23 giugno 2011

E qui casca l’asino. Politici: inguaribili bugiardi


È stata una casualità, ma non sempre il caso è casuale. In questi giorni di referendum e di commenti post referendum ho letto, in parziale sovrapposizione, due libri che, con stili e intenti lontanissimi tra loro, trattano in sostanza dello stesso argomento. I politici e alcune inclinazioni del loro modo di essere che ci sono di fronte agli occhi tutti i giorni ma che si enfatizzano quando qualche ludo cartaceo è in atto.

I due libri in questione sono Inguaribili bugiardi di Gerardo Antelmo e Andrea Pesciarelli, con vignette di Alfio Krancic, dell’editore Gremese e E qui casca l’asino di Paola Cantù edito da Bollati Boringhieri.

Inguaribili bugiardi è un libro che, come esplicita il sottotitolo, Viaggio semiserio tra le contraddizioni dei nostri politici (e non solo), vuole stigmatizzare, in modo ironico, uno dei tratti principali dei nostri politici: l’incoerenza.

Incoerenza che si evidenzia in dichiarazioni che cambiano nel tempo in maniera costante e spesso in modo grottesco, attraverso piroette verbali che trasformano il bianco in nero e viceversa.

L’antica polemica sul garantismo a intermittenza che trasforma in forcaioli anche i più strenui sostenitori delle garanzie per l’imputato in funzione dello schieramento di appartenenza dell’indagato.

Le dichiarazioni favorevoli alle privatizzazioni che diventano all’improvviso riflusso statalista.

Le alleanze indossate come abiti stagionali da dismettere ai primi mutamenti climatici.

Smentite ai giornalisti poche ore dopo dichiarazioni roboanti.

La vita di tutti i giorni ci mette costantemente sotto gli occhi atteggiamenti di questo tipo, tanto da aver anestetizzato le nostre coscienze che il tentativo ironico del libro vorrebbe, in qualche modo, tra un sorriso e l’altro, risvegliare.

Ed è qui però che le intenzioni del libro s’inceppano. La realtà ha, di molto, superato la fantasia degli autori, entrambi giornalisti parlamentari.

I brevi profili bipartisan che sono abbozzati risultano così un poco piatti, quasi un’enumerazione delle marachelle dei vari leader, passati al settaccio e vivisezionati nelle loro dichiarazioni incoerenti.

Forse per scrivere brevi, sintetici, corrosivi, sardonici profili bisogna essere dotati di un umorismo che, francamente, mi sembra manchi ai due autori che rappresentano un repertorio documentato ma privo di vis comica, vuoi anche perché, come dicevo, i nostri politici, da per loro, fanno ridere.

E scrivere un pezzo divertente su un comico è impresa che reputo ardua.

A tratti sembra quasi che i due, abbiano preso ad esempio, nel tentativo di emularli, non riuscendovi, i pezzi giornalistici, ormai diventati un punto di riferimento, di Rizzo e Stella che, nelle pagine del Corriere della Sera, costruiscono i loro articoli con una carica barricadera (Rizzo) e con un sornione stile canzonatorio (Stella) del tutto sconosciuti a Antelmo e Pesciarelli.

Tutto il peso, quindi, della satira politica e di costume, è scaricato sulle vignette di Alfio Krancic che sono, l’unica cosa veramente pregevole. Con il consueto tratto nitido della sua matita e con l’ironia bonaria che lo contraddistingue, Krancic racconta visivamente quello che le parole non sono state capaci di esprimere.

Lontano dalle volgarità e dalla becera satira d’assalto sa dosare le caricature e le brevi frasi delle vignette strappandoci ogni volta, non grasse risate, che solitamente albergano nei recessi più cupi ed esasperati della nostra anima, ma lievi sorrisi che sono la testimonianza che la comicità delle sue vignette ha solleticato la parte del nostro cuore più sottile e meno cattiva. Sa evidentemente ridere di se stesso e così sbeffeggia, senza offesa, gli altri. Un grande per troppo tempo scarsamente valorizzato.

E qui casca l’asino è di tutt’altra natura. È un testo serio anche se scritto con leggerezza e candore, pregio sommo in un mondo accademico autoreferenziale che non sa nemmeno dove sia di casa uno stile piano, chiaro, leggibile, capace di suscitare interesse e curiosità nel lettore non specialista e agevolarlo nel suo compito.

Paola Cantù, ricercatrice nel campo della logica e della filosofia della matematica presso l’Universitè de Provence di Marsiglia, si pone un intento scientifico, anch’esso dichiarato dal sottotitolo Errori di ragionamento nel dibattito pubblico.

Selezionando discorsi di politici, articoli di giornalisti, brani di libri di autori noti, la ricercatrice fa affiorare tutte le cosiddette fallacie in cui incappano non solo i politici ma anche i giornalisti, gli scrittori e gli uomini pubblici.

Le fallacie, ci spiega, sono quelle parti del ragionamento che sono false, o meglio servono nel dibattito pubblico per prevalere sull’avversario con espedienti, piuttosto che con la forza del ragionamento.

Non sempre, anche se io penso che non sia così, le fallacie sono utilizzate a bella posta o in modo truffaldino, talvolta vengono introdotte inconsapevolmente o in modo del tutto ingenuo. Resta il fatto che di fallacie si tratta.

Esistono però delle regole precise dell’argomentare che partono da un assunto “Le regole dell’argomentazione sono come scale: servono per andare da qualche parte. Alcune sono fragili e poco stabili: provate a salirci, e rischiate di trovarvi per terra. Altre sono ben fatte, solide e sicure, però provate a collocarle su un terreno incerto e fangoso, e di nuovo cercando di salire vi ritrovate per terra”.

Quello che appare certo è che la combinazione buone scale su solide basi non sembra molto frequente.

È da qui che parte la rassegna, davvero cospicua, di esempi che costituiscono il percorso logico che ci mette di fronte ad un vero e proprio ginepraio di fallacie.

Alcune sono evidenti, e anche se giudicate erronee dalla teoria sono una prassi comune, come ad esempio quella che viene chiamata fallacia d’autorità che consiste nel difendere una certa tesi sulla base del fatto che l’ha detta qualcuno di autorevole e potente.

Altre, come tutte le incongruenze logiche, più difficili da scovare e rilevabili solo dopo attenta lettura, cosa non semplice nell’istantaneo che costituisce solitamente l’orizzonte temporale del dibattito politico.

Tra gli esempi, costruiti per capitoli, più evocativi cito: Fallace Fallaci… La rabbia e l’orgoglio di Oriana in cui è evidenziata la ridda d’incongruenze che rendono il testo assolutamente improponibile da un punto di vista logico, La vera storia italiana. Il rotocalco elettorale di Silvio Berlusconi che fa le pulci al primo programma elettorale di Forza Italia e che ne rileva, da un lato la capacità comunicativa, dall’altro l’inconsistenza argomentativa e Morire di satira. Le invettive di Beppe Grillo e i proiettili del TG2, tanto per ricordarci che di fallacie può morire anche la satira che spesso si presenta come altro dalla politica che prende in giro.

Lo scopo della Cantù non è tanto quello, facile, di mostrare i politici e i potenti in mutande, prendendone le distanze, ma quanto quello di porre l’attenzione, come dovremmo fare tutti noi, su ciò che viene detto e come, per essere più sensibili e partecipativi. Per pretendere da parte dei leader un argomentare più serio, più calibrato, più rispettoso.

Perché se una cosa viene detta bene e ha basi solide di ragionamento, con molta probabilità, verrà anche fatta bene.

Quest’analisi poi non vuole essere autoassolutoria, vuole invece stimolare ognuno di noi per migliorarci, visto che tutti sono chiamati ad argomentare o a sostenere qualche tesi nel corso della loro vita.

Insomma una ricerca approfondita, seria, scritta bene, forse un po’ ingenua, visto che probabilmente non può bastare il pretendere dai nostri politici correttezza logica nelle loro argomentazioni. Ma senza dubbio un primo passo verso un miglioramento generale che non può che essere auspicato.

Resta alla fine di questa lettura incrociata un senso d’inversione di significato che i due libri inducono, se messi a confronto.

Inguaribili bugiardi, che dovrebbe essere un libro semiserio, se si eccettuano le vignette di Krancic, appare noioso e ripetitivo, forse supponente nel suo moralismo strisciante.

E qui casca l’asino, che dovrebbe essere ed è un testo serio, con solide basi scientifiche e che potrebbe scoraggiare il lettore in cerca di lievità, ha una carica gioiosa, semiseria, quasi comica in certi accenti e sottolineature, e ci spinge ad un compassionevole sorriso ironico.

Certo qualcuno potrebbe obiettare che se tutto l’argomentare si riduce a regola logica, in cui è considerato un errore anche la fallacia d’accento che mette in rilievo alcune parole in una frase con un’accentuazione positiva o negativa, il dibattito caldo, teso, accalorato e vuoto, così come siamo abituati ad interpretarlo, diventerebbe un discutere privo di toni, senza accenti, senza nemmeno tutti quegli espedienti truffaldini per prevalere che ne costituiscono il sale, seppur malato e che lo rendono divertente.

E qui forse sta l’ingenuità della Cantù, credere che si possa educare a un ragionar scientifico, asettico, carico di presupposti veri da cui si deducono tesi coerenti e solide un tipo come Di Pietro, ad esempio, che ha fatto dell’incolta e fallace oratoria il suo cavallo di battaglia.

E il testo mi strappa un ultimo tardivo sorriso. Ve l’immaginate Di Pietro che, alle prese con un contraddittore che utilizza argomenti da trivio, intrinsecamente falsi, gli ribatte: “La prego, esimio collega, dall’astenersi da argomentazioni basate su evidenti incongruenze logiche. La sfido a usare argomenti non basati su evidenti fallacie, quali: anfibolia, associazioni illusorie, modus tollendo tollens capovolto, diversioni spiritose”.

Roba da sbellicarsi dalle risa.

di Mario Grossi -

22 giugno 2011

Attenti. La Grecia è vicina

Giornata disastrosa per le borse del Vecchio e del Nuovo Continente. Il minacciato declassamento da parte dell’agenzia di rating Moody’s di tre importanti istituti di credito transalpini, Bnp Paribas, Credit Agricole e Societé Generale, molto esposti sul “fronte ellenico”, ha provocato l’affondamento di tutti i titoli scambiati nelle principali piazze d’occidente.

Il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, ha dichiarato al proposito che la maggiore minaccia alla stabilità della zona euro è dovuta proprio alla crisi debitoria del paese balcanico. «La Grecia – ha precisato Constancio – potrebbe provocare un effetto contagio, e questo è il motivo per il quale siamo contrari a ogni sorta di default che porti al taglio del valore nominale e dei tassi d’interesse sui titoli di stato».

Anche l’euro infatti ha pesantemente risentito della montante “sindrome greca”, mentre i prezzi di ore e argento hanno subito un’impennata. La peggiore performance borsistica l’ha fatta registrare Milano, con -2,16%, ma l’economia messa peggio, naturalmente, resta quella d’Oltreionio. Atene infatti è letteralmente ridotta alla canna del gas, con i bond a due anni che, dopo l’ingenerosa raffica di downgrade effettuata da Moody’s e da Standard & Poor’s, hanno sfondato il muro del 28%. I titoli decennali invece sono schizzati a 1700 punti rispetto a quelli tedeschi.

Insomma Atene, è messa più o meno come l’Argentina d’inizio millennio e tutto fa prevedere che il paese egeo seguirà a breve le sorti della compagna di sventura sudamericana. Ad Atene infatti, proprio mentre veniva dibattuto il piano di contenimento del debito, s’è verificato un tentato assalto al palazzo del Parlamento in Piazza Syntagma.

I manifestanti, infuriati per l’ennesima manovra lacrime e sangue imposta da Papandreou, hanno caricato il muro di contenimento eretto dalla polizia a difesa dell’istituzione, provocando la dura reazione delle forze dell’ordine. Il bilancio della giornata di scontri è stato di dodici feriti e quaranta arresti, e per un pelo non c’è scappato il morto. Non era la prima volta che le vie della capitale ellenica diventavano teatro d’incidenti e barricate, ma questa volta la cosa si è fatta molto seria, tanto che il primo ministro, George Papandreou, ha annunciato un rimpasto con successivo voto di fiducia. In altre parole, il leader socialista, incalzato dalla piazza, ha dato il via alla formazione di un governo di “larghe intese”. Un esecutivo di unità nazionale aperto anche al contributo delle forze d’opposizione, insomma. Il tutto finalizzato ad affrontare la gravissima crisi economico sociale in cui versa il paese.

La condizione base per la formazione del nuovo gabinetto è consistita nell’adozione di programmi e obbiettivi ben delineati. Tradotto dal politichese voleva dire appoggio incondizionato al piano di austerità imposto dall’Ue e dall’Fmi. Ma i mercati rimangono scettici, e la situazione per Zorba si fa sempre più delicata, come del resto già evidenziato dalla stessa Bce, che ha sottolineato come le difficoltà per il programma di ristrutturazione del debito olimpico “sono molto cresciute” rispetto a sei mesi fa.

Difficoltà esacerbate dal forte attrito sorto tra la posizione della Merkel, che preme per un consolidamento, quella della Bce, decisamente contraria a tale ipotesi, e quella di Moody’s e Standard & Poor’s che non si sa bene cosa vogliono di preciso ma che intendono comunque guadagnarci. Recentemente il ministro delle finanze tedesco, Schauble, ha dichiarato che l’Eurogruppo prenderà una decisione definitiva nel vertice programmato per il prossimo 20 giugno: «Bisogna aver pazienza fino ad allora».

Insomma, mentre i mercati continentali vacillano, la Grecia affonda nella palta e i timori sul debito sovrano dell’area Euro aumentano di giorno in giorno, Germania e Bce si accapigliano come due vecchie comari. Il risultato è stata l’improvvisa impennata delle scommesse degli speculatori internazionali sul crac ellenico. Il primo default di Eurolandia, insomma, si profila minaccioso all’orizzonte. La cosa che più inquieta è che non sarà neppure l’ultimo.

di Angelo Spaziano

21 giugno 2011

Bilderberg report 2011. Resto del mondo

Irlanda

La discussione sull’Irlanda era motivata da sobrie statistiche che nessuno dei delegati voleva ascoltare. Così come la Grecia, l’Irlanda è un incubo economico, pronto a diventare un altro protettorato economico europeo. Anche se le statistiche ufficiali della disoccupazione arrivano al 15%, i numeri che circolano al Bilderberg sono più vicino al 21%. Senza temere il rischio di essere offuscato dalle cattive notizie che circolano in questi giorni, gli interessi dovuti sono la metà di quanto incassato dal paese con il prelievo fiscale e il debito sta crescendo. Va anche considerato che il debito totale è pari al 100% del PIL.

Il debito delle banche irlandesi non rimborsato, circa 125 miliardi di euro, così come il debito fiscale dello stato irlandese – grazie alla partnership instaurata tra UE e FMI – ha affossato l’economia irlandese e i suoi contribuenti con un peso impossibile da sostenere.

Quello che è inevitabile, e viene ammesso anche dai delegati al Bilderberg, è che l’Irlanda, come la Grecia, avrà bisogno di un secondo bailout dall’UE-FMI. Altri sembrano avere una visione più drastica. “L’Unione Europea è in crisi di sopravvivenza”, ha detto un partecipante europeo al Bilderberg. Quello che sembra preoccupare il Bilderberg è la mancanza di solidità e volontà politica nell’Unione Europea. Come affermato da un’analista finanziario del Bilderberg, “i mercati sono tra l’incudine e il martello. I mercati possono far fronte a cattive notizie e a quelle buone, ma quella che i mercati finanziari non sono in grado di sopportare è l’indecisione. E questo è il punto in cui siamo. Nessuno ha la minima idea su come uscirne.”

Ma, come un altro del Bilderberg ha severamente rammentato ai delegati, “non abbiamo a che fare con una, ma con tre crisi: una crisi del debito, una crisi politico-economica e una crisi politica”. Come ben sa il Bilderberg, è impossibile fronteggiarne tre allo stesso tempo.

Il Bilderberg ha ammesso che le banche irlandesi non hanno possibilità di movimento, avendo tremende difficoltà nel reperire fondi quando, allo stesso tempo, stanno perdendo sangue, anche perché le persone hanno perso fiducia nel sistema. Con il ricordo ancora fresco dell’esperienza della Northern Rock, gli irlandesi sono con i piedi piantati. Per il momento, la stampa mainstream ha tenuto quest’informazione ben nascosta ma, come il Bilderberg ha ammesso, “è solo una questione di tempo prima che la cosa ci precipiti addosso.”

Un irlandese del Bilderberg ha ammesso che le banche irlandesi potrebbero finire i soldi prima ancora del governo irlandese.

Ma quello che preoccupa il Bilderberg è la reazione dei cittadini irlandesi. Come ha sottolineato uno del Bilderberg, “l’Irlanda vorrà prendere a prestito soldi per rimborsare i possessori delle obbligazioni e le banche europee che hanno scommesso sul boom irlandese?”

Per risolvere la crisi in corso, il governo europeo sta proponendo una massiccia presa di potere che fa parte di un progetto a lungo termine per salvare l’Unione. Se il piano sarà approvato, il governo dell’Unione stabilirà le regole per il futuro assumendosi un ruolo poliziesco, e una qualsiasi nazione che infrangerà le regole, o sarà in disaccordo con le misure draconiane implementate dall’UE, si vedrà ritirati i propri diritti di voto. Come ha apertamente ammesso un partecipante europeo al Bilderberg, “quello verso cui ci stiamo incamminando è la forma di un vero governo economico.”

Grecia

La Grecia è morta. Il messaggio venuto fuori dalla riunione del Bilderberg è indubitabile. I guai della Grecia non hanno solo mostrato i difetti strutturali dell’Unione Europea Monetaria, ma hanno anche evidenziato i problemi strutturali dell’economia globale. I funzionari governativi di tutto il mondo hanno cercato di risolvere il problema del debito aggiungendo ancora debito. Sfortunatamente, innalzare il tetto dei debito non può risolvere il problema. Questo è uno schema Ponzi, molto simile ai segreti dei casino di Las Vegas. Per tenere lontana la struttura piramidale dal collasso economico, coloro che vogliono che la speculazione prosegua richiedono uno stillicidio di una quantità di soldi sempre maggiore.

La risposta alla crisi ha solo evidenziato la dinamica che ha creato l’avvio della crisi: il credito facile significa debito. Storicamente, le crisi finanziarie portano a crisi del debito. E la crisi del debito pubblico in genere porta a crisi delle monete e a un futuro fatto di difficoltà economiche.

La crisi del debito pubblico non è ancora scoppiata. Lo scorso anno l’Europa, cercando disperatamente di risolvere la crisi dei paesi deboli dell’Eurozona, ha svalutato l’Euro e inflazionato il debito per cercare di fermare la spirale in discesa. Il problema in questione ha tre aspetti. Prima di tutto, gli stati membri non possono svalutare la propria moneta per rendere più competitive le proprie esportazioni. In secondo luogo, non possono sostenere una politica monetaria espansiva. Per finire, non possono istituire un’appropriata politica fiscale a causa delle restrizioni dell’Unione Europea sulla crescita e sul patto di stabilità. Di conseguenza, mentre gli stati membri europei non possono controllare le loro politiche monetarie, la svalutazione del debito diventa l’unica opzione a disposizione. L’Unione Europea è letteralmente chiusa in un angolo.

Come anche il Bilderberg ammette a porte chiuse, la Grecia non potrà mai restituire quanto dovuto ai mercati. Mai. E non è la sola. L’ex Ministro delle Finanze olandese, Willem Vermeend, ha scritto su De Telegraaf che “la Grecia dovrebbe lasciare l’euro”, dato che non sarà mai in grado di rimborsare i suoi debiti”. E questo l’élite del Bilderberg lo sa e lo comprende a pieno. I dati reali della disoccupazione in Grecia sono attorno al 19%. Secondo il delegato del FMI al Bilderberg, i dati previsti per la disoccupazione greca nel 2012 arriveranno al 25%. Il Bilderberg può solo sperare che queste informazioni non arrivino mai nelle prime pagine delle riviste più diffuse. Alla riunione del 2011 il Bilderberg ha cercato un modo per ristrutturare il debito della Grecia, non a beneficio dei greci, ma dell’élite finanziaria che potrebbe perdere un sacco di soldi nel caso di un fallimento. In seconda analisi, un default destabilizzerebbe i mercati e porterebbe poi a un abbassamento del rating per altri paesi deboli dell’Eurozona, come la Spagna, l’Italia, l’Irlanda e il Portogallo. I funzionari della BCE hanno ripetutamente fatto riferimento al rischio di turbolenza dei mercati per spiegare la loro opposizione alla ristrutturazione del debito greco.

Un’opzione presa in considerazione per salvare la faccia è quella di uno scambio sul debito. I possessori delle obbligazioni greche cambierebbero le proprie con titoli a lunga scadenza, dando alla Grecia ancora qualche anno in più per rimborsare i 340 miliardi di euro di debito. Comunque, per fare in modo che quest’opzione funzioni, gli investitori privati devono convincersi di accollarsi il compito di salvare la Grecia. Se l’opzione degli investitori privati non funzionasse, la Francia è stata incaricata di fornire supporto per questo scambio sul debito, secondo le fonti che erano presenti alla conferenza del Bilderberg.

Allo stesso tempo, l’Unione Europea e il FMI si stanno preparando per annunciare un secondo salvataggio per la Grecia, riconoscendo implicitamente che il primo tentativo da 110 miliardi di euro lanciato nel maggio del 2010 è stato un fallimento totale, anche per il fatto che Atene ha mancato alla grande i suoi obbiettivi di riforma fiscale.

Ma c’è un altro problema che concerne la volontà dello scambio sul debito. Come riuscire a convincere di nuovo gli investitori che sono stati raggirati una prima volta? Alla fine dei giochi, se il Bilderberg la spunterà, i contribuenti dovranno accollarsi la gran parte del bailout concesso per salvare le speculazioni e i debiti del governo. Un secondo salvataggio includerà una supervisione esterna draconiana dell’economia della Grecia, che riguarderà sia la spesa pubblica che quella privata. Ciò preoccupa il Bilderberg, specialmente alla luce delle forti proteste che si sono scatenate in tutto il paese.

Lo scenario di un’uscita della Grecia dall’euro è ora ufficialmente sul tavolo, così come i modi per metterla in pratica. Così come avvenuto in Islanda, i tagli al bilancio greco saranno soggetti al voto di un referendum nazionale, con i sondaggi che riportano un 85 per cento di greci che rifiutano il piano di salvataggio. Il movimento di lavoratori greci è sempre stato solido e la crisi del debito lo ha radicalizzato ancor di più. E quindi la questione per l’élite del Bilderberg è come liberarsi della Grecia, simulando di aiutarla a uscire dalla depressione.

Con la minaccia di ritirare il sostegno per le banche dei paesi, come la Grecia, che vogliono ristrutturare il debito, la BCE sta in pratica incitando a correre agli sportelli per ritirare i propri depositi e sta forzando il paese membro a uscire dall’Unione. In Grecia più dell’ 85% dei cittadini sono contrari alle riforme proposte.

Pakistan

La Cina è la nuova migliore amica del Pakistan. Si tratta di un grosso cambiamento geopolitico. Viene sulla scia dell’approvazione dell’amministrazione Obama di una tattica aggressiva contro il Pakistan, compreso anche l’uso di armi nucleari da parte della NATO per prevenire il loro potenziale uso da parte dei terroristi o di uno stato canaglia. Secondo il London Sunday Express, “le truppe degli Stati Uniti saranno schierate in Pakistan se le installazioni militari della nazione verranno minacciate per la rivendicazione dell’uccisione di Osama Bin Laden. […] Barack Obama avrebbe ordinato alle truppe di paracadutarsi per proteggere i siti delle testate nucleari. Queste includono il quartier generale delle forze aeree di Sargodha, la base per gli aerei da combattimento F-16 riforniti di armi nucleari e almeno 80 missili balistici.” E ora parliamo della Cina. L’avvertimento alla Cina è stato reiterato alla conferenza del Bilderberg da un delegato cinese che ha presenziato per la prima volta, secondo cui l’attacco programmato dal governo degli Stati Uniti sul Pakistan verrà interpretato come un atto di aggressione contro Pechino. I rischi sono adesso così alti come forse non lo sono mai stati per gli Stati Uniti post-Guerra Fredda mentre il Bilderberg cerca di sbrogliarsi dal pantano del Pakistan.

Come affermato da un delegato europeo, “gli Stati Uniti sono la nazione più potente al mondo, ma non sono più potenti del mondo intero”. Tutti sono d’accordo sul grave pericolo posto in essere dal rischio di una guerra generalizzata portato dal confronto tra USA e Pakistan.

Da un punto di vista geopolitico, il governo degli Stati Uniti è preoccupato del ruolo sempre più protagonista che ha la Cina nella regione. La Cina ha costruito un porto per il Pakistan a Gwadar, che è nelle vicinanze dell’ingresso nello Stretto di Hormuz. I delegati degli USA hanno espresso preoccupazioni sul fatto che il porto possa diventare una base navale cinese nel Mar Arabico. Questo riguarda da vicino l’India, la nuova migliore amica degli Stati Uniti nella regione. Siamo di fronte alla formazione della tempesta perfetta. Gli Stati Uniti dotati del nucleare che supportano un’India anch’essa fornita di testate e forte di 1,2 miliardi di persone contro il nemico acerrimo dell’India, il Pakistan nucleare e la sua nuova migliore amica, la Cina con le sue armi nucleari e con 1,4 miliardi di persone.

I tentativi del Bilderberg per creare le condizioni per un confronto tra Cina e India hanno dato alla Russia un’importanza chiave. Mentre sia Russia che Cina stanno lavorando alacremente per portare la pace in Libia, lo scopo di queste iniziative, come riconosciuto anche dallo stesso Bilderberg, è quello di ridurre l’influenza delle potenze occidentali e di assicurare alla Cina la forniture del petrolio libico.

Bisogna ancora vedere come possa essere raggiunto un accordo su questo argomento tra i delegati del Bilderberg, ma le intenzioni degli Stati Uniti si possono desumere con facilità. Per contrastare efficacemente il duopolio cino-pakistano, Washington cercherà di tirarsi fuori dal confronto usando l’India per fare il lavoro al proprio posto. Quando India e Cina avranno capito che sono stati manovrati e usati dagli Stati Uniti per distruggersi a vicenda, sarà troppo tardi per tornare indietro senza perdere la faccia.

Ancora una volta, la chiave per comprendere il confronto tra India e Cina è nella Russia e nel suo ruolo nel futuro Governo Globale delle Multinazionali. Fino a che la Russia non verrà soggiogata, il Bilderberg e i suoi sostenitori non possono sperare realisticamente di esercitare un controllo totale. Eliminando le due superpotenze asiatiche, la Russia rimarrà da sola, circondata da basi missilistiche USA e isolata dall’Europa e dalla NATO, a cui adesso aderiscono anche le ex repubbliche sovietiche, per larga parte antagoniste alla Russia. Inoltre, con l’appoggio del Bilderberg, una degradazione culturale ha portato una larga parte dei giovani russi ad ammirare la presunta “libertà” propugnata dagli Stati Uniti, che ora viene considerata un’ancora di salvezza contro gli eccessi “autoritari” della nazione russa, considerata, grazie all’influenza della stampa dei media occidentali, come una mera continuazione del vecchio sistema sovietico.

Una volta eliminata la Russia, gli Stati Uniti concentreranno le sue forze armate in Sud America. Chavez verrà scalzato dal potere, per poi essere seguito dai suoi alleati, Ecuador e Bolivia.

Comunque, il Pakistan è solo una parte della strategia tentacolare posta in essere in Asia dal governo degli Stati Uniti e dal Bilderberg. Nel 2002 uno degli argomenti chiave discussi alla conferenza del Bilderberg, che si è tenuta a Chantilly, era centrato sul progetto decennale del Bilderberg per eliminare il terrorismo, mettendo in essere iniziative sia diplomatiche che militari. È diventato in un secondo momento noto con il nome di “Operazione Aquila Nobile”.

Infatti, il Bilderberg ha ben chiaro che quello che stiamo affrontando è un processo in evoluzione che porta a un escalation senza fine di conflitti in tutto il pianeta. L’Asia è una delle aree di queste operazioni. Il Medio Oriente e il Magreb fanno parte di un altra.

Economia

Se vivessimo in un mondo reale, i titoli dei giornali che meglio descrivono la situazione finanziaria odierna dovrebbero recitare: “La fine è vicina. Siamo nel mezzo di un collasso finanziario dell’economia.” Il problema dei manager finanziari di alto livello del Bilderberg è quello di posticipare i default più a lungo possibile per poi effettuare i salvataggi, lasciando ai governi (gli elettori) la patata bollente e subentrando nelle obbligazioni dei debitori insolventi. Con la stragrande maggioranza della popolazione che si oppone a tutto questo, il trucco è quello di aggirare le politiche democratiche.

E come è nelle intenzioni del Bilderberg, le politiche economiche devono essere trasferite dalle istituzioni democraticamente elette ai pianificatori finanziari, rendendo così l’economia interamente dipendente da essi, con il debito pubblico che crea un enorme mercato “libero dal rischio” per i prestiti gravati dagli interessi. Tutto questo spiega quello che George Ball, l’allora Sottosegretario per gli Affari Economici con J.F. Kennedy e Johnson, disse nel 1968 nel corso di una riunione del Bilderberg che si tenne in Canada: “Dove possiamo trovare una base legittima su cui si basi il potere dei manager delle multinazionali per poter prendere decisioni che modificano profondamente la vita economica delle nazioni, quando nei governi hanno solo una responsabilità limitata?”

Questo è il modo in cui l’oligarchia finanziaria rimpiazza le democrazie. Il ruolo della Banca Centrale Europea, del FMI, della Banca Mondiale, della Banca dei Regolamenti Internazionali, della Federal Reserve e di altre agenzie finanziarie che tralascio è stato quello di assicurarsi che i banchieri venissero ben pagati.

Il problema con la situazione attuale è che il mondo è guidato dal sistema monetario, non dai sistemi nazionali del credito. Se hai le idee chiare, non vorrai di certo un sistema monetario che governi il mondo. Vorrai che esistano Stati-nazione sovrani che abbiano i loro sistemi creditizi, basati sulla propria moneta. L’aspetto determinante è che la possibilità della creazione del credito produttivo e non inflattivo, cosa chiaramente stabilita dalla Costituzione degli Stati Uniti, è stata esclusa dal Trattato di Maastricht in modo da determinare le politiche finanziarie ed economiche.

Adesso, in Europa, questo non può essere fatto perché i governi sono soggetti al controllo degli interessi bancari privati, conosciuto come sistema bancario indipendente, che blocca costituzionalmente la possibilità di creare credito da parte dei governi. Queste istituzioni hanno il potere di influenzare e di dettare le condizioni ai governi. Pensate cosa rappresenta quell’istituzione chiamata Banca Centrale Europea. Cerca di operare come una banca centrale europea indipendente, senza che ci sia un governo corrispondente. Non ci sono governi. Non ci sono nazioni. È solo un gruppo di nazioni guidate da una banca privata.

La supposta “indipendenza” della Banca Centrale è il meccanismo di controllo che è decisivo per gli interessi finanziari privati, che storicamente si sono insediati in Europa come strumento autoritario contro le politiche economiche delle nazioni sovrane, che sarebbero orientate verso lo stato sociale. Il sistema bancario europeo è il residuo di una società feudale, nella quale gli interessi privati – come evidenziato dagli antichi cartelli veneziani o dalla Lega Lombarda, risalgono ai tempi oscuri del XIV secolo.

Conclusione

Quella che abbiamo oggi non è una crisi di liquidità, ma è una crisi d’insolvenza. Gli Stati Uniti hanno un debito di 14,3 trilioni di dollari. Inoltre, il governo infilerà per il terzo anno consecutivo un deficit di un triliardo di dollari, un qualcosa che nessun paese nella storia mondiale è mai riuscito a fare. C’è già la conferma di una nuova recessione nel mercato immobiliare con i prezzi che affondano ancora di più di quanto successo nella Grande Depressione. E una caduta delle quotazioni delle azioni delle banche, con le compagnie come Bank of America e Citigroup che cedono ogni centesimo dei profitti ottenuti negli ultimi due anni. Ma non si tratta solo di Bank of America e della Citi, si parla di tutte le istituzioni finanziarie degli Stati Uniti. Da Wells Fargo a JP Morgan Chase, il sistema sta implodendo: le banche, il mercato finanziario, il mercato delle obbligazioni, quello immobiliare. E ora possiamo aggiungere anche gli Stati Uniti alla lista dei paesi in bancarotta. Il dollaro USA ha perso il 12% del suo valore in un anno. E la Cina, per la prima volta, è diventata un venditore netto dei buoni del Tesoro statunitensi. Ciò significa che la bolla delle obbligazioni sta per esplodere e, quando questo accadrà, vi consiglio di prendere un posto in prima fila per godersi i fuochi d’artificio. È un’occasione che capita una sola volta nella vita.

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Il Bilderberg non è l’effetto, ma la causa di un futuro Governo Globale delle Multinazionali. Questa organizzazione è cresciuta dal suo avvio, avvenuto in disparte, per diventare un nodo cruciale nelle decisioni delle élite. La meta ultima di questo futuro da incubo è quello di trasformare il pianeta in una prigione a cielo aperto con la realizzazione di un mercato globale, controllato una Multinazionale Globale, regolato finanziariamente dalla Banca Mondiale e popolato da una popolazione rincretinita i cui bisogni di vita saranno ridotti al materialismo e alla sopravvivenza – il lavoro, le compere, il sesso, le dormite – collegata a un computer globale che monitora ogni mossa. E sta diventando sempre più facile perché lo sviluppo della tecnologia delle telecomunicazioni, assieme alle conoscenze approfondite e ai nuovi metodi di ingegneria comportamentale per la manipolazione della condotta individuale, stanno trasformando quelle che erano, in altre epoche storiche, solo intenzioni maligne in una nuova realtà sconvolgente. Ogni singola misura, vista in sé, potrebbe sembrare un’aberrazione, ma tutto l’insieme dei cambiamenti, che fanno parte di un continuum sempre in azione, costituisce un processo che conduce alla totale schiavitù.

E mentre vediamo il mondo che va in malora, ci troviamo a un bivio. La strada che prenderemo determinerà il futuro dell’umanità, se diventeremo parte di uno stato di polizia globalmente connesso o se rimarremo essere umani liberi. Ricordate, non dipende da Dio se torneremo indietro a un nuovo Medioevo, dipende da noi. Uomo avvisato mezzo salvato. Non troveremo mai la giusta risposta se non ci facciamo le domande corrette.

di Daniel Estulin

23 giugno 2011

E qui casca l’asino. Politici: inguaribili bugiardi


È stata una casualità, ma non sempre il caso è casuale. In questi giorni di referendum e di commenti post referendum ho letto, in parziale sovrapposizione, due libri che, con stili e intenti lontanissimi tra loro, trattano in sostanza dello stesso argomento. I politici e alcune inclinazioni del loro modo di essere che ci sono di fronte agli occhi tutti i giorni ma che si enfatizzano quando qualche ludo cartaceo è in atto.

I due libri in questione sono Inguaribili bugiardi di Gerardo Antelmo e Andrea Pesciarelli, con vignette di Alfio Krancic, dell’editore Gremese e E qui casca l’asino di Paola Cantù edito da Bollati Boringhieri.

Inguaribili bugiardi è un libro che, come esplicita il sottotitolo, Viaggio semiserio tra le contraddizioni dei nostri politici (e non solo), vuole stigmatizzare, in modo ironico, uno dei tratti principali dei nostri politici: l’incoerenza.

Incoerenza che si evidenzia in dichiarazioni che cambiano nel tempo in maniera costante e spesso in modo grottesco, attraverso piroette verbali che trasformano il bianco in nero e viceversa.

L’antica polemica sul garantismo a intermittenza che trasforma in forcaioli anche i più strenui sostenitori delle garanzie per l’imputato in funzione dello schieramento di appartenenza dell’indagato.

Le dichiarazioni favorevoli alle privatizzazioni che diventano all’improvviso riflusso statalista.

Le alleanze indossate come abiti stagionali da dismettere ai primi mutamenti climatici.

Smentite ai giornalisti poche ore dopo dichiarazioni roboanti.

La vita di tutti i giorni ci mette costantemente sotto gli occhi atteggiamenti di questo tipo, tanto da aver anestetizzato le nostre coscienze che il tentativo ironico del libro vorrebbe, in qualche modo, tra un sorriso e l’altro, risvegliare.

Ed è qui però che le intenzioni del libro s’inceppano. La realtà ha, di molto, superato la fantasia degli autori, entrambi giornalisti parlamentari.

I brevi profili bipartisan che sono abbozzati risultano così un poco piatti, quasi un’enumerazione delle marachelle dei vari leader, passati al settaccio e vivisezionati nelle loro dichiarazioni incoerenti.

Forse per scrivere brevi, sintetici, corrosivi, sardonici profili bisogna essere dotati di un umorismo che, francamente, mi sembra manchi ai due autori che rappresentano un repertorio documentato ma privo di vis comica, vuoi anche perché, come dicevo, i nostri politici, da per loro, fanno ridere.

E scrivere un pezzo divertente su un comico è impresa che reputo ardua.

A tratti sembra quasi che i due, abbiano preso ad esempio, nel tentativo di emularli, non riuscendovi, i pezzi giornalistici, ormai diventati un punto di riferimento, di Rizzo e Stella che, nelle pagine del Corriere della Sera, costruiscono i loro articoli con una carica barricadera (Rizzo) e con un sornione stile canzonatorio (Stella) del tutto sconosciuti a Antelmo e Pesciarelli.

Tutto il peso, quindi, della satira politica e di costume, è scaricato sulle vignette di Alfio Krancic che sono, l’unica cosa veramente pregevole. Con il consueto tratto nitido della sua matita e con l’ironia bonaria che lo contraddistingue, Krancic racconta visivamente quello che le parole non sono state capaci di esprimere.

Lontano dalle volgarità e dalla becera satira d’assalto sa dosare le caricature e le brevi frasi delle vignette strappandoci ogni volta, non grasse risate, che solitamente albergano nei recessi più cupi ed esasperati della nostra anima, ma lievi sorrisi che sono la testimonianza che la comicità delle sue vignette ha solleticato la parte del nostro cuore più sottile e meno cattiva. Sa evidentemente ridere di se stesso e così sbeffeggia, senza offesa, gli altri. Un grande per troppo tempo scarsamente valorizzato.

E qui casca l’asino è di tutt’altra natura. È un testo serio anche se scritto con leggerezza e candore, pregio sommo in un mondo accademico autoreferenziale che non sa nemmeno dove sia di casa uno stile piano, chiaro, leggibile, capace di suscitare interesse e curiosità nel lettore non specialista e agevolarlo nel suo compito.

Paola Cantù, ricercatrice nel campo della logica e della filosofia della matematica presso l’Universitè de Provence di Marsiglia, si pone un intento scientifico, anch’esso dichiarato dal sottotitolo Errori di ragionamento nel dibattito pubblico.

Selezionando discorsi di politici, articoli di giornalisti, brani di libri di autori noti, la ricercatrice fa affiorare tutte le cosiddette fallacie in cui incappano non solo i politici ma anche i giornalisti, gli scrittori e gli uomini pubblici.

Le fallacie, ci spiega, sono quelle parti del ragionamento che sono false, o meglio servono nel dibattito pubblico per prevalere sull’avversario con espedienti, piuttosto che con la forza del ragionamento.

Non sempre, anche se io penso che non sia così, le fallacie sono utilizzate a bella posta o in modo truffaldino, talvolta vengono introdotte inconsapevolmente o in modo del tutto ingenuo. Resta il fatto che di fallacie si tratta.

Esistono però delle regole precise dell’argomentare che partono da un assunto “Le regole dell’argomentazione sono come scale: servono per andare da qualche parte. Alcune sono fragili e poco stabili: provate a salirci, e rischiate di trovarvi per terra. Altre sono ben fatte, solide e sicure, però provate a collocarle su un terreno incerto e fangoso, e di nuovo cercando di salire vi ritrovate per terra”.

Quello che appare certo è che la combinazione buone scale su solide basi non sembra molto frequente.

È da qui che parte la rassegna, davvero cospicua, di esempi che costituiscono il percorso logico che ci mette di fronte ad un vero e proprio ginepraio di fallacie.

Alcune sono evidenti, e anche se giudicate erronee dalla teoria sono una prassi comune, come ad esempio quella che viene chiamata fallacia d’autorità che consiste nel difendere una certa tesi sulla base del fatto che l’ha detta qualcuno di autorevole e potente.

Altre, come tutte le incongruenze logiche, più difficili da scovare e rilevabili solo dopo attenta lettura, cosa non semplice nell’istantaneo che costituisce solitamente l’orizzonte temporale del dibattito politico.

Tra gli esempi, costruiti per capitoli, più evocativi cito: Fallace Fallaci… La rabbia e l’orgoglio di Oriana in cui è evidenziata la ridda d’incongruenze che rendono il testo assolutamente improponibile da un punto di vista logico, La vera storia italiana. Il rotocalco elettorale di Silvio Berlusconi che fa le pulci al primo programma elettorale di Forza Italia e che ne rileva, da un lato la capacità comunicativa, dall’altro l’inconsistenza argomentativa e Morire di satira. Le invettive di Beppe Grillo e i proiettili del TG2, tanto per ricordarci che di fallacie può morire anche la satira che spesso si presenta come altro dalla politica che prende in giro.

Lo scopo della Cantù non è tanto quello, facile, di mostrare i politici e i potenti in mutande, prendendone le distanze, ma quanto quello di porre l’attenzione, come dovremmo fare tutti noi, su ciò che viene detto e come, per essere più sensibili e partecipativi. Per pretendere da parte dei leader un argomentare più serio, più calibrato, più rispettoso.

Perché se una cosa viene detta bene e ha basi solide di ragionamento, con molta probabilità, verrà anche fatta bene.

Quest’analisi poi non vuole essere autoassolutoria, vuole invece stimolare ognuno di noi per migliorarci, visto che tutti sono chiamati ad argomentare o a sostenere qualche tesi nel corso della loro vita.

Insomma una ricerca approfondita, seria, scritta bene, forse un po’ ingenua, visto che probabilmente non può bastare il pretendere dai nostri politici correttezza logica nelle loro argomentazioni. Ma senza dubbio un primo passo verso un miglioramento generale che non può che essere auspicato.

Resta alla fine di questa lettura incrociata un senso d’inversione di significato che i due libri inducono, se messi a confronto.

Inguaribili bugiardi, che dovrebbe essere un libro semiserio, se si eccettuano le vignette di Krancic, appare noioso e ripetitivo, forse supponente nel suo moralismo strisciante.

E qui casca l’asino, che dovrebbe essere ed è un testo serio, con solide basi scientifiche e che potrebbe scoraggiare il lettore in cerca di lievità, ha una carica gioiosa, semiseria, quasi comica in certi accenti e sottolineature, e ci spinge ad un compassionevole sorriso ironico.

Certo qualcuno potrebbe obiettare che se tutto l’argomentare si riduce a regola logica, in cui è considerato un errore anche la fallacia d’accento che mette in rilievo alcune parole in una frase con un’accentuazione positiva o negativa, il dibattito caldo, teso, accalorato e vuoto, così come siamo abituati ad interpretarlo, diventerebbe un discutere privo di toni, senza accenti, senza nemmeno tutti quegli espedienti truffaldini per prevalere che ne costituiscono il sale, seppur malato e che lo rendono divertente.

E qui forse sta l’ingenuità della Cantù, credere che si possa educare a un ragionar scientifico, asettico, carico di presupposti veri da cui si deducono tesi coerenti e solide un tipo come Di Pietro, ad esempio, che ha fatto dell’incolta e fallace oratoria il suo cavallo di battaglia.

E il testo mi strappa un ultimo tardivo sorriso. Ve l’immaginate Di Pietro che, alle prese con un contraddittore che utilizza argomenti da trivio, intrinsecamente falsi, gli ribatte: “La prego, esimio collega, dall’astenersi da argomentazioni basate su evidenti incongruenze logiche. La sfido a usare argomenti non basati su evidenti fallacie, quali: anfibolia, associazioni illusorie, modus tollendo tollens capovolto, diversioni spiritose”.

Roba da sbellicarsi dalle risa.

di Mario Grossi -

22 giugno 2011

Attenti. La Grecia è vicina

Giornata disastrosa per le borse del Vecchio e del Nuovo Continente. Il minacciato declassamento da parte dell’agenzia di rating Moody’s di tre importanti istituti di credito transalpini, Bnp Paribas, Credit Agricole e Societé Generale, molto esposti sul “fronte ellenico”, ha provocato l’affondamento di tutti i titoli scambiati nelle principali piazze d’occidente.

Il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, ha dichiarato al proposito che la maggiore minaccia alla stabilità della zona euro è dovuta proprio alla crisi debitoria del paese balcanico. «La Grecia – ha precisato Constancio – potrebbe provocare un effetto contagio, e questo è il motivo per il quale siamo contrari a ogni sorta di default che porti al taglio del valore nominale e dei tassi d’interesse sui titoli di stato».

Anche l’euro infatti ha pesantemente risentito della montante “sindrome greca”, mentre i prezzi di ore e argento hanno subito un’impennata. La peggiore performance borsistica l’ha fatta registrare Milano, con -2,16%, ma l’economia messa peggio, naturalmente, resta quella d’Oltreionio. Atene infatti è letteralmente ridotta alla canna del gas, con i bond a due anni che, dopo l’ingenerosa raffica di downgrade effettuata da Moody’s e da Standard & Poor’s, hanno sfondato il muro del 28%. I titoli decennali invece sono schizzati a 1700 punti rispetto a quelli tedeschi.

Insomma Atene, è messa più o meno come l’Argentina d’inizio millennio e tutto fa prevedere che il paese egeo seguirà a breve le sorti della compagna di sventura sudamericana. Ad Atene infatti, proprio mentre veniva dibattuto il piano di contenimento del debito, s’è verificato un tentato assalto al palazzo del Parlamento in Piazza Syntagma.

I manifestanti, infuriati per l’ennesima manovra lacrime e sangue imposta da Papandreou, hanno caricato il muro di contenimento eretto dalla polizia a difesa dell’istituzione, provocando la dura reazione delle forze dell’ordine. Il bilancio della giornata di scontri è stato di dodici feriti e quaranta arresti, e per un pelo non c’è scappato il morto. Non era la prima volta che le vie della capitale ellenica diventavano teatro d’incidenti e barricate, ma questa volta la cosa si è fatta molto seria, tanto che il primo ministro, George Papandreou, ha annunciato un rimpasto con successivo voto di fiducia. In altre parole, il leader socialista, incalzato dalla piazza, ha dato il via alla formazione di un governo di “larghe intese”. Un esecutivo di unità nazionale aperto anche al contributo delle forze d’opposizione, insomma. Il tutto finalizzato ad affrontare la gravissima crisi economico sociale in cui versa il paese.

La condizione base per la formazione del nuovo gabinetto è consistita nell’adozione di programmi e obbiettivi ben delineati. Tradotto dal politichese voleva dire appoggio incondizionato al piano di austerità imposto dall’Ue e dall’Fmi. Ma i mercati rimangono scettici, e la situazione per Zorba si fa sempre più delicata, come del resto già evidenziato dalla stessa Bce, che ha sottolineato come le difficoltà per il programma di ristrutturazione del debito olimpico “sono molto cresciute” rispetto a sei mesi fa.

Difficoltà esacerbate dal forte attrito sorto tra la posizione della Merkel, che preme per un consolidamento, quella della Bce, decisamente contraria a tale ipotesi, e quella di Moody’s e Standard & Poor’s che non si sa bene cosa vogliono di preciso ma che intendono comunque guadagnarci. Recentemente il ministro delle finanze tedesco, Schauble, ha dichiarato che l’Eurogruppo prenderà una decisione definitiva nel vertice programmato per il prossimo 20 giugno: «Bisogna aver pazienza fino ad allora».

Insomma, mentre i mercati continentali vacillano, la Grecia affonda nella palta e i timori sul debito sovrano dell’area Euro aumentano di giorno in giorno, Germania e Bce si accapigliano come due vecchie comari. Il risultato è stata l’improvvisa impennata delle scommesse degli speculatori internazionali sul crac ellenico. Il primo default di Eurolandia, insomma, si profila minaccioso all’orizzonte. La cosa che più inquieta è che non sarà neppure l’ultimo.

di Angelo Spaziano

21 giugno 2011

Bilderberg report 2011. Resto del mondo

Irlanda

La discussione sull’Irlanda era motivata da sobrie statistiche che nessuno dei delegati voleva ascoltare. Così come la Grecia, l’Irlanda è un incubo economico, pronto a diventare un altro protettorato economico europeo. Anche se le statistiche ufficiali della disoccupazione arrivano al 15%, i numeri che circolano al Bilderberg sono più vicino al 21%. Senza temere il rischio di essere offuscato dalle cattive notizie che circolano in questi giorni, gli interessi dovuti sono la metà di quanto incassato dal paese con il prelievo fiscale e il debito sta crescendo. Va anche considerato che il debito totale è pari al 100% del PIL.

Il debito delle banche irlandesi non rimborsato, circa 125 miliardi di euro, così come il debito fiscale dello stato irlandese – grazie alla partnership instaurata tra UE e FMI – ha affossato l’economia irlandese e i suoi contribuenti con un peso impossibile da sostenere.

Quello che è inevitabile, e viene ammesso anche dai delegati al Bilderberg, è che l’Irlanda, come la Grecia, avrà bisogno di un secondo bailout dall’UE-FMI. Altri sembrano avere una visione più drastica. “L’Unione Europea è in crisi di sopravvivenza”, ha detto un partecipante europeo al Bilderberg. Quello che sembra preoccupare il Bilderberg è la mancanza di solidità e volontà politica nell’Unione Europea. Come affermato da un’analista finanziario del Bilderberg, “i mercati sono tra l’incudine e il martello. I mercati possono far fronte a cattive notizie e a quelle buone, ma quella che i mercati finanziari non sono in grado di sopportare è l’indecisione. E questo è il punto in cui siamo. Nessuno ha la minima idea su come uscirne.”

Ma, come un altro del Bilderberg ha severamente rammentato ai delegati, “non abbiamo a che fare con una, ma con tre crisi: una crisi del debito, una crisi politico-economica e una crisi politica”. Come ben sa il Bilderberg, è impossibile fronteggiarne tre allo stesso tempo.

Il Bilderberg ha ammesso che le banche irlandesi non hanno possibilità di movimento, avendo tremende difficoltà nel reperire fondi quando, allo stesso tempo, stanno perdendo sangue, anche perché le persone hanno perso fiducia nel sistema. Con il ricordo ancora fresco dell’esperienza della Northern Rock, gli irlandesi sono con i piedi piantati. Per il momento, la stampa mainstream ha tenuto quest’informazione ben nascosta ma, come il Bilderberg ha ammesso, “è solo una questione di tempo prima che la cosa ci precipiti addosso.”

Un irlandese del Bilderberg ha ammesso che le banche irlandesi potrebbero finire i soldi prima ancora del governo irlandese.

Ma quello che preoccupa il Bilderberg è la reazione dei cittadini irlandesi. Come ha sottolineato uno del Bilderberg, “l’Irlanda vorrà prendere a prestito soldi per rimborsare i possessori delle obbligazioni e le banche europee che hanno scommesso sul boom irlandese?”

Per risolvere la crisi in corso, il governo europeo sta proponendo una massiccia presa di potere che fa parte di un progetto a lungo termine per salvare l’Unione. Se il piano sarà approvato, il governo dell’Unione stabilirà le regole per il futuro assumendosi un ruolo poliziesco, e una qualsiasi nazione che infrangerà le regole, o sarà in disaccordo con le misure draconiane implementate dall’UE, si vedrà ritirati i propri diritti di voto. Come ha apertamente ammesso un partecipante europeo al Bilderberg, “quello verso cui ci stiamo incamminando è la forma di un vero governo economico.”

Grecia

La Grecia è morta. Il messaggio venuto fuori dalla riunione del Bilderberg è indubitabile. I guai della Grecia non hanno solo mostrato i difetti strutturali dell’Unione Europea Monetaria, ma hanno anche evidenziato i problemi strutturali dell’economia globale. I funzionari governativi di tutto il mondo hanno cercato di risolvere il problema del debito aggiungendo ancora debito. Sfortunatamente, innalzare il tetto dei debito non può risolvere il problema. Questo è uno schema Ponzi, molto simile ai segreti dei casino di Las Vegas. Per tenere lontana la struttura piramidale dal collasso economico, coloro che vogliono che la speculazione prosegua richiedono uno stillicidio di una quantità di soldi sempre maggiore.

La risposta alla crisi ha solo evidenziato la dinamica che ha creato l’avvio della crisi: il credito facile significa debito. Storicamente, le crisi finanziarie portano a crisi del debito. E la crisi del debito pubblico in genere porta a crisi delle monete e a un futuro fatto di difficoltà economiche.

La crisi del debito pubblico non è ancora scoppiata. Lo scorso anno l’Europa, cercando disperatamente di risolvere la crisi dei paesi deboli dell’Eurozona, ha svalutato l’Euro e inflazionato il debito per cercare di fermare la spirale in discesa. Il problema in questione ha tre aspetti. Prima di tutto, gli stati membri non possono svalutare la propria moneta per rendere più competitive le proprie esportazioni. In secondo luogo, non possono sostenere una politica monetaria espansiva. Per finire, non possono istituire un’appropriata politica fiscale a causa delle restrizioni dell’Unione Europea sulla crescita e sul patto di stabilità. Di conseguenza, mentre gli stati membri europei non possono controllare le loro politiche monetarie, la svalutazione del debito diventa l’unica opzione a disposizione. L’Unione Europea è letteralmente chiusa in un angolo.

Come anche il Bilderberg ammette a porte chiuse, la Grecia non potrà mai restituire quanto dovuto ai mercati. Mai. E non è la sola. L’ex Ministro delle Finanze olandese, Willem Vermeend, ha scritto su De Telegraaf che “la Grecia dovrebbe lasciare l’euro”, dato che non sarà mai in grado di rimborsare i suoi debiti”. E questo l’élite del Bilderberg lo sa e lo comprende a pieno. I dati reali della disoccupazione in Grecia sono attorno al 19%. Secondo il delegato del FMI al Bilderberg, i dati previsti per la disoccupazione greca nel 2012 arriveranno al 25%. Il Bilderberg può solo sperare che queste informazioni non arrivino mai nelle prime pagine delle riviste più diffuse. Alla riunione del 2011 il Bilderberg ha cercato un modo per ristrutturare il debito della Grecia, non a beneficio dei greci, ma dell’élite finanziaria che potrebbe perdere un sacco di soldi nel caso di un fallimento. In seconda analisi, un default destabilizzerebbe i mercati e porterebbe poi a un abbassamento del rating per altri paesi deboli dell’Eurozona, come la Spagna, l’Italia, l’Irlanda e il Portogallo. I funzionari della BCE hanno ripetutamente fatto riferimento al rischio di turbolenza dei mercati per spiegare la loro opposizione alla ristrutturazione del debito greco.

Un’opzione presa in considerazione per salvare la faccia è quella di uno scambio sul debito. I possessori delle obbligazioni greche cambierebbero le proprie con titoli a lunga scadenza, dando alla Grecia ancora qualche anno in più per rimborsare i 340 miliardi di euro di debito. Comunque, per fare in modo che quest’opzione funzioni, gli investitori privati devono convincersi di accollarsi il compito di salvare la Grecia. Se l’opzione degli investitori privati non funzionasse, la Francia è stata incaricata di fornire supporto per questo scambio sul debito, secondo le fonti che erano presenti alla conferenza del Bilderberg.

Allo stesso tempo, l’Unione Europea e il FMI si stanno preparando per annunciare un secondo salvataggio per la Grecia, riconoscendo implicitamente che il primo tentativo da 110 miliardi di euro lanciato nel maggio del 2010 è stato un fallimento totale, anche per il fatto che Atene ha mancato alla grande i suoi obbiettivi di riforma fiscale.

Ma c’è un altro problema che concerne la volontà dello scambio sul debito. Come riuscire a convincere di nuovo gli investitori che sono stati raggirati una prima volta? Alla fine dei giochi, se il Bilderberg la spunterà, i contribuenti dovranno accollarsi la gran parte del bailout concesso per salvare le speculazioni e i debiti del governo. Un secondo salvataggio includerà una supervisione esterna draconiana dell’economia della Grecia, che riguarderà sia la spesa pubblica che quella privata. Ciò preoccupa il Bilderberg, specialmente alla luce delle forti proteste che si sono scatenate in tutto il paese.

Lo scenario di un’uscita della Grecia dall’euro è ora ufficialmente sul tavolo, così come i modi per metterla in pratica. Così come avvenuto in Islanda, i tagli al bilancio greco saranno soggetti al voto di un referendum nazionale, con i sondaggi che riportano un 85 per cento di greci che rifiutano il piano di salvataggio. Il movimento di lavoratori greci è sempre stato solido e la crisi del debito lo ha radicalizzato ancor di più. E quindi la questione per l’élite del Bilderberg è come liberarsi della Grecia, simulando di aiutarla a uscire dalla depressione.

Con la minaccia di ritirare il sostegno per le banche dei paesi, come la Grecia, che vogliono ristrutturare il debito, la BCE sta in pratica incitando a correre agli sportelli per ritirare i propri depositi e sta forzando il paese membro a uscire dall’Unione. In Grecia più dell’ 85% dei cittadini sono contrari alle riforme proposte.

Pakistan

La Cina è la nuova migliore amica del Pakistan. Si tratta di un grosso cambiamento geopolitico. Viene sulla scia dell’approvazione dell’amministrazione Obama di una tattica aggressiva contro il Pakistan, compreso anche l’uso di armi nucleari da parte della NATO per prevenire il loro potenziale uso da parte dei terroristi o di uno stato canaglia. Secondo il London Sunday Express, “le truppe degli Stati Uniti saranno schierate in Pakistan se le installazioni militari della nazione verranno minacciate per la rivendicazione dell’uccisione di Osama Bin Laden. […] Barack Obama avrebbe ordinato alle truppe di paracadutarsi per proteggere i siti delle testate nucleari. Queste includono il quartier generale delle forze aeree di Sargodha, la base per gli aerei da combattimento F-16 riforniti di armi nucleari e almeno 80 missili balistici.” E ora parliamo della Cina. L’avvertimento alla Cina è stato reiterato alla conferenza del Bilderberg da un delegato cinese che ha presenziato per la prima volta, secondo cui l’attacco programmato dal governo degli Stati Uniti sul Pakistan verrà interpretato come un atto di aggressione contro Pechino. I rischi sono adesso così alti come forse non lo sono mai stati per gli Stati Uniti post-Guerra Fredda mentre il Bilderberg cerca di sbrogliarsi dal pantano del Pakistan.

Come affermato da un delegato europeo, “gli Stati Uniti sono la nazione più potente al mondo, ma non sono più potenti del mondo intero”. Tutti sono d’accordo sul grave pericolo posto in essere dal rischio di una guerra generalizzata portato dal confronto tra USA e Pakistan.

Da un punto di vista geopolitico, il governo degli Stati Uniti è preoccupato del ruolo sempre più protagonista che ha la Cina nella regione. La Cina ha costruito un porto per il Pakistan a Gwadar, che è nelle vicinanze dell’ingresso nello Stretto di Hormuz. I delegati degli USA hanno espresso preoccupazioni sul fatto che il porto possa diventare una base navale cinese nel Mar Arabico. Questo riguarda da vicino l’India, la nuova migliore amica degli Stati Uniti nella regione. Siamo di fronte alla formazione della tempesta perfetta. Gli Stati Uniti dotati del nucleare che supportano un’India anch’essa fornita di testate e forte di 1,2 miliardi di persone contro il nemico acerrimo dell’India, il Pakistan nucleare e la sua nuova migliore amica, la Cina con le sue armi nucleari e con 1,4 miliardi di persone.

I tentativi del Bilderberg per creare le condizioni per un confronto tra Cina e India hanno dato alla Russia un’importanza chiave. Mentre sia Russia che Cina stanno lavorando alacremente per portare la pace in Libia, lo scopo di queste iniziative, come riconosciuto anche dallo stesso Bilderberg, è quello di ridurre l’influenza delle potenze occidentali e di assicurare alla Cina la forniture del petrolio libico.

Bisogna ancora vedere come possa essere raggiunto un accordo su questo argomento tra i delegati del Bilderberg, ma le intenzioni degli Stati Uniti si possono desumere con facilità. Per contrastare efficacemente il duopolio cino-pakistano, Washington cercherà di tirarsi fuori dal confronto usando l’India per fare il lavoro al proprio posto. Quando India e Cina avranno capito che sono stati manovrati e usati dagli Stati Uniti per distruggersi a vicenda, sarà troppo tardi per tornare indietro senza perdere la faccia.

Ancora una volta, la chiave per comprendere il confronto tra India e Cina è nella Russia e nel suo ruolo nel futuro Governo Globale delle Multinazionali. Fino a che la Russia non verrà soggiogata, il Bilderberg e i suoi sostenitori non possono sperare realisticamente di esercitare un controllo totale. Eliminando le due superpotenze asiatiche, la Russia rimarrà da sola, circondata da basi missilistiche USA e isolata dall’Europa e dalla NATO, a cui adesso aderiscono anche le ex repubbliche sovietiche, per larga parte antagoniste alla Russia. Inoltre, con l’appoggio del Bilderberg, una degradazione culturale ha portato una larga parte dei giovani russi ad ammirare la presunta “libertà” propugnata dagli Stati Uniti, che ora viene considerata un’ancora di salvezza contro gli eccessi “autoritari” della nazione russa, considerata, grazie all’influenza della stampa dei media occidentali, come una mera continuazione del vecchio sistema sovietico.

Una volta eliminata la Russia, gli Stati Uniti concentreranno le sue forze armate in Sud America. Chavez verrà scalzato dal potere, per poi essere seguito dai suoi alleati, Ecuador e Bolivia.

Comunque, il Pakistan è solo una parte della strategia tentacolare posta in essere in Asia dal governo degli Stati Uniti e dal Bilderberg. Nel 2002 uno degli argomenti chiave discussi alla conferenza del Bilderberg, che si è tenuta a Chantilly, era centrato sul progetto decennale del Bilderberg per eliminare il terrorismo, mettendo in essere iniziative sia diplomatiche che militari. È diventato in un secondo momento noto con il nome di “Operazione Aquila Nobile”.

Infatti, il Bilderberg ha ben chiaro che quello che stiamo affrontando è un processo in evoluzione che porta a un escalation senza fine di conflitti in tutto il pianeta. L’Asia è una delle aree di queste operazioni. Il Medio Oriente e il Magreb fanno parte di un altra.

Economia

Se vivessimo in un mondo reale, i titoli dei giornali che meglio descrivono la situazione finanziaria odierna dovrebbero recitare: “La fine è vicina. Siamo nel mezzo di un collasso finanziario dell’economia.” Il problema dei manager finanziari di alto livello del Bilderberg è quello di posticipare i default più a lungo possibile per poi effettuare i salvataggi, lasciando ai governi (gli elettori) la patata bollente e subentrando nelle obbligazioni dei debitori insolventi. Con la stragrande maggioranza della popolazione che si oppone a tutto questo, il trucco è quello di aggirare le politiche democratiche.

E come è nelle intenzioni del Bilderberg, le politiche economiche devono essere trasferite dalle istituzioni democraticamente elette ai pianificatori finanziari, rendendo così l’economia interamente dipendente da essi, con il debito pubblico che crea un enorme mercato “libero dal rischio” per i prestiti gravati dagli interessi. Tutto questo spiega quello che George Ball, l’allora Sottosegretario per gli Affari Economici con J.F. Kennedy e Johnson, disse nel 1968 nel corso di una riunione del Bilderberg che si tenne in Canada: “Dove possiamo trovare una base legittima su cui si basi il potere dei manager delle multinazionali per poter prendere decisioni che modificano profondamente la vita economica delle nazioni, quando nei governi hanno solo una responsabilità limitata?”

Questo è il modo in cui l’oligarchia finanziaria rimpiazza le democrazie. Il ruolo della Banca Centrale Europea, del FMI, della Banca Mondiale, della Banca dei Regolamenti Internazionali, della Federal Reserve e di altre agenzie finanziarie che tralascio è stato quello di assicurarsi che i banchieri venissero ben pagati.

Il problema con la situazione attuale è che il mondo è guidato dal sistema monetario, non dai sistemi nazionali del credito. Se hai le idee chiare, non vorrai di certo un sistema monetario che governi il mondo. Vorrai che esistano Stati-nazione sovrani che abbiano i loro sistemi creditizi, basati sulla propria moneta. L’aspetto determinante è che la possibilità della creazione del credito produttivo e non inflattivo, cosa chiaramente stabilita dalla Costituzione degli Stati Uniti, è stata esclusa dal Trattato di Maastricht in modo da determinare le politiche finanziarie ed economiche.

Adesso, in Europa, questo non può essere fatto perché i governi sono soggetti al controllo degli interessi bancari privati, conosciuto come sistema bancario indipendente, che blocca costituzionalmente la possibilità di creare credito da parte dei governi. Queste istituzioni hanno il potere di influenzare e di dettare le condizioni ai governi. Pensate cosa rappresenta quell’istituzione chiamata Banca Centrale Europea. Cerca di operare come una banca centrale europea indipendente, senza che ci sia un governo corrispondente. Non ci sono governi. Non ci sono nazioni. È solo un gruppo di nazioni guidate da una banca privata.

La supposta “indipendenza” della Banca Centrale è il meccanismo di controllo che è decisivo per gli interessi finanziari privati, che storicamente si sono insediati in Europa come strumento autoritario contro le politiche economiche delle nazioni sovrane, che sarebbero orientate verso lo stato sociale. Il sistema bancario europeo è il residuo di una società feudale, nella quale gli interessi privati – come evidenziato dagli antichi cartelli veneziani o dalla Lega Lombarda, risalgono ai tempi oscuri del XIV secolo.

Conclusione

Quella che abbiamo oggi non è una crisi di liquidità, ma è una crisi d’insolvenza. Gli Stati Uniti hanno un debito di 14,3 trilioni di dollari. Inoltre, il governo infilerà per il terzo anno consecutivo un deficit di un triliardo di dollari, un qualcosa che nessun paese nella storia mondiale è mai riuscito a fare. C’è già la conferma di una nuova recessione nel mercato immobiliare con i prezzi che affondano ancora di più di quanto successo nella Grande Depressione. E una caduta delle quotazioni delle azioni delle banche, con le compagnie come Bank of America e Citigroup che cedono ogni centesimo dei profitti ottenuti negli ultimi due anni. Ma non si tratta solo di Bank of America e della Citi, si parla di tutte le istituzioni finanziarie degli Stati Uniti. Da Wells Fargo a JP Morgan Chase, il sistema sta implodendo: le banche, il mercato finanziario, il mercato delle obbligazioni, quello immobiliare. E ora possiamo aggiungere anche gli Stati Uniti alla lista dei paesi in bancarotta. Il dollaro USA ha perso il 12% del suo valore in un anno. E la Cina, per la prima volta, è diventata un venditore netto dei buoni del Tesoro statunitensi. Ciò significa che la bolla delle obbligazioni sta per esplodere e, quando questo accadrà, vi consiglio di prendere un posto in prima fila per godersi i fuochi d’artificio. È un’occasione che capita una sola volta nella vita.

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Il Bilderberg non è l’effetto, ma la causa di un futuro Governo Globale delle Multinazionali. Questa organizzazione è cresciuta dal suo avvio, avvenuto in disparte, per diventare un nodo cruciale nelle decisioni delle élite. La meta ultima di questo futuro da incubo è quello di trasformare il pianeta in una prigione a cielo aperto con la realizzazione di un mercato globale, controllato una Multinazionale Globale, regolato finanziariamente dalla Banca Mondiale e popolato da una popolazione rincretinita i cui bisogni di vita saranno ridotti al materialismo e alla sopravvivenza – il lavoro, le compere, il sesso, le dormite – collegata a un computer globale che monitora ogni mossa. E sta diventando sempre più facile perché lo sviluppo della tecnologia delle telecomunicazioni, assieme alle conoscenze approfondite e ai nuovi metodi di ingegneria comportamentale per la manipolazione della condotta individuale, stanno trasformando quelle che erano, in altre epoche storiche, solo intenzioni maligne in una nuova realtà sconvolgente. Ogni singola misura, vista in sé, potrebbe sembrare un’aberrazione, ma tutto l’insieme dei cambiamenti, che fanno parte di un continuum sempre in azione, costituisce un processo che conduce alla totale schiavitù.

E mentre vediamo il mondo che va in malora, ci troviamo a un bivio. La strada che prenderemo determinerà il futuro dell’umanità, se diventeremo parte di uno stato di polizia globalmente connesso o se rimarremo essere umani liberi. Ricordate, non dipende da Dio se torneremo indietro a un nuovo Medioevo, dipende da noi. Uomo avvisato mezzo salvato. Non troveremo mai la giusta risposta se non ci facciamo le domande corrette.

di Daniel Estulin