18 maggio 2010

Capire perchè l'unione monetaria europea ci sta distruggendo





Ecco cosa è successo. A distanza di 8 anni dal fatidico 1 gennaio 2002 - quando l’Euro divenne definitivamente la moneta comune a 16 nazioni in Europa - i mercati finanziari (leggi il Tribunale Internazionale degli Investitori e Speculatori) hanno finalmente compreso che i Paesi d’Europa non sono più sovrani, specialmente nell’emissione della loro moneta. Dunque i mercati hanno dato un’occhiata ai grandi debiti dei 16 Stati della zona Euro e hanno concluso che per noi ripagarli è un vero problema. Da qui il loro panico, e la conseguente crisi di cui tutti i giornali parlano, che oggi colpisce la Grecia ma domani colpirà tutti gli altri, Germania inclusa. E ciò perché è una crisi strutturale, non di un paio di Paesi.

Vi chiederete: perché ripagare i nostri debiti è diventato un problema così allarmante? Non eravamo indebitati anche prima dell’Euro? Oggi noi Stati della zona Euro stiamo USANDO l’Euro, non ne siamo più i proprietari. Una volta noi italiani possedevano la lira, i francesi i franchi e i tedeschi i marchi ecc. Non siamo cioè più sovrani nell’uso della nostra moneta. L’Euro è a tutti gli effetti una moneta senza Stato, è una moneta ‘mercenaria’ che tutti i sedici USANO. Fra usare una moneta e possederla la differenza è enorme. Perché oggi ogni Paese dell’Euro deve, PRIMA DI SPENDERE per la cittadinanza, fare una di due cose: 1) prendere in prestito l’Euro, 2) TASSARE i propri cittadini per racimolarlo.

Spiegazione di 1) Prendere in prestito l’Euro: letteralmente dobbiamo andarlo a trovare, proprio come fa un padre di famiglia che prima di pagare le spese di casa deve trovare i soldi da qualche parte (lavoro, prestiti). Oggi, si badi bene, un Paese come l’Italia o la Francia deve bussare alle porte di creditori privati per farsi PRESTARE gli Euro PRIMA di poterli spendere per la comunità (vendiamo titoli di Stato sui mercati di capitali dove dobbiamo competere e pagare tassi decisi dai privati). Il nostro Tesoro e la nostra Banca Centrale non possono più emettere moneta in autonomia. Ecco perché oggi i nostri debiti sono un vero problema.

Al contrario, prima dell’avvento dell’Euro, noi eravamo Paesi sovrani nella moneta (lira, franchi, marchi…), e i nostri governi potevano spendere senza il bisogno di trovare il denaro in anticipo. Letteralmente se lo inventavano, come fanno oggi gli USA o la Gran Bretagna per esempio. Magari spendevano troppo, è possibile (caso Italia), ma con la propria moneta sovrana avevano tutti i mezzi per rimediare. Certamente si indebitavano, eccome, ma era un debito che contraevano DOPO AVER SPESO, non prima ancora di spendere come accade con l’Euro oggi, e soprattutto lo potevano ripagare semplicemente inventandosi il denaro necessario (suona incredibile ma è esattamente così), come fanno oggi gli USA o il Giappone. Avevano cioè il potere sovrano di gestire la propria moneta e di conseguenza i propri debiti in autonomia, e questo rassicurava i mercati finanziari che non andavano nel panico sul debito nazionale di allora come invece è accaduto oggi con la Grecia (e domani con tutti i sedici Paesi dell’Euro).

E infatti, nonostante USA o Giappone siano indebitati fino al collo, nonostante l’Inghilterra sia messa forse peggio della Grecia in quanto a debiti, i mercati non sono nel panico per loro. Il motivo, lo ripeto, è che USA, Giappone o Inghilterra hanno moneta sovrana, cioè possono spendere senza doversi PRIMA indebitare, e possono ripagare i loro debiti inventandosi moneta, cose che noi 16 non possiamo fare più. Considerate inoltre che un ‘caso greco’ non si verificò mai, per esempio, con l’Italia spendacciona, indebitata, inflazionistica ma con moneta sovrana degli anni ’60 e ‘70. Al contrario, quell’Italia era assai prospera, e la sua ricchezza di allora ancora oggi ci nutre.
Ecco cosa sta accadendo. Di chi è la colpa? Dell’inganno dell’Euro voluto a tavolino dai grandi burocrati europei (Prodi, Ciampi e centrosinistra in Italia) per l’esclusivo interesse del Tribunale Internazionale degli Investitori e Speculatori (e degli USA naturalmente), i quali oggi (ma già da prima) ci saccheggiano imponendoci misure di tagli a tutto ciò che è pubblico per comprarselo domani a due soldi. Possono farlo perché oggi noi, per i motivi sopraccitati, siamo indebitati veramente, e siamo ricattabili. Non per nulla alla Commissione Europea trovano pianta stabile 229 lobbisti del Tribunale Internazionale degli Investitori e Speculatori, in un rapporto di 4 a 1 rispetto a chi perora la causa dei cittadini.

p.s. Sapete chi ha voluto l’Italia nell’unione monetaria? La confindustria tedesca, che ha voluto inchiodare la nostra industria nella moneta unica così che ci fosse impossibile in futuro svalutare la lira per renderci competitivi contro il marco e vendere più di loro. Capito? Prodi non è scemo, è un criminale. Altro che caso Anemone.
di Paolo Barnard

17 maggio 2010

La crisi infinita



Dall’imponenza del fondo messo a disposizione della Bce, pari a 750 miliardi di euro, nei confronti dei paesi europei in crisi, sembrerebbe che Obama abbia trovato un certo accordo con la leader tedesca Merkel, quale rappresentante del paese europeo più sviluppato.
Una certificazione di solvibilità concessa dal buon Obama secondo le regole imposte dell’onnipresente Fmi (reale strumento finanziario al servizio di ogni geostrategia Usa), da mettere nel conto di un maggiore indebitamento e da far pesare sul groppone dei cittadini dell’Europa, così da protrarre (ma per quanto?) l’unità monetaria (europea) ed essere certi che la spremitura finanziaria americana possa continuare; gli stessi accordi di Maastricht (‘92) vanno viepiù stringendo la corda intorno alle ridotte industrie nazionali trasformate sempre più in pozzi finanziari per i bisogni del paese dominante.
A onore della memoria, con “Mani pulite”(’92) si dette il via libera all’attacco speculativo della “Lira”; una prima esercitazione sul campo fatta dalle solite (note) banche d’affari americane con il soccorso provvidenziale dei “salvatori della patria” (Ciampi e Amato), che bruciarono, inutilmente (così si disse poi), una cifra colossale e spropositata delle riserve valutarie della Banca d’Italia, nel vano tentativo di mantenere la parità della Lira con le monete più forti. E finanche una prova di forza più generale degli accordi di Maastricht (’93) ideati dalle servizievoli menti dei governanti europei, allo scopo di rendere più facile un lavoro di riposizionamento della strategia geopolitica Usa, dopo la dissoluzione dell'antagonista Urss, al di là dei margini del defunto mondo bipolare della “Guerra Fredda”.
Dietro le euforie delle borse, facendo seguito dell’assemblaggio del Fondo europeo messo a disposizione dalla Bce per riempire le falle già si intravedono i nuovi attacchi speculativi delle stesse banche d’affari (Usa) che fanno il bello o il cattivo tempo: speculazioni al rialzo o al ribasso, fate voi. Anche se l'eccitazione per i rialzi-ribassi cederà presto il posto della disperazione.
In tutto questo bailamme si dimentica la ricaduta,della carta straccia finanziaria sull’economia reale. Anzitutto, il piano proposto per uscire dalla crisi è costituito dagli acquisti della Bce di titoli di Stato emessi dai paesi “sotto attacco”. Tali capitali finanziari messi a disposizione dei paesi europei andranno a sommarsi alla massa enorme di liquidità che già il governo americano di Obama (di due anni fa) dovette affrontare con iniezioni sul mercato monetario, di migliaia di miliardi di dollari,in “debiti sovrani”, così chiamati, e non a caso, dallo Stato Sovrano Usa. Inoltre, l’uscita dalla crisi prevede che i debiti sovrani siano riassorbiti gradualmente, in un periodo di circa 3-5 anni, con ovvi risvolti di crescente inflazione man mano che la massa monetaria sarà assorbita dall’economia reale.
E nel contempo, altrettanto ovvia sarà l’idea che la speculazione finanziaria non si fermerà; anzi che le Banche d’affari Usa concentreranno maggiormente la loro attenzione sulla massa monetaria e finanziaria, che verrà rilasciata di volta in volta dalla Bce, nei confronti dei paesi europei maggiormente presi dalla crisi, annullando così gli effetti degli aiuti finanziari, per rimettere in carreggiata sistemi economici sempre più emarginati, con l’incubo di una ripresa appunto dell’inflazione (europea) sempre più tendente ad una “stagflazione” (inflazione + recessione).
E non finisce qui, perché eventuali governi della sinistra non potranno più aumentare la spesa pubblica, così come quelli della destra non potranno abbassare le tasse (i rispettivi cavalli di battaglia), e per entrambi avanzerà il timore di sfondare il deficit programmato. L’elaborazione di politiche nazionali serie ed indipendenti diventeranno sempre pallidi ricordi. Creare ricchezza non significa produrre carta o moneta stampata, con misure tampone soltanto provvisorie; si può far ripartire l’economia, quella vera cioè reale, non certamente con un Fondo finanziario gestito da una Europa composta da stati non sovrani e non in grado cioè di indirizzare selettivamente i finanziamenti secondo le proprie priorità nazionali, per la salvaguardia fondamentale della competizione e dello sviluppo delle proprie industrie.
Da qui si deve ripartire per una riflessione che non confonda l’apparenza con la realtà e/o sappia discernere “il gran dall’oglio”; del resto, se si fa il confronto tra la lunga e dolorosa storia del passato e quella presente qualche dubbio rimane in sospeso: la storia insegna ancora qualcosa o dobbiamo sempre ripercorrerla nello stesso drammatico modo?

di Gianni Duchini

Uscire dalla gabbia








Quando siamo nella fine di un ciclo economico grande come questo, è veramente difficile rimanere saldi e centrati. Ogni parametro salta, ogni certezza svanisce e tutto sembra crollare intorno a noi.
La politica si sta disintegrando e non parliamo solo di quella italiana, l’economia si sgretola mentre la religione che avrebbe dovuto darci solidità, conforto e speranza, vacilla sotto i colpi imponenti delle debolezze umane.

Ogni cosa è diventata la caricatura di se stessa e tutto viene a galla senza filtri mostrandosi per quello che forse è sempre stato, ma che era nascosto da un velo che oggi è scomparso repentinamente e in modo traumatico. Possiamo dire che alla fine di un ciclo come questo, tutto viene portato alla superficie per essere analizzato, trasformato e lasciato andare per essere ricostruito.
Un ciclo che è partito alla fine dell’ottocento e che oggi sta esalando gli ultimi respiri per lasciare spazio al nuovo che verrà, ma solo dopo che il vecchio si sarà esaurito.

Questa, lo abbiamo detto moltissime volte, non è una crisi come le tante altre che periodicamente hanno accompagnato la nostra esistenza, è una crisi sistemicache cambierà completamente il mondo così come noi oggi lo conosciamo. Lo sappiamo, sono parole forti, ma questa è la realtà dei fatti e non possiamo che prenderne atto e cercare insieme di affrontare nel migliore dei modi questo momento di metamorfosi collettiva. Tra l’altro, ma la cosa certamente non consola, questo è uno dei tanti stravolgimenti avvenuti nel tempo, la differenza è che oggi coinvolge tutto il mondo e non una città o una nazione come accadeva in passato!

Il disorientamento che deriva dalla perdita di ogni riferimento conosciuto è normale, ogni cosa diventa difficile da interpretare e le azioni che funzionavano nel passato oggi non danno più gli stessi risultati perché non sono più in armonia con il momento. Allora è facile che prenda un senso di panico e di sbandamento, ci si può abbandonare a pensieri neri sul futuro o addirittura non farcela ad affrontare la durezza di questo periodo.
La cosa non facile da capire è che siamo immersi in una grande illusione dove regnano scarsità, sofferenza e sopraffazione. Il matrix creato ad arte per mantenere le persone in un continuo stato di prostrazione e schiavitù di cui la pubblicità dell’Ikea offre una attenta rappresentazione.

Le sbarre di questa prigione sono immateriali costruite sull’inganno del debito legato alla creazione di moneta che condiziona nel lungo periodo qualsiasi nostra azione e che porta sempre ed inesorabilmente al crollo del sistema per essere ricostruito diverso, ma con le stesse regole dell’altro. Un piccolo elemento, il debito, che ci porta nell’inferno della scarsità artificiale e ci inchioda a comportamenti innaturali, l’homo homini lupus di Hobbes.
Tra un crollo ed una ricostruzione abbiamo però una opportunità unica data dalla finestra temporale che si sta aprendo e che va dal crollo del vecchio carcere alla costruzione del nuovo penitenziario. In questa finestra noi, consapevoli di cosa sta accadendo, possiamo spiegare a chi è disorientato cosa sta succedendo e insieme procedere alla costruzione di un modello completamente nuovo che possa aiutare in questo difficile passaggio collettivo e ci eviti di tornare al chiuso di una nuova cella.

Ovviamente non potendo gestire le leve del potere, dobbiamo riversare le nostre energie creative nella ricostruzione delle nostre economie locali, sostenendo le imprese strategiche per il territorio e creando circuiti virtuosi che creino ricchezza e cultura nuova. Sembrerà strano, ma questo ha una potenza di trasformazione incredibile e permette alle persone di collaborare e aiutarsi reciprocamente infondendo una visione totalmente diversa e positiva.
Una delle risorse maggiori del sistema che impedisce di uscire dalla nostra cella è proprio il senso di solitudine che aumenta nei periodi in cui tutto intorno inizia a crollare. Il collaborare insieme e ricostruire le comunità locali, porta a indirizzare tutte le energie nel costruire invece che alimentare la distruzione, che come vediamo va da sola e non ha bisogno certo del nostro aiuto. Si costruisce in questo modo una rete di salvataggio e si creano le basi per un nuovo sistema più equo e basato sulla solidarietà reciproca. Se poi si mettono in rete queste esperienze il risultato viene amplificato esponenzialmente. L’unione e l’aiuto reciproco sconfigge la solitudine e fa uscire dalla cella.

Naturalmente c’è un modo per fare tutto questo per cui servono professionalità che si mettano al servizio del nuovo incondizionatamente e senza aspettative di ritorno immediato. Questo per fortuna sta accadendo con il mondo di Arcipelago SCEC che sta lavorando da anni alla ricostruzione delle comunità locali, economiche e sociali, ormai in 11 regioni. In molti territori può contare, in alcuni comuni e province, anche dell’aiuto prezioso di quella politica ancora sana e del sostegno di enti, associazioni e scuole. A Crotone ad esempio, una delle province più disastrate d'Italia e considerate “profondo sud” dai rapporti economici, stiamo attuando un progetto che vede in prima fila le scuole professionali dove abbiamo svolto un programma di formazione per la costruzione di un sistema di produzione, trasformazione e distribuzione delle produzioni locali, a partire proprio dall’agricoltura, che permetterà di dar vita, speriamo prestissimo, ad un Emporio gestito da alunni appena diplomati sotto il nostro coordinamento, dove si trasformeranno e si venderanno solo prodotti locali in un ambito di creazione di cultura, collaborazione e nuovo modo di fare impresa dando così nuovo vigore alle produzioni locali che trovano il primo sbocco proprio nella comunità locale.

Se Crotone è in prima fila, segue a ruota la zona di Cerveteri (Roma) dove il comune ha deliberato il supporto al progetto di Arcipelago SCEC e ci sono i corso ottimi contatti con gli altri comuni limitrofi per dare vita ad un piano di sviluppo territoriale intercomunale. La stessa cosa sta avvenendo in Toscana dove la collaborazione con il comune di Capannori, all’avanguardia per la raccolta differenziata e le energie rinnovabili, sta dando ottimi frutti e salendo più su in Emilia dove ci sono già contatti con vari comuni, uno di questi è il comune di Monteveglio (Bo) il primo comune in Transizionee in Abruzzo con il comune di Pescara, che anche lui ha deliberato il supporto ai progetti di Arcipelago.

Senza contare che la Solidarietà ChE Cammina, lo SCEC, sta mobilitando centinaia di attivisti che quotidianamente lavorano alla costruzione di un modello nuovo di vita in comune. Il concetto è che se risani la piccola cellula, in questo caso l’economia locale, si risana anche il grande organismo di cui questa cellula fa parte. Non si può sapere dove questa strada ci porterà, ma sappiamo che dove le persone iniziano a lavorare insieme si crea quella giusta dose di ottimismo e solidarietà che permette di superare i momenti bui che sono appena iniziati.

di Pierluigi Paoletti

18 maggio 2010

Capire perchè l'unione monetaria europea ci sta distruggendo





Ecco cosa è successo. A distanza di 8 anni dal fatidico 1 gennaio 2002 - quando l’Euro divenne definitivamente la moneta comune a 16 nazioni in Europa - i mercati finanziari (leggi il Tribunale Internazionale degli Investitori e Speculatori) hanno finalmente compreso che i Paesi d’Europa non sono più sovrani, specialmente nell’emissione della loro moneta. Dunque i mercati hanno dato un’occhiata ai grandi debiti dei 16 Stati della zona Euro e hanno concluso che per noi ripagarli è un vero problema. Da qui il loro panico, e la conseguente crisi di cui tutti i giornali parlano, che oggi colpisce la Grecia ma domani colpirà tutti gli altri, Germania inclusa. E ciò perché è una crisi strutturale, non di un paio di Paesi.

Vi chiederete: perché ripagare i nostri debiti è diventato un problema così allarmante? Non eravamo indebitati anche prima dell’Euro? Oggi noi Stati della zona Euro stiamo USANDO l’Euro, non ne siamo più i proprietari. Una volta noi italiani possedevano la lira, i francesi i franchi e i tedeschi i marchi ecc. Non siamo cioè più sovrani nell’uso della nostra moneta. L’Euro è a tutti gli effetti una moneta senza Stato, è una moneta ‘mercenaria’ che tutti i sedici USANO. Fra usare una moneta e possederla la differenza è enorme. Perché oggi ogni Paese dell’Euro deve, PRIMA DI SPENDERE per la cittadinanza, fare una di due cose: 1) prendere in prestito l’Euro, 2) TASSARE i propri cittadini per racimolarlo.

Spiegazione di 1) Prendere in prestito l’Euro: letteralmente dobbiamo andarlo a trovare, proprio come fa un padre di famiglia che prima di pagare le spese di casa deve trovare i soldi da qualche parte (lavoro, prestiti). Oggi, si badi bene, un Paese come l’Italia o la Francia deve bussare alle porte di creditori privati per farsi PRESTARE gli Euro PRIMA di poterli spendere per la comunità (vendiamo titoli di Stato sui mercati di capitali dove dobbiamo competere e pagare tassi decisi dai privati). Il nostro Tesoro e la nostra Banca Centrale non possono più emettere moneta in autonomia. Ecco perché oggi i nostri debiti sono un vero problema.

Al contrario, prima dell’avvento dell’Euro, noi eravamo Paesi sovrani nella moneta (lira, franchi, marchi…), e i nostri governi potevano spendere senza il bisogno di trovare il denaro in anticipo. Letteralmente se lo inventavano, come fanno oggi gli USA o la Gran Bretagna per esempio. Magari spendevano troppo, è possibile (caso Italia), ma con la propria moneta sovrana avevano tutti i mezzi per rimediare. Certamente si indebitavano, eccome, ma era un debito che contraevano DOPO AVER SPESO, non prima ancora di spendere come accade con l’Euro oggi, e soprattutto lo potevano ripagare semplicemente inventandosi il denaro necessario (suona incredibile ma è esattamente così), come fanno oggi gli USA o il Giappone. Avevano cioè il potere sovrano di gestire la propria moneta e di conseguenza i propri debiti in autonomia, e questo rassicurava i mercati finanziari che non andavano nel panico sul debito nazionale di allora come invece è accaduto oggi con la Grecia (e domani con tutti i sedici Paesi dell’Euro).

E infatti, nonostante USA o Giappone siano indebitati fino al collo, nonostante l’Inghilterra sia messa forse peggio della Grecia in quanto a debiti, i mercati non sono nel panico per loro. Il motivo, lo ripeto, è che USA, Giappone o Inghilterra hanno moneta sovrana, cioè possono spendere senza doversi PRIMA indebitare, e possono ripagare i loro debiti inventandosi moneta, cose che noi 16 non possiamo fare più. Considerate inoltre che un ‘caso greco’ non si verificò mai, per esempio, con l’Italia spendacciona, indebitata, inflazionistica ma con moneta sovrana degli anni ’60 e ‘70. Al contrario, quell’Italia era assai prospera, e la sua ricchezza di allora ancora oggi ci nutre.
Ecco cosa sta accadendo. Di chi è la colpa? Dell’inganno dell’Euro voluto a tavolino dai grandi burocrati europei (Prodi, Ciampi e centrosinistra in Italia) per l’esclusivo interesse del Tribunale Internazionale degli Investitori e Speculatori (e degli USA naturalmente), i quali oggi (ma già da prima) ci saccheggiano imponendoci misure di tagli a tutto ciò che è pubblico per comprarselo domani a due soldi. Possono farlo perché oggi noi, per i motivi sopraccitati, siamo indebitati veramente, e siamo ricattabili. Non per nulla alla Commissione Europea trovano pianta stabile 229 lobbisti del Tribunale Internazionale degli Investitori e Speculatori, in un rapporto di 4 a 1 rispetto a chi perora la causa dei cittadini.

p.s. Sapete chi ha voluto l’Italia nell’unione monetaria? La confindustria tedesca, che ha voluto inchiodare la nostra industria nella moneta unica così che ci fosse impossibile in futuro svalutare la lira per renderci competitivi contro il marco e vendere più di loro. Capito? Prodi non è scemo, è un criminale. Altro che caso Anemone.
di Paolo Barnard

17 maggio 2010

La crisi infinita



Dall’imponenza del fondo messo a disposizione della Bce, pari a 750 miliardi di euro, nei confronti dei paesi europei in crisi, sembrerebbe che Obama abbia trovato un certo accordo con la leader tedesca Merkel, quale rappresentante del paese europeo più sviluppato.
Una certificazione di solvibilità concessa dal buon Obama secondo le regole imposte dell’onnipresente Fmi (reale strumento finanziario al servizio di ogni geostrategia Usa), da mettere nel conto di un maggiore indebitamento e da far pesare sul groppone dei cittadini dell’Europa, così da protrarre (ma per quanto?) l’unità monetaria (europea) ed essere certi che la spremitura finanziaria americana possa continuare; gli stessi accordi di Maastricht (‘92) vanno viepiù stringendo la corda intorno alle ridotte industrie nazionali trasformate sempre più in pozzi finanziari per i bisogni del paese dominante.
A onore della memoria, con “Mani pulite”(’92) si dette il via libera all’attacco speculativo della “Lira”; una prima esercitazione sul campo fatta dalle solite (note) banche d’affari americane con il soccorso provvidenziale dei “salvatori della patria” (Ciampi e Amato), che bruciarono, inutilmente (così si disse poi), una cifra colossale e spropositata delle riserve valutarie della Banca d’Italia, nel vano tentativo di mantenere la parità della Lira con le monete più forti. E finanche una prova di forza più generale degli accordi di Maastricht (’93) ideati dalle servizievoli menti dei governanti europei, allo scopo di rendere più facile un lavoro di riposizionamento della strategia geopolitica Usa, dopo la dissoluzione dell'antagonista Urss, al di là dei margini del defunto mondo bipolare della “Guerra Fredda”.
Dietro le euforie delle borse, facendo seguito dell’assemblaggio del Fondo europeo messo a disposizione dalla Bce per riempire le falle già si intravedono i nuovi attacchi speculativi delle stesse banche d’affari (Usa) che fanno il bello o il cattivo tempo: speculazioni al rialzo o al ribasso, fate voi. Anche se l'eccitazione per i rialzi-ribassi cederà presto il posto della disperazione.
In tutto questo bailamme si dimentica la ricaduta,della carta straccia finanziaria sull’economia reale. Anzitutto, il piano proposto per uscire dalla crisi è costituito dagli acquisti della Bce di titoli di Stato emessi dai paesi “sotto attacco”. Tali capitali finanziari messi a disposizione dei paesi europei andranno a sommarsi alla massa enorme di liquidità che già il governo americano di Obama (di due anni fa) dovette affrontare con iniezioni sul mercato monetario, di migliaia di miliardi di dollari,in “debiti sovrani”, così chiamati, e non a caso, dallo Stato Sovrano Usa. Inoltre, l’uscita dalla crisi prevede che i debiti sovrani siano riassorbiti gradualmente, in un periodo di circa 3-5 anni, con ovvi risvolti di crescente inflazione man mano che la massa monetaria sarà assorbita dall’economia reale.
E nel contempo, altrettanto ovvia sarà l’idea che la speculazione finanziaria non si fermerà; anzi che le Banche d’affari Usa concentreranno maggiormente la loro attenzione sulla massa monetaria e finanziaria, che verrà rilasciata di volta in volta dalla Bce, nei confronti dei paesi europei maggiormente presi dalla crisi, annullando così gli effetti degli aiuti finanziari, per rimettere in carreggiata sistemi economici sempre più emarginati, con l’incubo di una ripresa appunto dell’inflazione (europea) sempre più tendente ad una “stagflazione” (inflazione + recessione).
E non finisce qui, perché eventuali governi della sinistra non potranno più aumentare la spesa pubblica, così come quelli della destra non potranno abbassare le tasse (i rispettivi cavalli di battaglia), e per entrambi avanzerà il timore di sfondare il deficit programmato. L’elaborazione di politiche nazionali serie ed indipendenti diventeranno sempre pallidi ricordi. Creare ricchezza non significa produrre carta o moneta stampata, con misure tampone soltanto provvisorie; si può far ripartire l’economia, quella vera cioè reale, non certamente con un Fondo finanziario gestito da una Europa composta da stati non sovrani e non in grado cioè di indirizzare selettivamente i finanziamenti secondo le proprie priorità nazionali, per la salvaguardia fondamentale della competizione e dello sviluppo delle proprie industrie.
Da qui si deve ripartire per una riflessione che non confonda l’apparenza con la realtà e/o sappia discernere “il gran dall’oglio”; del resto, se si fa il confronto tra la lunga e dolorosa storia del passato e quella presente qualche dubbio rimane in sospeso: la storia insegna ancora qualcosa o dobbiamo sempre ripercorrerla nello stesso drammatico modo?

di Gianni Duchini

Uscire dalla gabbia








Quando siamo nella fine di un ciclo economico grande come questo, è veramente difficile rimanere saldi e centrati. Ogni parametro salta, ogni certezza svanisce e tutto sembra crollare intorno a noi.
La politica si sta disintegrando e non parliamo solo di quella italiana, l’economia si sgretola mentre la religione che avrebbe dovuto darci solidità, conforto e speranza, vacilla sotto i colpi imponenti delle debolezze umane.

Ogni cosa è diventata la caricatura di se stessa e tutto viene a galla senza filtri mostrandosi per quello che forse è sempre stato, ma che era nascosto da un velo che oggi è scomparso repentinamente e in modo traumatico. Possiamo dire che alla fine di un ciclo come questo, tutto viene portato alla superficie per essere analizzato, trasformato e lasciato andare per essere ricostruito.
Un ciclo che è partito alla fine dell’ottocento e che oggi sta esalando gli ultimi respiri per lasciare spazio al nuovo che verrà, ma solo dopo che il vecchio si sarà esaurito.

Questa, lo abbiamo detto moltissime volte, non è una crisi come le tante altre che periodicamente hanno accompagnato la nostra esistenza, è una crisi sistemicache cambierà completamente il mondo così come noi oggi lo conosciamo. Lo sappiamo, sono parole forti, ma questa è la realtà dei fatti e non possiamo che prenderne atto e cercare insieme di affrontare nel migliore dei modi questo momento di metamorfosi collettiva. Tra l’altro, ma la cosa certamente non consola, questo è uno dei tanti stravolgimenti avvenuti nel tempo, la differenza è che oggi coinvolge tutto il mondo e non una città o una nazione come accadeva in passato!

Il disorientamento che deriva dalla perdita di ogni riferimento conosciuto è normale, ogni cosa diventa difficile da interpretare e le azioni che funzionavano nel passato oggi non danno più gli stessi risultati perché non sono più in armonia con il momento. Allora è facile che prenda un senso di panico e di sbandamento, ci si può abbandonare a pensieri neri sul futuro o addirittura non farcela ad affrontare la durezza di questo periodo.
La cosa non facile da capire è che siamo immersi in una grande illusione dove regnano scarsità, sofferenza e sopraffazione. Il matrix creato ad arte per mantenere le persone in un continuo stato di prostrazione e schiavitù di cui la pubblicità dell’Ikea offre una attenta rappresentazione.

Le sbarre di questa prigione sono immateriali costruite sull’inganno del debito legato alla creazione di moneta che condiziona nel lungo periodo qualsiasi nostra azione e che porta sempre ed inesorabilmente al crollo del sistema per essere ricostruito diverso, ma con le stesse regole dell’altro. Un piccolo elemento, il debito, che ci porta nell’inferno della scarsità artificiale e ci inchioda a comportamenti innaturali, l’homo homini lupus di Hobbes.
Tra un crollo ed una ricostruzione abbiamo però una opportunità unica data dalla finestra temporale che si sta aprendo e che va dal crollo del vecchio carcere alla costruzione del nuovo penitenziario. In questa finestra noi, consapevoli di cosa sta accadendo, possiamo spiegare a chi è disorientato cosa sta succedendo e insieme procedere alla costruzione di un modello completamente nuovo che possa aiutare in questo difficile passaggio collettivo e ci eviti di tornare al chiuso di una nuova cella.

Ovviamente non potendo gestire le leve del potere, dobbiamo riversare le nostre energie creative nella ricostruzione delle nostre economie locali, sostenendo le imprese strategiche per il territorio e creando circuiti virtuosi che creino ricchezza e cultura nuova. Sembrerà strano, ma questo ha una potenza di trasformazione incredibile e permette alle persone di collaborare e aiutarsi reciprocamente infondendo una visione totalmente diversa e positiva.
Una delle risorse maggiori del sistema che impedisce di uscire dalla nostra cella è proprio il senso di solitudine che aumenta nei periodi in cui tutto intorno inizia a crollare. Il collaborare insieme e ricostruire le comunità locali, porta a indirizzare tutte le energie nel costruire invece che alimentare la distruzione, che come vediamo va da sola e non ha bisogno certo del nostro aiuto. Si costruisce in questo modo una rete di salvataggio e si creano le basi per un nuovo sistema più equo e basato sulla solidarietà reciproca. Se poi si mettono in rete queste esperienze il risultato viene amplificato esponenzialmente. L’unione e l’aiuto reciproco sconfigge la solitudine e fa uscire dalla cella.

Naturalmente c’è un modo per fare tutto questo per cui servono professionalità che si mettano al servizio del nuovo incondizionatamente e senza aspettative di ritorno immediato. Questo per fortuna sta accadendo con il mondo di Arcipelago SCEC che sta lavorando da anni alla ricostruzione delle comunità locali, economiche e sociali, ormai in 11 regioni. In molti territori può contare, in alcuni comuni e province, anche dell’aiuto prezioso di quella politica ancora sana e del sostegno di enti, associazioni e scuole. A Crotone ad esempio, una delle province più disastrate d'Italia e considerate “profondo sud” dai rapporti economici, stiamo attuando un progetto che vede in prima fila le scuole professionali dove abbiamo svolto un programma di formazione per la costruzione di un sistema di produzione, trasformazione e distribuzione delle produzioni locali, a partire proprio dall’agricoltura, che permetterà di dar vita, speriamo prestissimo, ad un Emporio gestito da alunni appena diplomati sotto il nostro coordinamento, dove si trasformeranno e si venderanno solo prodotti locali in un ambito di creazione di cultura, collaborazione e nuovo modo di fare impresa dando così nuovo vigore alle produzioni locali che trovano il primo sbocco proprio nella comunità locale.

Se Crotone è in prima fila, segue a ruota la zona di Cerveteri (Roma) dove il comune ha deliberato il supporto al progetto di Arcipelago SCEC e ci sono i corso ottimi contatti con gli altri comuni limitrofi per dare vita ad un piano di sviluppo territoriale intercomunale. La stessa cosa sta avvenendo in Toscana dove la collaborazione con il comune di Capannori, all’avanguardia per la raccolta differenziata e le energie rinnovabili, sta dando ottimi frutti e salendo più su in Emilia dove ci sono già contatti con vari comuni, uno di questi è il comune di Monteveglio (Bo) il primo comune in Transizionee in Abruzzo con il comune di Pescara, che anche lui ha deliberato il supporto ai progetti di Arcipelago.

Senza contare che la Solidarietà ChE Cammina, lo SCEC, sta mobilitando centinaia di attivisti che quotidianamente lavorano alla costruzione di un modello nuovo di vita in comune. Il concetto è che se risani la piccola cellula, in questo caso l’economia locale, si risana anche il grande organismo di cui questa cellula fa parte. Non si può sapere dove questa strada ci porterà, ma sappiamo che dove le persone iniziano a lavorare insieme si crea quella giusta dose di ottimismo e solidarietà che permette di superare i momenti bui che sono appena iniziati.

di Pierluigi Paoletti