30 aprile 2010

E gli economisti sbagliano ancora




Gli economisti? Bravissimi. Dopo. Prima, molto meno. Sbagliano, eccome se sbagliano. Ieri, tantissimo. Oggi, altrettanto.
È come se venisse proiettato lo stesso film, cambiano i Paesi e le situazioni: Wall Street nel 1987, l’Asia dieci anni dopo, i mutui subprime nel 2008, ora la Grecia e con ogni probabilità, Spagna e Portogallo. Ma il finale è sempre lo stesso. Gli economisti elaborano tabelle, scenari, si consultano, producendo previsioni basate sul cosiddetto «consenso di mercato». Ma alla fine fanno cilecca.
E tu, risparmiatore, soffri. Vai in banca, chiedi spiegazioni al tuo gestore, lui si difende e allargando le braccia ricorda che non è l’unico a sbagliare, perché tutti hanno fatto le stesse scelte, seguendo gli stessi orientamenti suggeriti dai nomi, dai grandi nomi, che fanno tendenza. Ma l’ha detto Tizio... ma l’ha detto Caio... Chi poteva prevederlo... E il bello è che ha persino ragione.
D’accordo, l’economia non è una scienza esatta e la storia dimostra che tutti i grandi teorici del passato quando sono passati dalla teoria alla pratica si sono rivelati dei pessimi investitori, inclusi Einaudi e diversi premi Nobel, con le sole eccezioni di Ricardo e, in parte, di Keynes. Ovvero: non affidare i tuoi soldi a un professorone. Quasi certamente non ne farà buon uso. E infatti nessun premio Nobel è diventato miliardario.
Ma da loro, così come dai grandi esperti di finanza, ti aspetteresti un grado di attendibilità più elevato. E un po’ più di coraggio. Hanno diritto a delle attenuanti, d’accordo. I mercati di oggi sono molto complessi, la speculazione possiede una potenza di condizionamento che non ha precedenti nella storia e questo favorisce movimenti bruschi e repentini. Ma perché gli economisti sbagliano sempre tutti assieme?
Non tutti, a onor del vero. Ogni crisi ha il suo eroe, qualche analista o gestore che, andando controcorrente, è riuscito a vedere quel che gli altri nemmeno consideravano. Roubini, ad esempio, nel 2007 veniva deriso dai colleghi; eppure è stato uno dei pochissimi ad aver annunciato la crisi dei subprime. Anche oggi qualche voce libera si è alzata per tempo, pronosticando la bufera in Europa, come quella dello svizzero Hummler.
Ma alla fine nulla cambia. Passata la crisi torna tutto come prima. E la maggior parte degli economisti riprende a muoversi in gregge. Perché? Sono modesti? In teoria è possibile, ma in realtà improbabile; da qualche anno le facoltà di economia e finanza drenano alcune delle menti più brillanti, attratte da stipendi stratosferici. Qualcuno li considera alla stregua di meteorologi o di cartomanti. Ne ha il diritto. Ma non serve a capire come va il mondo.
Perché questo è il punto. Com’è possibile che in una società liberale come la nostra prevalga, tra gli economisti, il pensiero unico? Perché sono così facilmente condizionabili? Domande a cui è difficile rispondere, ma che vanno analizzate in un contesto più ampio. Quello a cui assistiamo non è il semplice fallimento degli economisti in genere, ma di un sistema, che pur scosso da crisi incredibili è ancora incapace di correggere le sue storture.
Prendiamo le agenzie di rating, che danno i voti a chi emette titoli di Stato e obbligazioni. Sono finanziate dalle società che poi sono chiamate a giudicare, hanno commesso errori colossali, mantenendo doppie e «triple A» a compagnie come Enron e Lehman Brothers fino al giorno del fallimento, l’anno scorso sono emersi intrecci finanziari sconcertanti, connivenze eclatanti. Venivano giudicate inattendibili e manipolabili. È passato un anno e mezzo dalla crisi dei subprime. E nulla è cambiato. Avevano promesso riforme, non ci sono state. Moody’s e Standard & Poor’s non hanno più credibilità. Dovrebbero essere ignorate. Eppure continuano a condizionare i mercati. Le bufere sulla Grecia e negli ultimi giorni su Portogallo e Spagna si sono alzate quando loro hanno abbassato i rating. Manco fosse un giudizio divino.
Quella degli economisti, oracoli bislacchi, non è l’unica anomalia di questa strana epoca.
di Marcello Foa

29 aprile 2010

I numeri delle bugie


.Ogni volta che parlo di uscita dall' Euro, arrivano i soliti a dire che uscendone ci sarebbe una difficolta' nel comprare materie prime quotate in dollari. Questa e' un'altra bugia che viene sempre dal terzetto Prodi, Amato, Ciampi, ovvero quella secondo la quale l'euro sarebbe stato una moneta piu' forte della lira. Mantenere questa apparenza e' facile per la cifra alta 1936,27 . Ma nessuno si pone il problema: con un euro possiamo comprare di piu' o di meno che con 1936,27 lire?
Andiamo a vedere che cosa successe, numeri alla mano.

Ad un certo punto, dopo aver praticato una svalutazione, la lira rientra nello SME. Da quel momento in poi, inizia quello che in pratica sarebbe diventato il cambio dollaro/euro. Da quel momento, il cambio Lira/Dollaro NON FA CHE PEGGIORARE.
1986 (31 dic. minimo1351) 1490
1987 (31 dic. minimo 1169) 1296
1988 (media dell'anno) 1301
1989 (media dell'anno) 1372
1990 (shock Iraq-Kuwait)) 1198
1991 (media dell'anno) 1240
1992 (media dell'anno) 1228
1993 (media dell'anno) 1571
1994 (media dell'anno) 1611
1995 (media dell'anno) 1629
1996 (Italia rientro SME) 1533
1997 (media dell'anno) 1702
1998 (media dell'anno) 1736
1999 (media dell'anno) 1840
2000 (media dell'anno) 2100
2001 (media dell'anno) 2196

Allora, adesso vorrei sapere dai signori farlocchi che continuano a straparlare di zona euro come zona "forte", in che modo ci si sarebbe guadagnato sui cambi internazionali e sugli acquisti.
Quello che IO vedo da questi numeri e' che rientrando nello SME la lira ha perso il 30% e rotti del proprio potere di acquisto sulle materie prime, come petrolio ed altro, ovvero tutto cio' che viene pagato in DOLLARI.
Questa e' la prima bugia del terzetto Prodi, Amato, Ciampi: l'eurozona, tramite la sua presunta "forza" , ci avvantaggerebbe nell'acquisto di beni in dollari. PALLE. Pur mantenendo le condizioni dello SME, la lira ha PERSO rispetto al dollaro.
Se qualcuno cioe' si illude che usando l'euro possiate comprare piu' petrolio o piu' cose quotate in dollari, vi sbagliate di brutto. Usando un euro, comprate MENO petrolio di quello che prima compravate con 1936,27 lire.
Adesso facciamo il punto della situazione: quando l' Italia entra nello sme, con 1500 lire si compra un dollaro. Quando l'euro viene distribuito a banche e poste, vale tra gli 0.8 e gli 0.9, cioe' tra le 2300 e le 2400 lire. Mi dite ancora che ci abbiamo guadagnato?
Ovviamente i farlocchi verranno a dirci che in questo hanno pesato le politiche di svalutazione e valutazione americane. Il che e' FALSO.
La politica del "dollaro forte" inizia, da parte degli USA, il 13 marzo del 1979, e finisce nel settembre 1985, con gli accordi del Plaza. Da quel momento, il dollaro si e' SEMPRE deprezzato. SEMPRE. O meglio, ha sempre perso potere d'acquisto rispetto al petrolio.
L'unica area verso la quale si e' apprezzato e' quella dell'euro.
Ma attenzione, perche' adesso i farlocchi vi diranno che "ma dopo il 2001, l'euro ha superato il dollaro".

Palle. E' il dollaro che si e' deprezzato, causando aumenti mostruosi ovunque.Con un euro , oggi, comprate MOLTO MENO petrolio di quello che , prima di entrarci, compravamo in lire.
Tuttavia, mi dicono, l'euro ha superato il dollaro. Non esattamente: e' crollato il dollaro.
A voler essere precisi, il sorpasso dell'euro sul dollaro inizia esattamente il sei dicembre 2002, quando va a 1,0119 dopo le dimissioni del segretario al Tesoro Paul O'Neill e del consigliere economico della Casa Bianca Lawrence Lindsey.
Da quel momento, il valore del dollaro in termini di potere d'acquisto finisce sotto i tacchi. Il fatto che l'euro da quel momento cresca modestamente sul dollaro NON cambia di una virgola il fatto che il petrolio sia piu' che triplicato rispetto al dollaro.

Morale della storia: che piaccia o no ai farlocchi, se parliamo di mercato in dollari, l'euro e' piu' DEBOLE della lira, nella misura in cui con 1936 lire si comprava piu' petrolio che con un euro, ad un solo anno dall'entrata in vigore del trattato euro.

Il trattato dell'euro va in vigore il primo gennaio 1999. Il dollaro vale 1800 lire. Con 1936 lire si compra un 1.07 dollari di petrolio. L'euro inizia ad essere distribuito il 1 settembre 2001. Quando questo avviene, con 1936 lire comprate petrolio per 0.8 dollari. Ci abbiamo guadagnato nelle importazioni? Non si direbbe.
Dopodiche', la situazione e' SOLO peggiorata, perche' l'aumento dell'euro sul dollaro ha corrisposto un crollo del dollaro sul petrolio.

Andiamo a vedere l'andamento del rapporto lira-euro, considerando il cambio fisso a 1936,27:
2002 (media dell'anno) 1950
2003 (media dell'anno) 1611
2004 (media dell'anno) 1456
2005 (media dell'anno) 1648
2006 (media dell'anno) 1481
2007 (media dell'anno) 1318


Direte voi: bellissimo: allora adesso siamo forti sul dollaro. Davvero? Non e' esatto. Dopo gli accordi del Plaza, il dollaro si e' deprezzato enormemente, ma non allo stesso modo verso tutti. Ecco un grafico riassuntivo (grazie al blog di petrolio):

Adesso ditemi: il cambio petrolio/dollaro e' variato come il cambio dollaro/euro?

Nel 2002 siamo a 1950 lire al dollaro. Il dollaro scende tra i 20 e i 30 per barile/barile.
Nel 2003 siamo a 1600 lire al dollaro. Il dollaro scende da i 30 a 38 dollari/barile. In pratica, cambia nulla.
Nel 2004 siamo a 1456 lire al dollaro. Il dollaro scende da 30 a 50 dollari/barile.L'euro e' DEBOLE.
Nel 2005 siamo a 1648 lire al dollaro. Il dollaro scende da 40 a 60 dollari/barile.L'euro e' DEBOLE.
Nel 2006 siamo a 1481 lire al dollaro. Il dollaro scende da 60 a 80 dollari/barile.L'euro e' DEBOLE.

Per poter affermare che l'euro ci avvantaggi nell'acquisto di petrolio, le cose avrebbero dovuto andare in maniera MOLTO diversa.

Nel 2002, per avere questo vantaggio avremmo dovuto essere ad 1,5 dollari per euro.
Nel 2003, per avere questo vantaggio avremmo dovuto essere ad 1,8 dollari per euro.
Nel 2004, per avere questo vantaggio avremmo dovuto essere a 2.5 dollari per euro.
Nel 2005, per avere questo vantaggio avremmo dovuto essere a 3 dollari per euro.
Nel 2006, per avere questo vantaggio avremmo dovuto essere a 3/4 dollari per euro.
Mi spiace, ma affermare che l'euro ci abbia dato qualche vantaggio nelle importazioni di petrolio equivale ad affermare questo. E no, e' il dollaro che e' svalutato, piu' che il petrolio aumentato.
Nello stesso periodo, dal 2002 al 2006, la sterlina passa da poco piu' di 1.2 dollari a due dollari e rotti. Ben piu' di quanto ci abbia guadagnato l'euro. Moneta forte?
Qualcuno dira' che il petrolio sarebbe aumentato comunque. Possibile. In questo caso, sarebbe cresciuta l'inflazione, mangiandosi i debiti. Cosa che, grazie alle meravigliose politiche della BCE, non e' avvenuta. Risultato: cornuti e mazziati.
Ma c'e' di peggio. Perche' se da un lato con l'euro siamo diventati piu' DEBOLI nelle importazioni, (e non piu' forti come ci raccontano i farlocchi), dall'altro non ci ha aiutati nelle esportazioni. E perche'?
Innanzitutto, una grossa fetta del nostro export va verso i paesi europei. Con il cambio fisso, a questo deprezzamento della lira quando compriamo materie prime , non corrisponde alcun deprezzamento quando vendiamo. Anzi: se l'euro e' piu' debole nell'acquisto perche' al suo apprezzamento in dollari corrisponde un indebolimento ben piu' grande del dollaro, dall'altro lato il cambio col resto del continente non si muove di una virgola.
I vantaggi della svalutazione sono , di solito, pesati cosi: vi conviene vendere, non vi conviene comprare.
I vantaggi della rivalutazione sono : conviene comprare, ma non vendere.
Mettere la lira nell' Euro ha unito gli svantaggi della svalutazione (comprare e' piu' DIFFICILE) , con quelli della rivalutazione: anche vendere e' piu' difficile.
Il tutto e' dovuto al comportamento NON lineare del dollaro. Il dollaro ha perso enormemente nei confronti del petrolio e delle materie prime, ma ha perso POCO rispetto all'euro. Se il costo delle materie prime in dollari e' piu' che raddoppiato, l'euro ha superato il dollaro di qualche frazione di unita'.
Cosi', il risultato e' che con l'euro si fatica a vendere a chi paga in dollari. D'altro canto, questo vantaggio NON si recupera comprando in euro, visto che il dollaro ha perso molto piu' verso il petrolio che verso l'euro.
L'Euro ci sta dando tutti gli svantaggi di una moneta debole sul dollaro in acquisto, e tutti gli svantaggi di una moneta forte sul dollaro in fase di vendita.
Quando andiamo a comprare petrolio, facciamo due cambi: euro -> dollaro -> petrolio.
Quando vendiamo , facciamo un cambio : euro -> dollaro.
Voi capite rapidamente dove sia la fregatura, ovvero nel cambio dollaro/petrolio, che ha divorato tre volte i vantaggi del cambio euro -> dollaro.
Perche' avviene questo? E' per via del meccanismo perverso di gestione dei dollari.
Gli Uffici di Cambio (che dipendono dalle Banche Centrali) dei Paesi esportatori verso gli USA raccolgono i dollari che fatturano le loro multinazionali (in USA vendono le merci contro moneta locale, dollari) e li mettono nella riserva (di valuta estera) della Banca Centrale; la Banca Centrale non chiede di cambiare i dollari nella moneta nazionale, ma li mette in circolazione per comprare petrolio; i Paesi produttori di petrolio non chiedono alla FED di cambiare i petrodollari nella moneta locale dei Paesi Arabi, ma tengono i proventi del petrolio in conti correnti denominati in dollari e in buona parte investiti in titoli del Tesoro e azioni USA. Fondamentalmente i dollari emessi non si presentano al cambio condizionando il valore del dollaro sulle altre monete. D'altra parte sono investiti in titoli di lungo termine o in azioni che non vengono scambiate a forte frequenza: per cui quei dollari non sono nemmeno moneta circolante che produrrebbe inflazione rientrando in America.
Morale della storia: il dollaro rimane relativamente stabile al cambio monetario, ma diventa catastroficamente sempre piu' debole rispetto al valore delle merci: perde, cioe', potere d'acquisto, ma non perde nei cambi. Per cui, se l'euro guadagna il 30% sul dollaro, il petrolio guadagna il 300% sul dollaro. E il rafforzarsi del cambio non aiuta nessuno.
Sarebbe stato diverso se ci fossimo tenuti la lira? Si', enormemente.
Senza il cambio fisso con gli altri paesi UE, potevamo rimanere competitivi sui mercati europei SENZA diminuire il costo del lavoro, cioe' senza bisogno del precariato: il costo della trasformazione poteva venire assorbito da una adeguata politica di svalutazione graduale In secondo luogo, all'aumento dei prezzi del petrolio e delle merci si poteva reagire approfittandone per praticare una politica iperinflattiva e ridurre l'indebitamento.
Ma il punto non e' questo: il punto e' che i presunti vantaggi nell'acquisto del petrolio usando l'euro sono dei veri e propri falsi. Oggi che l'euro vale un dollaro e rotti, poiche' un euro vale 1936,27 lire, siamo scesi di fatto ai valori del 1996. Valori che la lira aveva saputo guadagnarsi da sola, e come se non bastasse in un periodo ove la dottrina americana era quella del dollaro forte. Dopodiche' inizia la dottrina del dollaro debole, ma per le monete dello SME il dollaro cresce e basta. Dove cazzo e' questa "moneta forte"? Dov'e' quest'area forte dell'euro?
E' un falso che entrando nello SME l'Italia ci abbia guadagnato negli acquisti di materie prime.
Ed e' un falso che con l'euro si possa comprare piu' petrolio di prima.
Ed e' evidentemente falso che con l'euro si sia piu' competitivi sui mercati europei.
Non e' quello che e' successo, non e' MAI successo, non si e' mai visto tale vantaggio.
Se volete sapere perche' si siano fatti quegli accordi, chiedere a Prodi. Io, personalmente, lo accuserei di tradimento e lo sbatterei in carcere, per aver accettato roba simile.
by Uriel

28 aprile 2010

Euro: le bugie di Prodi, Amato e Ciampi

Per anni chi era euroscettico si e' sentito rispondere che se non fossimo entrati nell' Euro allora saremmo sicuramente andati in Default. E che , proprio per esservi entrati, non solo non si andava in default, ma eventualmente il solo fatto di appartenere all'eurozona ci avrebbe fatto da "paracadute" in caso di crack.
Successe semplicemente che il trio Prodi, Amato, Ciampi gestivano cosi' male le finanze pubbliche da portare il deficit a livelli mai visti (nemmeno oggi) e a rischiare davvero il default. I nostri eroi decisero allora che per salvare il paese bisognasse entrare nell'eurozona.

Si trattava di palle, raccontate da pallisti che avevano portato al disastro le finanze pubbliche, e che oggi avendo le gambe corte si mostrano per cio' erano: palle.

Non e' mai esistita alcuna letteratura scientifica che dimostrasse come legarsi ad un valuta forte proteggesse dal default i bilanci dello stato. Il caso argentino, peraltro, sembrava suggerire il contrario, nel senso che la dollarizzazione dell'economia rese piu' duri gli effetti del crack.

Questa obiezione veniva ogni volta annullata dal solito osceno coretto mainstream "l'europa ci salva, l'europa ci rende stabili, l'europa ci allunga l'uccello".

No, non funziona cosi'. L'europa e' solo il tentativo dei tedeschi e dei francesi di crearsi un mercato protetto, usando gli strumenti delle quote e dei divieti per uccidere le economie di tutti gli altri paesi. Cosa che e' stata fatta con l'Italia, se pensiamo all'acciaio, agli zuccheri, al latte, a tutto quanto.

Ma, si diceva, questi piccoli svantaggi si sarebbero recuperati in termini di mai visti vantaggi dell'unificazione , ovvero in stabilita' e sicurezza valutaria.

PALLE.

E come tutte le bugie, in poco tempo sono venute a galla. Il default greco di per se' non coinvolge cifre enormi. Se pensate che il comune di Roma ha circa 9 miliardi di euro di debiti, che quello di milano ne ha circa altrettanti, capite che i 30 miliardi (forse 40) del debito greco non siano poi un dramma cosi' grande come lo si vuol far credere.

Specialmente se lo paragoniamo al debito pubblico italiano: se la famosa potenza stabilizzatrice europea non riesce a tenere a bada un debituccio da amministrazione metropolitana, figuriamoci quanto ha reso stabile il debito italiano, che e' "un bel pochino" piu' grande.

Niente. Se non siamo andati in default lo dobbiamo al fatto che i governi che hanno seguito Prodi, Amato e Ciampi erano di qualita' superiore. Di certo non e' stata una zona euro incapace di stabilizzare la Grecia a stabilizzare noi. Questa e' la prima truffa d Prodi, Amato , Ciampi. Aver spacciato l' unione europea per un ente stabilizzatore che, alla prova dei fatti, NON E'.

Il PIL della zona euro e' di circa 18 trilioni di dollari. Il piano greco e' di 30-40 miliardi. Meno del deficit di alcune amministrazioni locali americane. Eppure, la UE ha fallito completamente: non si nota alcuna azione stabilizzatrice, se non nella misura in cui la UE prometta di sganciare dei soldi. Ma questo non significa nulla: nel default greco ci rimetterebbero ben di piu'.

Cosi', ecco finire nel nulla la prima tra le balle UE: che entrando nella UE si sarebbe goduto di un "ombrello", di una "garanzia" capace di dare fiducia. Non e' cosi'.

Ma andiamo oltre, perche' adesso i greci si troveranno a subire il DANNO dovuto all'entrata nell'euro. Che cosa intendo? Intendo dire che se la Grecia fosse un paese normale, avrebbe potuto fare come Dubai. Cioe' rinegoziare il proprio debito pubblico, dicendo semplicemente "signori, se fate i bravi vi restituiamo il 10% di quanto avete versato. Siccome ci avete gia' guadagnato un sacco, state zitti e non scocciate".

Dopodiche', svalutando la moneta, potevano praticare una politica iperinflattiva che desse respiro alle imprese locali, e che svilisse i debiti fino a farli diventare di entita' ridicola.

Ma non si puo', perche' accettando l'euro si e' commesso lo STESSO errore dell' Argentina. Legarsi ad una moneta forte, cioe', non conviene proprio ai paesi con un forte debito: lo ha mostrato l' Argentina con la dollarizzazione. Quando il governo si e' trovato a dover svalutare la moneta, ha dovuto creare una nuova valuta. Niente di strano, sin qui: numerosi paesi lo hanno fatto, Francia compresa.

Ma essendo la vecchia valuta legata al dollaro, e' successo che la gente si sia precipitata nelle banche a ritirare banconote da tenere sotto il letto. Risultato: il caos. Banche chiuse, eccetera.

Succederebbe esattamente lo stesso alla Grecia , se tentasse di uscire dall'euro. Immediatamente le persone si precipiterebbero in banca per ritirare tutti i contanti che possono, da tenere sotto il letto. Poiche' le banche non hanno tutti quei contanti, inevitabilmente chiuderebbero gli sportelli. E sarebbe la paralisi.

Questo e' dovuto proprio all'adesione all'euro: lo spettro dell' Argentina aleggia sui paesi dell'euro non perche' siano in difficolta', ma perche' e proprio perche' e SOLO perche' sono entrati nell' Euro. Come l'argentina, hanno commesso l'errore di legarsi ad una valuta piu' forte. Come l'argentina, si trovano oggi nelle condizioni di dover chiudere le banche in caso di svalutazione.

Morale della storia: entrare nell' Euro non e' una scelta, saggia, non lo era allora, e le bugie di Prodi, Amato e Ciampi mostrano le gambe corte adesso. Vorrei sentirli, adesso, i cazzari che ci raccontavano che l' Euro potesse stabilizzare la fiducia nell' Italia, quando non riesce a fare qualcosa per la Grecia.

Non c'e' quindi modo di uscire dall'euro? Si', per i paesi piccoli c'e'. Consiste nell'introdurre la doppia circolazione della moneta , ma fare in modo che le banche emettano, in liquidita', solo la nuova moneta, diciamo la nuova dracma per la grecia (o la nuova lira per l'italia). Contemporaneamente, mano a mano che si ritira il debito in euro si emette debito in nuova dracme.

Ad un certo punto, quando la massa in euro (tra debito e denaro circolante) e' diventata molto bassa, si potra' svincolare l'economia. Non vedo molte altre vie di uscita, ed e' quella che seguirei se volessi far uscire l' Italia dall'Euro, cosa che sarebbe molto saggio iniziare a fare: i vantaggi dell' Euro come vedete sono nulli. I costi sono tutt'altro che nulli.

Ma quello che conta di piu' e' che per prima cosa dovremo iniziare con una "cura culturale", cioe' colo mettere le persone di fronte alla pura verita': l'unione europea non ha salvato l'italia dal default, perche' alla prova dei fatti non sarebbe capace di salvare realta' debitorie molto , molto, molto piu' piccole.

La bugia di Amato, Ciampi, Prodi, e' stata adesso smascherata.

Ed e' sotto gli occhi di tutti: nessun paese e' al sicuro dal default perche' sta nell' Euro. E nessun paese soffrirebbe meno un default per via dell'Euro, anzi: le conseguenze si sono amplificate, come nel caso argentino, proprio perche' ci siamo legati ad un'altra valuta.

Questo deve far capire all'italia ed agli italiani una cosa semplicissima: uscire dall'Euro si puo' e si deve.

L'euro non solo non ci stabilizza, non solo non ci aiuta, non solo costa, non solo uccide le nostre esportazioni, ma in caso di problemi trasformerebbe un problema gestibile con metodi tradizionali (svalutazione, iperinflazione) in un disastro argentino.

Prima ce ne andiamo, quindi, meglio e'.

Uriel

30 aprile 2010

E gli economisti sbagliano ancora




Gli economisti? Bravissimi. Dopo. Prima, molto meno. Sbagliano, eccome se sbagliano. Ieri, tantissimo. Oggi, altrettanto.
È come se venisse proiettato lo stesso film, cambiano i Paesi e le situazioni: Wall Street nel 1987, l’Asia dieci anni dopo, i mutui subprime nel 2008, ora la Grecia e con ogni probabilità, Spagna e Portogallo. Ma il finale è sempre lo stesso. Gli economisti elaborano tabelle, scenari, si consultano, producendo previsioni basate sul cosiddetto «consenso di mercato». Ma alla fine fanno cilecca.
E tu, risparmiatore, soffri. Vai in banca, chiedi spiegazioni al tuo gestore, lui si difende e allargando le braccia ricorda che non è l’unico a sbagliare, perché tutti hanno fatto le stesse scelte, seguendo gli stessi orientamenti suggeriti dai nomi, dai grandi nomi, che fanno tendenza. Ma l’ha detto Tizio... ma l’ha detto Caio... Chi poteva prevederlo... E il bello è che ha persino ragione.
D’accordo, l’economia non è una scienza esatta e la storia dimostra che tutti i grandi teorici del passato quando sono passati dalla teoria alla pratica si sono rivelati dei pessimi investitori, inclusi Einaudi e diversi premi Nobel, con le sole eccezioni di Ricardo e, in parte, di Keynes. Ovvero: non affidare i tuoi soldi a un professorone. Quasi certamente non ne farà buon uso. E infatti nessun premio Nobel è diventato miliardario.
Ma da loro, così come dai grandi esperti di finanza, ti aspetteresti un grado di attendibilità più elevato. E un po’ più di coraggio. Hanno diritto a delle attenuanti, d’accordo. I mercati di oggi sono molto complessi, la speculazione possiede una potenza di condizionamento che non ha precedenti nella storia e questo favorisce movimenti bruschi e repentini. Ma perché gli economisti sbagliano sempre tutti assieme?
Non tutti, a onor del vero. Ogni crisi ha il suo eroe, qualche analista o gestore che, andando controcorrente, è riuscito a vedere quel che gli altri nemmeno consideravano. Roubini, ad esempio, nel 2007 veniva deriso dai colleghi; eppure è stato uno dei pochissimi ad aver annunciato la crisi dei subprime. Anche oggi qualche voce libera si è alzata per tempo, pronosticando la bufera in Europa, come quella dello svizzero Hummler.
Ma alla fine nulla cambia. Passata la crisi torna tutto come prima. E la maggior parte degli economisti riprende a muoversi in gregge. Perché? Sono modesti? In teoria è possibile, ma in realtà improbabile; da qualche anno le facoltà di economia e finanza drenano alcune delle menti più brillanti, attratte da stipendi stratosferici. Qualcuno li considera alla stregua di meteorologi o di cartomanti. Ne ha il diritto. Ma non serve a capire come va il mondo.
Perché questo è il punto. Com’è possibile che in una società liberale come la nostra prevalga, tra gli economisti, il pensiero unico? Perché sono così facilmente condizionabili? Domande a cui è difficile rispondere, ma che vanno analizzate in un contesto più ampio. Quello a cui assistiamo non è il semplice fallimento degli economisti in genere, ma di un sistema, che pur scosso da crisi incredibili è ancora incapace di correggere le sue storture.
Prendiamo le agenzie di rating, che danno i voti a chi emette titoli di Stato e obbligazioni. Sono finanziate dalle società che poi sono chiamate a giudicare, hanno commesso errori colossali, mantenendo doppie e «triple A» a compagnie come Enron e Lehman Brothers fino al giorno del fallimento, l’anno scorso sono emersi intrecci finanziari sconcertanti, connivenze eclatanti. Venivano giudicate inattendibili e manipolabili. È passato un anno e mezzo dalla crisi dei subprime. E nulla è cambiato. Avevano promesso riforme, non ci sono state. Moody’s e Standard & Poor’s non hanno più credibilità. Dovrebbero essere ignorate. Eppure continuano a condizionare i mercati. Le bufere sulla Grecia e negli ultimi giorni su Portogallo e Spagna si sono alzate quando loro hanno abbassato i rating. Manco fosse un giudizio divino.
Quella degli economisti, oracoli bislacchi, non è l’unica anomalia di questa strana epoca.
di Marcello Foa

29 aprile 2010

I numeri delle bugie


.Ogni volta che parlo di uscita dall' Euro, arrivano i soliti a dire che uscendone ci sarebbe una difficolta' nel comprare materie prime quotate in dollari. Questa e' un'altra bugia che viene sempre dal terzetto Prodi, Amato, Ciampi, ovvero quella secondo la quale l'euro sarebbe stato una moneta piu' forte della lira. Mantenere questa apparenza e' facile per la cifra alta 1936,27 . Ma nessuno si pone il problema: con un euro possiamo comprare di piu' o di meno che con 1936,27 lire?
Andiamo a vedere che cosa successe, numeri alla mano.

Ad un certo punto, dopo aver praticato una svalutazione, la lira rientra nello SME. Da quel momento in poi, inizia quello che in pratica sarebbe diventato il cambio dollaro/euro. Da quel momento, il cambio Lira/Dollaro NON FA CHE PEGGIORARE.
1986 (31 dic. minimo1351) 1490
1987 (31 dic. minimo 1169) 1296
1988 (media dell'anno) 1301
1989 (media dell'anno) 1372
1990 (shock Iraq-Kuwait)) 1198
1991 (media dell'anno) 1240
1992 (media dell'anno) 1228
1993 (media dell'anno) 1571
1994 (media dell'anno) 1611
1995 (media dell'anno) 1629
1996 (Italia rientro SME) 1533
1997 (media dell'anno) 1702
1998 (media dell'anno) 1736
1999 (media dell'anno) 1840
2000 (media dell'anno) 2100
2001 (media dell'anno) 2196

Allora, adesso vorrei sapere dai signori farlocchi che continuano a straparlare di zona euro come zona "forte", in che modo ci si sarebbe guadagnato sui cambi internazionali e sugli acquisti.
Quello che IO vedo da questi numeri e' che rientrando nello SME la lira ha perso il 30% e rotti del proprio potere di acquisto sulle materie prime, come petrolio ed altro, ovvero tutto cio' che viene pagato in DOLLARI.
Questa e' la prima bugia del terzetto Prodi, Amato, Ciampi: l'eurozona, tramite la sua presunta "forza" , ci avvantaggerebbe nell'acquisto di beni in dollari. PALLE. Pur mantenendo le condizioni dello SME, la lira ha PERSO rispetto al dollaro.
Se qualcuno cioe' si illude che usando l'euro possiate comprare piu' petrolio o piu' cose quotate in dollari, vi sbagliate di brutto. Usando un euro, comprate MENO petrolio di quello che prima compravate con 1936,27 lire.
Adesso facciamo il punto della situazione: quando l' Italia entra nello sme, con 1500 lire si compra un dollaro. Quando l'euro viene distribuito a banche e poste, vale tra gli 0.8 e gli 0.9, cioe' tra le 2300 e le 2400 lire. Mi dite ancora che ci abbiamo guadagnato?
Ovviamente i farlocchi verranno a dirci che in questo hanno pesato le politiche di svalutazione e valutazione americane. Il che e' FALSO.
La politica del "dollaro forte" inizia, da parte degli USA, il 13 marzo del 1979, e finisce nel settembre 1985, con gli accordi del Plaza. Da quel momento, il dollaro si e' SEMPRE deprezzato. SEMPRE. O meglio, ha sempre perso potere d'acquisto rispetto al petrolio.
L'unica area verso la quale si e' apprezzato e' quella dell'euro.
Ma attenzione, perche' adesso i farlocchi vi diranno che "ma dopo il 2001, l'euro ha superato il dollaro".

Palle. E' il dollaro che si e' deprezzato, causando aumenti mostruosi ovunque.Con un euro , oggi, comprate MOLTO MENO petrolio di quello che , prima di entrarci, compravamo in lire.
Tuttavia, mi dicono, l'euro ha superato il dollaro. Non esattamente: e' crollato il dollaro.
A voler essere precisi, il sorpasso dell'euro sul dollaro inizia esattamente il sei dicembre 2002, quando va a 1,0119 dopo le dimissioni del segretario al Tesoro Paul O'Neill e del consigliere economico della Casa Bianca Lawrence Lindsey.
Da quel momento, il valore del dollaro in termini di potere d'acquisto finisce sotto i tacchi. Il fatto che l'euro da quel momento cresca modestamente sul dollaro NON cambia di una virgola il fatto che il petrolio sia piu' che triplicato rispetto al dollaro.

Morale della storia: che piaccia o no ai farlocchi, se parliamo di mercato in dollari, l'euro e' piu' DEBOLE della lira, nella misura in cui con 1936 lire si comprava piu' petrolio che con un euro, ad un solo anno dall'entrata in vigore del trattato euro.

Il trattato dell'euro va in vigore il primo gennaio 1999. Il dollaro vale 1800 lire. Con 1936 lire si compra un 1.07 dollari di petrolio. L'euro inizia ad essere distribuito il 1 settembre 2001. Quando questo avviene, con 1936 lire comprate petrolio per 0.8 dollari. Ci abbiamo guadagnato nelle importazioni? Non si direbbe.
Dopodiche', la situazione e' SOLO peggiorata, perche' l'aumento dell'euro sul dollaro ha corrisposto un crollo del dollaro sul petrolio.

Andiamo a vedere l'andamento del rapporto lira-euro, considerando il cambio fisso a 1936,27:
2002 (media dell'anno) 1950
2003 (media dell'anno) 1611
2004 (media dell'anno) 1456
2005 (media dell'anno) 1648
2006 (media dell'anno) 1481
2007 (media dell'anno) 1318


Direte voi: bellissimo: allora adesso siamo forti sul dollaro. Davvero? Non e' esatto. Dopo gli accordi del Plaza, il dollaro si e' deprezzato enormemente, ma non allo stesso modo verso tutti. Ecco un grafico riassuntivo (grazie al blog di petrolio):

Adesso ditemi: il cambio petrolio/dollaro e' variato come il cambio dollaro/euro?

Nel 2002 siamo a 1950 lire al dollaro. Il dollaro scende tra i 20 e i 30 per barile/barile.
Nel 2003 siamo a 1600 lire al dollaro. Il dollaro scende da i 30 a 38 dollari/barile. In pratica, cambia nulla.
Nel 2004 siamo a 1456 lire al dollaro. Il dollaro scende da 30 a 50 dollari/barile.L'euro e' DEBOLE.
Nel 2005 siamo a 1648 lire al dollaro. Il dollaro scende da 40 a 60 dollari/barile.L'euro e' DEBOLE.
Nel 2006 siamo a 1481 lire al dollaro. Il dollaro scende da 60 a 80 dollari/barile.L'euro e' DEBOLE.

Per poter affermare che l'euro ci avvantaggi nell'acquisto di petrolio, le cose avrebbero dovuto andare in maniera MOLTO diversa.

Nel 2002, per avere questo vantaggio avremmo dovuto essere ad 1,5 dollari per euro.
Nel 2003, per avere questo vantaggio avremmo dovuto essere ad 1,8 dollari per euro.
Nel 2004, per avere questo vantaggio avremmo dovuto essere a 2.5 dollari per euro.
Nel 2005, per avere questo vantaggio avremmo dovuto essere a 3 dollari per euro.
Nel 2006, per avere questo vantaggio avremmo dovuto essere a 3/4 dollari per euro.
Mi spiace, ma affermare che l'euro ci abbia dato qualche vantaggio nelle importazioni di petrolio equivale ad affermare questo. E no, e' il dollaro che e' svalutato, piu' che il petrolio aumentato.
Nello stesso periodo, dal 2002 al 2006, la sterlina passa da poco piu' di 1.2 dollari a due dollari e rotti. Ben piu' di quanto ci abbia guadagnato l'euro. Moneta forte?
Qualcuno dira' che il petrolio sarebbe aumentato comunque. Possibile. In questo caso, sarebbe cresciuta l'inflazione, mangiandosi i debiti. Cosa che, grazie alle meravigliose politiche della BCE, non e' avvenuta. Risultato: cornuti e mazziati.
Ma c'e' di peggio. Perche' se da un lato con l'euro siamo diventati piu' DEBOLI nelle importazioni, (e non piu' forti come ci raccontano i farlocchi), dall'altro non ci ha aiutati nelle esportazioni. E perche'?
Innanzitutto, una grossa fetta del nostro export va verso i paesi europei. Con il cambio fisso, a questo deprezzamento della lira quando compriamo materie prime , non corrisponde alcun deprezzamento quando vendiamo. Anzi: se l'euro e' piu' debole nell'acquisto perche' al suo apprezzamento in dollari corrisponde un indebolimento ben piu' grande del dollaro, dall'altro lato il cambio col resto del continente non si muove di una virgola.
I vantaggi della svalutazione sono , di solito, pesati cosi: vi conviene vendere, non vi conviene comprare.
I vantaggi della rivalutazione sono : conviene comprare, ma non vendere.
Mettere la lira nell' Euro ha unito gli svantaggi della svalutazione (comprare e' piu' DIFFICILE) , con quelli della rivalutazione: anche vendere e' piu' difficile.
Il tutto e' dovuto al comportamento NON lineare del dollaro. Il dollaro ha perso enormemente nei confronti del petrolio e delle materie prime, ma ha perso POCO rispetto all'euro. Se il costo delle materie prime in dollari e' piu' che raddoppiato, l'euro ha superato il dollaro di qualche frazione di unita'.
Cosi', il risultato e' che con l'euro si fatica a vendere a chi paga in dollari. D'altro canto, questo vantaggio NON si recupera comprando in euro, visto che il dollaro ha perso molto piu' verso il petrolio che verso l'euro.
L'Euro ci sta dando tutti gli svantaggi di una moneta debole sul dollaro in acquisto, e tutti gli svantaggi di una moneta forte sul dollaro in fase di vendita.
Quando andiamo a comprare petrolio, facciamo due cambi: euro -> dollaro -> petrolio.
Quando vendiamo , facciamo un cambio : euro -> dollaro.
Voi capite rapidamente dove sia la fregatura, ovvero nel cambio dollaro/petrolio, che ha divorato tre volte i vantaggi del cambio euro -> dollaro.
Perche' avviene questo? E' per via del meccanismo perverso di gestione dei dollari.
Gli Uffici di Cambio (che dipendono dalle Banche Centrali) dei Paesi esportatori verso gli USA raccolgono i dollari che fatturano le loro multinazionali (in USA vendono le merci contro moneta locale, dollari) e li mettono nella riserva (di valuta estera) della Banca Centrale; la Banca Centrale non chiede di cambiare i dollari nella moneta nazionale, ma li mette in circolazione per comprare petrolio; i Paesi produttori di petrolio non chiedono alla FED di cambiare i petrodollari nella moneta locale dei Paesi Arabi, ma tengono i proventi del petrolio in conti correnti denominati in dollari e in buona parte investiti in titoli del Tesoro e azioni USA. Fondamentalmente i dollari emessi non si presentano al cambio condizionando il valore del dollaro sulle altre monete. D'altra parte sono investiti in titoli di lungo termine o in azioni che non vengono scambiate a forte frequenza: per cui quei dollari non sono nemmeno moneta circolante che produrrebbe inflazione rientrando in America.
Morale della storia: il dollaro rimane relativamente stabile al cambio monetario, ma diventa catastroficamente sempre piu' debole rispetto al valore delle merci: perde, cioe', potere d'acquisto, ma non perde nei cambi. Per cui, se l'euro guadagna il 30% sul dollaro, il petrolio guadagna il 300% sul dollaro. E il rafforzarsi del cambio non aiuta nessuno.
Sarebbe stato diverso se ci fossimo tenuti la lira? Si', enormemente.
Senza il cambio fisso con gli altri paesi UE, potevamo rimanere competitivi sui mercati europei SENZA diminuire il costo del lavoro, cioe' senza bisogno del precariato: il costo della trasformazione poteva venire assorbito da una adeguata politica di svalutazione graduale In secondo luogo, all'aumento dei prezzi del petrolio e delle merci si poteva reagire approfittandone per praticare una politica iperinflattiva e ridurre l'indebitamento.
Ma il punto non e' questo: il punto e' che i presunti vantaggi nell'acquisto del petrolio usando l'euro sono dei veri e propri falsi. Oggi che l'euro vale un dollaro e rotti, poiche' un euro vale 1936,27 lire, siamo scesi di fatto ai valori del 1996. Valori che la lira aveva saputo guadagnarsi da sola, e come se non bastasse in un periodo ove la dottrina americana era quella del dollaro forte. Dopodiche' inizia la dottrina del dollaro debole, ma per le monete dello SME il dollaro cresce e basta. Dove cazzo e' questa "moneta forte"? Dov'e' quest'area forte dell'euro?
E' un falso che entrando nello SME l'Italia ci abbia guadagnato negli acquisti di materie prime.
Ed e' un falso che con l'euro si possa comprare piu' petrolio di prima.
Ed e' evidentemente falso che con l'euro si sia piu' competitivi sui mercati europei.
Non e' quello che e' successo, non e' MAI successo, non si e' mai visto tale vantaggio.
Se volete sapere perche' si siano fatti quegli accordi, chiedere a Prodi. Io, personalmente, lo accuserei di tradimento e lo sbatterei in carcere, per aver accettato roba simile.
by Uriel

28 aprile 2010

Euro: le bugie di Prodi, Amato e Ciampi

Per anni chi era euroscettico si e' sentito rispondere che se non fossimo entrati nell' Euro allora saremmo sicuramente andati in Default. E che , proprio per esservi entrati, non solo non si andava in default, ma eventualmente il solo fatto di appartenere all'eurozona ci avrebbe fatto da "paracadute" in caso di crack.
Successe semplicemente che il trio Prodi, Amato, Ciampi gestivano cosi' male le finanze pubbliche da portare il deficit a livelli mai visti (nemmeno oggi) e a rischiare davvero il default. I nostri eroi decisero allora che per salvare il paese bisognasse entrare nell'eurozona.

Si trattava di palle, raccontate da pallisti che avevano portato al disastro le finanze pubbliche, e che oggi avendo le gambe corte si mostrano per cio' erano: palle.

Non e' mai esistita alcuna letteratura scientifica che dimostrasse come legarsi ad un valuta forte proteggesse dal default i bilanci dello stato. Il caso argentino, peraltro, sembrava suggerire il contrario, nel senso che la dollarizzazione dell'economia rese piu' duri gli effetti del crack.

Questa obiezione veniva ogni volta annullata dal solito osceno coretto mainstream "l'europa ci salva, l'europa ci rende stabili, l'europa ci allunga l'uccello".

No, non funziona cosi'. L'europa e' solo il tentativo dei tedeschi e dei francesi di crearsi un mercato protetto, usando gli strumenti delle quote e dei divieti per uccidere le economie di tutti gli altri paesi. Cosa che e' stata fatta con l'Italia, se pensiamo all'acciaio, agli zuccheri, al latte, a tutto quanto.

Ma, si diceva, questi piccoli svantaggi si sarebbero recuperati in termini di mai visti vantaggi dell'unificazione , ovvero in stabilita' e sicurezza valutaria.

PALLE.

E come tutte le bugie, in poco tempo sono venute a galla. Il default greco di per se' non coinvolge cifre enormi. Se pensate che il comune di Roma ha circa 9 miliardi di euro di debiti, che quello di milano ne ha circa altrettanti, capite che i 30 miliardi (forse 40) del debito greco non siano poi un dramma cosi' grande come lo si vuol far credere.

Specialmente se lo paragoniamo al debito pubblico italiano: se la famosa potenza stabilizzatrice europea non riesce a tenere a bada un debituccio da amministrazione metropolitana, figuriamoci quanto ha reso stabile il debito italiano, che e' "un bel pochino" piu' grande.

Niente. Se non siamo andati in default lo dobbiamo al fatto che i governi che hanno seguito Prodi, Amato e Ciampi erano di qualita' superiore. Di certo non e' stata una zona euro incapace di stabilizzare la Grecia a stabilizzare noi. Questa e' la prima truffa d Prodi, Amato , Ciampi. Aver spacciato l' unione europea per un ente stabilizzatore che, alla prova dei fatti, NON E'.

Il PIL della zona euro e' di circa 18 trilioni di dollari. Il piano greco e' di 30-40 miliardi. Meno del deficit di alcune amministrazioni locali americane. Eppure, la UE ha fallito completamente: non si nota alcuna azione stabilizzatrice, se non nella misura in cui la UE prometta di sganciare dei soldi. Ma questo non significa nulla: nel default greco ci rimetterebbero ben di piu'.

Cosi', ecco finire nel nulla la prima tra le balle UE: che entrando nella UE si sarebbe goduto di un "ombrello", di una "garanzia" capace di dare fiducia. Non e' cosi'.

Ma andiamo oltre, perche' adesso i greci si troveranno a subire il DANNO dovuto all'entrata nell'euro. Che cosa intendo? Intendo dire che se la Grecia fosse un paese normale, avrebbe potuto fare come Dubai. Cioe' rinegoziare il proprio debito pubblico, dicendo semplicemente "signori, se fate i bravi vi restituiamo il 10% di quanto avete versato. Siccome ci avete gia' guadagnato un sacco, state zitti e non scocciate".

Dopodiche', svalutando la moneta, potevano praticare una politica iperinflattiva che desse respiro alle imprese locali, e che svilisse i debiti fino a farli diventare di entita' ridicola.

Ma non si puo', perche' accettando l'euro si e' commesso lo STESSO errore dell' Argentina. Legarsi ad una moneta forte, cioe', non conviene proprio ai paesi con un forte debito: lo ha mostrato l' Argentina con la dollarizzazione. Quando il governo si e' trovato a dover svalutare la moneta, ha dovuto creare una nuova valuta. Niente di strano, sin qui: numerosi paesi lo hanno fatto, Francia compresa.

Ma essendo la vecchia valuta legata al dollaro, e' successo che la gente si sia precipitata nelle banche a ritirare banconote da tenere sotto il letto. Risultato: il caos. Banche chiuse, eccetera.

Succederebbe esattamente lo stesso alla Grecia , se tentasse di uscire dall'euro. Immediatamente le persone si precipiterebbero in banca per ritirare tutti i contanti che possono, da tenere sotto il letto. Poiche' le banche non hanno tutti quei contanti, inevitabilmente chiuderebbero gli sportelli. E sarebbe la paralisi.

Questo e' dovuto proprio all'adesione all'euro: lo spettro dell' Argentina aleggia sui paesi dell'euro non perche' siano in difficolta', ma perche' e proprio perche' e SOLO perche' sono entrati nell' Euro. Come l'argentina, hanno commesso l'errore di legarsi ad una valuta piu' forte. Come l'argentina, si trovano oggi nelle condizioni di dover chiudere le banche in caso di svalutazione.

Morale della storia: entrare nell' Euro non e' una scelta, saggia, non lo era allora, e le bugie di Prodi, Amato e Ciampi mostrano le gambe corte adesso. Vorrei sentirli, adesso, i cazzari che ci raccontavano che l' Euro potesse stabilizzare la fiducia nell' Italia, quando non riesce a fare qualcosa per la Grecia.

Non c'e' quindi modo di uscire dall'euro? Si', per i paesi piccoli c'e'. Consiste nell'introdurre la doppia circolazione della moneta , ma fare in modo che le banche emettano, in liquidita', solo la nuova moneta, diciamo la nuova dracma per la grecia (o la nuova lira per l'italia). Contemporaneamente, mano a mano che si ritira il debito in euro si emette debito in nuova dracme.

Ad un certo punto, quando la massa in euro (tra debito e denaro circolante) e' diventata molto bassa, si potra' svincolare l'economia. Non vedo molte altre vie di uscita, ed e' quella che seguirei se volessi far uscire l' Italia dall'Euro, cosa che sarebbe molto saggio iniziare a fare: i vantaggi dell' Euro come vedete sono nulli. I costi sono tutt'altro che nulli.

Ma quello che conta di piu' e' che per prima cosa dovremo iniziare con una "cura culturale", cioe' colo mettere le persone di fronte alla pura verita': l'unione europea non ha salvato l'italia dal default, perche' alla prova dei fatti non sarebbe capace di salvare realta' debitorie molto , molto, molto piu' piccole.

La bugia di Amato, Ciampi, Prodi, e' stata adesso smascherata.

Ed e' sotto gli occhi di tutti: nessun paese e' al sicuro dal default perche' sta nell' Euro. E nessun paese soffrirebbe meno un default per via dell'Euro, anzi: le conseguenze si sono amplificate, come nel caso argentino, proprio perche' ci siamo legati ad un'altra valuta.

Questo deve far capire all'italia ed agli italiani una cosa semplicissima: uscire dall'Euro si puo' e si deve.

L'euro non solo non ci stabilizza, non solo non ci aiuta, non solo costa, non solo uccide le nostre esportazioni, ma in caso di problemi trasformerebbe un problema gestibile con metodi tradizionali (svalutazione, iperinflazione) in un disastro argentino.

Prima ce ne andiamo, quindi, meglio e'.

Uriel