21 dicembre 2009

Chi ha ucciso l’economia?

Qualcuno di voi sa perché il senatore repubblicano e texano Phil Gramm merita un posto nella storia?

Se proprio non ricordate qualcosa, prendetevela con i giornali. Perché è davvero difficile che una persona non addetta ai lavori sappia o ricordi che cosa stabilì il Gramm-Leach-Bliley Act, approvato nel 1999 negli Stati Uniti d’America. Eppure, se si dovesse indicare un singolo evento per spiegare la drammatica crisi finanziaria che stiamo vivendo oggi, l’entrata in vigore della proposta che recava come prima firma quella del senatore repubblicano e texano Phil Gramm rappresenterebbe una delle scelte più azzeccate.

È in quel momento, infatti, e anche grazie a ben due iniziative di Gramm, dopo anni di battaglie a favore della deregolamentazione e del liberismo più spinti, che gli Usa, e di conseguenza anche il mondo, decidono di mettere da parte una delle lezioni tratte dalla crisi delle borse del 1929, dagli errori commessi nell’affrontarla e dalle dolorose conseguenze per le economie di tutto il pianeta. A cominciare dalla lunga fase della depressione,
dai salvataggi pubblici a ripetizione, dall’incertezza e dalla sofferenza per innumerevoli famiglie. Senza contare le ripercussioni politiche che lo shock ebbe nella Germania uscita sconfitta dalla prima guerra mondiale.

La prima lezione del 1929 riguarda il protezionismo: mai rispondere ad una crisi finanziaria con l’innalzamento delle barriere tra paese e paese.
Invece di fornire il respiro necessario alla ripresa, un atteggiamento di chiusura riduce l’attività, crea un avvitamento.

La seconda lezione riguarda la liquidità: nel fronteggiare una crisi finanziaria il rigore nella distribuzione della moneta rischia di essere mortale, perché sottrae preziose munizioni alle banche, la cui crisi – considerate le innumerevoli connessioni con i diversi attori dell’economia – può far saltare l’intero sistema, comprese le industrie sane e le famiglie. Di queste lezioni si è fatto tesoro nel momento di affrontare altre difficoltà.

Nel 1987, quando gli indici azionari di Wall Street calano in un solo giorno del 23 per cento, la Federal Reserve, la banca centrale degli Usa, fornisce al mercato la liquidità necessaria per evitare ulteriori danni.

Nel 1989, di fronte al fallimento del sistema delle casse di risparmio, il governo federale Usa interviene prontamente per un salvataggio pubblico. Quando scoppia la bolla di Internet e soprattutto dopo l’attacco alle torri gemelle di New York, nel settembre del 2001, Alan Greenspan, governatore della Federal Reserve, taglia i tassi di interesse per rendere il denaro da prendere in prestito sempre meno caro.

Lo stesso si sta facendo oggi.

La lezione dimenticata riguarda invece le regole ed i controlli sulle banche.

Negli anni Trenta, l’esperienza fatta con la crisi porta gli Usa e molti altri paesi ad adottare un nuovo modello di sistema creditizio, basato su tre punti fermi: controllo sulle aziende di credito; netta divisione tra banche commerciali, che raccolgono i depositi dei clienti normali, e banche d’affari, che fanno credito a lungo termine alle industrie; limiti ferrei nel possesso di quote societarie delle industrie da parte delle banche e viceversa.

Due esempi per tutti: nel 1933 la legge Glass-Steagall negli Usa e, nel 1936, la legge bancaria italiana.

In parole povere, il comportamento delle banche e degli operatori finanziari aveva provocato un tale disastro, a cominciare dalla perdita dei posti di lavoro per finire con la necessità di intervenire con numerosi salvataggi pubblici (in Italia portò alla nascita dell’Iri), da suggerire rigore, controlli e grande prudenza.
Questo atteggiamento non viene meno con la guerra. Anzi, sul finire del secondo conflitto mondiale, l’idea che siano necessarie regole, controlli, certezza della stabilità e presenza forte dello Stato viene utilizzata non solo nel settore bancario, ma per tutta l’economia, a cominciare dal punto fondamentale: la moneta.

Nel 1944, a Bretton Woods, viene concordato un nuovo ordine monetario mondiale che stabilizza i cambi mettendo al centro del sistema il rapporto fisso tra dollaro e oro.
Il sistema delle regole e dei controlli, da un lato per le banche e le società finanziarie, dall’altro per le monete, garantisce per alcuni decenni una sostanziale stabilità all’economia mondiale. Poi, in due distinte fasi, viene ribaltato.

In una prima fase viene superato il sistema dei cambi. Nella notte tra il 14 ed il 15 agosto del 1971, il presidente Usa, Richard Nixon, dichiara unilateralmente l’inconvertibilità del dollaro in oro, permettendo così agli Usa – appesantiti dalle spese per sostenere la guerra nel Vietnam – di affrontare le nuove difficoltà senza l’impaccio delle regole monetarie.

Negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, prima con il presidente Ronald Reagan e sulla spinta della scuola degli economisti di Chicago, ma poi anche con le amministrazioni repubblicana di Bush padre e democratica di Bill Clinton, negli Usa e nel resto del mondo prende il via un’ulteriore fase: togliere tutte le briglie all’economia, per farla correre sempre di più. Una spinta che si incrocia con la rivoluzione tecnologica, con lo sviluppo di nuove tecniche di ingegneria finanziaria; e alla fine degli anni Ottanta anche con il crollo del sistema sovietico.

Deregolamentazione e privatizzazione diventano parole d’ordine nel mondo intero, compresa l’Italia, dove l’enorme debito pubblico e l’immobilismo dei mercati provocati dalle numerose situazioni di monopolio impongono negli anni Novanta di vendere i gioielli di famiglia, di privatizzare l’enorme apparato pubblico composto dalle banche e dalle industrie controllate dallo Stato e di liberalizzare alcuni segmenti dell’economia, come energia, comunicazioni, trasporto.
In quel momento l’idea dominante, anche se non generalizzata, è che il capitalismo libero da ogni controllo è e sarà la scelta migliore. Ed è a questo punto che entra in scena prepotentemente Phil Gramm. Nel 1999 la legge Gramm-Leach-Blibey abolisce la vecchia legge Glass-Steagall del 1933. L’anno dopo lo stesso senatore Gramm, sponsorizzato da tutti i più importanti operatori di Wall Street, riesce a far passare un emendamento all’interno di una corposa legge finanziaria in discussione negli ultimi mesi della presidenza di Bill Clinton. Titolo: Commodity Futures Modernization Act (Cfma). Il provvedimento viene firmato da Clinton il 21 dicembre del 2000. Ed è una bomba ad orologeria: il Cfma sottrae quasi per intero i prodotti finanziari cosiddetti derivati alla regolazione e alla sorveglianza sia della Sec, la Commissione che vigila in Usa sui titoli e sulla borsa, sia della apposita commissione di controllo sui future.

È grazie a questa seconda fase di deregolamentazione che si sono potuti moltiplicare, e senza eccessivi controlli, i prodotti finanziari derivati trattati fuori dalle borse: dal 2000 al 2007 si è passati da un valore stimato
pari a 100 trilioni di dollari a 600 trilioni. Una cifra gigantesca, che equivale a un multiplo del Prodotto interno lordo del mondo intero. E le garanzie? Di fatto, tutto viene ritenuto possibile sulla base dell’idea che il mercato abbia al proprio interno, per sua natura, meccanismi di sicurezza.

Ma anche nella presunzione che le grandi banche di investimento rimaste negli Usa fuori dal controllo stringente della Federal Reserve, così come i nuovi, raffinati ingegneri della finanza, siano ormai così bravi da garantire da soli, senza bisogno di lacci e lacciuoli, il miglior funzionamento del mercato e la sicurezza degli investimenti. Lehman Brothers, Goldman Sachs, J.P. Morgan, Morgan Stanley, Merrill Lynch, insomma il Gotha della finanza mondiale: avrebbero fatto crescere tutti e garantito tutti con il proprio nome, la propria storia, l’indiscussa bravura. Un esempio per tutti.

Il fatto straordinario è che di questi passaggi, delle iniziative legislative con le quali Gramm, ma potremmo dire anche Bill Clinton, smontarono il sistema dei controlli che fino ad allora avevano fatto degli Stati Uniti uno dei paesi più trasparenti e sicuri dal punto di vista finanziario, tranne poche eccezioni, non ne parla nessuno. Se ne trova qualche traccia negli articoli di Luciano Gallino su Repubblica, in un articolo di Roberto Seghetti su Panorama e appena una citazione in un paginone pubblicato da La Stampa (ma Gramm è l’unico ad essere citato senza foto) con la lista di tutti i possibili colpevoli.

La ragione? Ve ne sono diverse.

Sicuramente, pesa un po’ di ignoranza. È più semplice parlare delle persone più conosciute, di coloro sui quali trovi montagne di ritagli negli archivi. Uno di questi è Alan Greenspan, governatore della Federal Reserve, altro colpevole, certamente, ma appunto più conosciuto perché è stato in primo piano sul palcoscenico mondiale ed è un personaggio che i giornali di tutto il mondo hanno amato o odiato.

Un altro motivo può essere la mancanza di teatralità, si potrebbe dire di colore, di un eventuale articolo su uno sconosciuto senatore texano.

Ma forse c’è qualcosa di più. Forse ha giocato un ruolo decisivo anche il comodo appoggiarsi alla vulgata dei più togati commentatori, economisti, banchieri, grandi industriali, esperti di vario genere, tutti d’accordo in fondo che non occorra dar troppo fastidio a coloro che fanno affari.
Perché prendersela con Gramm o con Bill Clinton, se per tutti resta necessario lasciare ai banchieri, ai finanziari, agli industriali mani libere?

Leggete bene i nostri quotidiani: guai a coloro che pensano di reintrodurre controlli veri, ficcanti, sui movimenti di denaro. Di che cosa si discute nei fondi e negli editoriali dei principali quotidiani nazionali in mezzo alla crisi provocata dalla voracità e dalle malefatte dei finanziari e dei banchieri di mezzo mondo, crisi che stiamo pagando tutti? Della riforma dei contratti di lavoro, della riforma delle pensioni, della flessibilità del mercato del lavoro e della necessaria protezione per coloro che, per salvare le imprese, bisognerà buttare fuori dall’impiego. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, in altri momenti fautore di una politica considerata dall’opposizione fantasiosa, oggi cita regole, controlli, ritorni a un’occhiuta vigilanza, e se la prende con i banchieri e i finanziari. I giornali ne riportano le dichiarazioni, con enfasi. Ma poi si fermano lì, non vanno a fondo.

Come dire, nella stampa italiana, controllata dai maggiori gruppi bancari, finanziari e industriali del paese, così come sui mezzi dei principali paesi ricchi, sembra che sia disdicevole proporre di rendere gli affari davvero trasparenti. Pensosi fondi avvertono i rischi di un’eventuale nazionalizzazione delle banche (che priverebbe gli azionisti dei loro poteri) e invocano invece la salvezza con un esborso massiccio di risorse sottratte ai contribuenti.
Si continuano a sparare titoli a tutta pagina contro la criminalità organizzata. Ma si continua anche a guardare con comprensiva partecipazione l’industriale o il banchiere che ha aggirato le regole (notizia che finisca a pagina 35).

È in questo contesto, insomma, che nasce il sospetto di un’omissione e di una superficialità voluta. Raccontare come Gramm o Bill Clinton, hanno contribuito a smontare le regole, permettendo una crescita esponenziale della ricchezza finanziaria a favore di pochi e a danno di molti, non ha appeal.
Parlare di controllo sui movimenti di denaro fa storcere il naso. Vuoi mettere invece il plauso che puoi ottenere dai principali azionisti del tuo giornale se, proponendo l’estensione della cassa integrazione ai giovani precari, come si conviene a chi ha buon cuore, ipotizzi pure il superamento dello statuto dei lavoratori?

di Bankor Jr.

17 dicembre 2009

Le nostre previsioni per il 2010.




Il 2010 sarà come il 1930, o simile al 1937? Sarà diverso questa volta? Quando uno stato-nazione che in passato aveva un'alta produttività si autodistrugge con l'inflazione, quelli che rimangono indenni possono assorbire il colpo e, nel tempo, tirare fuori dai guai quello colpito. È stato il caso della Germania negli anni '20. Nel caso attuale la maggior parte delle economie mondiali sono in ginocchio, alcune più danneggiate di altre. Chi può rendere possibile il recupero questa volta? Non c'è nessuno. Non sarà la Cina, poiché molti sostengono che soffrirà lo stesso collasso sistemico sperimentato dagli Stati Uniti, dall'Europa, dalla Russia e dai paesi del Sud America. I paesi vicini alla Cina, come Giappone, Taiwan, Corea, India, Indonesia e altri, seguiranno i caduti.

Le complessità incrociate degli affari e della finanza internazionale li hanno imbrigliati tutti in una ragnatela di collasso sistemico. Quelli che possono, devono tentare di salvarsi imponendo una massiccia inflazione. Sebbene potrebbe funzionare per qualche mese, alla fine imploderà tutto. Vi prego di prestare attenzione alle seguenti parole di John Pugsley, dal titolo “Common Sense Viewpoint” ("Il punto di vista del buon senso", ndt) così come riportate in “Golden Insights” ("Preziose intuizioni", ndt) di James U. Blanchard III 1997.



"L'inflazione distruggerà il debito. La risposta finale a tutte le discussioni (inflazione contro deflazione) resta nelle mani della Federal Reserve (la banca centrale degli Stati Uniti d'America, ndt) e del governo. Entrambi sono estremamente impegnati nel prevenire un collasso finanziario o la recessione. Finché loro saranno d'accordo a stampare dollari in modo da supportare i creditori in difficoltà, il ciclo andrà avanti. Quello che la maggior parte dei deflazionisti sbagliano a considerare è che l'inflazione distrugge il debito".

"Con l'inflazione i creditori vincono e i debitori perdono. I deflazionisti non si rendono conto del fatto che se l'inflazione della disponibilità monetaria continua, cosa che succederà, ci sarà bisogno di deflazione. Tutto il debito del mondo può essere estinto creando potere d'acquisto... e questo è proprio quello che sta succedendo... i problemi relativi al debito saranno risolti, ma non saranno risolti attraverso la liquidazione dovuta a bancarotta e collasso. Saranno risolti attraverso la creazione di denaro. Stiamo per assistere alla più grande ondata di inflazione della storia del mondo. Vi conviene non trovarvi dalla parte sbagliata del dollaro." John Pugsley in "Common Sense Viewpoint"

Siamo d'accordo con il signor Pugsley, ma questo scritto risale a qualche anno fa. Ci sentiamo di suggerire che al momento, con le nazioni precedentemente più produttive che diventano vittime sia dell'inflazione-iperinflazione che del collasso sistemico, il finale potrebbe essere peggiore di quanto previsto. Il nostro pronostico è che ci sia prima inflazione, poi ad un certo punto iperinflazione.

Cosa succederà tra queste due fasi? Se dal nostro punto di vista quest'impresa richiederà almeno 2-3 anni, nessuno può saperlo con certezza. Prevediamo che il 2010 sarà uno dei peggiori anni della seconda grande depressione, o meglio, suggeriamo che il 2010 sarà il secondo ciclo di svariate fasi depressive. Il fallimento di Lehman e i crolli ad esso correlati furono solo la prima fase. Prima che la seconda fase terrorizzi i mercati globali, consigliamo di correre ai ripari.

I debiti, sia pubblici che privati, non sono stati pagati in alcuna misura. A peggiorare la situazione, nuovi debiti continuano ad affliggere le banche centrali, le banche nazionali, i consumatori e il commercio. Per poter trovare una base comune e rendere possibile un recupero, questi debiti devono essere pagati, ci si può rifiutare di pagarli o cancellarli con l'inflazione. Per ora tutte queste soluzioni si stanno mettendo in pratica, ma, per quanto in fretta si risolvano i vecchi problemi, altri continuano ad accumularsi aggravando le difficoltà.

Mentre i governi sono impegnati a cancellare il debito con l'inflazione, attraverso la creazione di moneta; ovvero stampando grandi quantità di dollari, banconote e obbligazioni privi di copertura, il loro peso è semplicemente insostenibile dal punto di vista matematico. Gli aggiotatori hanno superato il punto di non ritorno. Non ci sarà ripresa fintanto che non avverrà un'importante crollo. Questa soluzione è la risposta rapida e sleale alla cancellazione finale di tutti quei debiti. Pensiamo che avverrà in fasi e in modo spasmodico.

Il Giappone è nelle condizioni peggiori, con un rapporto debito pubblico su PIL che si attesta oggi al 270%. Con una popolazione invecchiata e senza il numero sufficiente di giovani che occupino i posti di lavoro lasciati liberi, la deflazione è tornata e il mercato immobiliare giapponese sta ottenendo grandi successi. Gli Stati Uniti e l'Europa, esclusa la Gran Bretagna, hanno il 125% di debito su PIL, con la Gran Bretagna al 105%. (fonte: Societe Generale)

Il dollaro statunitense gioca un ruolo molto importante in questo contesto. Dal momento che corrisponde circa all'85% della valuta di riserva, a seconda di come va il dollaro andrà il sistema globale. Sfortunatamente il dollaro può cadere ancora molto, e per questo mese di Dicembre 2009 può sprofondare fino ad un indice di 70.00-72.50 rispetto ai prezzi odierni. Ci aspettiamo che nell'arco dei prossimi tre anni il dollaro possa arrivare ad un minimo storico di circa 40-46.

I titoli di borsa sono malridotti, e subiranno a breve un calo del 5-20%. Ci aspettiamo che il prossimo calo sarà blando e che i nuovi acquisti potranno ricominciare a Gennaio 2010 e proseguire durante la primavera. Il Dow Jones potrà facilmente raggiungere un valore base di 8850 per poi tornare a risalire. L'indice S&P [1] dovrebbe attestarsi a 950. Nel frattempo, potremmo assistere ad un taglio dell'11-12% di Dow Jones ed S&P.

Il picco massimo del prezzo dei titoli potrebbe arrivare tra fine Maggio e Luglio 2010. In questo periodo, cinque eventi particolarmente negativi colpiranno l'economia e i mercati globali simultaneamente.

E sono:

(1) la perdita di 40-50 miliardi in dollari statunitensi attraverso malfunzionamenti di carte di credito;

(2) le vendite di case, nuove e di seconda mano crollerà con tale violenza nella prima metà del 2010, che questo mercato si potrà considerare letteralmente in caduta libera. Ci saranno tra i 7 e i 10 milioni di nuovi mutui inadempienti, la maggior parte dei quali nella categoria standard (non di tipo subprime, [2]), a causa di perdite di lavoro;

(3) le vendite di auto nella prima metà dell'anno saranno così basse che i produttori presenteranno istanza di fallimento;

(4) i prestiti per beni immobili commerciali manderanno in rovina le società immobiliari e i loro progetti, tra quelli esistenti, in via di realizzazione e quelli solo pianificati;

(5) le compagnie di assicurazione avranno un numero talmente alto di contratti inadempienti nel settore immobiliare che rischieranno di venir meno ai propri obblighi nei confronti di qualche direttiva d'emergenza del governo nel secondo TARP (Troubled Assets Relief Program, il piano di sostegno del governoamericano per il settore finanziario, ndt). Ad un certo punto, anni fa, le prime 20 compagnie assicurative potevano letteralmente controllare l'economia degli Stati Uniti. Possiedono grandi quantità di risorse in beni mobili, immobili ed obbligazioni a breve termine.

Le valutazioni immobiliari crolleranno in media, su tutto il territorio degli Stati Uniti, di un altro 30%. Un anno fa credevamo che i prezzi degli anni '80 si sarebbero attestati come quelli minimi. Oggi si prendono in considerazione quelli degli anni '70. Il numero di case per cui è stato precluso il riscatto dell'ipoteca è maggiore negli ultimi 12 mesi che nell'intera decade della prima grande depressione degli anni '30.

La mattina di lunedì 23 Novembre 2009, è stata riportata la notizia di una crescita del 10.1% nella vendita delle case. Questo non è nient'altro che l'effetto di vendite a prezzi bassi sollecitate da prestiti privati [3], aiuti del governo per abbassare i pagamenti degli acconti iniziali e le politiche di crollo dei prezzi ottenute dalle classi sociali più disagiate. Il mercato immobiliare rimane in uno stato di collasso internazionale. L'ultimo grande creditore, l'FHA (Federal Housing Administration, ndt) versa in gravi condizioni.

L'inflazione è ora al valore non segnalato del 7% ed è in crescita. A partire da Maggio 2010 comincerà a colpire duramente, in primo luogo su quel terzo di popolazione statunitense con salario base e disoccupata. Gran parte dei loro introiti sono spesi in cibo ed energia. Queste due voci sono tra le prime ad essere colpite dall'inflazione.

Coloro che possiedono auto nuove e acquistate in leasing faranno uso del cosiddetto "jingle mail" [4]. Dovranno riportare macchine e camion nuovi ai parcheggi dei commercianti, restituire le chiavi e smettere di pagare. Abbiamo visto questo meccanismo verificarsi con le case negli ultimi 1-2 anni. I parcheggi si riempiranno di auto e camion nuovi o seminuovi. Il loro valore precipiterà. Molte di queste restituzioni verranno dal programma "Cash for Clunkers" (letteralmente "contanti in cambio di vecchi macinini", ndt) per chi è rimasto incastrato da pagamenti di auto e camion che non possono permettersi.

I fabbricanti di auto GM (General Motors, ndt) hanno previsto vendite negli Stati Uniti di 11 milioni nel 2010 con una nuova ripresa. Non ci sarà alcuna ripresa e le vendite potrebbero far scivolare l'intera industria fino a 7 milioni o meno per il 2010. E nel 2011 le cose si metteranno anche peggio.

Le rinunce alle auto cresceranno e i sindacati lanceranno il loro grido d'allarme al presidente Obama. Lui troverà un rimedio finanziario temporaneo per l'industria moribonda. I consumatori non avranno potere d'acquisto, a credito o in contanti non fa alcuna differenza. Quelli con contanti li conserveranno, si metteranno al riparo e aspetteranno che la fine delle difficoltà. Le iscrizioni ai sindacati delle auto diminuiranno rapidamente. Gli acquisti di auto a credito si ridurranno ad un numero sempre più esiguo.

Il settore del petrolio greggio e dell'energia ha un ruolo fondamentale in entrambe le direzioni. Oggi vediamo che il prezzo del petrolio si attesta ad 80$ con limiti inferiori appena sotto i 70$. I principi di base mostrano che un eccesso di offerta durante un periodo di depressione/recessione ha come effetto di diminuire la domanda. D'altra parte, l'inflazione dei prezzi sta crescendo su un dollaro sempre più debole e continuerà a crescere. Ci aspettiamo di vedere il greggio raggiungere i 50$, e poi tornare indietro e risalire a 100$ a causa dell'inflazione. La benzina seguirà questo andamento, dato che alcune raffinerie stanno chiudendo per via di perdite operative e non se ne stanno aprendo di nuove. Fondamentalmente sarà l'inflazione a vincere sull'aumento dei prezzi. Infine, tornerà ad esserci scarsità di prodotti.

La depressione normalmente e storicamente dura dieci anni. Potrebbe volerci esattamente lo stesso tempo affinché i consumatori possano saldare i propri debiti e tornare in condizioni di normalità. I tassi d'interesse sono cresciuti, ma con debiti così alti e aumenti di salario piccoli o nulli di fronte ad un'inflazione nuova e così violenta, i consumatori saranno economicamente massacrati.

I creditori e le banche attraverseranno nuovamente un periodo di difficoltà. Alle banche sono rimaste ben poche idee su come ottenere entrate da prestiti concessi, a parte la compravendita. Mentre la Goldman Sachs guadagna milioni di dollari alla settimana in questo modo, la maggior parte delle banche non sono attrezzate e si sono pochi operatori finanziari in grado di fare questo lavoro. Poiché chi si occupa di questi problemi per conto di Obama sta affliggendo i grandi operatori imponendo limiti alle entrate, questo rende le cose più complicate, al punto che queste persone preferiscono andarsene a lavorare all'estero, dove possono avere salari illimitati.

Il mercato obbligazionario è così immenso che gli ci vuole tempo per rovesciarsi e colare a picco. Le banche centrali dell'Asia e degli Stati Uniti sono state le nostre principali acquirenti di valuta estera. Se da un lato continuano ad aquistarne per poter mantenere uniti i mercati, dall'altro stanno: (1) preferendo le valute a breve scadenza rispetto a quelle a lunga scadenza, (2) convertendone parzialmente l'acquisto al settore delle materie prime.

Con lo Yen più forte, il Giappone è sempre più impegnato in complicati viaggi per l'acquisto di risorse, come la Corea del Sud. Sono entrambi in cerca di grano, oro, olio, gas naturali ed altre materie prime che non possiedono.

Le obbligazioni ad alto rischio e ad alto rendimento potrebbero perdere fino ad un terzo del loro valore attuale solo il prossimo anno. L'acquisto di buoni del tesoro e di obbligazioni continuerà fino a che "la fiducia e il credito totale" verranno meno. Alla fine collasseranno, ma in tempi molto lenti, a causa delle dimensioni di questi mercati. Siamo convinti del fatto che nessuna obbligazione sia sicura. Quelle municipali sono considerate tra le più sicure. Ma cosa succederà quando città, paesi, contee e stati saranno così in bancarotta da non poter pagare gli interessi? Le loro imposte fiscali precipiteranno. Alcune sono più sicure di altre, ma per quanto tempo? Chi è in grado di indicare un limite? Nessuno, perché sarebbe una mossa troppo politica.

Molti stati che fanno parte degli USA sono finanziariamente falliti o stanno per esserlo. Si è scoperto che almeno un terzo dei soldi ottenuti attraverso il TARP è stato usato per salvare gli stati dalla bancarotta. Questo provocherà un'escalation, perché i soldi federali del TARP non possono aiutarli abbastanza in fretta e in quantità sufficiente a mantenerli uniti. Ci si aspetta che l'occupazione nei vigili del fuoco e nella polizia diventerà sempre più scarsa, a discapito della sicurezza in varie comunità. Dieci stati si trovano in condizioni finanziariamente critiche e 47 sono in lista per diventarlo.

New York, New Jersey, Connecticut, Michigan, Ohio, Florida, Arizona, Nevada e California sono gli stati che versano nelle condizioni peggiori, poiché soffrono la mancanza di entrate fiscali da parte di aziende e consumatori falliti. Ci si aspetta che la California sarà tra i primi ad andare fuori controllo. Continuano ad escogitare nuove tasse e non lavorano sulla riduzione delle spese. Quando alcuni stati affronteranno il collasso totale ci troveremo in breve tempo in condizioni pessime. Il Michigan è tra gli stati in condizioni peggiori. La maggior parte degli stati stanno spendendo fino all'ultimo centesimo. Si rifiutano di ridurre i costi, poiché lo considerano un suicidio politico. Spenderanno fino a che non avranno più nulla, e quindi chiederanno aiuto al governo federale.

La Cina si trova nei guai, poiché i consumatori statunitensi hanno smesso di acquistare da loro. Il loro TARP per la prima parte dell'anno era superiore a quello degli Stati Uniti sia in quantità che in rapidità di spesa. Si stima che abbiano speso in quattro mesi, tra Gennaio e Maggio 2009, all'incirca 600 miliardi di dollari, la maggior parte dei quali indirizzati a progetti che si trovano in condizioni di sovracapacità. La mancanza di acquisti da parte degli Stati Uniti ha causato un crollo delle esportazioni per la Cina di circa il 25%. Inoltre, è da notare che l'economia cinese è circa un quarto di quella statunitense.

Ci sono centinaia di fabbriche cinesi inattive e milioni di lavoratori licenziati senza nuovo impiego e senza grandi prospettive di lavoro. D'altra parte, milioni di fattorie di sussistenza sono state vendute per cercare lavoro in città. Ora che il lavoro non c'è più, e non ci sono nemmeno le fattorie che avrebbero potuto garantire cibo, nel 2010 ci aspettiamo un collasso più o meno rapido della Cina, con disordini e altri problemi sociali. La Cina ha bisogno di 24 milioni di nuovi posti di lavoro all'anno solo per rimanere in pari e sono ben lontani dal poter realizzare numeri come questi; non basta che la crescita di nuovi impieghi migliori.

Se la preoccupazione che la Cina non sia più in grado di acquistare i nostri (degli USA, ndt) buoni del tesoro diventasse reale, il governo degli Stati Uniti potrebbe fermare gran parte delle importazioni premendo sulle tariffe doganali. A quel punto la Cina si ritroverebbe con una disoccupazione alle stelle, beni ammucchiati senza possibilità di vendita e con un trilione di dollari in obbligazioni e carta moneta statunitense di pochissimo o nessun valore. Subirebbero un colpo da 1 trilione di dollari statunitensi e rimarrebbero bloccati con montagne di merce invendibile. La ricaduta sociale sarebbe catastrofica. La Cina deve continuare ad acquistare obbligazioni statunitensi per poter mantenere le esportazioni in movimento; sebbene ad un livello ridotto.

Se le importazioni dalla Cina dovessero cessare, i lavoratori americani potrebbero trovare qualche forma di impiego a salari bassi nelle industrie statunitensi riaperte, con un ritorno alla manifattura. Dopo tutto, dove troverebbe la Wal-Mart [5] i beni da vendere nei propri negozi?

Ci auguriamo il meglio, speriamo che la Cina riesca a sopravvivere affrontando solo una lieve recessione. Con le finanze e i mercati globali così fragili e distrutti gli concediamo una possibilità su cinque di farcela. Piuttosto, in un'economia sotto il comando del comunismo cinese, l'imminente dislocazione potrebbe essere leggendaria.

Ambrose-Evan Pritchard, lo stimato autore per The London Telegraph ha detto: "L'economia mondiale sta ancora pattinando su una sottile lastra di ghiaccio. L'ovest è saziato dal debito, l'est dai (troppi) stabilimenti. La crisi è stata (apparentemente) contenuta azzerando le tasse e creando una bufera fiscale, distruggendo così gli equilibri di sovranità. Ma il cuore del problema rimane. I paesi anglosassoni e i Club Med stanno stringendo la cinghia, tuttavia l'Asia non sta producendo abbastanza domanda (interna) per compensare. Sta producendo scorte."(fonte: "organic Chinese demand is barely beginning"[6]).

"Dal mio punto di vista i mercati continuano a negare la rovina strutturale dovuta alla bolla di credito. Ci sono altre due problemi da affrontare: la bolla di investimenti in Cina e lo scandalo delle banche in Europa. Temo che solo dopo potremo fare piazza pulita e ricominciare, molto lentamente, un nuovo ciclo."

Siamo d'accordo con il signor Pritchard, ma la Cina ha anche altre bolle speculative, nelle auto, nei beni immobiliari, nel mercato azionario, nell'immensa carenza di acqua e nell'inquinamento. Se queste dovessero scoppiare una per volta, potrebbe essere gestibile. Ma potremmo vederne scoppiare più di una alla volta. In questo caso, la Cina potrebbe smantellare l'intero sistema globale. Si faccia caso agli effetti della recente paura derivata dall'inadempienza di Dubai per 80 milioni di dollari.

L'istruzione, specialmente tra i college e le università, ha subito un duro colpo poiché gli studenti si domandano se spese dell'ordine di 40.000 fino a 80.000 dollari valgano la pena in queste condizioni economiche. I ragazzi appena laureati, con buoni voti, ma nessuna esperienza lavorativa, fanno più fatica a trovare lavoro.

Le persone con esperienza ottengono i pochi lavori rimasti, dato che i datori di lavoro hanno un ventaglio di scelte più ampio e possono essere molto esigenti. Inoltre, non hanno tempo né soldi per la formazione. Molti ragazzi ottengono istruzione tramite internet, fanno formazione lavorando e accettano ogni tipo di lavoro pur di avere una busta paga.

Gli insegnanti delle scuole pubbliche con più anni di esperienza che lavorano nell'istruzione primaria e secondaria [7] sono stati sfoltiti per assumere nuovi e più economici neolaureati. Gli insegnanti di lingue straniere, assieme a quelli di matematica e scienze sono ancora i preferiti. Ci si aspetta un aumento nell'istruzione domestica, dato che gli insegnanti licenziati lavorano a casa con i propri figli e accolgono altri ragazzi dietro pagamento. Il sistema dell'istruzione pubblica è in serio pericolo. La gente non può più permettersela. Poiché il governo statunitense ha permesso anni fa che si accumulassero pile di carte burocratiche, almeno un terzo del budget rivolto alla scuola pubblica deve essere devoluto a lavoro stupido, costoso e politicamente corretto. È un'enorme perdita di cui soffrono studenti ed insegnanti.

Ci aspettiamo inoltre un aumento degli incidenti stradali, dovuti a lavori e riparazioni stradali procrastinati. I ponti possono cadere e le pavimentazioni danneggarsi, causando altri danni. Le comunità con le tasse più alte verranno abbandonate, soprattutto dagli adulti con figli già fuori casa. In questo modo New York ha perso circa 6 miliardi di dollari in tasse non riscosse.

Questa tendenza è ancora più veloce. Assistiamo a pensionati che vendono le proprie case perché non possono permettersi di pagare le tasse sui beni immobiliari. Si spostano verso stati con tasse più basse e comunità più piccole che offrono meno servizi. Gran parte dei servizi offerti dalle grandi città non sono necessari e i consumatori non sono in grado di pagarli. Immaginate la città di Detroit tremenamente desertica.

Bisogna occuparsi del commercio di oro e argento

I manager e gli operatori finanziari non sono sposati ai mercati e si muovono a seconda di dove si trovano idee che fruttano. I titolo di oro ed argento possono crescere e calare nel breve termine, ma poi decolleranno nelle controtendenze del 2010. I grandi investitori hanno scommesso sulle merci sicure, come oro, argento, grano, rame, platino e altri. Acquistano regolarmente a partire dal Labor Day [8] fino a Maggio, sopportano le flessioni e negoziano in media ogni 50 e 200 giorni. Con il dollaro in caduta, tali manager prevedono grossi guadagni in questi mercati. I futures [9] dell'oro erano scambiati a circa 1.200 dollari questa mattina (1 Dicembre). Prevediamo un lieve calo nel breve termine, seguito da un'altra ondata di acquisti.

Le politiche governative per lo più falliscono

Il programma liberale e innovatore studiato da Obama per trasferire ricchezza non funziona. La popolarità del presidente sta sprofondando insieme al suo programma. Il problema principale è l'incapacità del governo ad uscire dalla crisi dell'occupazione. Continuano a scavare, mentre mettono le basi per le idee sbagliate, creando confusione maggiore e più profonda. Questo aumenta l'attrattiva dei metalli preziosi e altri beni di questo tipo. La disoccupazione è il problema economico prioritario.

Il dollaro è la base di svariati mercati. A Dicembre il dollaro calerà ancora.



Lasciate perdere le linee oblique di confronto. Concentratevi sull'andamento del riquadro in basso.

Personalmente, vedo incredibili opportunità di commercio che non avremo per molti altri anni. Dobbiamo convertire i problemi in opportunità. Chi si trova dalla parte giusta dello scambio potrebbe diventare ricco. Quelli dall'altra parte sono solo vittime. State all'erta.


di Roger Wiegand

16 dicembre 2009

La moneta debito

“E’ un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perchè se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina” (Henry Ford)

In un sistema socio-politico, come il nostro, che usa una moneta come mezzo di scambio per le merci, che misura la ricchezza con i soldi e col Prodotto Interno Lordo si intuisce quali siano le declinazioni delle libertà. Chi ha la proprietà del danaro possiede tutto. Per cui la violazione della sovranità monetaria sancisce la morte della democrazia rappresentativa europea. In Italia, si è partiti nel 1981 col ministro del Tesoro Andreatta (docente di Romano Prodi), Governo Forlani, sancendo la separazione fra il Tesoro e la Banca d’Italia, l’obiettivo finale di privatizzare la Banca d’Italia è stato raggiunto negli anni successivi. Se oggi possiamo ancora rivendicare l’usurpazione della proprietà della moneta è grazie alla nostra Costituzione che afferma: “la sovranità appartiene al popolo” (compresa quella monetaria ovviamente) e che “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito” (art. 47 Cost.). Tali principi sono palesemente violati dall’articolo 105/A del trattato di Maastricth “la BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno della Comunità” che di fatto usurpa i diritti dei popoli sovrani europei. Banca d’Italia e BCE sono di fatto società indipendenti e fuori dal controllo del popolo. E’ sufficiente leggere la natura ed il numero dei soci partecipanti dal sito di Bankitalia, e si percepisce che essa è stata privatizzata dove lo Stato è relegato con INPS ed INAIL a 42 voti contro 540 delle banche private SpA (2008). Ed è stata relegata ad un ruolo di secondo piano come si legge dall’articolo 1 del suo Statuto: “Quale banca centrale della Repubblica italiana, è parte integrante del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Svolge i compiti e le funzioni che in tale qualità le competono, nel rispetto dello statuto del SEBC“. Il “semplice” passaggio di mano da privato a pubblico è una palese violazione costituzionale (art. 1 e 47) e dovrebbe essere un reato per “appropriazione indebita” delle riserve auree di proprietà dello Stato.
Ricordiamo due precedenti giuridici: nel 2005 Con sentenza 2978/05 la Banca D’Italia veniva condannata a restituire ad un cittadino (l’attore) la somma di euro 87,00 a titolo di risarcimento del danno derivante dalla sottrazione del reddito da signoraggio. E nel 2006, il 21 luglio con la sentenza n. 16751 le SS.UU. civile della Cassazione accoglievano il ricorso di Banca d’Italia sostenendo che: “[…]lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria[…]“. I cittadini europei sono “liberi” nella misura in cui sono obbligati a spendere un danaro privato – moneta debito – creato dal nulla e prestato agli Stati per consumare le merci prodotte dalle corporations SpA amiche dei banchieri. Questo tipo di sistema è virtuale, poiché la moneta è presente solo nei computer, essa è creata dal nulla senza alcun equivalente contro valore in oro, cioè una merce tangibile e reale, e col sistema del prestito (moltiplicatore monetario, formula matematica) e della riserva frazionaria – riserva frazionaria all’8%, accordi Basilea II - essa diventa debito per i popoli. La creazione della moneta debito col moltiplicatore monetario consente alle banche private di prestare soldi anche se non esistono realmente indebitando anche gli Stati in cambio di Titoli di Stato, altra carta. Se uno Stato chiede 1 miliardo di euro alla BCE, la Banca d’Italia e cioè i suoi soci SpA possono inserire la quota parte, in cambio di Titoli di Stato, come riserva frazionaria (un quantitativo obbligatorio di soldi contanti da tenere in cassa, l’8%) e creare moneta debito dal nulla col sistema del moltiplicatore monetario. Per esempio, ad Intesa San Paolo SpA (a.d. Corrado Passera) spetterebbe il 30,3% del miliardo di euro e cioè 303 milioni di carta, moneta stampata ed Unicredit SpA (a.d. Alessandro S. Profumo) 157 milioni (quote e partecipazioni al 31 gennaio 2008). L’unico obiettivo di una SpA è massimizzare i profitti e quindi 303 milioni inseriti in cassa come riserva consente di creare inflazione monetaria ed indebitare lo Stato. Altro esempio, un signore A deposita 100 euro in banca, un signore B può chiedere in prestito 92 euro (riserva frazionaria all’8%, accordi Basilea II). Intanto alla banca risultano esserci 100 euro sul conto di A ed ora ha un credito di 82 da B. In questo modo le banche creano soldi dal nulla mentre i cittadini devono sudare col proprio lavoro. Con questo sistema si creano soldi necessari a corrompere qualunque politico, finanziare le guerre, e sostenere le corporations SpA amiche. Comprendiamo che se queste sono le premesse non esiste alcuna democrazia rappresentativa dato che i partiti sono i migliori camerieri dei banchieri.

Una moneta di proprietà del popolo, cioè del portatore e dello Stato, non emette debito e la relativa rendita da signoraggio viene rimessa nei conti dello Stato quindi non c’è usura, cioè non può esserci interesse.
La moneta è solo un pezzo di carta, è un mezzo, non è vera ricchezza.

L’attuale sistema è degenerato poiché essendo intrinsecamente inflazionistico il debito è inestinguibile e per tanto tutti sono spinti ad usare moneta ed accumularla poiché prigionieri di un vero e proprio inganno. C’è da aggiungere che la moneta viene creata dal nulla questo vuol dire che oltre all’inganno c’è una beffa infatti le banche emettono mutui con interesse senza rischiare nulla, senza un equo scambio. Un cittadino lavora e crea valore, le banche sono semplici tipografie ed emettono “valore”. In realtà è tutta illusione.

Il valore di una moneta lo determina chi la accetta. Lo Stato deve emettere moneta in maniera proporzionale alle merci ed ai beni prodotti e, lo può fare domani mattina. Ma queste vorrebbe significare dare valore alla vera ricchezza: persone, lavoro, idee, terreni, alimenti, merci prodotte e non la finanza delle borse. Applicando l’etica alla politica si tornerebbe al significato proprio dei termini: economia.

Per Aristotele l’economia è la sfera che ha come oggetto la… casa (forse lo sai che in greco “oikos” significa “casa”), la famiglia, in altre parole il privato. Aristotele, quindi, usa il termine “economia” non nel suo significato corrente oggi, ma nella sua accezione etimologica: la sfera che ha come oggetto la casa, la famiglia, in definitiva quello che possiamo chiamare il privato.

In questo contesto si capisce che lo Stato attraverso l’uso di uno strumento di misura: moneta consente ai cittadini di scambiarsi beni, merci e servizi immateriali. Si comprende che l’alta finanza serve a poco alla società umana.

di Peppe Carpentieri

21 dicembre 2009

Chi ha ucciso l’economia?

Qualcuno di voi sa perché il senatore repubblicano e texano Phil Gramm merita un posto nella storia?

Se proprio non ricordate qualcosa, prendetevela con i giornali. Perché è davvero difficile che una persona non addetta ai lavori sappia o ricordi che cosa stabilì il Gramm-Leach-Bliley Act, approvato nel 1999 negli Stati Uniti d’America. Eppure, se si dovesse indicare un singolo evento per spiegare la drammatica crisi finanziaria che stiamo vivendo oggi, l’entrata in vigore della proposta che recava come prima firma quella del senatore repubblicano e texano Phil Gramm rappresenterebbe una delle scelte più azzeccate.

È in quel momento, infatti, e anche grazie a ben due iniziative di Gramm, dopo anni di battaglie a favore della deregolamentazione e del liberismo più spinti, che gli Usa, e di conseguenza anche il mondo, decidono di mettere da parte una delle lezioni tratte dalla crisi delle borse del 1929, dagli errori commessi nell’affrontarla e dalle dolorose conseguenze per le economie di tutto il pianeta. A cominciare dalla lunga fase della depressione,
dai salvataggi pubblici a ripetizione, dall’incertezza e dalla sofferenza per innumerevoli famiglie. Senza contare le ripercussioni politiche che lo shock ebbe nella Germania uscita sconfitta dalla prima guerra mondiale.

La prima lezione del 1929 riguarda il protezionismo: mai rispondere ad una crisi finanziaria con l’innalzamento delle barriere tra paese e paese.
Invece di fornire il respiro necessario alla ripresa, un atteggiamento di chiusura riduce l’attività, crea un avvitamento.

La seconda lezione riguarda la liquidità: nel fronteggiare una crisi finanziaria il rigore nella distribuzione della moneta rischia di essere mortale, perché sottrae preziose munizioni alle banche, la cui crisi – considerate le innumerevoli connessioni con i diversi attori dell’economia – può far saltare l’intero sistema, comprese le industrie sane e le famiglie. Di queste lezioni si è fatto tesoro nel momento di affrontare altre difficoltà.

Nel 1987, quando gli indici azionari di Wall Street calano in un solo giorno del 23 per cento, la Federal Reserve, la banca centrale degli Usa, fornisce al mercato la liquidità necessaria per evitare ulteriori danni.

Nel 1989, di fronte al fallimento del sistema delle casse di risparmio, il governo federale Usa interviene prontamente per un salvataggio pubblico. Quando scoppia la bolla di Internet e soprattutto dopo l’attacco alle torri gemelle di New York, nel settembre del 2001, Alan Greenspan, governatore della Federal Reserve, taglia i tassi di interesse per rendere il denaro da prendere in prestito sempre meno caro.

Lo stesso si sta facendo oggi.

La lezione dimenticata riguarda invece le regole ed i controlli sulle banche.

Negli anni Trenta, l’esperienza fatta con la crisi porta gli Usa e molti altri paesi ad adottare un nuovo modello di sistema creditizio, basato su tre punti fermi: controllo sulle aziende di credito; netta divisione tra banche commerciali, che raccolgono i depositi dei clienti normali, e banche d’affari, che fanno credito a lungo termine alle industrie; limiti ferrei nel possesso di quote societarie delle industrie da parte delle banche e viceversa.

Due esempi per tutti: nel 1933 la legge Glass-Steagall negli Usa e, nel 1936, la legge bancaria italiana.

In parole povere, il comportamento delle banche e degli operatori finanziari aveva provocato un tale disastro, a cominciare dalla perdita dei posti di lavoro per finire con la necessità di intervenire con numerosi salvataggi pubblici (in Italia portò alla nascita dell’Iri), da suggerire rigore, controlli e grande prudenza.
Questo atteggiamento non viene meno con la guerra. Anzi, sul finire del secondo conflitto mondiale, l’idea che siano necessarie regole, controlli, certezza della stabilità e presenza forte dello Stato viene utilizzata non solo nel settore bancario, ma per tutta l’economia, a cominciare dal punto fondamentale: la moneta.

Nel 1944, a Bretton Woods, viene concordato un nuovo ordine monetario mondiale che stabilizza i cambi mettendo al centro del sistema il rapporto fisso tra dollaro e oro.
Il sistema delle regole e dei controlli, da un lato per le banche e le società finanziarie, dall’altro per le monete, garantisce per alcuni decenni una sostanziale stabilità all’economia mondiale. Poi, in due distinte fasi, viene ribaltato.

In una prima fase viene superato il sistema dei cambi. Nella notte tra il 14 ed il 15 agosto del 1971, il presidente Usa, Richard Nixon, dichiara unilateralmente l’inconvertibilità del dollaro in oro, permettendo così agli Usa – appesantiti dalle spese per sostenere la guerra nel Vietnam – di affrontare le nuove difficoltà senza l’impaccio delle regole monetarie.

Negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, prima con il presidente Ronald Reagan e sulla spinta della scuola degli economisti di Chicago, ma poi anche con le amministrazioni repubblicana di Bush padre e democratica di Bill Clinton, negli Usa e nel resto del mondo prende il via un’ulteriore fase: togliere tutte le briglie all’economia, per farla correre sempre di più. Una spinta che si incrocia con la rivoluzione tecnologica, con lo sviluppo di nuove tecniche di ingegneria finanziaria; e alla fine degli anni Ottanta anche con il crollo del sistema sovietico.

Deregolamentazione e privatizzazione diventano parole d’ordine nel mondo intero, compresa l’Italia, dove l’enorme debito pubblico e l’immobilismo dei mercati provocati dalle numerose situazioni di monopolio impongono negli anni Novanta di vendere i gioielli di famiglia, di privatizzare l’enorme apparato pubblico composto dalle banche e dalle industrie controllate dallo Stato e di liberalizzare alcuni segmenti dell’economia, come energia, comunicazioni, trasporto.
In quel momento l’idea dominante, anche se non generalizzata, è che il capitalismo libero da ogni controllo è e sarà la scelta migliore. Ed è a questo punto che entra in scena prepotentemente Phil Gramm. Nel 1999 la legge Gramm-Leach-Blibey abolisce la vecchia legge Glass-Steagall del 1933. L’anno dopo lo stesso senatore Gramm, sponsorizzato da tutti i più importanti operatori di Wall Street, riesce a far passare un emendamento all’interno di una corposa legge finanziaria in discussione negli ultimi mesi della presidenza di Bill Clinton. Titolo: Commodity Futures Modernization Act (Cfma). Il provvedimento viene firmato da Clinton il 21 dicembre del 2000. Ed è una bomba ad orologeria: il Cfma sottrae quasi per intero i prodotti finanziari cosiddetti derivati alla regolazione e alla sorveglianza sia della Sec, la Commissione che vigila in Usa sui titoli e sulla borsa, sia della apposita commissione di controllo sui future.

È grazie a questa seconda fase di deregolamentazione che si sono potuti moltiplicare, e senza eccessivi controlli, i prodotti finanziari derivati trattati fuori dalle borse: dal 2000 al 2007 si è passati da un valore stimato
pari a 100 trilioni di dollari a 600 trilioni. Una cifra gigantesca, che equivale a un multiplo del Prodotto interno lordo del mondo intero. E le garanzie? Di fatto, tutto viene ritenuto possibile sulla base dell’idea che il mercato abbia al proprio interno, per sua natura, meccanismi di sicurezza.

Ma anche nella presunzione che le grandi banche di investimento rimaste negli Usa fuori dal controllo stringente della Federal Reserve, così come i nuovi, raffinati ingegneri della finanza, siano ormai così bravi da garantire da soli, senza bisogno di lacci e lacciuoli, il miglior funzionamento del mercato e la sicurezza degli investimenti. Lehman Brothers, Goldman Sachs, J.P. Morgan, Morgan Stanley, Merrill Lynch, insomma il Gotha della finanza mondiale: avrebbero fatto crescere tutti e garantito tutti con il proprio nome, la propria storia, l’indiscussa bravura. Un esempio per tutti.

Il fatto straordinario è che di questi passaggi, delle iniziative legislative con le quali Gramm, ma potremmo dire anche Bill Clinton, smontarono il sistema dei controlli che fino ad allora avevano fatto degli Stati Uniti uno dei paesi più trasparenti e sicuri dal punto di vista finanziario, tranne poche eccezioni, non ne parla nessuno. Se ne trova qualche traccia negli articoli di Luciano Gallino su Repubblica, in un articolo di Roberto Seghetti su Panorama e appena una citazione in un paginone pubblicato da La Stampa (ma Gramm è l’unico ad essere citato senza foto) con la lista di tutti i possibili colpevoli.

La ragione? Ve ne sono diverse.

Sicuramente, pesa un po’ di ignoranza. È più semplice parlare delle persone più conosciute, di coloro sui quali trovi montagne di ritagli negli archivi. Uno di questi è Alan Greenspan, governatore della Federal Reserve, altro colpevole, certamente, ma appunto più conosciuto perché è stato in primo piano sul palcoscenico mondiale ed è un personaggio che i giornali di tutto il mondo hanno amato o odiato.

Un altro motivo può essere la mancanza di teatralità, si potrebbe dire di colore, di un eventuale articolo su uno sconosciuto senatore texano.

Ma forse c’è qualcosa di più. Forse ha giocato un ruolo decisivo anche il comodo appoggiarsi alla vulgata dei più togati commentatori, economisti, banchieri, grandi industriali, esperti di vario genere, tutti d’accordo in fondo che non occorra dar troppo fastidio a coloro che fanno affari.
Perché prendersela con Gramm o con Bill Clinton, se per tutti resta necessario lasciare ai banchieri, ai finanziari, agli industriali mani libere?

Leggete bene i nostri quotidiani: guai a coloro che pensano di reintrodurre controlli veri, ficcanti, sui movimenti di denaro. Di che cosa si discute nei fondi e negli editoriali dei principali quotidiani nazionali in mezzo alla crisi provocata dalla voracità e dalle malefatte dei finanziari e dei banchieri di mezzo mondo, crisi che stiamo pagando tutti? Della riforma dei contratti di lavoro, della riforma delle pensioni, della flessibilità del mercato del lavoro e della necessaria protezione per coloro che, per salvare le imprese, bisognerà buttare fuori dall’impiego. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, in altri momenti fautore di una politica considerata dall’opposizione fantasiosa, oggi cita regole, controlli, ritorni a un’occhiuta vigilanza, e se la prende con i banchieri e i finanziari. I giornali ne riportano le dichiarazioni, con enfasi. Ma poi si fermano lì, non vanno a fondo.

Come dire, nella stampa italiana, controllata dai maggiori gruppi bancari, finanziari e industriali del paese, così come sui mezzi dei principali paesi ricchi, sembra che sia disdicevole proporre di rendere gli affari davvero trasparenti. Pensosi fondi avvertono i rischi di un’eventuale nazionalizzazione delle banche (che priverebbe gli azionisti dei loro poteri) e invocano invece la salvezza con un esborso massiccio di risorse sottratte ai contribuenti.
Si continuano a sparare titoli a tutta pagina contro la criminalità organizzata. Ma si continua anche a guardare con comprensiva partecipazione l’industriale o il banchiere che ha aggirato le regole (notizia che finisca a pagina 35).

È in questo contesto, insomma, che nasce il sospetto di un’omissione e di una superficialità voluta. Raccontare come Gramm o Bill Clinton, hanno contribuito a smontare le regole, permettendo una crescita esponenziale della ricchezza finanziaria a favore di pochi e a danno di molti, non ha appeal.
Parlare di controllo sui movimenti di denaro fa storcere il naso. Vuoi mettere invece il plauso che puoi ottenere dai principali azionisti del tuo giornale se, proponendo l’estensione della cassa integrazione ai giovani precari, come si conviene a chi ha buon cuore, ipotizzi pure il superamento dello statuto dei lavoratori?

di Bankor Jr.

17 dicembre 2009

Le nostre previsioni per il 2010.




Il 2010 sarà come il 1930, o simile al 1937? Sarà diverso questa volta? Quando uno stato-nazione che in passato aveva un'alta produttività si autodistrugge con l'inflazione, quelli che rimangono indenni possono assorbire il colpo e, nel tempo, tirare fuori dai guai quello colpito. È stato il caso della Germania negli anni '20. Nel caso attuale la maggior parte delle economie mondiali sono in ginocchio, alcune più danneggiate di altre. Chi può rendere possibile il recupero questa volta? Non c'è nessuno. Non sarà la Cina, poiché molti sostengono che soffrirà lo stesso collasso sistemico sperimentato dagli Stati Uniti, dall'Europa, dalla Russia e dai paesi del Sud America. I paesi vicini alla Cina, come Giappone, Taiwan, Corea, India, Indonesia e altri, seguiranno i caduti.

Le complessità incrociate degli affari e della finanza internazionale li hanno imbrigliati tutti in una ragnatela di collasso sistemico. Quelli che possono, devono tentare di salvarsi imponendo una massiccia inflazione. Sebbene potrebbe funzionare per qualche mese, alla fine imploderà tutto. Vi prego di prestare attenzione alle seguenti parole di John Pugsley, dal titolo “Common Sense Viewpoint” ("Il punto di vista del buon senso", ndt) così come riportate in “Golden Insights” ("Preziose intuizioni", ndt) di James U. Blanchard III 1997.



"L'inflazione distruggerà il debito. La risposta finale a tutte le discussioni (inflazione contro deflazione) resta nelle mani della Federal Reserve (la banca centrale degli Stati Uniti d'America, ndt) e del governo. Entrambi sono estremamente impegnati nel prevenire un collasso finanziario o la recessione. Finché loro saranno d'accordo a stampare dollari in modo da supportare i creditori in difficoltà, il ciclo andrà avanti. Quello che la maggior parte dei deflazionisti sbagliano a considerare è che l'inflazione distrugge il debito".

"Con l'inflazione i creditori vincono e i debitori perdono. I deflazionisti non si rendono conto del fatto che se l'inflazione della disponibilità monetaria continua, cosa che succederà, ci sarà bisogno di deflazione. Tutto il debito del mondo può essere estinto creando potere d'acquisto... e questo è proprio quello che sta succedendo... i problemi relativi al debito saranno risolti, ma non saranno risolti attraverso la liquidazione dovuta a bancarotta e collasso. Saranno risolti attraverso la creazione di denaro. Stiamo per assistere alla più grande ondata di inflazione della storia del mondo. Vi conviene non trovarvi dalla parte sbagliata del dollaro." John Pugsley in "Common Sense Viewpoint"

Siamo d'accordo con il signor Pugsley, ma questo scritto risale a qualche anno fa. Ci sentiamo di suggerire che al momento, con le nazioni precedentemente più produttive che diventano vittime sia dell'inflazione-iperinflazione che del collasso sistemico, il finale potrebbe essere peggiore di quanto previsto. Il nostro pronostico è che ci sia prima inflazione, poi ad un certo punto iperinflazione.

Cosa succederà tra queste due fasi? Se dal nostro punto di vista quest'impresa richiederà almeno 2-3 anni, nessuno può saperlo con certezza. Prevediamo che il 2010 sarà uno dei peggiori anni della seconda grande depressione, o meglio, suggeriamo che il 2010 sarà il secondo ciclo di svariate fasi depressive. Il fallimento di Lehman e i crolli ad esso correlati furono solo la prima fase. Prima che la seconda fase terrorizzi i mercati globali, consigliamo di correre ai ripari.

I debiti, sia pubblici che privati, non sono stati pagati in alcuna misura. A peggiorare la situazione, nuovi debiti continuano ad affliggere le banche centrali, le banche nazionali, i consumatori e il commercio. Per poter trovare una base comune e rendere possibile un recupero, questi debiti devono essere pagati, ci si può rifiutare di pagarli o cancellarli con l'inflazione. Per ora tutte queste soluzioni si stanno mettendo in pratica, ma, per quanto in fretta si risolvano i vecchi problemi, altri continuano ad accumularsi aggravando le difficoltà.

Mentre i governi sono impegnati a cancellare il debito con l'inflazione, attraverso la creazione di moneta; ovvero stampando grandi quantità di dollari, banconote e obbligazioni privi di copertura, il loro peso è semplicemente insostenibile dal punto di vista matematico. Gli aggiotatori hanno superato il punto di non ritorno. Non ci sarà ripresa fintanto che non avverrà un'importante crollo. Questa soluzione è la risposta rapida e sleale alla cancellazione finale di tutti quei debiti. Pensiamo che avverrà in fasi e in modo spasmodico.

Il Giappone è nelle condizioni peggiori, con un rapporto debito pubblico su PIL che si attesta oggi al 270%. Con una popolazione invecchiata e senza il numero sufficiente di giovani che occupino i posti di lavoro lasciati liberi, la deflazione è tornata e il mercato immobiliare giapponese sta ottenendo grandi successi. Gli Stati Uniti e l'Europa, esclusa la Gran Bretagna, hanno il 125% di debito su PIL, con la Gran Bretagna al 105%. (fonte: Societe Generale)

Il dollaro statunitense gioca un ruolo molto importante in questo contesto. Dal momento che corrisponde circa all'85% della valuta di riserva, a seconda di come va il dollaro andrà il sistema globale. Sfortunatamente il dollaro può cadere ancora molto, e per questo mese di Dicembre 2009 può sprofondare fino ad un indice di 70.00-72.50 rispetto ai prezzi odierni. Ci aspettiamo che nell'arco dei prossimi tre anni il dollaro possa arrivare ad un minimo storico di circa 40-46.

I titoli di borsa sono malridotti, e subiranno a breve un calo del 5-20%. Ci aspettiamo che il prossimo calo sarà blando e che i nuovi acquisti potranno ricominciare a Gennaio 2010 e proseguire durante la primavera. Il Dow Jones potrà facilmente raggiungere un valore base di 8850 per poi tornare a risalire. L'indice S&P [1] dovrebbe attestarsi a 950. Nel frattempo, potremmo assistere ad un taglio dell'11-12% di Dow Jones ed S&P.

Il picco massimo del prezzo dei titoli potrebbe arrivare tra fine Maggio e Luglio 2010. In questo periodo, cinque eventi particolarmente negativi colpiranno l'economia e i mercati globali simultaneamente.

E sono:

(1) la perdita di 40-50 miliardi in dollari statunitensi attraverso malfunzionamenti di carte di credito;

(2) le vendite di case, nuove e di seconda mano crollerà con tale violenza nella prima metà del 2010, che questo mercato si potrà considerare letteralmente in caduta libera. Ci saranno tra i 7 e i 10 milioni di nuovi mutui inadempienti, la maggior parte dei quali nella categoria standard (non di tipo subprime, [2]), a causa di perdite di lavoro;

(3) le vendite di auto nella prima metà dell'anno saranno così basse che i produttori presenteranno istanza di fallimento;

(4) i prestiti per beni immobili commerciali manderanno in rovina le società immobiliari e i loro progetti, tra quelli esistenti, in via di realizzazione e quelli solo pianificati;

(5) le compagnie di assicurazione avranno un numero talmente alto di contratti inadempienti nel settore immobiliare che rischieranno di venir meno ai propri obblighi nei confronti di qualche direttiva d'emergenza del governo nel secondo TARP (Troubled Assets Relief Program, il piano di sostegno del governoamericano per il settore finanziario, ndt). Ad un certo punto, anni fa, le prime 20 compagnie assicurative potevano letteralmente controllare l'economia degli Stati Uniti. Possiedono grandi quantità di risorse in beni mobili, immobili ed obbligazioni a breve termine.

Le valutazioni immobiliari crolleranno in media, su tutto il territorio degli Stati Uniti, di un altro 30%. Un anno fa credevamo che i prezzi degli anni '80 si sarebbero attestati come quelli minimi. Oggi si prendono in considerazione quelli degli anni '70. Il numero di case per cui è stato precluso il riscatto dell'ipoteca è maggiore negli ultimi 12 mesi che nell'intera decade della prima grande depressione degli anni '30.

La mattina di lunedì 23 Novembre 2009, è stata riportata la notizia di una crescita del 10.1% nella vendita delle case. Questo non è nient'altro che l'effetto di vendite a prezzi bassi sollecitate da prestiti privati [3], aiuti del governo per abbassare i pagamenti degli acconti iniziali e le politiche di crollo dei prezzi ottenute dalle classi sociali più disagiate. Il mercato immobiliare rimane in uno stato di collasso internazionale. L'ultimo grande creditore, l'FHA (Federal Housing Administration, ndt) versa in gravi condizioni.

L'inflazione è ora al valore non segnalato del 7% ed è in crescita. A partire da Maggio 2010 comincerà a colpire duramente, in primo luogo su quel terzo di popolazione statunitense con salario base e disoccupata. Gran parte dei loro introiti sono spesi in cibo ed energia. Queste due voci sono tra le prime ad essere colpite dall'inflazione.

Coloro che possiedono auto nuove e acquistate in leasing faranno uso del cosiddetto "jingle mail" [4]. Dovranno riportare macchine e camion nuovi ai parcheggi dei commercianti, restituire le chiavi e smettere di pagare. Abbiamo visto questo meccanismo verificarsi con le case negli ultimi 1-2 anni. I parcheggi si riempiranno di auto e camion nuovi o seminuovi. Il loro valore precipiterà. Molte di queste restituzioni verranno dal programma "Cash for Clunkers" (letteralmente "contanti in cambio di vecchi macinini", ndt) per chi è rimasto incastrato da pagamenti di auto e camion che non possono permettersi.

I fabbricanti di auto GM (General Motors, ndt) hanno previsto vendite negli Stati Uniti di 11 milioni nel 2010 con una nuova ripresa. Non ci sarà alcuna ripresa e le vendite potrebbero far scivolare l'intera industria fino a 7 milioni o meno per il 2010. E nel 2011 le cose si metteranno anche peggio.

Le rinunce alle auto cresceranno e i sindacati lanceranno il loro grido d'allarme al presidente Obama. Lui troverà un rimedio finanziario temporaneo per l'industria moribonda. I consumatori non avranno potere d'acquisto, a credito o in contanti non fa alcuna differenza. Quelli con contanti li conserveranno, si metteranno al riparo e aspetteranno che la fine delle difficoltà. Le iscrizioni ai sindacati delle auto diminuiranno rapidamente. Gli acquisti di auto a credito si ridurranno ad un numero sempre più esiguo.

Il settore del petrolio greggio e dell'energia ha un ruolo fondamentale in entrambe le direzioni. Oggi vediamo che il prezzo del petrolio si attesta ad 80$ con limiti inferiori appena sotto i 70$. I principi di base mostrano che un eccesso di offerta durante un periodo di depressione/recessione ha come effetto di diminuire la domanda. D'altra parte, l'inflazione dei prezzi sta crescendo su un dollaro sempre più debole e continuerà a crescere. Ci aspettiamo di vedere il greggio raggiungere i 50$, e poi tornare indietro e risalire a 100$ a causa dell'inflazione. La benzina seguirà questo andamento, dato che alcune raffinerie stanno chiudendo per via di perdite operative e non se ne stanno aprendo di nuove. Fondamentalmente sarà l'inflazione a vincere sull'aumento dei prezzi. Infine, tornerà ad esserci scarsità di prodotti.

La depressione normalmente e storicamente dura dieci anni. Potrebbe volerci esattamente lo stesso tempo affinché i consumatori possano saldare i propri debiti e tornare in condizioni di normalità. I tassi d'interesse sono cresciuti, ma con debiti così alti e aumenti di salario piccoli o nulli di fronte ad un'inflazione nuova e così violenta, i consumatori saranno economicamente massacrati.

I creditori e le banche attraverseranno nuovamente un periodo di difficoltà. Alle banche sono rimaste ben poche idee su come ottenere entrate da prestiti concessi, a parte la compravendita. Mentre la Goldman Sachs guadagna milioni di dollari alla settimana in questo modo, la maggior parte delle banche non sono attrezzate e si sono pochi operatori finanziari in grado di fare questo lavoro. Poiché chi si occupa di questi problemi per conto di Obama sta affliggendo i grandi operatori imponendo limiti alle entrate, questo rende le cose più complicate, al punto che queste persone preferiscono andarsene a lavorare all'estero, dove possono avere salari illimitati.

Il mercato obbligazionario è così immenso che gli ci vuole tempo per rovesciarsi e colare a picco. Le banche centrali dell'Asia e degli Stati Uniti sono state le nostre principali acquirenti di valuta estera. Se da un lato continuano ad aquistarne per poter mantenere uniti i mercati, dall'altro stanno: (1) preferendo le valute a breve scadenza rispetto a quelle a lunga scadenza, (2) convertendone parzialmente l'acquisto al settore delle materie prime.

Con lo Yen più forte, il Giappone è sempre più impegnato in complicati viaggi per l'acquisto di risorse, come la Corea del Sud. Sono entrambi in cerca di grano, oro, olio, gas naturali ed altre materie prime che non possiedono.

Le obbligazioni ad alto rischio e ad alto rendimento potrebbero perdere fino ad un terzo del loro valore attuale solo il prossimo anno. L'acquisto di buoni del tesoro e di obbligazioni continuerà fino a che "la fiducia e il credito totale" verranno meno. Alla fine collasseranno, ma in tempi molto lenti, a causa delle dimensioni di questi mercati. Siamo convinti del fatto che nessuna obbligazione sia sicura. Quelle municipali sono considerate tra le più sicure. Ma cosa succederà quando città, paesi, contee e stati saranno così in bancarotta da non poter pagare gli interessi? Le loro imposte fiscali precipiteranno. Alcune sono più sicure di altre, ma per quanto tempo? Chi è in grado di indicare un limite? Nessuno, perché sarebbe una mossa troppo politica.

Molti stati che fanno parte degli USA sono finanziariamente falliti o stanno per esserlo. Si è scoperto che almeno un terzo dei soldi ottenuti attraverso il TARP è stato usato per salvare gli stati dalla bancarotta. Questo provocherà un'escalation, perché i soldi federali del TARP non possono aiutarli abbastanza in fretta e in quantità sufficiente a mantenerli uniti. Ci si aspetta che l'occupazione nei vigili del fuoco e nella polizia diventerà sempre più scarsa, a discapito della sicurezza in varie comunità. Dieci stati si trovano in condizioni finanziariamente critiche e 47 sono in lista per diventarlo.

New York, New Jersey, Connecticut, Michigan, Ohio, Florida, Arizona, Nevada e California sono gli stati che versano nelle condizioni peggiori, poiché soffrono la mancanza di entrate fiscali da parte di aziende e consumatori falliti. Ci si aspetta che la California sarà tra i primi ad andare fuori controllo. Continuano ad escogitare nuove tasse e non lavorano sulla riduzione delle spese. Quando alcuni stati affronteranno il collasso totale ci troveremo in breve tempo in condizioni pessime. Il Michigan è tra gli stati in condizioni peggiori. La maggior parte degli stati stanno spendendo fino all'ultimo centesimo. Si rifiutano di ridurre i costi, poiché lo considerano un suicidio politico. Spenderanno fino a che non avranno più nulla, e quindi chiederanno aiuto al governo federale.

La Cina si trova nei guai, poiché i consumatori statunitensi hanno smesso di acquistare da loro. Il loro TARP per la prima parte dell'anno era superiore a quello degli Stati Uniti sia in quantità che in rapidità di spesa. Si stima che abbiano speso in quattro mesi, tra Gennaio e Maggio 2009, all'incirca 600 miliardi di dollari, la maggior parte dei quali indirizzati a progetti che si trovano in condizioni di sovracapacità. La mancanza di acquisti da parte degli Stati Uniti ha causato un crollo delle esportazioni per la Cina di circa il 25%. Inoltre, è da notare che l'economia cinese è circa un quarto di quella statunitense.

Ci sono centinaia di fabbriche cinesi inattive e milioni di lavoratori licenziati senza nuovo impiego e senza grandi prospettive di lavoro. D'altra parte, milioni di fattorie di sussistenza sono state vendute per cercare lavoro in città. Ora che il lavoro non c'è più, e non ci sono nemmeno le fattorie che avrebbero potuto garantire cibo, nel 2010 ci aspettiamo un collasso più o meno rapido della Cina, con disordini e altri problemi sociali. La Cina ha bisogno di 24 milioni di nuovi posti di lavoro all'anno solo per rimanere in pari e sono ben lontani dal poter realizzare numeri come questi; non basta che la crescita di nuovi impieghi migliori.

Se la preoccupazione che la Cina non sia più in grado di acquistare i nostri (degli USA, ndt) buoni del tesoro diventasse reale, il governo degli Stati Uniti potrebbe fermare gran parte delle importazioni premendo sulle tariffe doganali. A quel punto la Cina si ritroverebbe con una disoccupazione alle stelle, beni ammucchiati senza possibilità di vendita e con un trilione di dollari in obbligazioni e carta moneta statunitense di pochissimo o nessun valore. Subirebbero un colpo da 1 trilione di dollari statunitensi e rimarrebbero bloccati con montagne di merce invendibile. La ricaduta sociale sarebbe catastrofica. La Cina deve continuare ad acquistare obbligazioni statunitensi per poter mantenere le esportazioni in movimento; sebbene ad un livello ridotto.

Se le importazioni dalla Cina dovessero cessare, i lavoratori americani potrebbero trovare qualche forma di impiego a salari bassi nelle industrie statunitensi riaperte, con un ritorno alla manifattura. Dopo tutto, dove troverebbe la Wal-Mart [5] i beni da vendere nei propri negozi?

Ci auguriamo il meglio, speriamo che la Cina riesca a sopravvivere affrontando solo una lieve recessione. Con le finanze e i mercati globali così fragili e distrutti gli concediamo una possibilità su cinque di farcela. Piuttosto, in un'economia sotto il comando del comunismo cinese, l'imminente dislocazione potrebbe essere leggendaria.

Ambrose-Evan Pritchard, lo stimato autore per The London Telegraph ha detto: "L'economia mondiale sta ancora pattinando su una sottile lastra di ghiaccio. L'ovest è saziato dal debito, l'est dai (troppi) stabilimenti. La crisi è stata (apparentemente) contenuta azzerando le tasse e creando una bufera fiscale, distruggendo così gli equilibri di sovranità. Ma il cuore del problema rimane. I paesi anglosassoni e i Club Med stanno stringendo la cinghia, tuttavia l'Asia non sta producendo abbastanza domanda (interna) per compensare. Sta producendo scorte."(fonte: "organic Chinese demand is barely beginning"[6]).

"Dal mio punto di vista i mercati continuano a negare la rovina strutturale dovuta alla bolla di credito. Ci sono altre due problemi da affrontare: la bolla di investimenti in Cina e lo scandalo delle banche in Europa. Temo che solo dopo potremo fare piazza pulita e ricominciare, molto lentamente, un nuovo ciclo."

Siamo d'accordo con il signor Pritchard, ma la Cina ha anche altre bolle speculative, nelle auto, nei beni immobiliari, nel mercato azionario, nell'immensa carenza di acqua e nell'inquinamento. Se queste dovessero scoppiare una per volta, potrebbe essere gestibile. Ma potremmo vederne scoppiare più di una alla volta. In questo caso, la Cina potrebbe smantellare l'intero sistema globale. Si faccia caso agli effetti della recente paura derivata dall'inadempienza di Dubai per 80 milioni di dollari.

L'istruzione, specialmente tra i college e le università, ha subito un duro colpo poiché gli studenti si domandano se spese dell'ordine di 40.000 fino a 80.000 dollari valgano la pena in queste condizioni economiche. I ragazzi appena laureati, con buoni voti, ma nessuna esperienza lavorativa, fanno più fatica a trovare lavoro.

Le persone con esperienza ottengono i pochi lavori rimasti, dato che i datori di lavoro hanno un ventaglio di scelte più ampio e possono essere molto esigenti. Inoltre, non hanno tempo né soldi per la formazione. Molti ragazzi ottengono istruzione tramite internet, fanno formazione lavorando e accettano ogni tipo di lavoro pur di avere una busta paga.

Gli insegnanti delle scuole pubbliche con più anni di esperienza che lavorano nell'istruzione primaria e secondaria [7] sono stati sfoltiti per assumere nuovi e più economici neolaureati. Gli insegnanti di lingue straniere, assieme a quelli di matematica e scienze sono ancora i preferiti. Ci si aspetta un aumento nell'istruzione domestica, dato che gli insegnanti licenziati lavorano a casa con i propri figli e accolgono altri ragazzi dietro pagamento. Il sistema dell'istruzione pubblica è in serio pericolo. La gente non può più permettersela. Poiché il governo statunitense ha permesso anni fa che si accumulassero pile di carte burocratiche, almeno un terzo del budget rivolto alla scuola pubblica deve essere devoluto a lavoro stupido, costoso e politicamente corretto. È un'enorme perdita di cui soffrono studenti ed insegnanti.

Ci aspettiamo inoltre un aumento degli incidenti stradali, dovuti a lavori e riparazioni stradali procrastinati. I ponti possono cadere e le pavimentazioni danneggarsi, causando altri danni. Le comunità con le tasse più alte verranno abbandonate, soprattutto dagli adulti con figli già fuori casa. In questo modo New York ha perso circa 6 miliardi di dollari in tasse non riscosse.

Questa tendenza è ancora più veloce. Assistiamo a pensionati che vendono le proprie case perché non possono permettersi di pagare le tasse sui beni immobiliari. Si spostano verso stati con tasse più basse e comunità più piccole che offrono meno servizi. Gran parte dei servizi offerti dalle grandi città non sono necessari e i consumatori non sono in grado di pagarli. Immaginate la città di Detroit tremenamente desertica.

Bisogna occuparsi del commercio di oro e argento

I manager e gli operatori finanziari non sono sposati ai mercati e si muovono a seconda di dove si trovano idee che fruttano. I titolo di oro ed argento possono crescere e calare nel breve termine, ma poi decolleranno nelle controtendenze del 2010. I grandi investitori hanno scommesso sulle merci sicure, come oro, argento, grano, rame, platino e altri. Acquistano regolarmente a partire dal Labor Day [8] fino a Maggio, sopportano le flessioni e negoziano in media ogni 50 e 200 giorni. Con il dollaro in caduta, tali manager prevedono grossi guadagni in questi mercati. I futures [9] dell'oro erano scambiati a circa 1.200 dollari questa mattina (1 Dicembre). Prevediamo un lieve calo nel breve termine, seguito da un'altra ondata di acquisti.

Le politiche governative per lo più falliscono

Il programma liberale e innovatore studiato da Obama per trasferire ricchezza non funziona. La popolarità del presidente sta sprofondando insieme al suo programma. Il problema principale è l'incapacità del governo ad uscire dalla crisi dell'occupazione. Continuano a scavare, mentre mettono le basi per le idee sbagliate, creando confusione maggiore e più profonda. Questo aumenta l'attrattiva dei metalli preziosi e altri beni di questo tipo. La disoccupazione è il problema economico prioritario.

Il dollaro è la base di svariati mercati. A Dicembre il dollaro calerà ancora.



Lasciate perdere le linee oblique di confronto. Concentratevi sull'andamento del riquadro in basso.

Personalmente, vedo incredibili opportunità di commercio che non avremo per molti altri anni. Dobbiamo convertire i problemi in opportunità. Chi si trova dalla parte giusta dello scambio potrebbe diventare ricco. Quelli dall'altra parte sono solo vittime. State all'erta.


di Roger Wiegand

16 dicembre 2009

La moneta debito

“E’ un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perchè se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina” (Henry Ford)

In un sistema socio-politico, come il nostro, che usa una moneta come mezzo di scambio per le merci, che misura la ricchezza con i soldi e col Prodotto Interno Lordo si intuisce quali siano le declinazioni delle libertà. Chi ha la proprietà del danaro possiede tutto. Per cui la violazione della sovranità monetaria sancisce la morte della democrazia rappresentativa europea. In Italia, si è partiti nel 1981 col ministro del Tesoro Andreatta (docente di Romano Prodi), Governo Forlani, sancendo la separazione fra il Tesoro e la Banca d’Italia, l’obiettivo finale di privatizzare la Banca d’Italia è stato raggiunto negli anni successivi. Se oggi possiamo ancora rivendicare l’usurpazione della proprietà della moneta è grazie alla nostra Costituzione che afferma: “la sovranità appartiene al popolo” (compresa quella monetaria ovviamente) e che “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito” (art. 47 Cost.). Tali principi sono palesemente violati dall’articolo 105/A del trattato di Maastricth “la BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno della Comunità” che di fatto usurpa i diritti dei popoli sovrani europei. Banca d’Italia e BCE sono di fatto società indipendenti e fuori dal controllo del popolo. E’ sufficiente leggere la natura ed il numero dei soci partecipanti dal sito di Bankitalia, e si percepisce che essa è stata privatizzata dove lo Stato è relegato con INPS ed INAIL a 42 voti contro 540 delle banche private SpA (2008). Ed è stata relegata ad un ruolo di secondo piano come si legge dall’articolo 1 del suo Statuto: “Quale banca centrale della Repubblica italiana, è parte integrante del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Svolge i compiti e le funzioni che in tale qualità le competono, nel rispetto dello statuto del SEBC“. Il “semplice” passaggio di mano da privato a pubblico è una palese violazione costituzionale (art. 1 e 47) e dovrebbe essere un reato per “appropriazione indebita” delle riserve auree di proprietà dello Stato.
Ricordiamo due precedenti giuridici: nel 2005 Con sentenza 2978/05 la Banca D’Italia veniva condannata a restituire ad un cittadino (l’attore) la somma di euro 87,00 a titolo di risarcimento del danno derivante dalla sottrazione del reddito da signoraggio. E nel 2006, il 21 luglio con la sentenza n. 16751 le SS.UU. civile della Cassazione accoglievano il ricorso di Banca d’Italia sostenendo che: “[…]lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria[…]“. I cittadini europei sono “liberi” nella misura in cui sono obbligati a spendere un danaro privato – moneta debito – creato dal nulla e prestato agli Stati per consumare le merci prodotte dalle corporations SpA amiche dei banchieri. Questo tipo di sistema è virtuale, poiché la moneta è presente solo nei computer, essa è creata dal nulla senza alcun equivalente contro valore in oro, cioè una merce tangibile e reale, e col sistema del prestito (moltiplicatore monetario, formula matematica) e della riserva frazionaria – riserva frazionaria all’8%, accordi Basilea II - essa diventa debito per i popoli. La creazione della moneta debito col moltiplicatore monetario consente alle banche private di prestare soldi anche se non esistono realmente indebitando anche gli Stati in cambio di Titoli di Stato, altra carta. Se uno Stato chiede 1 miliardo di euro alla BCE, la Banca d’Italia e cioè i suoi soci SpA possono inserire la quota parte, in cambio di Titoli di Stato, come riserva frazionaria (un quantitativo obbligatorio di soldi contanti da tenere in cassa, l’8%) e creare moneta debito dal nulla col sistema del moltiplicatore monetario. Per esempio, ad Intesa San Paolo SpA (a.d. Corrado Passera) spetterebbe il 30,3% del miliardo di euro e cioè 303 milioni di carta, moneta stampata ed Unicredit SpA (a.d. Alessandro S. Profumo) 157 milioni (quote e partecipazioni al 31 gennaio 2008). L’unico obiettivo di una SpA è massimizzare i profitti e quindi 303 milioni inseriti in cassa come riserva consente di creare inflazione monetaria ed indebitare lo Stato. Altro esempio, un signore A deposita 100 euro in banca, un signore B può chiedere in prestito 92 euro (riserva frazionaria all’8%, accordi Basilea II). Intanto alla banca risultano esserci 100 euro sul conto di A ed ora ha un credito di 82 da B. In questo modo le banche creano soldi dal nulla mentre i cittadini devono sudare col proprio lavoro. Con questo sistema si creano soldi necessari a corrompere qualunque politico, finanziare le guerre, e sostenere le corporations SpA amiche. Comprendiamo che se queste sono le premesse non esiste alcuna democrazia rappresentativa dato che i partiti sono i migliori camerieri dei banchieri.

Una moneta di proprietà del popolo, cioè del portatore e dello Stato, non emette debito e la relativa rendita da signoraggio viene rimessa nei conti dello Stato quindi non c’è usura, cioè non può esserci interesse.
La moneta è solo un pezzo di carta, è un mezzo, non è vera ricchezza.

L’attuale sistema è degenerato poiché essendo intrinsecamente inflazionistico il debito è inestinguibile e per tanto tutti sono spinti ad usare moneta ed accumularla poiché prigionieri di un vero e proprio inganno. C’è da aggiungere che la moneta viene creata dal nulla questo vuol dire che oltre all’inganno c’è una beffa infatti le banche emettono mutui con interesse senza rischiare nulla, senza un equo scambio. Un cittadino lavora e crea valore, le banche sono semplici tipografie ed emettono “valore”. In realtà è tutta illusione.

Il valore di una moneta lo determina chi la accetta. Lo Stato deve emettere moneta in maniera proporzionale alle merci ed ai beni prodotti e, lo può fare domani mattina. Ma queste vorrebbe significare dare valore alla vera ricchezza: persone, lavoro, idee, terreni, alimenti, merci prodotte e non la finanza delle borse. Applicando l’etica alla politica si tornerebbe al significato proprio dei termini: economia.

Per Aristotele l’economia è la sfera che ha come oggetto la… casa (forse lo sai che in greco “oikos” significa “casa”), la famiglia, in altre parole il privato. Aristotele, quindi, usa il termine “economia” non nel suo significato corrente oggi, ma nella sua accezione etimologica: la sfera che ha come oggetto la casa, la famiglia, in definitiva quello che possiamo chiamare il privato.

In questo contesto si capisce che lo Stato attraverso l’uso di uno strumento di misura: moneta consente ai cittadini di scambiarsi beni, merci e servizi immateriali. Si comprende che l’alta finanza serve a poco alla società umana.

di Peppe Carpentieri