03 luglio 2010

Noam Chomsky: «Stati falliti. Abuso di potere e assalto alla democrazia in America»


Di Noam Chomsky mi erano noti i testi di linguistica e di filosofia del linguaggio. Testi piuttosto difficili su una matera – la natura del linguaggio umano – già di per sé difficile. Ma forse è questa la migliore preparazione per poi passare ad indagare la natura del potere e l’essenza degli stati. Molto ci sarebbe da riflettere su questo libro di Chomsky, che ci ha invogliato a comprare tutti i suoi libri che abbiamo trovato in commercio e di cui parleremo singolarmente, salvo poi ritornarci sopra tutte le volte che ne avremo il tempo o ci parrà il caso. Tra questi annunciamo “La fabbrica del consenso”, “Capire il potere”, “Sulla nostra pelle”. Il Chomsky analisti o filosopo del potere mi appare non meno interessente e forse più comprensibile del Chomsky linguista, la cui lettura è peraltro assai remoto nel tempo.

Non mi sono note e poco adesso mi interessano le fonti giuridiche a cui Chomsky ha attinto, peraltro da lui dichiarate. Ma molto mi fa riflettere uno dei concetti centrali del libro: il principio di autoesenzione dal rispetto delle norme internazionali per un verso e per l’altro la fine dello stato di diritto e di ogni democrazia sostanziale all’interno. Parliamo degli Stati Uniti d’America, spesso e acriticamente indicati come la terra della democrazia e della libertà. Intanto, una terra ed un popolo che si è concimato sul genocidio della popolazione autoctona. Non pare un caso che si pensa di poter adottare lo stesso modello in Medio Oriente ed in particolare in Palestina: i palestinesi come gli indiani d’America, i pellerossa, stesso destino, stesso silenzio, stesso occultamento di cadaveri e di genocidio, o addirittura costruzione di un mito ed un’epopea – di cui tutti i popoli hanno bisogno – su un vero e proprio genocidio, spudoratamente propagandato da una filmistica di cui siamo stati tutti vittime. Abbiamo giocato tutti da bambini simulando lotte contro i pellerossa, dipinti come i selvaggi.

Le analisi che si trovano nel testo di Chomsky non sono meramente descrittive, ma aiutano a comprende il fenomeno nel suo farsi che è a noi ancora terribilmente attuale. Il libro è stato scritto ed è uscito in italiano nel 2007, ben prima dell’assalto alla Flotilla. Ma fa ben comprendere ciò che successo poche settimane fa ed i cui effetti non sono ancora cessati. Il caldo mentre scrivo è soffocante e tocca smettere, ma non prima di aver abbozzato un concetto che non mi stancherò di sviluppare ad ogni occasione che si presenterà. Se gli USA (e Israele) pensano di potersi sottrarre a qualsiasi rispetto di quelle norme che si sono sviluppate nel tempo e che vengono chiamate con il nome di diritto internazionale. A proposito di questa disciplina che ho studiato all’università ed in vari master ricordo di un docente che parlando di un libro appena uscito con il titolo “Il diritto internazionale e il principio di effettività” osserva che doveva esservi stato un errore di stampa. Il titolo corretto avrebbe dovuto essere: “Il diritto internazionale ossia il principio di effettività”. Voleva significare che non essere nessuna coazione al rispetto delle norme internazione, almeno nella stesso forma in cui può avvenire nel diritto interno.

Ma allora perché si è sviluppato un diritto internazionale e gli stati per il passato o per il presente a volte lo rispettano, altre no ovvero cercano tutti i modi di eluderlo? La spiegazione che io mi sono data è riconducibile ad Hobbes ed alla sua concezione della pluralità degli Stati come soggetti che vivono ed operano nello stato di natura, dove ognuno tenta di sopraffare l’altro. Vale anche nella relazioni internazionali la prima legge di natura che nella sua prima parte dice che occorre cercare con tutti i mezzi possibili la pace, perché solo questa ci dà la vera sicurezza. Gli stati vivono nel timore reciproco e sanno che conviene loro rispettare i patti contratti e le norme consolidate.

Per venire rapidamente a noi diciamo che questo modello salta quando esiste una sola superpotenza che non deve temere nessuno che abbia eguale potenza e per questo può imporre il suo arbitrio ed il suo capriccio. È ciò che succede nella nostra epoca con gli USa ed il suo pendant Israele, il cui esercito pretende addirittura di essere “il più morale del mondo”, anzi della Storia. Perché sia ristabilito un regime di norme rispettate da tutti è necessario che il mondo torni ad essere multipolare, non unipolare. L’utopia dello Stato Unico Mondiale si sta rivelando per quello che è: un regime di arbitrio e di tirannia, di genocidio e schiavitù e con la perversione del linguaggio (quanto è utile in questi casi una formazione linguistica e filologica come quella di Chomsky) anche un regime della Menzogna. Già Hobbes parlava del regno delle tenebre per indicare il sopravvento della menzogna.
di Antonio Caracciolo

02 luglio 2010

Gli USA, lo spettro del default






Lo so, lo so. L'avrò scritto venti volte che, mentre ci trastulliamo con un .5 % in più o meno di deficit (che pure vuol dire lacrime e sangue per essenziali servizi, indispensabili presidi e storiche fondazioni, non essendo vero che tutto quel che DOVRA' essere tagliato sia superfluo e/o inutile) mentre ci trastulliamo con queste cose, passando poi all'ultimo grido di tinture canine o al calamaro gigante spiaggiato in Sicilia, ci sono argomenti di un certo qual interesse su cui discutere.

Vediamo di fare un piccolo riassunto:

L'economia mondiale è finita.

L'economia USA sta risorgendo dalle sue ceneri non come una fenice ma come uno Zombi.

Il thriller chiamato La Grande Crisi è solo alla fine del primo tempo.



L'avrò scritto ma FORSE, nel momento in cui continuano a dirci che tutto sta andando sempre meglio, pare opportuno ricordarlo. Benchè si possano scrivere decine di post, interi libri, oceani di inchiostro, multiversi di byte, alla fine le cose stanno cosi:

Gli USA sono diretti verso il default. Nel processo si trascineranno dietro il sistema finanziario mondiale.

Esagerazioni?

Solo per coloro i quali ritengono che l'espressione "a lungo termine" vada intesa per qualunque periodo superiore ad un anno.

Non sarò un pochino esagerato?

Beh, sinceramente, non credo.

Se gli USA vanno in default, credo ne converrete, si può ritenere che l'economia mondiale o per meglio dire la parte monetaria e finanziaria della stessa, sia finita, a meno di una lucida pianificazione del doloroso passaggio.

Beh, questo, il default prossimo venturo degli USA, scusate la semplicità/rozzezza, lo ritengo un fatto certo.

Il deficit americano viaggia infatti ad un ritmo MEDIO superiore al 10% del PIL già da tre anni.

Il debito pubblico americano cresce del 20% all'anno, DA BEN 5 ANNI.

Dall'Aprile 2005 ad oggi, infatti è raddoppiato.

Entro l'anno, o al massimo entro i primi mesi del 2011, stando così le cose, il debito pubblico americano, che ha da poco superato i 13 k-miliardi, sfonderà i 14 trilioni di dollari ( 14.000 miliardi di dollari), una cifra circa pari al 100% del PIL.

Entro il 2011 ci avrà raggiunto, intorno al 120%, ed entro il 2015 avrà raggiunto il Giappone.

Non vi basta? allora guardiamo il combinato disposto degli interessi federali, statali, delle varie istituzioni E di quelli privati ( mutui, prestiti, etc). Sono quasi 2000 miliardi di dollari. Ovvero il 14% del Prodotto interno lordo. Un valore enorme. In pratica il debito complessivo pubblico e privato è già oltre il 340% del PIL.

E questo, badate bene, solo perchè la FED sta nuovamente regalando denaro alle banche (ad un tasso se ben ricordo, intorno allo 0.5% all'anno) e quindi tiene artificialmente bassissimi gli interessi sui debiti privati. Al primo stormir di foglie andrà MOLTO peggio.

Se volete farvi venire le vertigini Ecco un link che dà il quadro generale delle principali economie.

Il punto è, ancora una volta, che questo trend è IMPOSSIBILE DA FRENARE, figuriamoci invertire, per il banal motivo che non è nemmeno lontanamente concepibile, nei prossimi anni, una crescita a due cifre dell'economia USA, crescita che del resto permetterebbe a stento di mantenere il livello di indebitamento/deficit, comunque elevatissimo, anche tenendo conto che quello del settore privato è ancora peggio di quello pubblico e quindi gli utili da tassare/tosare per raddrizzare il budget federale sono e saranno ben poca cosa.

Ma vi è di peggio. Negli USA, ve lo ricorderete, la previdenza è quasi interamente privata ( Obama ha cominciato ad invertire la rotta, per garantire un minimo di assistenza anche ai meno abbienti ma la cosa, purtroppo pesa ancora di più sulle casse dello stato). Anche questa previdenza presenta costi in aumento verticale e va a drenare risorse che quindi non possono essere utilizzate per ripianare i conti dello stato.

Insomma: gli USA, non solo come Stato ma come nazione (noi tutti, in ultima analisi) hanno fatto una enorme scommessa, pagabile in un remoto futuro, su una crescita sufficiente a pagare la scommessa fatta. E l'hanno persa.

Purtroppo il remoto futuro è arrivato e, avendo perso la scommessa, non vi sono i soldi per pagarla. Il denaro virtuale, necessario ad onorare le poste, tale resta e resterà.

Questo sono, quindi, i cosidetti debiti sovrani: delle scommesse perse.

Finchè si trattava di un piccolo paese, come la Grecia, si è trovato il sistema ( o la quadra, come si usa dire in questi giorni) trasferendo la scommessa su spalle più solide.

Ma in questo caso spalle più solide non ve ne sono ed anzi, già ora, la scommessa continua ad essere onorata, in piccole tranches e con crescente difficoltà, da chi ha appena cominciato a giocare. I paesi emergenti, naturalmente, la Cina, l'India, la Corea...

Alla fin fine, se ci pensate è un immane schema Ponzi, su scala planetaria.

In questo schema, come del resto nei suoi esempi più classici, oltre un certo livello NESSUNO va a vedere davvero cosa c'e' dietro le carte e i numeri, perchè farlo vorrebbe dire contabilizzare perdite enormi, portare al fallimento il proprio istituto e fo***re per benino la propria luminosa carriera da top manager.

Purtuttavia, prima o poi, qualche cosa nel complesso meccanismo cede e i sistemi di sicurezza non riescono a frenare la reazione a catena. BUM.

Quando?

Come?

Beh, presto, anche solo per la cruda potenza dei numeri.

Gli allarmi stanno già suonando, peraltro, in un forzoso disinteresse quasi totale.

Alla fine, quindi, il pianetino in arrivo nel 2012 (forse prima) non sarà qualcosa di palpabile, di reale, ma, come in fondo è giusto, in questo multiverso virtuale, un pianetino virtuale che craterizzerà gli altrettanto immaginari sistemi cartacei e risparmi mondiali.

Distrutta cosi la credibilità delle banche centrali, i risparmi e probabilmente le monete, resterà da trovare, a polverone depositato, un bene posto a garanzia delle nuove monete che risorgeranno, inesorabilmente, dopo il patacrac.

Continuo a pensare che vi siano due alternative possibili: una moneta universale basata su una qualche unità di misura di energia (il kWh potrebbe andare bene) o una moneta il cui valore sarà garantito da beni fisici: immobili, terreni, infrastrutture o intellettuali: brevetti, ad esempio. Come ben sanno i vecchi lettori ho una vecchia fissa in merito ed è l'esempio dato dalle monete coloniali pre unioniste.

Dopo tanti sconquassi è altamente probabile che, per un bel pezzo nessuno vorrà sentire parlare di monete e valute virtuali. Il denaro verrà messo in circolo da coloro che lo chiederanno DIRETTAMENTE in prestito alle banche centrali, mettendo a garanzia beni reali. Del resto il sistema bancario, premessa necessario per la creazione di quelle economie cartacee, avrà virtualmente cessato di esistere.

Certo: vi sarà una stretta creditizia ENORME rispetto alla situazione attuale.

E' una logica conseguenza della fine dell'illusione della crescita infinita.

In un mondo dove più che la crescita sarà l'evoluzione a dominare, questo non dovrebbe costituire un problema, anzi.

Credo che i nostri figli e/o nipoti non riusciranno mai a comprendere come potessimo credere che il gioco sarebbe continuato sine die e come non ci si sia accorti in tempo del disastro in arrivo. Eppure, la Storia insegna che tutto ha una semplice, sempiterna, disarmante spiegazione che consiste nella sostanziale incapacità reale di scontare correttamente gli effetti a lungo termine.

Il punto di vista unanime e prevalente, quando qualcuno prova a farlo, è stato ben espresso da una memorabile frase, ovviamente di Keynes: "nel lungo termine saremo tutti morti".

Il che è verissimo, ovviamente.

Si potrebbe, magari, discutere sul come arrivare a quel pochissimo atteso traguardo.

Ecco che, di nuovo, Keynes ci suggerisce come:

  • The day is not far off when the economic problem will take the back seat where it belongs, and the arena of the heart and the head will be occupied or reoccupied, by our real problems — the problems of life and of human relations, of creation and behaviour and religion. (First Annual Report of the Arts Council (1945-1946))

Non è lontano il giorno in cui il problema economico prenderà il posto che gli compete, ovvero il sedile posteriore e l'arena del cuore e la testa saranno occupate o ri-occupate dai nostri reali problemi, i problemi della vita e delle relazioni umane, della creazione e del comportamento e della religione....

Ecco.

di Pietro Cambi

01 luglio 2010

Un attacco imminente contro il Pakistan



Perché gridare “al lupo” con lo Stato Maggiore israeliano?

Si fa molto caso al fatto che, già da qualche giorno, uno squadra americana ha attraversato il Canale di Suez in direzione del Mar Rosso. La portaerei Truman e una dozzina di navi di scorta, fra cui un lancia missili israeliano, si dirigono verso il Golfo Persico, a quanto scrive lo stesso giornale Haaretz, con notizie di prima mano in provenienza dallo Stato Maggiore israeliano (1).

Nel frattempo ufficiali dell’armata israeliana, sempre loro, informavano il Sunday Times di Londra, dell’accordo con l’Arabia Saudita, per un uso offensivo del suo spazio aereo, in previsione di un attacco israeliano imminente contro i centri di ricerca nucleare iraniani. Di fronte ad un’immediata smentita formale ed ufficiale dell’Arabia Saudita, i venditori di voci si sono fatti suggerire come via alternativa sia la Giordania, che l’Irak o il Kuwait, sotto occupazione americana (2), che sarebbero il nuovo corridoio dell’attacco imminente contro l’Iran. Bombe da varie tonnellate di peso, le anti-bunkers Blu-117, sarebbero inviate verso la base americana di Diego Garcia e verso i depositi di sicurezza americani in Israele. Gli aerei americani B-2, capaci di bucare le difese anti-aeree iraniane, sarebbero pronti a decollare per attaccare l’Iran, senza contare qualche sottomarino nucleare Dolphin, fornito dalla Germania ad Israele, che sarebbe in immersione nel Golfo Persico.

Come se questo scenario apocalittico non fosse sufficiente, il giornale il Manifesto, fornisce un’informazione molto precisa, anch’essa proveniente dallo Stato Maggiore israeliano: truppe aerotrasportate e marines farebbero parte della squadra che ha attraversato il canale di Suez. Il misterioso ufficiale dello Stato Maggiore israeliano ha rifiutato, tuttavia, di svelare la data e l’ora precise dell’attacco contro le centrali nucleari iraniane di Bushehr. Ci si meraviglia di una tale mancanza di cortesia dalla parte di un ufficiale tanto prolisso (3)

Per Michel Chossudovsky l’ultima risoluzione del consiglio di sicurezza dell’ONU, che autorizza delle sanzioni aggravate contro l’Iran, non sarebbe niente altro che un semaforo verde dell’ONU, ad un attacco preventivo americano-israeliano contro l’Iran. Il signor Chossudovsky conclude che “La risoluzione del Consiglio di sicurezza trasforma l’Iran in una facile preda”. (4)

Nessuna risoluzione dell’ONU può trasformare l’Iran in una facile preda per l’imperialismo americano. Gli Stati Uniti lo hanno già provato al momento dell’invasione dell’Irak, fanno a meno delle risoluzioni dell’ONU, quando decidono d’aggredire e d’invadere uno Stato libero ed indipendente. Gli Stati Uniti non hanno assolutamente necessità degli aerei F-16 di cui hanno fornito gli israeliani, come anche della nave porta missili e ancora meno del sottomarino nucleare israeliano, di seconda mano, per effettuare una tale aggressione, contro i centri di ricerca nucleare iraniani. Al momento dell’attacco contro l’Afganistan, come anche al momento dell’invasione dell’Irak , ufficialmente, le truppe israeliane erano state tenute lontano dal teatro delle operazioni. Se aerei B-2 sono stati localizzati a Diego Garcia, possono effettuare il lavoro di distruzione, ed è inutile implicarci gli aerei americani pilotati dagli israeliani, è totalmente ridicolo portare una portaerei americana nel Golfo Persico per renderla preda della contro-offensiva iraniana e per eventualmente bloccarla, con tutta la sua squadra in questo piccolo mare interno, nel caso della chiusura dello stretto di Ormuz.

Infine, gli Stati Uniti, si sarebbero ridotti a prospettare l’utilizzo dell’arma atomica contro l’Iran? No, sicuramente non ancora. Ultimo argomento, dopo il crollo irakeno dal quale gli americani non sono ancora usciti, ma dal quale sperano di uscire prossimamente, grazie alla collaborazione dell’Iran sciita, e del suo appello alla calma, rivolto ai resistenti sciiti irakeni, è assolutamente escluso che gli Stati Uniti possano prospettarsi uno sbarco e un’invasione terrestre dell’Iran. Siamo seri, un milione di soldati irakeni sono stati tenuti sotto scacco dall’Iran khoomeinista. Quanti soldati americani sarebbero necessari per occupare il territorio iraniano?

Senza contare che le truppe della NATO affondano sempre più nella palude afgana, dove sono poste sotto scacco dalla resistenza afgana, non beneficiante affatto del sostegno iraniano, ma solamente del sostegno dei loro fratelli d’armi del Pakistan, dove gli attacchi aerei americani fanno numerose vittime civili, senza peraltro, marcare alcun successo militare. Immaginate qualche istante l’avvenire delle truppe della NATO in questa parte del mondo se l’Iran sostenesse la resistenza afgana, la resistenza pakistana, e se lanciasse la resistenza sciita irakena, contro i collaboratori kurdi e contro i collaboratori irakeni! Dopo tutti questi disastri militari americani, chi crederà veramente che gli Stati Uniti si preparano ad aprire un nuovo fronte militare contro l’Iran?


La Risoluzione 1929 dell’ONU

Cosa dice la risoluzione 1929, che presenta tutta una nuova raffica di sanzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU il 9 giugno scorso? “Il Consiglio di sicurezza ha votato l’imposizione di una quarta serie di ampie sanzioni contro la Repubblica islamica dell’Iran, che comprendono un embargo sulle armi come anche dei: controlli finanziari più severi”. Il presidente Ahmadinejad ha, da parte sua, qualificato la risoluzione del Consiglio di carta sporca senza valore (5). Contrariamente a M. Chossudovsky noi non crediamo che tale risoluzione fornisca “semaforo verde all’alleanza militare Stati-Uniti-NATO-Israele per minacciare l’Iran di un attacco nucleare preventivo e punitivo, corroborato dal sigillo del Consiglio di sicurezza dell’ONU.” (6)

E’ d’altronde la ragione che spiega perché gli alleati dell’Iran, la Russia e la Cina, hanno preferito votare a favore di questa ingiusta risoluzione, iniqua ma in pratica inoffensiva, che entrambe queste potenze non hanno affatto l’intenzione di rispettare, come sospetta il signor Chossudovsky: “se essa fosse pienamente applicata, non solamente la risoluzione invaliderebbe gli accordi bilaterali di cooperazione militare con l’Iran, ma creerebbe una breccia nell’Organizzazione della cooperazione di Shangai (OCS)”. (7) Buona conclusione signor Chossudovsky.

E’ pericoloso per i democratici del mondo e per i popoli intrisi di pace e di giustizia, speculare sulle alleanze imperialiste e proporre d’appoggiare un’alleanza aggressiva (l’OCS) contro un’altra alleanza aggressiva (la NATO) come suggerisce l’autore dell’analisi: “La Federazione Russa e la Repubblica popolare Cinese hanno ceduto alle pressioni americane e hanno votato a favore di una risoluzione, che non è solo pregiudizievole per la sicurezza dell’Iran, ma che indebolisce seriamente e sabota il loro ruolo strategico come potenziali potenze mondiali rivali sullo scacchiere geopolitica eurasiatico”. (8) Cosa ha guadagnato il mondo dal rinforzarsi delle potenze rivali russa e cinese? La guerra fra potenze rivali?

Come prova, che nessuno conta di rispettare questa nuova raffica di sanzioni adottata dal Consiglio di sicurezza, pochi giorni dopo l’adozione della Risoluzione 1929, il Pakistan firmava un accordo d’approvvigionamento di gas con l’Iran e apriva la porta all’approvvigionamento cinese tramite un oleodotto, che evita il tanto minacciato Stretto di Ormuz. Questo ultimo punto è di natura tale da indisporre fortemente gli americani (9) che perdono così un potente mezzo di pressione sull’economia cinese. Noi l’abbiamo già scritto, gli americani non fanno la guerra in questa parte del mondo per costruire degli oleodotti ed assicurare l’approvvigionamento in idrocarburi, ma per ostacolare la costruzione d’oleodotti e l’approvvigionamento dei loro concorrenti commerciali in petrolio e in gas a prezzi economici (10).

Gli americani desiderano, in questo momento storico, perturbare l’approvvigionamento di petrolio e di gas dei loro alleati europei e giapponesi, come dei loro concorrenti e fornitori indiani e cinesi? Non lo crediamo. Un aumento drastico del prezzo delle energie fossili, trascinerebbe l’economia americana e mondiale in una crisi indescrivibile, mentre essa non si è ancora rimessa dalla crisi speculativa conto l’euro (11).


Chi è minacciato dalla portaerei americana e dai suoi complici israeliani?

E’ vero che il lupo americano morde in queste contrade e che prepara un’aggressione a grande scala, ma non è con l’Iran, che se la prenderà questa volta. I popoli del Pakistan e del sud dell’Afganistan corrono immensi pericoli e ci si può aspettare dei bombardamenti massicci e dei massacri di massa in queste due regioni. Quelli che desiderano comprendere le ragioni del movimento a favore del combattimento in Medio-Oriente, devono guardare all’espulsione del generale in capo delle truppe d’occupazione americane in Afganistan, il generale McChrystal, “dimissionato” per aver rifiutato di condurre una nuova sanguinosa offensiva assassina nella provincia del Kandahar (12). Non si deve gridare al lupo, non appena una portaerei americana si sposta – si spostano in continuazione – ma è necessario analizzare la situazione, senza lasciarsi ingannare dagli ufficiali dello Stato Maggiore israeliano, senza una tale prudenza elementare, l’analista diventa il loro portavoce, ed il loro “papagaio” (pappagallo).

Si deve denunciare l’aggressione imminente delle forze combinate della NATO, d’Israele e degli Stati Uniti contro la resistenza e contro i popoli del nord del Pakistan e del sud dell’Afganistan.

Robert Bibeau

03 luglio 2010

Noam Chomsky: «Stati falliti. Abuso di potere e assalto alla democrazia in America»


Di Noam Chomsky mi erano noti i testi di linguistica e di filosofia del linguaggio. Testi piuttosto difficili su una matera – la natura del linguaggio umano – già di per sé difficile. Ma forse è questa la migliore preparazione per poi passare ad indagare la natura del potere e l’essenza degli stati. Molto ci sarebbe da riflettere su questo libro di Chomsky, che ci ha invogliato a comprare tutti i suoi libri che abbiamo trovato in commercio e di cui parleremo singolarmente, salvo poi ritornarci sopra tutte le volte che ne avremo il tempo o ci parrà il caso. Tra questi annunciamo “La fabbrica del consenso”, “Capire il potere”, “Sulla nostra pelle”. Il Chomsky analisti o filosopo del potere mi appare non meno interessente e forse più comprensibile del Chomsky linguista, la cui lettura è peraltro assai remoto nel tempo.

Non mi sono note e poco adesso mi interessano le fonti giuridiche a cui Chomsky ha attinto, peraltro da lui dichiarate. Ma molto mi fa riflettere uno dei concetti centrali del libro: il principio di autoesenzione dal rispetto delle norme internazionali per un verso e per l’altro la fine dello stato di diritto e di ogni democrazia sostanziale all’interno. Parliamo degli Stati Uniti d’America, spesso e acriticamente indicati come la terra della democrazia e della libertà. Intanto, una terra ed un popolo che si è concimato sul genocidio della popolazione autoctona. Non pare un caso che si pensa di poter adottare lo stesso modello in Medio Oriente ed in particolare in Palestina: i palestinesi come gli indiani d’America, i pellerossa, stesso destino, stesso silenzio, stesso occultamento di cadaveri e di genocidio, o addirittura costruzione di un mito ed un’epopea – di cui tutti i popoli hanno bisogno – su un vero e proprio genocidio, spudoratamente propagandato da una filmistica di cui siamo stati tutti vittime. Abbiamo giocato tutti da bambini simulando lotte contro i pellerossa, dipinti come i selvaggi.

Le analisi che si trovano nel testo di Chomsky non sono meramente descrittive, ma aiutano a comprende il fenomeno nel suo farsi che è a noi ancora terribilmente attuale. Il libro è stato scritto ed è uscito in italiano nel 2007, ben prima dell’assalto alla Flotilla. Ma fa ben comprendere ciò che successo poche settimane fa ed i cui effetti non sono ancora cessati. Il caldo mentre scrivo è soffocante e tocca smettere, ma non prima di aver abbozzato un concetto che non mi stancherò di sviluppare ad ogni occasione che si presenterà. Se gli USA (e Israele) pensano di potersi sottrarre a qualsiasi rispetto di quelle norme che si sono sviluppate nel tempo e che vengono chiamate con il nome di diritto internazionale. A proposito di questa disciplina che ho studiato all’università ed in vari master ricordo di un docente che parlando di un libro appena uscito con il titolo “Il diritto internazionale e il principio di effettività” osserva che doveva esservi stato un errore di stampa. Il titolo corretto avrebbe dovuto essere: “Il diritto internazionale ossia il principio di effettività”. Voleva significare che non essere nessuna coazione al rispetto delle norme internazione, almeno nella stesso forma in cui può avvenire nel diritto interno.

Ma allora perché si è sviluppato un diritto internazionale e gli stati per il passato o per il presente a volte lo rispettano, altre no ovvero cercano tutti i modi di eluderlo? La spiegazione che io mi sono data è riconducibile ad Hobbes ed alla sua concezione della pluralità degli Stati come soggetti che vivono ed operano nello stato di natura, dove ognuno tenta di sopraffare l’altro. Vale anche nella relazioni internazionali la prima legge di natura che nella sua prima parte dice che occorre cercare con tutti i mezzi possibili la pace, perché solo questa ci dà la vera sicurezza. Gli stati vivono nel timore reciproco e sanno che conviene loro rispettare i patti contratti e le norme consolidate.

Per venire rapidamente a noi diciamo che questo modello salta quando esiste una sola superpotenza che non deve temere nessuno che abbia eguale potenza e per questo può imporre il suo arbitrio ed il suo capriccio. È ciò che succede nella nostra epoca con gli USa ed il suo pendant Israele, il cui esercito pretende addirittura di essere “il più morale del mondo”, anzi della Storia. Perché sia ristabilito un regime di norme rispettate da tutti è necessario che il mondo torni ad essere multipolare, non unipolare. L’utopia dello Stato Unico Mondiale si sta rivelando per quello che è: un regime di arbitrio e di tirannia, di genocidio e schiavitù e con la perversione del linguaggio (quanto è utile in questi casi una formazione linguistica e filologica come quella di Chomsky) anche un regime della Menzogna. Già Hobbes parlava del regno delle tenebre per indicare il sopravvento della menzogna.
di Antonio Caracciolo

02 luglio 2010

Gli USA, lo spettro del default






Lo so, lo so. L'avrò scritto venti volte che, mentre ci trastulliamo con un .5 % in più o meno di deficit (che pure vuol dire lacrime e sangue per essenziali servizi, indispensabili presidi e storiche fondazioni, non essendo vero che tutto quel che DOVRA' essere tagliato sia superfluo e/o inutile) mentre ci trastulliamo con queste cose, passando poi all'ultimo grido di tinture canine o al calamaro gigante spiaggiato in Sicilia, ci sono argomenti di un certo qual interesse su cui discutere.

Vediamo di fare un piccolo riassunto:

L'economia mondiale è finita.

L'economia USA sta risorgendo dalle sue ceneri non come una fenice ma come uno Zombi.

Il thriller chiamato La Grande Crisi è solo alla fine del primo tempo.



L'avrò scritto ma FORSE, nel momento in cui continuano a dirci che tutto sta andando sempre meglio, pare opportuno ricordarlo. Benchè si possano scrivere decine di post, interi libri, oceani di inchiostro, multiversi di byte, alla fine le cose stanno cosi:

Gli USA sono diretti verso il default. Nel processo si trascineranno dietro il sistema finanziario mondiale.

Esagerazioni?

Solo per coloro i quali ritengono che l'espressione "a lungo termine" vada intesa per qualunque periodo superiore ad un anno.

Non sarò un pochino esagerato?

Beh, sinceramente, non credo.

Se gli USA vanno in default, credo ne converrete, si può ritenere che l'economia mondiale o per meglio dire la parte monetaria e finanziaria della stessa, sia finita, a meno di una lucida pianificazione del doloroso passaggio.

Beh, questo, il default prossimo venturo degli USA, scusate la semplicità/rozzezza, lo ritengo un fatto certo.

Il deficit americano viaggia infatti ad un ritmo MEDIO superiore al 10% del PIL già da tre anni.

Il debito pubblico americano cresce del 20% all'anno, DA BEN 5 ANNI.

Dall'Aprile 2005 ad oggi, infatti è raddoppiato.

Entro l'anno, o al massimo entro i primi mesi del 2011, stando così le cose, il debito pubblico americano, che ha da poco superato i 13 k-miliardi, sfonderà i 14 trilioni di dollari ( 14.000 miliardi di dollari), una cifra circa pari al 100% del PIL.

Entro il 2011 ci avrà raggiunto, intorno al 120%, ed entro il 2015 avrà raggiunto il Giappone.

Non vi basta? allora guardiamo il combinato disposto degli interessi federali, statali, delle varie istituzioni E di quelli privati ( mutui, prestiti, etc). Sono quasi 2000 miliardi di dollari. Ovvero il 14% del Prodotto interno lordo. Un valore enorme. In pratica il debito complessivo pubblico e privato è già oltre il 340% del PIL.

E questo, badate bene, solo perchè la FED sta nuovamente regalando denaro alle banche (ad un tasso se ben ricordo, intorno allo 0.5% all'anno) e quindi tiene artificialmente bassissimi gli interessi sui debiti privati. Al primo stormir di foglie andrà MOLTO peggio.

Se volete farvi venire le vertigini Ecco un link che dà il quadro generale delle principali economie.

Il punto è, ancora una volta, che questo trend è IMPOSSIBILE DA FRENARE, figuriamoci invertire, per il banal motivo che non è nemmeno lontanamente concepibile, nei prossimi anni, una crescita a due cifre dell'economia USA, crescita che del resto permetterebbe a stento di mantenere il livello di indebitamento/deficit, comunque elevatissimo, anche tenendo conto che quello del settore privato è ancora peggio di quello pubblico e quindi gli utili da tassare/tosare per raddrizzare il budget federale sono e saranno ben poca cosa.

Ma vi è di peggio. Negli USA, ve lo ricorderete, la previdenza è quasi interamente privata ( Obama ha cominciato ad invertire la rotta, per garantire un minimo di assistenza anche ai meno abbienti ma la cosa, purtroppo pesa ancora di più sulle casse dello stato). Anche questa previdenza presenta costi in aumento verticale e va a drenare risorse che quindi non possono essere utilizzate per ripianare i conti dello stato.

Insomma: gli USA, non solo come Stato ma come nazione (noi tutti, in ultima analisi) hanno fatto una enorme scommessa, pagabile in un remoto futuro, su una crescita sufficiente a pagare la scommessa fatta. E l'hanno persa.

Purtroppo il remoto futuro è arrivato e, avendo perso la scommessa, non vi sono i soldi per pagarla. Il denaro virtuale, necessario ad onorare le poste, tale resta e resterà.

Questo sono, quindi, i cosidetti debiti sovrani: delle scommesse perse.

Finchè si trattava di un piccolo paese, come la Grecia, si è trovato il sistema ( o la quadra, come si usa dire in questi giorni) trasferendo la scommessa su spalle più solide.

Ma in questo caso spalle più solide non ve ne sono ed anzi, già ora, la scommessa continua ad essere onorata, in piccole tranches e con crescente difficoltà, da chi ha appena cominciato a giocare. I paesi emergenti, naturalmente, la Cina, l'India, la Corea...

Alla fin fine, se ci pensate è un immane schema Ponzi, su scala planetaria.

In questo schema, come del resto nei suoi esempi più classici, oltre un certo livello NESSUNO va a vedere davvero cosa c'e' dietro le carte e i numeri, perchè farlo vorrebbe dire contabilizzare perdite enormi, portare al fallimento il proprio istituto e fo***re per benino la propria luminosa carriera da top manager.

Purtuttavia, prima o poi, qualche cosa nel complesso meccanismo cede e i sistemi di sicurezza non riescono a frenare la reazione a catena. BUM.

Quando?

Come?

Beh, presto, anche solo per la cruda potenza dei numeri.

Gli allarmi stanno già suonando, peraltro, in un forzoso disinteresse quasi totale.

Alla fine, quindi, il pianetino in arrivo nel 2012 (forse prima) non sarà qualcosa di palpabile, di reale, ma, come in fondo è giusto, in questo multiverso virtuale, un pianetino virtuale che craterizzerà gli altrettanto immaginari sistemi cartacei e risparmi mondiali.

Distrutta cosi la credibilità delle banche centrali, i risparmi e probabilmente le monete, resterà da trovare, a polverone depositato, un bene posto a garanzia delle nuove monete che risorgeranno, inesorabilmente, dopo il patacrac.

Continuo a pensare che vi siano due alternative possibili: una moneta universale basata su una qualche unità di misura di energia (il kWh potrebbe andare bene) o una moneta il cui valore sarà garantito da beni fisici: immobili, terreni, infrastrutture o intellettuali: brevetti, ad esempio. Come ben sanno i vecchi lettori ho una vecchia fissa in merito ed è l'esempio dato dalle monete coloniali pre unioniste.

Dopo tanti sconquassi è altamente probabile che, per un bel pezzo nessuno vorrà sentire parlare di monete e valute virtuali. Il denaro verrà messo in circolo da coloro che lo chiederanno DIRETTAMENTE in prestito alle banche centrali, mettendo a garanzia beni reali. Del resto il sistema bancario, premessa necessario per la creazione di quelle economie cartacee, avrà virtualmente cessato di esistere.

Certo: vi sarà una stretta creditizia ENORME rispetto alla situazione attuale.

E' una logica conseguenza della fine dell'illusione della crescita infinita.

In un mondo dove più che la crescita sarà l'evoluzione a dominare, questo non dovrebbe costituire un problema, anzi.

Credo che i nostri figli e/o nipoti non riusciranno mai a comprendere come potessimo credere che il gioco sarebbe continuato sine die e come non ci si sia accorti in tempo del disastro in arrivo. Eppure, la Storia insegna che tutto ha una semplice, sempiterna, disarmante spiegazione che consiste nella sostanziale incapacità reale di scontare correttamente gli effetti a lungo termine.

Il punto di vista unanime e prevalente, quando qualcuno prova a farlo, è stato ben espresso da una memorabile frase, ovviamente di Keynes: "nel lungo termine saremo tutti morti".

Il che è verissimo, ovviamente.

Si potrebbe, magari, discutere sul come arrivare a quel pochissimo atteso traguardo.

Ecco che, di nuovo, Keynes ci suggerisce come:

  • The day is not far off when the economic problem will take the back seat where it belongs, and the arena of the heart and the head will be occupied or reoccupied, by our real problems — the problems of life and of human relations, of creation and behaviour and religion. (First Annual Report of the Arts Council (1945-1946))

Non è lontano il giorno in cui il problema economico prenderà il posto che gli compete, ovvero il sedile posteriore e l'arena del cuore e la testa saranno occupate o ri-occupate dai nostri reali problemi, i problemi della vita e delle relazioni umane, della creazione e del comportamento e della religione....

Ecco.

di Pietro Cambi

01 luglio 2010

Un attacco imminente contro il Pakistan



Perché gridare “al lupo” con lo Stato Maggiore israeliano?

Si fa molto caso al fatto che, già da qualche giorno, uno squadra americana ha attraversato il Canale di Suez in direzione del Mar Rosso. La portaerei Truman e una dozzina di navi di scorta, fra cui un lancia missili israeliano, si dirigono verso il Golfo Persico, a quanto scrive lo stesso giornale Haaretz, con notizie di prima mano in provenienza dallo Stato Maggiore israeliano (1).

Nel frattempo ufficiali dell’armata israeliana, sempre loro, informavano il Sunday Times di Londra, dell’accordo con l’Arabia Saudita, per un uso offensivo del suo spazio aereo, in previsione di un attacco israeliano imminente contro i centri di ricerca nucleare iraniani. Di fronte ad un’immediata smentita formale ed ufficiale dell’Arabia Saudita, i venditori di voci si sono fatti suggerire come via alternativa sia la Giordania, che l’Irak o il Kuwait, sotto occupazione americana (2), che sarebbero il nuovo corridoio dell’attacco imminente contro l’Iran. Bombe da varie tonnellate di peso, le anti-bunkers Blu-117, sarebbero inviate verso la base americana di Diego Garcia e verso i depositi di sicurezza americani in Israele. Gli aerei americani B-2, capaci di bucare le difese anti-aeree iraniane, sarebbero pronti a decollare per attaccare l’Iran, senza contare qualche sottomarino nucleare Dolphin, fornito dalla Germania ad Israele, che sarebbe in immersione nel Golfo Persico.

Come se questo scenario apocalittico non fosse sufficiente, il giornale il Manifesto, fornisce un’informazione molto precisa, anch’essa proveniente dallo Stato Maggiore israeliano: truppe aerotrasportate e marines farebbero parte della squadra che ha attraversato il canale di Suez. Il misterioso ufficiale dello Stato Maggiore israeliano ha rifiutato, tuttavia, di svelare la data e l’ora precise dell’attacco contro le centrali nucleari iraniane di Bushehr. Ci si meraviglia di una tale mancanza di cortesia dalla parte di un ufficiale tanto prolisso (3)

Per Michel Chossudovsky l’ultima risoluzione del consiglio di sicurezza dell’ONU, che autorizza delle sanzioni aggravate contro l’Iran, non sarebbe niente altro che un semaforo verde dell’ONU, ad un attacco preventivo americano-israeliano contro l’Iran. Il signor Chossudovsky conclude che “La risoluzione del Consiglio di sicurezza trasforma l’Iran in una facile preda”. (4)

Nessuna risoluzione dell’ONU può trasformare l’Iran in una facile preda per l’imperialismo americano. Gli Stati Uniti lo hanno già provato al momento dell’invasione dell’Irak, fanno a meno delle risoluzioni dell’ONU, quando decidono d’aggredire e d’invadere uno Stato libero ed indipendente. Gli Stati Uniti non hanno assolutamente necessità degli aerei F-16 di cui hanno fornito gli israeliani, come anche della nave porta missili e ancora meno del sottomarino nucleare israeliano, di seconda mano, per effettuare una tale aggressione, contro i centri di ricerca nucleare iraniani. Al momento dell’attacco contro l’Afganistan, come anche al momento dell’invasione dell’Irak , ufficialmente, le truppe israeliane erano state tenute lontano dal teatro delle operazioni. Se aerei B-2 sono stati localizzati a Diego Garcia, possono effettuare il lavoro di distruzione, ed è inutile implicarci gli aerei americani pilotati dagli israeliani, è totalmente ridicolo portare una portaerei americana nel Golfo Persico per renderla preda della contro-offensiva iraniana e per eventualmente bloccarla, con tutta la sua squadra in questo piccolo mare interno, nel caso della chiusura dello stretto di Ormuz.

Infine, gli Stati Uniti, si sarebbero ridotti a prospettare l’utilizzo dell’arma atomica contro l’Iran? No, sicuramente non ancora. Ultimo argomento, dopo il crollo irakeno dal quale gli americani non sono ancora usciti, ma dal quale sperano di uscire prossimamente, grazie alla collaborazione dell’Iran sciita, e del suo appello alla calma, rivolto ai resistenti sciiti irakeni, è assolutamente escluso che gli Stati Uniti possano prospettarsi uno sbarco e un’invasione terrestre dell’Iran. Siamo seri, un milione di soldati irakeni sono stati tenuti sotto scacco dall’Iran khoomeinista. Quanti soldati americani sarebbero necessari per occupare il territorio iraniano?

Senza contare che le truppe della NATO affondano sempre più nella palude afgana, dove sono poste sotto scacco dalla resistenza afgana, non beneficiante affatto del sostegno iraniano, ma solamente del sostegno dei loro fratelli d’armi del Pakistan, dove gli attacchi aerei americani fanno numerose vittime civili, senza peraltro, marcare alcun successo militare. Immaginate qualche istante l’avvenire delle truppe della NATO in questa parte del mondo se l’Iran sostenesse la resistenza afgana, la resistenza pakistana, e se lanciasse la resistenza sciita irakena, contro i collaboratori kurdi e contro i collaboratori irakeni! Dopo tutti questi disastri militari americani, chi crederà veramente che gli Stati Uniti si preparano ad aprire un nuovo fronte militare contro l’Iran?


La Risoluzione 1929 dell’ONU

Cosa dice la risoluzione 1929, che presenta tutta una nuova raffica di sanzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU il 9 giugno scorso? “Il Consiglio di sicurezza ha votato l’imposizione di una quarta serie di ampie sanzioni contro la Repubblica islamica dell’Iran, che comprendono un embargo sulle armi come anche dei: controlli finanziari più severi”. Il presidente Ahmadinejad ha, da parte sua, qualificato la risoluzione del Consiglio di carta sporca senza valore (5). Contrariamente a M. Chossudovsky noi non crediamo che tale risoluzione fornisca “semaforo verde all’alleanza militare Stati-Uniti-NATO-Israele per minacciare l’Iran di un attacco nucleare preventivo e punitivo, corroborato dal sigillo del Consiglio di sicurezza dell’ONU.” (6)

E’ d’altronde la ragione che spiega perché gli alleati dell’Iran, la Russia e la Cina, hanno preferito votare a favore di questa ingiusta risoluzione, iniqua ma in pratica inoffensiva, che entrambe queste potenze non hanno affatto l’intenzione di rispettare, come sospetta il signor Chossudovsky: “se essa fosse pienamente applicata, non solamente la risoluzione invaliderebbe gli accordi bilaterali di cooperazione militare con l’Iran, ma creerebbe una breccia nell’Organizzazione della cooperazione di Shangai (OCS)”. (7) Buona conclusione signor Chossudovsky.

E’ pericoloso per i democratici del mondo e per i popoli intrisi di pace e di giustizia, speculare sulle alleanze imperialiste e proporre d’appoggiare un’alleanza aggressiva (l’OCS) contro un’altra alleanza aggressiva (la NATO) come suggerisce l’autore dell’analisi: “La Federazione Russa e la Repubblica popolare Cinese hanno ceduto alle pressioni americane e hanno votato a favore di una risoluzione, che non è solo pregiudizievole per la sicurezza dell’Iran, ma che indebolisce seriamente e sabota il loro ruolo strategico come potenziali potenze mondiali rivali sullo scacchiere geopolitica eurasiatico”. (8) Cosa ha guadagnato il mondo dal rinforzarsi delle potenze rivali russa e cinese? La guerra fra potenze rivali?

Come prova, che nessuno conta di rispettare questa nuova raffica di sanzioni adottata dal Consiglio di sicurezza, pochi giorni dopo l’adozione della Risoluzione 1929, il Pakistan firmava un accordo d’approvvigionamento di gas con l’Iran e apriva la porta all’approvvigionamento cinese tramite un oleodotto, che evita il tanto minacciato Stretto di Ormuz. Questo ultimo punto è di natura tale da indisporre fortemente gli americani (9) che perdono così un potente mezzo di pressione sull’economia cinese. Noi l’abbiamo già scritto, gli americani non fanno la guerra in questa parte del mondo per costruire degli oleodotti ed assicurare l’approvvigionamento in idrocarburi, ma per ostacolare la costruzione d’oleodotti e l’approvvigionamento dei loro concorrenti commerciali in petrolio e in gas a prezzi economici (10).

Gli americani desiderano, in questo momento storico, perturbare l’approvvigionamento di petrolio e di gas dei loro alleati europei e giapponesi, come dei loro concorrenti e fornitori indiani e cinesi? Non lo crediamo. Un aumento drastico del prezzo delle energie fossili, trascinerebbe l’economia americana e mondiale in una crisi indescrivibile, mentre essa non si è ancora rimessa dalla crisi speculativa conto l’euro (11).


Chi è minacciato dalla portaerei americana e dai suoi complici israeliani?

E’ vero che il lupo americano morde in queste contrade e che prepara un’aggressione a grande scala, ma non è con l’Iran, che se la prenderà questa volta. I popoli del Pakistan e del sud dell’Afganistan corrono immensi pericoli e ci si può aspettare dei bombardamenti massicci e dei massacri di massa in queste due regioni. Quelli che desiderano comprendere le ragioni del movimento a favore del combattimento in Medio-Oriente, devono guardare all’espulsione del generale in capo delle truppe d’occupazione americane in Afganistan, il generale McChrystal, “dimissionato” per aver rifiutato di condurre una nuova sanguinosa offensiva assassina nella provincia del Kandahar (12). Non si deve gridare al lupo, non appena una portaerei americana si sposta – si spostano in continuazione – ma è necessario analizzare la situazione, senza lasciarsi ingannare dagli ufficiali dello Stato Maggiore israeliano, senza una tale prudenza elementare, l’analista diventa il loro portavoce, ed il loro “papagaio” (pappagallo).

Si deve denunciare l’aggressione imminente delle forze combinate della NATO, d’Israele e degli Stati Uniti contro la resistenza e contro i popoli del nord del Pakistan e del sud dell’Afganistan.

Robert Bibeau