20 giugno 2010

Economia moderna : Quanto è antica!

L'economia moderna sposta i capitali, quella dei secoli passati spostava gli schiavi. Cambiando nel tempo l'ordine degli schiavi e del capitale, il processo non cambia: la concentrazione del capitale aumenta con l'aumentare degli schiavi. "Oltre nove milioni di schiavi furono deportati attraverso l'Atlantico fra il 1451 e il 1870. Un altro milione, se non di più, non sopravvisse alla traversata, mentre un numero incalcolabile morì nel viaggio tra il luogo di cattura e quello dell'imbarco. La passione europea per lo zucchero fu il principale incentivo per la tratta" (*). Gli schiavi coltivavano le piantagioni da canna da zucchero esportato in Europa.
Oggi il capitale cerca gli schiavi a buon mercato, la mano d'opera a più basso costo, nei luoghi del mondo in cui le garanzie sociali sono inesistenti e la 626 è un prefisso telefonico. L'economia globale trasforma le Nazioni attraverso una metamorfosi. Il cittadino-produttore di Stati come l'Italia, la Spagna o il Canada diventa cittadino-consumatore. Il capitale va dove lo porta il profitto. Le fabbriche si spostano dove esiste il cittadino-produttore-con-meno-diritti, se si ha fortuna dove sopravvive il cittadino-schiavo-senza-diritti. Il cittadino-consumatore diventa quindi disoccupato, cassintegrato, precario, accusato di non voler lavorare a stipendi da schiavo e senza diritti. Se sciopera, cosa inaudita (e anche inutile) nell'era della globalizzazione mondiale, è accusato di voler seguire i Mondiali di calcio. Senza che se accorga, il cittadino-consumatore diventa cittadino-schiavo. Se vuole mantenere un'occupazione le leggi del capitale sono chiare, deve competere con gli altri schiavi. Se rinuncia a ogni diritto, alla pensione, al tfr, alla sicurezza, si può fare.
E' l'apoteosi del capitale che pareggia il mondo verso la schiavitù globale. La sfrutta dove già esiste e la crea dove non c'è ancora. Chi detiene il capitale diventa sempre più ricco, gli sfruttati globali sempre più poveri. Il capitale si è evoluto, si è affrancato dagli Stati, spesso si è fatto Stato, corrompe gli Stati, elegge i suoi politici-manager. Lo Stato moderno è fondato sul capitale e sviluppa la schiavitù con qualche cucchiaino di zucchero.

(*) dal libro "Africa" di John Reader

18 giugno 2010

Psichiatri israeliani e, i loro suicidi.

Moshe Yatom, un eminente psichiatra israeliano che riesca a guarire le forme più estreme di malattia mentale in tutto una brillante carriera, è stato trovato morto nella sua casa di Tel Aviv ieri da un colpo di pistola apparente ferita auto-inflitta. Una nota di suicidio al suo fianco ha spiegato che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che è stato il suo paziente per gli ultimi nove anni, ha "succhiato la vita fuori di me."

"Io non ne posso più", ha scritto Yatom. "Rapina è la redenzione, l'apartheid è la libertà, attivisti per la pace sono terroristi, l'omicidio è auto-difesa, la pirateria è la legalità, i palestinesi sono giordani, annessione è la liberazione, non c'è fine alle sue contraddizioni. Freud ha promesso razionalità avrebbe regnato nelle passioni istintuali, ma non ha mai incontrato Bibi Netanyahu. Questo tizio diceva Gandhi inventato tirapugni ".

Gli psichiatri hanno familiarità con la tendenza umana a massaggiare la verità per evitare di confrontarsi con materiale emotivamente inquietante, ma Yatom era apparentemente stordito a quella che lui chiamava la "cascata di bugie" che sgorga dalla sua paziente più illustre. I suoi dati personali diario la disintegrazione costante della sua personalità, una volta invincibile sotto il fuoco di fila di razionalizzazioni self-serving avanzata da Netanyahu.

"Sono completamente scioccato", ha detto Yossi Bechor prossimo, la cui famiglia regolarmente viaggiato con la famiglia di Yatom. "Moshe era l'epitome della personalità completamente integrato e aveva guarito decine di schizofrenici, prima dell'inizio dei lavori di Bibi. Non vi era alcuna indicazione esterna che il suo caso era diverso dagli altri. "

Ma è stato. Yatom divenne sempre più depresso a sua totale mancanza di progressi ad ottenere il Primo Ministro a riconoscere la realtà, e lui alla fine ha subito una serie di colpi nel tentativo di cogliere il pensiero di Netanyahu, che ha caratterizzato in un diario come "un buco nero di auto-contraddizione . "

Il primo dei colpi Yatom avvenne quando Netanyahu ha offerto la sua opinione che la 911 gli attacchi su Washington e New York "erano buoni." Il secondo ha seguito una sessione in cui Netanyahu ha ribadito che l'Iran e la Germania nazista erano identici. E il terzo si è verificato dopo il Primo ministro ha dichiarato programma nucleare dell'Iran è stata una "camera a gas di volo", e che tutti gli ebrei ovunque "residenza fissa in Auschwitz". Yatom gli sforzi per calmare l'isteria di Netanyahu sono state estremamente tassare emotivamente e regolarmente conclusa con un fallimento. "L'alibi è sempre lo stesso con lui", si lamentava un altro diario. "Gli ebrei sono sul punto di annientamento per mano dei goyim razzista e l'unico modo per salvare la giornata è di effettuare una strage finale".

Yatom era apparentemente di lavoro sulla conversione di suo diario in un libro sul caso Netanyahu. Molti capitoli di un manoscritto incompiuto, dal titolo "Psychotic on steroids", sono stati trovati nel suo studio. Il brano offre di sotto di un raro sguardo al funzionamento interno di una mente del Primo Ministro, al tempo stesso rivela la scoraggiante sfida Yatom affrontare nel cercare di guidarla alla razionalità:


Lunedi, March 8

"Bibi è venuto da tre per la sua sessione del pomeriggio. Alle quattro ha rifiutato di andarsene e ha sostenuto la mia casa era in realtà il suo. Poi mi ha bloccato nella notte scantinato mentre lui generosamente ospitato al piano di sopra i suoi amici. Quando ho tentato di scappare, lui mi ha chiamato un terrorista e mi ha messo in manette. Ho pregato per la misericordia, ma ha detto che riuscivano a malapena a concedere a qualcuno che non esisteva nemmeno. "


----- Michael K. Smith è l'autore di "Portraits of Empire" e "La pazzia di Re Giorgio", dal Common Courage Press. Può essere raggiunto a proheresy@yahoo.com

Erdogan: mai stato uno "Yes man"




Nella sua autobiografia "In cerca di un'identità" Anwar Sadat ricorda che, quando era un bambino povero di un villagio sperduto, era solito recarsi nella Cairo cosmopolita e si intrufolava nei giardini reali nelle ore notturne, con il solo risultato di essere percosso dalle guardie del Re. Non avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe varcato le porte di quel palazzo per incontrare il re Farouk I in veste di ufficiale dell'esercito egiziano. Non avrebbe mai immaginato, nemmeno nelle sue più sfrenate fantasie, che un giorno avrebbe oltrepassato quelle stesse porte per sedersi proprio sul trono regale, in seguito alla sua elezione presidenziale del 1970.

Il gioco del fato è invero strano, come lo statista britannico Winston Churchill ebbe una volta a descriverlo: "E' un errore guardare troppo innanzi. Si può solo considerare un anello della catena del destino alla volta".

Nel corso dell'ultima settimana, i media dei paesi arabi e musulmani hanno sviscerato in lungo e in largo gli anni della gioventù del primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan. Quando era un giovane venditore ambulante di torte, meloni e limonate nelle strade di Istanbul durante le vacanze estive, non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe diventato premier.

Crescendo negli anni '60, non avrebbe mai immaginato che sarebbe assurto a leader pan-musulmano, risvegliando simpatie filo-turche che erano state sopite dalla caduta dell'Impero Ottomano, ormai novantadue anni fa.

La famosa televisione saudita Al-Arabiya sostiene in una recente biografia pubblicata sul proprio sito che: "Nella storia recente, solo Erdogan e la diva egiziana Um Kalthoum (morta trentacinque anni fa) sono stati in grado di conquistare le menti e i cuori degli arabi e dei musulmani". Se questo parallelo fosse stato tracciato dieci anni fa, il nome accostato a Um Kalthoum sarebbe stato quello dell'ex presidente egiziano Gamal Abdul Nasser, il "padrino" del mondo arabo moderno. Un uomo di nazionalità turca, con istanze islamiche e che non parla una parola di arabo sarebbe stato decisamente lontano dall'essere all'altezza.

A gennaio, come riconoscimento di quanto stesse diventando popolare, la Saudi King Faisal Foundation lo ha onorato del King Faisal International Prize per il "servigio all'Islam". Ad aprile, la rivista Time lo ha collocato, per la seconda volta, tra le cento persone più influenti al mondo. Prestando attenzione all'intera carriera di Erdogan, risulta evidente che abbia lavorato duramente, ma è probabile che abbia guadagnato la sua popolarità nel mondo arabo e musulmano in modo fortuito.

Il primo marzo 2003, due settimane prima che Erdogan si insediasse come primo ministro, Ankara, guidata dal suo partito AKP, pose il veto su una proposta che autorizzava gli USA ad utilizzare il territorio turco per aprire da nord un secondo fronte con l'Iraq, per rovesciare Saddam Hussein. Questo gli permise di iniziare a conquistare consensi tra arabi e musulmani in genere. Due anni dopo, nel marzo del 2005, l'allora segretario della Difesa statunitense Donald Rumsfeld affidò un amaro sfogo alla Fox News: "Ovviamente se avessimo potuto far entrare la 4 divisione di fanteria da nord, attraverso la Turchia, saremmo riusciti a neutralizzare e catturare parti più consistenti del regime Ba'athista di Saddam Hussein. Se la Turchia avesse cooperato maggiormente, la resistenza (in Iraq) oggi sarebbe minore".

La frustrazione di Rumsfeld, al di là delle sue intenzioni, contribuì ad appuntare al petto di Erdogan un'altra medaglia d'onore agli occhi di milioni di arabi. Lo stesso anno, Erdogan, rifiutò di accettare i diktat statunitensi, rafforzando le relazioni con la Siria in un periodo in cui i rapporti con Damasco e l'amministrazione Bush si stavano inacidendo, e divenne un ospite fisso nella capitale siriana.

Erdogan disobbedì nuovamente agli Stati Uniti ricevendo Khalid Meshaal, il capo dell'ufficio politico di Hamas, dopo che il movimento palestinese emerse vittorioso dalle elezioni del 2005. Inoltre rifiutò un invito da parte dell'ex primo ministro Ariel Sharon a visitare Israele, attirandosi nuovamente le ire americane, e non incontrò Ehud Olmert quando costui visitò la Turchia nel luglio 2004 in qualità di ministro del Lavoro e del Turismo.

Erdogan prese posizione per i palestinesi durante la guerra di Gaza del 2008, accusando Israele di commettere crimini di guerra. Rivolgendosi a Shimon Peres nel corso del Forum Economico Mondiale di Davos a gennaio 2009 disse al presidente israeliano: "Presidente Peres, lei è vecchio e nella sua voce echeggia una coscienza sporca. Quando si tratta di uccidere, lei sa benissimo come uccidere. So fin troppo bene come voi colpite e uccidete bambini lungo le spiagge". Questa singola frase lo proiettò di colpo nell'olimpo della fama nel mondo arabo e musulmano, e nelle maggiori capitali dei paesi arabi iniziarono a spuntare sue foto. Ma la sua sfuriata in Svizzera è nulla in confronto alle parole rabbiose della settimana scorsa, dopo che l'esercito israeliano (IDF) ha attaccato la Freedom Flotilla al largo delle coste di Gaza, uccidendo nove cittadini turchi a bordo della nave turca Mavi Marmara.

Il mondo arabo è insorto in difesa del primo ministro turco, che ha ritirato con acrimonia il proprio ambasciatore in Israele, facendo sì che la propria bandiera fosse sventolata dai manifestanti delle imponenti proteste che hanno attraversato le vie di Damasco, Baghdad, Beirut e Il Cairo.

"L'amicizia della Turchia è forte, ma che tutti sappiano che anche la nostra ostilità è forte". Ha detto Erdogan di fronte al parlamento turco. "La comunità internazionale deve dire a Israele che la misura è colma! La traversata della Freedom Flottilla è legale; l'aggressione di Israele contro la flottiglia è un'aggressione all'ONU. Israele deve pagare il prezzo per quanto compiuto...Israele non può sciacquarsi le mani del crimine che ha perpetrato nel Mediterraneo. Un paese che sfida la rabbia del mondo intero non potrà mai conquistare la propria sicurezza; Israele sta disperdendo ad uno ad uno i tasselli della pace". Ha poi aggiunto: "Israele non dovrebbe guardare nessuno al mondo prima di aver chiesto scusa ed essere stato punito per i suoi crimini. Ne abbiamo abbastanza delle menzogne di Israele. Le azioni del governo israeliano danneggiano il loro stesso paese prima degli altri".

Dopodichè gli arabi lo hanno festeggiato quasi attoniti quando ha fatto trapelare che potrebbe imbarcarsi in prima persona alla volta di Gaza, per forzare l'assedio isrealiano che perdura dal 2007. Lo farebbe facendosi scortare dalla marina turca, cosicchè l'IDF si ritroverebbe impotente mentre lui si dirige verso la striscia di Gaza.

Erdogan è nel suo momento di maggior successo nel mondo arabo e in quello musulmano, grazie a parole decise accompagnate ad azioni altrettanto decise. All'inizio dell'anno, ha obbligato il governo israeliano a scusarsi per aver umiliato l'ambasciatore turco in Israele, inducendo i media arabi ad esclamare: "Israele capisce solo il Turco".

Il mese passato ha dato il via ad un accordo sullo scambio di uranio con Brasile e Iran, il quale, se fosse stato immediatamente accettato dalla comunità internazionale, avrebbe risparmiato all'Iran il fardello di un quarto round di sanzioni che stanno per essere discusse all'ONU mercoledì prossimo. Sotto l'egida del ministro degli esteri Ahmet Davutoglu, la Turchia ha dismesso la sua immagine risalente alla guerra fredda di mera appendice occidentale, rivendicando allo stesso tempo il proprio desiderio di essere un membro a tutti gli effetti dell'Unione Europea entro il 2014. Se entrasse, l'UE confinerebbe con l'Iran e assisterebbe ad un incremento a sei zeri della propria popolazione musulmana. Mirando a "Non aver alcun problema con i vicini" Ankara ha messo in atto accordi di libera circolazione senza visti con Libano, Giordania, Libia e Siria mentre sta per aver effetto quello stipulato con la Russia. Come ha notato Al-Arabiya: "Da un giorno agll'altro egli (Erdogan) è diventato la persona più amata nel mondo arabo mentre Iran, USA e i paesi europei si sforzavano di ottenere quello che lui ha conquistato in un lampo".

Forse sono state l'eloquenza e la forte opposizione a Israele che hanno portato Erdogan nell'empireo del mondo arabo. O forse è stata la sua devozione, dato che è un devoto musulmano la cui moglie indossa un foulard intorno alla testa, come milioni di donne musulmane in tutto il mondo. Negli anni '90, fu estromesso dagli uffici governativi per aver recitato pubblicamente una poesia che sfidava il riverito secolarismo turco con queste parole: "Le moschee sono le nostre caserme, le cupole i nostri elmetti, i minareti le nostre baionette e i fedeli i nostri soldati"

O magari si tratta del suo umile retroterra, figlio di un guardacoste, ha avuto un'educazione dura poichè la sua famiglia era povera, Erdogan eccelleva alla scuola islamica prima di ottenere una laurea in Amministrazione all'Università di Marmara, mentre giocava a calcio a livello professionistico. La sua scalata non è stata scorrevole, nel 1978 e nel 1991, non è riuscito ad essere eletto in parlamento con una coalizione islamica. La vera ragione ad ogni modo è che ha detto "No" a Israele e si è schierato con convinzione con i palestinesi. Questa è una sorta di panacea in Medio Oriente, che non ha mai fallito sin dalla nascita di Israele nel 1948.

Ha fatto meraviglie per le carriere dell'egiziano Nasser, il siriano Hafez al-Assad e l'ex presidente Yasser Arafat. E' anche la ragione del perchè Hassan Nasrallah di Hezbollah è così popolare nelle strade dei paesi arabi e musulmani, e perché leader arabi che hanno negoziato accordi di pace con Israele come il presidente egiziano Hosni Mubarak non lo sono.

Chiunque sappia quanto è stata invisa la Turchia nel mondo arabo durante tutto il ventesimo secolo, grazie al sistematico indottrinamento contro l'Impero Ottomano e con l'alleanza della stessa Turchia con Israele dopo il '48, può comprendere quanto siano stati significativi i traguardi raggiunti da Erdogan negli ultimi sette anni.

Ha dato nuovo lustro alla Turchia, all'intera eredità ottomana, e ha plasmato un nuovo tipo di leadership che combina tratti di Nasser, Nasrallah e Assad. Questo è il motivo per il quale vale la pena osservare il fenomeno Erdogan mentre si sviluppa la sua carriera e acquisisce il carisma, lo stile e l'indole del talentuoso e polivalente leader che è già diventato.

Titolo originale: "Turkey's Erdogan: Never a 'yes' man"

20 giugno 2010

Economia moderna : Quanto è antica!

L'economia moderna sposta i capitali, quella dei secoli passati spostava gli schiavi. Cambiando nel tempo l'ordine degli schiavi e del capitale, il processo non cambia: la concentrazione del capitale aumenta con l'aumentare degli schiavi. "Oltre nove milioni di schiavi furono deportati attraverso l'Atlantico fra il 1451 e il 1870. Un altro milione, se non di più, non sopravvisse alla traversata, mentre un numero incalcolabile morì nel viaggio tra il luogo di cattura e quello dell'imbarco. La passione europea per lo zucchero fu il principale incentivo per la tratta" (*). Gli schiavi coltivavano le piantagioni da canna da zucchero esportato in Europa.
Oggi il capitale cerca gli schiavi a buon mercato, la mano d'opera a più basso costo, nei luoghi del mondo in cui le garanzie sociali sono inesistenti e la 626 è un prefisso telefonico. L'economia globale trasforma le Nazioni attraverso una metamorfosi. Il cittadino-produttore di Stati come l'Italia, la Spagna o il Canada diventa cittadino-consumatore. Il capitale va dove lo porta il profitto. Le fabbriche si spostano dove esiste il cittadino-produttore-con-meno-diritti, se si ha fortuna dove sopravvive il cittadino-schiavo-senza-diritti. Il cittadino-consumatore diventa quindi disoccupato, cassintegrato, precario, accusato di non voler lavorare a stipendi da schiavo e senza diritti. Se sciopera, cosa inaudita (e anche inutile) nell'era della globalizzazione mondiale, è accusato di voler seguire i Mondiali di calcio. Senza che se accorga, il cittadino-consumatore diventa cittadino-schiavo. Se vuole mantenere un'occupazione le leggi del capitale sono chiare, deve competere con gli altri schiavi. Se rinuncia a ogni diritto, alla pensione, al tfr, alla sicurezza, si può fare.
E' l'apoteosi del capitale che pareggia il mondo verso la schiavitù globale. La sfrutta dove già esiste e la crea dove non c'è ancora. Chi detiene il capitale diventa sempre più ricco, gli sfruttati globali sempre più poveri. Il capitale si è evoluto, si è affrancato dagli Stati, spesso si è fatto Stato, corrompe gli Stati, elegge i suoi politici-manager. Lo Stato moderno è fondato sul capitale e sviluppa la schiavitù con qualche cucchiaino di zucchero.

(*) dal libro "Africa" di John Reader

18 giugno 2010

Psichiatri israeliani e, i loro suicidi.

Moshe Yatom, un eminente psichiatra israeliano che riesca a guarire le forme più estreme di malattia mentale in tutto una brillante carriera, è stato trovato morto nella sua casa di Tel Aviv ieri da un colpo di pistola apparente ferita auto-inflitta. Una nota di suicidio al suo fianco ha spiegato che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che è stato il suo paziente per gli ultimi nove anni, ha "succhiato la vita fuori di me."

"Io non ne posso più", ha scritto Yatom. "Rapina è la redenzione, l'apartheid è la libertà, attivisti per la pace sono terroristi, l'omicidio è auto-difesa, la pirateria è la legalità, i palestinesi sono giordani, annessione è la liberazione, non c'è fine alle sue contraddizioni. Freud ha promesso razionalità avrebbe regnato nelle passioni istintuali, ma non ha mai incontrato Bibi Netanyahu. Questo tizio diceva Gandhi inventato tirapugni ".

Gli psichiatri hanno familiarità con la tendenza umana a massaggiare la verità per evitare di confrontarsi con materiale emotivamente inquietante, ma Yatom era apparentemente stordito a quella che lui chiamava la "cascata di bugie" che sgorga dalla sua paziente più illustre. I suoi dati personali diario la disintegrazione costante della sua personalità, una volta invincibile sotto il fuoco di fila di razionalizzazioni self-serving avanzata da Netanyahu.

"Sono completamente scioccato", ha detto Yossi Bechor prossimo, la cui famiglia regolarmente viaggiato con la famiglia di Yatom. "Moshe era l'epitome della personalità completamente integrato e aveva guarito decine di schizofrenici, prima dell'inizio dei lavori di Bibi. Non vi era alcuna indicazione esterna che il suo caso era diverso dagli altri. "

Ma è stato. Yatom divenne sempre più depresso a sua totale mancanza di progressi ad ottenere il Primo Ministro a riconoscere la realtà, e lui alla fine ha subito una serie di colpi nel tentativo di cogliere il pensiero di Netanyahu, che ha caratterizzato in un diario come "un buco nero di auto-contraddizione . "

Il primo dei colpi Yatom avvenne quando Netanyahu ha offerto la sua opinione che la 911 gli attacchi su Washington e New York "erano buoni." Il secondo ha seguito una sessione in cui Netanyahu ha ribadito che l'Iran e la Germania nazista erano identici. E il terzo si è verificato dopo il Primo ministro ha dichiarato programma nucleare dell'Iran è stata una "camera a gas di volo", e che tutti gli ebrei ovunque "residenza fissa in Auschwitz". Yatom gli sforzi per calmare l'isteria di Netanyahu sono state estremamente tassare emotivamente e regolarmente conclusa con un fallimento. "L'alibi è sempre lo stesso con lui", si lamentava un altro diario. "Gli ebrei sono sul punto di annientamento per mano dei goyim razzista e l'unico modo per salvare la giornata è di effettuare una strage finale".

Yatom era apparentemente di lavoro sulla conversione di suo diario in un libro sul caso Netanyahu. Molti capitoli di un manoscritto incompiuto, dal titolo "Psychotic on steroids", sono stati trovati nel suo studio. Il brano offre di sotto di un raro sguardo al funzionamento interno di una mente del Primo Ministro, al tempo stesso rivela la scoraggiante sfida Yatom affrontare nel cercare di guidarla alla razionalità:


Lunedi, March 8

"Bibi è venuto da tre per la sua sessione del pomeriggio. Alle quattro ha rifiutato di andarsene e ha sostenuto la mia casa era in realtà il suo. Poi mi ha bloccato nella notte scantinato mentre lui generosamente ospitato al piano di sopra i suoi amici. Quando ho tentato di scappare, lui mi ha chiamato un terrorista e mi ha messo in manette. Ho pregato per la misericordia, ma ha detto che riuscivano a malapena a concedere a qualcuno che non esisteva nemmeno. "


----- Michael K. Smith è l'autore di "Portraits of Empire" e "La pazzia di Re Giorgio", dal Common Courage Press. Può essere raggiunto a proheresy@yahoo.com

Erdogan: mai stato uno "Yes man"




Nella sua autobiografia "In cerca di un'identità" Anwar Sadat ricorda che, quando era un bambino povero di un villagio sperduto, era solito recarsi nella Cairo cosmopolita e si intrufolava nei giardini reali nelle ore notturne, con il solo risultato di essere percosso dalle guardie del Re. Non avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe varcato le porte di quel palazzo per incontrare il re Farouk I in veste di ufficiale dell'esercito egiziano. Non avrebbe mai immaginato, nemmeno nelle sue più sfrenate fantasie, che un giorno avrebbe oltrepassato quelle stesse porte per sedersi proprio sul trono regale, in seguito alla sua elezione presidenziale del 1970.

Il gioco del fato è invero strano, come lo statista britannico Winston Churchill ebbe una volta a descriverlo: "E' un errore guardare troppo innanzi. Si può solo considerare un anello della catena del destino alla volta".

Nel corso dell'ultima settimana, i media dei paesi arabi e musulmani hanno sviscerato in lungo e in largo gli anni della gioventù del primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan. Quando era un giovane venditore ambulante di torte, meloni e limonate nelle strade di Istanbul durante le vacanze estive, non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe diventato premier.

Crescendo negli anni '60, non avrebbe mai immaginato che sarebbe assurto a leader pan-musulmano, risvegliando simpatie filo-turche che erano state sopite dalla caduta dell'Impero Ottomano, ormai novantadue anni fa.

La famosa televisione saudita Al-Arabiya sostiene in una recente biografia pubblicata sul proprio sito che: "Nella storia recente, solo Erdogan e la diva egiziana Um Kalthoum (morta trentacinque anni fa) sono stati in grado di conquistare le menti e i cuori degli arabi e dei musulmani". Se questo parallelo fosse stato tracciato dieci anni fa, il nome accostato a Um Kalthoum sarebbe stato quello dell'ex presidente egiziano Gamal Abdul Nasser, il "padrino" del mondo arabo moderno. Un uomo di nazionalità turca, con istanze islamiche e che non parla una parola di arabo sarebbe stato decisamente lontano dall'essere all'altezza.

A gennaio, come riconoscimento di quanto stesse diventando popolare, la Saudi King Faisal Foundation lo ha onorato del King Faisal International Prize per il "servigio all'Islam". Ad aprile, la rivista Time lo ha collocato, per la seconda volta, tra le cento persone più influenti al mondo. Prestando attenzione all'intera carriera di Erdogan, risulta evidente che abbia lavorato duramente, ma è probabile che abbia guadagnato la sua popolarità nel mondo arabo e musulmano in modo fortuito.

Il primo marzo 2003, due settimane prima che Erdogan si insediasse come primo ministro, Ankara, guidata dal suo partito AKP, pose il veto su una proposta che autorizzava gli USA ad utilizzare il territorio turco per aprire da nord un secondo fronte con l'Iraq, per rovesciare Saddam Hussein. Questo gli permise di iniziare a conquistare consensi tra arabi e musulmani in genere. Due anni dopo, nel marzo del 2005, l'allora segretario della Difesa statunitense Donald Rumsfeld affidò un amaro sfogo alla Fox News: "Ovviamente se avessimo potuto far entrare la 4 divisione di fanteria da nord, attraverso la Turchia, saremmo riusciti a neutralizzare e catturare parti più consistenti del regime Ba'athista di Saddam Hussein. Se la Turchia avesse cooperato maggiormente, la resistenza (in Iraq) oggi sarebbe minore".

La frustrazione di Rumsfeld, al di là delle sue intenzioni, contribuì ad appuntare al petto di Erdogan un'altra medaglia d'onore agli occhi di milioni di arabi. Lo stesso anno, Erdogan, rifiutò di accettare i diktat statunitensi, rafforzando le relazioni con la Siria in un periodo in cui i rapporti con Damasco e l'amministrazione Bush si stavano inacidendo, e divenne un ospite fisso nella capitale siriana.

Erdogan disobbedì nuovamente agli Stati Uniti ricevendo Khalid Meshaal, il capo dell'ufficio politico di Hamas, dopo che il movimento palestinese emerse vittorioso dalle elezioni del 2005. Inoltre rifiutò un invito da parte dell'ex primo ministro Ariel Sharon a visitare Israele, attirandosi nuovamente le ire americane, e non incontrò Ehud Olmert quando costui visitò la Turchia nel luglio 2004 in qualità di ministro del Lavoro e del Turismo.

Erdogan prese posizione per i palestinesi durante la guerra di Gaza del 2008, accusando Israele di commettere crimini di guerra. Rivolgendosi a Shimon Peres nel corso del Forum Economico Mondiale di Davos a gennaio 2009 disse al presidente israeliano: "Presidente Peres, lei è vecchio e nella sua voce echeggia una coscienza sporca. Quando si tratta di uccidere, lei sa benissimo come uccidere. So fin troppo bene come voi colpite e uccidete bambini lungo le spiagge". Questa singola frase lo proiettò di colpo nell'olimpo della fama nel mondo arabo e musulmano, e nelle maggiori capitali dei paesi arabi iniziarono a spuntare sue foto. Ma la sua sfuriata in Svizzera è nulla in confronto alle parole rabbiose della settimana scorsa, dopo che l'esercito israeliano (IDF) ha attaccato la Freedom Flotilla al largo delle coste di Gaza, uccidendo nove cittadini turchi a bordo della nave turca Mavi Marmara.

Il mondo arabo è insorto in difesa del primo ministro turco, che ha ritirato con acrimonia il proprio ambasciatore in Israele, facendo sì che la propria bandiera fosse sventolata dai manifestanti delle imponenti proteste che hanno attraversato le vie di Damasco, Baghdad, Beirut e Il Cairo.

"L'amicizia della Turchia è forte, ma che tutti sappiano che anche la nostra ostilità è forte". Ha detto Erdogan di fronte al parlamento turco. "La comunità internazionale deve dire a Israele che la misura è colma! La traversata della Freedom Flottilla è legale; l'aggressione di Israele contro la flottiglia è un'aggressione all'ONU. Israele deve pagare il prezzo per quanto compiuto...Israele non può sciacquarsi le mani del crimine che ha perpetrato nel Mediterraneo. Un paese che sfida la rabbia del mondo intero non potrà mai conquistare la propria sicurezza; Israele sta disperdendo ad uno ad uno i tasselli della pace". Ha poi aggiunto: "Israele non dovrebbe guardare nessuno al mondo prima di aver chiesto scusa ed essere stato punito per i suoi crimini. Ne abbiamo abbastanza delle menzogne di Israele. Le azioni del governo israeliano danneggiano il loro stesso paese prima degli altri".

Dopodichè gli arabi lo hanno festeggiato quasi attoniti quando ha fatto trapelare che potrebbe imbarcarsi in prima persona alla volta di Gaza, per forzare l'assedio isrealiano che perdura dal 2007. Lo farebbe facendosi scortare dalla marina turca, cosicchè l'IDF si ritroverebbe impotente mentre lui si dirige verso la striscia di Gaza.

Erdogan è nel suo momento di maggior successo nel mondo arabo e in quello musulmano, grazie a parole decise accompagnate ad azioni altrettanto decise. All'inizio dell'anno, ha obbligato il governo israeliano a scusarsi per aver umiliato l'ambasciatore turco in Israele, inducendo i media arabi ad esclamare: "Israele capisce solo il Turco".

Il mese passato ha dato il via ad un accordo sullo scambio di uranio con Brasile e Iran, il quale, se fosse stato immediatamente accettato dalla comunità internazionale, avrebbe risparmiato all'Iran il fardello di un quarto round di sanzioni che stanno per essere discusse all'ONU mercoledì prossimo. Sotto l'egida del ministro degli esteri Ahmet Davutoglu, la Turchia ha dismesso la sua immagine risalente alla guerra fredda di mera appendice occidentale, rivendicando allo stesso tempo il proprio desiderio di essere un membro a tutti gli effetti dell'Unione Europea entro il 2014. Se entrasse, l'UE confinerebbe con l'Iran e assisterebbe ad un incremento a sei zeri della propria popolazione musulmana. Mirando a "Non aver alcun problema con i vicini" Ankara ha messo in atto accordi di libera circolazione senza visti con Libano, Giordania, Libia e Siria mentre sta per aver effetto quello stipulato con la Russia. Come ha notato Al-Arabiya: "Da un giorno agll'altro egli (Erdogan) è diventato la persona più amata nel mondo arabo mentre Iran, USA e i paesi europei si sforzavano di ottenere quello che lui ha conquistato in un lampo".

Forse sono state l'eloquenza e la forte opposizione a Israele che hanno portato Erdogan nell'empireo del mondo arabo. O forse è stata la sua devozione, dato che è un devoto musulmano la cui moglie indossa un foulard intorno alla testa, come milioni di donne musulmane in tutto il mondo. Negli anni '90, fu estromesso dagli uffici governativi per aver recitato pubblicamente una poesia che sfidava il riverito secolarismo turco con queste parole: "Le moschee sono le nostre caserme, le cupole i nostri elmetti, i minareti le nostre baionette e i fedeli i nostri soldati"

O magari si tratta del suo umile retroterra, figlio di un guardacoste, ha avuto un'educazione dura poichè la sua famiglia era povera, Erdogan eccelleva alla scuola islamica prima di ottenere una laurea in Amministrazione all'Università di Marmara, mentre giocava a calcio a livello professionistico. La sua scalata non è stata scorrevole, nel 1978 e nel 1991, non è riuscito ad essere eletto in parlamento con una coalizione islamica. La vera ragione ad ogni modo è che ha detto "No" a Israele e si è schierato con convinzione con i palestinesi. Questa è una sorta di panacea in Medio Oriente, che non ha mai fallito sin dalla nascita di Israele nel 1948.

Ha fatto meraviglie per le carriere dell'egiziano Nasser, il siriano Hafez al-Assad e l'ex presidente Yasser Arafat. E' anche la ragione del perchè Hassan Nasrallah di Hezbollah è così popolare nelle strade dei paesi arabi e musulmani, e perché leader arabi che hanno negoziato accordi di pace con Israele come il presidente egiziano Hosni Mubarak non lo sono.

Chiunque sappia quanto è stata invisa la Turchia nel mondo arabo durante tutto il ventesimo secolo, grazie al sistematico indottrinamento contro l'Impero Ottomano e con l'alleanza della stessa Turchia con Israele dopo il '48, può comprendere quanto siano stati significativi i traguardi raggiunti da Erdogan negli ultimi sette anni.

Ha dato nuovo lustro alla Turchia, all'intera eredità ottomana, e ha plasmato un nuovo tipo di leadership che combina tratti di Nasser, Nasrallah e Assad. Questo è il motivo per il quale vale la pena osservare il fenomeno Erdogan mentre si sviluppa la sua carriera e acquisisce il carisma, lo stile e l'indole del talentuoso e polivalente leader che è già diventato.

Titolo originale: "Turkey's Erdogan: Never a 'yes' man"