17 aprile 2011

Chi ha ucciso Vittorio Arrigoni?


Come tutti avranno capito – soprattutto quelli che fingono di non saperlo fare – l’attivista italiano in Palestina, Vittorio Arrigoni, è stato ammazzato da sicari di Israele. Lo dimostrano molte cose, tra cui il fatto che le forze di Hamas, che hanno tentato un blitz per liberarlo, abbiano trovato Vittorio già morto da diverse ore, forse per strangolamento. Come molti avevano immaginato, dunque, la richiesta dei suoi sequestratori, i quali minacciavano di ucciderlo entro le 16.00 di oggi se non fossero stati scarcerati lo sceicco Hisham al-Souedani e vari altri membri del fantomatico gruppo salafita coinvolto nel rapimento, era un puro pretesto. Un modus operandi già visto nel sequestro e nell’uccisione di Enzo Baldoni in Iraq nel 2004.


Scopo del rapimento non era quello di ottenere una qualsiasi contropartita, ma di ammazzare un personaggio scomodo per Israele. E che fosse molto scomodo, lo dimostra l’immagine pubblicata qui sopra, in cui si riproduce parte di un articolo comparso a suo tempo sul sito sionista Stop the ISM. Come si può leggere, il sito incitava apertamente all’assassinio di Vittorio e di molti altri membri dell’ISM (International Solidarity Movement), definiti “terroristi” e “collaboratori di Hamas”. Su Uruknet è pubblicato l’articolo completo. Il modus operandi dell’omicidio è quello tipico dei servizi segreti israeliani, già visto all’epoca di Baldoni: l’ostaggio viene tenuto in vita il tempo necessario a girare un video in cui si finge il suo rapimento da parte di una fantomatica organizzazione di estremisti islamici, che avanza pretese improbabili e pretestuose. Dopodiché viene ucciso immediatamente, senza aspettare la scadenza del finto ultimatum. La stessa organizzazione salafita, come riferisce l’iraniana IRIB, altro non è che un braccio armato di Israele nella striscia di Gaza:

TEHERAN – L’organizzazione salafita legata apparentemente ad Al-Qaeda che ha assassinato Vittorio Arrigoni, sarebbe in realtà un braccio armato di Israele all’interno della Striscia di Gaza. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa italiana infopal, specializzata negli affari della Palestina, non esisterebbe alcuna organizzazione legata ad al-Qa'ida a Gaza, ma si tratterebbe, invece, di una realtà creata dall'intelligence israeliana per fomentare conflitti interni a Gaza, che si avvale di "manovalanza" locale, indottrinata e convinta di rappresentare il network di Bin Laden. "Tutti i gazesi sanno che questa organizzazione non esiste davvero - ci ha spiegato un collega al telefono -. Ci sono degli individui che si dichiarano suoi aderenti, ma il regista è Israele".


L’assassinio di Arrigoni è stato ordinato, con ogni probabilità, allo scopo di intimidire i partecipanti alla spedizione della Freedom Flotilla 2, che dovrebbe partire per Gaza alla fine di maggio. Inoltre Arrigoni, con il blog Guerrilla Radio che aggiornava frequentemente da Gaza, era una fonte di prima mano per ottenere informazioni sulle stragi perpetrate dall’IDF nella Striscia di Gaza, anche negli ultimi giorni, quando il mondo era distratto dagli eventi in Libia. A conferma della responsabilità di Israele, vi è la gongolante dichiarazione della Radio Israeliana, che nel dare la notizia dell’assassinio del nostro connazionale, lo ha definito “useful idiot” (utile idiota).

Proprio nei giorni scorsi, la blogger italiana conosciuta con lo pseudonimo di Cloroalclero, che molto si era spesa nel sostegno ad Arrigoni ed alla sua causa contro i sionisti italiani che tentavano di diffamarlo con argomentazioni tra il demenziale e il puerile, è stata violentemente attaccata dal sionista Marco Pasqua, che l’ha definita “negazionista” e “antisemita” con la complicità del giornale su cui scrive, il delirante “Repubblica”. Marco Pasqua e i giornalisti di “Repubblica” che si prestano a queste azioni infami, possono tranquillamente annoverarsi tra i mandanti e i complici morali di questo ennesimo “omicidio mirato” perpetrato dallo stato per soli ebrei. Se ne traggano le debite conclusioni e lo si ricordi alla prossima occasione in cui una nuova campagna mediatica invocherà il diritto alla “libertà di stampa” per questi criminali. L’unica libertà che desiderano è quella di diffamare, di schedare e incitare allo sterminio di chiunque osi denunciare le loro nefandezze. Si ricordi che siamo ormai in guerra e costoro sono i nemici più subdoli e repellenti (seppure, forse, non i più pericolosi) contro cui l’umanità abbia mai combattuto.
Gianluca Freda

16 aprile 2011

Una lezione di storia sulle parole di Asor Rosa

Fissate bene nella mente queste parole poiché in esse c’è lo spirito della nostra epoca imperiale. Ma non solo della nostra, qui vi è proprio tutto, il passato come anche il destino del mondo, l’esegesi della Storia precedente e di quella che verrà. Mettete da parte i bei discorsi sulla democrazia, i diritti civili, la modernità, la libera scelta popolare, il voto, la preferenza, l’uguaglianza, il libero arbitrio, il rispetto per le comunità e tutte le altre baggianate con le quali ci condiscono un mondo immaginario che non aderisce alla vita concreta. Volete sapere come vanno le cose nel XXI secolo, come andranno nel XXX secolo e come sono andate ancor prima che la presente generazione arrivasse a calcare il palcoscenico dell’umanità? Abbeveratevi a questa fonte strategica. Si tratta della dichiarazione di uno spin doctor dell’entourage di Bush Junior ad un giornalista del NYT e ripresa in un articolo di Lucio Caracciolo su La Repubblica di ieri: “La gente come lei vive in quella che noi chiamiamo la comunità basata sulla realtà”. Dove ci si illude che le soluzioni emergano dal giudizioso studio di una realtà comprensibile. Oggi il mondo non funziona più così. Noi siamo un impero. E mentre agiamo, creiamo la nostra realtà. E mentre voi giudiziosamente studiate quella realtà, noi agiamo di nuovo, producendo nuove realtà, che voi potrete studiare. Noi siamo gli attori della storia. E a voi, a tutti voi, resta di studiarla”. Ma costoro, scrittorucoli da barzelletta e storici idealisti della domenica oppure semplici pennivendoli prezzolati e manieristi degli eventi non si sforzano nemmeno di comprendere ex-post la verità molteplice degli avvenimenti, dei fatti, delle circostanze. No, niente di tutto questo perché a lorsignori della parola a pagamento e del concetto in saldo interessa la comodità di convinzioni ossificate ed immobili che poi edulcorano con vacua originalità, idee mitopoietiche così innovative e rivoluzionarie che si adattano prima ancora di essere partorite dal cervello al potere e alla sua struttura. Spiegatevi con questa chiave di lettura le guerre del nostro maledetto tempo, quelle in Iraq, Afghanistan, Libia e forse domani in Siria, in Iran, in Corea, in Bielorussia ecc. ecc. Viene voglia di prendere a schiaffi in faccia i volenterosi della Comunità internazionale e a calci nel culo gli obbrobriosi politici nostrani che si sono messi in fila dietro la menzogna ed il pretesto guerrafondaio e davanti all'onestà e alla sincerità per giustificare i bombardamenti su Tripoli, per colpire Gheddafi, per sostenere i ribelli, per fare la festa al popolo italiano. Agli uomini di destra e a quelli di sinistra, ai centristi ed agli indecisi, ai piccoli statisti e agli alti papaveri, ai grigi burocrati ed ai portaborse, ai depravati e agli invertebrati, ai costituzionalisti e a principi del diritto, ai camerieri di governo e alla puttane di Stato, agli imbonitori venduti e agli utopisti rincretiniti, a tutta questa marmaglia dedichiamo tale lezione di consapevolezza che ci fa aprire gli occhi e ci rende insensibili ai loro riti istituzionali feriali e festivi. A proposito di questi mercanti di libertà e di progresso che sono contenti di vendere al popolo la loro chincaglieria democratica solo quando il prezzo risulta abbastanza alto per le loro carriere accademiche o giornalistiche, sapete chi ha invocato un bel colpo di Stato per sbarazzarsi di Berlusconi? L’esimio professor Asor Rosa, gran sacerdote della sinistra e sciamano della Costituzione che ha lanciato un appello “alle forze sane dello Stato perché evitino la crisi verticale della democrazia… ciò cui io penso è una prova di forza che, con l’autorevolezza e le ragioni… scenda dall’alto, instaura quello che io definirei un normale “stato di emergenza”, si avvale più che di manifestanti generosi, dei carabinieri e della polizia di Stato, congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari...”. Guardateli per bene in faccia questi intellettuali pacifisti e liberaldemocratici i quali fino a ieri ci riempivano la testa parlandoci di sacralità della Suprema Legge dello Stato e di inviolabilità della Carta Fondamentale della Repubblica e che ora invocano le armi per abbattere il Premier. Non ho mai visto un dittatore presentarsi alle elezioni, vincerle o perderle, ed accettare in ogni caso il responso delle urne. Non ho mai visto un despota ancora in carica finire alla sbarra ed essere processato come un normale cittadino dai magistrati. Non ho mai visto un satrapo farsi attaccare e sputtanare dai giornali senza chiuderli e mandare in galera i suoi coraggiosi giornalisti. Non ho mai visto un tiranno lasciarsi insultare dalle piazze dell’opposizione e restare a guardare senza inviare l’esercito a sparare sulla folla e sugli avversari politici. Non ho visto nulla di tutto questo in Italia ma ho sentito un pensatore di sinistra invocare il sostegno degli apparati coercitivi dello Stato per abbattere un Presidente eletto dal popolo. In quale articolo della costituzione è scritto tutto ciò prof. Asor Rosa? Si vergogni di quello che ha detto e vada via da questo paese che, nonostante la sua voglia di golpe, sarà ancora una nazione nelle mani degli italiani!
di Gianni Petrosillo

15 aprile 2011

Gli omicidi della partitocrazia

Giuliano Ferrara in un suo Radio Londra (certo che ci vuole una bella faccia di bronzo, quella di Ferrara, per intitolare un programmino dichiaratamente di regime che va in coda al più berlusconiano dei Tg Rai a una radio che fu il simbolo dell’opposizione al fascismo) ha di fatto addebitato al pubblico ministero De Pasquale, che si è recentemente occupato del caso concussione-Ruby, la morte dell’ex presidente dell’Eni Gabriele Cagliari avvenuta in carcere per suicidio e ad altri magistrati eventi simili, come i suicidi di Moroni e di Gardini. Di questi casi si è fatto sempre un gran parlare non tanto per pietas verso questi uomini, che il suicidio riscatta ma non assolve, ma per gettar ombre e fango sull’attività dei magistrati anche se, evidentemente, non si può fermare davanti ai possibili contraccolpi psicologici degli indagati, si chiamino Cagliari o Bianchi, perché altrimenti si paralizzerebbe.

Pochissimo, anzi niente, si è invece parlato di quelli che io chiamo gli “omicidi bianchi” e cioè i suicidi o le lente, inesorabili, emarginazioni, che son peggio dei suicidi, cui sono state spinte le persone che han visto stroncate le loro legittime ambizioni o la loro carriera dal sistema tangentizio, clientelare, partitocratico e che sono le vere “vittime di Tangentopoli”. È il caso, per esempio, di un piccolo imprenditore di Desio, Ambrogio Mauri, che non aveva voluto stare al gioco della corruzione, il quale si tolse la vita nel maggio del 1997 lasciando al figlio Carlo una lettera in cui scriveva: “Dopo Mani Pulite tutto è tornato come prima… l’onestà non paga, la correttezza e la trasparenza non pagano, il rispetto di se stessi e della propria dignità non pagano”. Mauri, come aveva ricordato il figlio, “aveva visto scomparire i valori che gli avevano insegnato e in cui aveva creduto”.

Naturalmente quello di Ambrogio Mauri è un caso limite, anche se non unico, non tutti gli imprenditori onesti e in generale le persone oneste, si suicidano per disperazione. Però è la punta dell’iceberg di un fenomeno vastissimo che ho chiamato appunto gli “omicidi bianchi” della partitocrazia, bianchi perché non si vedono. Si tratta delle vite mortificate, nelle loro speranze, nelle loro aspirazioni, nelle loro legittime ambizioni da una partitocrazia che spinge ai margini estremi chi rifiuta di affiliarsi, di sottomettersi ad umilianti infeudamenti, di rinunciare alla propria dignità.

Gabriele Cagliari si è ucciso ma Cagliari e tutti quelli come lui, boiardi di Stato affiliati a questo o quel partito, mentre stroncavano, come ancora oggi stroncano, carriere per favorire i propri adepti, uccidevano, sia pur lentamente, sia pur non fisicamente ma psicologicamente ed esistenzialmente. E quello che è avvenuto, e tuttora avviene nel campo dell’imprenditoria, vale per ogni altro settore. C’è anche la storia, che cito solo a titolo emblematico perché infinite sono le vicende di questo genere, di quella solista del Teatro dell’Opera di Roma, Lucia Colognato, che non era stata promossa prima ballerina perché le erano state preferite due colleghe, una sponsorizzata dall’allora Pci, l’altra dalla Dc, mentre lei ballava solo sulle sue gambe. Colognato fece ricorso al Consiglio di Stato e lo vinse. Ma quando ormai non era più tempo di ballare.

Sono passati gli anni, si sono succeduti governi, di destra e di sinistra, ma, come scriveva Mauri, nulla è cambiato. Si pensa sempre ai Cagliari, che di nessun altro furono vittima se non di se stessi, perché è per loro volontà e responsabilità – e non per la malvagità dei pubblici ministeri – che si sono andati a cacciare in situazioni che poi non sono stati in grado emotivamente di sostenere e non si pensa mai alle migliaia, le decine di migliaia di vite che i tanti Cagliari e il sistema corrotto di cui sono complici e usufruttuari hanno umiliato, castrato, reso prive di senso e, alla fine, spento.
di M. Fini

17 aprile 2011

Chi ha ucciso Vittorio Arrigoni?


Come tutti avranno capito – soprattutto quelli che fingono di non saperlo fare – l’attivista italiano in Palestina, Vittorio Arrigoni, è stato ammazzato da sicari di Israele. Lo dimostrano molte cose, tra cui il fatto che le forze di Hamas, che hanno tentato un blitz per liberarlo, abbiano trovato Vittorio già morto da diverse ore, forse per strangolamento. Come molti avevano immaginato, dunque, la richiesta dei suoi sequestratori, i quali minacciavano di ucciderlo entro le 16.00 di oggi se non fossero stati scarcerati lo sceicco Hisham al-Souedani e vari altri membri del fantomatico gruppo salafita coinvolto nel rapimento, era un puro pretesto. Un modus operandi già visto nel sequestro e nell’uccisione di Enzo Baldoni in Iraq nel 2004.


Scopo del rapimento non era quello di ottenere una qualsiasi contropartita, ma di ammazzare un personaggio scomodo per Israele. E che fosse molto scomodo, lo dimostra l’immagine pubblicata qui sopra, in cui si riproduce parte di un articolo comparso a suo tempo sul sito sionista Stop the ISM. Come si può leggere, il sito incitava apertamente all’assassinio di Vittorio e di molti altri membri dell’ISM (International Solidarity Movement), definiti “terroristi” e “collaboratori di Hamas”. Su Uruknet è pubblicato l’articolo completo. Il modus operandi dell’omicidio è quello tipico dei servizi segreti israeliani, già visto all’epoca di Baldoni: l’ostaggio viene tenuto in vita il tempo necessario a girare un video in cui si finge il suo rapimento da parte di una fantomatica organizzazione di estremisti islamici, che avanza pretese improbabili e pretestuose. Dopodiché viene ucciso immediatamente, senza aspettare la scadenza del finto ultimatum. La stessa organizzazione salafita, come riferisce l’iraniana IRIB, altro non è che un braccio armato di Israele nella striscia di Gaza:

TEHERAN – L’organizzazione salafita legata apparentemente ad Al-Qaeda che ha assassinato Vittorio Arrigoni, sarebbe in realtà un braccio armato di Israele all’interno della Striscia di Gaza. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa italiana infopal, specializzata negli affari della Palestina, non esisterebbe alcuna organizzazione legata ad al-Qa'ida a Gaza, ma si tratterebbe, invece, di una realtà creata dall'intelligence israeliana per fomentare conflitti interni a Gaza, che si avvale di "manovalanza" locale, indottrinata e convinta di rappresentare il network di Bin Laden. "Tutti i gazesi sanno che questa organizzazione non esiste davvero - ci ha spiegato un collega al telefono -. Ci sono degli individui che si dichiarano suoi aderenti, ma il regista è Israele".


L’assassinio di Arrigoni è stato ordinato, con ogni probabilità, allo scopo di intimidire i partecipanti alla spedizione della Freedom Flotilla 2, che dovrebbe partire per Gaza alla fine di maggio. Inoltre Arrigoni, con il blog Guerrilla Radio che aggiornava frequentemente da Gaza, era una fonte di prima mano per ottenere informazioni sulle stragi perpetrate dall’IDF nella Striscia di Gaza, anche negli ultimi giorni, quando il mondo era distratto dagli eventi in Libia. A conferma della responsabilità di Israele, vi è la gongolante dichiarazione della Radio Israeliana, che nel dare la notizia dell’assassinio del nostro connazionale, lo ha definito “useful idiot” (utile idiota).

Proprio nei giorni scorsi, la blogger italiana conosciuta con lo pseudonimo di Cloroalclero, che molto si era spesa nel sostegno ad Arrigoni ed alla sua causa contro i sionisti italiani che tentavano di diffamarlo con argomentazioni tra il demenziale e il puerile, è stata violentemente attaccata dal sionista Marco Pasqua, che l’ha definita “negazionista” e “antisemita” con la complicità del giornale su cui scrive, il delirante “Repubblica”. Marco Pasqua e i giornalisti di “Repubblica” che si prestano a queste azioni infami, possono tranquillamente annoverarsi tra i mandanti e i complici morali di questo ennesimo “omicidio mirato” perpetrato dallo stato per soli ebrei. Se ne traggano le debite conclusioni e lo si ricordi alla prossima occasione in cui una nuova campagna mediatica invocherà il diritto alla “libertà di stampa” per questi criminali. L’unica libertà che desiderano è quella di diffamare, di schedare e incitare allo sterminio di chiunque osi denunciare le loro nefandezze. Si ricordi che siamo ormai in guerra e costoro sono i nemici più subdoli e repellenti (seppure, forse, non i più pericolosi) contro cui l’umanità abbia mai combattuto.
Gianluca Freda

16 aprile 2011

Una lezione di storia sulle parole di Asor Rosa

Fissate bene nella mente queste parole poiché in esse c’è lo spirito della nostra epoca imperiale. Ma non solo della nostra, qui vi è proprio tutto, il passato come anche il destino del mondo, l’esegesi della Storia precedente e di quella che verrà. Mettete da parte i bei discorsi sulla democrazia, i diritti civili, la modernità, la libera scelta popolare, il voto, la preferenza, l’uguaglianza, il libero arbitrio, il rispetto per le comunità e tutte le altre baggianate con le quali ci condiscono un mondo immaginario che non aderisce alla vita concreta. Volete sapere come vanno le cose nel XXI secolo, come andranno nel XXX secolo e come sono andate ancor prima che la presente generazione arrivasse a calcare il palcoscenico dell’umanità? Abbeveratevi a questa fonte strategica. Si tratta della dichiarazione di uno spin doctor dell’entourage di Bush Junior ad un giornalista del NYT e ripresa in un articolo di Lucio Caracciolo su La Repubblica di ieri: “La gente come lei vive in quella che noi chiamiamo la comunità basata sulla realtà”. Dove ci si illude che le soluzioni emergano dal giudizioso studio di una realtà comprensibile. Oggi il mondo non funziona più così. Noi siamo un impero. E mentre agiamo, creiamo la nostra realtà. E mentre voi giudiziosamente studiate quella realtà, noi agiamo di nuovo, producendo nuove realtà, che voi potrete studiare. Noi siamo gli attori della storia. E a voi, a tutti voi, resta di studiarla”. Ma costoro, scrittorucoli da barzelletta e storici idealisti della domenica oppure semplici pennivendoli prezzolati e manieristi degli eventi non si sforzano nemmeno di comprendere ex-post la verità molteplice degli avvenimenti, dei fatti, delle circostanze. No, niente di tutto questo perché a lorsignori della parola a pagamento e del concetto in saldo interessa la comodità di convinzioni ossificate ed immobili che poi edulcorano con vacua originalità, idee mitopoietiche così innovative e rivoluzionarie che si adattano prima ancora di essere partorite dal cervello al potere e alla sua struttura. Spiegatevi con questa chiave di lettura le guerre del nostro maledetto tempo, quelle in Iraq, Afghanistan, Libia e forse domani in Siria, in Iran, in Corea, in Bielorussia ecc. ecc. Viene voglia di prendere a schiaffi in faccia i volenterosi della Comunità internazionale e a calci nel culo gli obbrobriosi politici nostrani che si sono messi in fila dietro la menzogna ed il pretesto guerrafondaio e davanti all'onestà e alla sincerità per giustificare i bombardamenti su Tripoli, per colpire Gheddafi, per sostenere i ribelli, per fare la festa al popolo italiano. Agli uomini di destra e a quelli di sinistra, ai centristi ed agli indecisi, ai piccoli statisti e agli alti papaveri, ai grigi burocrati ed ai portaborse, ai depravati e agli invertebrati, ai costituzionalisti e a principi del diritto, ai camerieri di governo e alla puttane di Stato, agli imbonitori venduti e agli utopisti rincretiniti, a tutta questa marmaglia dedichiamo tale lezione di consapevolezza che ci fa aprire gli occhi e ci rende insensibili ai loro riti istituzionali feriali e festivi. A proposito di questi mercanti di libertà e di progresso che sono contenti di vendere al popolo la loro chincaglieria democratica solo quando il prezzo risulta abbastanza alto per le loro carriere accademiche o giornalistiche, sapete chi ha invocato un bel colpo di Stato per sbarazzarsi di Berlusconi? L’esimio professor Asor Rosa, gran sacerdote della sinistra e sciamano della Costituzione che ha lanciato un appello “alle forze sane dello Stato perché evitino la crisi verticale della democrazia… ciò cui io penso è una prova di forza che, con l’autorevolezza e le ragioni… scenda dall’alto, instaura quello che io definirei un normale “stato di emergenza”, si avvale più che di manifestanti generosi, dei carabinieri e della polizia di Stato, congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari...”. Guardateli per bene in faccia questi intellettuali pacifisti e liberaldemocratici i quali fino a ieri ci riempivano la testa parlandoci di sacralità della Suprema Legge dello Stato e di inviolabilità della Carta Fondamentale della Repubblica e che ora invocano le armi per abbattere il Premier. Non ho mai visto un dittatore presentarsi alle elezioni, vincerle o perderle, ed accettare in ogni caso il responso delle urne. Non ho mai visto un despota ancora in carica finire alla sbarra ed essere processato come un normale cittadino dai magistrati. Non ho mai visto un satrapo farsi attaccare e sputtanare dai giornali senza chiuderli e mandare in galera i suoi coraggiosi giornalisti. Non ho mai visto un tiranno lasciarsi insultare dalle piazze dell’opposizione e restare a guardare senza inviare l’esercito a sparare sulla folla e sugli avversari politici. Non ho visto nulla di tutto questo in Italia ma ho sentito un pensatore di sinistra invocare il sostegno degli apparati coercitivi dello Stato per abbattere un Presidente eletto dal popolo. In quale articolo della costituzione è scritto tutto ciò prof. Asor Rosa? Si vergogni di quello che ha detto e vada via da questo paese che, nonostante la sua voglia di golpe, sarà ancora una nazione nelle mani degli italiani!
di Gianni Petrosillo

15 aprile 2011

Gli omicidi della partitocrazia

Giuliano Ferrara in un suo Radio Londra (certo che ci vuole una bella faccia di bronzo, quella di Ferrara, per intitolare un programmino dichiaratamente di regime che va in coda al più berlusconiano dei Tg Rai a una radio che fu il simbolo dell’opposizione al fascismo) ha di fatto addebitato al pubblico ministero De Pasquale, che si è recentemente occupato del caso concussione-Ruby, la morte dell’ex presidente dell’Eni Gabriele Cagliari avvenuta in carcere per suicidio e ad altri magistrati eventi simili, come i suicidi di Moroni e di Gardini. Di questi casi si è fatto sempre un gran parlare non tanto per pietas verso questi uomini, che il suicidio riscatta ma non assolve, ma per gettar ombre e fango sull’attività dei magistrati anche se, evidentemente, non si può fermare davanti ai possibili contraccolpi psicologici degli indagati, si chiamino Cagliari o Bianchi, perché altrimenti si paralizzerebbe.

Pochissimo, anzi niente, si è invece parlato di quelli che io chiamo gli “omicidi bianchi” e cioè i suicidi o le lente, inesorabili, emarginazioni, che son peggio dei suicidi, cui sono state spinte le persone che han visto stroncate le loro legittime ambizioni o la loro carriera dal sistema tangentizio, clientelare, partitocratico e che sono le vere “vittime di Tangentopoli”. È il caso, per esempio, di un piccolo imprenditore di Desio, Ambrogio Mauri, che non aveva voluto stare al gioco della corruzione, il quale si tolse la vita nel maggio del 1997 lasciando al figlio Carlo una lettera in cui scriveva: “Dopo Mani Pulite tutto è tornato come prima… l’onestà non paga, la correttezza e la trasparenza non pagano, il rispetto di se stessi e della propria dignità non pagano”. Mauri, come aveva ricordato il figlio, “aveva visto scomparire i valori che gli avevano insegnato e in cui aveva creduto”.

Naturalmente quello di Ambrogio Mauri è un caso limite, anche se non unico, non tutti gli imprenditori onesti e in generale le persone oneste, si suicidano per disperazione. Però è la punta dell’iceberg di un fenomeno vastissimo che ho chiamato appunto gli “omicidi bianchi” della partitocrazia, bianchi perché non si vedono. Si tratta delle vite mortificate, nelle loro speranze, nelle loro aspirazioni, nelle loro legittime ambizioni da una partitocrazia che spinge ai margini estremi chi rifiuta di affiliarsi, di sottomettersi ad umilianti infeudamenti, di rinunciare alla propria dignità.

Gabriele Cagliari si è ucciso ma Cagliari e tutti quelli come lui, boiardi di Stato affiliati a questo o quel partito, mentre stroncavano, come ancora oggi stroncano, carriere per favorire i propri adepti, uccidevano, sia pur lentamente, sia pur non fisicamente ma psicologicamente ed esistenzialmente. E quello che è avvenuto, e tuttora avviene nel campo dell’imprenditoria, vale per ogni altro settore. C’è anche la storia, che cito solo a titolo emblematico perché infinite sono le vicende di questo genere, di quella solista del Teatro dell’Opera di Roma, Lucia Colognato, che non era stata promossa prima ballerina perché le erano state preferite due colleghe, una sponsorizzata dall’allora Pci, l’altra dalla Dc, mentre lei ballava solo sulle sue gambe. Colognato fece ricorso al Consiglio di Stato e lo vinse. Ma quando ormai non era più tempo di ballare.

Sono passati gli anni, si sono succeduti governi, di destra e di sinistra, ma, come scriveva Mauri, nulla è cambiato. Si pensa sempre ai Cagliari, che di nessun altro furono vittima se non di se stessi, perché è per loro volontà e responsabilità – e non per la malvagità dei pubblici ministeri – che si sono andati a cacciare in situazioni che poi non sono stati in grado emotivamente di sostenere e non si pensa mai alle migliaia, le decine di migliaia di vite che i tanti Cagliari e il sistema corrotto di cui sono complici e usufruttuari hanno umiliato, castrato, reso prive di senso e, alla fine, spento.
di M. Fini