisce come Galbraith, un critico della "Fed", abbia sperimentato direttamente l'influenza dell'istituzione sull'accademia. Insieme a Olivier Giovannoni e Ann Russo, ha trovato che nell'anno precedente ogni elezione presidenziale si assiste ad un inasprimento della politica monetaria da parte della Riserva Federale se il presidente del momento è un democratico, mentre si assiste ad un addolcimento della stessa politica se si tratta di un repubblicano. Gli effetti sono entrambi significativi. Nel 2008 essi proposero alla Review of Economics and Statistics un articolo contenenti i loro risultati, che fu rifiutato.

Galbraith aggiunge: "Il redattore assegnato ad esso [l'articolo] si rivelò essere stipendiato dalla Fed e ciò accadde dopo che io ebbi richiesto che esso [l'articolo] non fosse assegnato a qualcuno affiliato con la Fed".

L'Huffington Post ha passato in rassegna le testate American Journal of Economics, Journal of Economic Perspectives, Journal of Economic Literature, American Economic Journal: Applied Economics, American Economic Journal: Economic Policy, Journal of Political Economy e Journal of Monetary Economics. Il gruppo di giornalisti ha anche verificato i legami con la Riserva Federale delle 190 persone impiegate da queste riviste. Delle 84 anzidette affiliate con la Riserva Federale in un certo momento della loro carriera, 21 erano sul libro paga mentre fungevano da gatekeeper di quelle riviste. Della redazione del Journal of Monetary Economics ogni singolo membro è o è stato affiliato con la Riserva Federale, mentre 14 dei 36 membri della redazione sono al momento nel suo libro paga.

by movisol

27 settembre 2009

In-formazione


Che cos'è l'informazione? L'informazione, pur essendo trasmessa attraverso un medium materiale, tende a sconfinare in una dimensione quasi immateriale. Moltissimi testi spiegano che il segno è composto da due parti inscindibili, ossia il significato ed il significante. Quest'ultimo è definito generalmente come la parte materiale del segno, ma tale interpretazione è, a mio parere, errata poiché sebbene il significante (la forma del segno) sia veicolato da un substrato materiale, esso è, però, un'immagine acustica, grafica, olfattiva del segno, una sorta di eco della materia.

Si aggiunga che il significato è immateriale, coincidendo con il concetto, con l'idea e si capirà per quale motivo il messaggio all'interno di un sistema comunicativo sia qualcosa di quasi-incorporeo. A rendere l'informazione una realtà molto labile, contribuiscono fattori spaziali e temporali: si pensi ai segnali luminosi cosmici che percepiamo o con gli occhi o con strumenti tecnologici. Sono segnali che, viaggiando alla velocità della luce, ci raggiungono dopo un tempo lunghissimo in relazione alle distanze siderali: talora sono "informazioni" di astri che non esistono più. E' quindi un messaggio inattuale. Si aggiunga all'interno del sistema della comunicazione il ruolo del rumore, ossia il disturbo sulla trasmissione del messaggio. Si consideri pure la difficoltà di connettere il pensiero alle leggi di natura, giacché l'attività ideativa è manifestata per mezzo di mezzi fisici, ma non può essere spiegata in toto in termini di reazioni chimiche e di dinamiche biologiche. Ancora una volta, siamo in presenza di uno iato tra sfera noetica (pensiero, idee, coscienza) e sfera materiale.

In un interessante articolo intitolato Il tempo, l'infinito, l'anima, Alex Torinesi congettura che l'anima sia il principio generatore dello spazio-tempo: l'autore concepisce l'anima come "pura informazione", nel senso, però, non tanto di trasmissione di un messaggio, ma di formazione delle coordinate spazio-temporali e della materia che ad esse soggiace. L'informazione è quindi, quasi aristotelicamente, forma. Tale forma genera la materia per evolvere nello spazio-tempo. La tesi dello studioso si può condividere o rifiutare in parte o del tutto, ma è degno di nota che l'autore colga il lato produttivo dell'informazione, non semplice segnale diffuso nello spazio-tempo, grazie ad un medium energetico (onde elettromagnetiche in primis). Forse potremmo accostare, consapevoli che è una metafora, ma la metafora non è solo una figura retorica, piuttosto il cuore del linguaggio, il concetto all'anima ed il significante (suono, lettere del segno) alla mente che, per esprimere idee, ha bisogno di un quid energetico (segnali bio-chimici). Tale modello interpretativo rispecchia la teoria di Torinesi sulla genesi della dimensione cronotopica per opera dell'anima.

La psicologia, le neuroscienze, la filosofia, la fisica quantistica... nei prossimi anni potranno forse riempire il vuoto concettuale che divide mente e materia, se si supereranno banali e riduttivi approcci scientisti.
by Zret