31 maggio 2010

La freedom flotilla va avanti!


Larnaka/Nicosia,Cipro

Mentre ci apprestiamo a "festeggiare" l' anniversario del primo
ingresso di PBC a Gaza,alla guida della Carovana della Speranza,
avvenuto proprio un anno fa, cominciamo ad avere maggiori informazioni
sulla nostra missione.
Abbiamo cambiato albergo poiche' hanno sistemato tutti partecipanti,
prima sparsi in vari alloggi, in un unico hotel in modo da essere
pronti al momento della partenza e per poter fornire eventuali
aggiornamenti in tempo reale. In mattinata siamo andati a Nicosia, la
capitale, dove abbiamo conosciuto altri nostri compagni di viaggio,
provenienti dall' Irlanda, dalla Norvegia, dalla Svezia, dalla
Bulgaria, dall' Inghilterra, dagli USA e dalla Russia (oltre a due
cittadini israeliani che condividono la necessita' di fermare l'
atroce assedio contro la Striscia).
Gli organizzatori ci hanno spiegato come averra' la partenza (preparo
il pezzo dedicato, che per ragioni di sicurezza sara' pubblicato solo
dopo l' avvenuto imbarco) e sara' un'operazione...davvero
rocambolesca! Non potremo portare le nostre valigie, ma dobbiamo
attrezzarci con il minimo necessario per qualche giorno (la sosta a
Gaza e' prevista per due soli giorni) e con eventuali medicinali.
Fortunatamente c'e' una bella notizia: ci ricongiungeremo con Anglea
Lano (Infopal) sulla stessa imbarcazione della European Campaign to
end the siege on Gaza, unificando di fatto la delegazione italiana.
Ci aspettano quattro tipi di scenari, uno solo del quale e'
entusiasmante: l'arrivo a Gaza per sabato dopo una traversata in mare
di poco piu di un giorno. Ma tenuto conto di quanto fermamente Israele
abbia ribadito il proprio impegno a contrastare duramente la missione
umanitaria, c' e' poco da sperare in una simile situazione. Gli
organizzatori ci hanno fatto sottoscrivere un foglio con il quale ci
assumiamo l'intera responsabilita' per cio' che ci accadra',
osservando l'impegno a mantenere un atteggiamento non violento di
fornte a qualunque tipo di provocazione israeliana. Le prospettive
vanno dal 'fermo in mare' (ovvero potrebbero bloccare le imbarcazioni
per vari giorni in mare), al sequestro dei cargo, all'assalto delle
navi (con cannoni ad acqua o con altro tipo di minacce), sino
all'arresto e alla detenzione, per non dimenticare che altri mezzi di
Free Gaza sono stati pesantemente attaccati con armi da fuoco e
danneggiati irreparabilmente. I giornali israeliani in questi giorni
riportano addirittura la notizia che Israele avrebbe provveduto alla
preparazione di un campo di detenzione per gli attivisti della
Freedom Flotilla ad Ashkelon. Ci sono state date indicazioni in merito
ai nostri diritti e all'atteggiamento che dovremo seguire in caso di
arresto e/o interrogatorio e ci hanno fornito i numeri di emergenza e
informazioni sull'avvocato che nell'eventualita' gli organizzatori
metterebbero immediatamente a nostra disposizione.
In ogni caso siamo sereni: sappiamo che Israele fara' di tutto per
minacciarci e spaventarci, ma sappiamo che stiamo compiendo una
missione importantissima di aiuto e solidarieta' con un intero popolo:
la Turchia accompagnera' la carovana via mare e avremo un telefono
satellitare in nave in caso di emergenza. Vogliamo fare la nostra
parte: gli aiuti (materiali da costruzione, generatori di corrente,
generi alimentari per bambini, sedie a rotelle elettriche, medicinali,
materiali per le scuole) ora ammontano a quasi 10.000 tonnellate!!! La
mia speranza e' quella di poter testimoniare questa avventura,
dimostrando la crudelta' (che polverizza ogni parola di propaganda che
in questi giorni si sta spendendo allegramente su blog, siti, commenti
ad articoli di stampo indiscutibilmente filosionista) del governo e
dell'esercito israeliano verso Gaza, ma soprattutto consegnando aiuti
fondamentali per i cittadini palestinesi. Se non fosse drammatico, ci
sarebbere da ridere dei Governi italiani che si sono avvicendati,
sottoscrivendo ed approvando accordi militari di cooperazione con
Israele...saranno proprio i soldi dei cittadini italiani, il denaro
pubblico del nostro paese, che sara' utilizzato per tentare di
fermarci ed eventualmente detenerci in campi israeliani! L'Italia che
butta nel cesso i quattrini dei propri cittadini, per ubbidire all'
odio feroce dei sionisti: chissa' cosa ne penserebbero i disoccupati,
i ricercatori universitari, le aziende in crisi, le forze di polizia
senza benzina per la lotta contro la criminalita'...Ma ovviamente il
regime politico e mediatico italiano non fara' passare una sola riga
su questa missione umanitaria e sui rischi che sta correndo: meglio
non parlarne...e' il modo migliore per dimostrare che non esiste.
Noi di Per il bene comune, invece, ci siamo e faremo del nostro
meglio, insieme a tanti rappresentanti di paesi europei, dell' Asia,
dell' America (Latina, ma anche USA): e' una spedizione di portata
mondiale e credo che, mentre non basteranno i colpi di arma da fuoco
degli Israeliani a svegliare chi finge di dormire, la nostra missione
potra' svegliare le coscienze assopite che riusciranno ad averne
informazione. Per la giustizia, per l'interesse, per il bene
comune...noi andiamo avanti!

di Monia Benini

Purtroppo nessuna poteva immaginare il bagno di sangue versato dagli israeliani. Qualsiasi commento al momento è superfluo.

30 maggio 2010

La crisi monarchica e, battere la moneta

Se vogliamo cercare di capire la crisi, dovremmo capire dove siamo e come ci siamo arrivati. Per fare questo, occorrerebbe guardare con disincanto al secolo scorso. Alcuni commentatori fanno risalire le origini del secolo orrendo, quello delle guerre più spietate, alla fondazione della famigerata Federal Reserve. E’ così che saremmo arrivati all’ipocrisia delle “missioni di pace” dove si vorrebbe esportare il nostro modello corrotto, perché qua sta saltando, con contorno di scorie radioattive, in posti sperduti del pianeta. Se la teoria della eversiva Federal Reserve, quella che fa bonifici in altri Paesi, in periodo elettorale, fosse giusta, allora occorrerebbe rileggere le motivazioni che stanno dietro il secondo conflitto mondiale.

Non è nemmeno troppo arduo: l’accordo di Bretton Woods risale al 1944, un anno prima che finisse la guerra... Il nemico da abbattere, allora, era l’asse RO-BER-TO: Roma, Berlino e Tokyo. Cosa avevano in comune questi tre Paesi alla vigilia del conflitto? Avevano ritrovato la sovranità monetaria nazionale. Germania ed Italia emettevano la loro moneta, sotto forma di Biglietti di Stato a corso legale. Se lo facessimo ancora oggi, risparmieremmo circa 350 miliardi di euro all’anno. Soldi che oggi spendiamo per “servire” il debito pubblico. Bastava una tipografia, ed eravamo ricchi.

Bastava lasciare il compito di emettere le banconote al poligrafico di Stato ed impedire alle banche di mettere al passivo la massa monetaria che creano, tramite false scritture contabili, in modo da poter così prelevare una somma come rimborso della rendita monetaria allo Stato.

Non voglio passare per revisionista né per visionista (o sionista, tout court). Ma esiste un dovere che gli storici hanno dimenticato: raccontare i fatti. Non solo gli storici per la verità. Un po’ tutti - non avendo capito internet - si ostinano a divulgare una versione malata della realtà. Ed è ovvio che se si insiste a vivere in un mondo di fantasia, il paese delle meraviglie di Alice, allora tutto è possibile. Anche che falliscano le banche - uniche aziende che hanno il potere di creare denaro con la tastiera del computer… in cambio delle lacrime e sangue dei cittadini. Ovvio che su internet la verità dilaga.

Tra un po’ la insegneranno anche all’università, appena quei poveri malati che si ostinano ancora con la propaganda, non si renderanno conto che la loro guerra a bassa intensità - contro la realtà - è già persa in partenza.

Quindi, rileggiamo gli anni di piombo alla luce degli obiettivi raggiunti dai terroristi:

1982 - Divorzio tra ministero del Tesoro e Banca d’Italia.
1991 - Trattato di Maastricht. Piano piano tutto torna, tutto acquista un senso, alla luce della sovranità perduta. Ed è facile perderla la sovranità

- se si passa da monarchia a repubblica senza spiegare quali sono le prerogative del sovrano, tra cui c’è il batter moneta. Una volta capito che l’unità d’Italia è stata voluta per consolidare i debiti degli Stati-regioni che sono andati a formarla, e che la prima legge unitaria fu la creazione del Gran Libro del debito pubblico... non ci vuole mica John Nash per fare due più due. E’ evidente: si è lasciato quasi sempre - a parte il ventennio della rivoluzione fascista - il potere di batter moneta in mano a banchieri anarchici privati. Così si spiega come funziona il bidone vuoto delle famiglie italiane dell’élite: volgari falsari. Piegato lo Stato alla truffa del debito pubblico, le rendite dei nati stanchi sono assicurate.

Tutto il resto del Paese, sottomesso da uno Stato che appena si rivela nel suo pieno squallore - una specie di mafioso che estorce il pizzo del signoraggio privato ai suoi ignari cittadini - crolla da sè. Perché l'idea dello Stato si basa sulla fede. Una volta che la Guardia di Finanza - appoggiata da una magistratura oggi sonnacchiosa - si sveglia e capisce, altro che yacht di Flavio Briatore!

Dove hanno sbagliato i banchieri che pure avevano comprato tutta l’omertà possibile? Hanno sbagliato perché anche loro sono digiuni del concetto di sovranità moderna. Abituati da sempre a trattare con le corrotte famiglie monarchiche - dividendosi la torta alla faccia dei cittadini - non si sono resi conto che oggi è proprio con i cittadini che dovranno fare i conti.

Sarebbe stato facile - e forse lo è ancora - decidere di rimborsare alla cittadinanza almeno una quota del signoraggio depredato, magari sotto forma di reddito di cittadinanza. Oppure, chessò, la Banca Centrale Europea poteva tramite le sue occulte Operazione di Mercato Aperto, iniettare denaro direttamente ai correntisti - purché questi ultimi avessero rinunciato - in una nanoclausola del contratto d'apertura di conto corrente - alla gestione diretta della rendita monetaria.

Ma no. Per la Banca Centrale Europea siamo tutti fessi, persi come siamo dietro al campionato di calcio ed alle querelle infinite - quanto inutili - di destra contro sinistra e viceversa.

La BCE crede ancora che la gente creda che la gestione dell'emissione di denaro sia in mani rispettabili. In una élite di illuminati che - rigorosamente per il nostro bene - decide di allocare gran parte del credito nelle mani degli amici degli amici.

Secondo la BCE, le forze speciali non si accorgeranno mai che vengono mandate a morire in inutili guerre radioattive... vere e proprie missioni di usury-keeping. Per i marziani della Eurotower, il business può continuare come prima. Tanto, la truffa dura dal 1694, dalla fondazione della Banca d’Inghilterra, a parte qualche breve parentesi punita con assassinii mirati, tipo Kennedy, Allende e Che Guevara. O Mattei, Pasolini ed Aldo Moro, per rimanere da noi...
Quindi, alla Eurotower, la sede maestosa della BCE, il vero potere occulto, la spectre che ci sta affamando, il vertice della pirlamide bancaria, dormono sonni tranquilli.

Auguri e buona continuazione. Per il buon senso, c’è sempre tempo.

E poi, male che vada, che ci vuole a circondare la torre ed arrestare tutti?

Marco Saba

29 maggio 2010

«Così si nascondono i soldi»

Hervé Falciani
Hervé Falciani
NIZZA — A vederlo da vicino, camicina a righe, jeans e l’accento alla ispettore Clouseau, non diresti proprio che è lui Hervé Falciani: l’uomo che ha messo sotto scacco un colosso mondiale della finanza come la banca britannica Hsbc. Invece è proprio quel trentottenne lo stratega informatico che un giorno ha levato il velo sui segreti inconfessabili del principale istituto bancario privato al mondo.

Mentre lo racconta lo sguardo si accende, come quello del cane Toto mentre tira via la tenda e scopre il Mago di Oz. Ma su ciò che c’è dietro il velo Hervé Falciani mette in guardia: «I nomi degli evasori sono un piccolo problema. Ce n'è uno enorme. Le banche sono senza controlli reali. Non esistono più le valigie di soldi portate oltre frontiera. Ora basta un clic di computer e la somma viene trasferita. Il denaro è diventato una scrittura informatica. Ma l’informatica non ha controlli. Questo significa che la finanza, che senza l'informatica non esiste, non ha regole. Tutti lo sanno. Io l'ho provato. Non c'era protezione nemmeno per quei nomi ».

Ecco, appunto, chi c’è nella lista italiana? Lui alza le mani da pianista: «Ho il dovere di non dirlo. C’è il segreto bancario e le indagini». Ma non era indagato perché offriva i dati sottratti alla banca? «Falso. Mai venduto nulla. Mai stato in carcere. Io ho denunciato i meccanismi oscuri con cui le banche violano gli accordi internazionali. La mia banca non mi ha ascoltato. La polizia svizzera non ha fatto nulla. Allora l'ho denunciato alla brigade anticorruption francese e 10 mesi dopo la polizia svizzera mi ha arrestato per poche ore». E i politici di cui ha parlato? «Mai detto. Tutti si fermano ai nomi. Ma è stupido. Lì ci sono pesci piccoli. Non è questo. Se io premo un tasto il denaro va in Cina o in Malesia. Quando la polizia lo cerca è già altrove. Così può esserci il riciclaggio e la speculazione che ha portato alla crisi. Gli Stati non riescono a controllare. La finanza è internazionale anche le regole devono esserlo. Si può fare. È semplicissimo». C’è chi sospetta che sia una spia. «Andato via dalla banca ho aiutato molte indagini sul denaro sporco e anche i servizi. Poi si saprà. Ma sono nato in un paradiso fiscale: a Montecarlo. Lavoro da dieci anni in una banca svizzera, come mio padre e come tantimiei amici. Come si fa a nascondere il denaro, lo impariamo da piccoli come voi il football ». Resta l’enigma del perché lo ha fatto. «Ho visto che dati molto sensibili non erano protetti. Ho visto decine di migliaia di strutture off shore. Quelle utilizzate dalla criminalità. Davanti a quei numeri si poteva capire che l’opacità era voluta. Non era più artigianale come quella che avevo visto a Monaco, ma era diventata industria. La banca privata rappresenta la cassaforte della finanza e con i sistemi di garanzie bancarie si può speculare con più soldi di quanti ne hai. Il denaro dei clienti permette di emettere garanzie bancarie a chi partecipa alle speculazioni come gli Hedge Fund. Chi ha un milione di dollari può arrivare a spenderne fino a due miliardi. È qui che servono i controlli. E la tracciabilità totale del denaro. Basta vedere cosa è stato fatto con il fondo europeo. Sono 750 miliardi di euro, ma in garanzie bancarie. Serve a pagare i debiti dei Paesi, come la Grecia. Ma i debiti dove sono? Nelle banche. È come prendere da una tasca per metterla nell’altra. La differenza c’è. Sono gli interessi. Chi li paga? Noi cittadini. E a chi? Alla banca. Questo è la base del sistema finanziario che mette in pericolo l’economia. Questo ho visto. Non potevo chiudere un occhio. E chiunque io sia, vale la pena che il mondo li apra».

Virginia Piccolill

31 maggio 2010

La freedom flotilla va avanti!


Larnaka/Nicosia,Cipro

Mentre ci apprestiamo a "festeggiare" l' anniversario del primo
ingresso di PBC a Gaza,alla guida della Carovana della Speranza,
avvenuto proprio un anno fa, cominciamo ad avere maggiori informazioni
sulla nostra missione.
Abbiamo cambiato albergo poiche' hanno sistemato tutti partecipanti,
prima sparsi in vari alloggi, in un unico hotel in modo da essere
pronti al momento della partenza e per poter fornire eventuali
aggiornamenti in tempo reale. In mattinata siamo andati a Nicosia, la
capitale, dove abbiamo conosciuto altri nostri compagni di viaggio,
provenienti dall' Irlanda, dalla Norvegia, dalla Svezia, dalla
Bulgaria, dall' Inghilterra, dagli USA e dalla Russia (oltre a due
cittadini israeliani che condividono la necessita' di fermare l'
atroce assedio contro la Striscia).
Gli organizzatori ci hanno spiegato come averra' la partenza (preparo
il pezzo dedicato, che per ragioni di sicurezza sara' pubblicato solo
dopo l' avvenuto imbarco) e sara' un'operazione...davvero
rocambolesca! Non potremo portare le nostre valigie, ma dobbiamo
attrezzarci con il minimo necessario per qualche giorno (la sosta a
Gaza e' prevista per due soli giorni) e con eventuali medicinali.
Fortunatamente c'e' una bella notizia: ci ricongiungeremo con Anglea
Lano (Infopal) sulla stessa imbarcazione della European Campaign to
end the siege on Gaza, unificando di fatto la delegazione italiana.
Ci aspettano quattro tipi di scenari, uno solo del quale e'
entusiasmante: l'arrivo a Gaza per sabato dopo una traversata in mare
di poco piu di un giorno. Ma tenuto conto di quanto fermamente Israele
abbia ribadito il proprio impegno a contrastare duramente la missione
umanitaria, c' e' poco da sperare in una simile situazione. Gli
organizzatori ci hanno fatto sottoscrivere un foglio con il quale ci
assumiamo l'intera responsabilita' per cio' che ci accadra',
osservando l'impegno a mantenere un atteggiamento non violento di
fornte a qualunque tipo di provocazione israeliana. Le prospettive
vanno dal 'fermo in mare' (ovvero potrebbero bloccare le imbarcazioni
per vari giorni in mare), al sequestro dei cargo, all'assalto delle
navi (con cannoni ad acqua o con altro tipo di minacce), sino
all'arresto e alla detenzione, per non dimenticare che altri mezzi di
Free Gaza sono stati pesantemente attaccati con armi da fuoco e
danneggiati irreparabilmente. I giornali israeliani in questi giorni
riportano addirittura la notizia che Israele avrebbe provveduto alla
preparazione di un campo di detenzione per gli attivisti della
Freedom Flotilla ad Ashkelon. Ci sono state date indicazioni in merito
ai nostri diritti e all'atteggiamento che dovremo seguire in caso di
arresto e/o interrogatorio e ci hanno fornito i numeri di emergenza e
informazioni sull'avvocato che nell'eventualita' gli organizzatori
metterebbero immediatamente a nostra disposizione.
In ogni caso siamo sereni: sappiamo che Israele fara' di tutto per
minacciarci e spaventarci, ma sappiamo che stiamo compiendo una
missione importantissima di aiuto e solidarieta' con un intero popolo:
la Turchia accompagnera' la carovana via mare e avremo un telefono
satellitare in nave in caso di emergenza. Vogliamo fare la nostra
parte: gli aiuti (materiali da costruzione, generatori di corrente,
generi alimentari per bambini, sedie a rotelle elettriche, medicinali,
materiali per le scuole) ora ammontano a quasi 10.000 tonnellate!!! La
mia speranza e' quella di poter testimoniare questa avventura,
dimostrando la crudelta' (che polverizza ogni parola di propaganda che
in questi giorni si sta spendendo allegramente su blog, siti, commenti
ad articoli di stampo indiscutibilmente filosionista) del governo e
dell'esercito israeliano verso Gaza, ma soprattutto consegnando aiuti
fondamentali per i cittadini palestinesi. Se non fosse drammatico, ci
sarebbere da ridere dei Governi italiani che si sono avvicendati,
sottoscrivendo ed approvando accordi militari di cooperazione con
Israele...saranno proprio i soldi dei cittadini italiani, il denaro
pubblico del nostro paese, che sara' utilizzato per tentare di
fermarci ed eventualmente detenerci in campi israeliani! L'Italia che
butta nel cesso i quattrini dei propri cittadini, per ubbidire all'
odio feroce dei sionisti: chissa' cosa ne penserebbero i disoccupati,
i ricercatori universitari, le aziende in crisi, le forze di polizia
senza benzina per la lotta contro la criminalita'...Ma ovviamente il
regime politico e mediatico italiano non fara' passare una sola riga
su questa missione umanitaria e sui rischi che sta correndo: meglio
non parlarne...e' il modo migliore per dimostrare che non esiste.
Noi di Per il bene comune, invece, ci siamo e faremo del nostro
meglio, insieme a tanti rappresentanti di paesi europei, dell' Asia,
dell' America (Latina, ma anche USA): e' una spedizione di portata
mondiale e credo che, mentre non basteranno i colpi di arma da fuoco
degli Israeliani a svegliare chi finge di dormire, la nostra missione
potra' svegliare le coscienze assopite che riusciranno ad averne
informazione. Per la giustizia, per l'interesse, per il bene
comune...noi andiamo avanti!

di Monia Benini

Purtroppo nessuna poteva immaginare il bagno di sangue versato dagli israeliani. Qualsiasi commento al momento è superfluo.

30 maggio 2010

La crisi monarchica e, battere la moneta

Se vogliamo cercare di capire la crisi, dovremmo capire dove siamo e come ci siamo arrivati. Per fare questo, occorrerebbe guardare con disincanto al secolo scorso. Alcuni commentatori fanno risalire le origini del secolo orrendo, quello delle guerre più spietate, alla fondazione della famigerata Federal Reserve. E’ così che saremmo arrivati all’ipocrisia delle “missioni di pace” dove si vorrebbe esportare il nostro modello corrotto, perché qua sta saltando, con contorno di scorie radioattive, in posti sperduti del pianeta. Se la teoria della eversiva Federal Reserve, quella che fa bonifici in altri Paesi, in periodo elettorale, fosse giusta, allora occorrerebbe rileggere le motivazioni che stanno dietro il secondo conflitto mondiale.

Non è nemmeno troppo arduo: l’accordo di Bretton Woods risale al 1944, un anno prima che finisse la guerra... Il nemico da abbattere, allora, era l’asse RO-BER-TO: Roma, Berlino e Tokyo. Cosa avevano in comune questi tre Paesi alla vigilia del conflitto? Avevano ritrovato la sovranità monetaria nazionale. Germania ed Italia emettevano la loro moneta, sotto forma di Biglietti di Stato a corso legale. Se lo facessimo ancora oggi, risparmieremmo circa 350 miliardi di euro all’anno. Soldi che oggi spendiamo per “servire” il debito pubblico. Bastava una tipografia, ed eravamo ricchi.

Bastava lasciare il compito di emettere le banconote al poligrafico di Stato ed impedire alle banche di mettere al passivo la massa monetaria che creano, tramite false scritture contabili, in modo da poter così prelevare una somma come rimborso della rendita monetaria allo Stato.

Non voglio passare per revisionista né per visionista (o sionista, tout court). Ma esiste un dovere che gli storici hanno dimenticato: raccontare i fatti. Non solo gli storici per la verità. Un po’ tutti - non avendo capito internet - si ostinano a divulgare una versione malata della realtà. Ed è ovvio che se si insiste a vivere in un mondo di fantasia, il paese delle meraviglie di Alice, allora tutto è possibile. Anche che falliscano le banche - uniche aziende che hanno il potere di creare denaro con la tastiera del computer… in cambio delle lacrime e sangue dei cittadini. Ovvio che su internet la verità dilaga.

Tra un po’ la insegneranno anche all’università, appena quei poveri malati che si ostinano ancora con la propaganda, non si renderanno conto che la loro guerra a bassa intensità - contro la realtà - è già persa in partenza.

Quindi, rileggiamo gli anni di piombo alla luce degli obiettivi raggiunti dai terroristi:

1982 - Divorzio tra ministero del Tesoro e Banca d’Italia.
1991 - Trattato di Maastricht. Piano piano tutto torna, tutto acquista un senso, alla luce della sovranità perduta. Ed è facile perderla la sovranità

- se si passa da monarchia a repubblica senza spiegare quali sono le prerogative del sovrano, tra cui c’è il batter moneta. Una volta capito che l’unità d’Italia è stata voluta per consolidare i debiti degli Stati-regioni che sono andati a formarla, e che la prima legge unitaria fu la creazione del Gran Libro del debito pubblico... non ci vuole mica John Nash per fare due più due. E’ evidente: si è lasciato quasi sempre - a parte il ventennio della rivoluzione fascista - il potere di batter moneta in mano a banchieri anarchici privati. Così si spiega come funziona il bidone vuoto delle famiglie italiane dell’élite: volgari falsari. Piegato lo Stato alla truffa del debito pubblico, le rendite dei nati stanchi sono assicurate.

Tutto il resto del Paese, sottomesso da uno Stato che appena si rivela nel suo pieno squallore - una specie di mafioso che estorce il pizzo del signoraggio privato ai suoi ignari cittadini - crolla da sè. Perché l'idea dello Stato si basa sulla fede. Una volta che la Guardia di Finanza - appoggiata da una magistratura oggi sonnacchiosa - si sveglia e capisce, altro che yacht di Flavio Briatore!

Dove hanno sbagliato i banchieri che pure avevano comprato tutta l’omertà possibile? Hanno sbagliato perché anche loro sono digiuni del concetto di sovranità moderna. Abituati da sempre a trattare con le corrotte famiglie monarchiche - dividendosi la torta alla faccia dei cittadini - non si sono resi conto che oggi è proprio con i cittadini che dovranno fare i conti.

Sarebbe stato facile - e forse lo è ancora - decidere di rimborsare alla cittadinanza almeno una quota del signoraggio depredato, magari sotto forma di reddito di cittadinanza. Oppure, chessò, la Banca Centrale Europea poteva tramite le sue occulte Operazione di Mercato Aperto, iniettare denaro direttamente ai correntisti - purché questi ultimi avessero rinunciato - in una nanoclausola del contratto d'apertura di conto corrente - alla gestione diretta della rendita monetaria.

Ma no. Per la Banca Centrale Europea siamo tutti fessi, persi come siamo dietro al campionato di calcio ed alle querelle infinite - quanto inutili - di destra contro sinistra e viceversa.

La BCE crede ancora che la gente creda che la gestione dell'emissione di denaro sia in mani rispettabili. In una élite di illuminati che - rigorosamente per il nostro bene - decide di allocare gran parte del credito nelle mani degli amici degli amici.

Secondo la BCE, le forze speciali non si accorgeranno mai che vengono mandate a morire in inutili guerre radioattive... vere e proprie missioni di usury-keeping. Per i marziani della Eurotower, il business può continuare come prima. Tanto, la truffa dura dal 1694, dalla fondazione della Banca d’Inghilterra, a parte qualche breve parentesi punita con assassinii mirati, tipo Kennedy, Allende e Che Guevara. O Mattei, Pasolini ed Aldo Moro, per rimanere da noi...
Quindi, alla Eurotower, la sede maestosa della BCE, il vero potere occulto, la spectre che ci sta affamando, il vertice della pirlamide bancaria, dormono sonni tranquilli.

Auguri e buona continuazione. Per il buon senso, c’è sempre tempo.

E poi, male che vada, che ci vuole a circondare la torre ed arrestare tutti?

Marco Saba

29 maggio 2010

«Così si nascondono i soldi»

Hervé Falciani
Hervé Falciani
NIZZA — A vederlo da vicino, camicina a righe, jeans e l’accento alla ispettore Clouseau, non diresti proprio che è lui Hervé Falciani: l’uomo che ha messo sotto scacco un colosso mondiale della finanza come la banca britannica Hsbc. Invece è proprio quel trentottenne lo stratega informatico che un giorno ha levato il velo sui segreti inconfessabili del principale istituto bancario privato al mondo.

Mentre lo racconta lo sguardo si accende, come quello del cane Toto mentre tira via la tenda e scopre il Mago di Oz. Ma su ciò che c’è dietro il velo Hervé Falciani mette in guardia: «I nomi degli evasori sono un piccolo problema. Ce n'è uno enorme. Le banche sono senza controlli reali. Non esistono più le valigie di soldi portate oltre frontiera. Ora basta un clic di computer e la somma viene trasferita. Il denaro è diventato una scrittura informatica. Ma l’informatica non ha controlli. Questo significa che la finanza, che senza l'informatica non esiste, non ha regole. Tutti lo sanno. Io l'ho provato. Non c'era protezione nemmeno per quei nomi ».

Ecco, appunto, chi c’è nella lista italiana? Lui alza le mani da pianista: «Ho il dovere di non dirlo. C’è il segreto bancario e le indagini». Ma non era indagato perché offriva i dati sottratti alla banca? «Falso. Mai venduto nulla. Mai stato in carcere. Io ho denunciato i meccanismi oscuri con cui le banche violano gli accordi internazionali. La mia banca non mi ha ascoltato. La polizia svizzera non ha fatto nulla. Allora l'ho denunciato alla brigade anticorruption francese e 10 mesi dopo la polizia svizzera mi ha arrestato per poche ore». E i politici di cui ha parlato? «Mai detto. Tutti si fermano ai nomi. Ma è stupido. Lì ci sono pesci piccoli. Non è questo. Se io premo un tasto il denaro va in Cina o in Malesia. Quando la polizia lo cerca è già altrove. Così può esserci il riciclaggio e la speculazione che ha portato alla crisi. Gli Stati non riescono a controllare. La finanza è internazionale anche le regole devono esserlo. Si può fare. È semplicissimo». C’è chi sospetta che sia una spia. «Andato via dalla banca ho aiutato molte indagini sul denaro sporco e anche i servizi. Poi si saprà. Ma sono nato in un paradiso fiscale: a Montecarlo. Lavoro da dieci anni in una banca svizzera, come mio padre e come tantimiei amici. Come si fa a nascondere il denaro, lo impariamo da piccoli come voi il football ». Resta l’enigma del perché lo ha fatto. «Ho visto che dati molto sensibili non erano protetti. Ho visto decine di migliaia di strutture off shore. Quelle utilizzate dalla criminalità. Davanti a quei numeri si poteva capire che l’opacità era voluta. Non era più artigianale come quella che avevo visto a Monaco, ma era diventata industria. La banca privata rappresenta la cassaforte della finanza e con i sistemi di garanzie bancarie si può speculare con più soldi di quanti ne hai. Il denaro dei clienti permette di emettere garanzie bancarie a chi partecipa alle speculazioni come gli Hedge Fund. Chi ha un milione di dollari può arrivare a spenderne fino a due miliardi. È qui che servono i controlli. E la tracciabilità totale del denaro. Basta vedere cosa è stato fatto con il fondo europeo. Sono 750 miliardi di euro, ma in garanzie bancarie. Serve a pagare i debiti dei Paesi, come la Grecia. Ma i debiti dove sono? Nelle banche. È come prendere da una tasca per metterla nell’altra. La differenza c’è. Sono gli interessi. Chi li paga? Noi cittadini. E a chi? Alla banca. Questo è la base del sistema finanziario che mette in pericolo l’economia. Questo ho visto. Non potevo chiudere un occhio. E chiunque io sia, vale la pena che il mondo li apra».

Virginia Piccolill