17 luglio 2012

Libor: arriva lo scandalo di tutti gli scandali

Proprio quando si pensava che Wall Street non sarebbe riuscita a cadere più in basso - dopo che una miriade di abusi sulla fiducia del pubblico avevano già diffuso un miasma di cinismo su tutto il sistema economico, facendo nascere "Tea Parties"' “Movimenti di Occupanti” e ogni sorta di teorie del complotto, dopo che i suoi eccessi avevano già provocato il caos nella vita di milioni di americani, facendo sborsare miliardi ai contribuenti (che hanno recuperato solo in parte) ci rendiamo conto che ...... tutto questo non era ancora abbastanza! Sedetevi e tenetevi forte ! I Top Managers di Wall Street hanno ricominciato a fare più soldi di prima grazie al loro irrefrenabile potere politico (frutto di "contributions" /mazzette più o meno legali), che ha già azzerato gran parte degli effetti della legge “Dodd-Frank” che avrebbe dovuto tenerli a freno. Compresa la cosiddetta "Regola Volker" che è stata "venduta al popolo" come una versione più moderata della vecchia legge "Glass-Steagall", che serviva a tenere da un lato gli investimenti e dall'altro la speculazione del sistema bancario commerciale. Sì, proprio quando si pensava che Wall Street aveva toccato il fondo, ci si è accorti che esiste un livello ancora più profondo di corruzione e di avidità per accaparrarsi denaro pubblico. Quali sono i servizi più elementari che forniscono le banche? Prendere denaro in prestito e ri-prestarlo. Tu metti i tuoi risparmi in una banca di cui hai fiducia, e la banca si impegna a pagarti gli interessi. Oppure prendi in prestito denaro da una banca e accetti di pagare gli interessi bancari. Come viene determinato il tasso di interesse? Facciamo conto che il sistema bancario stia valutando il tasso di sconto di oggi impostando i suoi calcoli su una ipotesi ottimistica sul valore futuro del denaro. E supponiamo che questa ipotesi si basi, a sua volta, sulle previsioni del mercato globale formate dalle indicazioni degli istituti, che gestiscono credito e debito in tutto il mondo, sull'evoluzione futura della domanda e dell'offerta di denaro. Ora supponiamo che la nostra ipotesi sia sbagliata. Supponiamo che i banchieri stiano manipolando il tasso di interesse in modo da poter fare scommesse con i soldi che gli state prestando o con cui devono ripagarvi - scommesse con cui guadagneranno montagne di soldi, perché loro conoscono in anticipo le informazioni su quello che farà veramente il mercato. Informazioni che però non stanno condividendo con voi. Se questa ipotesi fosse vera, costituirebbe non solo una enorme violazione della fiducia del pubblico ma anche una estorsione di proporzioni quasi cosmiche – miliardi di dollari che voi ed io e altre persone del ceto medio non avremmo ricevuto sui nostri correnti o non avremmo risparmiato sui nostri prestiti, che invece sarebbero rimasti in tasca ai banchieri. Se questo fosse vero gli altri abusi di fiducia a cui abbiamo assistito finora, a confronto, sembrerebbero un gioco da ragazzi. E’ triste dirlo, ma c'è ragione di credere che questo, o qualcosa di molto simile, sia già successo. Questo è quanto emerge dallo scandalo "Libor" (abbreviazione di "London Interbank Offered Rate") . Libor è il parametro su cui si elabora il tasso di interesse per gestire migliaia di miliardi di dollari di prestiti in tutto il mondo – dei mutui, di piccoli prestiti aziendali, di prestiti personali. Questo valore è il risultato della media dei tassi a cui le grandi banche dicono di prendere soldi in prestito. Finora, lo scandalo è stato limitato alla Barclay’s, una grande banca con sede a Londra, che ha appena pagato 453 milioni dollari ai controllori del sistema bancario americano e britannico, i cui alti dirigenti sono stati costretti a dimettersi. Le loro e-mail danno un quadro agghiacciante su quanto facilmente i loro colleghi abbiano potuto alterare i tassi di interesse e fare un sacco di soldi. (Robert Diamond Jr., ex amministratore delegato della Barclay's Bank, che è stato costretto a dimettersi, ha dichciarato che le e-mail gli hanno fatto "male fisicamente " - forse perché rivelano la corruzione nella sua Banca in modo troppo evidente.) Ma anche Wall Street è stata quasi sicuramente coinvolta in cose del genere, comprese le solite sospette - JPMorgan Chase, Citigroup e Bank of America - perché ogni grande banca contribuisce a fornire dati per fissare il tasso Libor, e la Barclay’s non avrebbe potuto agire senza che le altre ne fossero consapevolmente coinvolte. Infatti la difesa della Barclay è stata che ogni banca importante stabiliva il Libor con il loro stesso metodo e con gli stessi scopi. E la Barclay's ora sta "collaborando" (cioè, fornendo prove schiaccianti sulle altre grandi banche) con il Dipartimento di Giustizia e con altre autorità di controllo per evitarsi sanzioni maggiori o procedimenti penali, prima che comincino i veri fuochi d'artificio. Veramente ci sono due diversi momenti nello scandalo Libor. Il primo è avvenuto nel periodo prima della crisi finanziaria, verso il 2007, quando la Barclay's e altre banche presentavano falsi tassi Libor, inferiori agli oneri finanziari effettivi per nascondere i problemi in cui si trovavano veramente (e continuare a prendere i Bonus). E questa è stata una cosa delittuosa, perchè se si fosse saputo allora, forse qualche precauzione presa in tempo avrebbe ridotto l'impatto della crisi finanziaria prima che avvenisse nel 2008. Ma il secondo scandalo è ancora peggio. Si tratta di una pratica più generale, iniziata intorno al 2005 e non si sa fino a quando potrà continuare a fare danni : si tratta di Manipolare il Libor in qualunque modo sia necessario pur di garantire alle banche che le loro scommesse sui derivati continuino a essere redditizie. Si tratta di insider trading su scala gigantesca per cui i vincitori saranno sempre i banchieri e tutti gli altri - cioè noi - il cui denaro cè stato usato per fare le loro scommesse – dovranno essere gli ottusi perdenti. Cosa fare a questo proposito, oltre sperare che il Dipartimento di Giustizia e le altre autorità di controllo impongano multe e sanzioni, anche penali, e incriminino i dirigenti responsabili? Quando si tratta di Wall Street e del settore finanziario in generale, la maggior parte di noi si sente profondamente impotente e travolta da un cinismo che fa credere che non potrà mai essere fatto niente per fermare questi abusi perché è gente troppo potente. Ma dovremo vincere questo cinismo e superare la fatica di reagire senza farci prendere dallo sconforto perché se soccomberemo a queste enormi forze anche stavolta, nulla verrà mai fatto. Non abbiamo scelta - bisognerà essere instancabili e tenaci nella nostra richiesta - bisogna che la legge “ Glass-Steagall” venga riattivata e che tutte le maggiori banche vengano divise. La domanda che dobbiamo porci è "lo scandalo Libor che si sta svelando oggi basterà a segnarci tanto da darci la forza di pretendere che venga finalmente fatto un lavoro serio sulla politica bancaria?". Robert Reich, uno dei maggiori esperti su lavoro e economia, è Chancellor’s Professor of Public Policy alla the “Goldman School of Public Policy” dell’University of California a Berkeley. Ha servito in tre amministrazioni nazionali, più di recente come segretario del lavoro durante la presidenza di Bill Clinton. Time Magazine lo ha nominato come uno dei più efficaci dieci segretari di gabinetto del secolo scorso. Ha scritto tredici libri, tra cui il suo ultimo best-seller, Aftershock: The Next Economy and America’s Future; The Work of Nations; Locked in the Cabinet; Supercapitalism; e il suo ultimo, un e-book, Beyond Outrage. I suoi articoli e i suoi commenti televisivi e radiofonici raggiungono milioni di persone ogni settimana. E 'anche editor fondatore della rivista American Prospect, e presidente di “ Citizen’s group Common Cause”. di Robert Reich Il suo blog www.robertreich.org. È molto seguito

11 luglio 2012

La guerra dell’Europa. Con le sofisticate armi della grande finanza internazionale

«Secondo un recentissimo rapporto dell’Unicef, sarebbero 439 mila i bambini greci che vivono sotto la soglia di povertà, denutriti e costretti a vivere in ambienti malsani. Secondo le stime ufficiali, un greco su cinque è povero, ma stando agli ultimi rilevamenti, si sta viaggiando velocemente verso una soglia di povertà che ingoia un terzo dei cittadini greci. Infatti su 11,2 milioni di abitanti, ben due milioni e 800 mila, non hanno abbastanza per vivere». A segnalarlo è Monia Benini, nel suo recente libro «La guerra dell’Europa» (Nexus Edizioni, € 8.50). C’è una nuova guerra in Europa, scrive la Benini, una guerra che si combatte senza fucili e senza bombe, ma con le sofisticate armi di distruzione di massa della grande finanza internazionale. Una guerra fatta da persone con il «colletto bianco» che sparano i loro colpi cliccando sulle tastiere e trasferendo, in un attimo, cifre virtuali da capogiro. Ed è così che «siamo arrivati ad avere strutture di potere non elette democraticamente dai cittadini, che hanno sottratto sovranità nazionale, monetaria, economica, politica e sociale alle nazioni». I provvedimenti del Governo greco. Alla fine del 2009 il presidente greco George Papandreou dichiara il rischio di bancarotta del Paese e iniziano così una serie di provvedimenti. Nel maggio del 2010 la troika (Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Unione europea) avvia il piano di aiuto alla Grecia. La Grecia è così costretta a varare diverse misure di austerità. Interessante è analizzare nel dettaglio come i provvedimenti assunti dal governo greco siano molto simili con le scelte poi praticate anche in Italia. Tra gli accordi del maggio del 2010 Atene prevede «l’incremento dell’Iva al 23%», la «riduzione dei salari dei dipendenti pubblici del 20%», la «revisione integrale del sistema delle pensioni di invalidità», la «revisione del sistema pensionistico», «l’abolizione della tredicesima e della quattordicesima per le pensioni superiori ai 2.500 euro». Questi provvedimenti, però, non bastano e nel 2011 le aziende di rating tornano «all’assalto», definendo la situazione greca «vulnerabile» e «insolvente». E così, il Governo greco, decide di aumentare i tagli per 6,5 miliardi di euro e iniziare un’ondata di privatizzazioni per avere nuovi prestiti dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale. Tutto questo, ancora, non basta e, a fine luglio del 2011, l’agenzia di rating Moody’s definisce per certo il fallimento della nazione. Così ci troviamo di fronte, ancora, a nuove tagli alle pensioni e tasse straordinarie per gli immobili. «Il cancro finanziario greco dilaga ancora maggiormente ad inizio 2012, quando l’agenzia di rating Fitch considera insolvente la Grecia e ritiene l’accordo per imporre perdite ai creditori privati un default tecnico che anticipa il fallimento del Paese». Chi ci guadagna con il fallimento? I titoli di Stato valgono solo il 25% di quanto dovrebbero essere pagati. Non solo, le banche esigono una percentuale che si aggira intorno al 5% per spese di commissione e segreteria. Spesso, chi è andato in pensione, ha ricevuto il trattamento di fine rapporto proprio con i Buoni ordinari del tesoro, trovandosi così con circa il 20% del valore reale. Per fare un esempio pratico, scrive Monia Benini, «un lavoratore che aveva diritto ad un Tfr di 40.000 euro, si ritrova con 8.000 euro». Però chi detiene dei Credit Default Swaps, non solo recupera il taglio del valore dei titoli, ma ne trae ulteriori profitti senza risentire minimamente del fallimento condizionato. Ad essere escluso dal fallimento condizionato, tra gli altri, troviamo la Goldman Sachs che possiede i titoli. L’opinione di Christos Ioannou, professore alla facoltà di economia dell’Università di Atene. Nel libro, l’autrice intervista l’economista Christos Ioannou, che dichiara: «E’ stato uno sbaglio essere entrati nell’euro. Ma adesso uscirne sarebbe come essere saliti in aereo, essersi accorti di aver sbagliato volo e buttarsi giù. Ora l’economia greca si deve scrollare di dosso il massimo possibile del debito e deve evitare il default definitivo perché questo avrebbe effetti devastanti per ogni apparato produttivo residuo. Il decennio che ha preso l’avvio sarà molto difficile per la Grecia, che deve uscire dall’occhio del ciclone creato e voluto dagli speculatori finanziari internazionali. Siamo in una situazione molto difficile: la gente vive nella povertà, ha una difficoltà economica enorme e la tensione è sul punto di scoppiare». Il popolo greco non è rimasto a guardare. Nelle piazze di Atene e di altre città della Grecia è montata la protesta. Il popolo greco, unito dalla tensione contro i loro carnefici e non asservito ai diktat provenienti dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale, è sceso in strada, duro ed unito. Ha trovato davanti a se due nemici: «le forze di polizia schierate dai governi che hanno cercato di reprimerli con la violenza e brutalità, criminalizzandoli» e gli organi d’informazione di massa, sempre ben attenti a usare le parole per plagiare emotivamente gli interlocutori. Quale futuro? «In un clima così aspro e duro – scrive la Benini – è difficile prevedere cosa realmente potrà accadere in Grecia. L’incertezza è l’unica cosa certa». Ma lancia un monito: chi pensa che l’Italia sia lontana da questa crisi, si sbaglia di grosso; le misure varate dal Governo di Monti, sono molto simili a quelle imposte due anni fa ad Atene. «Stesse imposizioni del sistema bancario e finanziario europeo e internazionale, con i politici che si danno un gran da fare come “camerieri dei banchieri”». di Fabio Polese

10 luglio 2012

Taci! Lo spread ti ascolta

Il teatrino dell'assurdo nel quale siamo immersi quotidianamente, ci offre momenti di parossismo in grado di trasportarci ai confini della realtà. Di fronte alla manovra tagli e sangue conosciuta come spending review, che fra le altre cose eliminerà quasi 20mila posti letto negli ospedali e produrrà il licenziamento di qualche decina di migliaia di dipendenti della pubblica amministrazione, le critiche più dure arrivano da Squinzi, Presidente di Confindustria e non della Cgil. Proprio durante un faccia faccia con Susanna Camusso, Squinzi ha esternato le proprie perplessità riguardo alle ultime mosse del governo, sottolineando che "dobbiamo evitare la macelleria sociale". Spiazzando in primo luogo i vertici sindacali, dal momento che se Confindustria critica l'operazione del governo usando il loro stessi toni, significa in tutta evidenza che la "morbida" posizione tenuta fin qui non è più sufficiente a sotenere l'immagine d'integerrimi difensori dei diritti dei lavoratori ed occorre fare di più, con il rischio d'incorrere nell'ira dei banchieri.... L'ira di Mario Monti, colpito nel vivo dalle dichiarazioni, si è per ora indirizzata nei confronti di Squinzi, reo di avere esternato perplessità e critiche nei confronti di una manovra che i media mainstream ed il mondo politico stanno sforzandosi di presentare sotto le mentite spoglie di una medicina amara ma necessaria, che garantirà la guarigione del paziente. Dimenticando colpevolmente che il paziente ucciso da un farmaco potrebbe tornare in vita solamente in conseguenza di un miracolo e le virtù taumaturgiche dei banchieri sono estremamente scarse, dal momento che stanno fallendo anche nel tentativo di "salvare" gli istituti di credito da loro stessi creati. Il banchiere di Goldman Sachs ha attaccato Squinzi affermando che "Dichiarazioni di questo tipo, come è avvenuto nei mesi scorsi, fanno aumentare lo spread e i tassi a carico non solo del debito ma anche delle imprese, e quindi invito a non fare danno alle imprese". Tutti zitti, insomma, altrimenti lo spread (che è sempre in ascolto) potrebbe indispettirsi e ricominciare a salire in maniera forsennata, perdendo la fiducia nell'operato del governo. A rincarare la dose, in soccorso di Mario Monti, è arrivato anche l'immarcescibile Luca Cordero di Montezemolo, ex Presidente di Confindustria e novello "benefattore" in procinto di scendere nell'agone politico per difendere il futuro degli italiani. Il Presidente della Ferrari, di estrazione Fiat e da sempre campione nell'arte di privatizzare i profitti e socializzare le perdite, ha testè affermato "Dichiarazioni come quelle di Squinzi, sia nel merito che nel linguaggio, non si addicono a un presidente di Confindustria, fanno male e sono certo che non esprimono la linea di una Confindustria civile e responsabile". Insomma la Confindustria di Squinzi sta diventando un organismo "rivoluzionario" che si distacca da una linea civile e responsabile, per sposare l'acciottolato sconnesso della protesta. Ed i risultati non stanno tardando a manifestarsi, lo spread è già risalito oltre i 480 punti (Berlusconi fu "licenziato" per molto meno) e potrebbe continuare ad arrampicarsi con risultati disastrosi. Tutta colpa di Squinzi, lo spread ci ascolta ed è indispensabile tacere, se proprio intendete sfogarvi fatelo in un bugigattolo nascosto dall'ombra, dopo esservi assicurati che il nemico non è in ascolto. di Marco Cedolin

17 luglio 2012

Libor: arriva lo scandalo di tutti gli scandali

Proprio quando si pensava che Wall Street non sarebbe riuscita a cadere più in basso - dopo che una miriade di abusi sulla fiducia del pubblico avevano già diffuso un miasma di cinismo su tutto il sistema economico, facendo nascere "Tea Parties"' “Movimenti di Occupanti” e ogni sorta di teorie del complotto, dopo che i suoi eccessi avevano già provocato il caos nella vita di milioni di americani, facendo sborsare miliardi ai contribuenti (che hanno recuperato solo in parte) ci rendiamo conto che ...... tutto questo non era ancora abbastanza! Sedetevi e tenetevi forte ! I Top Managers di Wall Street hanno ricominciato a fare più soldi di prima grazie al loro irrefrenabile potere politico (frutto di "contributions" /mazzette più o meno legali), che ha già azzerato gran parte degli effetti della legge “Dodd-Frank” che avrebbe dovuto tenerli a freno. Compresa la cosiddetta "Regola Volker" che è stata "venduta al popolo" come una versione più moderata della vecchia legge "Glass-Steagall", che serviva a tenere da un lato gli investimenti e dall'altro la speculazione del sistema bancario commerciale. Sì, proprio quando si pensava che Wall Street aveva toccato il fondo, ci si è accorti che esiste un livello ancora più profondo di corruzione e di avidità per accaparrarsi denaro pubblico. Quali sono i servizi più elementari che forniscono le banche? Prendere denaro in prestito e ri-prestarlo. Tu metti i tuoi risparmi in una banca di cui hai fiducia, e la banca si impegna a pagarti gli interessi. Oppure prendi in prestito denaro da una banca e accetti di pagare gli interessi bancari. Come viene determinato il tasso di interesse? Facciamo conto che il sistema bancario stia valutando il tasso di sconto di oggi impostando i suoi calcoli su una ipotesi ottimistica sul valore futuro del denaro. E supponiamo che questa ipotesi si basi, a sua volta, sulle previsioni del mercato globale formate dalle indicazioni degli istituti, che gestiscono credito e debito in tutto il mondo, sull'evoluzione futura della domanda e dell'offerta di denaro. Ora supponiamo che la nostra ipotesi sia sbagliata. Supponiamo che i banchieri stiano manipolando il tasso di interesse in modo da poter fare scommesse con i soldi che gli state prestando o con cui devono ripagarvi - scommesse con cui guadagneranno montagne di soldi, perché loro conoscono in anticipo le informazioni su quello che farà veramente il mercato. Informazioni che però non stanno condividendo con voi. Se questa ipotesi fosse vera, costituirebbe non solo una enorme violazione della fiducia del pubblico ma anche una estorsione di proporzioni quasi cosmiche – miliardi di dollari che voi ed io e altre persone del ceto medio non avremmo ricevuto sui nostri correnti o non avremmo risparmiato sui nostri prestiti, che invece sarebbero rimasti in tasca ai banchieri. Se questo fosse vero gli altri abusi di fiducia a cui abbiamo assistito finora, a confronto, sembrerebbero un gioco da ragazzi. E’ triste dirlo, ma c'è ragione di credere che questo, o qualcosa di molto simile, sia già successo. Questo è quanto emerge dallo scandalo "Libor" (abbreviazione di "London Interbank Offered Rate") . Libor è il parametro su cui si elabora il tasso di interesse per gestire migliaia di miliardi di dollari di prestiti in tutto il mondo – dei mutui, di piccoli prestiti aziendali, di prestiti personali. Questo valore è il risultato della media dei tassi a cui le grandi banche dicono di prendere soldi in prestito. Finora, lo scandalo è stato limitato alla Barclay’s, una grande banca con sede a Londra, che ha appena pagato 453 milioni dollari ai controllori del sistema bancario americano e britannico, i cui alti dirigenti sono stati costretti a dimettersi. Le loro e-mail danno un quadro agghiacciante su quanto facilmente i loro colleghi abbiano potuto alterare i tassi di interesse e fare un sacco di soldi. (Robert Diamond Jr., ex amministratore delegato della Barclay's Bank, che è stato costretto a dimettersi, ha dichciarato che le e-mail gli hanno fatto "male fisicamente " - forse perché rivelano la corruzione nella sua Banca in modo troppo evidente.) Ma anche Wall Street è stata quasi sicuramente coinvolta in cose del genere, comprese le solite sospette - JPMorgan Chase, Citigroup e Bank of America - perché ogni grande banca contribuisce a fornire dati per fissare il tasso Libor, e la Barclay’s non avrebbe potuto agire senza che le altre ne fossero consapevolmente coinvolte. Infatti la difesa della Barclay è stata che ogni banca importante stabiliva il Libor con il loro stesso metodo e con gli stessi scopi. E la Barclay's ora sta "collaborando" (cioè, fornendo prove schiaccianti sulle altre grandi banche) con il Dipartimento di Giustizia e con altre autorità di controllo per evitarsi sanzioni maggiori o procedimenti penali, prima che comincino i veri fuochi d'artificio. Veramente ci sono due diversi momenti nello scandalo Libor. Il primo è avvenuto nel periodo prima della crisi finanziaria, verso il 2007, quando la Barclay's e altre banche presentavano falsi tassi Libor, inferiori agli oneri finanziari effettivi per nascondere i problemi in cui si trovavano veramente (e continuare a prendere i Bonus). E questa è stata una cosa delittuosa, perchè se si fosse saputo allora, forse qualche precauzione presa in tempo avrebbe ridotto l'impatto della crisi finanziaria prima che avvenisse nel 2008. Ma il secondo scandalo è ancora peggio. Si tratta di una pratica più generale, iniziata intorno al 2005 e non si sa fino a quando potrà continuare a fare danni : si tratta di Manipolare il Libor in qualunque modo sia necessario pur di garantire alle banche che le loro scommesse sui derivati continuino a essere redditizie. Si tratta di insider trading su scala gigantesca per cui i vincitori saranno sempre i banchieri e tutti gli altri - cioè noi - il cui denaro cè stato usato per fare le loro scommesse – dovranno essere gli ottusi perdenti. Cosa fare a questo proposito, oltre sperare che il Dipartimento di Giustizia e le altre autorità di controllo impongano multe e sanzioni, anche penali, e incriminino i dirigenti responsabili? Quando si tratta di Wall Street e del settore finanziario in generale, la maggior parte di noi si sente profondamente impotente e travolta da un cinismo che fa credere che non potrà mai essere fatto niente per fermare questi abusi perché è gente troppo potente. Ma dovremo vincere questo cinismo e superare la fatica di reagire senza farci prendere dallo sconforto perché se soccomberemo a queste enormi forze anche stavolta, nulla verrà mai fatto. Non abbiamo scelta - bisognerà essere instancabili e tenaci nella nostra richiesta - bisogna che la legge “ Glass-Steagall” venga riattivata e che tutte le maggiori banche vengano divise. La domanda che dobbiamo porci è "lo scandalo Libor che si sta svelando oggi basterà a segnarci tanto da darci la forza di pretendere che venga finalmente fatto un lavoro serio sulla politica bancaria?". Robert Reich, uno dei maggiori esperti su lavoro e economia, è Chancellor’s Professor of Public Policy alla the “Goldman School of Public Policy” dell’University of California a Berkeley. Ha servito in tre amministrazioni nazionali, più di recente come segretario del lavoro durante la presidenza di Bill Clinton. Time Magazine lo ha nominato come uno dei più efficaci dieci segretari di gabinetto del secolo scorso. Ha scritto tredici libri, tra cui il suo ultimo best-seller, Aftershock: The Next Economy and America’s Future; The Work of Nations; Locked in the Cabinet; Supercapitalism; e il suo ultimo, un e-book, Beyond Outrage. I suoi articoli e i suoi commenti televisivi e radiofonici raggiungono milioni di persone ogni settimana. E 'anche editor fondatore della rivista American Prospect, e presidente di “ Citizen’s group Common Cause”. di Robert Reich Il suo blog www.robertreich.org. È molto seguito

11 luglio 2012

La guerra dell’Europa. Con le sofisticate armi della grande finanza internazionale

«Secondo un recentissimo rapporto dell’Unicef, sarebbero 439 mila i bambini greci che vivono sotto la soglia di povertà, denutriti e costretti a vivere in ambienti malsani. Secondo le stime ufficiali, un greco su cinque è povero, ma stando agli ultimi rilevamenti, si sta viaggiando velocemente verso una soglia di povertà che ingoia un terzo dei cittadini greci. Infatti su 11,2 milioni di abitanti, ben due milioni e 800 mila, non hanno abbastanza per vivere». A segnalarlo è Monia Benini, nel suo recente libro «La guerra dell’Europa» (Nexus Edizioni, € 8.50). C’è una nuova guerra in Europa, scrive la Benini, una guerra che si combatte senza fucili e senza bombe, ma con le sofisticate armi di distruzione di massa della grande finanza internazionale. Una guerra fatta da persone con il «colletto bianco» che sparano i loro colpi cliccando sulle tastiere e trasferendo, in un attimo, cifre virtuali da capogiro. Ed è così che «siamo arrivati ad avere strutture di potere non elette democraticamente dai cittadini, che hanno sottratto sovranità nazionale, monetaria, economica, politica e sociale alle nazioni». I provvedimenti del Governo greco. Alla fine del 2009 il presidente greco George Papandreou dichiara il rischio di bancarotta del Paese e iniziano così una serie di provvedimenti. Nel maggio del 2010 la troika (Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Unione europea) avvia il piano di aiuto alla Grecia. La Grecia è così costretta a varare diverse misure di austerità. Interessante è analizzare nel dettaglio come i provvedimenti assunti dal governo greco siano molto simili con le scelte poi praticate anche in Italia. Tra gli accordi del maggio del 2010 Atene prevede «l’incremento dell’Iva al 23%», la «riduzione dei salari dei dipendenti pubblici del 20%», la «revisione integrale del sistema delle pensioni di invalidità», la «revisione del sistema pensionistico», «l’abolizione della tredicesima e della quattordicesima per le pensioni superiori ai 2.500 euro». Questi provvedimenti, però, non bastano e nel 2011 le aziende di rating tornano «all’assalto», definendo la situazione greca «vulnerabile» e «insolvente». E così, il Governo greco, decide di aumentare i tagli per 6,5 miliardi di euro e iniziare un’ondata di privatizzazioni per avere nuovi prestiti dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale. Tutto questo, ancora, non basta e, a fine luglio del 2011, l’agenzia di rating Moody’s definisce per certo il fallimento della nazione. Così ci troviamo di fronte, ancora, a nuove tagli alle pensioni e tasse straordinarie per gli immobili. «Il cancro finanziario greco dilaga ancora maggiormente ad inizio 2012, quando l’agenzia di rating Fitch considera insolvente la Grecia e ritiene l’accordo per imporre perdite ai creditori privati un default tecnico che anticipa il fallimento del Paese». Chi ci guadagna con il fallimento? I titoli di Stato valgono solo il 25% di quanto dovrebbero essere pagati. Non solo, le banche esigono una percentuale che si aggira intorno al 5% per spese di commissione e segreteria. Spesso, chi è andato in pensione, ha ricevuto il trattamento di fine rapporto proprio con i Buoni ordinari del tesoro, trovandosi così con circa il 20% del valore reale. Per fare un esempio pratico, scrive Monia Benini, «un lavoratore che aveva diritto ad un Tfr di 40.000 euro, si ritrova con 8.000 euro». Però chi detiene dei Credit Default Swaps, non solo recupera il taglio del valore dei titoli, ma ne trae ulteriori profitti senza risentire minimamente del fallimento condizionato. Ad essere escluso dal fallimento condizionato, tra gli altri, troviamo la Goldman Sachs che possiede i titoli. L’opinione di Christos Ioannou, professore alla facoltà di economia dell’Università di Atene. Nel libro, l’autrice intervista l’economista Christos Ioannou, che dichiara: «E’ stato uno sbaglio essere entrati nell’euro. Ma adesso uscirne sarebbe come essere saliti in aereo, essersi accorti di aver sbagliato volo e buttarsi giù. Ora l’economia greca si deve scrollare di dosso il massimo possibile del debito e deve evitare il default definitivo perché questo avrebbe effetti devastanti per ogni apparato produttivo residuo. Il decennio che ha preso l’avvio sarà molto difficile per la Grecia, che deve uscire dall’occhio del ciclone creato e voluto dagli speculatori finanziari internazionali. Siamo in una situazione molto difficile: la gente vive nella povertà, ha una difficoltà economica enorme e la tensione è sul punto di scoppiare». Il popolo greco non è rimasto a guardare. Nelle piazze di Atene e di altre città della Grecia è montata la protesta. Il popolo greco, unito dalla tensione contro i loro carnefici e non asservito ai diktat provenienti dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale, è sceso in strada, duro ed unito. Ha trovato davanti a se due nemici: «le forze di polizia schierate dai governi che hanno cercato di reprimerli con la violenza e brutalità, criminalizzandoli» e gli organi d’informazione di massa, sempre ben attenti a usare le parole per plagiare emotivamente gli interlocutori. Quale futuro? «In un clima così aspro e duro – scrive la Benini – è difficile prevedere cosa realmente potrà accadere in Grecia. L’incertezza è l’unica cosa certa». Ma lancia un monito: chi pensa che l’Italia sia lontana da questa crisi, si sbaglia di grosso; le misure varate dal Governo di Monti, sono molto simili a quelle imposte due anni fa ad Atene. «Stesse imposizioni del sistema bancario e finanziario europeo e internazionale, con i politici che si danno un gran da fare come “camerieri dei banchieri”». di Fabio Polese

10 luglio 2012

Taci! Lo spread ti ascolta

Il teatrino dell'assurdo nel quale siamo immersi quotidianamente, ci offre momenti di parossismo in grado di trasportarci ai confini della realtà. Di fronte alla manovra tagli e sangue conosciuta come spending review, che fra le altre cose eliminerà quasi 20mila posti letto negli ospedali e produrrà il licenziamento di qualche decina di migliaia di dipendenti della pubblica amministrazione, le critiche più dure arrivano da Squinzi, Presidente di Confindustria e non della Cgil. Proprio durante un faccia faccia con Susanna Camusso, Squinzi ha esternato le proprie perplessità riguardo alle ultime mosse del governo, sottolineando che "dobbiamo evitare la macelleria sociale". Spiazzando in primo luogo i vertici sindacali, dal momento che se Confindustria critica l'operazione del governo usando il loro stessi toni, significa in tutta evidenza che la "morbida" posizione tenuta fin qui non è più sufficiente a sotenere l'immagine d'integerrimi difensori dei diritti dei lavoratori ed occorre fare di più, con il rischio d'incorrere nell'ira dei banchieri.... L'ira di Mario Monti, colpito nel vivo dalle dichiarazioni, si è per ora indirizzata nei confronti di Squinzi, reo di avere esternato perplessità e critiche nei confronti di una manovra che i media mainstream ed il mondo politico stanno sforzandosi di presentare sotto le mentite spoglie di una medicina amara ma necessaria, che garantirà la guarigione del paziente. Dimenticando colpevolmente che il paziente ucciso da un farmaco potrebbe tornare in vita solamente in conseguenza di un miracolo e le virtù taumaturgiche dei banchieri sono estremamente scarse, dal momento che stanno fallendo anche nel tentativo di "salvare" gli istituti di credito da loro stessi creati. Il banchiere di Goldman Sachs ha attaccato Squinzi affermando che "Dichiarazioni di questo tipo, come è avvenuto nei mesi scorsi, fanno aumentare lo spread e i tassi a carico non solo del debito ma anche delle imprese, e quindi invito a non fare danno alle imprese". Tutti zitti, insomma, altrimenti lo spread (che è sempre in ascolto) potrebbe indispettirsi e ricominciare a salire in maniera forsennata, perdendo la fiducia nell'operato del governo. A rincarare la dose, in soccorso di Mario Monti, è arrivato anche l'immarcescibile Luca Cordero di Montezemolo, ex Presidente di Confindustria e novello "benefattore" in procinto di scendere nell'agone politico per difendere il futuro degli italiani. Il Presidente della Ferrari, di estrazione Fiat e da sempre campione nell'arte di privatizzare i profitti e socializzare le perdite, ha testè affermato "Dichiarazioni come quelle di Squinzi, sia nel merito che nel linguaggio, non si addicono a un presidente di Confindustria, fanno male e sono certo che non esprimono la linea di una Confindustria civile e responsabile". Insomma la Confindustria di Squinzi sta diventando un organismo "rivoluzionario" che si distacca da una linea civile e responsabile, per sposare l'acciottolato sconnesso della protesta. Ed i risultati non stanno tardando a manifestarsi, lo spread è già risalito oltre i 480 punti (Berlusconi fu "licenziato" per molto meno) e potrebbe continuare ad arrampicarsi con risultati disastrosi. Tutta colpa di Squinzi, lo spread ci ascolta ed è indispensabile tacere, se proprio intendete sfogarvi fatelo in un bugigattolo nascosto dall'ombra, dopo esservi assicurati che il nemico non è in ascolto. di Marco Cedolin