20 aprile 2012

Il debito pubblico

La vera prigione in cui siamo rinchiusi, è quella che ha per sbarre la nostra ignoranza. Se sapessimo come realmente stanno le cose, diventeremmo di colpo liberi senza bisogno di forzare i cancelli e rompere le catene. Questo, e non altri, è il vero obiettivo dei "padroni del mondo": se riescono a mantenerci sempre nel buio della nostra ignoranza, magari distogliendo la nostra attenzione con argomenti futili e creandoci nemici inesistenti o paure infondate, saranno certi di poterci sempre far fare quello che vogliono. E quando c'è il rischio che potremmo "mangiare la foglia", non ci consentono di esprimerci (con il voto). "Cumannari iè megghiu chi futtiri" diciamo noi siciliani doc che, dai fenici in poi, di "comandanti" ne abbiamo visti davvero tanti e, da ognuno, abbiamo imparato quel nostro freddo disincanto di fronte alla promesse dei potenti che, col tempo, s'è trasformato in "complicità" con i ribelli (i briganti) e sfiducia nelle istituzioni. Il 99% degli italiani è convinto che il debito pubblico sia una cosa detestabile e rappresenti un ipoteca sul futuro del paese e sulle generazione future. Per questo, e non per altro, la stragrande maggioranza degli italiani è d'accordo sui sacrifici da fare per ridurre quel debito "mostruoso"... prima che ci divori tutti (noi ed i nostri figli). Ebbene, italiani ed italiane, sono entrambi stronzate: sia la mostruosità del debito pubblico che l'ipoteca sul futuro. Il debito pubblico, l'ho detto mille volte, ha reso possibile la ricchezza privata (dei cittadini). Il deficit dello Stato si trasferisce nel risparmio dei cittadini. Se lo Stato italiano non avesse il debito che ha, voi non avreste comprato e pagato la vostra casa e non avreste soldi in banca o altrove... e, dunque, ritenerlo detestabile è come sputare nel piatto in cui s'è mangiato. Uno Stato che non ha debiti (come l'ex Unione sovietica) è abitato da cittadini che non possiedono un cazzo. Non è un'opinione, è matematica. Il Giappone ha il 225% di debito pubblico e i suoi cittadini sono tra i più ricchi del mondo. L'Italia ha il 120% di debito pubblico e la ricchezza degli italiani è, di gran lunga, la più elevata d'Europa e, con il Giappone, tra le prime al mondo. Sono numeri compari, mica supercazzole da bar. Il debito dello Stato è il risparmio dei suoi cittadini. Se non capite questo, qualsiasi peracottaro con un po di parlantina, riesce a prendervi per il culo convincendovi a fare (quasi volentieri) cose assolutamente nefaste per voi e per il vostro paese. Grazie a questa colossale minchiata, i tedeschi ci hanno imposto il fiscal compact: la più grande truffa dell'era moderna. E l'ipoteca sul futuro? Gli interessi sul debito, dicono i cazzari che rappresentano questa minaccia inesistente, dovranno essere pagati dai nostri figli e nipoti e, quindi, noi gli staremmo togliendo il pane di bocca... Ma che sciocchezza è mai questa? E' vero che gli interessi sul debito saranno pagati tra 20 anni dalla prossima generazione (esattamente come noi stiamo pagando gli interessi correnti), ma a chi andranno quegli interessi? A coloro che deterranno, tra 20 anni, i titoli del debito... Cioè la stessa generazione futura che da una parte paga gli interessi (attraverso le tasse) e dall'altra li incassa (attraverso le cedole sui titoli di Stato). Esattamente come succede adesso e succedeva 20 anni fa. Il risultato finale si concretizza in una beata minchia di niente... perché questo è un gioco a somma zero. Quindi, picciotti e picciotte, tranquillizzatevi: non state togliendo il pane di bocca proprio a nessuno. Riepilogando: il debito pubblico ha consentito agli italiani di essere i più ricchi d'Europa e tra i più ricchi al mondo, e l'ipoteca sul futuro dei nostri figli e nipoti, è una favola per bambini scimuniti. Se siete tra quelli che ci hanno creduto e vi siete fatti convincere che era necessario "fare sacrifici" per ripagare il nostro debito, ebbene, vi siete lasciati pigliare per il culo. Non vi basta la mia "spiegazione"? Leggete i libri di John Kenneth Galbraith, Hyman Minsky e Randall Wray (tre economisti di fama mondiale) e troverete le stesse conclusioni supportate da equazioni e numeri (Wray, in particolare, le dimostra in maniera lapalissiana). Ma, e la domanda nasce spontanea, se è le cose stanno così, perché ci bombardano continuamente con le conclusioni contrarie? Paisanu... perché ti devono fottere. Come potrebbero, diversamente, convincerti a "ridare indietro" parte della tua ricchezza (i tuoi risparmi)? Senza quelle storielle della mostruosità del debito pubblico e dell'ipoteca del futuro dei tuoi figli, neanche Dio ti convincerebbe ad accettare tutti i tagli, le tasse ed il resto... senza fare bordello... come se sapessi, tra te e te, che la medicina è amara, ma non c'è alternativa. Non è così? E a chi vanno quei tuoi risparmi? Quando lo Stato produce deficit (spese più alte delle tasse), i piccioli (del suo debito) vanno ad incrementare i tuoi risparmi. Quando, invece, lo Stato produce surplus (tasse più alte delle spese) i tuoi risparmi fanno il percorso inverso: da te allo Stato. Il fiscal compact, dunque, produrrà quello spostamento (da te verso lo Stato) nella misura del 50% dell'attuale debito pubblico, ovvero 1000 miliardi di euro... Mi hai capito compare? Nei prossimi 20 anni i cittadini italiani si impoveriranno di 1000 miliardi di euro: il 67% del Pil... il 3.35% l'anno. Ti hanno convinto che sei stato tu a togliere il pane dalla bocca ai tuoi figli e nipoti (con la cazzabubbola del mostruoso debito pubblico che ipoteca il loro futuro)... e invece, loro glielo hanno tolto davvero (con il fiscal compact)... Lo vedi con chi hai a che fare? Gente con le palle ed il pelo sullo stomaco, che usa la comunicazione per convincerti di qualsiasi cosa gli convenga... anche che tu sei il carnefice, e invece sei la vittima (ricordi la favola dell'agnello ed il lupo di Fedro?). Se gli italiani sapessero come stanno davvero le cose, sarebbero già in piazza con le roncole ed i forconi... ma non lo sanno e, in più, gli danno da discutere delle minchiate tipo l'articolo 18... e così se la pijiano nder culo senza neanche bisogno di vaselina. Vi annuncio che Bossi e Maroni hanno lanciato un referendum per annettere la Lombardia alla Svizzera. In qualità di cittadino lombardo e viste le prospettive dell'Italia, voterei "si" all'annessione. Ma poi mi chiedo perché mai gli svizzeri dovrebbero volerci? Se anche loro facessero un referendum (sull'accettare la Lombardia nella Confederazione) temo una disfatta dei "si". Mi sa che ci tocca lottare qui. di G. Migliorino

19 aprile 2012

L'autore di Transaqua, Marcello Vichi, attacca il dossier americano sulla "guerra per l'acqua"

Sul periodico Gente di questa settimana si trova un articolo che annuncia lo scoppio della "guerra per l'acqua" a livello globale. Ma non fa parola delle soluzioni possibili alla crisi idrica su questo pianeta, che – paradossalmente - dallo spazio assume un colore azzurro. Non è la prima volta che si parla di questo pericolo, certamente. Tuttavia, l'intenzione dell'articolo sembra essere quella di rappresentare un destino ineluttabile e dunque di preparare il popolino alla spiacevole prospettiva. Il titolo impiega l'espressione inglese "water war", forse per dare maggior autorevolezza all'analisi. Le prime righe battono subito sul chiodo: «[...] a toglierci ogni illusione è stata l'intelligence americana [...] in uno studio appena divulgato dal Dipartimento di Stato di Washington e commissionato un anno fa dal segretario di Stato Hillary Clinton». In seguito si legge: «Lo scenario delle water wars potrebbe diventare realtà dal 2022, precisa lo studio del National intelligence estimate». A parte il fatto che già in molti posti del mondo si litiga per l'acqua, il vero insulto è l'omissione delle possibili risposte alla crisi idrica mondiale. Risposte ben diverse dalle vaghe evocazioni e dagli appelli del retore Obama, il quale, come si legge scorrendo l'articolo, con la Water Partnership vorrebbe «promuovere e irrobustire la cooperazione della Casa Bianca con Ong, associazioni, soggetti privati e Paesi di tutto il pianeta», ma non si sa con quali precisi fini. Chi conosce le promesse dei progetti come il NAWAPA e il Transaqua, invece, sa che cosa occorra fare, quanto tempo sia stato perduto e che non si può accettare oltremodo questa maniera di fare "informazione". Il primo ad indignarsi è proprio l'ingegnere Marcello Vichi, già nel decennio 1980 coinvolto nel progetto Transaqua, la grande opera idrica nel bacino del Congo, pensata per portare l'acqua dalle regioni pluviali a quelle desertiche. «L'ignavia e lo stupido egocentrismo dell'Occidente (americani in testa) scoprono che nei prossimi anni ci saranno le "guerre per l'acqua"», afferma Vichi. «Peccato», prosegue, «che già negli anni 1970, scienziati, divulgatori, e uomini politici seri, avessero già lanciato gli stessi allarmi, ma la gente non moriva ancora di sete a milioni e le previsioni, ancorché scientificamente dimostrate, non interessavano a nessuno. Oggi continuano ancora ad essere pochi coloro interessati, ma si prepara il terreno a notizie "più interessanti" che a breve verranno, alle notizie "vendibili"». Oggi sono 1,6 miliardi le persone che fanno i conti con la scarsità d'acqua. È la FAO ad attestarlo, ricorda Vichi, il quale sardonicamente ricorda che essa «notoriamente ha speso grandi energie per risolvere alla radice questi problemi..!"» «La stessa FAO oggi ci racconta che 10.000 persone al giorno muoiono a causa della siccità. Queste sono notizie che fanno vendere», al pari dei titoli scandalistici di prima pagina. «Nonostante che la solita FAO preveda che nel 2025 i due terzi della popolazione mondiale vivrà in condizioni di "stress idrico", l'articolo [...] fa presente che nel continente africano solo il Nilo rappresenti una risorsa, ignorando che oramai non potrà essere più una risorsa, per nessuno, a causa del suo iper-ultra sfruttamento, e che, nello stesso continente, esiste anche un fiume chiamato Congo.» «Questo è, a tutt'oggi, il grado di conoscenza e di consapevolezza dei fatti, non del settimanale Gente, ma dell'United States Intelligence Community che raccoglie le informazioni di 16 U.S. intelligence Agency del Federal Governement degli Stati Uniti. È la stessa "intelligence" che si allarma del costo della benzina nel mondo, quando il prezzo alla pompa negli USA supera la soglia delle reazioni popolari pericolose?» La soluzione africana, come abbiamo altre volte sostenuto, sta nella costruzione di grandi infrastrutture, idriche e di trasporto. Per quanto concerne l'acqua, il progetto principale è quello di alimentare il Lago Ciad con le acque del bacino idrico centrafricano. Se si fosse partiti al momento giusto, non avremmo avuto per decenni gli stupidi problemi di carestia e siccità, né le miriadi di associazioni di raccolta fondi, spesso di dubbio comportamento. Per quanto riguarda i trasporti, si tratta di dotare il continente di linee di trasporto ferroviario tali da integrarlo fisicamente, da Nord a Sud e da Est a Ovest. Ma torniamo al progetto Transaqua. Questo prevederebbe il trasferimento annuo di 100 miliardi di metri cubi di acqua (superiore alla portata complessiva del Nilo), tramite un canale lungo 2400 km. Questa operazione dovrebbe rendere coltivabile una regione di 12 milioni di ettari, contrastare la desertificazione del suolo nella regione sahariana, sfamare cento milioni di africani ed eliminare uno dei motivi delle emigrazioni di massa. Il progetto sviluppato da Vichi per la società Bonifica del gruppo IRI, godette del plauso delle guide politiche centrafricane, ma non dei governi o di certi enti occidentali. Le più rosee speranze nella realizzazione del progetto furono travolte dall'esplosione nella regione delle cosiddette "guerre etniche", espressione degli interessi colonialisti europei, e dalla privatizzazione dell'IRI e dallo smantellamento dell'economia italiana sotto l'azione della furia giacobina diretta dalla City di Londra, nel periodo 1992-1995. Al pari dell'ing. Vichi, il nostro movimento internazionale continua a promuovere l'idea. Nel 2011 si è tenuta una conferenza a N'Djamena, nello stato del Ciad, proprio sulla prospettiva del trasferimento idrico dal Congo al Lago Ciad. La presenza di Gheddafi, favorevole al progetto che avrebbe potuto portare la preziosa acqua anche in Libia, aveva fatto sperare che i capitali da investire sarebbero stati trovati. Tutti sappiamo che cosa è avvenuto a Gheddafi, quando all'improvviso le potenze occidentali hanno deciso di volersi sbarazzare del dittatore. L'idea di far rifiorire la regione intorno al Lago Ciad non è morta anche perché Jacques Cheminade, candidato alla presidenza della Francia, ne ha fatto uno dei pilastri del programma di governo, costringendo i media a parlarne. Se le nazioni occidentali vogliono davvero evitare il collasso economico e scongiurare le conseguenze che, come accadde negli anni Trenta, ne deriverebbero, devono assolutamente ridarsi all'economia reale. Con progetti come il Transaqua e il NAWAPA, preparando allo scopo un sistema creditizio globale in sostituzione di quello finanziario ormai fallito. by (MoviSol)

18 aprile 2012

Lo Stato totalitario fiscale

«Questa la racconta un amico commercialista: Un mio cliente possiede una Maserati. Negli ultimi mesi, è stato fermato dalla Guardia di Finanza cinque volte; tutte, il suo stato di contribuente è stato esaminato da cima a fondo, e tutte le volte trovato‘congruo’ al possesso della Maserati. Alla fine, per non essere più fermato e perdere tempo (e denaro), il mio cliente ha chiesto ai finanzieri un lasciapassare. E l’ha ottenuto, firmato e bollato. Adesso, appena lo fermano,esibisce il suo ‘certificato di congruità’, e così può proseguire senza intoppi.Ma dov’è finita la libertà?Dov’è finito il diritto alla proprietà privata?» Sì, caro amico. Il governo dei tecnici – che in teoria sono tutti sostenitori del liberismo (molti di loro lo insegnano, alla Bocconi) – sta creando uno Stato poliziesco di stampo leninista. Basato sul sospetto sistematico sui cittadini, il controllo totale e minuzioso su ciò che spendiamo, sulla punizione fiscale della proprietà immobiliare a scopi distruttivi della stessa proprietà. Molto presto infatti, Equitalia s’impadronirà di migliaia di case ed edifici sequestrati a proprietari che non sono in grado di pagare l’IMU. Sarà un passo decisivo verso la statalizzazione della proprietà un tempo privata, come ai tempi di Lenin. E in un tale sistema, non può mancare la denuncia del «nemico interno», del «sabotatore economico», sotto specie di Evasore Fiscale. Un mostro senza volto che nasconde da qualche parte (ci dicono) «200 miliardi», e che se solo Equitalia ci mettesse sopra le mani, tutti i nostri problemi sarebbero risolti. Perchè, come dice lo slogan ideologico della campagna di Stato contro l’Evasore, «quando tutti pagano, i servizi diventano davvero più efficienti». Tipica menzogna di regime: da decenni paghiamo sempre di più, e i servizi diventano sempre meno. Menzogna che tutti riconoscono come menzogna ma – come avveniva ai tempi di Stalin – tutti devono fingere di credere vera. Basta citare le direttive che il governo ha dato all’agenzia pubblicitaria Saatchi & Saatchi per capire che viviamo sotto un regime totalitario: « Pagare le tasse dovrebbe essere sinonimo di orgoglio, appartenenza alla patria, libertà. Volontà di fare sistema, di sentirsi parte della medesima società. Di meritocrazia». Puro Orwell: la schiavitù fiscale viene definita «libertà», e non manca l’appello al patriottismo, ultima risorsa dei tiranni criminali, oltrechè dei mascalzoni imboscati. Il ministro Piero Giarda, professore e tecnico, ha già detto che non si taglierà la spesa pubblica, ed ha sfidato: chi invoca i tagli pubblici «dica quali servizi pubblici vorrebbe smontare e trasferire al mercato». A parte che è strano questo disprezzo del «mercato» per un governante che è stato messo lì per placare e servire i «mercati finanziari», questa è la solita menzogna del potere statalista. Sindaci, governanti di Regioni, presidenti di provincie, appena si accenna a tagliare le loro spese, strillano: «Dovremo dare meno servizi pubblici», meno autobus, meno scuole, meno sanità. È proprio della Casta totalitaria, appena si parla di «tagli pubblici», pensare a tagliare i servizi pubblici anzichè i « loro emolumenti» e colossali introiti. Anche la casta sovietica che aveva i suoi negozi riservati, le sue case e dacie di lusso gratis (per lo più espropriate ai vecchi nobili) non ha mai pensato che doveva ridurre le proprie spese mentre la gente moriva di fame per la caotica gestione economica del «comunismo» (ma veniva data la colpa ai «sabotatori della produzione» e ai kulaki «che nascondono il grano allo Stato»). Al professor Giarda sarebbe fin troppo facile, oggi, indicare «quali servizi pubblici smantellare»: i fondi ai partiti sono lì da vedere, grazie agli scandali. La Lega, nonostante tutte le spesucce del Trota e di mammà (11 appartamenti, un milione per la scuola Bosina-padana), ha in banca 30 milioni – soldi di noi contribuenti. La Margherita ne ha oltre 23, prima dei prelievi di Lusi. Alleanza Nazionale, partito non più esistente, ne ha in banca 55 milioni. Gran parte a disposizione privata di «Caghetta» Fini. Se li hanno in banca, è perchè non sanno cosa farsene. I «rimborsi» ai partiti sono costati dal ‘94 ad oggi, 2,2 miliardi di euro. Una cifra che potrebbe risolvere molti problemi. Le autoblù costano 4 miliardi l’anno: se ne potrebbero privare la metà dei nostri governanti, senza prima tagliare gli autobus. E quanto ci costa il partito di Mastella, da tanto tempo defunto? Scommetto che riceve i rimborsi elettorali anche lui (1). Tagliare quel «servizio pubblico», professore: non ne abbiamo bisogno (2). È un servizio pubblico che non ci serve a nulla, tanto più che il 90% delle norme varate dal costosissimo parlamento sono in realtà ratifiche di normative europee. Si può sostituire Camera e Senato con centraliniste che ricevano gli ordini da Bruxelles, come si può sostituire Bankitalia con un centralino collegato a Francoforte. Pare così evidente! Invece, sotto i nostri occhi, i tre partiti maggiori (un tempo divisi in «maggioranza e opposizione», oggi unitissimi), stanno cercando di varare in fretta una «riforma» a loro esclusivo beneficio: che comporta più «trasparenza» nelle spese dei partiti – sappiamo cosa vale la trasparenza – ma nessun taglio. Nemmeno un euro in meno. Stanno per arrivare infatti 100 milioni di pseudo-rimborsi, di grasso che cola – estratto da una società che viene impoverita, tartassata, impedita persino di guadagnare – e non li vogliono perdere. Piuttosto, «meno servizi pubblici», meno autobus, meno ospedali. Sicchè dopotutto è inutile prendersela col governo «tecnico». Sì, il governo Monti è il risultato di un putsch bianco, ma è appoggiato dai partiti maggiori, oggi non più «maggioranza-opposizione» ma unitissimi, proprio perchè assicura che i loro indebiti introiti non saranno toccati. È vero che nell’instaurare l’idrovora fiscale più vorace della storia, Monti sta mutando la nostra società in uno Stato poliziesco sovietizzante, dove chi possiede una Maserati è sospetto, i conti correnti sono aperti allo sguardo dei Befera, aurto, case e macchinari sono sequestrati per ritardi nel pagamento delle imposte, si invita alla delazione del vicino, e si strangola l’economia reale, il tutto fra grandi colpi di grancassa propagandistica contro il «Nemico Interno». Tutto vero. Ma è vero che la democrazia non esisteva più anche prima. Da quando i partiti si sono scremati dalla spesa pubblica quegli enormi tesori in segreto, il gioco della democrazia non finge più nemmeno di funzionare: sempre le stesse persone da trent’anni, le elezioni non hanno più senso. Sempre gli stessi nominati da eleggere in liste bloccate. Anche sotto Stalin avvenivano elezioni: a liste bloccate, si era liberi di scegliere i nomi messi in lista dal Partito. di Maurizio Blondet NOTE: 1) Sarebbe utile calcolare anche i costi indiretti; i figli di Mastella sembrano tutti ben impiegati in aziende pubbliche e parapubbliche. L’ultima che ho appreso: esiste un figlio di Mastella, 38 anni, sposato a una coordinatrice provinciale ligure del Pdl, che è stato fatto – in gran segreto – dirigente di Ansaldo Energia. Non c’è solo Trota. 2) Nel 1970, 22 lavoratori dipendenti nel settore privato dovevano mantenere un lavoratore pubblico. Oggi, sono solo 13 a doverlo mantenere. Anche questo a proposito dei «servizi pubblici da smantellare».

20 aprile 2012

Il debito pubblico

La vera prigione in cui siamo rinchiusi, è quella che ha per sbarre la nostra ignoranza. Se sapessimo come realmente stanno le cose, diventeremmo di colpo liberi senza bisogno di forzare i cancelli e rompere le catene. Questo, e non altri, è il vero obiettivo dei "padroni del mondo": se riescono a mantenerci sempre nel buio della nostra ignoranza, magari distogliendo la nostra attenzione con argomenti futili e creandoci nemici inesistenti o paure infondate, saranno certi di poterci sempre far fare quello che vogliono. E quando c'è il rischio che potremmo "mangiare la foglia", non ci consentono di esprimerci (con il voto). "Cumannari iè megghiu chi futtiri" diciamo noi siciliani doc che, dai fenici in poi, di "comandanti" ne abbiamo visti davvero tanti e, da ognuno, abbiamo imparato quel nostro freddo disincanto di fronte alla promesse dei potenti che, col tempo, s'è trasformato in "complicità" con i ribelli (i briganti) e sfiducia nelle istituzioni. Il 99% degli italiani è convinto che il debito pubblico sia una cosa detestabile e rappresenti un ipoteca sul futuro del paese e sulle generazione future. Per questo, e non per altro, la stragrande maggioranza degli italiani è d'accordo sui sacrifici da fare per ridurre quel debito "mostruoso"... prima che ci divori tutti (noi ed i nostri figli). Ebbene, italiani ed italiane, sono entrambi stronzate: sia la mostruosità del debito pubblico che l'ipoteca sul futuro. Il debito pubblico, l'ho detto mille volte, ha reso possibile la ricchezza privata (dei cittadini). Il deficit dello Stato si trasferisce nel risparmio dei cittadini. Se lo Stato italiano non avesse il debito che ha, voi non avreste comprato e pagato la vostra casa e non avreste soldi in banca o altrove... e, dunque, ritenerlo detestabile è come sputare nel piatto in cui s'è mangiato. Uno Stato che non ha debiti (come l'ex Unione sovietica) è abitato da cittadini che non possiedono un cazzo. Non è un'opinione, è matematica. Il Giappone ha il 225% di debito pubblico e i suoi cittadini sono tra i più ricchi del mondo. L'Italia ha il 120% di debito pubblico e la ricchezza degli italiani è, di gran lunga, la più elevata d'Europa e, con il Giappone, tra le prime al mondo. Sono numeri compari, mica supercazzole da bar. Il debito dello Stato è il risparmio dei suoi cittadini. Se non capite questo, qualsiasi peracottaro con un po di parlantina, riesce a prendervi per il culo convincendovi a fare (quasi volentieri) cose assolutamente nefaste per voi e per il vostro paese. Grazie a questa colossale minchiata, i tedeschi ci hanno imposto il fiscal compact: la più grande truffa dell'era moderna. E l'ipoteca sul futuro? Gli interessi sul debito, dicono i cazzari che rappresentano questa minaccia inesistente, dovranno essere pagati dai nostri figli e nipoti e, quindi, noi gli staremmo togliendo il pane di bocca... Ma che sciocchezza è mai questa? E' vero che gli interessi sul debito saranno pagati tra 20 anni dalla prossima generazione (esattamente come noi stiamo pagando gli interessi correnti), ma a chi andranno quegli interessi? A coloro che deterranno, tra 20 anni, i titoli del debito... Cioè la stessa generazione futura che da una parte paga gli interessi (attraverso le tasse) e dall'altra li incassa (attraverso le cedole sui titoli di Stato). Esattamente come succede adesso e succedeva 20 anni fa. Il risultato finale si concretizza in una beata minchia di niente... perché questo è un gioco a somma zero. Quindi, picciotti e picciotte, tranquillizzatevi: non state togliendo il pane di bocca proprio a nessuno. Riepilogando: il debito pubblico ha consentito agli italiani di essere i più ricchi d'Europa e tra i più ricchi al mondo, e l'ipoteca sul futuro dei nostri figli e nipoti, è una favola per bambini scimuniti. Se siete tra quelli che ci hanno creduto e vi siete fatti convincere che era necessario "fare sacrifici" per ripagare il nostro debito, ebbene, vi siete lasciati pigliare per il culo. Non vi basta la mia "spiegazione"? Leggete i libri di John Kenneth Galbraith, Hyman Minsky e Randall Wray (tre economisti di fama mondiale) e troverete le stesse conclusioni supportate da equazioni e numeri (Wray, in particolare, le dimostra in maniera lapalissiana). Ma, e la domanda nasce spontanea, se è le cose stanno così, perché ci bombardano continuamente con le conclusioni contrarie? Paisanu... perché ti devono fottere. Come potrebbero, diversamente, convincerti a "ridare indietro" parte della tua ricchezza (i tuoi risparmi)? Senza quelle storielle della mostruosità del debito pubblico e dell'ipoteca del futuro dei tuoi figli, neanche Dio ti convincerebbe ad accettare tutti i tagli, le tasse ed il resto... senza fare bordello... come se sapessi, tra te e te, che la medicina è amara, ma non c'è alternativa. Non è così? E a chi vanno quei tuoi risparmi? Quando lo Stato produce deficit (spese più alte delle tasse), i piccioli (del suo debito) vanno ad incrementare i tuoi risparmi. Quando, invece, lo Stato produce surplus (tasse più alte delle spese) i tuoi risparmi fanno il percorso inverso: da te allo Stato. Il fiscal compact, dunque, produrrà quello spostamento (da te verso lo Stato) nella misura del 50% dell'attuale debito pubblico, ovvero 1000 miliardi di euro... Mi hai capito compare? Nei prossimi 20 anni i cittadini italiani si impoveriranno di 1000 miliardi di euro: il 67% del Pil... il 3.35% l'anno. Ti hanno convinto che sei stato tu a togliere il pane dalla bocca ai tuoi figli e nipoti (con la cazzabubbola del mostruoso debito pubblico che ipoteca il loro futuro)... e invece, loro glielo hanno tolto davvero (con il fiscal compact)... Lo vedi con chi hai a che fare? Gente con le palle ed il pelo sullo stomaco, che usa la comunicazione per convincerti di qualsiasi cosa gli convenga... anche che tu sei il carnefice, e invece sei la vittima (ricordi la favola dell'agnello ed il lupo di Fedro?). Se gli italiani sapessero come stanno davvero le cose, sarebbero già in piazza con le roncole ed i forconi... ma non lo sanno e, in più, gli danno da discutere delle minchiate tipo l'articolo 18... e così se la pijiano nder culo senza neanche bisogno di vaselina. Vi annuncio che Bossi e Maroni hanno lanciato un referendum per annettere la Lombardia alla Svizzera. In qualità di cittadino lombardo e viste le prospettive dell'Italia, voterei "si" all'annessione. Ma poi mi chiedo perché mai gli svizzeri dovrebbero volerci? Se anche loro facessero un referendum (sull'accettare la Lombardia nella Confederazione) temo una disfatta dei "si". Mi sa che ci tocca lottare qui. di G. Migliorino

19 aprile 2012

L'autore di Transaqua, Marcello Vichi, attacca il dossier americano sulla "guerra per l'acqua"

Sul periodico Gente di questa settimana si trova un articolo che annuncia lo scoppio della "guerra per l'acqua" a livello globale. Ma non fa parola delle soluzioni possibili alla crisi idrica su questo pianeta, che – paradossalmente - dallo spazio assume un colore azzurro. Non è la prima volta che si parla di questo pericolo, certamente. Tuttavia, l'intenzione dell'articolo sembra essere quella di rappresentare un destino ineluttabile e dunque di preparare il popolino alla spiacevole prospettiva. Il titolo impiega l'espressione inglese "water war", forse per dare maggior autorevolezza all'analisi. Le prime righe battono subito sul chiodo: «[...] a toglierci ogni illusione è stata l'intelligence americana [...] in uno studio appena divulgato dal Dipartimento di Stato di Washington e commissionato un anno fa dal segretario di Stato Hillary Clinton». In seguito si legge: «Lo scenario delle water wars potrebbe diventare realtà dal 2022, precisa lo studio del National intelligence estimate». A parte il fatto che già in molti posti del mondo si litiga per l'acqua, il vero insulto è l'omissione delle possibili risposte alla crisi idrica mondiale. Risposte ben diverse dalle vaghe evocazioni e dagli appelli del retore Obama, il quale, come si legge scorrendo l'articolo, con la Water Partnership vorrebbe «promuovere e irrobustire la cooperazione della Casa Bianca con Ong, associazioni, soggetti privati e Paesi di tutto il pianeta», ma non si sa con quali precisi fini. Chi conosce le promesse dei progetti come il NAWAPA e il Transaqua, invece, sa che cosa occorra fare, quanto tempo sia stato perduto e che non si può accettare oltremodo questa maniera di fare "informazione". Il primo ad indignarsi è proprio l'ingegnere Marcello Vichi, già nel decennio 1980 coinvolto nel progetto Transaqua, la grande opera idrica nel bacino del Congo, pensata per portare l'acqua dalle regioni pluviali a quelle desertiche. «L'ignavia e lo stupido egocentrismo dell'Occidente (americani in testa) scoprono che nei prossimi anni ci saranno le "guerre per l'acqua"», afferma Vichi. «Peccato», prosegue, «che già negli anni 1970, scienziati, divulgatori, e uomini politici seri, avessero già lanciato gli stessi allarmi, ma la gente non moriva ancora di sete a milioni e le previsioni, ancorché scientificamente dimostrate, non interessavano a nessuno. Oggi continuano ancora ad essere pochi coloro interessati, ma si prepara il terreno a notizie "più interessanti" che a breve verranno, alle notizie "vendibili"». Oggi sono 1,6 miliardi le persone che fanno i conti con la scarsità d'acqua. È la FAO ad attestarlo, ricorda Vichi, il quale sardonicamente ricorda che essa «notoriamente ha speso grandi energie per risolvere alla radice questi problemi..!"» «La stessa FAO oggi ci racconta che 10.000 persone al giorno muoiono a causa della siccità. Queste sono notizie che fanno vendere», al pari dei titoli scandalistici di prima pagina. «Nonostante che la solita FAO preveda che nel 2025 i due terzi della popolazione mondiale vivrà in condizioni di "stress idrico", l'articolo [...] fa presente che nel continente africano solo il Nilo rappresenti una risorsa, ignorando che oramai non potrà essere più una risorsa, per nessuno, a causa del suo iper-ultra sfruttamento, e che, nello stesso continente, esiste anche un fiume chiamato Congo.» «Questo è, a tutt'oggi, il grado di conoscenza e di consapevolezza dei fatti, non del settimanale Gente, ma dell'United States Intelligence Community che raccoglie le informazioni di 16 U.S. intelligence Agency del Federal Governement degli Stati Uniti. È la stessa "intelligence" che si allarma del costo della benzina nel mondo, quando il prezzo alla pompa negli USA supera la soglia delle reazioni popolari pericolose?» La soluzione africana, come abbiamo altre volte sostenuto, sta nella costruzione di grandi infrastrutture, idriche e di trasporto. Per quanto concerne l'acqua, il progetto principale è quello di alimentare il Lago Ciad con le acque del bacino idrico centrafricano. Se si fosse partiti al momento giusto, non avremmo avuto per decenni gli stupidi problemi di carestia e siccità, né le miriadi di associazioni di raccolta fondi, spesso di dubbio comportamento. Per quanto riguarda i trasporti, si tratta di dotare il continente di linee di trasporto ferroviario tali da integrarlo fisicamente, da Nord a Sud e da Est a Ovest. Ma torniamo al progetto Transaqua. Questo prevederebbe il trasferimento annuo di 100 miliardi di metri cubi di acqua (superiore alla portata complessiva del Nilo), tramite un canale lungo 2400 km. Questa operazione dovrebbe rendere coltivabile una regione di 12 milioni di ettari, contrastare la desertificazione del suolo nella regione sahariana, sfamare cento milioni di africani ed eliminare uno dei motivi delle emigrazioni di massa. Il progetto sviluppato da Vichi per la società Bonifica del gruppo IRI, godette del plauso delle guide politiche centrafricane, ma non dei governi o di certi enti occidentali. Le più rosee speranze nella realizzazione del progetto furono travolte dall'esplosione nella regione delle cosiddette "guerre etniche", espressione degli interessi colonialisti europei, e dalla privatizzazione dell'IRI e dallo smantellamento dell'economia italiana sotto l'azione della furia giacobina diretta dalla City di Londra, nel periodo 1992-1995. Al pari dell'ing. Vichi, il nostro movimento internazionale continua a promuovere l'idea. Nel 2011 si è tenuta una conferenza a N'Djamena, nello stato del Ciad, proprio sulla prospettiva del trasferimento idrico dal Congo al Lago Ciad. La presenza di Gheddafi, favorevole al progetto che avrebbe potuto portare la preziosa acqua anche in Libia, aveva fatto sperare che i capitali da investire sarebbero stati trovati. Tutti sappiamo che cosa è avvenuto a Gheddafi, quando all'improvviso le potenze occidentali hanno deciso di volersi sbarazzare del dittatore. L'idea di far rifiorire la regione intorno al Lago Ciad non è morta anche perché Jacques Cheminade, candidato alla presidenza della Francia, ne ha fatto uno dei pilastri del programma di governo, costringendo i media a parlarne. Se le nazioni occidentali vogliono davvero evitare il collasso economico e scongiurare le conseguenze che, come accadde negli anni Trenta, ne deriverebbero, devono assolutamente ridarsi all'economia reale. Con progetti come il Transaqua e il NAWAPA, preparando allo scopo un sistema creditizio globale in sostituzione di quello finanziario ormai fallito. by (MoviSol)

18 aprile 2012

Lo Stato totalitario fiscale

«Questa la racconta un amico commercialista: Un mio cliente possiede una Maserati. Negli ultimi mesi, è stato fermato dalla Guardia di Finanza cinque volte; tutte, il suo stato di contribuente è stato esaminato da cima a fondo, e tutte le volte trovato‘congruo’ al possesso della Maserati. Alla fine, per non essere più fermato e perdere tempo (e denaro), il mio cliente ha chiesto ai finanzieri un lasciapassare. E l’ha ottenuto, firmato e bollato. Adesso, appena lo fermano,esibisce il suo ‘certificato di congruità’, e così può proseguire senza intoppi.Ma dov’è finita la libertà?Dov’è finito il diritto alla proprietà privata?» Sì, caro amico. Il governo dei tecnici – che in teoria sono tutti sostenitori del liberismo (molti di loro lo insegnano, alla Bocconi) – sta creando uno Stato poliziesco di stampo leninista. Basato sul sospetto sistematico sui cittadini, il controllo totale e minuzioso su ciò che spendiamo, sulla punizione fiscale della proprietà immobiliare a scopi distruttivi della stessa proprietà. Molto presto infatti, Equitalia s’impadronirà di migliaia di case ed edifici sequestrati a proprietari che non sono in grado di pagare l’IMU. Sarà un passo decisivo verso la statalizzazione della proprietà un tempo privata, come ai tempi di Lenin. E in un tale sistema, non può mancare la denuncia del «nemico interno», del «sabotatore economico», sotto specie di Evasore Fiscale. Un mostro senza volto che nasconde da qualche parte (ci dicono) «200 miliardi», e che se solo Equitalia ci mettesse sopra le mani, tutti i nostri problemi sarebbero risolti. Perchè, come dice lo slogan ideologico della campagna di Stato contro l’Evasore, «quando tutti pagano, i servizi diventano davvero più efficienti». Tipica menzogna di regime: da decenni paghiamo sempre di più, e i servizi diventano sempre meno. Menzogna che tutti riconoscono come menzogna ma – come avveniva ai tempi di Stalin – tutti devono fingere di credere vera. Basta citare le direttive che il governo ha dato all’agenzia pubblicitaria Saatchi & Saatchi per capire che viviamo sotto un regime totalitario: « Pagare le tasse dovrebbe essere sinonimo di orgoglio, appartenenza alla patria, libertà. Volontà di fare sistema, di sentirsi parte della medesima società. Di meritocrazia». Puro Orwell: la schiavitù fiscale viene definita «libertà», e non manca l’appello al patriottismo, ultima risorsa dei tiranni criminali, oltrechè dei mascalzoni imboscati. Il ministro Piero Giarda, professore e tecnico, ha già detto che non si taglierà la spesa pubblica, ed ha sfidato: chi invoca i tagli pubblici «dica quali servizi pubblici vorrebbe smontare e trasferire al mercato». A parte che è strano questo disprezzo del «mercato» per un governante che è stato messo lì per placare e servire i «mercati finanziari», questa è la solita menzogna del potere statalista. Sindaci, governanti di Regioni, presidenti di provincie, appena si accenna a tagliare le loro spese, strillano: «Dovremo dare meno servizi pubblici», meno autobus, meno scuole, meno sanità. È proprio della Casta totalitaria, appena si parla di «tagli pubblici», pensare a tagliare i servizi pubblici anzichè i « loro emolumenti» e colossali introiti. Anche la casta sovietica che aveva i suoi negozi riservati, le sue case e dacie di lusso gratis (per lo più espropriate ai vecchi nobili) non ha mai pensato che doveva ridurre le proprie spese mentre la gente moriva di fame per la caotica gestione economica del «comunismo» (ma veniva data la colpa ai «sabotatori della produzione» e ai kulaki «che nascondono il grano allo Stato»). Al professor Giarda sarebbe fin troppo facile, oggi, indicare «quali servizi pubblici smantellare»: i fondi ai partiti sono lì da vedere, grazie agli scandali. La Lega, nonostante tutte le spesucce del Trota e di mammà (11 appartamenti, un milione per la scuola Bosina-padana), ha in banca 30 milioni – soldi di noi contribuenti. La Margherita ne ha oltre 23, prima dei prelievi di Lusi. Alleanza Nazionale, partito non più esistente, ne ha in banca 55 milioni. Gran parte a disposizione privata di «Caghetta» Fini. Se li hanno in banca, è perchè non sanno cosa farsene. I «rimborsi» ai partiti sono costati dal ‘94 ad oggi, 2,2 miliardi di euro. Una cifra che potrebbe risolvere molti problemi. Le autoblù costano 4 miliardi l’anno: se ne potrebbero privare la metà dei nostri governanti, senza prima tagliare gli autobus. E quanto ci costa il partito di Mastella, da tanto tempo defunto? Scommetto che riceve i rimborsi elettorali anche lui (1). Tagliare quel «servizio pubblico», professore: non ne abbiamo bisogno (2). È un servizio pubblico che non ci serve a nulla, tanto più che il 90% delle norme varate dal costosissimo parlamento sono in realtà ratifiche di normative europee. Si può sostituire Camera e Senato con centraliniste che ricevano gli ordini da Bruxelles, come si può sostituire Bankitalia con un centralino collegato a Francoforte. Pare così evidente! Invece, sotto i nostri occhi, i tre partiti maggiori (un tempo divisi in «maggioranza e opposizione», oggi unitissimi), stanno cercando di varare in fretta una «riforma» a loro esclusivo beneficio: che comporta più «trasparenza» nelle spese dei partiti – sappiamo cosa vale la trasparenza – ma nessun taglio. Nemmeno un euro in meno. Stanno per arrivare infatti 100 milioni di pseudo-rimborsi, di grasso che cola – estratto da una società che viene impoverita, tartassata, impedita persino di guadagnare – e non li vogliono perdere. Piuttosto, «meno servizi pubblici», meno autobus, meno ospedali. Sicchè dopotutto è inutile prendersela col governo «tecnico». Sì, il governo Monti è il risultato di un putsch bianco, ma è appoggiato dai partiti maggiori, oggi non più «maggioranza-opposizione» ma unitissimi, proprio perchè assicura che i loro indebiti introiti non saranno toccati. È vero che nell’instaurare l’idrovora fiscale più vorace della storia, Monti sta mutando la nostra società in uno Stato poliziesco sovietizzante, dove chi possiede una Maserati è sospetto, i conti correnti sono aperti allo sguardo dei Befera, aurto, case e macchinari sono sequestrati per ritardi nel pagamento delle imposte, si invita alla delazione del vicino, e si strangola l’economia reale, il tutto fra grandi colpi di grancassa propagandistica contro il «Nemico Interno». Tutto vero. Ma è vero che la democrazia non esisteva più anche prima. Da quando i partiti si sono scremati dalla spesa pubblica quegli enormi tesori in segreto, il gioco della democrazia non finge più nemmeno di funzionare: sempre le stesse persone da trent’anni, le elezioni non hanno più senso. Sempre gli stessi nominati da eleggere in liste bloccate. Anche sotto Stalin avvenivano elezioni: a liste bloccate, si era liberi di scegliere i nomi messi in lista dal Partito. di Maurizio Blondet NOTE: 1) Sarebbe utile calcolare anche i costi indiretti; i figli di Mastella sembrano tutti ben impiegati in aziende pubbliche e parapubbliche. L’ultima che ho appreso: esiste un figlio di Mastella, 38 anni, sposato a una coordinatrice provinciale ligure del Pdl, che è stato fatto – in gran segreto – dirigente di Ansaldo Energia. Non c’è solo Trota. 2) Nel 1970, 22 lavoratori dipendenti nel settore privato dovevano mantenere un lavoratore pubblico. Oggi, sono solo 13 a doverlo mantenere. Anche questo a proposito dei «servizi pubblici da smantellare».