21 dicembre 2010

Gli Euro Bond


In campo economico e monetario, oltre ad avere le idee chiare ed aver capito come si incastrano i vari meccanismi, da chi vengono orchestrati, a favore di chi e per quali inconfessabili scopi, è necessario soprattutto mantenere coerenza e comportamenti consequenziali con le proprie analisi ed i propri convincimenti maturati nel tempo, ancor più se questi si stanno rilevando più che utili, indispensabili alla normalizzazione della situazione economica ed occupazionale e funzionali al conseguimento del bene comune di tutti e di ciascuno. Non è possibile, dopo aver recentemente e pubblicamente modificato i propri convincimenti per quanto attiene all’emissione monetaria ed aver concluso e riconosciuto la necessità che sia lo Stato a ritornare a battere moneta in prima persona sulla scia della centennale e positiva esperienza pregressa, come ha recentemente affermato pubblicamente Marco Della Luna, e poi entusiasmarsi per gli Eurobond proposti dal Ministro Tremonti in campo europeo. Posso comprendere che la solita cricca ammantata dell'aureola bocconiana così cara alla cupola monetaria spinga per far si che ciò avvenga. Al banchiere interessa e si adopera affinché venga creato del debito da amministrare, qualunque sia ma sempre garantiti da titoli reali, sul quale lucrare e mediante il quale imporre le solite condizioni capestro che approdano come sempre accade, all’esproprio dei beni materiali di qualunque natura del debitore. Ovviamente per quanto riguarda i titoli ricevuti in garanzia, quelli di stato sono più graditi delle cambiali private, i titoli europei lo sono ancor dippiù, meglio ancora se garantiti dall'oro come già suggerito dalla cricca dei scodinzolanti economisti di vecchia memoria, sempre quelli per intenderci che sino al giorno prima non si erano accorti dell'incombenza dell'ultima devastante crisi economica. Se l’iniziativa di lanciare gli Eurobond del nostro Ministro, che tanto piace a questa razza di economisti, è una mossa che serve a dimostrare che anche questa strada non è percorribile per l’indisponibilità di alcuni Paesi, tra i quali Francia e Germania, di farsi carico dei pesi altrui, come ha evidenziato lo stesso Della Luna, allora, se non altro che per esclusione, occorre ricercare altre soluzioni capaci di reperire risorse per far ripartire l’economia e l’occupazione, senza creare nuovi debiti sia pubblici che privati. Il limite degli Eurobond è proprio questo, oltre all’assurdità di creare nuovo debito ed impastoiarsi ancor più nei confronti dei soliti banchieri. Sulle questioni economiche e monetarie non è possibile saltare i passaggi essenziali e non tenere conto degli interessi nazionali del proprio Paese, ne è pensabile voler unificare Nazioni diverse per cultura, per stato sociale, per capacità produttiva, ed ancor più per capacità creativa ed inventiva, che verrebbe definitivamente mortificata, attraverso ed utilizzando la leva del debito, che dovrebbe diventare comunitario e costruito con gli Eurobond. Come abbiamo dovuto prendere atto, il marchingegno degli Eurobond non funziona e contestualmente non può essere perso di vista quello che oggi per noi italiani è lo scopo prioritario che deve perseguire la Politica, indipendentemente dai contrasti tra governo ed d’opposizione. Ciò in primis riguarda proprio la ripresa dell'economia reale e delle attività economiche, quelle per intenderci capaci di riassorbire la disoccupazione che in barba a tutte le chiacchiere continua a crescere insieme e quasi di pari passo al debito pubblico. Non si riesce a far ripartire l’economia poiché non si dispongono le risorse necessarie per finanziare le attività vecchie o nuove che siano. Prima o al massimo contestualmente di perseguire il riassetto europeo sistemiamo casa nostra. Assistiamo alla violenta ed atavica disputa politica tra maggioranza ed opposizione per futili motivi, tra maggioranza ed ex pezzi della stessa per stabilire chi è più liberale, nella quale la maggioranza glissa sul come uscire dalla crisi economica e l’opposizione si guarda bene da avanzare proposte e denunciare in favore delle fasce sociali che si stanno sempre più impoverendo e degli imprenditori che stanno fallendo, che il tutto é causato dalle ingentissime risorse sottratte dal mercato, spesso a propria insaputa, a favore dei banchieri. Smettiamo di ricercare soluzioni attraverso l'ulteriore indebitamento così caro ai banchieri, liberiamoci della foglia di fico del liberalismo dietro la quale si annida la pattuglia dei dissidenti dell’attuale maggioranza, congeniale ai banchieri, smaniosi di acquisire, con il candido e innocente sussurro delle privatizzazioni, le migliori aziende dello Stato invidiateci da tutto il mondo, con la scusa di alleggerire il “debito pubblico” e per ammansire la canee dei famelici banchieri che con il giochino delle tre carte, con l’emissione monetaria taroccata, con le agenzie di rating, con l’esclusiva per grazia ricevuta, di battere moneta, amministrano il pseudo debito costruito appunto con i raggiri sopra descritti. Smettiamo di costruire debito mediante l’emissione di titoli di debito dello Stato per farli scontare alla solita cupola monetaria. Se i titoli di debito emessi dallo Stato, sono accettati allo sconto da questi avvedutissimi, prudentissimi ed insindacabili strozzini in guanti bianchi, debbono essere buoni per il mercato anche i titoli monetari emessi dalle stessa Pubblica Amministrazione. Poiché il trattato di Maastrikt è già stato ampiamente violato da Paesi ben più blasonati del nostro, ritorniamo senza esitazioni a battere moneta in proprio come abbiamo saputo fare così bene per




oltre 100 anni. Diamo risposte concrete all’opposizione poiché ci procuriamo la capacità di spesa per rilanciare le attività produttive e l‘occupazione senza indebitarci, salviamo gli imprenditori dalle angherie e dallo strangolo bancario e monetario ulteriormente pianificato da “Basilea 3”, con un colpo solo ci liberiamo dai ricatti e dall'assillo delle agenzie di rating ogni volta che si avvicina la data di scadenza o rinnovo dei titoli, risparmiamo la non lieve cifra degli interesii passivi (al tasso dell'1% 80 miliardi di euro all’anno e già si trama per aumentare tassi & affini vari), l’Esecutivo di qualunque colore sia, recupera la propria capacità politica di programmare la politica nazionale, attualmente miseramente relegata a rastrellare risorse dal mercato per convogliarle ai banchieri. Se poi la residua cupola bancaria-monetaria dovesse, come suo costume, influenzare le solite agenzie di rating e per alterare il livello dei cambi, saremmo felicissimi sia quando svalutano che quando rivalutano la moneta nazionale: disponiamo delle appropriate terapie per ogni circostanza. L'essenziale è che non siano i banchieri a gestirle.
Questo è il compito della politica seria e di tutti i cittadini consapevoli. Pensare di sottrarsi a queste incombenze è da irresponsabili sia nei confronti del prossimo ed ancor più dei propri figli.
La validità della instancabile proposta avanzata da sempre da Della Luna di espatriare per ricercare condizioni migliori, ma con il sottinteso messaggio subliminale di propagare la rassegnazione allo status quo, può essere ritenuta valida solamente dal concreto e pronto esempio di chi l’ha formulata.
di Savino Frigiola

20 dicembre 2010

Il crack del Banco Emiliano Romagnolo




Crack Banco Emiliano Romagnolo

Oggi ho ricevuto una mail sul fallimento del Banco Emiliano Romagnolo (BER) e il congelamento di conti correnti e dei titoli (che non sono di proprietà della banca) su disposizione della Banca d'Italia. Il blog ha verificato con una telefonata (la voce è stata modificata per evitare problemi a ci ha fornito le risposte) che è tutto vero. Provate a immaginare di trovarvi domani senza poter accedere al conto corrente, al bancomat, ai titoli in deposito, ai pagamenti automatici dal conto. Come vi sentireste?
Di seguito la segnalazione e l'intervista alla BER.

Segnalazione


"Voglio segnalare che il Banco Emiliano Romagnolo è stato bloccato dalla Banca d'Italia e che tutti i conto correnti sono stati congelati per evitare che tutti ritirino i soldi. Stanno cercando di vendere la banca al gruppo Intesa, non si sa altro. E dicono che fino al 7 gennaio non si saprà nulla. Passeranno le vacanze di Natale serene, loro! E non per il freddo... Mi ritrovo come tante altre persone a non poter ricevere bonifici, stipendi, addebiti e neanche ritirare contanti allo sportello. Il tutto senza preavviso e tenendo tutto nascosto. Ancora sui giornali non si legge niente.Chiamate direttamente voi in banca per vedere che è tutto vero:
0514135595 - 0514135539
Saluti" A.C.

Trascrizione telefonata del blog alla BER:


BER
: E’ stato durante un provvedimento di Banca d’Italia del 7 di dicembre in cui stabilisce che un congelamento dell’entrata e uscita dell’operatività dei conti correnti,questa tutela dei conti correnti , salvaguardare le procedure di transizione che ci sono in questo momento significa che il conto congelato, non si possono fare né ricevere bonifici assegni, RID, bancomat.. il conto è bloccato completamente. Purtroppo anche noi dipendenti siamo nella stessa situazione, non si riesce a fare la spesa, se qualcuno ha altra possibilità la situazione è cristallizzata allo stato in cui si trovava. Guardi, noi stessi che siamo all’interno che potevamo tutelarci, per prelevare, noi stessi siamo stati avvisati da un minuto all’altro, soprattutto nel rapporto con i clienti. Il 6 sera è stato preso questo provvedimento, emanato dalla Gazzetta Ufficiale della Banca d’Italia e sui giornali a tiratura nazionale. Il 7 mattina all’apertura della filiale ci ha comunicato questo. Provvedimento drastico, che chiaramente suscita, ha suscitato e susciterà enormi problemisti che alla Banca d’Italia stessa suppongo, altresì possa farlo, prenderà un sacco di denunce. Comunque sia, ovviamente che sono in forte difficoltà sono soprattutto le aziende, un disastro terribile.
Blog: Aldilà dei depositi dei CC, invece l’operatività della banca è semplice intermediaria tipo Conto Titoli anche quello è bloccato?
BER: Si Tutto, completamente tutto.
Blog: I titoli di fatto sono intestati al correntista, non alla banca.
BER: Si,bloccati nel senso che non possono essere trasferiti da un conto all’altro, lì sono e lì rimangono fino a che non si sbloccano, poi ognuno potrà disporre come vuole.
Blog:In questo periodo di congelamento non posso operare sui miei titoli?
BER: No, ma neanche sul conto corrente
Blog: Neanche da nessun altro operatore?
BER: Assolutamente no, guardi, non entrano nemmeno i bonifici
Blog:Sul conto mi è più facile capire perché è un asset della banca
BER: Capisco la sua obiezione, però anche i titoli fanno parte di una sorta di liquidità totale, credo che la maggior parte delle persone si preoccupi della liquidità per fare la spesa per pagare un mutuo, una utenza, un affitto.
Blog: Si, nella peggior delle ipotesi, congelato il conto corrente, liquido una parte dei titoli e mi arrangio in un altro modo
BER: Si ho capito, certo, infatti questo è un problema per la Borsa, per tutto, perché c’è una sorta di compra vendita, di negoziazione quanto meno, e comunque si investe anche finché tiene.

di Beppe Grillo

19 dicembre 2010

Neurolandia




http://profile.ak.fbcdn.net/hprofile-ak-snc4/hs458.snc4/50553_116118675092128_1410_n.jpg

Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna ormai stanno diventando il leitmotiv delle riflessioni delle comunità finanziarie internazionali, come se l'unica preoccupazione su cui ci dovremmo soffermare fosse la tenuta nel breve dei conti pubblici di questi paesi. Il cosa scegliere ed il dove posizionarsi a livello di investimento è stato da me ampiamente trattato in svariate occasioni e contesti mediatici, tuttavia l'interrogativo principe cui ci dovremmo porre in questo momento non è se il tal titolo di stato è a rischio default, ma piuttosto quale non lo sarà. Cercherò di trasmettervi questo mio pensiero nel modo più comprensibile possibile.


La crisi del debito sovrano in Europa è una crisi di natura strutturale (e non congiunturale) dovuta a fenomeni macroeconomici che hanno espresso tutto il loro potenziale detonante attraverso un modello di sviluppo economico turboalimentato da bassi tassi di interesse e costi irrisori di manodopera che porta il nome di globalizzazione. Quest’ultima non nasce dalla naturale evoluzione del capitalismo classico, quanto piuttosto è una soluzione studiata a tavolino da potenti lobby di interesse sovranazionale per risolvere l'angosciante diminuzione dei profitti e degli utili aziendali in USA ed in Europa, causa un progressivo ed inarrestabile processo di invecchiamento della popolazione unito ad una decadente natalità dei nuclei familiari.


Le grandi multinazionali vedranno infatti costantemente contrarsi sia i fatturati che i livelli di profitto in quanto ormai quasi tutti i mercati occidentali sono maturi, saturi o addirittura in declino (pensate al mercato automobilistico, non sono casuali le recenti esternazioni di Sergio Marchionne). Tra quindici anni le persone anziane, gli over sessanta, rappresenteranno una quota sempre più consistente delle popolazioni occidentali (in Italia saranno stimati quasi al 40%). Una persona anziana purtroppo non rappresenta il clichè del consumatore ideale, infatti contribuisce marginalmente poco al livello dei consumi rispetto ad un trentenne (quest’ultimo infatti si trova appena all’inizio del suo progetto di vita: si deve sposare, deve comprare un’abitazione, fare figli, acquistare un’autovettura, divertisi nel tempo libero, andare in vacanza, vestirsi alla moda e così via).


Se da una parte infatti diminuirà il livello dei consumi, dall’altra aumenterà invece il peso angosciante del welfare sociale (ricoveri, degenze, assistenza medica e pensioni di anzianità) andando a pesare sempre di più in percentuale ogni anno sul totale della ricchezza prodotta. In buona sostanza stiamo parlando di paesi (USA, Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna & Company) il cui destino è piuttosto ben delineato: inesorabile invecchiamento della popolazione, costante aumento dell’indebitamento pubblico, lenta deindustrializzazione e brutale impoverimento. Non so quanto potranno effettivamente servire i cosidetti programmi di austerity sociale, a meno di drastici e drammatici tagli alla spesa sociale ed alla pubblica amministrazione. Chi ha concepito la globalizzazione ha pensato proprio a questo ovvero come salvaguardare i livelli di profitto aziendali (e magari anche come farli aumentare) a fronte di un mutamento epocale della geografia dei consumi mondiali.

In Asia, con in testa Cina ed India, il 75% della popolazione ha un’età inferiore ai trentanni ed un reddito procapite in costante ascesa: si trattava pertanto di creare le premesse e le modalità per far aumentare il numero di persone che in queste regioni potessero iniziare a consumare a livelli similari a quelli occidentali. Grazie ad il WTO si è riusciti ad implementare un fenomenale trasferimento di posti di lavoro attraverso le “opportunità” delle delocalizzazioni produttive, spostando letteralmente fabbriche e stabilimenti, che avrebbero consentito di far nascere con il tempo una nuova classe media borghese disposta a spendere per le mode e le tendenze di consumo del nuovo millennio. Non bisogna essere economisti per rendersi conto di quanto esposto sopra: nel 2000 l’Asia contribuiva ad appena il 10% dei consumi mondiali, nel 2030 salirà a quasi il 40%. Come potenziale di crescita, ai mercati orientali si stanno affiancando anche i mercati dell’America Latina con la locomotiva Brasile in testa.

Stiamo pertanto assistendo ad un mutamento epocale: il baricentro economico e geopolitico del mondo si sta spostando verso Oriente ed anche verso il Sud del Pianeta. La crisi del debito sovrano in Europa è tutto sommato di portata inconsistente rispetto ai problemi che emergeranno nei prossimi cinque anni a fronte di oggettive difficoltà di approvvigionamento alimentare, soprattutto in Oriente che detiene superfici arabili decisamente incapaci a far fronte alla crescente domanda sia di cereali che (purtroppo) di carni da allevamento. Tra ventanni l’attuale modello economico dovrà essere in grado di fornire abitazioni, automobili, carburanti, acqua e cibo ad almeno 600 milioni di nuove persone: pertanto cominciate a chiedervi chi potrà ancora permettersi di avere il frigorifero pieno o i banchi del supermercati colmi e riforniti per accontentare lo scellerato e sfrenato consumismo del nuovo millennio. Destino manifesto per dirla alla Stewie Griffin.
di Eugenio Benetazzo

21 dicembre 2010

Gli Euro Bond


In campo economico e monetario, oltre ad avere le idee chiare ed aver capito come si incastrano i vari meccanismi, da chi vengono orchestrati, a favore di chi e per quali inconfessabili scopi, è necessario soprattutto mantenere coerenza e comportamenti consequenziali con le proprie analisi ed i propri convincimenti maturati nel tempo, ancor più se questi si stanno rilevando più che utili, indispensabili alla normalizzazione della situazione economica ed occupazionale e funzionali al conseguimento del bene comune di tutti e di ciascuno. Non è possibile, dopo aver recentemente e pubblicamente modificato i propri convincimenti per quanto attiene all’emissione monetaria ed aver concluso e riconosciuto la necessità che sia lo Stato a ritornare a battere moneta in prima persona sulla scia della centennale e positiva esperienza pregressa, come ha recentemente affermato pubblicamente Marco Della Luna, e poi entusiasmarsi per gli Eurobond proposti dal Ministro Tremonti in campo europeo. Posso comprendere che la solita cricca ammantata dell'aureola bocconiana così cara alla cupola monetaria spinga per far si che ciò avvenga. Al banchiere interessa e si adopera affinché venga creato del debito da amministrare, qualunque sia ma sempre garantiti da titoli reali, sul quale lucrare e mediante il quale imporre le solite condizioni capestro che approdano come sempre accade, all’esproprio dei beni materiali di qualunque natura del debitore. Ovviamente per quanto riguarda i titoli ricevuti in garanzia, quelli di stato sono più graditi delle cambiali private, i titoli europei lo sono ancor dippiù, meglio ancora se garantiti dall'oro come già suggerito dalla cricca dei scodinzolanti economisti di vecchia memoria, sempre quelli per intenderci che sino al giorno prima non si erano accorti dell'incombenza dell'ultima devastante crisi economica. Se l’iniziativa di lanciare gli Eurobond del nostro Ministro, che tanto piace a questa razza di economisti, è una mossa che serve a dimostrare che anche questa strada non è percorribile per l’indisponibilità di alcuni Paesi, tra i quali Francia e Germania, di farsi carico dei pesi altrui, come ha evidenziato lo stesso Della Luna, allora, se non altro che per esclusione, occorre ricercare altre soluzioni capaci di reperire risorse per far ripartire l’economia e l’occupazione, senza creare nuovi debiti sia pubblici che privati. Il limite degli Eurobond è proprio questo, oltre all’assurdità di creare nuovo debito ed impastoiarsi ancor più nei confronti dei soliti banchieri. Sulle questioni economiche e monetarie non è possibile saltare i passaggi essenziali e non tenere conto degli interessi nazionali del proprio Paese, ne è pensabile voler unificare Nazioni diverse per cultura, per stato sociale, per capacità produttiva, ed ancor più per capacità creativa ed inventiva, che verrebbe definitivamente mortificata, attraverso ed utilizzando la leva del debito, che dovrebbe diventare comunitario e costruito con gli Eurobond. Come abbiamo dovuto prendere atto, il marchingegno degli Eurobond non funziona e contestualmente non può essere perso di vista quello che oggi per noi italiani è lo scopo prioritario che deve perseguire la Politica, indipendentemente dai contrasti tra governo ed d’opposizione. Ciò in primis riguarda proprio la ripresa dell'economia reale e delle attività economiche, quelle per intenderci capaci di riassorbire la disoccupazione che in barba a tutte le chiacchiere continua a crescere insieme e quasi di pari passo al debito pubblico. Non si riesce a far ripartire l’economia poiché non si dispongono le risorse necessarie per finanziare le attività vecchie o nuove che siano. Prima o al massimo contestualmente di perseguire il riassetto europeo sistemiamo casa nostra. Assistiamo alla violenta ed atavica disputa politica tra maggioranza ed opposizione per futili motivi, tra maggioranza ed ex pezzi della stessa per stabilire chi è più liberale, nella quale la maggioranza glissa sul come uscire dalla crisi economica e l’opposizione si guarda bene da avanzare proposte e denunciare in favore delle fasce sociali che si stanno sempre più impoverendo e degli imprenditori che stanno fallendo, che il tutto é causato dalle ingentissime risorse sottratte dal mercato, spesso a propria insaputa, a favore dei banchieri. Smettiamo di ricercare soluzioni attraverso l'ulteriore indebitamento così caro ai banchieri, liberiamoci della foglia di fico del liberalismo dietro la quale si annida la pattuglia dei dissidenti dell’attuale maggioranza, congeniale ai banchieri, smaniosi di acquisire, con il candido e innocente sussurro delle privatizzazioni, le migliori aziende dello Stato invidiateci da tutto il mondo, con la scusa di alleggerire il “debito pubblico” e per ammansire la canee dei famelici banchieri che con il giochino delle tre carte, con l’emissione monetaria taroccata, con le agenzie di rating, con l’esclusiva per grazia ricevuta, di battere moneta, amministrano il pseudo debito costruito appunto con i raggiri sopra descritti. Smettiamo di costruire debito mediante l’emissione di titoli di debito dello Stato per farli scontare alla solita cupola monetaria. Se i titoli di debito emessi dallo Stato, sono accettati allo sconto da questi avvedutissimi, prudentissimi ed insindacabili strozzini in guanti bianchi, debbono essere buoni per il mercato anche i titoli monetari emessi dalle stessa Pubblica Amministrazione. Poiché il trattato di Maastrikt è già stato ampiamente violato da Paesi ben più blasonati del nostro, ritorniamo senza esitazioni a battere moneta in proprio come abbiamo saputo fare così bene per




oltre 100 anni. Diamo risposte concrete all’opposizione poiché ci procuriamo la capacità di spesa per rilanciare le attività produttive e l‘occupazione senza indebitarci, salviamo gli imprenditori dalle angherie e dallo strangolo bancario e monetario ulteriormente pianificato da “Basilea 3”, con un colpo solo ci liberiamo dai ricatti e dall'assillo delle agenzie di rating ogni volta che si avvicina la data di scadenza o rinnovo dei titoli, risparmiamo la non lieve cifra degli interesii passivi (al tasso dell'1% 80 miliardi di euro all’anno e già si trama per aumentare tassi & affini vari), l’Esecutivo di qualunque colore sia, recupera la propria capacità politica di programmare la politica nazionale, attualmente miseramente relegata a rastrellare risorse dal mercato per convogliarle ai banchieri. Se poi la residua cupola bancaria-monetaria dovesse, come suo costume, influenzare le solite agenzie di rating e per alterare il livello dei cambi, saremmo felicissimi sia quando svalutano che quando rivalutano la moneta nazionale: disponiamo delle appropriate terapie per ogni circostanza. L'essenziale è che non siano i banchieri a gestirle.
Questo è il compito della politica seria e di tutti i cittadini consapevoli. Pensare di sottrarsi a queste incombenze è da irresponsabili sia nei confronti del prossimo ed ancor più dei propri figli.
La validità della instancabile proposta avanzata da sempre da Della Luna di espatriare per ricercare condizioni migliori, ma con il sottinteso messaggio subliminale di propagare la rassegnazione allo status quo, può essere ritenuta valida solamente dal concreto e pronto esempio di chi l’ha formulata.
di Savino Frigiola

20 dicembre 2010

Il crack del Banco Emiliano Romagnolo




Crack Banco Emiliano Romagnolo

Oggi ho ricevuto una mail sul fallimento del Banco Emiliano Romagnolo (BER) e il congelamento di conti correnti e dei titoli (che non sono di proprietà della banca) su disposizione della Banca d'Italia. Il blog ha verificato con una telefonata (la voce è stata modificata per evitare problemi a ci ha fornito le risposte) che è tutto vero. Provate a immaginare di trovarvi domani senza poter accedere al conto corrente, al bancomat, ai titoli in deposito, ai pagamenti automatici dal conto. Come vi sentireste?
Di seguito la segnalazione e l'intervista alla BER.

Segnalazione


"Voglio segnalare che il Banco Emiliano Romagnolo è stato bloccato dalla Banca d'Italia e che tutti i conto correnti sono stati congelati per evitare che tutti ritirino i soldi. Stanno cercando di vendere la banca al gruppo Intesa, non si sa altro. E dicono che fino al 7 gennaio non si saprà nulla. Passeranno le vacanze di Natale serene, loro! E non per il freddo... Mi ritrovo come tante altre persone a non poter ricevere bonifici, stipendi, addebiti e neanche ritirare contanti allo sportello. Il tutto senza preavviso e tenendo tutto nascosto. Ancora sui giornali non si legge niente.Chiamate direttamente voi in banca per vedere che è tutto vero:
0514135595 - 0514135539
Saluti" A.C.

Trascrizione telefonata del blog alla BER:


BER
: E’ stato durante un provvedimento di Banca d’Italia del 7 di dicembre in cui stabilisce che un congelamento dell’entrata e uscita dell’operatività dei conti correnti,questa tutela dei conti correnti , salvaguardare le procedure di transizione che ci sono in questo momento significa che il conto congelato, non si possono fare né ricevere bonifici assegni, RID, bancomat.. il conto è bloccato completamente. Purtroppo anche noi dipendenti siamo nella stessa situazione, non si riesce a fare la spesa, se qualcuno ha altra possibilità la situazione è cristallizzata allo stato in cui si trovava. Guardi, noi stessi che siamo all’interno che potevamo tutelarci, per prelevare, noi stessi siamo stati avvisati da un minuto all’altro, soprattutto nel rapporto con i clienti. Il 6 sera è stato preso questo provvedimento, emanato dalla Gazzetta Ufficiale della Banca d’Italia e sui giornali a tiratura nazionale. Il 7 mattina all’apertura della filiale ci ha comunicato questo. Provvedimento drastico, che chiaramente suscita, ha suscitato e susciterà enormi problemisti che alla Banca d’Italia stessa suppongo, altresì possa farlo, prenderà un sacco di denunce. Comunque sia, ovviamente che sono in forte difficoltà sono soprattutto le aziende, un disastro terribile.
Blog: Aldilà dei depositi dei CC, invece l’operatività della banca è semplice intermediaria tipo Conto Titoli anche quello è bloccato?
BER: Si Tutto, completamente tutto.
Blog: I titoli di fatto sono intestati al correntista, non alla banca.
BER: Si,bloccati nel senso che non possono essere trasferiti da un conto all’altro, lì sono e lì rimangono fino a che non si sbloccano, poi ognuno potrà disporre come vuole.
Blog:In questo periodo di congelamento non posso operare sui miei titoli?
BER: No, ma neanche sul conto corrente
Blog: Neanche da nessun altro operatore?
BER: Assolutamente no, guardi, non entrano nemmeno i bonifici
Blog:Sul conto mi è più facile capire perché è un asset della banca
BER: Capisco la sua obiezione, però anche i titoli fanno parte di una sorta di liquidità totale, credo che la maggior parte delle persone si preoccupi della liquidità per fare la spesa per pagare un mutuo, una utenza, un affitto.
Blog: Si, nella peggior delle ipotesi, congelato il conto corrente, liquido una parte dei titoli e mi arrangio in un altro modo
BER: Si ho capito, certo, infatti questo è un problema per la Borsa, per tutto, perché c’è una sorta di compra vendita, di negoziazione quanto meno, e comunque si investe anche finché tiene.

di Beppe Grillo

19 dicembre 2010

Neurolandia




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Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna ormai stanno diventando il leitmotiv delle riflessioni delle comunità finanziarie internazionali, come se l'unica preoccupazione su cui ci dovremmo soffermare fosse la tenuta nel breve dei conti pubblici di questi paesi. Il cosa scegliere ed il dove posizionarsi a livello di investimento è stato da me ampiamente trattato in svariate occasioni e contesti mediatici, tuttavia l'interrogativo principe cui ci dovremmo porre in questo momento non è se il tal titolo di stato è a rischio default, ma piuttosto quale non lo sarà. Cercherò di trasmettervi questo mio pensiero nel modo più comprensibile possibile.


La crisi del debito sovrano in Europa è una crisi di natura strutturale (e non congiunturale) dovuta a fenomeni macroeconomici che hanno espresso tutto il loro potenziale detonante attraverso un modello di sviluppo economico turboalimentato da bassi tassi di interesse e costi irrisori di manodopera che porta il nome di globalizzazione. Quest’ultima non nasce dalla naturale evoluzione del capitalismo classico, quanto piuttosto è una soluzione studiata a tavolino da potenti lobby di interesse sovranazionale per risolvere l'angosciante diminuzione dei profitti e degli utili aziendali in USA ed in Europa, causa un progressivo ed inarrestabile processo di invecchiamento della popolazione unito ad una decadente natalità dei nuclei familiari.


Le grandi multinazionali vedranno infatti costantemente contrarsi sia i fatturati che i livelli di profitto in quanto ormai quasi tutti i mercati occidentali sono maturi, saturi o addirittura in declino (pensate al mercato automobilistico, non sono casuali le recenti esternazioni di Sergio Marchionne). Tra quindici anni le persone anziane, gli over sessanta, rappresenteranno una quota sempre più consistente delle popolazioni occidentali (in Italia saranno stimati quasi al 40%). Una persona anziana purtroppo non rappresenta il clichè del consumatore ideale, infatti contribuisce marginalmente poco al livello dei consumi rispetto ad un trentenne (quest’ultimo infatti si trova appena all’inizio del suo progetto di vita: si deve sposare, deve comprare un’abitazione, fare figli, acquistare un’autovettura, divertisi nel tempo libero, andare in vacanza, vestirsi alla moda e così via).


Se da una parte infatti diminuirà il livello dei consumi, dall’altra aumenterà invece il peso angosciante del welfare sociale (ricoveri, degenze, assistenza medica e pensioni di anzianità) andando a pesare sempre di più in percentuale ogni anno sul totale della ricchezza prodotta. In buona sostanza stiamo parlando di paesi (USA, Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna & Company) il cui destino è piuttosto ben delineato: inesorabile invecchiamento della popolazione, costante aumento dell’indebitamento pubblico, lenta deindustrializzazione e brutale impoverimento. Non so quanto potranno effettivamente servire i cosidetti programmi di austerity sociale, a meno di drastici e drammatici tagli alla spesa sociale ed alla pubblica amministrazione. Chi ha concepito la globalizzazione ha pensato proprio a questo ovvero come salvaguardare i livelli di profitto aziendali (e magari anche come farli aumentare) a fronte di un mutamento epocale della geografia dei consumi mondiali.

In Asia, con in testa Cina ed India, il 75% della popolazione ha un’età inferiore ai trentanni ed un reddito procapite in costante ascesa: si trattava pertanto di creare le premesse e le modalità per far aumentare il numero di persone che in queste regioni potessero iniziare a consumare a livelli similari a quelli occidentali. Grazie ad il WTO si è riusciti ad implementare un fenomenale trasferimento di posti di lavoro attraverso le “opportunità” delle delocalizzazioni produttive, spostando letteralmente fabbriche e stabilimenti, che avrebbero consentito di far nascere con il tempo una nuova classe media borghese disposta a spendere per le mode e le tendenze di consumo del nuovo millennio. Non bisogna essere economisti per rendersi conto di quanto esposto sopra: nel 2000 l’Asia contribuiva ad appena il 10% dei consumi mondiali, nel 2030 salirà a quasi il 40%. Come potenziale di crescita, ai mercati orientali si stanno affiancando anche i mercati dell’America Latina con la locomotiva Brasile in testa.

Stiamo pertanto assistendo ad un mutamento epocale: il baricentro economico e geopolitico del mondo si sta spostando verso Oriente ed anche verso il Sud del Pianeta. La crisi del debito sovrano in Europa è tutto sommato di portata inconsistente rispetto ai problemi che emergeranno nei prossimi cinque anni a fronte di oggettive difficoltà di approvvigionamento alimentare, soprattutto in Oriente che detiene superfici arabili decisamente incapaci a far fronte alla crescente domanda sia di cereali che (purtroppo) di carni da allevamento. Tra ventanni l’attuale modello economico dovrà essere in grado di fornire abitazioni, automobili, carburanti, acqua e cibo ad almeno 600 milioni di nuove persone: pertanto cominciate a chiedervi chi potrà ancora permettersi di avere il frigorifero pieno o i banchi del supermercati colmi e riforniti per accontentare lo scellerato e sfrenato consumismo del nuovo millennio. Destino manifesto per dirla alla Stewie Griffin.
di Eugenio Benetazzo