07 febbraio 2010

Gli agenti della Cia… Al servizio delle grandi banche


Uno degli scopi di questo blog è di evidenziare notizie che sfuggono al radar dei grandi media, ma che permettono di capire alcuni aspetti nascosti o opachi della realtà in cui viviamo. Recentemente ho scoperto una storia alquanto singolare: La Cia, sebbene impegnata da quasi un decennio nella lotta al terrorismo, permette ai propri agenti di … arrotondare lo stipendio offrendo i propri servizi a società private e in particolare a grandi banche di Wall Street (Goldman Sachs, ad esempio) e Hedge funds. A svelarla la vicenda è stato Politico, che a sua volta ha attinto a un libro di prossima uscita e io ne ho parlato in questo articolo . Esiste anche un’agenzia di “collocamento” creata da agenti in pensione e denominata, guarda caso, come la Cia ma con la B ovvero Bia. La Cia si giustifica assicurando che se non permettesse il “doppio lavoro” molti lascerebbero l’incarico. Sarà, ma la vicenda apre degli interrogativi inquietanti: che cosa fanno questi agenti? Politico una sola tecnica, quella che permette di capire se una persona sta mentendo senza ricorrere alla macchina della verità. Troppo poco e troppo rassicurante. Sorgono, spontanee, molte domande: quanti agenti lavorano per terzi? Per quanto tempo? Usando quali tecniche? Hanno accesso al database e ai documenti top secret? E mi chiedo: il ricorso agli agenti della Cia è compatibile con il rispetto delle leggi sulla trasparenza o non rappresenta, piuttosto, un caso di concorrenza sleale? Lo sccop di Politico è passato quasi inosservato negli Usa. Una deputatessa ha presentato un’interpellanza, il presidente della Commissione servizi del Senato ha promesso di interessarsi alla vicenda. Stupefacente la risposta dello Zar antiterrorismo, Dennis Blair, che ha lasciato intendere di non saperne nulla. Ha promesso che investigherà e farà sapere. L’impressione è che le autorità americane vogliano far passare la vicenda in sordina. Confesso che dopo i casi Madoff, Lehman, il crash finanziario, le connivenze tra lobby e mondo politico e conoscendo le logiche senza scrupoli dei banchieri di Wall Street, non mi sento affatto tranquillo, sapendo che Goldman Sachs e affini si avvalgono della Cia. E sarebbe il caso che l’Europa chiedesse chiarimenti. O sbaglio?

PS Intanto Google si allea con la National Security Agency, il Grande Fratello elettronico dei servizi segreti Usa…

di Marcello Foa

05 febbraio 2010

Berlusconi e la fabbrica del debito



Se non avessi trovato questo debito pubblico...". Quante volte il presidente del Consiglio si è lamentato di non avere spazi di manovra nella finanza pubblica a causa del debito dello Stato? Un macigno da 1.800 miliardi, che genera ogni anno un costo mostruoso di circa 70/80 miliardi di euro. Dovendo pagare questa cifra ogni anno, di soldi per tutte le belle cose che lui vorrebbe fare (riduzione delle tasse, aiuti alle famiglie e chissà quali altri mirabolanti misure) non ce ne sono. Questa è la vulgata di Berlusconi. Ma le cose stanno davvero così?
Non proprio, guardando alle cifre della Banca d’Italia. Se prendiamo in considerazione tutti i periodi in cui lui è stato al governo, dal 1994 fino ad oggi, eliminando quindi tutti i periodi in cui ha governato il centro sinistra, viene fuori qualcosa di sorprendente: fra i tanti esecutivi italiani, sono stati proprio quelli a matrice Berlusconi a creare un considerevole lascito di debito pubblico.

In soldoni: durante i 7 anni e 2 mesi di governi di Berlusconi (fino al 30 novembre 2009, ultima data per la quale si hanno i dati) sono stati accumulati 430 miliardi di debito pubblico, ossia circa 7.500 euro per ciascun cittadino italiano, bambini e nonni compresi, che comporta il pagamento di 250 euro l’anno a persona di interessi (essendo 3,2% il tasso medio attuale pagato dai titoli di stato a tasso fisso).

Guardando il debito causato da Berlusconi dal punto di vista delle famiglie, ogni nucleo di 4 persone dovrà ridare prima o poi allo Stato la bellezza di 30mila euro, e per il momento gli toccherà pagare gli interessi di questo piccolo mutuo, perpetuo fino a quando non si restituiranno, pari a 1.000 euro l’anno, da assolvere ovviamente con maggiori tasse. Tutto questo solo perché Berlusconi ha ritenuto indispensabile prendersi cura del nostro Paese in questi 7 anni, con il consenso, è giusto ricordarlo, di diversi milioni di Italiani.

Il ruolo che ha avuto Berlusconi nell’impoverire gli italiani è ancora più chiaro se si considera il valore nominale dei titoli di stato emessi annualmente, in aggiunta a quelli esistenti l’anno precedente, durante i suoi governi: un quarto di tutto il debito pubblico della Repubblica Italiana. E non si tratta di una crescita proporzionale alla durata: perché gli esecutivi guidati da Berlusconi sono durati finora l’11% del tempo della storia della Repubblica, mentre hanno prodotto il 24% del debito totale.

Certo, questi confronti sono un po’ a spanne, perché non considerano che il vecchio debito "pesa" in realtà molto più di quello nuovo, che è espresso in euro "svalutati" rispetto al passato.
Ma se se si "rivaluta" secondo le tabelle dell’Istat il valore del debito pubblico degli anni passati, quindi lo si trasforma in euro di oggi, il contributo dei governi di Berlusconi al debito pubblico italiano risulta indubbiamente più contenuto (261 miliardi di euro al valore del 2009, pari al 15% del totale), ma resta comunque di gran lunga superiore al debito prodotto dai governi di centrosinistra che si sono succeduti dal 1995 al 2008.

Infatti, a fronte dei 261 miliardi di euro (al valore di oggi) di debito accumulato in 7 anni e 2 mesi da Berlusconi, vi sono solo 80 miliardi di euro di debito accumulato dai governi di Centrosinistra in 8 anni e 5 mesi di esistenza. Se si guarda l’evoluzione del debito pubblico pro capite in termini reali, ossia depurato dall’inflazione (in euro 2009), si ha la conferma che con Berlusconi gli Italiani ci hanno rimesso. Infatti, il debito pubblico pro capite è passato in termini reali dai 25.360 euro del 1994 ai 29.773 del 2009, un aumento quindi di 4.410 euro , di cui ben 3.390 (cioè il 77 per cento del totale) sono attribuibili agli anni di governo Berlusconi, che però hanno coperto meno della metà del tempo trascorso (7 anni su 15).

La situazione poi peggiora di molto se si considera che la quantificazione del debito pro capite include gli stranieri residenti in Italia, ma che non essendo cittadini italiani, non dovrebbero essere tenuti a rispondere del debito. Se quindi si escludono i residenti stranieri dalla popolazione italiana, il debito pro capite aumenta sensibilmente: nel 2009 sarebbe di 31.800 euro, e non di 29.733, ossia 2mila euro in più. Che Berlusconi non si sia preoccupato delle generazioni future, lo dimostrano anche i dati del rapporto debito pubblico/Pil, che vengono considerati dall’Unione europea per verificare il rispetto del Patto di Stabilità.

Quando Berlusconi fece la sua prima comparsa come Presidente del Consiglio, l’Italia aveva un rapporto debito pubblico/Pil del 121,8%, che lui lasciò inalterato in quei pochi mesi, ma che i Governi di centrosinistra (Dini, Prodi I, D’Alema, Amato) ridussero di 13 punti percentuali in 6 anni, portandolo nel 2001 al 108,8%. Negli anni successivi di Governo di Berlusconi, quel rapporto si ridusse di soli 2,3 punti percentuali nell’arco di 5 anni, mentre Prodi, che gli successe nel 2006, in appena un anno lo ridusse di ulteriori 3 punti.

Ma da quando Berlusconi ha ripreso le redini del Governo nel 2008, il rapporto è cresciuto a dismisura, complice anche bisogna riconoscerlo, comunque una crisi economica ben al di fuori dal comune. Nel 2009 il rapporto debito/Pil è risalito al 115%, un valore che ci riporta al 1998. In pratica, i sacrifici previsti da 10 anni di dure leggi finanziarie sono stati vanificati. In conclusione, i dati della Banca d’Italia smentiscono le affermazioni di Berlusconi, ossia che il debito pubblico costituisca l’eredità degli altri governi, e non del suo, e soprattutto che i suoi esecutivi non abbiano mai messo le mani nelle tasche degli italiani.

Lui le sue mani le ha messe in quelle tasche. E le mette ancora: infatti ogni anno, solamente per il debito pubblico di responsabilità dei suoi governi, lo Stato spende 1518 miliardi per interessi. Che lui trova, naturalmente, con le imposte o ulteriore debito. Di certo sono gli italiani che in un modo o nell’altro devono pagare questi interessi. Ecco la quadratura berlusconiana del cerchio: prendere i soldi dalle tasche degli Italiani senza che questi se ne accorgano.

Purtroppo il livello raggiunto dal debito pubblico italiano, 1.800 miliardi di euro, circa 30mila euro per cittadino, ossia 120mila per una famiglia di 4 persone, dovrebbe far suonare seri campanelli d’allarme, se non altro perché circa la metà dei titoli di stato italiani sono in possesso di investitori esteri: 816 miliardi di euro al 30 settembre 2009. Questo vuol dire che ogni anno escono dall’Italia in media circa 35 miliardi di euro come pagamento degli interessi sui titoli, che è un importo multiplo delle ultime leggi finanziarie, e non si sa per quanto tempo ancora lo Stato italiano se lo potrà permettere.

Non solo, ma l’Italia resta esposta al rischio, tutt’altro che teorico, di rimanere senza risorse, se alcuni fondi di investimento esteri decidono di non riacquistare i titoli di stato italiano giunti a scadenza. In una tale evenienza, lo Stato italiano potrebbe avere difficoltà a pagare gli stipendi dei 3,5 milioni di dipendenti pubblici, e le pensioni dei 16,8 milioni di pensionati, dato che le tasse, anche se ritenute alte, non sono sufficienti a pagare tutta la spesa pubblica, come prova il sistematico deficit pubblico.
by Affari e Finanza

04 febbraio 2010

Perché l'economia mondiale non è crollata nel 2009?




L'anno 2009 si è concluso con cifre che lasciano perplessa la maggior parte degli analisti economici. Infatti, il Dow Jones è aumentato del 18,82% nel 2009, lo S&P500 del 23,45% e il Nasdaq Composite del 43,89%. Per quanto riguarda il CAC 40, è stato guadagnato il 22,32% !

Naturalmente, questi dati vengono utilizzati da coloro che sostengono a gran voce che la crisi è passata. Eppure, dobbiamo ricordare che il nostro sistema economico implode e che bisogna quindi analizzare perché l'economia mondiale non è ancora crollata.

Un sistema economico zombi con fleboclisi.

Eravamo in pochi a prevedere un gigantesco crac economico nel 2009 che non si è prodotto perché non potevamo sapere che le "soluzioni" per cercare di impedirlo sarebbero state così ‘surrealiste’. Sono stati immessi migliaia di miliardi nell'economia, fatto che si tradurrà di conseguenza in un’ulteriore rovina per gli stati e soprattutto condurrà inevitabilmente all'inflazione e, tra l’altro, alla distruzione del dollaro e della sterlina. L'inflazione è ancora bassa, perché essa è contenuta dalla deflazione legata alla debolezza del mercato, ma la situazione dovrebbe cambiare nel 2010. Nonostante questa massiccia immissione di liquidità, abbiamo avuto nel 2009 il più grande fallimento della storia con General Motors e una disoccupazione che esplode ovunque nel mondo!

Inoltre, al fine di immettere ingenti somme nell’economia, gli Stati Uniti hanno commesso l'irreparabile errore, monetizzare il loro debito. Infatti, la Fed (banca centrale americana), il 18 marzo 2009, giorno in cui il dollaro è morto, ha deciso di riacquistare i buoni del tesoro (monetizzazione del debito) e il 29 aprile 2009 ha confermato che acquistava 1.700 miliardi di dollari, vale a dire il 12,5% del PIL, di titoli emessi dal privato e di obbligazioni.

Nel 2009, la Fed ha così riacquistato l'80% dei buoni del Tesoro degli Stati Uniti (80% del debito). Ancora più grave, per limitare i danni, gli Stati Uniti hanno messo in atto nuove norme contabili che permettono di far sparire dal bilancio delle banche i prodotti finanziari più problematici (i CDS ad esempio).

Intrallazzi contabili per salvare le banche

Il 2 aprile 2009, in pieno G20, gli Stati Uniti hanno cambiato le loro norme contabili (dietro minaccia) cosa che ha consentito, secondo Robert Willens, un ex direttore di Lehman Brothers Holdings Inc., di migliorare il bilancio delle banche del 20%. L’ Europa ha seguito l’esempio e ha modificato anch’essa le norme contabili. Avevo già fatto il punto di questo problema nel mio articolo "Crisi sistemica - soluzioni (n ° 5: una Costituzione per l'economia)” che potete trovare nel il mio blog a pagina 9.

Falsificazione dei dati e omertà

Per nascondere la realtà di una situazione economica disastrosa, " vengono riviste" le cifre. Gli economisti analizzano quindi dati sfalsati. Questa revisione ha un nome tecnico: rettifica periodica. Quindi si “aggiusta" a più non posso, come ai bei tempi di Stalin in URSS o come in Cina, e si passa così da -5,2% sulle vendite immobiliari negli Stati Uniti a +9,4%. La prova è sul mio blog a pagina 5 : La verità sulle cifre!.

Coloro che non vogliono piegarsi e che tentano di dire la verità, corrono un grosso rischio. Il direttore dell’osservatorio immobiliare del Crédit Foncier, Jean-Michel Cruch, è stato licenziato per aver detto che la crisi non era finita perché aveva calcolato che il ribasso degli affitti di beni immobili (uffici) era del 20% circa, ma ancora più importante, prevedeva tra il 20 e il 40% di diminuzione ulteriore nel 2010, un crac colossale.

Inoltre, i media bloccano sistematicamente le analisi che denunciano la gravità della situazione. E’ vero che di fronte al crescente numero di "dissidenti" (in particolare di personalità di alto livello) la situazione è sempre più complessa. Diventa a esempio difficile mantenere segreta l’analisi di Albert Edwards, responsabile della ricerca economica della Société Générale, che ha lanciato una bomba, spiegando ai clienti della sua banca di prepararsi a un crollo mondiale (global collapse). Fonte: The Telegraph.

La Finanza, un grande casinò globale

Per spingere oltre l'analisi, l'anno 2009 è stato eccezionale sul piano della comprensione del nostro sistema economico. Infatti, il funzionamento reale della borsa che era oscuro anche per la maggior parte degli analisti, si è svelato; un funzionamento che può essere paragonato a quello di un casinò, una truffa planetaria. Bisogna capire bene che la borsa ha una sola utilità sociale, quella di fornire capitali alle imprese. Attualmente sta accadendo il contrario: è l'intera società che è in ostaggio e si spoglia delle proprie ricchezze a beneficio di pochi. Gli Stati-nazioni non sopravviveranno a questo fatto e si ritroveranno anch’essi rovinati.

In primo luogo, dobbiamo sapere che il 40% della creazione di "ricchezza" negli Stati Uniti proviene dalla finanza. Come è potuto succedere? Béchade e François Philippe Leclerc, specialisti finanziari, hanno fatto analisi notevoli che ci permettono di veder chiaro oggi. Philippe Béchade (Chronique Agora) spiega così: "Per coloro che nutrivano ancora qualche dubbio, il comportamento robotico del mercato dimostra in modo eclatante che non vi è più alcun contro-potere reale di fronte alle macchine. I programmi di trading automatizzato regolano con precisione geometrica l'angolo di progressione del canale ascendente. Una volta bloccato l’indice al rialzo implicito (azioni, indici, materie prime) una serie di opportunità infinite viene offerta agli operatori. Possono arbitrare in tempo reale l’insieme delle categorie di derivati: opzioni, warrants, CFD (Contract for difference), contratti su indice”.

François Leclerc (blog di Paul Jorion) spinge l'analisi ancora oltre: "Questo dibattito, che rimbalzerà ovunque, e le informazioni che permette di raccogliere, contribuisce all'acquisizione di una visione d'insieme, sotto tutti gli aspetti, della finanza moderna. Quest’ultima esercita ormai la sua attività in modo molto sofisticato e, di fatto, spesso al di là di ogni possibile controllo delle autorità di regolamentazione, in particolare a causa della sua estrema complessità, della sua velocità, e delle sue interazioni. A meno che siano emanati divieti molto rigidi alla base stessa della sua attività e che sia effettuata una sorveglianza senza acquiescenza né tregua. Un approccio diametralmente opposto a quello che è stato adottato.

Lo ‘high frequency trading’ non è qui che uno dei piccoli pezzi di un grande puzzle, non ancora completamente ricostruito, ma che sta già prendendo forma di capitalismo finanziario, al giorno d’ oggi. Il quadro che emerge è quello di un’attività che pretende di rispettare solamente le proprie leggi, di liberarsi da tutte le tutele, di imporsi a prescindere dalle sue conseguenze devastanti e che, alla fine, a vantaggio solo di una piccolissima minoranza, tenendo sotto il suo controllo e in ostaggio tutti gli altri. Pretendendo di esercitare una forma di asservimento moderno (nel senso proprio di schiavitù), mira a regnare utilizzando tutte le leve di controllo sociale sempre più inebriante, sofisticato e onnipresente. Non senza pervenire a un’incontestabile interiorizzazione della sua posizione dominante, la crisi sociale in ascesa diventa l'opportunità di misurarne l'intensità".

In poche parole, la finanza, con l’aiuto della matematica finanziaria, ha trasformato la borsa in un casinò gigantesco. Peggio ancora, alcuni soggetti sono diventati i padroni.

Si noti che questi algoritmi finanziari estremamente complessi sono detenuti da poche persone. Permettono di sapere tutto in pochi secondi o addirittura in decimi di secondo prima di chiunque altro e quindi di guadagnare ogni volta. Il sistema può collassare, faranno quindi sempre soldi scommettendo al ribasso o al rialzo, prima di tutti, fino a quando il sistema collassa completamente, cosa che accadrà a breve. Alcuni se ne sono resi conto e si rifugiano nell’acquisto dell’oro: tuttavia, questo mercato è anch’esso una grande truffa poiché il mondo della finanza è un ambiente di squali che non esita a scommettere contro i suoi propri clienti, come HSBC custode dei depositi reali del fondo di investimento SPDR Gold Shares (GLD) che prende delle opzioni ribassiste sull’oro mentre essa stessa rivende contratti investiti in questi fondi ai suoi clienti. Grottesco e crudele! Tra l’altro ho realizzato un ampio studio su questo argomento dal titolo "Oro, una nuova truffa globale?" che potete leggere in Nexus Magazine del gennaio-febbraio 2010.

La piccola cerchia dell’alta finanza fa quindi ciò che vuole, senza controlli.

La rifeudalizzazione del mondo

Il mercato dei derivati continua a crescere, ma, ancora una volta, è quasi completamente bloccato da 5 banche (JP Morgan Chase, Goldman Sachs, Bank of America, Citibank, Wells Fargo) per un importo superiore a 200 000 miliardi di dollari (si parla di trilioni), vale a dire quasi 4 volte il PIL mondiale. Potete trovare tutti gli elementi (fonti, grafici) sul mio blog a pagina 7, "Crisi sistemica: mito e realtà. La cosiddetta teoria della domanda e dell'offerta è una frode intellettuale come tutto il nostro sistema economico che si basa su un solo pilastro: la legge del più forte.

J. K. Galbraith, economista canadese e consigliere dei presidenti Roosevelt e Kennedy aveva del resto dichiarato in un'intervista pubblicata su Nouvel Observateur del 4 novembre 2005 che "L'economia di mercato è facilmente descritta come un'antica eredità. In questo caso, si tratta di una truffa."

Inoltre, le 20 persone più ricche del mondo hanno una fortuna personale stimata nel 2009 a 415 miliardi di dollari cioè un po’ meno del PIL della Svizzera (500 miliardi di dollari)! Fonte : Elenco dei miliardari del mondo nel 2009.

L'1%, i più ricchi, rappresentavano il 10% del PIL nel 1979 e il 23% odierno. Il 53% nel 2039?

Albert Einstein, nel maggio del 1949, in un articolo pubblicato nella rivista Monthly Review spiegava, all’epoca: "Il risultato di questi sviluppi è un'oligarchia del capitale privato il cui potere esorbitante non può effettivamente essere accertato neanche da una società il cui sistema politico è democratico."

Ho anche dimostrato che il nostro sistema economico era strutturalmente irrecuperabile a pagina 8 del mio blog (Un sistema economico strutturalmente irrecuperabile I). Il desiderio di libertà, l'anarco-capitalismo, ha portato all’estremo l’ideale di libertà ed è un fallimento, poiché, come afferma Alexandre Minkowski "La libertà non è la libertà di fare qualsiasi cosa, è il rifiuto di fare ciò che è dannoso".

Ci troviamo quindi di fronte ad una situazione senza precedenti, perché abbiamo 2 sistemi economici che ci portano tutti verso la dittatura. Né comunismo né capitalismo hanno infatti ragione, dobbiamo quindi costruire un nuovo modello. Tuttavia, il problema è più profondo.

Tutte le organizzazioni sociali dipendono da una legge matematica fondamentale, la legge di Pareto o meglio, la legge di potenza che dimostra che in qualsiasi sistema organizzato, un piccolo numero si appropria sempre della quasi totalità delle ricchezze a spese altrui. La regola di base della dominazione è qui e le persone che controllano il mondo conoscono perfettamente questa legge fondamentale di cui fanno uso e abuso.

La rete, giorno dopo giorno, svela il funzionamento di questa dominazione la cui chiave è il nostro sistema di acquisizione delle ricchezze da parte di un piccolo gruppo, un funzionamento economico moralmente e matematicamente condannato. In effetti, questo sistema porta a trasformare tutto in modo esponenziale poiché la legge di Pareto (legge di potenza) è di per sé un esponenziale. La legge universale dell’equilibrio e dell’armonia (studiata da tutte le correnti spirituali e dalla scienza) deriva dalla analogia degli opposti, il principio dialogico di Edgar Morin che ha preso in prestito pesantemente da Eliphas Levi e dalla cabala . Di fronte a un’esponenziale di capitale accumulato nelle mani di pochi, ci ritroviamo quindi (il principio di equilibrio), con un’ esponenziale di debiti legati ad un consumo esponenziale, e quindi di distruzione del pianeta, di noi stessi. Questa legge di potenza è il risultato diretto del nostro cervello primitivo poiché alla fine, l'insegnamento dei frattali che si ritrova nel principio "hologrammatico" di Edgar Morin, dimostra che la parte è nel tutto, ma il tutto è nella parte e che tutto è correlato. I nostri sistemi economici non sono quindi che i riflessi di ciò che noi siamo. Voler costruire un sistema più giusto e redistributivo si oppone quindi all'animale che è in noi, perché alla fine, siamo in guerra contro noi stessi. La soluzione di fronte alla distruzione della nostra civiltà non può passare che tramite un cambiamento individuale radicale, una consapevolezza globale. La risposta non sarà allora economica, ma prima di tutto filosofica, spirituale.

"Dobbiamo diventare il cambiamento che ci auguriamo di vedere nel mondo". Mohandas Karamchand Gandhi.
di Gilles Bonafi

07 febbraio 2010

Gli agenti della Cia… Al servizio delle grandi banche


Uno degli scopi di questo blog è di evidenziare notizie che sfuggono al radar dei grandi media, ma che permettono di capire alcuni aspetti nascosti o opachi della realtà in cui viviamo. Recentemente ho scoperto una storia alquanto singolare: La Cia, sebbene impegnata da quasi un decennio nella lotta al terrorismo, permette ai propri agenti di … arrotondare lo stipendio offrendo i propri servizi a società private e in particolare a grandi banche di Wall Street (Goldman Sachs, ad esempio) e Hedge funds. A svelarla la vicenda è stato Politico, che a sua volta ha attinto a un libro di prossima uscita e io ne ho parlato in questo articolo . Esiste anche un’agenzia di “collocamento” creata da agenti in pensione e denominata, guarda caso, come la Cia ma con la B ovvero Bia. La Cia si giustifica assicurando che se non permettesse il “doppio lavoro” molti lascerebbero l’incarico. Sarà, ma la vicenda apre degli interrogativi inquietanti: che cosa fanno questi agenti? Politico una sola tecnica, quella che permette di capire se una persona sta mentendo senza ricorrere alla macchina della verità. Troppo poco e troppo rassicurante. Sorgono, spontanee, molte domande: quanti agenti lavorano per terzi? Per quanto tempo? Usando quali tecniche? Hanno accesso al database e ai documenti top secret? E mi chiedo: il ricorso agli agenti della Cia è compatibile con il rispetto delle leggi sulla trasparenza o non rappresenta, piuttosto, un caso di concorrenza sleale? Lo sccop di Politico è passato quasi inosservato negli Usa. Una deputatessa ha presentato un’interpellanza, il presidente della Commissione servizi del Senato ha promesso di interessarsi alla vicenda. Stupefacente la risposta dello Zar antiterrorismo, Dennis Blair, che ha lasciato intendere di non saperne nulla. Ha promesso che investigherà e farà sapere. L’impressione è che le autorità americane vogliano far passare la vicenda in sordina. Confesso che dopo i casi Madoff, Lehman, il crash finanziario, le connivenze tra lobby e mondo politico e conoscendo le logiche senza scrupoli dei banchieri di Wall Street, non mi sento affatto tranquillo, sapendo che Goldman Sachs e affini si avvalgono della Cia. E sarebbe il caso che l’Europa chiedesse chiarimenti. O sbaglio?

PS Intanto Google si allea con la National Security Agency, il Grande Fratello elettronico dei servizi segreti Usa…

di Marcello Foa

05 febbraio 2010

Berlusconi e la fabbrica del debito



Se non avessi trovato questo debito pubblico...". Quante volte il presidente del Consiglio si è lamentato di non avere spazi di manovra nella finanza pubblica a causa del debito dello Stato? Un macigno da 1.800 miliardi, che genera ogni anno un costo mostruoso di circa 70/80 miliardi di euro. Dovendo pagare questa cifra ogni anno, di soldi per tutte le belle cose che lui vorrebbe fare (riduzione delle tasse, aiuti alle famiglie e chissà quali altri mirabolanti misure) non ce ne sono. Questa è la vulgata di Berlusconi. Ma le cose stanno davvero così?
Non proprio, guardando alle cifre della Banca d’Italia. Se prendiamo in considerazione tutti i periodi in cui lui è stato al governo, dal 1994 fino ad oggi, eliminando quindi tutti i periodi in cui ha governato il centro sinistra, viene fuori qualcosa di sorprendente: fra i tanti esecutivi italiani, sono stati proprio quelli a matrice Berlusconi a creare un considerevole lascito di debito pubblico.

In soldoni: durante i 7 anni e 2 mesi di governi di Berlusconi (fino al 30 novembre 2009, ultima data per la quale si hanno i dati) sono stati accumulati 430 miliardi di debito pubblico, ossia circa 7.500 euro per ciascun cittadino italiano, bambini e nonni compresi, che comporta il pagamento di 250 euro l’anno a persona di interessi (essendo 3,2% il tasso medio attuale pagato dai titoli di stato a tasso fisso).

Guardando il debito causato da Berlusconi dal punto di vista delle famiglie, ogni nucleo di 4 persone dovrà ridare prima o poi allo Stato la bellezza di 30mila euro, e per il momento gli toccherà pagare gli interessi di questo piccolo mutuo, perpetuo fino a quando non si restituiranno, pari a 1.000 euro l’anno, da assolvere ovviamente con maggiori tasse. Tutto questo solo perché Berlusconi ha ritenuto indispensabile prendersi cura del nostro Paese in questi 7 anni, con il consenso, è giusto ricordarlo, di diversi milioni di Italiani.

Il ruolo che ha avuto Berlusconi nell’impoverire gli italiani è ancora più chiaro se si considera il valore nominale dei titoli di stato emessi annualmente, in aggiunta a quelli esistenti l’anno precedente, durante i suoi governi: un quarto di tutto il debito pubblico della Repubblica Italiana. E non si tratta di una crescita proporzionale alla durata: perché gli esecutivi guidati da Berlusconi sono durati finora l’11% del tempo della storia della Repubblica, mentre hanno prodotto il 24% del debito totale.

Certo, questi confronti sono un po’ a spanne, perché non considerano che il vecchio debito "pesa" in realtà molto più di quello nuovo, che è espresso in euro "svalutati" rispetto al passato.
Ma se se si "rivaluta" secondo le tabelle dell’Istat il valore del debito pubblico degli anni passati, quindi lo si trasforma in euro di oggi, il contributo dei governi di Berlusconi al debito pubblico italiano risulta indubbiamente più contenuto (261 miliardi di euro al valore del 2009, pari al 15% del totale), ma resta comunque di gran lunga superiore al debito prodotto dai governi di centrosinistra che si sono succeduti dal 1995 al 2008.

Infatti, a fronte dei 261 miliardi di euro (al valore di oggi) di debito accumulato in 7 anni e 2 mesi da Berlusconi, vi sono solo 80 miliardi di euro di debito accumulato dai governi di Centrosinistra in 8 anni e 5 mesi di esistenza. Se si guarda l’evoluzione del debito pubblico pro capite in termini reali, ossia depurato dall’inflazione (in euro 2009), si ha la conferma che con Berlusconi gli Italiani ci hanno rimesso. Infatti, il debito pubblico pro capite è passato in termini reali dai 25.360 euro del 1994 ai 29.773 del 2009, un aumento quindi di 4.410 euro , di cui ben 3.390 (cioè il 77 per cento del totale) sono attribuibili agli anni di governo Berlusconi, che però hanno coperto meno della metà del tempo trascorso (7 anni su 15).

La situazione poi peggiora di molto se si considera che la quantificazione del debito pro capite include gli stranieri residenti in Italia, ma che non essendo cittadini italiani, non dovrebbero essere tenuti a rispondere del debito. Se quindi si escludono i residenti stranieri dalla popolazione italiana, il debito pro capite aumenta sensibilmente: nel 2009 sarebbe di 31.800 euro, e non di 29.733, ossia 2mila euro in più. Che Berlusconi non si sia preoccupato delle generazioni future, lo dimostrano anche i dati del rapporto debito pubblico/Pil, che vengono considerati dall’Unione europea per verificare il rispetto del Patto di Stabilità.

Quando Berlusconi fece la sua prima comparsa come Presidente del Consiglio, l’Italia aveva un rapporto debito pubblico/Pil del 121,8%, che lui lasciò inalterato in quei pochi mesi, ma che i Governi di centrosinistra (Dini, Prodi I, D’Alema, Amato) ridussero di 13 punti percentuali in 6 anni, portandolo nel 2001 al 108,8%. Negli anni successivi di Governo di Berlusconi, quel rapporto si ridusse di soli 2,3 punti percentuali nell’arco di 5 anni, mentre Prodi, che gli successe nel 2006, in appena un anno lo ridusse di ulteriori 3 punti.

Ma da quando Berlusconi ha ripreso le redini del Governo nel 2008, il rapporto è cresciuto a dismisura, complice anche bisogna riconoscerlo, comunque una crisi economica ben al di fuori dal comune. Nel 2009 il rapporto debito/Pil è risalito al 115%, un valore che ci riporta al 1998. In pratica, i sacrifici previsti da 10 anni di dure leggi finanziarie sono stati vanificati. In conclusione, i dati della Banca d’Italia smentiscono le affermazioni di Berlusconi, ossia che il debito pubblico costituisca l’eredità degli altri governi, e non del suo, e soprattutto che i suoi esecutivi non abbiano mai messo le mani nelle tasche degli italiani.

Lui le sue mani le ha messe in quelle tasche. E le mette ancora: infatti ogni anno, solamente per il debito pubblico di responsabilità dei suoi governi, lo Stato spende 1518 miliardi per interessi. Che lui trova, naturalmente, con le imposte o ulteriore debito. Di certo sono gli italiani che in un modo o nell’altro devono pagare questi interessi. Ecco la quadratura berlusconiana del cerchio: prendere i soldi dalle tasche degli Italiani senza che questi se ne accorgano.

Purtroppo il livello raggiunto dal debito pubblico italiano, 1.800 miliardi di euro, circa 30mila euro per cittadino, ossia 120mila per una famiglia di 4 persone, dovrebbe far suonare seri campanelli d’allarme, se non altro perché circa la metà dei titoli di stato italiani sono in possesso di investitori esteri: 816 miliardi di euro al 30 settembre 2009. Questo vuol dire che ogni anno escono dall’Italia in media circa 35 miliardi di euro come pagamento degli interessi sui titoli, che è un importo multiplo delle ultime leggi finanziarie, e non si sa per quanto tempo ancora lo Stato italiano se lo potrà permettere.

Non solo, ma l’Italia resta esposta al rischio, tutt’altro che teorico, di rimanere senza risorse, se alcuni fondi di investimento esteri decidono di non riacquistare i titoli di stato italiano giunti a scadenza. In una tale evenienza, lo Stato italiano potrebbe avere difficoltà a pagare gli stipendi dei 3,5 milioni di dipendenti pubblici, e le pensioni dei 16,8 milioni di pensionati, dato che le tasse, anche se ritenute alte, non sono sufficienti a pagare tutta la spesa pubblica, come prova il sistematico deficit pubblico.
by Affari e Finanza

04 febbraio 2010

Perché l'economia mondiale non è crollata nel 2009?




L'anno 2009 si è concluso con cifre che lasciano perplessa la maggior parte degli analisti economici. Infatti, il Dow Jones è aumentato del 18,82% nel 2009, lo S&P500 del 23,45% e il Nasdaq Composite del 43,89%. Per quanto riguarda il CAC 40, è stato guadagnato il 22,32% !

Naturalmente, questi dati vengono utilizzati da coloro che sostengono a gran voce che la crisi è passata. Eppure, dobbiamo ricordare che il nostro sistema economico implode e che bisogna quindi analizzare perché l'economia mondiale non è ancora crollata.

Un sistema economico zombi con fleboclisi.

Eravamo in pochi a prevedere un gigantesco crac economico nel 2009 che non si è prodotto perché non potevamo sapere che le "soluzioni" per cercare di impedirlo sarebbero state così ‘surrealiste’. Sono stati immessi migliaia di miliardi nell'economia, fatto che si tradurrà di conseguenza in un’ulteriore rovina per gli stati e soprattutto condurrà inevitabilmente all'inflazione e, tra l’altro, alla distruzione del dollaro e della sterlina. L'inflazione è ancora bassa, perché essa è contenuta dalla deflazione legata alla debolezza del mercato, ma la situazione dovrebbe cambiare nel 2010. Nonostante questa massiccia immissione di liquidità, abbiamo avuto nel 2009 il più grande fallimento della storia con General Motors e una disoccupazione che esplode ovunque nel mondo!

Inoltre, al fine di immettere ingenti somme nell’economia, gli Stati Uniti hanno commesso l'irreparabile errore, monetizzare il loro debito. Infatti, la Fed (banca centrale americana), il 18 marzo 2009, giorno in cui il dollaro è morto, ha deciso di riacquistare i buoni del tesoro (monetizzazione del debito) e il 29 aprile 2009 ha confermato che acquistava 1.700 miliardi di dollari, vale a dire il 12,5% del PIL, di titoli emessi dal privato e di obbligazioni.

Nel 2009, la Fed ha così riacquistato l'80% dei buoni del Tesoro degli Stati Uniti (80% del debito). Ancora più grave, per limitare i danni, gli Stati Uniti hanno messo in atto nuove norme contabili che permettono di far sparire dal bilancio delle banche i prodotti finanziari più problematici (i CDS ad esempio).

Intrallazzi contabili per salvare le banche

Il 2 aprile 2009, in pieno G20, gli Stati Uniti hanno cambiato le loro norme contabili (dietro minaccia) cosa che ha consentito, secondo Robert Willens, un ex direttore di Lehman Brothers Holdings Inc., di migliorare il bilancio delle banche del 20%. L’ Europa ha seguito l’esempio e ha modificato anch’essa le norme contabili. Avevo già fatto il punto di questo problema nel mio articolo "Crisi sistemica - soluzioni (n ° 5: una Costituzione per l'economia)” che potete trovare nel il mio blog a pagina 9.

Falsificazione dei dati e omertà

Per nascondere la realtà di una situazione economica disastrosa, " vengono riviste" le cifre. Gli economisti analizzano quindi dati sfalsati. Questa revisione ha un nome tecnico: rettifica periodica. Quindi si “aggiusta" a più non posso, come ai bei tempi di Stalin in URSS o come in Cina, e si passa così da -5,2% sulle vendite immobiliari negli Stati Uniti a +9,4%. La prova è sul mio blog a pagina 5 : La verità sulle cifre!.

Coloro che non vogliono piegarsi e che tentano di dire la verità, corrono un grosso rischio. Il direttore dell’osservatorio immobiliare del Crédit Foncier, Jean-Michel Cruch, è stato licenziato per aver detto che la crisi non era finita perché aveva calcolato che il ribasso degli affitti di beni immobili (uffici) era del 20% circa, ma ancora più importante, prevedeva tra il 20 e il 40% di diminuzione ulteriore nel 2010, un crac colossale.

Inoltre, i media bloccano sistematicamente le analisi che denunciano la gravità della situazione. E’ vero che di fronte al crescente numero di "dissidenti" (in particolare di personalità di alto livello) la situazione è sempre più complessa. Diventa a esempio difficile mantenere segreta l’analisi di Albert Edwards, responsabile della ricerca economica della Société Générale, che ha lanciato una bomba, spiegando ai clienti della sua banca di prepararsi a un crollo mondiale (global collapse). Fonte: The Telegraph.

La Finanza, un grande casinò globale

Per spingere oltre l'analisi, l'anno 2009 è stato eccezionale sul piano della comprensione del nostro sistema economico. Infatti, il funzionamento reale della borsa che era oscuro anche per la maggior parte degli analisti, si è svelato; un funzionamento che può essere paragonato a quello di un casinò, una truffa planetaria. Bisogna capire bene che la borsa ha una sola utilità sociale, quella di fornire capitali alle imprese. Attualmente sta accadendo il contrario: è l'intera società che è in ostaggio e si spoglia delle proprie ricchezze a beneficio di pochi. Gli Stati-nazioni non sopravviveranno a questo fatto e si ritroveranno anch’essi rovinati.

In primo luogo, dobbiamo sapere che il 40% della creazione di "ricchezza" negli Stati Uniti proviene dalla finanza. Come è potuto succedere? Béchade e François Philippe Leclerc, specialisti finanziari, hanno fatto analisi notevoli che ci permettono di veder chiaro oggi. Philippe Béchade (Chronique Agora) spiega così: "Per coloro che nutrivano ancora qualche dubbio, il comportamento robotico del mercato dimostra in modo eclatante che non vi è più alcun contro-potere reale di fronte alle macchine. I programmi di trading automatizzato regolano con precisione geometrica l'angolo di progressione del canale ascendente. Una volta bloccato l’indice al rialzo implicito (azioni, indici, materie prime) una serie di opportunità infinite viene offerta agli operatori. Possono arbitrare in tempo reale l’insieme delle categorie di derivati: opzioni, warrants, CFD (Contract for difference), contratti su indice”.

François Leclerc (blog di Paul Jorion) spinge l'analisi ancora oltre: "Questo dibattito, che rimbalzerà ovunque, e le informazioni che permette di raccogliere, contribuisce all'acquisizione di una visione d'insieme, sotto tutti gli aspetti, della finanza moderna. Quest’ultima esercita ormai la sua attività in modo molto sofisticato e, di fatto, spesso al di là di ogni possibile controllo delle autorità di regolamentazione, in particolare a causa della sua estrema complessità, della sua velocità, e delle sue interazioni. A meno che siano emanati divieti molto rigidi alla base stessa della sua attività e che sia effettuata una sorveglianza senza acquiescenza né tregua. Un approccio diametralmente opposto a quello che è stato adottato.

Lo ‘high frequency trading’ non è qui che uno dei piccoli pezzi di un grande puzzle, non ancora completamente ricostruito, ma che sta già prendendo forma di capitalismo finanziario, al giorno d’ oggi. Il quadro che emerge è quello di un’attività che pretende di rispettare solamente le proprie leggi, di liberarsi da tutte le tutele, di imporsi a prescindere dalle sue conseguenze devastanti e che, alla fine, a vantaggio solo di una piccolissima minoranza, tenendo sotto il suo controllo e in ostaggio tutti gli altri. Pretendendo di esercitare una forma di asservimento moderno (nel senso proprio di schiavitù), mira a regnare utilizzando tutte le leve di controllo sociale sempre più inebriante, sofisticato e onnipresente. Non senza pervenire a un’incontestabile interiorizzazione della sua posizione dominante, la crisi sociale in ascesa diventa l'opportunità di misurarne l'intensità".

In poche parole, la finanza, con l’aiuto della matematica finanziaria, ha trasformato la borsa in un casinò gigantesco. Peggio ancora, alcuni soggetti sono diventati i padroni.

Si noti che questi algoritmi finanziari estremamente complessi sono detenuti da poche persone. Permettono di sapere tutto in pochi secondi o addirittura in decimi di secondo prima di chiunque altro e quindi di guadagnare ogni volta. Il sistema può collassare, faranno quindi sempre soldi scommettendo al ribasso o al rialzo, prima di tutti, fino a quando il sistema collassa completamente, cosa che accadrà a breve. Alcuni se ne sono resi conto e si rifugiano nell’acquisto dell’oro: tuttavia, questo mercato è anch’esso una grande truffa poiché il mondo della finanza è un ambiente di squali che non esita a scommettere contro i suoi propri clienti, come HSBC custode dei depositi reali del fondo di investimento SPDR Gold Shares (GLD) che prende delle opzioni ribassiste sull’oro mentre essa stessa rivende contratti investiti in questi fondi ai suoi clienti. Grottesco e crudele! Tra l’altro ho realizzato un ampio studio su questo argomento dal titolo "Oro, una nuova truffa globale?" che potete leggere in Nexus Magazine del gennaio-febbraio 2010.

La piccola cerchia dell’alta finanza fa quindi ciò che vuole, senza controlli.

La rifeudalizzazione del mondo

Il mercato dei derivati continua a crescere, ma, ancora una volta, è quasi completamente bloccato da 5 banche (JP Morgan Chase, Goldman Sachs, Bank of America, Citibank, Wells Fargo) per un importo superiore a 200 000 miliardi di dollari (si parla di trilioni), vale a dire quasi 4 volte il PIL mondiale. Potete trovare tutti gli elementi (fonti, grafici) sul mio blog a pagina 7, "Crisi sistemica: mito e realtà. La cosiddetta teoria della domanda e dell'offerta è una frode intellettuale come tutto il nostro sistema economico che si basa su un solo pilastro: la legge del più forte.

J. K. Galbraith, economista canadese e consigliere dei presidenti Roosevelt e Kennedy aveva del resto dichiarato in un'intervista pubblicata su Nouvel Observateur del 4 novembre 2005 che "L'economia di mercato è facilmente descritta come un'antica eredità. In questo caso, si tratta di una truffa."

Inoltre, le 20 persone più ricche del mondo hanno una fortuna personale stimata nel 2009 a 415 miliardi di dollari cioè un po’ meno del PIL della Svizzera (500 miliardi di dollari)! Fonte : Elenco dei miliardari del mondo nel 2009.

L'1%, i più ricchi, rappresentavano il 10% del PIL nel 1979 e il 23% odierno. Il 53% nel 2039?

Albert Einstein, nel maggio del 1949, in un articolo pubblicato nella rivista Monthly Review spiegava, all’epoca: "Il risultato di questi sviluppi è un'oligarchia del capitale privato il cui potere esorbitante non può effettivamente essere accertato neanche da una società il cui sistema politico è democratico."

Ho anche dimostrato che il nostro sistema economico era strutturalmente irrecuperabile a pagina 8 del mio blog (Un sistema economico strutturalmente irrecuperabile I). Il desiderio di libertà, l'anarco-capitalismo, ha portato all’estremo l’ideale di libertà ed è un fallimento, poiché, come afferma Alexandre Minkowski "La libertà non è la libertà di fare qualsiasi cosa, è il rifiuto di fare ciò che è dannoso".

Ci troviamo quindi di fronte ad una situazione senza precedenti, perché abbiamo 2 sistemi economici che ci portano tutti verso la dittatura. Né comunismo né capitalismo hanno infatti ragione, dobbiamo quindi costruire un nuovo modello. Tuttavia, il problema è più profondo.

Tutte le organizzazioni sociali dipendono da una legge matematica fondamentale, la legge di Pareto o meglio, la legge di potenza che dimostra che in qualsiasi sistema organizzato, un piccolo numero si appropria sempre della quasi totalità delle ricchezze a spese altrui. La regola di base della dominazione è qui e le persone che controllano il mondo conoscono perfettamente questa legge fondamentale di cui fanno uso e abuso.

La rete, giorno dopo giorno, svela il funzionamento di questa dominazione la cui chiave è il nostro sistema di acquisizione delle ricchezze da parte di un piccolo gruppo, un funzionamento economico moralmente e matematicamente condannato. In effetti, questo sistema porta a trasformare tutto in modo esponenziale poiché la legge di Pareto (legge di potenza) è di per sé un esponenziale. La legge universale dell’equilibrio e dell’armonia (studiata da tutte le correnti spirituali e dalla scienza) deriva dalla analogia degli opposti, il principio dialogico di Edgar Morin che ha preso in prestito pesantemente da Eliphas Levi e dalla cabala . Di fronte a un’esponenziale di capitale accumulato nelle mani di pochi, ci ritroviamo quindi (il principio di equilibrio), con un’ esponenziale di debiti legati ad un consumo esponenziale, e quindi di distruzione del pianeta, di noi stessi. Questa legge di potenza è il risultato diretto del nostro cervello primitivo poiché alla fine, l'insegnamento dei frattali che si ritrova nel principio "hologrammatico" di Edgar Morin, dimostra che la parte è nel tutto, ma il tutto è nella parte e che tutto è correlato. I nostri sistemi economici non sono quindi che i riflessi di ciò che noi siamo. Voler costruire un sistema più giusto e redistributivo si oppone quindi all'animale che è in noi, perché alla fine, siamo in guerra contro noi stessi. La soluzione di fronte alla distruzione della nostra civiltà non può passare che tramite un cambiamento individuale radicale, una consapevolezza globale. La risposta non sarà allora economica, ma prima di tutto filosofica, spirituale.

"Dobbiamo diventare il cambiamento che ci auguriamo di vedere nel mondo". Mohandas Karamchand Gandhi.
di Gilles Bonafi