02 luglio 2012

Che fine hanno fatto gli “antiberluscones”?

Se c’è un fatto che lascia davvero sbalorditi da quando è stato imposto all’Italia il “governo tecnico” è l’assoluta calma piatta che lo circonda. Agisce praticamente indisturbato. Nessuno protesta più, nessuno organizza “girotondi” e nessuno si straccia più le vesti scandalizzato per ogni alito che esce dalla bocca del Presidente del Consiglio. Anche se pare di tornare indietro di qualche era geologica, sarà bene ricordarsi che fintanto che abbiamo avuto Berlusconi a Palazzo Chigi (nov. 2010) non passava giorno che qualcheduno inscenasse una clamorosa manifestazione per dimostrare la sua ferma volontà di rovesciare il “tiranno di Arcore”. Adesso, tutto tace. Eppure, di materiale per far saltare i nervi ce ne sarebbe a iosa. Infatti, se solo fosse stata proferita da Berlusconi e dai suoi ministri la radice quadrata delle mostruosità affermate da Monti e dalla sua squadra, c’è da stare certi che avremmo assistito alle barricate in piazza, e dalla statuina del Duomo di Milano lanciata sulla bocca saremmo passati alle pistolettate alla tempia. Ripeto, “affermate”, perché ai moderni non interessa quel che viene fatto ma quel che viene detto, tant’è vero che mai come oggi s’è sviluppato quell’apparato tirannico, i “media”, volto alla fabbricazione dell’“opinione pubblica”. Dove sono finiti dunque il “popolo viola” e la “rivoluzione arcobaleno”? Perché non vale più il motto “se non ora quando?” mentre una nazione intera si vede privata di tutto in maniera così metodica e plateale? La prima e più ovvia risposta è che siccome Berlusconi non c’è più, “l’incubo è finito”, quindi anche gli “antiberluscones” si sono acquietati. Certo, logicamente non fa una piega, ma l’intelligenza impone di comprendere perché tutta questa massa critica che pareva essere disposta persino al martirio pur di vedere il Cavaliere disarcionato adesso sembra essere pervasa dalla pace dei sensi. Che cos’è, sono felici di sapere che la banca e il mondo della speculazione ha preso direttamente in mano le redini della cosa pubblica? Si rallegrano al pensiero di essere coinvolti, presto o tardi, in una guerra devastante le cui nubi vanno addensandosi sui cieli della Siria? Sono contenti di sapere che licenziare qualcuno sta diventando più facile che bere un bicchier d’acqua? Gongolano all’idea di vedersi tassare anche l’aria? Pensano davvero che finalmente “tutto va bene”??? Per darsi ragione di questo apparentemente inspiegabile fenomeno, bisogna comprendere che tipo di persone, mediamente, avversava Berlusconi, e soprattutto, perché. Stabilito che in liberaldemocrazia la destra, il centro e la sinistra, comprese le estreme, sono tutte facce di un medesimo prisma, tutte necessarie al buon funzionamento del giocattolo (perciò è necessario rigettarle tutte in blocco poiché espressioni diverse, complementari e convergenti, della sovversione moderna), è innegabile che il grosso degli “antiberluscones” apparteneva ai ranghi della sinistra. Cosa sia la sinistra e a cosa corrisponde il suo tipo umano è presto detto. Si tratta di individui che in questo sistema si trovano perfettamente a loro agio (anche economicamente, sia chiaro), come quelli di centro e di destra, ma si compiacciono di autorappresentarsi come “alternativi” e, soprattutto, “più morali”. Contrapposti a quella tendente alla “conservazione”, essi rappresentano l’anima “dinamica” della liberaldemocrazia, quella che non è mai soddisfatta e che vorrebbe raggiungere sempre nuove “frontiere” (non a caso Kennedy è un loro mito). Stanno perennemente a lamentarsi dell’insufficiente livello dei “diritti” raggiunti (delle donne, degli immigrati, dei gay ecc.), infatuati come sono dell’idea di “Progresso”. Per essi la “democrazia” è sempre in “pericolo”: una posizione di comodo, da falsa coscienza, perché in questo modo, anziché dimostrare una volta per tutte a quali delizie ci porterebbe una “vera democrazia” (un po’ come il “vero comunismo”, da contrapporre come alibi al “socialismo reale”), possono ingannare se stessi e gli altri erigendosi a “sentinelle” della democrazia stessa, contro il “barbaro di turno”, che va da Fanfani ad Andreotti, da Cossiga a Berlusconi. Ma su Monti non fiatano. Intendiamoci, dell’idea di “Progresso” sono permeati anche quelli di centro e di destra, “credenti” e non, e tutti, chi in un modo e chi nell’altro, vanno nella medesima direzione, che è quella contraria alle leggi che Dio ha dato agli uomini affinché possano raggiungere lo scopo per cui sono stati creati. Quindi, nessuna pietà per questa destra, che almeno qualche riferimento dottrinale ce l’aveva (penso alle opere di Guénon e di Evola, che circolavano in quell’ambiente prima che si genuflettesse al Muro del pianto); destra colpevole anch’essa del degrado e della perversione imperanti. Si pensi al fenomeno degli “yuppies”, negli anni Ottanta, a questi spregevoli arrivisti disposti a tutto pur di far carriera, che corrispondono al tipo umano incoraggiato negli anni in cui l’astro di Berlusconi cominciava a brillare. Lui, in fondo, è stato solo “il capo degli yuppies”, innamorati dell’America e della sua parodistica “civiltà”. Tutti sanno che cos’hanno voluto dire le tv private nel progressivo sfacelo di quella che ancora, fino agli anni Settanta, era una nazione degna di questo nome (tuttavia già recante i disastri dovuti alle “liberazioni” del ’45 e del ‘68). Solo che in questi “antiberluscones” si è evidenziata al massimo grado l’ipocrisia e il perbenismo, quasi puritano, di chi si reputa, pur sguazzando magnificamente nella stessa melma putrida, “più morale” degli altri, storcendo il naso per i miliardi di Berlusconi dall’alto del suo stile di vita snob e completamente “borghese”. È così emersa l’inconcludenza e la vacuità di questa nuova generazione “di sinistra” (almeno gli stalinisti avevano un “carattere”!), che per dare addosso al “tiranno” non è che ha preteso il ristabilimento non dico dell’Ordine, ché quello sarebbe impossibile per chi crede nel “Progresso” e nel “laicismo”, ma almeno di quelle condizioni che, esistenti almeno fino agli anni Settanta-Ottanta, facevano dell’italiano - a prescindere dalle sue umili origini - una persona dignitosa. Allora, se questi affetti da delirio monotematico ossessivo contro Berlusconi avessero avuto almeno due neuroni funzionanti, non avrebbero perso tempo nell’inscenare carnevalate d’ogni tipo per la tal “battuta” del Presidente del Consiglio o la “dignità offesa delle donne” (per futili motivi e non perché sono costrette a lavorare fuori di casa!). Per non dire di peggio, ovvero quando per partito preso e malafede congenita hanno voluto a tutti i costi spargere fango anche in quelle occasioni in cui – almeno al confronto di quanto s’era visto sin lì – il governo Berlusconi ha dato prova di fare qualcosa di buono, dalle “casette” per i terremotati dell’Abruzzo (chissà cosa ne pensano gli emiliani nelle tende, informati che ormai lo Stato non può più sobbarcarsi le spese per la ricostruzione…) ad una guerra mondiale evitata per il rotto della cuffia quando il fantoccio georgiano Saakhasvili venne lanciato in un’evidente provocazione contro la Russia per far scoppiare un pandemonio. Ma no, per questi scimuniti senza cervello, aprire alla Russia, e con ciò, bilanciare l’asfissiante e totalitario dominio americano (che evidentemente per loro non rappresenta un problema), non è una mossa intelligente. Putin è un “tiranno” e stop, e così anche Gheddafi, per la cui visita, dal chiaro significato geopolitico in grado di gettare nello sconforto gli anglo-americani, questa massa di decerebrati si profuse in una rituale quando demenziale protesta in nome dei diritti umani a suon di “Bella Ciao”! Questo punto va chiarito ulteriormente per capire con che razza di canaglie si ha a che fare quando si parla di “sinistra”. Per un po’ hanno pensato di imbambolare la gente con le “marce contro la guerra”, ma da quella del 2003, all’insegna dell’equivoca bandiera arcobaleno e la parola d’ordine “né Bush né Saddam”, e con i prodromi dell’acquiescenza supina del 1999 quando fu la Yugoslavia ad essere aggredita dalla Nato, questo gregge belante che trovava insopportabile la presenza di Berlusconi ha accettato, per non dire approvato entusiasticamente, ogni aggressione dell’America e dei suoi tirapiedi. Diciamocelo francamente, a loro l’America piace e parecchio, innamorati come sono di un’idea di libertà “anarchica” qual è quella che promana da Oltreatlantico prima con le bombe e poi con la persuasione occulta e il sistema imposto ai “liberati”. Limitati come sono nella comprensione della realtà, questi sprovveduti imbevuti di Hollywood e di idee tanto vaghe quanto confuse nella loro sentimentalità sono la massa di manovra perfetta per quelli che qualcuno definisce, senza mai definirli adeguatamente, “i poteri forti”. Sono le pecore ideali per essere immolate sull’altare di Mammona. Credono a tutte le favole: dalla “liberazione” alla “santità della magistratura”. Si sono mai chiesti infatti se non è un po’ strano che in una nazione occupata qual è l’Italia la Magistratura possa aprire “liberamente” inchieste a raffica e spiccare avvisi di garanzia come noccioline all’indirizzo di un Presidente del Consiglio in carica, addirittura alla vigilia di un importante vertice internazionale? Mentre adesso, a giudicare dall’inerzia di questa casta investita dell’aura della virtù assoluta dal “popolo della sinistra”, sembra che a governare l’Italia vi sia non un governo diretta espressione del mondo della finanza apolide e dei consessi a porte chiuse, bensì una pattuglia di santi votati al servizio del prossimo! Purtroppo, questa è la “democrazia”. Le persone sono generalmente troppo sprovvedute per comprendere il livello dell’inganno. Basta agitargli uno spauracchio (Berlusconi) e il gioco è fatto. Così anche gli “antiberluscones” sono tornati da dove son venuti. Nulla erano e nel nulla sono tornati. Almeno Berlusconi era “qualcosa”, ma gli “antiberusconiani” cosa rappresentano? È un po’ come per il Fascismo. Ci piaccia o meno, aveva una sua “realtà”. Ma “l’antifascista”, nella sua posizione meramente “contro” e distruttiva, che livello di realtà può vantare? Non a caso, spesso la posizione degli “antiberluscones” era, nel cervellino ristretto di costoro, dettata da una convinzione “antifascista” (sulla genesi dell’antifascismo, made in anglo-america, ci sarebbe da scrivere non poco). Pensavano, con la caduta del “tiranno”, di rinverdire i fasti delle “radiose giornate”… e invece, eccoli svaniti nel nulla, con le giornate degli italiani che anziché “radiose”, tra spread che salgono e scendono, son diventate sempre più… ansiose! di Enrico Galoppini

30 giugno 2012

Rubiamo ai poveri per dare alle banche

La confraternita di usurai prezzolati che dopo il golpe dello scorso novembre usurpa i banchi del governo, continua a maramaldeggiare allegramente sotto la guida di Mario Monti e con il sostegno incondizionato di un parlamento composto da zombies, pronti a ratificare qualsiasi bestialità venga loro ordinata. Lacrima Fornero ha iniziato ad impegnarsi con cura certosina nella sostituzione della produzione industriale con quella dei disoccupati, il tutto naturalmente al fine di creare la crescita e partendo dal presupposto che "il lavoro non è un diritto", bensì una creatura ectoplasmatica destinata a venire esorcizzata per sempre. Il "buon" Di Pietro e la Lega si scagliano contro le sue parole, ritenendole in contrasto con la costituzione. Ma sono stati (anche) loro a sostituire la costituzione con il Trattato di Lisbona , perchè continuare a fingere che quello che è ormai ridotto a carta straccia esista ancora? I tagli dei servizi al cittadino e dello stato sociale oggi li chiamano "spending review", probabilmente perché usare il linguaggio del padrone incrementa l'appeal e contribuisce a far si che l'interessato non capisca una mazza di quello che viene ordito alle sue spalle.... Proprio nel nome dello spending review è partita la manovra Bondi che taglierà quel poco che resta del sistema sanitario italiano. Un taglio che dovrebbe far risparmiare allo stato circa 4 miliardi, necessari per pagare le missioni di guerra, ad oggi senza copertura finanziaria, per i primi interventi di ricostruzione in Emilia Romagna e per evitare che l'Iva venga aumentata. Il fatto che per fare fronte al terremoto in Emilia Romagna fosse già stata inserita un'accisa sulla benzina e che il governo già abbia legiferato per mettersi al riparo da qualsiasi onere concernente la ricostruzione delle abitazioni distrutte nel corso di calamità naturali, viene come sempre bellamente sottaciuto. Tagliamo e tassiamo per non aumentare l'Iva è il mantra più in voga per giustificare tutte le manovre di questi ultimi mesi. A settembre, quando l'Iva salirà al 23%, come già disposto per legge, il gingle cambierà e nel gioco del bastone e della carota verrà inserito un nuovo spauracchio sul quale fare leva, magari la stessa Iva al 25%. Che si tratti di "prending" review o di prendi e basta, l'unica certezza sembra essere quella concernente la destinazione d'uso dei denari. Missioni di guerra per conto terzi ed acquisti di armamenti a parte, quasi tutto il denaro sottratto alle tasche dei poveracci da Equitalia & company viene e verrà devoluto alle banche, per fare fronte alla bulimica ingordigia che ne rappresenta il tratto saliente. Nel solo corso del 2012, ben 48 miliardi di euro estorti ai contribuenti italiani andranno infatti a rimpinguare le casse del sistema bancario europeo, ma in qualche caso è possibile anche fare di più. Come sta accadendo in questi giorni con Monte dei Paschi di Siena, che il governo italiano ha premiato con un prestito di 4 miliardi di euro, per il nuovo piano industriale che prevede la chiusura di 400 filiali e l'eliminazione di 4.600 dipendenti. Il tutto nel nome della crescita prossima ventura, naturalmente. di Marco Cedolin

29 giugno 2012

Il “big bang” ha bisogno che scompaiano i due grandi partiti che hanno dominato in questi vent’anni

Finalmente non siamo più soli a invocare il “big bang” della politica italiana. Un paio d’anni fa, quando noi de “Gli Altri” abbiamo iniziare a battere su questo tasto, in molti ci hanno guardato con sospetto. “Perché mai un “big bang”? Forse volete allontanarvi dalla sinistra? Siete trasformisti, siete traditori, siete venduti”. A noi sembrava semplicemente di avere scoperto l’acqua calda. E cioè di esserci accorti – correva l’anno 2010 – che destra e sinistra italiana avevano fallito clamorosamente, che erano rimaste senza idee e senza programmi, che non riuscivano più a produrre pensiero politico e “progetti di società”, che non riuscivano neppure a costruire gruppi dirigenti, e di conseguenza non potevano più essere i pilastri di una nuova politica. Ma se la vecchia destra e la vecchia sinistra non sono più i pilastri della politica, i casi sono due: o si rinuncia alla politica o bisogna ripartire da zero. Noi dicevamo: ripartiamo da zero, cioè realizziamo, appunto, un vero e proprio “big bang”, torniamo a misurarci con le idee, con i grandi valori, con i progetti di società futura, con i principi di fondo (tolleranza, egualitarismo, individualismo, collettività, stato, mercato eccetera) e vediamo se sulla base del pensiero e non delle bandierine lise di una volta, riusciamo a ricostruire dei grandi schieramenti che si affrontino, si combattano, ripropongano il conflitto ma nella modernità e non si limitino a replicare, quasi a recitare, un conflitto che non esiste più. Eravamo però una minoranza piccolissima perché la grande maggioranza era per l’altra soluzione: rinunciare alla politica e sostituire la politica con una specie di cerimoniale del sottopotere, delegando i grandi compiti della politica (governare, produrre idee, distribuire risorse, riformare la società) a poteri esterni, e cioè al potere del mercato e dei padroni del mercato. Vi dirò la verità: a un certo punto stavamo quasi quasi per crederci che eravamo noi ad essere i pazzi. A forza di sentirci dire che “pensare” è tradire, che scrivere fuori dal pensiero dominante è solo voglia stupida di stupire, e che rinunciare alla distinzione novecentesca tra destra e sinistra vuol dire negare la sacralità della sinistra, ci era venuto il dubbio che avessero ragione gli altri. Poi è arrivato Monti, è arrivata Fornero, cioè si è realizzato il disegno tecnocratico e di abolizione della politica, e ora non siamo più soli a invocare il “big bang”. Si moltiplicano finalmente le voci e allora noi torniamo a insistere. E insistendo vorremmo chiarire un punto. Per mettere in moto un processo virtuoso di “big bang” occorre partire da una cosetta piccola piccola: sciogliere il Pd, che è un partito vuoto, privo di prospettive, nato – e dunque geneticamente marcato – da uno schema antichissimo di politica, basato solo sulla suddivisione del sottopotere, sulla cancellazione dei progetti, delle idee, e sull’offerta ai poteri reali (ai poteri forti) di un ceto politico informe e subalterno disposto ad amministrare la sotto-politica e il sottopotere, senza disturbare il manovratore. Il Pd è stato un tentativo generoso, da parte del vecchio ceto politico ex Pci ed ex democristiano, di mettersi a disposizione della borghesia italiana per provare a trovare un nuovo equilibrio che superasse il berlusconismo e restituisse all’Italia una situazione di moderatismo, di conservazione, e di placido ritorno agli anni Cinquanta. E’ andata male. Monti ha interamente fagogitato lo spazio politico del Pd. Monti è una specie di Pd più bravo. Bene, il “big bang” ha bisogno che scompaiano i due grandi partiti che hanno dominato in questi vent’anni. Il Pdl è sulla buona strada. Ora il problema è sgomberare il campo dal Pd. di Piero Sansonetti

02 luglio 2012

Che fine hanno fatto gli “antiberluscones”?

Se c’è un fatto che lascia davvero sbalorditi da quando è stato imposto all’Italia il “governo tecnico” è l’assoluta calma piatta che lo circonda. Agisce praticamente indisturbato. Nessuno protesta più, nessuno organizza “girotondi” e nessuno si straccia più le vesti scandalizzato per ogni alito che esce dalla bocca del Presidente del Consiglio. Anche se pare di tornare indietro di qualche era geologica, sarà bene ricordarsi che fintanto che abbiamo avuto Berlusconi a Palazzo Chigi (nov. 2010) non passava giorno che qualcheduno inscenasse una clamorosa manifestazione per dimostrare la sua ferma volontà di rovesciare il “tiranno di Arcore”. Adesso, tutto tace. Eppure, di materiale per far saltare i nervi ce ne sarebbe a iosa. Infatti, se solo fosse stata proferita da Berlusconi e dai suoi ministri la radice quadrata delle mostruosità affermate da Monti e dalla sua squadra, c’è da stare certi che avremmo assistito alle barricate in piazza, e dalla statuina del Duomo di Milano lanciata sulla bocca saremmo passati alle pistolettate alla tempia. Ripeto, “affermate”, perché ai moderni non interessa quel che viene fatto ma quel che viene detto, tant’è vero che mai come oggi s’è sviluppato quell’apparato tirannico, i “media”, volto alla fabbricazione dell’“opinione pubblica”. Dove sono finiti dunque il “popolo viola” e la “rivoluzione arcobaleno”? Perché non vale più il motto “se non ora quando?” mentre una nazione intera si vede privata di tutto in maniera così metodica e plateale? La prima e più ovvia risposta è che siccome Berlusconi non c’è più, “l’incubo è finito”, quindi anche gli “antiberluscones” si sono acquietati. Certo, logicamente non fa una piega, ma l’intelligenza impone di comprendere perché tutta questa massa critica che pareva essere disposta persino al martirio pur di vedere il Cavaliere disarcionato adesso sembra essere pervasa dalla pace dei sensi. Che cos’è, sono felici di sapere che la banca e il mondo della speculazione ha preso direttamente in mano le redini della cosa pubblica? Si rallegrano al pensiero di essere coinvolti, presto o tardi, in una guerra devastante le cui nubi vanno addensandosi sui cieli della Siria? Sono contenti di sapere che licenziare qualcuno sta diventando più facile che bere un bicchier d’acqua? Gongolano all’idea di vedersi tassare anche l’aria? Pensano davvero che finalmente “tutto va bene”??? Per darsi ragione di questo apparentemente inspiegabile fenomeno, bisogna comprendere che tipo di persone, mediamente, avversava Berlusconi, e soprattutto, perché. Stabilito che in liberaldemocrazia la destra, il centro e la sinistra, comprese le estreme, sono tutte facce di un medesimo prisma, tutte necessarie al buon funzionamento del giocattolo (perciò è necessario rigettarle tutte in blocco poiché espressioni diverse, complementari e convergenti, della sovversione moderna), è innegabile che il grosso degli “antiberluscones” apparteneva ai ranghi della sinistra. Cosa sia la sinistra e a cosa corrisponde il suo tipo umano è presto detto. Si tratta di individui che in questo sistema si trovano perfettamente a loro agio (anche economicamente, sia chiaro), come quelli di centro e di destra, ma si compiacciono di autorappresentarsi come “alternativi” e, soprattutto, “più morali”. Contrapposti a quella tendente alla “conservazione”, essi rappresentano l’anima “dinamica” della liberaldemocrazia, quella che non è mai soddisfatta e che vorrebbe raggiungere sempre nuove “frontiere” (non a caso Kennedy è un loro mito). Stanno perennemente a lamentarsi dell’insufficiente livello dei “diritti” raggiunti (delle donne, degli immigrati, dei gay ecc.), infatuati come sono dell’idea di “Progresso”. Per essi la “democrazia” è sempre in “pericolo”: una posizione di comodo, da falsa coscienza, perché in questo modo, anziché dimostrare una volta per tutte a quali delizie ci porterebbe una “vera democrazia” (un po’ come il “vero comunismo”, da contrapporre come alibi al “socialismo reale”), possono ingannare se stessi e gli altri erigendosi a “sentinelle” della democrazia stessa, contro il “barbaro di turno”, che va da Fanfani ad Andreotti, da Cossiga a Berlusconi. Ma su Monti non fiatano. Intendiamoci, dell’idea di “Progresso” sono permeati anche quelli di centro e di destra, “credenti” e non, e tutti, chi in un modo e chi nell’altro, vanno nella medesima direzione, che è quella contraria alle leggi che Dio ha dato agli uomini affinché possano raggiungere lo scopo per cui sono stati creati. Quindi, nessuna pietà per questa destra, che almeno qualche riferimento dottrinale ce l’aveva (penso alle opere di Guénon e di Evola, che circolavano in quell’ambiente prima che si genuflettesse al Muro del pianto); destra colpevole anch’essa del degrado e della perversione imperanti. Si pensi al fenomeno degli “yuppies”, negli anni Ottanta, a questi spregevoli arrivisti disposti a tutto pur di far carriera, che corrispondono al tipo umano incoraggiato negli anni in cui l’astro di Berlusconi cominciava a brillare. Lui, in fondo, è stato solo “il capo degli yuppies”, innamorati dell’America e della sua parodistica “civiltà”. Tutti sanno che cos’hanno voluto dire le tv private nel progressivo sfacelo di quella che ancora, fino agli anni Settanta, era una nazione degna di questo nome (tuttavia già recante i disastri dovuti alle “liberazioni” del ’45 e del ‘68). Solo che in questi “antiberluscones” si è evidenziata al massimo grado l’ipocrisia e il perbenismo, quasi puritano, di chi si reputa, pur sguazzando magnificamente nella stessa melma putrida, “più morale” degli altri, storcendo il naso per i miliardi di Berlusconi dall’alto del suo stile di vita snob e completamente “borghese”. È così emersa l’inconcludenza e la vacuità di questa nuova generazione “di sinistra” (almeno gli stalinisti avevano un “carattere”!), che per dare addosso al “tiranno” non è che ha preteso il ristabilimento non dico dell’Ordine, ché quello sarebbe impossibile per chi crede nel “Progresso” e nel “laicismo”, ma almeno di quelle condizioni che, esistenti almeno fino agli anni Settanta-Ottanta, facevano dell’italiano - a prescindere dalle sue umili origini - una persona dignitosa. Allora, se questi affetti da delirio monotematico ossessivo contro Berlusconi avessero avuto almeno due neuroni funzionanti, non avrebbero perso tempo nell’inscenare carnevalate d’ogni tipo per la tal “battuta” del Presidente del Consiglio o la “dignità offesa delle donne” (per futili motivi e non perché sono costrette a lavorare fuori di casa!). Per non dire di peggio, ovvero quando per partito preso e malafede congenita hanno voluto a tutti i costi spargere fango anche in quelle occasioni in cui – almeno al confronto di quanto s’era visto sin lì – il governo Berlusconi ha dato prova di fare qualcosa di buono, dalle “casette” per i terremotati dell’Abruzzo (chissà cosa ne pensano gli emiliani nelle tende, informati che ormai lo Stato non può più sobbarcarsi le spese per la ricostruzione…) ad una guerra mondiale evitata per il rotto della cuffia quando il fantoccio georgiano Saakhasvili venne lanciato in un’evidente provocazione contro la Russia per far scoppiare un pandemonio. Ma no, per questi scimuniti senza cervello, aprire alla Russia, e con ciò, bilanciare l’asfissiante e totalitario dominio americano (che evidentemente per loro non rappresenta un problema), non è una mossa intelligente. Putin è un “tiranno” e stop, e così anche Gheddafi, per la cui visita, dal chiaro significato geopolitico in grado di gettare nello sconforto gli anglo-americani, questa massa di decerebrati si profuse in una rituale quando demenziale protesta in nome dei diritti umani a suon di “Bella Ciao”! Questo punto va chiarito ulteriormente per capire con che razza di canaglie si ha a che fare quando si parla di “sinistra”. Per un po’ hanno pensato di imbambolare la gente con le “marce contro la guerra”, ma da quella del 2003, all’insegna dell’equivoca bandiera arcobaleno e la parola d’ordine “né Bush né Saddam”, e con i prodromi dell’acquiescenza supina del 1999 quando fu la Yugoslavia ad essere aggredita dalla Nato, questo gregge belante che trovava insopportabile la presenza di Berlusconi ha accettato, per non dire approvato entusiasticamente, ogni aggressione dell’America e dei suoi tirapiedi. Diciamocelo francamente, a loro l’America piace e parecchio, innamorati come sono di un’idea di libertà “anarchica” qual è quella che promana da Oltreatlantico prima con le bombe e poi con la persuasione occulta e il sistema imposto ai “liberati”. Limitati come sono nella comprensione della realtà, questi sprovveduti imbevuti di Hollywood e di idee tanto vaghe quanto confuse nella loro sentimentalità sono la massa di manovra perfetta per quelli che qualcuno definisce, senza mai definirli adeguatamente, “i poteri forti”. Sono le pecore ideali per essere immolate sull’altare di Mammona. Credono a tutte le favole: dalla “liberazione” alla “santità della magistratura”. Si sono mai chiesti infatti se non è un po’ strano che in una nazione occupata qual è l’Italia la Magistratura possa aprire “liberamente” inchieste a raffica e spiccare avvisi di garanzia come noccioline all’indirizzo di un Presidente del Consiglio in carica, addirittura alla vigilia di un importante vertice internazionale? Mentre adesso, a giudicare dall’inerzia di questa casta investita dell’aura della virtù assoluta dal “popolo della sinistra”, sembra che a governare l’Italia vi sia non un governo diretta espressione del mondo della finanza apolide e dei consessi a porte chiuse, bensì una pattuglia di santi votati al servizio del prossimo! Purtroppo, questa è la “democrazia”. Le persone sono generalmente troppo sprovvedute per comprendere il livello dell’inganno. Basta agitargli uno spauracchio (Berlusconi) e il gioco è fatto. Così anche gli “antiberluscones” sono tornati da dove son venuti. Nulla erano e nel nulla sono tornati. Almeno Berlusconi era “qualcosa”, ma gli “antiberusconiani” cosa rappresentano? È un po’ come per il Fascismo. Ci piaccia o meno, aveva una sua “realtà”. Ma “l’antifascista”, nella sua posizione meramente “contro” e distruttiva, che livello di realtà può vantare? Non a caso, spesso la posizione degli “antiberluscones” era, nel cervellino ristretto di costoro, dettata da una convinzione “antifascista” (sulla genesi dell’antifascismo, made in anglo-america, ci sarebbe da scrivere non poco). Pensavano, con la caduta del “tiranno”, di rinverdire i fasti delle “radiose giornate”… e invece, eccoli svaniti nel nulla, con le giornate degli italiani che anziché “radiose”, tra spread che salgono e scendono, son diventate sempre più… ansiose! di Enrico Galoppini

30 giugno 2012

Rubiamo ai poveri per dare alle banche

La confraternita di usurai prezzolati che dopo il golpe dello scorso novembre usurpa i banchi del governo, continua a maramaldeggiare allegramente sotto la guida di Mario Monti e con il sostegno incondizionato di un parlamento composto da zombies, pronti a ratificare qualsiasi bestialità venga loro ordinata. Lacrima Fornero ha iniziato ad impegnarsi con cura certosina nella sostituzione della produzione industriale con quella dei disoccupati, il tutto naturalmente al fine di creare la crescita e partendo dal presupposto che "il lavoro non è un diritto", bensì una creatura ectoplasmatica destinata a venire esorcizzata per sempre. Il "buon" Di Pietro e la Lega si scagliano contro le sue parole, ritenendole in contrasto con la costituzione. Ma sono stati (anche) loro a sostituire la costituzione con il Trattato di Lisbona , perchè continuare a fingere che quello che è ormai ridotto a carta straccia esista ancora? I tagli dei servizi al cittadino e dello stato sociale oggi li chiamano "spending review", probabilmente perché usare il linguaggio del padrone incrementa l'appeal e contribuisce a far si che l'interessato non capisca una mazza di quello che viene ordito alle sue spalle.... Proprio nel nome dello spending review è partita la manovra Bondi che taglierà quel poco che resta del sistema sanitario italiano. Un taglio che dovrebbe far risparmiare allo stato circa 4 miliardi, necessari per pagare le missioni di guerra, ad oggi senza copertura finanziaria, per i primi interventi di ricostruzione in Emilia Romagna e per evitare che l'Iva venga aumentata. Il fatto che per fare fronte al terremoto in Emilia Romagna fosse già stata inserita un'accisa sulla benzina e che il governo già abbia legiferato per mettersi al riparo da qualsiasi onere concernente la ricostruzione delle abitazioni distrutte nel corso di calamità naturali, viene come sempre bellamente sottaciuto. Tagliamo e tassiamo per non aumentare l'Iva è il mantra più in voga per giustificare tutte le manovre di questi ultimi mesi. A settembre, quando l'Iva salirà al 23%, come già disposto per legge, il gingle cambierà e nel gioco del bastone e della carota verrà inserito un nuovo spauracchio sul quale fare leva, magari la stessa Iva al 25%. Che si tratti di "prending" review o di prendi e basta, l'unica certezza sembra essere quella concernente la destinazione d'uso dei denari. Missioni di guerra per conto terzi ed acquisti di armamenti a parte, quasi tutto il denaro sottratto alle tasche dei poveracci da Equitalia & company viene e verrà devoluto alle banche, per fare fronte alla bulimica ingordigia che ne rappresenta il tratto saliente. Nel solo corso del 2012, ben 48 miliardi di euro estorti ai contribuenti italiani andranno infatti a rimpinguare le casse del sistema bancario europeo, ma in qualche caso è possibile anche fare di più. Come sta accadendo in questi giorni con Monte dei Paschi di Siena, che il governo italiano ha premiato con un prestito di 4 miliardi di euro, per il nuovo piano industriale che prevede la chiusura di 400 filiali e l'eliminazione di 4.600 dipendenti. Il tutto nel nome della crescita prossima ventura, naturalmente. di Marco Cedolin

29 giugno 2012

Il “big bang” ha bisogno che scompaiano i due grandi partiti che hanno dominato in questi vent’anni

Finalmente non siamo più soli a invocare il “big bang” della politica italiana. Un paio d’anni fa, quando noi de “Gli Altri” abbiamo iniziare a battere su questo tasto, in molti ci hanno guardato con sospetto. “Perché mai un “big bang”? Forse volete allontanarvi dalla sinistra? Siete trasformisti, siete traditori, siete venduti”. A noi sembrava semplicemente di avere scoperto l’acqua calda. E cioè di esserci accorti – correva l’anno 2010 – che destra e sinistra italiana avevano fallito clamorosamente, che erano rimaste senza idee e senza programmi, che non riuscivano più a produrre pensiero politico e “progetti di società”, che non riuscivano neppure a costruire gruppi dirigenti, e di conseguenza non potevano più essere i pilastri di una nuova politica. Ma se la vecchia destra e la vecchia sinistra non sono più i pilastri della politica, i casi sono due: o si rinuncia alla politica o bisogna ripartire da zero. Noi dicevamo: ripartiamo da zero, cioè realizziamo, appunto, un vero e proprio “big bang”, torniamo a misurarci con le idee, con i grandi valori, con i progetti di società futura, con i principi di fondo (tolleranza, egualitarismo, individualismo, collettività, stato, mercato eccetera) e vediamo se sulla base del pensiero e non delle bandierine lise di una volta, riusciamo a ricostruire dei grandi schieramenti che si affrontino, si combattano, ripropongano il conflitto ma nella modernità e non si limitino a replicare, quasi a recitare, un conflitto che non esiste più. Eravamo però una minoranza piccolissima perché la grande maggioranza era per l’altra soluzione: rinunciare alla politica e sostituire la politica con una specie di cerimoniale del sottopotere, delegando i grandi compiti della politica (governare, produrre idee, distribuire risorse, riformare la società) a poteri esterni, e cioè al potere del mercato e dei padroni del mercato. Vi dirò la verità: a un certo punto stavamo quasi quasi per crederci che eravamo noi ad essere i pazzi. A forza di sentirci dire che “pensare” è tradire, che scrivere fuori dal pensiero dominante è solo voglia stupida di stupire, e che rinunciare alla distinzione novecentesca tra destra e sinistra vuol dire negare la sacralità della sinistra, ci era venuto il dubbio che avessero ragione gli altri. Poi è arrivato Monti, è arrivata Fornero, cioè si è realizzato il disegno tecnocratico e di abolizione della politica, e ora non siamo più soli a invocare il “big bang”. Si moltiplicano finalmente le voci e allora noi torniamo a insistere. E insistendo vorremmo chiarire un punto. Per mettere in moto un processo virtuoso di “big bang” occorre partire da una cosetta piccola piccola: sciogliere il Pd, che è un partito vuoto, privo di prospettive, nato – e dunque geneticamente marcato – da uno schema antichissimo di politica, basato solo sulla suddivisione del sottopotere, sulla cancellazione dei progetti, delle idee, e sull’offerta ai poteri reali (ai poteri forti) di un ceto politico informe e subalterno disposto ad amministrare la sotto-politica e il sottopotere, senza disturbare il manovratore. Il Pd è stato un tentativo generoso, da parte del vecchio ceto politico ex Pci ed ex democristiano, di mettersi a disposizione della borghesia italiana per provare a trovare un nuovo equilibrio che superasse il berlusconismo e restituisse all’Italia una situazione di moderatismo, di conservazione, e di placido ritorno agli anni Cinquanta. E’ andata male. Monti ha interamente fagogitato lo spazio politico del Pd. Monti è una specie di Pd più bravo. Bene, il “big bang” ha bisogno che scompaiano i due grandi partiti che hanno dominato in questi vent’anni. Il Pdl è sulla buona strada. Ora il problema è sgomberare il campo dal Pd. di Piero Sansonetti